[News GDR] La Fonte della Vita EternaVillaggio dell'Abete

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    Magistra Vitae

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    The Island


    Post 23 ~ Titoli di coda

    Shin ascoltò quanto la ragazza aveva da dire con la massima attenzione, nonostante fosse palese dalle occhiaie violacee che fosse sul punto di crollare, ora che la magia dell'acqua immortale non sorreggeva più il suo corpo, spinto decisamente oltre il limite umano per sconfiggere il Guerriero del Vuoto.

    Nel vedere le cicatrici sulle sue braccia portò inconsciamente la mano al collo, che sfiorò con la punta delle dita là dove era stato squarciato. Nessuna cicatrice rimaneva a testimoniarlo, ma per un momento ne era stato certo: sarebbe dovuto essere morto. E se non fosse stato per l'intervento provvidenziale di Kato, probabilmente ora lo sarebbe stato davvero.

    Non era d'accordo su molto di quanto la sunese stava dicendo, ma non aveva la forza di replicare, perciò si limitò a poche parole diplomatiche, nel tentativo di mitigarne l'inutile seppur comprensibile astio.

    Può darsi che tu abbia ragione ed io abbia torto, Saru. Ma a volte giusto e sbagliato non hanno nessun significato nella vita vera. Non ti chiedo di perdonarmi, ma credimi quando dico che non c'era nulla di personale in quello che ho fatto. Sei stata solo sfortunata.

    Lo erano stati tutti, in realtà. Chiunque avesse scelto di imbarcarsi in quell'impresa quando l'Accademia aveva chiamato. Una missione per la quale sapevano già non avrebbero ricevuto ricompense o onori, ma che andava comunque fatta. Per il bene di quanti non potevano combattere.

    Tuttavia, ricorda le mie parole e tienile a mente. Un giorno potrebbero avere per te un significato diverso di quanto intendi ora.

    Lasciò che si congedasse, accompagnata dal suo giovanile senso di superiorità morale. D'altronde era prerogativa di chi non aveva ancora affrontato le pagine più oscure della propria storia rimanere abbagliati da immacolati ideali. Restava da provare se sarebbero giunti al punto di morire pur di non tradirli, quando fosse giunto il momento.

    Alle parole dell'Hokage, la resistenza di Shin venne meno, le spalle gli si afflosciarono e fu costretto a passare più volte a strofinare lo spazio tra gli occhi con le dita per rimanere concentrato. Ne afferrò il senso generale, senza aver però la forza o la volontà mentale di contestarlo. In un altro contesto gli sarebbe venuto da ridere amaramente, ma in quel momento non gli venne neppure in mente.

    Raizen Ikagami non aveva capito nulla. Di lui, di come trattare i propri ninja, di come comunicare con le persone. Era probabilmente la persona meno qualificata a guidare il Villaggio della Foglia che potesse venirgli in mente. Era forte, senza nessun dubbio, ma null'altro. Nessuna sorpresa che Konoha fosse così debole nel complesso. Ora gli era chiaro come non fossero stati in grado di salvare neppure dieci bambini innocenti.

    A quel pensiero il Kinryu abbassò lo sguardo, e chiunque lo stesse osservando avrebbe pensato che assomigliasse ad un cucciolo maltrattato in pubblico dal proprio padrone e ne avrebbe avuto compassione. E se questo non era falso, non era comunque tutto. La verità era che non riusciva a sostenere lo sguardo dell'uomo che aveva davanti non perché si sentisse in colpa, ma perché la vaga antipatia che provava fino a quel momento si stava rapidamente trasformando in disprezzo. Era anche colpa sua se era così debole.

    Un uomo che si riempiva la bocca delle parole alleati, amici, famiglia, ma che quando l'Accademia aveva chiamato non aveva risposto, salvo poi presentarsi in un secondo momento, senza avvisare i suoi sottoposti, figurasi dimostrando fiducia nei suoi alleati accademici. La loro idea stessa di servizio era diversa. Era nato e cresciuto a Konoha? Sì, ma solo per caso. Il suo era un clan di profughi sparso su tutto il Continente. Avrebbe potuto benissimo nascere a Suna, a Kumo, ad Iwa o perfino alla Zanna!

    Da piccolo aveva sviluppato un forte senso di giustizia, ed aveva scelto la via ninja nonostante l'opposizione degli anziani. I Kinryu erano sempre stati mercanti, almeno fin da quando avevano abbandonato le terre natie dopo l'invasione cremisi. Si era reclutato tra le file dell'Accademia, ed aveva trovato là la sua strada ed un nuovo ideale. Un'unione di persone provenienti da diversi luoghi ed estrazioni sociali, con personalità e obiettivi differenti, ma tutte riunite per garantire la pace su un porzione del Continente.

    Aveva servito sotto le insegne dell'Accademia combattendo più battaglie di quante ricordasse, dalle estremità orientali a quelle occidentali delle terre conosciute, affrontando ogni tipo di avversario: organizzazioni criminali, traditori, Iwa, Hayate, Cantha, e perfino i seguaci del Veterano, uno dei flagelli più pericolosi che incombeva sul mondo. Aveva guadagnato i gradi come ricompensa a quei meriti. Gli aveva permesso di incontrare quelli che erano i suoi compagni più cari. E soprattutto lo aveva messo alla prova, facendolo diventare più forte.

    Era un ninja di Konoha solo perché era il suo Villaggio natale. Come tale aveva adempiuto ai compiti che gli erano stati assegnati, e provava affetto per la gente che vi abitava. La notte in cui era stato attaccato era stato tra i primi a rispondere all'appello per difenderne gli abitanti, ma era stato anche il momento in cui era iniziata la sua caduta. Non erano stati in grado di impedire che degli innocenti soffrissero, di proteggere il daimyo o di salvare un proprio compagno rapito.

    Era stato uno stupido, come aveva fatto a non capirlo prima? Uno dei motivi principali era proprio di fronte a lui. Il kage che ora gli porgeva la mano di fronte a tutti era lo stesso che non si era mai interessato di coltivare i talenti dei suoi sottoposti fino ad allora. Un uomo convinto di poter reggere sulle sue spalle il destino del Villaggio senza doverne renderne conto a nessuno, l'unico vero custode della Volontà del Fuoco. Sfortunatamente per lui, quella proposta, formulata comunque nel peggiore dei modi tanto da assomigliare quasi ad una minaccia, giungeva oltre tempo massimo. Non poteva offrirgli ciò di cui aveva bisogno.

    Io sono Shin Kinryu, e riconosco il mio errore, Hokage-sama, per il quale chiedo perdono. Il mio giudizio deve essere stato frettoloso.

    Il giovane alzò un poco la testa, senza però incrociare lo sguardo dell'uomo. Aveva risposto con voce sottile, più che comprensibile per la stanchezza sotto gli occhi di tutti, nascondendo nelle profondità del buco nel suo petto il reale significato delle sue parole. E quando estrasse la maschera della Volpe per appoggiarla con delicatezza sul tavolo, lo fece solo per l'obbedienza dovuta ad un superiore, non perché reputasse fosse la scelta corretta da fare. Gli era stata affidata per proteggere il Villaggio, e in tutta sincerità riteneva di aver adempiuto a quel compito nel migliore dei modi, ma i suoi meriti non sarebbero stati riconosciuti, era evidente, né ora né mai.

    Obbedisco.

    E alla fine, fu abbandonato. Dopo che moralmente, venne lasciato indietro anche fisicamente. Quando l'Hokage fece la conta per tornare a casa, non lo chiamò, quasi volesse ulteriormente infierire dicendogli di farsela a piedi. Shin lo osservò allontanarsi sul suo drago, sdraiato sull'erba con gli occhi al cielo. Si stava bene lì al fresco. Più tardi avrebbe chiesto a Shunsui o Kato di accompagnarlo al porto, dopo che avesse riposato un poco. Tante cose dovevano ancora succedere, ma non era il momento di curarsene. Ad ogni giorno bastava la sua pena.

     
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    XXXIII






    Le parole di Lianshi gli avevano dato un nuovo obiettivo, non sapeva perché quell’uomo fosse rimasto così tanto colpito da lui, l’aveva visto per pochi minuti e persino con un frammento di sé, una cosa fin troppo curiosa, ma se Lianshi ricordava a stento quelle nozioni avrebbe fatto assai più fatica a dirgli che connessione poteva esserci tra lui e Guan.

    Di niente Lianshi, certo avrei preferito avere una leva più efficace, sono certo che in quel caso la Speranza avrebbe avuto ben poca voglia di sghignazzare.
    E grazie, neanche immagini quanto bassa sia la mia autostima riguardo le mie doti oratorie ahahah.


    Gli porse la mano.

    È stato un piacere, guerriera del vuoto.

    Posto il dubbio riguardo l’eventuale accondiscendenza di Hayate ad accettare quella tregua finalmente diedero una risposta, e si accorse di aver sprecato fiato per nulla, anche se marci fino al midollo se ne poteva quantomeno apprezzare la tremenda sincerità. Sorrise al gruppo di rimando.

    Sconti?
    Gentilezza?
    Perdono?
    Di preciso quando ho mai pronunciato queste parole?
    Temo voi facciate troppo affidamento sulla percezione che vorreste dare al prossimo di voi, qui siamo tutti consapevoli di quanto marci siano i vostri intenti e di quanto lunghi siano i fili dei tre Saggi.
    O dei tre Pavidi di Hayate per meglio dire.
    Vi ho concesso un pagamento rateizzato, non vi è piaciuto, dunque, se sarà nel nostro potere anche con un arma davanti coglieremo l’occasione per uccidervi, o perché no, usarvi come carburante e magari capire come sfruttare il motore di quegli aggeggi infernali per divorarvi uno ad uno.
    Ho visto uno di Voi venir consumato dal Tengu, temo non avesse abbastanza energie per trasformare in turpiloquio ogni lettera del nome che l’aveva reso sensibile a quella fine, ma son certo che l’abbia fatto.


    E concluse con un sorriso che non prometteva nulla di buono. Venne poi il momento delle informazioni sulle armi e sui loro poteri, ma esprimere ulteriore curiosità in merito sarebbe ormai stato inutile, era improbabile che i presenti non avessero condiviso tutto il condivisibile, si limitò quindi ad annuire, fino a che non arrivò il momento dello scambio con la Muuga.

    È perché non le confondo che mi rammarico della loro brevità.
    Per quanto riguarda le mie, considerale un ringraziamento, l'ho fatto soppesando tutti i rischi e pericoli.
    Ma soprattutto perché è rischioso, soprattutto andarci da soli... L'hai visto anche tu di quale calibro devono essere le forze in gioco per avere ragione di un arma non dimenticate che hanno una mente, e che corrompono, potreste ritrovarvi la bandiera di iwa tra capo e collo in men che non si dica, è Jorogumo l’arma che avete in quel canyon, la più infame di tutte.
    Sarà difficile per voi, ma davanti ad essa ci sarà la prova più grande della Zanna come villaggio, come popolo.
    La direzione che sceglierete quel giorno vi porterà inevitabilmente o alla rovina o sperabilmente alla pace, per questo ho affidato a te l’informazione, Kasumi Bara, Artefice di Tregue.
    Sei ben informata e queste informazioni saranno la vostra salvezza, saprai dissuaderli dall'utilizzarla, se hai compreso quanto male è stato fatto per crearle, quanto per utilizzarle e perché intere generazioni vogliano distruggerle, non sarete i primi a credere che esista un modo per usarle a fin di bene e non sarete neanche i primi ad accorgersi che con simili strumenti il bene non esiste.
    Fino a che l'Oni sarà presente le armi non saranno mai di nessuno se non di Iwa... E l’Oni trae energia dalle armi ancora in vita.


    Sospirò avviandosi a quelli che sarebbero stati dei saluti.

    So che siamo nemici, ma so che non siete stupidi... son certo che se qualcosa potrà cambiare lo farà grazie a questo, hai potuto constatare che ancora ci sono delle pessime influenza che cercano di far leva sul rancore della Zanna, per ledere l'unica grande alleanza presente sul continente, non puoi e so che seppur a malincuore non vuoi ignorare ciò che è stato scoperto.
    Il vostro rancore vi è caro, ma se proprio vogliamo essere nemici... Beh meglio combattere per un popolo libero che vuole vendicarsi degli affetti perduti che con degli schiavi dei Cremisi.
    Chiarire cosa sia successo quel giorno mi aiuterà eventualmente a trovare una conclusione che non comprenda l'impegno dei miei shinobi in battaglia e forse toglierebbe un alleato ai veri nemici, sarebbe sufficiente salvare delle vite.


    Fece un inchino e si allontanò, evitando di porgere nuovamente la mano, la sua espansività non avrebbe messo nuovamente a disagio nessuno, seppur trovò il sorriso della leader della zanna confortante, sapeva di aver corso rischi importanti, e sapeva che recitare non era difficile, ma la Muuga si era dimostrata saggia e riflessiva in ogni sua azione, e se nessuno iniziava a fidarsi nessuno mai l’avrebbe fatto, soprattutto considerando che per la Zanna era l’accademia ad essere in torto. Era certo che avrebbe evitato un inutile spreco di vite come lo sarebbe stato l’attivazione dello Jorogumo.
    Venne quindi il momento della consegna della maschera, e leggere nell’animo del Kinryu non fu difficile, era combattuto e non per le scelte che aveva fatto, amareggiato e non per l’alleato che aveva lasciato a se stesso, deluso e non dalla sua condotta.
    Prese la maschera mentre scuoteva la testa, riponendola in una tasca interna, certo delle sue parole e delle sue azioni, quanto di più moderato potesse esistere in quel frangente. La regole dell’alleanza pretendevano che il suo chunin fosse mandato in prigione a Suna, e se i sunesi avevano delle prigioni paragonabili a quelle di Konoha la permanenza sarebbe stata tutt’altro che gradevole, ma non l’aveva fatto. Aveva protetto il suo ninja e veniva ricambiato con mera accondiscendenza, nemmeno una parola venne spesa sulla volontà di migliorare il suo atteggiamento in futuro: non era difficile intuire che il chunin non avesse afferrato le sue parole, considerandole appena. Agli occhi dell’immaturo shinobi, intento a piangere sul latte che aveva versato a poco valeva il fatto che l’Hokage si fosse mosso appositamente per loro, allarmato da una missiva giunta da un organizzazione di nukenin le cui intenzioni necessitarono di conferma da parte di un infiltrato, in barba ad un eventuale parere accademico che non venne minimamente coinvolto in quella decisione, ma il personale giardino del chunin pareva essere troppo piccolo per questo genere di dettagli. Se avesse compreso una singola parola di quello che l’Hokage gli aveva detto avrebbe capito che privarlo della maschera non era una punizione, ma l’unico modo possibile per permettere a shinobi diversi da lui di proteggere ciò in cui credevano realmente, ciò in cui credeva la foglia: I Legami.
    Evocato il drago, con cui avrebbe smezzato il costo dell’evocazione per non far fallire la tecnica visto la profonda fatica che gli impediva di recuperare energie, avrebbe radunato i suoi, una chiamata a cui Shin pareva non volesse rispondere nonostante facesse parte dei ninja dell'Hokage.

    Quindi?
    Hai intenzione di tornare da solo?
    Ci sono ancora disponibili novanta metri buoni di drago per i ninja della Foglia.


    Di contrarre i muscoli per sorridere non se ne parlava, dopo l'evocazione del drago aveva anche delle profonde occhiaie, ma nel suo sguardo ne la sua voce mostravano risentimento, se quella foglia poteva essere riavvicinata all’albero ci sarebbero state altre occasioni prima di accettare la sconfitta.

     
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    La Fonte della Vita

    Eterna


    XXVIII


    Mentre la riunione continuava, tra alti e bassi, e tra qualche uscita decisamente fuori luogo, tra le quali svettava sicuramente la pessima figura che fece quel ronin strampalato che avevo trovato sulla mia strada nella giornata, essendomi separato da lui a tempo debito con una scusa ridicola; tirò fuori quella che un tempo era una testa - forse -, ma che adesso era poco più che una palla ammuffita, e la tirò verso gli Hayate. Non ci volle molta energia prima che questa gli venisse restituita contro, unitamente alle risa e allo scherno di rito.
    Ma questo tizio lo hai portato te? Dove caspita lo hai trovato? Avrei chiesto a Raizen lì accanto, ridacchiando tra me e me nel vedere quella scena imbarazzante.
    La questione venne riportata quindi sulle Armi di Iwa. Natsuhime e la Speranza di Hayate scambiarono le informazioni in loro possesso, sulle armi rimanenti. Avevo distrutto la Bakekujira e partecipato alla distruzione del Gashakoduro, ma la guerra era ancora lunga.
    Memorizzai quello che potevo sulle restanti armi, prima che la Speranza replicò all'intervento del Mercenario Kaguya. Venne svelato il suo segreto dell'immortalità, e la Virtù replicò in maniera sibillina. Nominarono un certo Kuchihige - un cacciatore di mostri -, che aveva svelato a quel che potevo intendere il segreto al Kaguya, e che, secondo la Speranza, aveva già pagato per le sue colpe, perdendo la sua unica nipote. Non sapevo che in futuro la mia strada e quella del cacciatore avrebbero finito, definitivamente, per incrociarsi.
    Anche la Muga replicò alle mie parole. Non sto ridiscutendo alcun termine, anzi, le mie parole erano tese proprio ad assicurarmi che questi non venissero alterati. Risposi, pacamente, ma con fermezza.
    Venne quindi la volta dell'Hokage, che riprese ancora parola dopo le mie dure parole. L'Abete andrà avanti come sempre ha fatto. E secondo il tuo ragionamento, anche l'Accademia è inutile. Mi limitai, spendendo poche parole sull'argomento. Sono assolutamente certo di quel che sto dicendo. Non si possono fare patti tra uomini e iene. Se Konoha vuole continuare con questo progetto folle, sei liberissimo di farlo, come tutti gli altri villaggi. E quel mercenario, come lo chiami te, ha molti più valori della maggior parte dei ninja accademici che conosco. Io parlo per Kiri perché Itai ha la massima fiducia in me. Non solo, sono certo che lui la penserebbe proprio come me. Ho collaborato con loro, dici? Devi essere a conoscenza di fatti e informazioni che rimangono sconosciuti perfino a me, per affermare una cosa del genere. E, se anche fosse, era prima di tutto questo. Forse non sai cosa hanno fatto gli Hayate agli abitanti di questa isola per anni? Se vuoi accordarti con questi cani, sei liberissimo di farlo. Ho già detto tutto quello che avevo da dire a riguardo.
    Venne poi la volta di Kensei, che cercò anche di accennare una risposta, carica del suo solito odio, prima di assecondare le mie richieste. Volendo potresti dire a me, e solo a me, all'orecchio, ciò che riguardava te e il Coraggio di Hayate. E magari in contemporanea potremmo sfruttare la gentilezza e disponibilità dell'Hokage, o del buon Feng, per ripetere la procedura con il Coraggio. Vediamo poi se le versione combaciano. Vediamo poi a chi dovrai rendere conto. Pronunciai, gelido, senza distogliere lo sguardo. O altrimenti fai silenzio, e torni a sederti. Liquidai con durezza.
    Ne seguirono ulteriori discorsi, come il probabile tradimento di Akira-gen verso la Muuga o più in generale verso la Zanna. Ripensai allo spadaccino biondo, certo che prima o poi avrei dovuto reincontrarlo.

    Proprio mentre la riunione stava terminando, il genin di Kiri che era svenuto durante le varie battaglie sull'isola giunse sul posto. Il ragazzo scapigliato si chiamava Fudoh, e sembrava essere lì per me. Eh? Cosa dici? Chiesi, confuso. Ero rimasto solo io lì, seduto, e adesso mi ritrovavo a dialogare con un ninja sbarbatello e decisamente poco chiaro nelle parole. Senti, ho appena assorbito il chakra di un essere leggendario e ho avuto in me un rituale in grado di distruggere anche delle armi indistruttibili... Sono stanco. Decisamente stanco. Quindi, vai piano... Dicevi. Sanjuro ti ha dato questo rotolo per me? Deglutii. La cosa mi spaventa. Gocciolina di sudore. Ed oggi di cose spaventose ne ho viste tante, per tua informazione... Ma cosa c'è dentro? Ad una risposta negativa avrei continuato. Vuoi... Aprirlo te? ... Ok, ok, adesso lo apro. Tenendo il rotolo ben lontano da me con entrambe le braccia, incominciai a srotolarlo lentamente.
    Con Fudoh sempre dietro alle mie spalle, il rotolo, non appena aperto, iniziò a illuminarsi.
    Una luce dorata, quasi mistica, forse divina.
    Non... Non... Mi mancavano le parole. Non so che dire... E'... Poca salivazione, solo meraviglia. Bellissimo.


    Con la faccia ancora totalmente assorta da quella visione, mi rivolsi a Fudoh. Allora, siamo soddisfatti? Io direi che siamo soddisfatti.

    Richiuso il rotolo, ancora frastornato da quell'evento, mi alzai dal tavolo, con ancora Fudoh al mio fianco. Allora, tutto ok? Mi sembri abbastanza stanco, eri svenuto fino a poco fa, d'altronde... Non ti preoccupare, nulla di cui vergognarti. Pensa che quando ho partecipato alla distruzione del Gashakoduro, a malapena genin, sono svenuto anche io. Ho dormito per un giorno intero! Ma anche quella volta avevo combattuto con un nuovo potere, il Vuoto che mi aveva donato ciò che restava dell'energia vitale di Pangu... In effetti anche oggi quel vecchietto mi ha aiutato, anche se indirettamente. Ho dovuto combattere con un certo essere che si definiva come un Dio Guerriero della Bakekujira; sconfiggendolo, sono riuscito a completare la distruzione dell'Arma insieme a Natsuhime. E... Anche adesso, sto per svenire. Tutto questo per dirti, se hai bisogno di riposo... Beh, non avere fretta, e vattene a dormire. Congedai il ragazzo, con una pacca sulla spalla.

    Il piccolo incontro con i due guerrieri del Vuoto si esaurì in fretta, ma evidentemente ero stato poco chiaro. Guardate che io rimango qui, eh. E' questa la vostra occasione... In qualunque caso, fate del vostro meglio... Sbadigliai, vistosamente. Ma qualsiasi cosa decidiate, ne parleremo dopo. Ora, vado a dormire. Il dolore per quella giornata non era però terminato.
    Ma dei fatti di Hayate e della sparizione degli abitanti dell'isola, lo avrei scoperto solo al mio risveglio.
    Quegli erano gli esseri a cui l'Hokage voleva proporre accordi, alleanze.
    Quelli erano gli uomini che avrei, al contrario di ciò che professavano, alla fine, ucciso.
     
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    I passi verso la Vendetta



    Nella sala del Cuore, il Mercenario aveva avuto qualche piccola informazione residua, prima di abbandonarla.
    In primis dal ragazzo Tokugawa, che si era caricato sulle spalle l'altro kiriano svenuto, quello dai capelli assurdi.
    Dunque, Kagami non è morto? Avremo modo di reincontrarlo!
    Non so se sia un bene...
    Questo ragazzino ha chiamatao Yashimata "zio"?!!!
    Certe volte hai l'attenzione di un pesce rosso, fratello...
    Ame non è esattamente adatto alla villeggiatura, giovane Tokugawa, ma vieni pure quando vuoi, chissà che tu non scopra cose interessanti su tuo... zio., fu la risposta del Risorto alle parole dell'altro.
    Anche il Kenkichi accettò l'offerta di un lavoro con uno sconto per qualche nuovo pezzo della sua armatura, ma quella sarebbe stata una storia per il loro futuro, non per quel particolare giorno.

    [...]

    Fu poi, in attesa della riunione, che il Risorto parlò con Natsuhime-dono, scoprendo alcune cose che lo lasciarono sul momento al quanto perplesso, o meglio, furono le prime parole della donna a stupirlo.
    Ha la sensazione...
    Lei... lei ha capito molto di più di quanto non abbiano fatto molti altri in passato, fratello.
    Avverte il legame fra me e l'Ego... alla fine lui è rinato tanto dalle mie quante dalle tue ceneri.
    Mi auguro anch'io che vostro marito sia sereno, Natsuhime-dono. Quando tempo dopo incontrai Nuwa-Fuji accennò qualcosa di simile, credo., ricordò il Risorto, per quanto le parole di "Colui che è Duplice" erano state molto vaghe in tal senso.

    [...]

    Venne poi il momento della riunione, con tutte le piccole scenette che ne seguirono.

    Questa stronza ha il coraggio di dire che la nostra tortura avrebbe salvato delle vite!
    Non possiamo ucciderla ora, ma prima o poi lo faremo... molte volte...

    Il Kaguya non rispose alle prime parole della "Speranza", seppur un rivolo di ceneri si sollevò dal suo sguardo, agitandosi sul viso, mentre si tratteneva dal ringhiarle contro.
    Il vecchio cacciatore si è lasciato sfuggire quella informazione nella disperazione, mentre il tuo vecchio corpo moriva... probabilmente non l'hai sentito, eri troppo impegnata a fuggire! Ladra di corpi, codarda e bastarda!, ringhiò il Risorto, lasciando la parola agli altri.

    Akira fu lieto delle parole del Kaguya ed il Mercenario fu soddisfatto del modo in cui il kiriano si pose nei confronti degli Hayate, un pò meno della posizione dell'Hokage in tal senso.
    Tasaki, lo strambo vagabondo che una volta era persino andato nella sua Locanda ad Ame, si dimostrò ancora una volta pittoresco nel suo lanciare la sfida contro tutti gli Hayate ed in particolar modo la Magnanimità, per quanto fu un'azione piacevole a vedersi.
    Tutti lo trattano alla stregua di un disadattato, ma devo dire che quel tipo ha detto l'unica cosa corretta contro quei tizi.
    Fratello, ha dichiarato guerra lanciandogli addosso una testa che gli hanno ritirato indietro.
    Non ho detto che sia intelligente, ma dichiarare guerra a Hayate dovrebbe essere ciò che tutti i villaggi dovrebbero fare, altro che i Cremisi! Questi cani maledetti sono il vero problema.

    Poi il discorso tornò sulle Armi di Iwa, Natsuhime e la Speranza offrirono qualche informazione in più.
    Komainu, l'Arma nascosta da NuwaFuji, con grandi capacità di attaccare su elevate distanze...
    Ma dove sarà? Lui diceva che era dove nessuno poteva raggiungerla...
    Più correttamente aveva detto, dove solo lui poteva arrivare.
    Quindi senza di lui non può scappare, no? Non è che ci sono dei...
    Fratello? Oh... che brutta idea, ma potrebbe essere interessante.
    Dobbiamo solo capire dov'è.

    Il racconto sul Kappa fece sorgere una smorfia sul viso del Kaguya, non per i poteri, o i tentacoli (i primi li ricordava, i secondi meno), ma per la descrizione di come Nuwa & Fuji furono costretti ad unirsi e di come il loro corpo da allora si fosse deteriorato nella Divinità Spezzata.

    Quindi fu la volta del Jorogumo, che aveva sentito dire avere una mente strategica e che era stato sconfitto da una cosa chiamata "Parola della Creazione", dell'uomo dell'Equilibrio.
    Su quest'ultime informazioni, notò il Risorto, anche l'altro ragazzino kiriano si era unito alla riunione.

    Ci furono poi pochi altri scambi di parole e poco altro.
    Solo a fine riunione, quando ormai il quartetto di "Virtù" era scomparso, la verità saltò agli occhi: Jins aveva aiutato a rapire gente del villaggio durante la riunione stessa!
    Tanto Jins, quanto le due kunoichi sorelle, sono delle Hayate!
    Maledetti vermi! Gli strapperò le ossa a quel cane che si sente un lupo!
    Mi piace tutta questa rabbia e voglia di distruggere, Ossicino! Sì, mi piace davvero!
    Dunque non c'è un vero lieto fine a questa storia?
    In realtà, Antenata, abbiamo aiutato a distruggere un'altra delle Sette Armi di Iwa, è una piccola vittoria per noi e per il mondo, penso.
    Molto di più, di questo, fratello mio.
    Oh sì, lo sento anche io: la battaglia con Akira, tutta quella cieca violenza e desiderio di Vendetta così ampiamente scatenati, quella sensazione, ha sbloccato qualcosa...
    Vero, Mostro, ma ancora di più: ora abbiamo un invito ufficiale alla Zanna, ora, siamo un passo ancora più vicini!
    La VENDETTA sarà NOSTRA!

    Avrebbe riposato sulle spiagge dell'isola per qualche ora il Kaguya, prima di evocare una delle sue fenici ed allontanarsi da quel luogo, non avrebbe cercato e salutato ulteriormente Kisugy o Kymuji, non avrebbe cercato di parlare oltre con Natsuhime e, semmai possibile avrebbe giusto dato un estremo saluto al povero cugino della Muuga, prima di andarsene e tornare ad Ame.
    La giornata era stata lunga, interminabile quasi, ma alla fine aveva superato tutto ciò e ottenuto delle nuove opportunità per la sua Vendetta!
     
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    Finale


    Un Rotolo ed un nome



    Probabilmente direte: "Fudoh, ma ancora avevi voglia di raccontare eventi dell'Abete? Persino dopo quel sogno?", ma non preoccupatevi, poche parole, giusto su due eventi e per concludere alcune cose lasciate un pò a metà.

    Quando mi risvegliai e raggiunsi la riunione, arrivai mentre una ragazzina seduta assieme al Hayate con la mazza ed altri due tizi parlava, qualcosa su tentacoli, portali... ammetto che non seguivo a pieno, ma poi l'altra donna, nel tavolo con i due guerrieri del Vuoto, parlò di un ragno con il tronco di donna.
    Quella sensazione che mi aveva invaso da quando ero svenuto, quel senso di una qualche... appartenenza, quel sogno assurdo su me che ero un ragno ed ero inseguito da un ragno, sentir parlare di quel mostro-ragno donna, mi lasciò un attimo interdetto, ma sul momento pensai che fosse ancora colpa della strana sensazione di perdita che sentivo.
    Ed a proposito di cose perse, sia io sia Youshi-san cercavamo notizie di Hitori-san: fu la donna al tavolo con Mascherina-san, la stessa che avevo visto arrivare con una lancia alla stanza del Cuore, a dirci che il nostro compagno era, a quanto pareva, tornato verso Kiri assieme a tale Mizukage... che io ancora non avevo mai incontrato.
    Probabilmente, in circostanze diverse avrei lamentato il fatto che il Kenkichi conoscesse il Mizukage ed io ancora no.

    Come in circostanze diverse avrei scherzato di più con Masa-san quando andai a salutarlo, invece, la sua domanda sulla mia "arma maledetta" mi lasciò un attimo perplesso, fui quasi tentato di portare la mano lì dove avevo nascosto quel tirapugni che avevo trovato sul letto, ma mi fermai, perché parlava del Fuuma Kunai.
    Ah quello? Eh, mi sa che è rimasto piantato nel collo dell'essere specchiato, sì, dovrò procurarmene un altro, non appena torno a Kiri..., scherzai appena verso di lui.

    Infine, mi diressi da quello stesso Akira Hozuki a cui dovevamo portare fin dall'inizio il rotolo di Sanjuro-sama e neppure lui sembrava molto tranquillo nell'aprirlo.
    Immagino conosca molto bene lo Sciamano-sama...
    Quando lo aprii fummo entrambi abbagliati da una luce dorata e quasi pacificante, che mi lasciò per qualche minuto in silenzio, mentre l'altro mi chiedeva tanto se ero soddisfatto, quando come stavo, accennando al suo aver partecipato all'eliminazione di un altro di quei esseri, le Armi di Iwa.
    Gashadokuro? Eh sì... sì, sto bene, grazie, Akira-san. Bé, è stato, strano con questo rotolo, come immagino ogni cosa con Sanjuro-sama., dissi velocemente, un pò ancora confuso, tanto per quel rotolo, quanto per eventi varie accaduti in quella lunga giornata.

    Avrei aspettato assieme a Youshi-san per una nave, o qualcosa che ci riportasse verso il villaggio della Nebbia.
    Quella missione era finita, ma mi aveva lasciato con qualcosa di più di un senso di qualcosa di perso, mi aveva lasciato con tante domande.
     
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