The Reason[Free Meika & Akira]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    The Reason


    III

    Da quanto conoscevo Akira? Erano anni oramai. Lo avevo visto determinato, persino a morire, lo avevo visto dolce e preoccupato per me. Lo avevo visto fare il deficiente decerebrato prendendo seriamente la follia di Sanjuro e l'avevo visto prendere in giro persino Kensei, l'essere meno dotato di spirito nel raggio di seimila chilometri. Non lo avevo mai, visto così spaventato. Non per qualcosa che doveva succedere, ma per qualcosa che sarebbe potuta accadere nel passato.
    Il mio cuore ed il mio istinto mi spinsero a ad allargare le braccia a stringerlo a me, per dei lunghi istanti, in un silenzio che non aveva bisogno di essere riempito. Lasciai che solo quell'abbraccio parlasse, che gli facesse capire che ero lì e non avevo intenzione di andare da nessuna parte.
    Sei un deficiente, magia finita. Non lo lasciai però. Parlai con la bocca affondata tra i suoi capelli, per poi separare le labbra da lui limitandomi ad accarezzarli. La mia vita non vale quella di tutto il Villaggio. Non era un rimprovero. Non riusciva ad esserlo.
    Fingiamo molte volte onore ed altruismo. Qualcuno probabilmente lo era davvero. Ma quanto sarei stata ipocrita a rimproverare l'uomo che mi aveva messo in cima ai suoi pensieri in una situazione di crisi, quando la cosa - forse egoisticamente - mi rendeva felice?
    Sciolsi quell'abbraccio e feci scivolare le mani ai lati del suo viso, quindi lo baciai sulle labbra, dolcemente. Dev'essere stato orrendo per te vedermi in quelle condizioni. Lo capisco. Non sono arrabbiata, ho saputo che Seinji era impazzito quando gli avete disobbedito. Non era adatto a guidare nemmeno una carovana di muli, figurarsi un Villaggio. Alla fine volevo solo parlare. Non si poteva vivere una tragedia ed ignorarla. Sarebbe rimasta come un fantasma tra di noi, crescendo, ed inglobando pensieri e momenti felici. Lo baciai ancora, sentendone il bisogno e quella volta fui io a posare il viso sul suo petto.
    Il macigno che mi portavo dietro mi aveva indurita, ma con lui non riuscivo ad essere la stessa Meika di sempre. Persino abbracciare la mia oscurità non avrebbe modificato ciò che provavo per lui. Ehi, Hozuki dissi, senza muovere il viso. Ti amo.
    Fu un sussurro. Era la prima volta che glie lo dicevo. Non avevo mai avuto necessità di esprimere a parole quel sentimento, ma quelle parole sfuggirono dalle mie labbra da sole, senza controllo.
    Sciolsi quell'abbraccio, tranquillizzata da quella breve discussione. Il peso di ciò che avevo provocato con l'epidemia non sarebbe svanito molto presto, ma lentamente lo stavo accettando. E stavo lavorando duramente per riparare i danni che l'epidemia aveva causato... il resto, Chanta, il Daimyo controllato: nulla di tutto ciò era colpa mia.
    Allora, cosa volevi che facessi con precisione? Dissi, incrociando le gambe. Mi aveva parlato sommariamente della necessità di riuscire a trasportare le spade che sembrava accumulare come un collezionista ossessionato e la soluzione più rapida erano i rotoli. Tuttavia persino i rotoli avevano limitazioni. Forse bisognava inventare qualcosa di diverso.
     
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