Contatto ad Omuro

Atto I
Ricerche fruttuose †

Benché Keiji Kagome fosse morto durante l'attacco dei Canthiani a Kiri, i suoi doveri ed i suoi conti in sospeso, in quanto portatore della Promessa, ricadevano sulle mie spalle più gravi di un enorme macigno. Il prodigo Kenkichi aveva dovuto combattere con l'Eredità di Midorinaka, la secondo genita di Kenkichi Mikawa che aveva quasi completamente distrutto il clan da poco scisso a Kotetsu bara e sfuggire alla pazzia. Prima, però, che riuscisse nel suo intento, si era scontrato in Isaka Igashi, un giovane foglioso naturalizzato kiriano che, purtroppo, si vide il petto divelto ed il sangue divorato da un Keiji intrinso del potere del Sangue. Gli Igashi erano una famosa famiglia mafiosa di Konoha - fu per questo che il figlio si rifugiò a Kiri, per scappare dalla malavita familiare - e ricevuta la notizia della morte dell'Esca (questo il nome che il ragazzo nella gerarchia familiare), giurarono vendetta sul Kenkichi. I Genitori di Isaka, fondatori e padrini della casta mafiosa, morirono dopo poco che il ragazzo trovò rifugio a Kiri, lasciando vacante il tropo malavitoso. Ad oggi non si conoscono i nomi degli attuali vertici ma io avevo, quel giorno, l'opportunità di scoprirlo.
Erano intere settimane che, grazie ai miei contatti a Kiri cui avevo avuto accesso dopo l'inserimento nelle squadre speciali, stavo seguendo i movimenti di un uomo che pareva essere in stretto contatto con i traffici degli Igashi nel paese del Vortice, quando i suoi traffici si fecero così intensi da costringermi a muovermi sul posto. Ero riuscito ad averne un breve disegno del volto, abbastanza dettagliato da permettermi di riconoscerlo anche da lontano, e una descrizione sommaria dell'albergo nel quale alloggiava. Mi misi in viaggio utilizzando i mezzi di servizio accademici.

[...]

Quando arrivai sul posto capii anche il perché di tale nome. Non dovetti essere informato da nessun membro della nave che mi stava traghettando, bastarono gli scossoni che l'imbarcazione riceveva mestamente sulle sue fiancate per comprendere che ero poco lontano dall'Occhio del Ciclone. Salii sul ponte, il quale brulicava di marinai alle prese con il posizionamento delle vele e gli armamenti navali, ed osservai la città in lontananza: ero avvezzo alla pioggia ma lo stesso non si poteva dire del fortissimo vento. Mi avvicinai alla poppa della nave, mettendo un piede sul parapetto e poi alzandomi. Il mio mantello color della notte si muoveva impetuoso alle mie spalle mentre le mie mani davanti al petto componevano i cinque sigilli necessari al richiamo del mio fidato amico: Kyofu. Un morso al pollici ed un passo verso l'acqua.
Il Pipistrello comparve sotto di me e, seppur sferzato dal violentissimo vento, si librò alto nel cielo, dirigendosi verso la terraferma. È molto difficile volare con questo vento, Kensei. Disse il messaggero della Grotta del Silenzio. Limitati a raggiungere il porto. Risposi io, mentre fissavo meglio la Yakusoku al fianco destro, nascosta dai lunghi abiti. Unagi pendeva, visibile, sul fianco sinistro. Controllai anche, rapidamente, il numero di spiedi nel mio braccio sinistro ed i tonici che mi ero portato dietro.
Arrivato al porto, feci scendere Kyofu di quota e smontai dal suo dorso. Gli mostrai il disegno, anche se solo rapidamente. Tutta quell'acqua stava rovinando la carta. Vola alto e non perdermi di vista. Se hai difficoltà, appenditi da qualche parte dove tu possa vedermi ed aspetta. Se vedi quest'uomo, inseguilo e fermalo. Se mi vedi inseguirlo aggiralo e tenta di fermarlo. Kyofu mosse leggermente la testa, aprì le sue grandi ali scarlatte e saltò in aria, sparendo tra le nuvole tempestose. A passo lento, scandendo una marcia di morte, mi avvicinavo verso la zona alta della città dove sapevo essere il luogo in cui l'uomo aveva preso pernottamento. Quando arrivai davanti alla piazzetta che si stagliava dirimpetto alla locanda che stavo cercando, un fulmine illuminò la scena, evidenziando i miei dettagli argentei sull'elmo ed i riflessi blu profondi del mio mantello. Allo stesso tempo, la mia ombra fu proiettata a terra assieme all'ombra di un altro uomo, appena uscito dal luogo verso cui mi stavo dirigendo. Vidi i suoi occhi spalancarsi e la testa tirarsi indietro in segno di terrore. La mia fama mi precedeva.
Nell'attimo di buio scaturito da quel tuoi, l'uomo iniziò la sua corsa forsennata, prendendomi in contro tempo. Kyofu seguiva dall'alto ma era ben più lento di me sulla terra ferma e decisamente più lento di quell'uomo cui ero alle calcagna. Più di un pezzo di legno viaggiava verso il mio elmo, spesso deviato via dalla mia mano sinistra, ma il ricercato non sembrava arrestare la sua corsa. Sapevo, però, dove stava andando: era quasi la stessa strada che avevo percorso per trovarlo, quindi stava scendendo verso l'attracco delle navi al porto. Girato l'ultimo angolo, però, persi di vista il criminale. Mi voltai verso Kyofu e, istintivamente, l'animale comprese, tornando a nascondersi sotto i tetti delle case che davano sul porto. Lentamente mi portai verso il centro della piazza, cercando evidenze del passaggio di quell'uomo. Non potevo perderlo.

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