Pasticceria "Dolce Mare"Il locale di Ryuu e le sue nonne

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  1. Shiltar Kaguya
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    Falce dei Kaguya


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    Giornata di prova


    In pasticceria (stavolta)



    Stavo parlando con la vecchina proprietaria della locanda, giusto? Bé, indovinate un pò, ricevetti tutti quei consigli tipici delle persone anziane, o almeno, ritengo siano tali, fra i senzatetto ce ne sono un discreto numero e quando non ti urlano contro per avergli rubato qualcosa, o simili, ti trovi a sentirti dire più o meno ciò che ora mi stava dicendo Ayaka-sama: una vera sfortuna la mia situazione da vagabondo ed orfano, sono cose che capitano, ecc... che per essere un ninja dovevo propormi attivamente in amministrazione per tutte le missioni.
    Voi direte "Ma, Fudoh, è una signora così gentile e ti sta dando solo dei consigli, insomma!" ed io vi potrei rispondere che lo so benissimo, ma secondo voi quanta gente sta lì a dire che è difficile la vita del senzatetto? Ormai non sono più parole che mi muovono a compassione, o che m'interessano.
    Ed il suggerimento sull'andare in amministrazione? Avete mai visto un vagabondo senza casa ben accetto nell'amministrazione di un villaggio? Devo ricordarvi cosa m'è successo quando sono andato ad Oto?
    Comunque, tornando ai fatti attuali: l'anziana proprietaria mi condusse fin sul retro del locale, dove rividi la sua gemella ed altre due nonnine identiche.
    E' un negozio gestito da anziane signore con relativi sosia?, fu il mio primo pensiero, mentre l'altra si preoccupava di presentarmene solo una delle tre lì presenti, Kazuko-san, Piacere di conoscerla, Kazuko-sama, salutai cordialmente.
    A quanto sembrava, il retro della locanda si chiamava "laboratorio" ed io non dovevo starci tanto, al contrario delle anziane vecchine: Che fate in questo laboratorio, Ayaka-sama? Oltre preparare dolci, intendo, per chiamarlo laboratorio, immagino ci sia anche altro in preparazione? Conosco un pò di basi di arti mediche..., dissi, ma probabilmente lo chiamavano laboratorio per qualche altro motivo.

    Dal suddetto retro, mi riaccompagnò, Ayaka-sama, fino alla zona aperta al pubblico, spiegandomi un pò di nozioni base, dandomi dei compiti per quella prima giornata di prova ed offrendomi un vestiario "adeguato" al lavoro: grembiule blu e cappello di carta bianco. Fatto buffo: una volta m'ero fatto anch'io un cappello di carta con dei pezzi di giornale, non è così difficile, sapete?
    Comunque, mi misi al lavoro.
    Tavolini sporchi? Dopo che i clienti se ne andavano, mi avvicinavo con il vassoio e li ripulivo, prendendo tutto ciò che era carta o plastica e raccogliendolo da una parte, mentre per i dolci di cui avevano lasciato dei residui, li mettevo più ordinati dall'altra parte ed i bicchieri o tazze cercavo di piazzarli più centrali.
    Perché? Bicchieri e tazze, nel dubbio che cadessero, li tenevo lontani dai bordi del vassoio, i resti del cibo li mettevo tutti da una parte perché li stavo raccogliendo: sarebbero potuti servire a me per cena, o magari ci guadagnavo qualche favore dandoli ad altri senzatetto di Kiri, il più della gente non ci pensa a loro, oppure pensa che buttandogli qualche ryo si toglie il problema.
    Qualche cliente ordinava dolci o bevande? Prendevo il mio bel vassoio e glieli mettevo ordinatamente sullo stesso per poi portarglieli. Forse qualche volta non avrò azzeccato il dolce giusto, ma portavo quasi sempre la cosa corretta, poi se c'era un cliente che mi diceva un nome, ma voleva qualcosa di diverso e non s'affaticava nemmeno a leggere il nome giusto, allora facevo un supremo sforzo di autocontrollo per non dirgli ciò che pensavo: So leggere anche io, che sono scappato dall'orfanotrofio a nemmeno dieci anni!
    Appunto me lo tenevo per me.
    Se qualcuno voleva pagare? Gli chiedevo di attendere qualche minuto e mi affacciavo verso il "laboratorio" per chiamare Ayaka-sama, non mi sarei avvicinato alla cassa se non sotto minaccia di un'arma da parte di una delle vecchiette, per un semplice motivo: se sbagliavo un conto? Saprò leggere e contare, ma, come ben sapete, non mi ritengo il più intelligente del quartiere, ergo evito di fare cose troppo da persona responsabile.

    In conclusione non mi è parsa una giornata così complicata: se non sapevo qualcosa, chiedevo; se avevo bisogno di un aiuto, chiedevo; se un cliente risultava spiacevole con cui interagirci, contavo fino a dieci, o anche di più; se c'era da pulire, pulivo... e via dicendo così.
    C'era da vedere se anche le due anziane signore, e relative gemelle, avevano apprezzato il mio modo di fare.
     
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