L'Ombra del GiganteAkira-Sanjuro

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  1. Jotaro Jaku
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    L'ombra del gigante


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    Durante la capralcata di ritorno, Sanjuro rallentò per rispondere ad Akira e chiarire i suoi dubbi.

    Su non essere così spaventabile Akira-san, non hai mai visto una tomba? Questi uomini e queste donne hanno combattuto per il futuro di Kiri in passato, e scegliendo di servire il villaggio e il misticismo che lo abbraccia, hanno scelto di farlo anche dopo la loro dipartita mortale, proprio come ho fatto io, e come hai fatto tu. Non c'è niente di strano, guarda Itai-sama, è ancora Kage nonostante sia morto e sepolto da una vita! La fedeltà alla Nebbia così forte in noi Kiriani che nemmeno la morte può portarcela via! E ora alla carica!

    Concluse, prima di dare un colpo di reni alla povera capra che, lamentandosi, riprese a capralcare a tutta velocità. La spiegazione di Sanjuro era effettivamente sensata, persino per uno scettico come Akira. Quanto a Junpei invece, il poveretto era così preoccupato per la sua amata e spaventato per aver appena visto dei fantasmi, da non voler avanzare alcuna opposizione. Temeva che il padre avesse risposte mistiche anche per lui.
    Proprio come erano partiti, sarebbero tornati al tempio. E al suo interno, avrebbero notato come 12 dei 16 idoli, erano completamente sbriciolati a terra, mentre restavano in piedi gli ultimi 4, posti poco prima di una parete liscia, che per qualche motivo, ora sembrava molto diversa da come appariva in precedenza. Come se emanasse una strana energia. Sanjuro camminò lungo il corridoio, lasciando cadere le pietre raccolte fino a quel momento, sulle polveri dei vari idoli. Quindi procedette verso le 4 statue rimanenti e si rivolse ad Akira.

    Akira-san. Spero tu abbia ancora con te l'altra metà del limone che ti ho chiesto. Prendila ti dispiace?

    Quindi Sanjuro frugò nella sua gonnella, e ne estrasse due particolari gemme, diverse da quelle che aveva recuperato alla tomba, appartenenti a chissà chi, e le posizionò ai piedi di altri due idoli, che si sbriciolarono proprio come i precedenti. Probabilmente lo sciamano aveva portato con se quelle due gemme e le aveva sempre avute a portata di mano in caso di un eventuale ritorno in quelle terre desolate.

    Poi accadde qualcosa di strano. Sanjuro afferrò Gassan, non come faceva sempre, ma lo sollevò, portandolo vicino al volto, e sussurrò in maniera molto evidente della parole al bastone, incomprensibili e a bassa voce, prima di conficcare il bastone in un piccolo spiraglio ai piedi del penultimo idolo, le cui increspature vennero riempite da chakra azzurrino, prima di diventare un cumulo di macerie come i precedenti. Quindi Sanjuro recuperò Gassan.

    Prego Akira-san, il limone. Posizionalo ai piedi dell'ultimo idolo. E preparati per un'aspra battaglia.

    Quando Akira si fosse avvicinato all'ultima statua, si sarebbe reso conto che aveva dei lineamenti molto familiari. Era un uomo piuttosto alto, sul metro e 80, longilineo e dalla muscolatura allenata ma non robusta, aveva dei capelli lunghi scolpiti come fossero di seta, e dimostrava forse una 20ina d'anni. Fosse stato più anziano, e gobbo, con una maschera in faccia, sarebbe stata la copia sputata di Sanjuro!


     
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