Linee di Sangue[Free Gdr]

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    Linee di sangue


    Post 2 ~ Campo

    Lo shinobi della Foglia abbassò la maglietta dopo aver osservato per alcuni istanti il sigillo protettivo che la caposquadra aveva imposto su di loro. Le precauzioni non erano mai abbastanza, soprattutto quando mancavano informazioni vitali sulla riuscita della missione, come in quel caso. La ringrazio, Ootori-san. Vedremo di prestare molta attenzione allora.

    Giunti al campo, i timori di Shin si realizzarono nel trovarsi di fronte quello che, più di un ospedale, sembrava un carcere. Il perimetro era protetto da un alto muro di cinta, per impedire ai malati di allontanarsi e allo stesso tempo ai parenti di entrarvi. Non v'era dubbio che la folla di persone radunate intorno al cancello fosse lì perché seriamente preoccupata per la sorte dei propri cari: bastava l'insistenza con cui li avvicinarono a testimoniarlo. Imitando i propri compagni di squadra, il Kinryu attraversò la ressa senza aprir bocca, seppure facendo uno sforzo non da poco. Poteva capire come si sentivano quelle persone e avrebbe voluto rassicurarle, dicendo che se ne sarebbero occupati loro. Purtroppo però non poteva promettere niente ai genitori in attesa di notizie sui propri figli, ed ogni sua parola sarebbe potuta essere travisata, o rivelarsi la più dolorosa delle illusioni.

    Mentre attendevano di essere ricevuti dal responsabile passò a poca distanza da loro uno dei malati di cui avrebbero dovuto occuparsi. Più vicina alla morte che alla vita, la vista della bambina fu come una morsa alla bocca dello stomaco del Kinryu. Uccidere non gli causava alcun turbamento, non più oramai, ma l'impotenza di fronte ad un morbo, la sventura calata su teste innocenti, di infanti, era tutt'altra cosa. Poteva continuare a mostrare la propria maschera di impassibilità, magari anche ignorarne la vista per il bene di una missione, ma difficilmente gli sarebbe mai stata indifferente. Shin lasciò che fosse il caposquadra a gestire la conversazione con il dottor Sato. L'uomo gli fece prudere le mani, con i suoi discorsi, ma lo shinobi era un professionista e continuò a mantenere un sorriso tirato sul viso impassibile. Il giovane si limitò a lanciare un'occhiata all'assistente, che aveva appena appreso chiamarsi Asai, cercando di incrociare il suo sguardo se questa l'avesse alzato da terra. Le pareva in qualche modo diversa dal superiore, e probabilmente non ne condivideva i modi. Forse poteva rivelare loro qualcosa di utile. Con questo pensiero, Shin e Kato si separarono dal resto del gruppo. D'accordo, vederemo di scoprire il possibile. Con un cenno del capo salutò Shunsui, augurandogli mentalmente buona fortuna.

    Lo Yotsuki si era dimostrato per una volta diligente, proponendo un approccio discreto che non era esattamente nel suo stile, ma rispondeva alle indicazioni del leader. Lo stesso otese ne era consapevole, tanto da lasciare le redini dell'indagine in mano all'amico di Konoha. Anche se non ne ha l'apparenza, pensala come una missione di infiltrazione. Capisci da te che attaccar briga senza prima avere un'idea delle capacità del bersaglio è una pessima idea. Il giovane sorrise, lasciando al collega leggere attraverso la metafora. Fin che aspettiamo il resoconto dalle tue copie dovremo farci un'idea personalmente... Ripensò alla piccola malata, poi alle parole del medico. Per quanto antipatico, aveva ragione: non ne sapeva abbastanza di medicina per essere utile, non in quel senso almeno. Se avessi qualcosa da nascondere in un campo medico allestito per un'epidemia sospetta, dove lo nasconderesti? La domanda era rivolta tanto al ninja al suo fianco che a se stesso. Potremmo dare un'occhiata all'ufficio di quel simpaticone di Sato... Ma potremmo causare problemi al caposquadra. Oppure potremmo nasconderci e origliare, ma non me la cavo granché con la furtività... Il ragazzo sospirò. Entrambi erano ottimi elementi, ma decisamente orientati alla lotta più che all'indagine. Per la prima volta Shin si trovò a rimpiangere di non poter semplicemente fermare uno degli addetti e farlo parlare con le maniere delicate dell'amico. Arrovellandosi, gli tornò in mente l'espressione stanca dell'assistente. Doveva però trovarla da sola per poterle parlare, di questo era certo. Ho un'idea... Anzi due. Se c'è qualcosa che non vogliono farci trovare, o è nascosto lontano da occhi indiscreti, o è in bella vista. Visto che le tue copie si faranno un giro delle varie tende tra medici e malati, direi che noi possiamo dirigerci dietro le quinte, nei magazzini e altri locali di servizio, e vedere se salta fuori qualcosa di sospetto, che ne pensi? Attese l'opinione del compagno, prima di proseguire con un tono di voce leggermente più indeciso. E poi... Vorrei avere modo di interrogare quella Asai. Secondo me potrebbe essere il punto debole della catena. Però non deve esserci quell'arpia del suo superiore nei paraggi... Però, ecco, l'unico posto dove sicuramente non la seguirà che mi viene in mente è... Il bagno. Il foglioso sputò fuori l'ultima parola con una certa dose di vergogna, ricominciando subito dopo a parlare velocemente, per cancellare quella pausa imbarazzante. Quindi dopo aver visionato le altre strutture teniamola d'occhio, d'accordo? Con la tecnica della trasformazione non dovrei avere problemi a seguirla anche...lì. C'erano giorni dove rimanere professionale era un vero sforzo. Ma se non avesse preso aria in momenti del genere, vivendoli con leggerezza, forse la consapevolezza delle brutture che lo circondavano, affollando il mondo e minacciando le persone a cui teneva senza che potesse evitarlo, un giorno avrebbe finito per schiacciarlo.

     
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