Il combattimento era finito e in qualche modo ne erano venuti fuori. Certo, era quasi crollato loro tutto addosso, ma erano imprevisti del mestiere da mettere in conto. Di Asami, ovviamente, non c'era più traccia. A quanto pareva aveva pianificato tutto nei minimi dettagli. Assoldare lo scienziato pazzo facendogli credere di essere insostituibile, solo per dargli il ben servito una volta che gli esperimenti avevano avuto successo; raggirare un'intera comunità coinvolgendola nel suo folle piano e sacrificandone i figli; reclutare nukenin come guardie del corpo solo per rallentare eventuali scocciatori per poi abbandonarli al loro destino; ed infine prepararsi una via di fuga, con tanto di sorpresina finale. Un cattivo da manuale, ma non per questo qualcuno con cui scherzare.
Il prezzo che avevano pagato per quel successo era però stato altro. Il Kinryu continuava a tormentarsi davanti al gran numero di bambini morti, alcuni della stessa età di sua sorella. Se solo l'Accademia avesse scelto di agire prima, se fossero stati più veloci con le indagini, se se se... Non si poteva cambiare il passato, ma quegli eventi avrebbero lasciato un'altra ferita nello spirito dello shinobi, alimentando la sua ossessione per la ricerca di un potere in grado di impedire altre tragedie come quella.
Dopo essersi messi in salvo si erano ricongiunti con i medici, i quali avevano immediatamente lanciato l'allarme. Ci volle un po' di tempo per mettere in sicurezza l'area, e nel frattempo occorse spiegare ai locali cosa era successo. Scene di frustrazione, dolore e rabbia si dipinsero di fronte ai loro occhi, impotenti, ma almeno un barlume di speranza tornò a splendere man mano che i piccoli pazienti si riprendevano dalla malattia artificiale. I tre esperimenti falliti furono affidati ai sanitari per le cure: forse il destino sarebbe stato magnanimo con loro, e il tempo avrebbe sanato anche i ricordi terribili di quanti avevano preso parte a quella follia.
L'unica a ricevere un trattamento diverso fu la bambina entrata in contatto con il sangue di Sora. In lei ora albergava una nuova forza e per il suo bene andava protetta. Nessuno ebbe nulla da ridire quando Shin la prese in custodia, scortando lei e la sua famiglia a Konoha. Un byakugan nato al di fuori del clan Hyuga avrebbe destato grande scalpore, ma sarebbe stata aiutata nel migliore dei modi per imparare a conviverci.
Rimaneva solo Sora. La ragazza avrebbe presumibilmente voluto far ritorno a casa, al Villaggio della Luna, ma sfortunatamente ciò non era possibile. Certo, ormai il suo compito era finito e avevano già ottenuto il suo sangue per proseguire con gli esperimenti, ma poteva essere nuovamente presa di mira in un non troppo lontano futuro. Inoltre, l'Accademia doveva saperne di più, per poter contrastare ogni futura minaccia. Il foglioso la osservò allontanarsi con rammarico, presa in custodia da una squadra di ninja sopraggiunta dopo la richiesta di aiuto. Per lei quell'incubo non era ancora finito, sarebbe rimasta una cavia, solo con diversi carcerieri.
Fu Shunsui a disporre del corpo senza vita di Akane, racchiuso dentro ad un rotolo, affinché fosse consegnato ai suoi famigliari. Come kunoichi, sapeva che la morte era una compagna di viaggio, ma ciò non avrebbe risparmiato ai suoi cari il dolore del lutto. Shin la salutò con una preghiera ai kami, augurandole di trovare la pace. Ma il suo cuore era pieno di risentimento per la propria debolezza. Quante persone ancora sarebbero dovute morire davanti ai suoi occhi senza che lui potesse fare nulla per impedirlo?
Kato condivideva il suo odio per l'artefice di quel male, una piccola pedina nei disegni del fato, ma non per questo un bubbone meno virulento, da estirpare al più presto. La troveremo, e quando succederà imparerà cosa vuol dire sofferenza. Secco e deciso, il giovane appoggio una mano sulla spalla dello Yotsuki, rivolgendosi poi anche all'Abara. Dobbiamo diventare più potenti. Non c'è altra via per evitare che tragedie simili si ripetano. Quando riprese, ammorbidì un poco i toni. Sono contento che stiate bene, ve la siete cavata alla grande là sotto. Ma ancora non basta. Dobbiamo impegnarci di più, diventare più intelligenti, più scaltri, più forti... I due erano le uniche persone a cui teneva in quell'esistenza di sangue e morte che era il mondo ninja. Avrebbe voluto terminare la frase con perché non voglio perdere anche voi, ma si trattenne. Certe cose si potevano capire, anche lasciandole non dette, tra amici.