Miele per Orsi

Corso base per Murasaki

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  1. Filira
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    Aria di Primavera - II



    CITAZIONE
    «Parlato Murasaki»
    "Pensato Murasaki"
    «Parlato PnG»

    Era stata una giornata quantomeno particolare. Particolare ma tutto sommato divertente, questo Murasaki doveva concederlo. Durante la mattinata aveva vagato senza meta per tutta la tenuta, assistendo a varie scene di vita quotidiana mercantile: alte voci che cercavano di invitare i clienti a provare le proprie merci, qualche scaramuccia fra vicini di bancarella per cercare di stabilire la dominanza di una sull’altra, alcune liti degenerate in piccole risse per i prezzi gonfiati o fin troppo competitivi. Insomma, tutto si era svolto secondo le non scritte e vivaci consuetudini mercantili.

    “È proprio vero quello che dice Sarutobi-sensei, ad ogni mestiere le proprie regole!”

    Aveva pensato Murasaki, finendo poi a rimuginare su quali fossero le consuetudini di quello che sarebbe dovuto diventare il suo mestiere, il suo mondo, quello dei ninja.

    “Ho studiato tanto con i miei precettori, mi sono tanto allenata con mio padre e con i nostri istruttori, eppure mi sembra sempre di non possedere una vera e propria conoscenza delle tecniche ninja. Vorrei riuscire a…”

    Era stato proprio mentre la ragazza era persa in questi pensieri, che l’unica nota stonata di un’altresì piacevole giornata si era palesata di fronte ai suoi occhi. Tralasceremo qui però lo spiacevole incontro, in quanto era stato già ampiamente imbarazzante da vivere, figurarsi da raccontare.
    Dopo un estenuante pranzo, che definire luculliano sarebbe stato probabilmente diminutivo, durato be quattro ore, Murasaki si dedicò ad incontrare i mercanti che suo padre le aveva indicato in precedenza. Per recuperare le forze dopo il pasto – e per poter condurre i propri affari in modo più riservato – i vari partecipanti, che la mattina si erano più che altro limitati a scambiarsi saluti e convenevoli, si divisero in numerosi capannelli stanziati nei diversi locali della tenuta. Vi erano discussioni per ogni genere di intesse: chi ad alta voce lodava le concessioni di un qualche Kage, e chi bisbigliando appena fra un sorso di saké e un altro sentenziava riguardo i severi dazi imposti alle proprie merci. Ovviamente, non mancavano le solite discussioni riguardanti l’attuale situazione politica, che sempre avevano la capacità di infiammare gli animi dei presenti.

    “Mi pare di cominciare a comprendere i vari meccanismi di scontro e alleanze tra i vari gruppetti. Chissà che non si possa ricavare qualcosa di buono da tutta questa animosità.”

    Per Murasaki, abituata alla stoica calma e compostezza dei membri del Clan, tutto questo folklore sembrava decisamente degno di nota, se non divertente. Tuttavia, anche tra questi iperattivi mercanti vi erano delle figure composte, quasi distanti. Per la precisione, la ragazza ne aveva individuati tre. Tutti si aggiravano per la tenuta con aria composta, dotati di lunghe vesti che ne celavano le espressioni e, dunque, i pensieri. Sulla veste di uno di questi Murasaki riconobbe l’effige del Paese della Nuvola; il secondo, invece, vestiva dei colori tipici del Paese del Fuoco. Per quanto riguarda il terzo, la giovane Hyuga aveva dovuto fare ricorso a tutte le sue conoscenze pregresse e al suo intuito: il personaggio, infatti, non aveva su di sé segni identificativi tangibili; tuttavia, come gli altri due, era sempre seguito da un alto e possente samurai, che in questo caso portava una pesante armatura di legno laccato

    “Legno laccato… Prodotto tipico del paese dell’Erba, per quanto si riesce a vedere da qui riguardo la fattura.”

    Distolse velocemente lo sguardo, non appena il samurai sembrò girarsi dalla sua parte. Chiunque fossero questi figuri, dovevano certamente ricoprire un qualche ruolo di una certa importanza, visto il capannello di persone che cercava in tutti i modi di catturarne l’attenzione al fine di intavolare un discorso. Murasaki si ripromise di chiedere qualche informazione a riguardo ai suoi contatti, una volta fatta mattina.
    Tutto considerato dunque, la giornata era stata divertente e proficua. Mentre l’oscurità si faceva strada e le prime lanterne venivano accese, Murasaki, dopo aver consumato un veloce pasto a base di verdure, decise di ritirarsi negli appartamenti a lei riservati. Si diresse dunque verso uno degli svariati attendenti disseminati per la tenuta.

    «Mi scusi, buonasera. Sono Murasaki, rappresentate del Clan Hyuga. Vorrei gentilmente sapere quale alloggio mi è stato assegnato, potrebbe aiutarmi?»
    «Certamente signorina, seguitemi.»

    L’inserviente la accompagnò fino all’entrata dell’area più ritirata della tenuta, indicandole un gruppo di edifici che avrebbero ospitato gli invitati più nobili dell’evento.

    «La vostra residenza è la n°18. Spero che il vostro soggiorno sia confortevole. Buonanotte.»
    «La ringrazio, buonanotte a lei.»

    Si stava stancamente dirigendo verso il proprio alloggio quando notò, fermo sull’uscio dell’edificio appena a fianco, il misterioso uomo del Paese dell’Erba, sempre accompagnato dal suo fedele guardiano.

    “Ha proprio l’aria di aspettare qualcuno…”

    Il piano di Murasaki era quello di sorridere semplicemente e magari presentarsi brevemente all’uomo, anche per risolvere la sua curiosità sulla di lui identità. Tuttavia, questo piano andò in fumo non appena la ragazza fu a portata di conversazione dell’uomo, e fu chiaro che quel qualcuno che egli stava aspettando era proprio lei.

    «Mi scusi nobile Hyuga, lei deve essere Murasaki, figlia di Genji, non abbiamo ancora avuto modo di conversare, il mio nome è Toki, spero troverà tempo per me domani durante il pomeriggio, magari davanti ad un tè caldo. Buona notte, e spero di non averla infastidita...»
    «Buonasera Toki-sama, è un piacere fare la sua conoscenza. Per domani, certamente, sarà un piacere discutere…»

    La ragazza non ebbe tempo di concludere il suo piccolo discorso, che l’uomo e il samurai si esibirono in un rapido inchino, salvo poi scomparire dietro il portone dell’edificio.

    «… di affari, suppongo.»

    Murasaki scosse lievemente la testa, perplessa da quel rapido incontro. Spinse lievemente la porta, entrando nel raffinato ambiente interno dell’abitazione.

    […]

    Le pregiate e fresche lenzuola di lino creavano un perfetto nido per passare una piacevole notte di tranquillo sonno. Provata dal viaggio e dell’intensa giornata, Murasaki era crollata in un sonno senza sogni, pacato e riposante. Era passata qualche ora dal momento in cui si era assopita, quando dei forti rumori di colluttazione apparentemente provenienti dall’esterno della camera la fecero destare di soprassalto.

    “Cosa sta succedendo? Possibile che sia qualche ladro…?”

    Afferrò velocemente un kunai dalla borsa, accostandosi poi alla grande finestra. Con sua sorpresa, nulla sembrava accadere all’esterno. Qualche ranocchia saltellava pigramente in mezzo all’erba, accompagnata dal canto dei primi timidi grilli primaverili. Il tutto al chiaro di una enorme luna.

    “Che fosse soltanto un sogno? Eppure sembrava così reale, quel suono… Era davvero troppo reale.”

    Si decise dunque a rimettersi a letto, senza però lasciare la borsa ad una distanza eccessiva. Per quanto si rigirasse nell’ampio letto, non sembrava però in grado di riprendere sonno. Era come se un senso di urgenza ed irrequietezza l’avesse pervasa dal momento in cui aveva sentito quel rumore.

    “Probabilmente stavo sognando qualcosa di brutto, semplicemente non me ne sto ricordando. Potrebbe essere l’origine di tutta questa agitazione.”

    Alla fine riuscì a rimettersi a dormire, ma il suo sonno non fu più tranquillo e riposante, bensì popolato da rappresentazioni oniriche dello stato di ansia in cui versava la ragazza.

    […]

    La mattina si sarebbe svegliata di buon’ora, andando a fare una passeggiata nei dintorni per schiarirsi le idee. Tuttavia, l’agitazione della notte precedente sarebbe stata ben visibile sul viso e nei comportamenti della ragazza.
     
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