Ogni Promessa è Debito

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    Sottili Trasparenze


    - I -




    Hebiko gironzolava in casa da qualche giorno quando Raizen si ricordò che gli doveva una cena da quando, insieme a Kairi, le aveva trascinate con scarsi risultati al S O M A, quell’assurdo centro di ricerca colmo di cose ancor più assurde. Il pensiero gli attraversò la mente mentre consumava la solita colazione multiportata , ed iniziando a programmare mentalmente la giornata di modo che riuscisse a bruciarla.

    Ah.
    Mi son ricordato che ti devo ancora una cena.
    Facciamo che…


    Doveva ancora incastrare qualche impegno prima di dare un orario preciso.

    Per le 8.30 ci vediamo nella piazza davanti l’amministrazione, non ci si può sbagliare è tutto nuovo di zecca li.

    Non lasciò ulteriori indicazioni sul locale prima di andare via.
    La giornata passò senza troppa fretta che per Raizen voleva dire una sessione d’addestramento, qualche noioso lavoro d’ufficio tra cui la lettura dei rapporti selezionati per lui e in ultimo qualche incontro con i vari capiclan per discutere di ricerche e modi per incentivarne la crescita.
    Giornata alla fine della quale tendeva ad essere abbastanza sfatto ma che non gli impedì di mantenere una buona facciata, visto il locale in cui sarebbero andati il suo vestiario non era troppo ricercato, stivaletti in pelle nera con finitura semi lucida, dei jeans neri con cuciture marcate, una t-shirt bianca con dei disegni dai colori vivacissimi e sopra un giubbotto in pelle che per quanto scricchiolava si poteva dire che fosse fatto di pelle di rinoceronte, ovviamente nero.
    Di certo non era facile vedere in quegli abiti un Hokage, ma all’Hokage stavano abbastanza bene.
    Avrebbe fatto un cenno con la mano ad Hebiko appena l’avesse vista, raggiungendola senza indugio.

    Buonasera.

    Quasi inusuale per lui, come anche il sorriso amichevole.

    Andiamo?

    Fu mentre passeggiavano verso il locale che potè vedere meglio l’abbigliamento dell’otese, e dopo essersi guardato intorno platealmente avrebbe avvicinato la testa alla sua.

    Questo vestito ti sta benissimo, ma toglimi una curiosità è uno di quei nude look?
    Quuuindi... sotto sta tutto alla gravità?


    Dopo aver posto la domanda, inizialmente seria, avrebbe riso per darle il tono goliardico che in realtà voleva avere.
    Ricevuta la risposta avrebbe cambiato argomento, passando a descrivere il locale.

    Non è troppo raffinato, ma è un locale in cui si occupano di fare un po' tutto, e se necessario cucinano direttamente al tavolo.
    Portano pesce fresco un po' dappertutto, anche perché i nostri mari a differenza di quelli kiriani sono più caldi e alcuni pesci pare ne abbiano bisogno.
    Mentre la carne è tutta dei dintorni, come anche le verdure e qualsiasi prodotto che la terra può dare.
    Da Suna portano la sabbia per i centritavola.


    Rise abbastanza divertito, adorava le battute sulla povertà dei sunesi.
    Arrivati al locale, abbastanza spazioso da ospitare una cinquantina di coperti, vennero accompagnati in un tavolo appartato in cui la cena, precedentemente organizzata, era già pronta da cucinare, anche ad avere particolari gusti sopra il tavolo erano ben poche le pietanze a mancare: dal finissimo controfiletto affettato per la shabu alla wagyu più spessa per la griglia, fino a grossi crostacei dall’apparenza quasi extraterrestre per le dimensioni così inusuali, il tutto passando per verdure, frutti di mare e funghi e le salse d’accompagnamento.

    Non so cosa mangiate di preciso ad Oto, visto l’odore che c’è per la città tendo ad evitare i luoghi in cui preparano una qualsiasi cosa da ingerire volontariamente, ma direi che la tavola meriterebbe una foto solo per la varietà ed i colori.

    Nemmeno una singola bugia o inesattezza in quella frase, le pietanze infatti per quanto ancora crude erano state disposte per trovare il maggior contrasto tra i loro colori e al contempo mostrarle tutte senza nasconderle, era certo che quando Raizen organizzava una cena lo faceva per bene.

    Comunque, all’ospedale ti avevo fatto una domanda e non mi avevi risposto, perché sei restata?

    Mentre aspettava risposta avrebbe iniziato a pescare il pesce crudo, tuffandolo rapidamente nella salsa di soia per poi mangiarlo, decise di iniziare da quello e dalle verdure che iniziavano ad insnaporire il brodo dello shabu.
     
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    Appuntamento


    I



    La vacanza improvvisata a casa dell'Hokage aveva dato modo a Febh ed Hebiko di passare qualche giorno in tutta tranquillità, senza il peso e lo stress del lavoro a tormentarli. Febh era stato il primo ad ambientarsi, prendendosi la libertà di cambiare parte della casa di Raizen, e per tutta risposta la rossa aveva alzato le mani, indicando così come l'Amministratore non fosse una sua responsabilità in quel caso. La cosa le aveva permesso di sfruttare quei giorni come una vera e propria vacanza, ad eccezione di qualche sporadico momento dove cercava di assicurarsi che l'Hokage stesse bene, psicologicamente parlando. Non aveva avuto molta fortuna da questo punto di vista. Raizen era piuttosto chiuso su se stesso, e si lasciava distrarre dai suoi doveri e da pesanti allenamenti, con la scusa del dover "controllare che il braccio nuovo funzionasse a dovere".
    Al mattino, mentre la Vipera si ingozzava di pancake, l'altro parve ricordarsi della cena promessale prima del SOMA, dandole un paio di indicazioni per l'appuntamento e poi svignandosela fuori, lasciando la ragazza a fissarlo, vagamente confusa, ancora con le guance piene. Un flebile mugolio confuso eccheggiò nella cucina, lasciandola poi lì sola, vagamente stordita dalla proposta.
    Nel pomeriggio, scese a dare un'occhiata alla piazza indicatale: lei e Febh erano arrivati a Konoha con urgenza, e la ragazza era riuscita a portarsi dietro solo pochissime cose essenziali e solo il vestito che indossava, sparito durante la visita all'ospedale. Non sarebbe comunque mai andata ad un appuntamento con una divisa ninja.

    ...Appuntamento.

    Un sorrisetto sincero apparve sul suo volto, mentre quella parola rieccheggiava nella sua testa. Non si poteva dire che quello fosse il suo primissimo appuntamento (dopotutto Dorian l'aveva già invitata a cena, ed aveva ricevuto un invito persino da un certo Yato), ma di certo, confronto ai precedenti, era decisamente più emozionata. Stava uscendo con una persona con cui aveva condiviso (pessimi) momenti, anche personali, dato che oltre a Febh, Raizen era l'unico a conoscere le sue origini e lo stress che queste le davano. Doveva prepararsi al meglio.
    Non sapeva esattamente in quale locale l'avrebbe portata, ma dalla piazza intuì il livello di eleganza necessario. Le serviva un vestito, magari corto, non sembravano esserci ristoranti al livello di quello dov'era stata con Dorian. Fece un giro tra i negozi, soffermandosi a fissare un abitino più "vistoso" rispetto ai suoi standard. La commessa non perse tempo, notando l'interesse della ragazza e riempiendola di complimenti. Hebiko finì col convincersi, portandoselo così a casa, vagamente dubbiosa ma soddisfatta, con tanto di scarpette e borsetta abbinate (la commessa era stata piuttosto convincente).


    Al contrario dell'Hokage, Hebiko passò una giornata tutto sommato tranquilla ed insolitamente allegra, facendosi così trovare puntuale all'appuntamento. Lo intravide mentre si avvicinava a lei, notando come il suo abbigliamento fosse decisamente più semplice rispetto al suo vestitino, salutandolo timidamente e spostandosi leggermente i capelli:

    E-ehi. Ahm... Penso di essermi vestita un po' troppo elegante per l'occasione, eheh.

    Raizen non mancò di farle i complimenti, seppur aggiungendo un dettaglio che mandò a fuoco la faccia della ragazza.

    AH! Sì, cioè... La commessa diceva che quelle con un seno piccino come il mio potevano permettersi certi vestiti, e... mmmh... Mi piaceva come mi stava.

    Non appena entrarono la rossa si guardò attorno, curiosa, ascoltando ciò che l'uomo aveva da dirle riguardo il locale e ciò che avrebbero mangiato. Ridacchiò anche lei alla sua battuta finale, aggiungendo un appunto:

    Da Oto ci porti gli ospiti, allora.

    Aveva quasi digiunato a pranzo per potersi godere al meglio la serata, e già gli odori che provenivano dalla cucina le fecero venire l'acquilina in bocca. Nonostante il locale non fosse estremamente lussuoso, era comunque evidente il trattamento che veniva solitamente offerto all'Hokage, con un tavolo con già tutte le pietanze al loro posto. Sibilò quando venne distratta dalla domanda sulle pietanze otesi, alla quale rispose borbottando:

    Non voglio neanche pensarci. Prossima domanda?

    Stava per infilarsi in bocca il primo boccone quando le venne effettivamente posta una seconda domanda, dalla quale non poteva più scappare. Ritirò il cibo, ridacchiando nervosa, andando a toccarsi i capelli con la mano libera.

    Ma ancora ci pensi? Voglio dire, è rimasto pure Febh, insomma...

    Prese tempo mangiando il boccone in attesa, con le guance che iniziavano a colorarsi di rosso. Non era solamente l'imbarazzo della risposta, ma anche il non sapere il motivo. Aveva agito di puro istinto, sentiva che doveva stargli vicino, e pareva che nemmeno lei sapesse il motivo che Raizen tanto voleva sentirsi dire.

    Penso... Insomma, la verità è che non ne sono del tutto sicura. Sentivo di doverlo fare, tutto qui. Quando è arrivata la lettera in Amministrazione mi sono preoccupata da morire. E poi hai detto tu di essere solo e di non avere nessuno, volevo dimostrarti il contrario. Così magari la prossima volta mi chiami prima della battaglia e ci penso io ad evitare che tu faccia scemenze.

    Ingoiò un altro boccone, sicura che Raizen non si sarebbe fatto bastare quel tipo di risposta. Sarebbe bastato un po' di silenzio per farla scoppiare, rispondendo con un tono di voce più alto, enfatizzato dal suo gesticolare frenetico:

    Mi piace starti vicina, okai!? Sei uno dei pochi con cui sono riuscita a passare una serata tranquilla e senza stress, e sono riuscita a dimenticare tutti i miei problemi per una sera. Vederti così cupo mi ha fatto venir voglia di ricambiare il favore.

    Non lo avrebbe guardato negli occhi per tutta la durata della discussione, per poi fare una piccola pausa alla fine e tornare a riempirsi la bocca con altro sushi. Si poteva dire fosse stressata, ma un tipo di stress decisamente diverso rispetto a quello che sopportava di solito.
     
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    A Ruota Libera


    E Bacchetta Sciolta
    - II -




    Annuì maliziosamente alla risposta di Hebiko.

    Ci sono due possibilità, o la commessa sapeva fare parecchio bene il suo mestiere, oppure era assai altruista e ha sentito nell’aria qualcosa di particolare e ti ha dato la possibilità di parlare di tette.
    Che è come parlare di noccioline ad uno scoiattolo.


    Sedutosi al tavolo sorrise alla risposta di Hebiko.

    Beh si, considerando che non cuciniamo gobbe di cammello, topi e… cibo etnico per così dire, diciamo che da Oto portiamo solo ospiti.

    Una leggera smorfia di disgusto gli distorse per qualche secondo la faccia prima che la presenza delle pietanze lo rallegrasse nuovamente.
    Impugnate le bacchette iniziò a tuffare nel brodo le verdure, procedura avrebbe voluto che sostassero poco all’interno dell’acqua, ma a lui piaceva dargli modo di insaporirla, di modo che la carne cotta dopo avesse un sapore in più, operazione che gli permise di stare in silenzio spingendo Hebiko a dare una risposta degna di tale nome.

    Mh!

    Sorrise.

    Si capiva, ma onestamente faticavo a crederci, è una vita che qualcuno non mi si avvicina di spontanea volontà.
    “Oh mio dio sei un emo bla bla bla”
    No.


    Mangiò con gusto il primo boccone di carne, interrompendo momentaneamente il suo discorso.

    Niente stronzate di questo tipo.

    E dopo un altro boccone era evidente che a Raizen importasse realmente poco di come la gente reagiva al suo carattere.

    È che pare io sia la creatura più stronza del creato, cosa che porta il prossimo a mantenersi a distanza di sicurezza.
    Se avessi un terapista, e come immaginerai non ne ho bisogno, direbbe che questo è un deciso passo avanti.


    Alzò una mano schioccando le dita, e quando attirata l’attenzione del cameriere, dopo un sorriso di cortesia, avrebbe chiesto che venisse accesa la griglia, da quel momento il loro ciarlare sarebbe stato accompagnato da uno sfrigolio costante quanto gradevole, se non per il rumore per le croccanti delizie che produceva.

    Faccio una fatica disumana infatti a mantenere il mio posto, qualsiasi passo faccio per il prossimo è sbagliato, fraintendibile, e c’è sempre una gara a chi più ci ricama sopra.
    Cosa influente se lavori per te stesso, ma se hai la sedia più alta di tutte e non sei un despota, beh, diciamo che per grigliare i coglioni che ti fanno ci vorrebbero una decina di queste.


    Indicò la griglia in cui sfrigolavano delle seppie condite da una salsa color caramello.
    Pareva che Hebiko non fosse la sola a rilassarsi e potersi concedere di parlare liberamente.

    Ce ne sta uno, Yato!
    Mi Odia!
    Non ne ho MAI capito la ragione, certo, qualche volta l’ho messo alle strette, ma mi ha sempre odiato, e pensa che la prima volta che l’ho visto fu quando mi elessero kage, fu come se avesse già deciso che sentimenti provare verso di me, e pensare che quella volt cercai anche di dargli una mano.


    Certo, non l’aveva fatto proprio con estremo tatto, ma voleva aiutare.

    E niente, per chiudere il cerchio diciamo che fare il proprio dovere in un ambiente simile è stressante.
    Probabilmente se non mi allenassi e continuassi a mangiare per colmare lo stress diventerei in qualche mese un membro onorario degli Akimichi.


    I secondi senza alcun tipo di reazione gli fecero ricordare che Hebiko non era di Konoha e che non poteva comprendere a pieno la battuta.

    Sono un clan di ciccioni, di quelli grassi e buffi, ma orgogliosi, sai una roba molto "grassi e fieri d'esserlo".
    C'è da ammettere però che sono tutti in salute, non pesano neanche sulla sanità.


    Prese la seppia e se la lanciò in bocca mentre si affaccendava a prepararsi la seconda porzione.
     
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    Cruda realtà


    II



    La reazione pacata di Raizen tranquillizzò la ragazza. Per come lo conosceva, si aspettava una frecciatina che le avrebbe mandato a fuoco le guance, invece quel suo commento lo aveva spinto a parlare un po' di sè e sfogarsi, anche sul trauma appena passato. Hebiko era felice della cosa, se lei era una persona con la quale l'uomo si sentiva libero di parlare dei suoi problemi, doveva per forza vederla come importante, e la cosa la aiutava a fidarsi di lui. Prendendosi qualche altro boccone, concentrata più sul quale scegliere che sulle parole che stava per pronunciare, rispose ai commenti di Raizen:

    Non sei emo. Sei solo un bulletto che è stato pestato daun gruppo meglio organizzato del tuo.

    Dopo una piccola pausa, dove smise di concentrarsi del suo piatto per dare attenzioni all'Hokage, aggiunse:

    E' ora che ti formi un gruppetto serio. I bulli non sopravvivono mica da soli, hanno bisogno della gang alle loro spalle. Altrimenti... Beh, ormai lo sai.

    Non lo interruppe una seconda volta, voleva lasciarlo sfogare, ascoltandolo con interesse e gustandosi il cibo con altrettanta attenzione. Si premunì persino di spiegare la sua ultima battuta alla ragazza, che reagì con una smorfia confusa, scuotendo la testa.

    Ninja grassi e buffi. Mah. Ai giorni d'oggi chiunque fa questo lavoro.

    Finito il suo antipasto, la rossa fece una pausa dal cibo, per concentrarsi sul rispondere all'uomo. Poche persone in ancor meno occasioni potevano dire di aver mai visto la Vipera così rilassata e volenterosa nell'aprire una discussione, senza cercare di estorcere particolari informazioni a chi aveva di fronte, o secondi fini in generale. Certo, in questo caso un secondo fine c'era, ma era più un voler far sfogare Raizen per capire come si sentisse in quel frangente della sua vita.
    Schioccò le dita un paio di volte, per attirare la sua attenzione:

    Ok, guardami. Dritta negli occhi. E prova a dirmi che non ti sei mai posto in maniera arrogante con un tuo alleato. ...Ti rinfresco la memoria: ricordi quella botola infame? Ti sarei saltata volentieri al collo. Non volevi ascoltarmi, ti chiedevo di rispettare una mia richiesta, eppure tu continuavi a fare il grosso, come se ti trovassì lì per diritto, e non grazie a me. Certo, io sono otese, tu sei l'Hokage, è naturale che tu metta al primo posto il tuo villaggio... Ma non sono un'otese qualunque. Altrimenti non mi avresti chiesto di venire con te in quel laboratorio sottomarino. Ed io non ti avrei mai portato in quella botola.

    Si chinò leggermente in avanti. Nonostante il suo sputargli in faccia la verità in maniera così cruda, si capiva dalle sue movenze pacate e dalla voce gentile che quelle non fossero provocazioni.

    Non so come tratti i tuoi shinobi, ma io ero una tua alleata, e mi sono sentita pugnalata alle spalle in favore di una causa che tu ritenevi più importante. Se pensi di aver fatto lo stesso errore che hai fatto con me ad altre persone, beh... eccoti spiegato il motivo dell'odio.

    Tornò a distrarsi osservando la tavola, lasciando un po' di tempo al suo accompagnatore per pensare, o risponderle. Dopo aver appoggiato un paio di bocconi di carne sulla griglia (mantenendo una distanza a dir poco esagerata, lo sfregolio le dava l'impressione che delle gocce bollenti potessero finirle addosso in qualsiasi momento), avrebbe aggiunto un altro pezzo del discorso:

    Mi dispiace per il tuo stress. Ma non credo che tu debba sforzarti così tanto nel cercare l'approvazione altrui. Sei l'Hokage maledizione, sei la figura più importante di tutto il villaggio, se non di tutto il paese del fuoco. E ti preoccupi di qualche pulce che parla male di te? Lascia che parlino. Sono i fatti a parlare chiaro. A Konoha si vive bene, e se in un villaggio si sta bene è in primis grazie al suo capo. Manda tutti quelli che ti criticano ad Oto per una settimana. Se sopravvivono, torneranno indietro con la coda tra le gambe e ti saranno fedeli a vita.

    Non voleva parlare nello specifico di Yato, lo aveva incontrato nei giorni precedenti, ma sapeva ancora troppo poco di lui per poter dare un parere utile a riguardo. Da come ne parlava però le ricordava lo stress provocatole da Shinken, e la cosa la aiutava ad immedesimarsi, per capire al meglio la rabbia di Raizen.

    Se ci fossi io come segretaria non ti farei nemmeno perdere tempo con elementi del genere. Come Hokage hai sicuramente cose più importanti di cui occuparti. Se invece ci tieni così tanto alle opinioni altrui, allora pensa a ciò che ti ho detto prima e a come risolvere la cosa. Resto del parere che per comandare un villaggio serve un pugno di ferro. ...Ma io che ne so, sono solo la segretaria di un'idiota con troppo potere in mano.

    Ridacchiò, riempiendosi la bocca con un boccone di carne. Non riteneva Febh un'idiota, non nel senso negativo del termine (a volte sì, ma chi non lo farebbe). Si fidava di lui, nonostante ne fosse ancora spaventata a volte. Il loro rapporto non era ancora solido come avrebbe voluto, ma aveva ottime basi che cercava di migliorare. Dopo gli ultimi avvenimenti questo si era incrinato, e lei aveva iniziato a sentire il desiderio di volersene andare. Tuttavia, il desiderio veniva bloccato non dalla paura di far arrabbiare Febh, ma di deluderlo. Non se lo sarebbe mai perdonata.

    Ora però voglio sapere qual'è la cosa più assurda che dicono di te. A me sono arrivate le voci di una festa con tanto di cantanti fatta per inaugurare il nuovo Hokage. Dai dimmi, lo hai fatto davvero?

     
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    Sedie Scomode


    - III -




    Raizen smise di mangiare per la prima volta da quando erano entrati nel locale.

    Bulletti, davvero?
    Dai, ti sembra l’argomento giusto per usare delle metafore?
    È un buon modo per dimenticarsi del fatto che hanno preso un intero palazzo e l’hanno schiaffato in mezzo al cielo.


    Sbuffò infastidito e tornò a dedicarsi ai vassoi.

    Non sono mai stato stronzo con nessuno, se non di rimando.
    No, non con loro, non col mio villaggio.
    Tu eri diversa, innanzitutto per la confidenza, inoltre sei otese, per quanto poco piaccia ad entrambi abbiamo fini differenti.
    E se ben ricordo non ho chiesto niente di speciale, tu invece hai richiesto un Kage, sperare di poter fare tu il prezzo di una simile convocazione è arroganza tua, non mia.


    Mise in bocca il primo pezzo di wagyu appena tolto dalla griglia e dovette fermarsi qualche secondo ad assaporarlo inebetito prima di continuare.

    Pugnalata?
    Non direi proprio.
    Non ho rubato nulla, ne avevo intenzione di farlo, ne ho mai chiesto di farlo.
    Il problema con le persone è che hanno paura che la verità, che quando li colpisce in faccia lascia qualche segno su un viso altrimenti intonso.
    E guardarsi allo specchio dopo è sempre più difficile.
    Ho ben saldo nella mente il ricordo dell’ultima volta che ho leso un mio alleato, e mi ricorda costantemente quanto stupido e controproducente sia farlo.


    Inspirò pesantemente.

    Purtroppo non è così semplice, quando sei l’HOkage devi meritarti l’appoggio altrui.
    La cosa peggiore?
    Le persone peccano di coerenza.
    Chiedono concretezza, azioni, e quando le hanno le dimenticano in fretta, ti basta dare del cretino a qualcuno, seppur a buona ragione, per passare da despota.


    Malgrado ciò che dicesse sembrasse infastidirlo, il suo volto era tranquillo, e pareva che l’appetito non gli mancasse.

    Onestamente credo che resterò perennemente indeciso sulla linea da prendere.
    Da una parte le persone meritano la gentilezza, dall’altra alcuni shinobi meriterebbero una sana revisione al cervello, dopo aver svitato la testa.


    Tornò ad ascoltare mentre sfilava la testa ad un calamaro già eviscerato.

    Oh guarda, alcuni son ripieni.

    Commentò a mezza voce, quasi suggerisse di assaggiarli.

    Già, ma non ci sei, sei otese.
    Sai, sarebbe problematico giustificare una segretaria di Oto.
    È molto più probabile che io pianti tutto in asso e lasci tutti a marcire nel loro brodo.


    Quando Hebiko gli chiese della sua elezione invece gli si illuminarono gli occhi.

    Cazzo si!
    È stato epico!
    E p i c o!
    Luci, fuochi d’artificio, e la musica era otese, c’è poco da fare, ma il titolo di “re del metallo pesante” vi si addice ed è pienamente meritato.
    E nulla, niente di noioso, solitamente ci si presenta al pubblico in pieno stile Konohaniano, tanta austerità, tanto rispetto, tante belle stronzate.
    Gli ultimi due Hokage che si sono presentati così sono spariti nel nulla, ho voluto dare un taglio netto.
    Hai presente quando pesti il legnetto che sveglia il boss finale e non te ne accorgi?
    Beh… malgrado lo spettacolo fosse grandioso penso che sia stato il primo errore.
    Penso semplicemente di non essere tagliato per un simile lavoro.


    Fece spallucce.

    Comunque si, è stata una roba gigante, nemmeno so quanta gente ci fosse, ma ricordo che dal palco non riuscivo a vedere le ultime file, pensa che con un illusione abbiamo fatto in modo che saltassero all’unisono, forse qualche casa ha rischiato il crollo quel giorno.
    Ad un certo punto ho pure cantato!


    Una serata piacevole, se non fosse per il fastidioso dubbio che prese nuovamente a bacargli il cervello: e se non fosse adatto al suo ruolo?
    Se non fosse adatto a stare tra la gente, a doverci interagire per forza, a chiederne l’approvazione a… a… a…
    Fortunatamente il suo cervello era più impegnato a riempire lo stomaco di cibo che se stesso di pensieri.

    E tu con Oto?
     
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    Questione di fiducia


    III



    La ragazza si rese conto di aver toccato un punto piuttosto sensibile. In effetti, da come Febh aveva parlato al suo allievo e da come Raizen sembrava aver preso la sua sconfitta, era chiaro che quell'evento lo avesse segnato poichè straordinario. Probabilmente non aveva mai subito un affronto del genere in casa propria, ed uscirne in quel modo, con altri shinobi tutto sommato intatti, lo aveva fatto sentire impotente. Hebiko nonostante tutto rincarò la dose, in un modo che però puntava a risollevargli il morale:

    Hanno colpito dove non ti aspettavi, cogliendoti di sorpresa con una tattica infame. Per farti credere che tu fossi debole. Sicuramente sapevano che in uno scontro diretto non avrebbero avuto speranze contro di te. Non so te come la vedi, ma mi pare una tattica da bulletti.

    Successivamente fu Raizen stesso ad accendere la Vipera. Dopo quell'affermazione, detta quasi con leggerezza, lo fissò per qualche secondo buono, assottigliando gli occhi e sibilando, visibilmente infastidita.

    Sei duro di comprendonio, vedo.

    Non avrebbe continuato a parlare finchè Raizen non le avesse dato la più completa attenzione:

    Io ho esplicitamente chiesto che fosse Raizen Ikigami a seguirmi in quella botola. L'uomo che conosceva i segreti del mio passato e mi aveva aiutato già una volta ad affrontarli. Non il possente capo della foglia. La tua forza ed eseperienza si sono sicuramente rivelati utili, ma non erano ciò che volevo. Mi serviva una spalla di cui fidarmi se il vecchio serpente si fosse rifatto vivo, cercando di trascinarmi nell'abisso. L'Hokage non si sarebbe mai preso la briga di salvare un'otese in difficoltà. Ma Raizen forse si sarebbe preso la briga di autare me. Puoi farti grosso del tuo titolo facendo pagare oro i tuoi servigi con i tuoi soldatini o gli sconosciuti, non con me.

    Nonostante non lo avesse detto esplicitamente, era chiaro come la kunoichi ritenesse il loro legame qualcosa di più di due semplici conoscenti di due villaggi differenti che una volta si sono dati una mano. Il suo era un sentimento più profondo, non ancora del tutto chiaro, spinto dalla consapevolezza che lui era presente quando aveva scoperto la verità. L'evento l'aveva scossa a tal punto da farle vedere Raizen come un suo alleato. Certo, qualche disputa c'era stata, ma per lei era chiaro come l'invito ad accompagnarla in quel laboratorio significasse molto per lei. E pensare di aver sbagliato persona alla quale dare la sua fiducia la faceva scaldare molto facilmente.
    La discussione passò su argomenti meno personali, almeno per la Vipera, e la cosa la aiutò a sfreddarsi (così come il cibo, aveva uno strano effetto calmante su di lei). Ricordava come l'Hokage le avesse parlato di tenere a quel ruolo, e non per mera fama, eppure era chiaro che ancora le cose non andassero come sperava. Ad Oto nessuno era mai stato ossessionato col farsi piacere dal popolo, là conta solo farsi rispettare. Poco importava che tutti ti disprezzassero, un buon Kokage doveva saper mantenere l'ordine laddove mancava. Per questo motivo Hebiko non capiva appieno il suo desiderio.

    E tu sii gentile con chi devi e svita la testa a chi fa l'idiota. Voglio dire... Febh è un cretino al comando, eppure si fa rispettare uguale. Diogene è considerato un tiranno, eppure in diversi sperano di vederlo indossare quel maledetto cappello a punta. Forse non sei tu quello strano, sono i tuoi shinobi ad essere viziati.

    Allungò le mani sui calamaretti, quasi d'istinto, mangiandoli in un paio di bocconi. Se del vino non fosse già stato presente a tavola, avrebbe dato un paio di timidi strattoni alla maglia di Raizen, per poi chiedere:

    Ho sete. Non avete dell'alcool qui?

    Il discorso si alleggerì ulteriormente quando spinse Raizen a parlare della sua elezione, descrivendola nei minimi particolari. Sembrava veramente orgoglioso del suo concerto/elezione. Hebiko non riuscì a trattenere una risata.

    Sei pazzo, come diavolo ti è venuto in mente?? Vedi, queste cose le farebbe anche Febh se non ci fossi io a fermarlo.

    L'uomo sembrò incupirsi, ritornando su pensieri poco piacevoli. Prima che potesse farla la fatidica domanda, la ragazza si chinò leggermente verso di lui, con un mezzo sorriso:

    Se ti consola, penso che ad Oto saresti un ottimo Kage. Sei solamente nel posto sbagliato, questi ingrati non capiscono nemmeno che razza di capo hanno al comando.

    E poi, la domanda. Hebiko ritirò la mano con la quale stava cercando di arraffare del sushi, sentendosi lo stomaco chiudere. Stavolta toccava a lei il discorso scomodo. Fece spallucce, cercando di dare un tono di leggerezza a tutto il discorso:

    Eh, come vuoi che vada. Ormai l'elezione di un nuovo Kokage è imminente, e con Febh che si rifiuta di prendere il comando, l'unico degno di quel ruolo è il Mikawa. Ed io non ho alcun potere per impedire la cosa. Non so nemmeno se le cose saranno davvero tragiche come immagino, spero di mantenere il mio posto come segretaria, o magari passare al gradino successivo e diventare direttamente consigliera, ma... Non sarà la stessa cosa. Con Febh avevo praticamente il controllo della maggior parte delle cose, e non è uno che attacca briga con gli altri villaggi. Non volontariamente almeno.

    Si arricciò i capelli con un dito. Non aveva molta voglia di sfogarsi a riguardo, ma sapeva che lui era l'unico con cui poteva parlarne.

    Cerco di ignorare il problema, ma non mi sento al sicuro. Ho paura che le cose per me possano mettersi molto male. E... mmmh... Mi era balenata in mente l'idea di scappare... qui. Insomma. Andarmene da Oto. Ma allo stesso tempo non voglio perdere la fiducia di Febh. ...Non lo so, al momento sto solo facendo stupide supposizioni. Finchè questa elezione non si farà, non voglio correre e prendere decisioni di cui rischio di pentirmi.

     
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    Muri e Alleanze


    - IV -




    Restò a fissare il cibo mentre Hebiko cercava di indorare la pillola.

    Era una tattica, e basta.
    Il mio compito è prevederla e se non ci riesco metterci una toppa.
    Non perdere un braccio nel tentativo.
    Il problema più grande?
    Non ne avevano bisogno.


    Era quello infatti che più sconvolgeva il colosso, fronteggiare qualcuno in grado di sollevare un intero palazzo, creandoci quasi una dimensione al suo interno, cloni dei suoi lacchè inclusi.

    Ciò che hanno fatto andava ben oltre tutto quello che ho potuto vedere durante la mia vita da ninja, e ti assicuro che è stata intensa.
    Bulli o non bulli non importa, non posso cancellare questa sconfitta, questo senso di inferiorità, probabilmente sarà l’unica cosa in grado di salvarmi quando giungerà il momento della vendetta.
    Perché prima o poi arriverà.


    La parola tornò nuovamente alla Vipera Rossa, ma dopo aver parlato della fatidica notte c’erano ben poche cose in grado di infastidirlo e renderlo poco incline alla discussione, per cui non ebbe problemi a rispondere.

    Non posso che chiederti scusa per aver frainteso, ma siamo onesti e soprattutto facciamo qualche considerazione.
    Mi chiami, senza dire niente, arrivo.
    Mi proponi di entrarenel covo di uno tra i ninja più stronzi dell’intera storia, e ci entro.
    Senza nessuna condizione.
    Arrivo li, vedo qualcosa di interessante e… mi metti dei paletti?
    Probabilmente ad Oto è tradizione, ma fuori da quell’intricato incrocio fognario si chiama sfruttamento, e credimi, a nessuno piace.
    E fatico a non vederlo tale se ancora ti pesa che mi sia portato dietro quattro sciocchezze, che siano o meno state utilizzate per il villaggio.
    Non c’erano condizioni, ho solo preso qualcosa e l’ho sfruttato come più mi aggradava.
    Se il vecchio serpente si fosse fatto vivo sarebbero state proprio forza ed esperienza a tornarti utili, se fossi venuto senza di quelle potevi tranquillamente portarti dietro un marsupio, avremmo avuto la stessa utilità.
    Per farla breve, mi hai chiamato li con una ragione, ma la mia utilità non era quella di supporto morale e di certo io non potevo dimenticare il mio ruolo.
    Sono e resto un Hokage, non fare il possibile per il mio villaggio vuol dire tradirlo, cosa che comunque non ha privato ne te, ne Oto di nulla, ma ha concesso qualcosa anche a me, cosa comune quando due alleati fanno qualcosa insieme: condivicere il bottino.
    Mettiti nei miei panni, ti saresti comportata in maniera differente?
    Il fatto che ti pesi che io ho usato qualcosa per il mio villaggio mi suggerisce di no.
    Ma poi, onestamente, è davvero stato preso qualcosa?


    Con un gesto leggero prese una coda d’aragosta, qualcosa come oltre il chilo, e la piazzò sulla griglia. Era curioso notare come ancora non avesse immerso nel brodo del pesce, ed avrebbe impedito ad Hebiko di farlo ancora, non era infatti consigliabile contaminare la carne col pesante sapore del pesce, mentre era consentito il contrario.

    Nel senso, mi sembra che si stia parlando di… aria fritta.
    Purtroppo la prossima volta dovremmo stare più attenti a cosa pretendiamo l’uno dall’altra e viceversa, ma visto i muri che ci dividono temo che ci sarà da mettersi l’anima in pace e condividere, oppure evitare.
    Almeno, per come la penso io.


    Annaffiò l’aragosta con un leggero intingolo di salsa di soia, aglio e qualche particolare erbetta che permise al crostaceo di rilasciare un odore delizioso, mentre l’argomento si spostava sui suoi ninja.

    Onestamente non lo so.
    So solo che la cosa mi pesa.
    Ma devo anche ammettere che a fare una distinzione tra graditi e sgraditi, la prima fila è decisamente più nutrita.
    Probabilmente non si possono semplicemente convincere tutti, no?
    E si, l’alcool c’è.


    Alzò una mano per chiamare il cameriere.

    Chiedi pure a lui.

    Soddisfatta la richiesta, mentre Raizen si occupava della sua aragosta, avrebbe ripreso a parlare.

    Beh, te l’ho detto, volevo tracciare una linea netta tra il passato e il presente, ed ho voluto farlo in maniera originale, la presentazione del Kage al popolo è una formalità, ed oltre il mantello la tradizione dice ben poco, per cui ho fatto qualche modifica.

    Aveva ascoltato dubbioso le parole riguardo la fuga di Hebiko da Oto e cautamente tentò di dare una risposta.

    Vedi, il fatto che attorno ai villaggi ci siano dei muri, e che dei rompipalle stiano alle mura a farti mille inutili domande quando arrivi, dovrebbe suggerirti che scappare non è una cosa elementare.
    Basicamente quando hai dei serpenti in corpo o ti viene concesso o diventi un problema, per te stessa, e per il luogo in cui andrai a stare se questo è un villaggio accademico.
    Mi fa piacere che Konoha ti piaccia, ma hai davvero preso tutto inconsiderazione?
    Potresti farlo, ma dovresti passare la vita a nasconderti, e ci sono tante persone che hanno del talento nel trovare gli altri.


    Inspirò, questa volta lentamente, evidentemente l’argomento risultava pesante anche per lui.

    Gene bisogna conoscerlo, non è un tozzo di pane, è uno sfruttatore, ma questo non vuol dire che non può essere sfruttato, ha una sua distorta visione del mondo, ma ciò che fa, lo fa per Oto.
    Fino a che sarai utile non ti farà del male, non ne ha ragione dopotutto.
    In fin dei conti che gli hai fatto?
    Io non ti ho detto ciò che sapevo perché Febh si occupasse di lui, ma perché lo fermasse in caso desse di matto.
    Fino a che le sue mire non ledono l’accademia può espandersi quanto vuole mettendo a ferro e fuoco l’intero continente, finirà schiacciato probabilmente, quando porti la guerra in un posto che desideri annettere alla tua casa, guardando in prospettiva, e in casa che te la stai portando.
    Cosa devi fare?
    Aspettare.
    Gene non è un pericolo per te, e paradossalmente diventare Kokage non gli metterà che catene addosso.
    L’accademia è grande, ed Oto sarà sola quando vorrà ribellarsi all’unica cosa che impedisce ai cremisi di avventarsi su quello sputo di terra pianeggiante e acquitrinoso.
    Ma non è stupido, lo sa bene, e se l’ha dimenticato lo aiuterò a ricordare.
    Si fida ancora di me, e non a torto, sono probabilmente una delle voci più assennate che gli bisbigliano alle orecchie, e se non ascolterà… beh, non sarà il primo pazzo a sedersi sullo scranno otese, e sarà comunque un ottima scusa per parecchi di voi per piantarlo in asso.
    Certo, sempre che tutti non siano drogati delle sue folli manie espansive.


    Concluse portandosi alla bocca un pezzetto di zenzero per ripulirla dall'aragosta e passare al polpo.
     
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    IV



    Non volle infierire ulteriormente. Sapere che comunque Raizen covava un senso di vendetta, significava che sapeva di poterli superare in forza ed astuzia. Le bastava quello per capire che non si era perso d'animo come credeva.
    La Vipera si calmò grazie alle scuse fattele. Il "ma" che le seguì non le permisero di spegnersi del tutto, ma abbastanza per ammettere che forse in parte la colpa era anche sua. Aveva pur sempre preteso qualcosa da una persona di cui era arrivata a fidarsi solamente per un particolarmente struggente episodio, ma non avevano ancora un legame al pari di quello con Febh. O almeno lo stava capendo dalle sue parole. Lei, dal momento in cui lo aveva chiamato ad entrare in quella botola infernale, sapeva di aver chiamato una persona di cui si fidava. I commenti in difesa del suo comportamento sul villaggio e sul come ignorarlo sarebbe stato un tradimento le fecero roteare gli occhi, annoiata:

    Tutti ti criticano, eppure tu continui a fare tutto per il villaggio. Forse sei solo un po' masochista. In fondo in fondo le rogne te le vai a cercare, come i bambini che fanno i dispetti per farsi notare.

    Ridacchiò dopo quella sorta di ripicca personale, usata come valvola di sfogo per non innervosirsi per un discorso tutto sommato campato in aria. Dopotutto si era comportato bene con tutte le regole che la rossa gli aveva imposto.

    Sto scherzando, sto scherzando. Inizio a capire un po' di più la fermezza di Febh nel non voler diventare Kokage.

    Hebiko sembrò irrigidirsi quando Raizen parlò di un "muro" tra di loro. Non capiva esattamente di cosa stesse parlando, ma era ben lontano dalle sue aspettative di quella serata. Fortunatamente, dopo aver confessato che il numero di suoi "haters" non era così gonfio come aveva fatto credere all'inizio, le fece ordinare del vino. Sentiva di averne parecchio bisogno. Durante la spiegazione del perché trasformare una cerimonia con tradizione centenaria in un concerto metal, il cameriere portò la bottiglia di vino che la rossa aveva ordinato, stappandola di fronte ad entrambi per poi riempire due calici. La ragazza non tardò nel berne un bel sorso, cercando di soffocare quel fastidioso pensiero delle mura a cui lui aveva accennato. Ma le cose non avrebbero fatto che peggiorare.

    Diventare un problema?

    Rimase a fissare il calice di vino tra le sue mani, con sguardo vuoto. Le parole di Raizen le stavano involontariamente uccidendo la speranza del riuscire ad avere una vita tranquilla se si fosse trasferita, e le proposte ed i suggerimenti di come sopravvivere ad Oto risuonavano nella sua testa come un triste canto funereo. Non ebbe il coraggio di guardare Raizen in faccia durante il suo discorso.

    Quindi è ad Oto che dovrei stare. Con in rischio che il nostro probabile nuovo Kage si faccia dei nemici che non è in grado di sconfiggere. Col rischio che poi mandi il suo piccolo esercito del quale sarò costretta a far parte ad occuparsi della guerra. Per poi magari dover morire per la patria.

    Era delusa, terribilmente. L'uomo di cui si fidava e che l'aveva personalmente invitata con discutibili scelte di parole a passare dalla sua parte, ora le stava voltando le spalle proprio quando lei sembrava propensa ad accettare. Perché? Doveva essere successo qualcosa in quell'arco di tempo. Non se lo spiegava. In meno di cinque minuti le sue speranze erano state infrante dallo stesso uomo che gliele aveva date.
    In un unico sorso, buttò giù l'intero contenuto del bicchiere, affrettandosi a riempirlo di nuovo.

    Sì, insomma. Finché non diventerò la concubina del Mikawa non sarò mai al sicuro, ed anche in quel caso ho i miei dubbi.

    Era pronta a scolarsi anche il secondo bicchiere se Raizen non l'avesse fermata in qualche modo.

    Quindi la tua era una bugia. O una frase tanto per dire. Volevi farti grosso per dirmi quanto fosse bella Konoha, ma alla fine non mi avresti accettata tra le tue fila, perché avrei portato problemi.

    Gli ricordò il giorno in cui era stata ospitata da lui la prima volta. Non c'era rabbia nel suo tono di voce, solo tristezza. Una tremenda tristezza che la stava assalendo all'improvviso, mentre sentiva tutti i suoi progetti fatti in diversi mesi distruggersi cadendo al suolo.

    Pensavo di aver capito cosa volessi da me. Credevo di essere un'alleata. Dopotutto mi hai chiesto di fare da spia al mio stesso villaggio, ma hai ascoltato la mia richiesta di aiuto in quel posto infernale. Anche tu mi hai invitata in un altro laboratorio infernale. E poi mi hai invitata a cena.

    Non lo guardava in faccia, troppo concentrata sul mettere in ordine i pensieri e cercare di decifrare cosa potevano significare per entrambi i loro precedenti incontri.

    Io non... mi sono fidata troppo di te? Non riesco a capire. La tua era tutta una tattica, di usarmi per evitare che Diogene potesse fare follie? Stavi solo giocando con me, per vedere fin dove un'otese insicura si sarebbe spinta??

    Non percepiva ancora Raizen come una minaccia o uno sfruttatore vero e proprio, ma c'erano diverse cose che non le tornavano in quel racconto. Probabilmente era troppo concentrata su se stessa e sui suoi desideri per capire cosa ci fosse dietro alle sue scelte, ma la delusione era stata troppo grande per poterla nascondere o rifletterci prima di potersi sfogare. Dopotutto erano mesi che cercava un modo per potersene andare senza creare troppi danni a se stessa o a Febh, e alla fine proprio l'uomo che per primo aveva cercato di convincerla a prendere quella decisione le aveva chiesto di fare un passo indietro.

    Mi spieghi cos'è che vuoi esattamente da me? Cosa significa questa cena? È solo un modo carino per addolcirmi prima di chiedermi di trovarti chissà che informazione facendo ancora la spia??

    La rabbia iniziava a farsi sentire, nonostante fosse ancora pesantemente soppressa da quel senso di delusione. Fino a due giorni prima fantasticava sulla possibilità di trasferirsi lì un giorno, di come sarebbe stato svegliarsi in un villaggio pieno di vita e privo di spacciatori e stupratori ad ogni angolo della strada. Mentre ora era lì, a cancellare quei pensieri con l'alcool, durante quello che immaginava essere il suo primo appuntamento.

     
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    - V -




    Hebiko disse di scherzare, ma probabilmente in una delle poche affermazioni in cui credeva poco stava parte della verità, quantomeno per come Raizen vedeva se stesso e il suo modo di comportarsi.
    Le labbra gli si contrassero in un sorriso un pò amaro.

    Forse è così.
    Probabilmente cederò il mio ruolo solamente quando farlo mi causerà più "dolore" di mantenerlo.
    ... Che tristezza.


    Ma la situazione in quel momento era solo ad un passo dall'orlo del precipizio, mancava poco perchè ci si buttassea capofitto.

    Menzogne?
    No, assolutamente no.
    La tua posizione è semplicemente cambiata, ed allora come adesso cerco di darti il consiglio migliore per il tuo bene, per la tua serenità.


    Da quando l'aveva conosciuta per la prima volta si sarebbe proteso per toccarla in un omdo assai diverso, forse addirittura troppo intimo, soprattutto per gli standard della vipera, ma lo fece con delicatezza, senza chiedere il permesso, non ce n'era bisogno, la sua mano era già sufficientemente educata da ritrarsi se lei avesse mostrato il minimo accenno di disagio.
    Cosa che comunque non gli avrebbe impedito di continuare a parlare.

    Io posso proteggerti, ma sei sicura che questo andrebbe bene a te?
    La libertà è una cosa che si guadagna con le proprie mani, e tu soprattutto mi sembra che non sei il tipo di donna pronta a stare costantemente dietro qualcuno.
    Questo genere di libertà è difficile guadagnare, io ho detto di potertela dare, ma in un preciso momento della tua vita, quando il sacrificio che essa comportava era inferiore ai pericoli che correvi stando ad Oto.
    Stiamo parlando di interi villaggi che si muovono con lo scopo di riportarti a casa, non è possibile per me oppormiadun intero sistema.
    A me come Raizen, non come Hokage, come Hokage non posso proprio farlo perchè ne faccio parte.
    Dovresti vivere perennemente nascosta, e farlo vuol dire che nessuno deve sapere cosa sei realmentein grado di fare, i tuoi geni appartengono ad Oto, anche se è brutto da dire sei... un arma per il tuo villaggio.
    E nell'esatto momento in cui hai detto a Febh, o a qualsiasi altro appartenente del villaggio le tue particolari abilità sei diventata un arma che non è possibile cedere.


    Inspirò.

    E un villaggio che trae sostentamento dalle proprie armi non può permettersi di cederle.
    La mia offerta è sempre aperta, io ci guadagno soltanto, ma cerco di instillarti il dubbio proprio per via del legame che c'è tra di noi.
    Vuoi passare un intera vita nascosta?
    Per me va bene, il mio massimo sforzo sarebbe quello di aprirti le porte del villaggio e consigliarti come nasconderti al meglio, ma per te cosa significa?
    Sto cercando di dirti che Io non avrei problemi.
    Tu dovresti ripensare la tua vita da 0.
    Non sarebbe troppo complesso in realtà, sei un ninja, fingere la tua morte è semplice, e cambiare il tuo aspetto lo è ancor di più.


    Mangiò distrattamente un boccone, un modo per dare una pausa al discorso di modo da non lasciare un semplice silenzio.

    Questa cena è... una cena.
    Il cibo è ben lontano dall'essere solamente un sostentamento...


    Stava evidentemente prendendo il discorso alla larga, ma dare risposte così dirette, che di fatto mettevano a nudo la sua personalità non era affatto semplice, probabilmente avrebbe trovato meno difficile aggirarsi nudo per il villaggio con solamente indosso il mantello da kage.

    ... il cibo è condivisione, quando si mangia si abbassano le difese, ci si mostra di più.
    Non lo so cosa voglio da te, non pretendo di volere qualcosa, sto dando una spintarella per vedere dove può arrivare, posso dirti che spero sia qualcosa di buono.
    Non ho stuoli di amici attorno a me, non ho nemmeno un gran mucchio di relazioni interpersonali in generale, quando mi si presenta l'occasione la sfrutto.
    Diciamo che sto navigando senza bussola, e per dirla in maniera poetica tu sei il vento, non ho la più pallida idea di dove potrei approdare.
    Se volessi sfruttarti sarebbe tutto molto diverso, meno spontaneo, meno sincero, meno "oh mio dio il mio villaggio e il mio ruolo mi stanno stretti"


    Si sfregò la fronte evidentemente disorientato.

    Comunque smettila di bere vino,è il peggior accompagnamento per questa roba, qui va forte il sakè.

    Mangiò, dopo averla cotta durante il suo discorso, una zampa di granchio.

    Non so quanto bene mi son spiegato fino ad ora, ma vorrei si capisse che... non voglio niente di particolare da te se non ciò che ti piacerebbe offrirmi, forse questa cena significa che son disposto a fare in modo che tu possa offrirmelo senza problemi.
    Non ti ho mandato ad Oto a fare la spia, ti ho permesso di proteggerla, fortunatamente Diogene si muove lentamente.


    Roteò gli occhi per il locale, cercando il cameriere.

    Del buon sakè, tiepido, grazie.

    Tornòpoi ad Hebiko.

    Insomma, di qualcosa o continuo in eterno.


     
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    Risveglio


    V



    Hebiko non aprì bocca, se non per buttar giù i bicchieri di vino. Ad un certo punto bypassò il bicchiere, attaccandosi direttamente alla bottiglia. Se tutti gli appuntamenti dovevano finire a quel modo, li avrebbe sicuramente evitati per il resto della sua vita.
    Raizen precisò il suo punto. Non era vero che non la voleva a Konoha, ma se decideva che quello era il suo posto, non poteva essere Hebiko. E quello era probabilmente un destino peggiore della morte per una come lei. Aveva combattuto contro il suo stesso padre per mantenere la sua identità, non l'avrebbe ceduta solo per finire in un villaggio più caramelloso rispetto a quello di origine. Rinunciare a se stessi in cambio di protezione significava dimostrare di essere deboli. Non era debole. Doveva migliorare, certo. Ma non lo avrebbe fatto con una diversa identità.
    Raizen sembrò aprirsi ulteriormente nella sue spiegazione di cosa fosse quella cena per lui. La rossa lo ascoltò attentamente, nonostante il suo sguardo poco convinto potesse far credere il contrario ad un osservatore poco attento. Le sfuggì una sorta di risata amara:

    Vento? Sono più una brezza che fa tanto rumore quanto un uragano.

    Obbedì silenziosamente, posando la bottiglia. Ne era rimasto poco meno della metà. Alla palese richiesta dell'Hokage di parlare, si fece forza con un sospiro.

    Mi solleva questa cosa. Sapere di non essere uno strumento, ecco. Nonostante la piega che ha preso, mi piace questa cena. E' uno dei pochi momenti tranquilli che abbia avuto con qualcuno. E uno dei pochissimi che qualcuno mi ha chiesto di passare con lui. Mi sarei arrabbiata parecchio se si fosse rivelata unìoccasione sprecata, ho persino un vestito nuovo!

    Cercò debolmente di alleggerire la situazione, nonostante restasse visibilmente turbata.

    Non ho intenzione di rinunciare a me stessa. E' fuori discussione. E se questo significa che devo continuare a vivere ad Oto... Così sia. Non ho nemmeno intenzione di dover fuggire costantemente. Ultimamente ho cercato troppo di nascondermi che ho perso i miei obiettivi. Cercando la libertà, ho quasi finito con l'impriogionarmi in quattro mura. Heh. Non è ironico?

    All'arrivo del sakè, allungò una mano verso il bicchiere, senza ancora berlo, fissandone il contenuto.

    Sono stanca di nascondermi. Nessuno avrà mai paura o rispetterà qualcuno che ha passato la vita a nascondersi. Devo prendere in mano la situazione. Non necessariamente da sola, ma nemmeno come l'ombra di qualcuno. All'inizio... All'inizio speravo di fare così. Volevo farmi portare in alto da qualcuno. Ma, fortunatamente, o forse no, Febh non è quel tipo di persona. Mi ha sempre messa alla prova. ...Beh, all'inizio voleva regalarmi la posizione di Amministratrice, quindi diciamo che la mia codardia iniziale è stata quantomeno utile. Ora basta però. Lui mi considera una sua pari, ed io ancora mi credo inferiore. Così come mi vedo inferiore a te, nonostante cerchi di fare la voce grossa a chiunque. E poi vedo te. Sulla vetta, eppure infelice, e colmo di dubbi. Forse nessuno di noi due ha ancora realizzato quale sia il proprio desiderio e come raggiungerlo.

    Alzò il bicchierino, invitando Raizen a fare lo stesso.

    Te lo fai anche tu un bicchierino? Voglio brindare. Alla promessa di ritrovare i nostri veri obiettivi.

    Avrebbe insistito se fosse stato necessario, voleva quel brindisi. Ed una volta fatto, si sarebbe scolata il bicchierino tutto in un colpo.

    Questa cena è diventata un confessionale. Un delizioso confessionale. Credevo non mi sarei mai interessata agli affari altrui, eppure mi sento... in bisogno di aiutarti? Non lo so. Mi piace ascoltare i tuoi problemi.

    Rimase in silenzio per un po', per poi scattare imbarazzata:

    N-non che mi piaccia che tu abbia problemi! Cioè... M-mi piace che tu dica a me i tuoi problemi. Ma non per forza i problemi, puoi anche dirmi i tuoi successi! ...INSOMMA.

    Allungò le braccia verso il sushi, infilandosene un paio in bocca, cercando di ammutolirsi da sola. Se non altro, da parte sua la situazione si era alleggerita. Parlare dei suoi problemi le faceva davvero bene, soprattutto con qualcuno che sapesse ascoltare.
     
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    La Portata Finale


    - VI -




    Quando Hebiko parlò del suo vestito Raizen le sorrise.

    Non hai un vestito nuovo, hai un vestito stupendo, dei dettagli veramente apprezzabili.

    Una martellata di malizia difficile da non percepire.
    Successivamente annuì al fatto che lei continuasse a nascondersi.

    Questo cercavo di dirti, magari in maniera scarsamente comprensibile, ma l’obiettivo era quello.
    Darti una visione completa dei pro e dei contro.


    Mentre lei parlava lui si sarebbe occupato di versarle del sakè.

    Mi raccomando, il sakè va assaporato, non è roba da otese, concedigli un po' di tempo o sarà come bere acqua.

    Quando poggiò la bottiglietta, dopo aver riempito il proprio bicchierino, lo alzò leggermente offrendolo alla salute di entrambi.

    No, non farò un brindisi così sfigato.
    Io so cosa voglio, per cui brinderò al tuo vestito.


    Sorseggiò il delicato vino di riso stringendo le labbra quando lo assaporò al meglio.

    Febh considerarti sua pari?
    Mh, socialmente forse.
    Per tutto il resto non penso sia possibile, è proprio un suo limite mentale.
    Forse mi considera suo amico, ma suo pari difficilmente.
    Ma sia per me che per te, considerato l’individuo, è decisamente una conquista.


    Ridacchiò mentre cercava tra le varie pietanze qualcosa che non avesse ancora mangiato, ed eccezion fatta per i noodles tirati a mano che stava imbevendo nel brodo dello shabu non era rimasto nulla.

    I problemi altrui sono sempre divertenti, interessanti, ad aiutare il prossimo ci si sente partecipi di un processo complesso che solitamente è vietato al prossimo.
    Ti fa sentire unica, no?


    Non si stava comportando benissimo, ma aveva notato del disagio in Hebiko quando i discorsi si facevano più personali, e la cosa peggiorava se tali discorsi sottintendevano un qualche tipo di legame.

    No no no!
    Basta sushi!
    Quello che mettono qui è un tappabuchi, infatti se noti non ho toccato un singolo chicco di riso.
    Il sushi buono è quello che viene preparato al momento è mangiato.
    In questo vassoio la temperatura è andata un po' a farsi friggere, i sapori non sono quelli giusti, e poi non cercare di farmi credere che ad Oto sapete quanta soia si mette sul sushi.


    Alzò nuovamente la mano con la dovuta educazione, ma senza vergognarsi del fatto che la alzasse nuovamente, dopotutto, pagava tutto di tasca.

    Vorrei del sushi al tavolo.

    Una richiesta che per il cameriere sembrava la fine del mondo, aveva da soddisfare la più importante delle bocche del villaggio e se non il migliore dei palati quantomeno uno che sapeva il fatto suo. Dopo un rapido inchino si diresse in cucina, ma parve che quella tensione l’avesse solo lui, il Maestro invece era sereno, un vecchietto che faceva quel lavoro da una vita.

    Mi raccomando, allo chef non si chiede, lui sa cosa è meglio per te, lascia fare a lui

    Il locale era di sua proprietà, e ci aveva riversato le attenzioni di una vita intera, proprio come un bambino, e non era difficile immaginarlo vedendo lo staff che poco dopo la sua presentazione gli avvicinò gli ingredienti, riposti in appositi scomparti di un piano di lavoro munito di ruote.
    Era uno spettacolo interessante e si poteva apprezzare la dedizione necessaria a cucinare un sushi di un livello superiore. Il riso non era infatti una pappa appicicaticcia sbattuta su un cestello di legno, ma una spianata ben disposta in cui ogni singolo chiccho aveva la sua lucentezza, mentre il cesto non riportava il minimo segno di usura, sintomo del fatto che la sua manutenzione era continua. Era riposto all’interno di vari strati di tessuto, atti a mantenere la temperatura costante e motivo per il quale il coperchio veniva solamente scostato, mai levato del tutto.
    Tutt’attorno comparivano svariate tipologie di pesce ma il tutto manteneva una pulizia ed un ordine sublime, soprattutto in termini di contaminazioni dovute all’evoluzione dei gusti odierni.

    Il sushi è semplicità.
    E la semplicità è una cosa seria, estremamente seria.
    Perchè sbagliare è... semplice.
    E quando una cosa così delicata va a braccetto con la sua nemesi solo il tempo che dedichi ad essa può mettere distanza tra le due


    Lo chef annuì solennemente, la semplicità era una cosa così seria da richiedere tutta la sua concentrazione, non tanto per la possibilità di sbagliare, ma per via del rispetto che doveva portare a quel piatto così antico.

    Ora, osserva.

    Un consiglio affatto scontato e soprattutto da non sottovalutare, le mani dell’uomo infatti emanavano qualcosa di singolare, non era energia, era esperienza, perfezione, gesti così precisi che solo il continuo perfezionamento durante gli anni di esercizio potevano rendere tali, era uno spettacolo imperdibile.
    Non erano acrobazie, non erano effetti scenici mirabolanti, non erano le tecniche ninja in grado di uccidere, era la vita di un uomo dedicata a nutrire il prossimo nel miglior modo possibile, l’opposto di ciò che facevano loro, qualcosa di difficile comprensione per qualcuno avvezzo a terminare una vita anziché accudirla.
    Forse era una delle ragioni per cui per Raizen quel momento aveva un valore aggiunto.
    Completata la palletta fu lui stesso a condire il boccone, posizionarlo su un piattino e porgerlo prima ad Hebiko poi a Raizen.

    Guarda la lucentezza del pesce, il candore del riso, il bilanciamento della soia.
    Non c’è niente di sbagliato in quel singolo boccone, tutto è come dev’essere.
    Hiroshi probabilmente non direbbe che è perfetto, ma considerando ciò che ho mangiato fuori dal suo locale credo di potergli quantomeno concedere che gli manchi molto poco.


    Non aveva offerto ad Hebiko una semplice cena, bensì un’esperienza irripetibile, e l’aveva fatto con cura, facendo attenzione a condividere con lei momenti se non unici quantomeno singolari.

    Ora dammi qualche secondo.

    Doveva concentrarsi sul suo boccone, assaporare ogni singolo istante. Dai chicchi che esplodevano nel loro delicato sapore dolciastro, al pesce che opponeva la sua delicata resistenza ai denti, alla soia che dava il sapido dando una spinta a tutti i sapori.
    Sensazioni che, per quanto sconosciute anche Hebiko poteva provare, non era forse come prendersi cura di lei in un certo senso?





     
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    Il Segreto della Felicità


    VI



    Raizen fu fortunato, la sua provocazione maliziosa non venne accolta come doveva, complice l'innocenza di Hebiko in quel frangente e probabilmente i diversi bicchieri di vino, buttati giù in un breve lasso di tempo. La ragazza arrossì, convinta che stesse parlando dei ricami, osservandosi l'abito con una punta d'orgoglio per averlo scelto così bene. La cosa non sembrò cambiare al momento del brindisi, quando Raizen decise di onorarlo al suo vestito. Aggrottò appena le sopracciglia, contrariata.

    Non te lo farò indossare, me lo sformi tutto.

    L'alcool stava iniziando chiaramente a fare effetto.
    Si limitò ad annuire al discorso di Febh, aggiungendo un semplice appunto dopo un sospiro.

    Sì, insomma, hai capito cosa intendo. Febh resta pur sempre... Febh.

    Sorrise appena quando Raizen le fece il discorso sui problemi, cercando di alleggerire le sue preoccupazioni. Si toccò i capelli, distraendosi con il cibo.

    Può darsi. Sì, diciamo di sì, dai. Pensare ai problemi altrui aiuta a dimenticare i propri.

    Non potè mangiarsi i suoi bocconi perchè Raizen la interruppe, ricevendo così un broncio infastidito dall'affamata viperella. Ascoltò le motivazioni, convincendosi data la sua insistenza, limitandosi ad una linguaccia biforcuta dopo la sua frecciatina sui gusti degli otesi.
    Mai avrebbe immaginato che del sushi poteva incantarla in quel modo. Tra le spiegazioni dell'Hokage ed i gesti del cuoco nel preparare quel semplice piatto, la Vipera apparve tremendamente concentrata sulla cosa, quasi fosse la risposta definitiva a tutti i suoi problemi. Era chiaro che nella sua testolina svariati pensieri avevano iniziato a farsi strada, sovrapponendosi l'un l'altro assimilando informazioni e traendo conclusioni che avrebbero portato a domande e ipotesi. Da buon cavaliere, Raizen le porse il piatto per prima, ma lei rimase a fissarlo da lontano, quasi fosse un trofeo. Forse aveva preso sul serio la minuziosa descrizione di quel momento.

    Io... Io sono questo sushi.

    Si sarebbe probabilmente creato un momento di confusione, ma non avrebbe dato tempo a nessuno di replicare o interromperla. Prese in mano il boccone, come fosse stato un amuleto prezioso.

    No, non sono questo sushi, ma è quello che dovrei essere. Io... Io inizio a capire! Mi complico la vita riempiendola di problemi che creo a me stessa, evitando le soluzioni semplici perchè se qualcosa è troppo scontato allora potrebbe essere sbagliato... Ma la forza delle cose sta proprio nella semplicità! Non serve a nulla complicarsi la vita mettendosi davanti ostacoli inesistenti o prendendo percorsi alternativi, è solo la semplicità che conta! Non devo snobbare la semplicità, devo perfezionarla! I-Io invece non faccio altro che ostacolarmi, pensando che la gente mi giudicherà se intraprendo quella strada... In realtà è questo il segreto degli shinobi migliori!

    Se solo avesse saputo qualcosa di più riguardo a Febh, avrebbe scoperto che la sua arte della rotazione era la prova fisica di quel pensiero.
    Con gli occhi lucidi, fissò per un'ultima volta quel boccone, prima di infilarselo in bocca, assaporandolo. Dei piccoli singhiozzi lasciavano intuire la cascata che sarebbe arrivata a breve. Mandato giù il boccone, si coprì il volto con le mani, singhiozzando rumorosamente.

    Sento di aver fatto così tante scelte sbagliate nella mia vita, prendendo sempre la strada più difficile. Mi sono rovinata da sola. Se ora sono in una situazione così schifosa è solamente colpa mia. Ed invece di fare la cosa più semplice ed affrontare me stessa, continuo a dare la colpa agli altri, perchè... perchè la semplicità fa paura. Riuscire a fare una cosa semplice non da soddisfazioni, sono le cose complesse che portano alla gloria. Ma questo è solo quello che ti vogliono far credere gli altri. Perchè se tutti sapessero che è semplice diventare come loro, allora non sarebbero idolatrati a quel punto.

    Non era chiaro su cosa stesse delirando di preciso. Aveva mischiato così tante informazioni e ricordi tra loro, ed ora li stava vomitando fuori tutti in una volta, tutti causati da quel semplice discorso. E forse l'alcool, che sicuro aveva aiutato a spalancare la porta a quel discorso.

    Sto facendo così anche con te!! Voglio dire... Guardami! Per ottenere questa cena sono dovuta andare in uno schifosissimo laboratorio... Perchè dirti che volevo semplicemente passare del tempo con te era semplice, troppo! Dovevo complicarmi la vita e farmi esplodere un cadavere addosso, altrimenti non sarei stata degna della tua compagnia... E solo ora realizzo che è una cosa terribilmente stupida!

    Continuava a piangere, senza dare cenno di fermarsi. Ultimato il discorso, i suoi singhiozzi si sarebbero fatti meno rumorosi.

    Voglio solo... Sniff... Guardare la tv con te... E poi lamentarmi del film che hai scelto... E addormentarmi sul divano... Così semplice... E allora perchè prendo la strada difficile e aspetto che sia tu a farmi fare quello che voglio?

    Non era chiaro se si fosse resa conto che quelli non erano pensieri ma stava parlando ad alta voce, per quanto metà delle parole fossero biascicate per via dei discorsi. Alzò lo sguardo verso il cuoco, parte del trucco era sceso sulle guance, sporcandole.

    Uhm... Ne vorrei un altro. Per favore.



    Edited by Waket - 4/7/2018, 19:10
     
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    - VII -




    Alla risposta di Hebiko Raizen comprese che ormai la serata era ad un passo dalla risoluzione, non essendo lui quel genere di persona che si approfitta di quel tipo di aperture dovute all'alchool.

    Oh no, che gran peccato, lo volevo così tanto.

    Ironia così marcata che per poco gli occhi roteando per la stanza non gli cascarono dalle orbite. Si poggiò quindi sul gomito mentre la osservava parlare.
    E dio solo sa quanto avrebbe voluto gustarsi il suo sushi senza dover aprire un occhio per seguire quell'exploit sollecitato dai fumi dell'alcool, invece dopo qualche morso, con un sospiro, fu costretto a fermare il Maestro, facendoli segno di pazientare.
    Certo avrebbe in particolar modo preferito che quella scena non si verificasse o poter far tornare Hiroshi alle cucine, ma fargli fare avanti e indietro gli sembrava più irrispettoso che farlo attendere li. Senza contare che era un vecchietto, e tutti i vecchietti amano farsi gli affari altrui.

    Beh, non mi sembra tu chieda il mondo, finiamo questa cena e poi vediamo di goderci il fresco asciutto dell'aria condizionata seduti sul divano, davanti alla televisione.

    Gli sorrise per poi voltarsi verso il cuoco.

    Prego Hiroshi, e scusa per l'attesa.

    Il vecchino sorrise, e dopo un leggero quanto cordiale sorriso si rimise all'opera. La prima portata era un particolare tipo di vongola, un sapore estremamente delicato che, nel corso delle successiva, diciotto in tutto e composte da un singolo boccone, i sapori sarebbero andati intensificandosi, passando via via a pesci dal gusto più intenso e graddo che verso il termine delle portate erano leggermente sbollentati o grigliati, o come il grongo accompagnati da salse agrodolci.
    Un talento difficilmente eguagliabile per cui Raizen ringraziò di cuore Hiroshi.
    La cena, per Raizen si concluse senza dolce, bensì con qualche fetta di un frutto che probabilmente ad Oto non era arrivato mai.

    Questo è un particolare tipo di melone famoso nelle terre del Fuoco, lo coltiviamo in una particolare zona vicino al paese del te, ha un clima molto particolare e... beh, stringendo il discorso diciamo che è come mangiare un dolce ma senza sentirsi in colpa perchè poco salutare.

    il frutto infatti, benchè il verde potesse far pensare ad un sapore aspro o acidulo si presentava dolce e avvolgente, e così aromatico da essere ben percepibile anche col naso prima che con la bocca.
    Un tocco finale cha lasciava la bocca fresca e libera da sgradevoli retrogusti.

    Beh, direi che qui abbiamo finito.
    E no, non ce ne stiamo andando senza pagare, qui son così sicuri del servizio che si paga in anticipo.


    All'esterno era ormai sera inoltrata, l'esperienza culinaria aveva infatti preso ai due un paio d'ore tra la cottura della prima portata e le chiacchiere.

    Si è fatto un pò tardi, dormi da me?

    Rise leggermente della proposta.
    Era strano camminare per le strade di Konoha in quel momento, non tanto per la presenza di Hebiko, anche se in parte era ad essa che era dovuto, ma perchè non si sentiva adatto, meritevole di quella spensieratezza, ed il suo volto nella montagna dei kage non era per lui che un ulteriore motivo di vergogna.
    Ciò di cui andava così fiero, di quel traguardo ottenuto con le sue sole mani e con l'unico scopo di proteggere il suo villaggio lo fissava, raggiungendolo in ogni angolo della città con suo sguardo carico di delusione e risentimento.
    Poteva vantare di avere sulla coscienza solo 10 vittime. 10 vittime innocenti.
    10 profonde cicatrici che ancora bruciavano nel suo volto.
    Non aveva ancora la forza ne la speranza per potergli giurare vendetta, ma si promise che prima o poi l'avesse fatto.
    Camminare per Konoha a quell'ora della notte non gli faceva troppo bene, la pace e il silenzio lo spingevano a pensare, e non riusciva a farne a meno.

    Ehhhh insomma, dicevi-di-voler-fare-cosa-prima?

    Sorriso a trentadue denti, iniezione di spensieratezza e un'innocenza così ostentata da sollevare sospetti a chiunque, pacchetto completo.


     
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    VII



    Raizen confermò di voler accontentare la sua richiesta. Hebiko non riuscì a trattenersi dall'arrossire, limitandosi ad annuire più volte con ancora qualche grossa lacrima che scendeva sul volto. Non avrebbe disturbato ulteriormente il pasto dell'Hokage. Dopo essere stata accontentata con un secondo piatto fatto sul momento, vennero portate altri piatti, uno più buono e ricercato del precedente, arricchendo la cena e dando modo alla Vipera di consolarsi da quello sfogo riempiendosi di pietanze che solo in quel luogo avrebbe trovato così saporite. Era lei ad essere viziata in quel momento, eppure la sua visita al villaggio era stata fatta per aiutare Raizen, non per farsi una vacanza a spese altrui! Da buon cavaliere, finita la cena, Raizen confessò persino di aver pagato in precedenza. Hebiko non aveva nemmeno intenzione di aprir bocca a riguardo, per quanto il farsi pagare una cena fosse ancora qualcosa che percepiva più come una vergogna che dell'orgorglio, sapeva bene che probabilmente il valore di quelle portate superava quello del suo stesso appartamento. Si limitò a coprirsi il volto imbarazzata, non avendo il coraggio di dire nulla se non un timido "grazie", prima di uscire dal locale.
    La rossa ridacchiò a sua volta per la battuta, ormai ripulita dalle lacrime.

    Mi lascerai di nuovo sul divano, o avendomi invitatata tu mi riservi un posto speciale?

    La passeggiata lasciò emozioni completamente opposte ai due. Se per Raizen starsene in giro in quella città silenziosa, ancora emotivamente distrutta dall'attacco di pochi giorni prima, era motivo di ansie ed insicurezze crescenti, per la Vipera era esattamente il contrario. Ad Oto non faceva che spostarsi da un posto all'altro il più in fretta possibile, senza perdere tempo ad esplorare la città, preferendo starsene rinchiusa in amministrazione o a casa sua, al sicuro. Per le strade era normale sentire grida, richieste d'aiuto o simili, e se persino le vie più trafficate erano ricolme di mendicanti, ladri e probabilmente stupratori, nei vicoli più oscuri era probabile che trafficassero organi e chissà quali altre orribili trattative. La kunoichi fece un profondo sospiro. L'aria profumava di fresco. Nessun olezzo sospetto di cadavere o di fogna. Il silenzio regnava sovrano, rotto solamente da qualche cicala ed i chiacchiericci di gente appostata fuori dai locali. Era tutto così tranquillo, così sicuro, sarebbe potuta restar fuori a passeggiare per ore. Qualsiasi otese che l'avesse vista in quel momento non sarebbe stato in grado di riconoscerla. Potersene star fuori senza avere i nervi tesi per paura di essere attaccati all'improvviso era un lusso che a casa non poteva permettersi. Le sarebbe mancato tantissimo quel momento, una volta tornata alla realtà.
    Nonostante l'empatia non fosse la specialità di Hebiko, per non accorgersi del disagio di Raizen bisognava essere completamente ritardati. Lo osservò perplessa per qualche istante, balbettando mentre recuperava il focus:

    Ah, mh... Divan- il film! Già, sì, si voleva vedere un film. Ma basta macchinoni nel deserto.

    Ridacchiò. Per una delle pochissime volte nella sua vita, ci teneva a mettere a suo agio la persona accanto a lei. Certo, quello poteva essere un tentativo piuttosto freddo dal punto di vista di una persona qualsiasi, ma conoscendola, era un gesto davvero importante.
    Portò le mani dietro la schiena, osservandosi timidamente in giro. Voleva dire qualcosa, ma non trovava le parole. Avrebbe passato qualche minuto buono a mugolare sottovoce di tanto in tanto, sentendo le parole bloccarsi in gola. Non aveva mai provato un'emozione simile, non capiva perchè le si strozzassero le parole prima di uscire. Le era capitato con Febh, quando aveva avuto particolarmente paura, ma quello non era decisamente il caso! Forse sotto sotto della paura c'era, ma non era la stessa cosa. Si fece forza, sentendo il viso andarle a fuoco, per poi trovare finalmente il coraggio di borbottare fuori qualcosa:

    Allooooora... Insomma. Dopo queste giornate passate insieme... Ti sei convinto di non essere più così solo come credevi?

    All'ospedale si era pianto addosso per la cosa, mostrando sorpresa alla proposta di Hebiko. Non poteva biasimarlo, lei stessa era sorpresa per la sua stessa proposta. Stava agendo parecchio d'istinto ultimamente. Forse l'aria di sicurezza che circondava Konoha le permetteva di liberarsi di più dai suoi stessi blocchi mentali.


    Edited by Waket - 17/7/2018, 22:38
     
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    Un Volto Gentile


    - VIII -




    Il Colosso guardò sorpreso Hebiko, come se fosse offeso da quella domanda?

    Divano?
    No, no, non se ne parla, sei stata invitata, meriti di meglio che casa mia possa offrire!


    Avrebbe glissato sul fatto che il letto scelto con più cura era quello presente nella sua stanza, per il momento quantomeno.
    All’esterno Hebiko lo distrasse cercando di pianificare il dopo cena.

    Mh.
    Film.
    Ultimamente di davvero interessante è uscito poco…
    È un po' vecchiotto ma l’Avvocato di Orochi è interessante, ma non riesco a dirti di più senza rischiare di farti qualche spoiler.
    Però ha un bel cast.


    Certo, non veniva lesinato neanche il sesso, ma nei film capita, è una parte della vita dopotutto.
    Erano al cancello esterno di casa quando Hebiko le chiese se ancora si sentiva solo.

    Mh!

    Aveva le chiavi in mano, ogni volta si sentiva stupido ad usarle per aprire un cancelletto ma quella volta l’esitazione che gli bloccava la mano era diversa, passarono interminabili secondi prima che prendesse le chiavi in mano, stringendole nel pugno.

    Si.

    E senza aggiungere altro le prese un braccio, senza stringere, ma con una presa sufficientemente salda da trascinarsela dietro.
    Un film si poteva vedere ovunque, una casa erano solo quattro mura, ed un letto era solo un giaciglio soffice, lui, Raizen, era ben altro.
    Non era facile dire per quanti metri avevano corso, nonostante Hebiko fosse migliorata fisicamente dal loro ultimo incontro Raizen gli stava ancora parecchie spanne sopra, senza contare che ogni tanto veniva avvolto da scariche elettriche innocue ma durante le quali la sua velocità aumentava vertiginosamente.
    Fermatosi al limitare della foresta, con un leggero fiatone si voltò verso di lei sorridendo.

    Vieni qui a guardare.

    Uscendo dal fitto degli alberi, lontano dalle luci artificiali di Konoha il cielo aveva assunto tutta un’altra apparenza, era una notte tersa ed era facile vedere una quantità spropositata di stelle che non facevano fatica ad illuminare l’erba quanto bastava da non farla apparire nera, ma di un verde molto scuro.

    Siamo lontani da tutto, da tutti qui.

    Era una radura abbastanza grande da rendere complesso distinguerne i confini, erano probabilmente nell’altopiano alle spalle di Konoha, e li, lunghi fili d’erba la facevano da padrone, arrivando a lambire il bacino di Raizen.
    Non era una serata affatto fredda e con tutta quell’erba per stare comodi bastava stendersi, dopotutto non erano nel bosco dei sussurri, li non c’erano bestie selvagge create da chissà quali incroci genetici.
    Battè con la mano accanto a se.

    Penso che ci sia spazio anche per te.

    La fece sedere.

    Qui, dopotutto, siamo soli.

    La sua mano destra si avvicinò a lei, oltre poco oltre la guancia, e mentre l’accarezzava, quasi distraendola, forse per una leggera deformazione professionale ed una certa passione per le sorprese, la baciò.

     
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