La Più Grande delle MinacceIl Crollo di un'Era

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    Fine e Inizio


    Post 1 ~ Eiatsu

    La ragazza si sarebbe appoggiata con la spalla all'architrave della porta, con il respiro affannato. Di quanto era successo nell'ora precedente aveva un ricordo confuso. Aveva affrontato un nukenin, di questo era certa, ma per una frazione di secondo le era sembrata di osservare la scena da un punto di vista esterno, quasi non fosse lei a muovere il suo corpo. Quando era tornata in sé, la testa le doleva. Il male aveva continuato ad aumentare, minandone la concentrazione. Del battibecco tra Kato e Hebiko non aveva capito molto e quando il consigliere temporaneo le aveva affibbiato come incarico quello di custodire le mura si era limitata ad annuire, incapace di formulare una frase compiuta. Insieme alle fitte al capo le stava crescendo dentro una terribile ansia, una sensazione di urgenza che l'aveva spinta a precipitarsi fuori dal palazzo dell'amministrazione per cercare qualcuno che potesse aiutarla. Sulla via maestra, aveva volto lo sguardo verso la strada che conduceva a Villa Mikawa. Improbabile che il padrone di casa, il capoclan, fosse rientrato dalla sua misteriosa assenza proprio in quel breve intervallo di tempo. Perciò si incamminò verso l'obitorio, situato nei sotterranei dell'ospedale. Era certa di poter trovare lì l'unica altra persona su cui sapeva di poter fare affidamento ad Oto.

    Scese le scale fino alla sala delle autopsie, circondata da un silenzio surreale che tuttavia le concedeva un minimo di sollievo. Le sembrava che la testa potesse scoppiarle da un momento all'altro. Le luci erano accese, perciò spinta da una fiducia molto simile alla disperazione, varcò l'ultima soglia. Accennò un sorriso quando riconobbe la figura familiare stagliarsi davanti ad un tavolo operatorio occupato, ma un istante dopo si portò la mano alla testa per contenere l'ennesima fitta. Eiatsu...sama... Ispirando ed espirando profondamente, per riprendere fiato dopo la lunga corsa e per cercare di placare le stilettate da dietro gli occhi che l'emicrania le stava infliggendo, raccontò al jonin quanto era successo. Kato...san... Era solo il primo nome sopra una lista... Ed io... Ho dovuto accettare... Perché Hebiko-san si è rifiutata... L'eliminatore sembrò infastidito dalle nuove portate dalla piccola genin, ed il suo modo di esternarlo fu piuttosto diretto. Harumi non ci fece caso, perché sapeva che Eiatsu non aveva tatto a causa della sua scarsa consuetudine per la conversazione, con esseri viventi almeno. Soprattutto, aveva urgenza di chiedergli consiglio su ciò che le stava accadendo. Una malattia improvvisa? O forse qualcosa di peggio? E...Eiatsu...sama...io... In quel momento, la terra tremò.

    La fanciulla si sarebbe ritrovata sul freddo pavimento dell'obitorio senza neanche ricordarsi come ci era finita. Probabilmente aveva perso l'equilibrio durante la scossa ed aveva battuto la testa, o forse era svenuta per il dolore combinato con la sorpresa. In ogni caso, sarebbe durato un battito di ciglia, e il suo compagno se ne sarebbe accorto a fatica nella baraonda che aveva seguito la scossa. Stranamente, dopo aver chiuso gli occhi per quella frazione si secondo, la sembrava di stare lievemente meglio. Il dolore alle tempie persisteva, così come il voltastomaco, ma meno intensi. Ascoltò le parole dell'eliminatore, e ne colse la preoccupazione. Per il Villaggio, certo, ma anche per lei. Con un sorriso stanco, ma sincero, annuì. Se me lo chiede lei, Eiatsu-sama, forse non sarebbe poi così male... Le sue condizioni di salute avrebbero aspettato. Mentre si facevano strada dalla stanza malmessa, Harumi afferrò un barattolino contenente un farmaco contro la cefalea e ne buttò giù un paio di pillole, resistendo al conato che quell'azione le aveva provocato. Doveva tenere duro un altro po', per il bene di tutti. Solo, fin che stavano uscendo, la piccola jinchuriki avrebbe allungato una mano per afferrare una manica del vestito dell'uomo, alla ricerca di un contatto che avesse potuto darle quel minimo conforto di cui abbisognava. Mi affido a lei, Eiatsu-sama... Come sempre.

    Dalle rovine del gigantesco palazzo si levavano ancora volute di polvere generate dall'esplosione quando Harumi ed Eiatsu giunsero sul posto. La medicina sembrava aver fatto almeno in parte effetto e la mente le era tornata lucida, sebbene il male pulsante permanesse. La giovane, dopo aver rimirato quello spettacolo tra l'affascinante e il terrorizzante per alcuni lunghi secondi, spostò lo sguardo sul superiore. Nel vederlo trasalire, si sentì a sua volta spaventata, a maggior ragione perché a farle paura era qualcosa che non conosceva. Sekai? Che cos'è? Vista la situazione in cui si trovavano, non sembrava nulla di buono in effetti. E dovevano essere in guai enormi se perfino Eiatsu, che aveva imparato a conoscere come persona schiva e riservata, si era messo a dare ordini, coordinando l'azione dei presenti come avrebbe fatto Diogene, se fosse stato presente. Harumi raccolse la ricetrasmittente che il jonin le aveva porto, sistemandola all'orecchio. Era certo strano vedere l'uomo, che poteva essere considerato una sorta di tutore per lei, così dedito a quel compito ingrato, ma ancora più sorprendente era il suo desiderio che nessuno dei presenti ci rimettesse la vita. La giovane kunoichi si ritrovò a pensare che quel lato umano in Eiatsu non le dispiaceva, anzi, le avrebbe fatto piacere vederlo più spesso. Facendo un passo verso di lui, Harumi l'avrebbe guardato negli occhi come non faceva da tempo, incredibilmente seria, ma con delle sfumature di tenerezza nascoste sul fondo delle sue iridi brillanti. Eiatsu-sama, per favore, cerchi anche lei di non morire...

     
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