La Più Grande delle MinacceIl Crollo di un'Era

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    La quantità di esposizione riguardante la vita, morte e miracoli di importanti membri del villaggio oltre che rivelazioni sicuramente sorprendenti che stavano venendo a galla con grande stupore e commozione dei presenti, passò completamente sopra la testa inebriata di Haru, la quale si ritrovò rapidamente estromessa dal discorso.

    Apparentemente ad Oto era uso non curarsi più di tanto delle sciocchezze dette dagli ubriaconi ed anche quel paio di visi conosciuti, o meglio, multiple paia di visi visto l'effetto degli alcolici sulla vista della donna, sembrarono ignorarla essendo rivolti interamente a ciò che avveniva sul palcoscenico principale.

    In tutto questo in compenso la donna avrebbe dato mostra di una notevole fortuna nello schivare i lapilli e le scintille emesse dai lucertoloni grazie ai suoi sgraziati ed imprevedibili riflessi da ubriacona, seguiti da una serie di singhiozzi prima di riuscire a dare un senso ed una forma alle sagome lucertolesche comparse attorno a lei.

    Alle sue spalle proseguiva un qualcerto brusio di gente che parlava a turno a dispetto del fatto di essere circondati di lucertole giganti, segno che forse lei fosse l'unica a vederle dandole l'idea che forse avesse alzato un po' troppo il gomito e ricordandole la sbornia degli elefanti rosa.

    Oh. Mio. Dio. La sbornia degli elefanti rosa.

    Urgeva riprendere il controllo della situazione e dato che nessuno si era offerto volontario per spiegarle la situazione ed indicarle chi meritasse la raffica di schiaffi, forse era il caso che cominciasse ad ascoltare meglio ciò che veniva detto e si decise a prendere un sorso da una fialetta che si portava dietro, non le avrebbe fatto passare del tutto la sbronza, ma le avrebbe dato un minimo di lucidità extra, un preparato notevole di un negozietto un po' nascosto del villaggio, gestito da una vecchia erborista che non sembrava sentirci più ma che in compenso ne sapeva assai di ciò che cresceva in terra.

    L'odore pungente le trapassò le narici quasi facendole tornare su un secondo conato di vomito, prima che si decidesse a tapparsi il naso e mandare giù il fetido intruglio che sapeva di estratto di puzzola distillato nel piscio.

    Non che lei sapesse per esperienza quale fosse il loro sapore, ma un'idea se l'era fatta e quella roba per lei rientrava perfettamente nella descrizione.

    C'era da riconoscere che per lei portarsi al passo con gli eventi sarebbe risultato difficile anche se fosse stata completamente sobria, visto che la sua conoscenza del villaggio ninja era limitata dal fatto di non esservi nata e cresciuta e tutto quel parlare d'eredità e leader defunti non era per niente territorio a lei familiare che in eredità non aveva mai ricevuto nulla e non ricordava molto dei propri genitori, abituata a dover badare a sé stessa sin da piccola.

    Tuttavia, captò le parole di un tipo bizzarro dalla folta chioma nera che si chiedeva se fosse possibile per Oto avere un unico vero leader ed ecco, su questo Haru un poco ne capiva e così s'intromise nel discorso sempre con un tono di voce più elevato del dovuto ed ancora con una bella punta di ubriachezza:

    "Guys guys!!!
    Dalle mie parti un vero Leader non si elegge, il posto se lo prende ed è quella la sua prova, finché rimane un leader potente riuscirà a rimanere al suo posto, altrimenti verrà sostituito da qualcuno più forte e la gang, voglio dire il villaggio, si rafforzerà.

    Non avete nessuno da accoppare!?
    Potreste prendervela con chi ha accoppato il vecchio boss per far capire loro chi è che comanda invece di disturbare la mia serata da sbronza al bar!

    Il che mi ricorda, a chi devo offrire un frullato di schiaffi per il casino di prima e perché le lucertole continuano a rimanere lì a fissarmi?

    Non sono l'unica a vederli, right!?"


    Un dubbio che onestamente avrebbe fatto meglio a tenere per sé.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Figli Perduti di Oto


    Tenma, interrogato riguardo ai misteriosi assalitori si mostrava flemmatico come sempre. Non sono in grado di discriminare quante fonti di chakra ci siano nel sottosuolo...o se ce ne siano. Deve esserci qualche jutsu che crea interferenza o qualcosa del genere. Quanto a quei due...ti sono superiori, senza dubbio, e sembra che condividano la stessa fonte di chakra. Piuttosto non riesco a definirne l'esatta natura. Hebiko pensa che si tratti dello Yakushi, e in effetti il suo chakra gli somiglia notevolmente...ma non è esattamente il suo. A meno che durante la sua assenza non abbia appreso qualcosa che ne ha cambiato intimamente le capacità, non posso affermare con sicurezza che si tratti di lui. Verso Haru invece, dopo l'audace espressione del suo contenuto gastrico, arrivò solo una lunga e indifferente occhiata di Teppei, seguita dal lancio di un rotolo di chewing-gum da parte di Yayoi. Liquirizia e Ginseng. Aiutano a tener giù l'alcool, fidati. La sottoposta di Shinken non sembrava prendere troppo sul serio la faccenda, a ben guardare.

    All'apparizione delle massicce lucertole Tenma non sembrò particolarmente colpito dall'affermazione della Segretaria, come se gli insulti scivolassero addosso al suo modo di fare estremamente rilassato, mentre la Regina delle Salamandre non la degnò nemmeno di un'occhiata, come se non la sentisse nè riconoscesse. Gli altri shinobi rimasero guardinghi e nessuna delle tre guardie del Daimyo rispose affermativamente alla domanda di Eiatsu: nessuno di loro sapeva come spezzare un vincolo di Richiamo. venne quindi il momento della lunga esposizione dell'uomo definito come Padrone dal suo serpente, con il racconto su quali fossero le ombre del passato di Oto e di come quell'ombra avesse ancora i suoi artigli tesi sul Villaggio. Almeno fino a quando Hebiko non si decise a parlare, affermando della morte di Orochimaru e di quale fosse la sua reale identità, con tanto di discorso accalorato che tuttavia non raccolse l'immediato consenso sperato. E tuttavia, mentre lei parlava svelando segreti che le era stato imposto di tacere, la figura davanti al gruppo di shinobi si limitò a sorridere, come se ogni pezzo stesse andando al suo posto.

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    Kamine e Harumi erano su lunghezze d'onda molto simili nell'affermare la loro fedeltà a Oto, anche se per motivi diversi, e nel sottolineare che tutto quel discorso sul passato era assolutamente irrilevante, e che serviva invece guardare al futuro.

    Non può esistere alcun cambiamento senza la distruzione. Non può esistere alcuna rinascita senza una morte. Non potete sfuggire al passato, perchè anche distruggendolo ne accogliete una parte dentro di voi.

    Oto è luogo in cui la forza può dare vita ai desideri. Questo resterà, Harumi.
    Oto è luogo che si libererà del Fardello e andrà avanti. Questo resterà, Kamine.



    Hebiko intanto si era allontanata dal serpente metallico e dal suo Padrone, ottenendo solo che questi avanzasse per avvicinarsi al gruppo di Shinobi. Hebiko fu la successiva a cui rivolse le sue parole, che tuttavia, nel loro sinistro timbro da esaltato guerrafondaio, portavano comunque un messaggio valido per tutti i presenti.

    Non vi è alcun segreto di Orochimaru che non contempli una sua possibile rinascita. Un suo possibile ritorno. Tutto deve essere cancellato. L'Eredità sta nell'evitare ciò che lui è stato. Nell'essere TE stessa, e se questa visione di Oto è il tuo desiderio, allora dovrai trovare la forza di renderlo tale. Non sarà solo un nome del passato a darti la forza. Gli alleati forse, sono parte della tua forza, ma non avere illusioni, o il tuo desiderio resterà solo un sogno lontano.

    E poi il duo formato da Kato e dal giovane Yukine sollevò la sua voce mostrando diffidenza e portando domande invece che risposte. Dubbi invece che considerazioni. Chiedevano chi fosse lo straniero che aveva così apertamente danneggiato in maniera irreparabile uno dei simboli di Oto. Dubitavano della bontà delle sue parole così come della verità che esse trasportavano, e anche se i toni erano molto diversi, il concetto fondamentale era che non avrebbero ascoltato, nè si sarebbero fidati.

    Eppure Harumi ha espresso chiaramente il concetto. Che importanza può avere il mio nome o la mia identità? A Oto conta ciò che voglio ottenere e ciò che sono, non una semplice parola che possa identificarmi.

    Aprì le braccia e al contempo accelerò la rotazione delle colonne di luce, ora certo più facilmente distinguibili come dei veri costrutti composti da chakra che ruotava rapidamente. Non si immersero nel terreno provocando il tremendo terremoto di cui certo Eiatsu avrebbe potuto avvisare gli altri, ma stavano per farlo, e quella era certamente una minaccia più che tangibile.

    Potete chiamarmi come meglio credete, ma io sono colui che VUOLE distruggere ciò che è stato senza lasciarne traccia. QUESTO è il mio desiderio, il mio obiettivo. Distruggere ogni legame col passato per permettere la rinascita liberi da vincoli. Non intendo condurre Oto, ma solo dargli una spinta iniziale. Io NON sono Orochimaru.
    Qualcuno qui può opporsi a questo mio desiderio? Chi fra voi ha la forza di impedirmelo? Chi ha una volontà tale da potermi fermare?
    E chi invece si unirà a me?


    Alla fine era quella la sua domanda fondamentale e la sua dichiarazione di intenti. Distruggere il palazzo e tutto ciò che conteneva, anche le cose preziose, e permettere a Oto di ricominciare senza l'ombra del Serpente a incombere sul suo futuro. Facile a parole, ma terribile nelle implicazioni, specie se si considerava quanto si stava sacrificando per un avvenire incerto. E chiedere alla folla di scegliere e schierarsi, dietro la minaccia della sua forza decisamente superiore rispetto alla media dei ninja presenti chiaramente rendeva quella situazione molto simile alla scelta dell'orco: morire subito o morire più tardi? Haru, con la sua ubriachezza molesta ed Eiatsu furono quelli a cui si rivolse per ultimi.

    Ciò che cerco non è l'auge di un vecchio ordine. Paragonarsi al passato è ciò che dobbiamo smettere di fare. Il nuovo non sarà il vecchio. La distruzione è inevitabile, ma si può sempre ricostruire.
    Tutto ciò a cui miro è un nuovo inizio. Sotto ogni senso.

    Poichè questa donna dice il vero, e in questo confermo le parole dell'Erede. Orochimaru è morto. Il Nidaime è morto. Da mesi. Anni.
    Traditori di Oto e dell'Accademia si sono levati contro il legittimo condottiero del Suono. Hanno tramato e cospirato nell'ombra, indagando sulla sua natura e sulle sue origini, decidendo di compiere l'atto più innominabile: uccidere un capo e nascondere il fatto al popolo, approfittando della sua scarsa presenza per farla franca. L'accademia condanna chi uccide un Kage legittimo come Nukenin. E due ninja di Oto, proprio per Oto, hanno accettato il peso di questo peccato pur di liberare per sempre il Suono dalla piaga di Orochimaru.
    Essere affiliati a Febh Yakushi e a Diogene Mikawa significa essere complici di due Kagecidi.
    Significa essere nemici dell'Accademia.

    Ma a mio dire, significa essere Eroi del Suono.

    La Serpe scoprì il loro gioco e li sfidò apertamente. Nelle viscere del palazzo riposa un macchinario capace di generare copie viventi di qualunque essere vivente. Copie perfette, ma dalla mente programmabile. Il piano di Orochimaru non era più diventare immortale, almeno non direttamente...ma sostituire ogni singolo ninja di Oto con una copia a lui completamente fedele. Una copia che avrebbe agito unicamente per la ricerca della vita eterna e che non si sarebbe mai lamentato. Una copia che avrebbe combattuto, facilmente sostituibile, per permettere al Suono di conquistare gli altri villaggi.
    I due Jonin erano giunti al palazzo su invito, con la chiara intenzione di uccidere il loro Kage, ma una volta scoperto questo suo piano decisero che ucciderlo non era sufficiente: dovevano cancellare sia lui che la sua creazione...sperando che non avesse già iniziato a sostituire i ninja del villaggio con le sue copie.

    Quindi, donna nerboruta...ora hai i nomi di chi ha "fatto fuori il vecchio boss". E sai anche che sono stato io a interrompere qualunque sciocchezza tu stessi vivendo in questo momento.


    Le si avvicinò, ignorando gli altri, arrivando persino a dar loro le spalle se fosse stato necessario, ma avrebbe quasi travolto Haru con la fredda pressione che nasceva dal diverso grado di potere, pur senza usare tecniche o capacità ninja, anche se avrebbe sollevato una mano, piegata come se volesse afferrare qualcosa. Hebiko avrebbe certo riconosciuto quella posizione: Febh aveva messo la mano a quel modo quando la aveva afferrata al collo a distanza col chakra adesivo, quasi strangolandola.

    Quindi dimmi. Risponderai alla mia domanda? Sceglierai uno schieramento? O morirai nel tentativo di colpirmi con quelle tue mani dalle dimensioni eccessive?

    Edited by Febh - 13/8/2018, 00:40
     
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    La risposta di Haru alla domanda del misterioso individuo sarebbe forse stata sorprendente per molti dei presenti, in quanto non sembrava allinearsi alle emozioni di nessuno di essi, alcuni erano disinteressati e distaccati, altri rischiavano di farsela sotto dalla paura ed alcuni erano pronti a radunare il proprio coraggio per affrontare l'avversario e difendere ciò che per loro era prezioso, ma nessuno dei presenti probabilmente avrebbe risposto alla velata minaccia di quel tipo con una risata sonora e stranamente sincera.

    "BWAHAHAHAHAHAHAH!!!"

    Forse il contenuto della boccetta che aveva ingerito oltre al mix di liquirizia e ginseng datole da una donna dai capelli bianchi che stava masticando per ridurre gli effetti della sbornia ancora non avevano fatto effetto, oppure poteva darsi che fosse davvero tanto pazza, ma era chiaro che vi fosse qualcosa di estremamente divertente nelle parole dell'uomo dal suo punto di vista e forse le sue parole avrebbero reso più chiaro agli altri ciò che pensava:

    "You're so funny man!
    Il mio era un consiglio per questa banda di pesci lessi, una soluzione semplice ed efficace al vostro problema di leadership, un problema del quale non m'interessa far parte."


    Tuttavia, il suo sguardo si fece improvvisamente più attento e fisso sull'uomo dinnanzi a lei, in maniera non dissimile a quello di un predatore che avesse adocchiato la sua preda, per quanto ella fosse del tutto disinteressata alle sorti della politica del villaggio, rimaneva il fatto che l'avesse sfidata e per quanto avesse già imparato che in un villaggio ninja le apparenze non fossero tutto, ancora non le era capitato di scontrarsi in maniera diretta contro un avversario realmente superiore a lei, la sua mostruosa forza fisica compensava la sua inesperienza nelle arti ninja, ma doveva ancora incontrare i veri predatori di quel luogo.

    "E sappi che le mie mani meravigliose sono della giusta dimensione..."

    Con un gesto più rapido di quanto alcuni dei presenti non fossero in grado di vedere (Velocità 575), Haru avrebbe tentato di afferrare il polso della mano tesa in avanti dall'uomo approfittando della poca distanza tra i due (Sotto 1,5 metri).

    "... per tenerti più vicino!"

    In caso di successo, non avrebbe tardato a colpirlo con un potente e doloroso calcio al fianco del lato dal quale lo aveva afferrato, il quale in caso d'impatto con un uomo normale avrebbe causato l'immediata frattura del costato oltre che seri e gravi danni agli organi interni con conseguenti emorragie interne (Potenza 575).

    La donna poteva già udire lo scricchiolìo familiare delle ossa che si spezzavano, una lingua universale parlata da chiunque fosse in grado di dialogare con colpi portati da una forza sovraumana, un argomento molto valido con chi non era in grado di parlarlo ma solo di sentirlo forte e chiaro sulla propria pelle.

    Questo era uno dei nuovi trucchetti che aveva appreso al villaggio grazie ad un utilizzo rudientale del chakra che scorrendo lungo il suo corpo muscoloso le aveva consentito di oltrepassare i suoi limiti in maniera esplosiva al costo di alcune delle sue riserve (Speso un Medio-Basso di chakra).

    Colpo Brutale - Mugoi Ouda
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può tentare di afferrare gli arti superiori dell'avversario, presente entro 1,5 metri, con Velocità incrementata di 3 tacche. Se afferrato, l'utilizzatore eseguirà un calcio al fianco con Forza incrementata di 3 tacche accompagnando il gesto con uno strattone che può causare semiparalisi per 2 round.
    Tipo: Taijutsu - Rendan
    (Consumo: Mediobasso)
    [Da studente in su]
     
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    L'ultimo Arrivato


    La Più Grande delle Minacce • Capitolo I

    Munisai ebbe appena il tempo di farfugliare un'imprecazione nel destarsi a causa della sirena, che la terra tremò facendo oscillare il letto e la stanza intera. Balzò in piedi uscendo sul balcone, cercando ci scoprire la causa del tumulto. La sua villetta, presa in affitto proprio quel dì, si trovava in periferia, dunque non godeva di una visuale ottimale del centro città, se non in lontananza. Ma il giovane riuscì ugualmente a capire che laggiù stava succedendo qualcosa di grave. Per le strade si stava già consumando un fuggi fuggi generale, dove la maggior parte degli abitanti, apparentemente civili, si allontanavano dal punto dell'ipotetico cataclisma, mentre alcuni, sicuramente dei ninja a giudicare dall'abbigliamento e dalle movenze, si fiondavano nella direzione opposta, probabilmente richiamati dall'allarme e dal casino generale. Sbuffando, tornò in camera da letto e mise qualcosa addosso, agguantò quel poco d'equipaggiamento su cui era riuscito a mettere le mani e si gettò in strada.
    Se non altro non rischierò di annoiarmi qui sorrise tra sé beffardo.

    Non sapeva bene dove andare, a dirla tutta. Ogni cosa era nuova per lui, e il fatto che il sole fosse ormai scomparso oltre l'orizzonte non lo aiutava certo ad orientarsi nel groviglio di strade, stradine e vicoli. Inizialmente fu sufficiente procedere in direzione opposta rispetto alla moltitudine di persone che sembrava nel bel mezzo di un'evacuazione in piena regola, ma più il ragazzo si faceva d'appresso e più le vie si facevano deserte, mettendolo in difficoltà. Il suo vagare alla cieca fu però prontamente interrotto da una seconda scossa e da un boato. Il giovane si fermò un attimo a centro strada, al riparo da possibili crolli e calcinacci vari.
    Era ormai più che evidente che non si trovasse di fronte ad un mero fenomeno sismico. Gli strani rimbombi che si potevano udire, il terrore del popolo e l'intervento degli shinobi lasciavano intendere che qualcosa di molto più pericoloso fosse all'opera. Ne ebbe la certezza quando, in lontananza, vide delle luci risplendere nel cielo. Quattro cilindri di luce, ad occhio e croce lunghi più di dieci metri. Ora sapeva senza ombra di dubbio qual era la giusta direzione, ma a quel punto la domanda sorgeva spontanea: era prudente avvicinarsi?
    I ninja erano stati convocati, ormai era chiaro che l'allarme a quello servisse. Ma lui non era un ninja del Suono. Non ufficialmente, non ancora. E a seconda dei casi, avrebbe potuto rimetterci le penne, lui che non aveva nessun addestramento formale e nessuna speranza contro quei mostri capaci di incanalare e brandire il chakra come la più devastante delle armi. Poteva trattarsi di un attentato terroristico o dell'attacco di una forza nemica. Sicuramente lo sembrava. Poteva realmente sperare di combinare qualcosa? E, possibilmente, portare a casa la pellaccia?
    Rifletté Munisai, con la freddezza e il pragmatismo che lo contraddistinguevano. Sicuramente non sarebbe stato da solo, ci sarebbero stati senza dubbio elementi di spicco della gerarchia militare di Oto. Non poteva essere altrimenti in un momento di crisi come quello. E lui stava per fare il suo debutto in quel mondo. Poteva mai farsi sfuggire l'occasione di osservarlo e testarne la consistenza così da vicino, in una situazione di reale pericolo? Fianco a fianco con i migliori guerrieri del Villaggio?
    Neanche per sogno. Non si sarebbe fatto scappare l'occasione di farsi conoscere e riconoscere da quelli che, in breve tempo ne era convinto, avrebbe potuto chiamare suoi pari. Inaugurare il suo servizio non con qualche insulsa missione di quarta categoria ma in una situazione seria come quella sembrava, beh...avrebbe dato tutto un altro prestigio alla sua incursione nel mondo ninja. Non poteva perdere l'opportunità di mettersi in gioco e mostrare le proprie doti. Non quando riteneva di poterla fare franca.
    Allungò il passo, deciso nel suo incedere e tenendo sempre i sensi all'erta. Arrivò infine nei pressi della piazza sulla quale affacciava un edificio dall'aria importante e antica, che si rivelò anche essere l'epicentro di tutta la vicenda. Le colonne di chakra erano sospese al di sopra di esso, minacciose. In lontananza si poteva scorgere un nutrito gruppetto di persone. D'un tratto, il terreno si deformò partorendo due enormi rettili, le bestie più grosse che Munisai avesse fottutamente visto. Ruggirono feroci, spruzzando scintille e lapilli incandescenti sull'intera piazza e sugli attoniti astanti. Il ragazzo era ancora distante ed evitò la malefica pioggia, ma non di molto.


    Osservò le creature con preoccupazione e reverenza, il suo viso come pietrificato in una espressione seria, corrucciata. Una goccia di sudore freddo gli scese dalla fronte. Era ancora in tempo per tornare indietro, nessuno aveva ancora notato il suo arrivo, o comunque avevano ben altro a cui pensare per prestargli attenzione.
    Strinse entrambi i pugni ed un ghigno di pura esaltazione gli si dipinse sul volto. Aveva fatto tutta quella strada per scappare con la coda fra le gambe alla prima mostruosità che gli si parava davanti? Quello era il mondo dei ninja, la normalità era un optional, e lui lo sapeva bene. Era lì apposta per imparare a dominare e a distruggere qualsiasi ostacolo avesse incontrato sul suo cammino. Diavolo, probabilmente sarebbe diventato un mostro lui stesso per riuscirci. E gli stava bene.
    Stava avvenendo tutto tremendamente alla svelta, non si aspettava di essere messo subito alla prova in quel modo. Ma non aveva importanza. La ritirata non era un'opzione a quel punto.
    Percorse dunque la piazza ostentando sicurezza. Chi avesse distolto per un attimo l'attenzione dalla figura incappucciata, chiara autrice di quell'attacco, per porlo sull'ultimo giunto avrebbe visto un ragazzo appena sopra i vent'anni, ben piazzato, dalla ribelle chioma rosso acceso e dagli occhi di un peculiare verde acido. Indossava abiti semplici, stivali e pantaloni scuri, comodi e una maglia a mezze maniche bianca. Null'altro, a parte il modesto equipaggiamento assicurato perlopiù alla vita e gli inseparabili occhiali da lavoro a fasciargli la fronte. Si dispose in mezzo al mucchio di gente, ben sicuro di non esporsi in prima linea.

    Arrivò giusto in tempo per ascoltare l'interessante racconto dello sconosciuto che celava deliberatamente la propria identità. Un racconto sugli albori del Suono, su Orochimaru e l'apparente tracollo di quest'ultimo, fino ad arrivare alla situazione odierna del Villaggio. Quasi tutto ciò che disse era di dominio pubblico, scritto nero su bianco nei libri di storia. Tranne che per alcuni passaggi chiave, come ad esempio il fatto che il Sannin non fosse mai realmente morto, ma bensì sostituito da un suo clone sotto le mentite spoglie del Nidaime. E che quello stesso Nidaime fosse morto ormai da tempo all'insaputa di tutti, ucciso in gran segreto da due Jonin di Oto.
    L'uomo incappucciato non fece mistero delle sue intenzioni. Voleva radere al suolo quel palazzo, simbolo del potere del Serpente, e cancellare così qualsiasi traccia o ricordo del suo operato. E voleva rendere i ninja del Suono partecipi di questa distruzione che avrebbe, a suo dire, portato ad un nuovo inizio, e per questo chiese a tutti non solo un parere su quanto avevano appena appreso, ma anche di fare una netta scelta di schieramento: sposare la sua causa o tentare di fermarlo.

    Alcuni pronunciarono la loro idea, altri esposero cosa rappresentasse il Villaggio per loro, qualcuno pose delle domande all'assalitore. Uno dei presenti addirittura rivendicò diritti su quel luogo e un presunto legame diretto con il suo antico proprietario.
    Munisai era rimasto in silenzio a braccia conserte tutto il tempo, ascoltando attentamente le parole di tutti, non potendo fare a meno di riscontrare la stranezza della situazione. Una figura minacciosa che evidentemente aveva la forza di portare a compimento i suoi propositi ma sembrava voler portare prima gli shinobi di Oto dalla sua parte. Shinobi che, di contro, si dimostravano o disinteressati o arrendevoli nei confronti di ciò che, di lì a poco, sarebbe potuto verificarsi. Di certo nessuno dei presenti, malgrado la superiorità numerica, pareva incline a voler fermare lo sconosciuto con la forza. Sembrava quasi fosse una loro vecchia conoscenza, ma questo forse si sarebbe scoperto più avanti.
    Fatto sta che anche il rosso trovò occasione di esprimersi, in quella arena dove a tutti veniva richiesto di esporsi.
    Non ritengo che questa sia una buona idea esordì, attirando su di sé gli sguardi di tutti. Pur mantenendo una posizione leggermente arretrata riusciva comunque a guardare e ad essere visto da tutti grazie alla sua statura considerevole.
    Oh, immagino che io debba presentarmicontinuò con tono tranquillo, rivolgendosi non tanto all'uomo del mistero quanto a tutti gli altri.
    Mi chiamo Munisai Kanashige, aspirante shinobi del Suono. Mi sono appena trasferito qui, ma mi auguro vorrete ugualmente ascoltare la mia opinione.

    Ebbene sì, dire che Munisai fosse nuovo era un eufemismo. Era letteralmente appena arrivato. Dopo aver superato i rigidi controlli alle mura, aveva passato ore in Amministrazione a rispondere ad interminabili domande, a compilare moduli e a sbrigare buona parte della burocrazia che, infine, gli aveva garantito la cittadinanza e residenza otese. Aveva poi fatto domanda di arruolamento nelle forze ninja, e ottenuto qualche articolo di equipaggiamento. Successivamente aveva cercato e trovato un'abitazione dove stabilirsi. Una giornata lunga, ma lontana dall'essere finita per il giovane.
    Cercare di costruire un futuro migliore per il Villaggio non implica, a mio dire, dover ripudiare il suo passato cancellandone ogni traccia, come se ce ne vergognassimo.
    Per molti Orochimaru era un mostro macchiatosi di indicibilii atrocità, ma in fondo era un semplice fautore della filosofia otese che vige tutt'oggi, seppur portata alle estreme conseguenze. L'ha detto lei stesso, no? "Oto è luogo in cui la forza può dare vita ai desideri".
    Egli era l'incarnazione di questo principio.
    Aveva forza da vendere, e un desiderio tra i più ambiziosi. E fino al suo ultimo respiro ha continuato a perseguirlo, con ogni fibra del suo essere, contro tutto e tutti.
    Con ogni mezzo a sua disposizione.
    E per questo, a dispetto di tutto, avrà sempre il mio rispetto.
    Sono fiero di intraprendere la mia carriera ninja in un Villaggio fondato da una figura del genere, piuttosto che da qualche ipocrita pallemosce.
    Questa è Oto, dopotutto.
    -
    Fece una pausa, valutando le sue prossime parole.

    Si rendeva conte che quanto aveva detto fosse estremamente impopolare, persino in quel luogo, ma decise che in quel momento una voce fuori dal coro fosse necessaria per cercare di rimettere le cose in prospettiva. E se quella voce coincideva con il proprio pensiero, beh, era del tutto casuale.
    Detto questo, se ciò che ci hai raccontato è vero riguardo al piano che il Nidaime stava per mettere in atto, andava fermato, su questo non ci piove.
    Non posso che schierarmi dalla parte dei due Jonin che hanno affrontato e sventato questa minaccia, e tolto di mezzo chi ci voleva tutti morti, portandone il fardello.
    Ma tentare di cancellare il passato è un errore, poiché ognuno può dimenticare dove è diretto se non ricorda da dove è venuto.

    Quel palazzo alle sue spalle
    lo indicò con un cenno del capo, è ormai un guscio vuoto.
    Privo del suo padrone non costituisce più alcuna minaccia, ma possiede quantomeno un valore storico inestimabile.
    Ovviamente va perlustrato e perquisito palmo a palmo. Di tutto ciò che la Vecchia Serpe ha lasciato al suo interno, salviamo ciò che può esserci utile e distruggiamo il resto, ma lasciamolo intatto.
    In memoria del passato, e da monito per il futuro. E che nessuno possa insinuare che gli Otesi non riescano a sopportare il ricordo delle loro radici arrivando a compiere azioni così eclatanti
    osservò i lucertoloni e le colonne di luce incombere sopra di loro.

    Munisai poteva essere anche l'ultimo arrivato, ma se pensavano che avesse puntato il dito sulla mappa e scelto un posto a caso dove stabilirsi si sbagliavano di grosso. Aveva fatto le sue indagini, le sue ricerche, approfondite ricerche, prima di fare quel passo. E per quanto vivere una realtà fosse cosa ben diversa, le sue parole erano sicuramente frutto di un pensiero informato e ponderato.
    Sperava solo di non aver fatto il passo più lungo della gamba.

     
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    Era uscito completamente fuori di senno: Aloysius glie ne aveva parlato...lui lo aveva già visto in passato. Era accaduto durante la battaglia avvenuta all'interno della psiche dello Yakushi, combattuta contro il Dio che aveva piegato il Garth, riducendolo in fin di vita, e corrotto anche il suo sangue. In quell'occasione, così aveva raccontato il Mikawa, Febh aveva superato lo stadio di massima efficienza, quello caratterizzato dalla mente fredda e calcolatrice dell'Oni, mutando il controllo matematico delle sue azioni nell'esperienza diametralmente opposta. Era durato un istante ma dal potere incontenibile della progenie di fulmini scaturita dal suo chakra emerse una paura indecifrabile frutto di un desiderio di distruzione fino a quel momento estraneo a quel ragazzo imbranato ma tutto sommato buono come pochi altri.

    "Lo ha respinto ma la diatriba è radicata e profonda in lui. L'Hakai ritornerà e per allora dovremmo farci trovare pronti" ;così gli disse Diogenes subito dopo che si risveglio dal coma ma allora all'eliminatore non fu ben chiara l'entità di quella minaccia. Che quello che stesse accadendo non fosse altro che la previsione del jonin? E se si, perché questa volta l'amministratore non era stato in grado di combatterli? Forse il Palazzo della Vipera aveva risvegliato qualcosa di assopito, un segreto o una illusione in grado di liberare quella natura celata dell'amministratore.

    Ma se quella cosa aveva sconfitto il rivale che Aloysius non era stato in grado di fronteggiare allora le speranze di uscire vivi da quell'esperienza erano davvero poche. Realizzando ciò, la mente di Eiatsu andò subito ai due tesori del villaggio evidentemente troppo vicini alla minaccia: Kamine sembrava maggiormente coinvolta dalle sentenze di distruzione del rivale ma anche la reazione del Nibi avrebbe potuto sfociare in qualcosa di dannoso...Harumi aveva già mostrato segni di instabilità; era accaduto alla Villa quando si era trovata in pericolo, lo stesso avrebbe potuto succedere in questa situazione. Ma se la portatrice dell'Hachibi poteva vivere quell'esperienza legata solo al sentimento che la legava al concetto di villaggio, del suo villaggio, per Hebiko le cose non stavano così: aveva passato fin troppo tempo con il suo mentore per essere in grado di considerarlo una minaccia e questo faceva aumentare a cascata il rischio di un disastro che avrebbe inevitabilmente coinvolto le due jinkurichi. Doveva fare qualcosa per proteggerle e doveva farlo alla svelta prima che la situazione iniziasse a degener...

    Nemmeno a dirlo, ecco che la decerebrata dal corpo rattoppato commise la mossa più istintiva e meno saggia da compiere, ingaggiando il duello con quel rivale. Era troppo lontano per intervenire e troppo lento per difenderla dalla reazione pressoché certa dell'Hakai; la possibile perdita di un genin del villaggio, tuttavia, perdeva priorità difronte al rischio della altrettanto stupida ed impulsiva reazione dell'erede di Orochimaru. Che Haru fosse stata scaraventata contro le mura del palazzo o meno, la difesa del jonin si sarebbe concentrata sulla segretaria, interrompendo sul nascere qualsiasi tipo di azione...Cogliendola completamente alla sprovvista, visto che mai avrebbe potuto sospettare di un attacco alle spalle da un alleato, figuriamoci in quel frangente, sarebbe stata preda di un fuuinjutsu alquanto particolare e tanto subdolo quanto efficacie [Simbolo del Pensiero]. Una semplice idea si sarebbe annidata nella sua mente tramutando le sensazioni che poteva provare in quel momento in totale apatia: " Non hai mai conosciuto Febh Yakushi. ".


    A quel punto non sarebbe stato nemmeno necessario bloccare fisicamente i movimenti della ragazza; semplicemente quel volto ben delineato nella sua mente, gli occhiali senza lenti, e tutti i ricordi associati all'amministratore sarebbero svaniti provocando inevitabilmente la perdita di quell'attaccamento fin troppo umano e dannoso, secondo l'eliminatore almeno, che legava la kunoichi al loro rivale.

    A quel punto il Freddo avrebbe potuto finalmente dedicarsi al suo vero obbiettivo, interrompendo quasi il discorso nel neo arrivato in quell'arena di caos e delirio; più il tempo passava, più Otesi arrivavano per combattere quella minaccia, più le perdite sarebbero state ingenti qualora avessero fallito.

    " Nessuno si unirà ad un uomo che rinnega se stesso. Vedi, è molto semplice: t-u s-e-i i-l f-r-u-t-t-o d-i O-t-o. Sei il risultato delle scoperte degli uomini del passato di cui stai tentando di cancellare la memoria. Sei un ninja di un villaggio fondato da Orochimaru, sei uno Yakushi, il clan fondato dall'allievo prediletto di Oroahimaru e sei vivo perché rianimato grazie al jutsu ideato da Orochimaru. Combattere contro il nemico invisibile che reputi la causa di tutti i mali di Oto significa combattere te stesso...se credi in questo allora tagliati la testa e diamo un taglio a questa farsa! "

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    Le sue erano solo ipotesi ma negli anni aveva accumulato diversi indizi in grado di farlo arrivare a quella conclusione; si, perché aveva visto come Febh lo aveva guardato dopo l'evocazione di Keita e Sayaka, aveva prestato attenzione alle frasi ambigue che quello aveva pronunciato riguardo quell'arte proibita, aveva analizzato i corpi di Hohenheim e Jotaro che era riuscito a migrare caro prezzo dal mondo dei morti a quello dei vivi. Aveva perso la Resurrezione Impura ma il suo legame con i cadaveri non era mai stato così profondo: nel tentativo di riappropriarsi di quella conoscenza aveva indagato negli scritti del Sannin e di Kabuto, scoprendo come un resuscitato potesse tornare alle sue normali funzioni vitali, primo di limitazioni alcune. Omoi, prima di essere confinato insieme allo Yonbi, aveva già confermato parte di quelle sensazioni che solo un navigato utilizzatore dell'Edo Tensei poteva provare in presenza di chi aveva visto il tunnel della fine ed era tornato indietro; si trattava di piccole "imperfezioni" del chakra, di quelle non apprezzabili nei canonici ninja e che la natura non commetteva a dispetto dei jutsu ideati dai ninja stessi. L'ultima conferma glie l'aveva fornita Aloysius con il suo dono neo acquisito tra i tanti del suo sangue: avevano passato serate intere a testarla sui suoi cadaveri meglio conservati e, in tutti i casi, i risorti avevano una macchia nel chakra, lieve ma indelebile, un tratto che continuava a distinguerli da chi non aveva mai lasciato che la propria anima abbandonasse il corpo.
    In altre parole, l'Edo Tensei così come ogni altra forma di resurrezione, non era perfetta e così non lo era nemmeno Febh.

    Tutti sapevano cosa fare in caso di uno scontro, sarebbe bastata la risposta alle affermazioni di Eiatsu per decretarne l'inizio o, inaspettatamente, la fine.



    CITAZIONE
    OT/ Non volermene Waket, Eiatsu fa solo quello che crede sia giusto per salvare tutti e non è detto che questa strategia sia in assoluto la migliore per risolvere la situazione XD Dai che ci divertiamo ;) Spero che la spiegazione alle parole di Eiatsu sia comprensibile e condivisibile; Febh mi rimetto al tuo giudizio sulla sua validità. /OT

    Simbolo del Pensiero
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Disegno (5)
    Tracciando un sigillo sul corpo della vittima, l'utilizzatore puo` innestare un pensiero nella vittima. Il pensiero puo` essere un'idea, un'ossessione, un obiettivo, una credenza o un ragionamento della lunghezza massima di 10 parole. La vittima credera` che questo pensiero sia proprio e che sia la verita`, con tutte le conseguenze del caso. La vittima non si ricordera` dell'esecuzione del fuuinjutsu se eseguito con successo.Tipo: Fuuinjutsu - Ninpou
    (Consumo: Medio)
    [Sigilli Massimi: 1 per grado]
    [Da chunin in su]
     
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    Rinnovo a Oto


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    Mi trovavo nella Villa, aspettando il ritorno del Gigante, partito per chissà quale compito tempo addietro. Con Eiatsu che non usciva mai dal sottosuolo, complice anche il probabile risentimento verso di me, e Fyodor che girava per la casa come un cane da guardia che non mi lasciava mai solo, complice il mio stato "latente" di Nukenin, unica cosa che gli impediva di saltarmi alla gola, era quasi impossibile combinare qualcosa per passare il tempo. Inoltre dopo l'ultimo attacco, era quasi impossibile girare per la città, troppa gente in giro per la ricostruzione, o a festeggiare di essere ancora vivi. A Kiri verosimilmente non avrei rimesso piede, a Suna odiavo il clima, e a Konoha...lasciamo perdere. Non volevo trovarmi faccia a faccia con Raizen per un bel pezzo.
    Quindi non restava che poltrire nella Villa fino a che Diogenes non fosse tornato, sperando di non dover attendere troppo. Tra una lettura e un sussurro di Indra, un tremore fortissimo scosse la tranquillità e la monotonia. In quel momento il cannibale si tolse di torno, avrebbe approfittato per sgattaiolare fuori e controllare cosa fosse successo.



    Una figura longilinea con drappi scuri mossi dal vento, scrutava il Suono dalla casa del Sangue, scoprendo che il palazzo del vecchio cobra non era diventato altro che cenere. Il primo pensiero che passò in testa al ronin fu prevedibilmente...Shiro.
    I Canthiani avevano fatto la loro mossa, portandosi anche nella casa di Oto, come Kiri e Konoha prima di allora, approfittando del recente attacco ai danni del suono. Nonostante non avesse ancora il controllo sulla porta di Indra, e quindi fosse senza chakra, non poteva tirarsi indietro. Poteva essere l'unico in grado di arrestare o almeno rallentare quel nemico, quindi partì per il palazzo del Serpente, o almeno quello che ne restava.
    Quando Jotaro arrivò sul posto, erano ormai praticamente tutti sul posto, tranne Diogenes. C'erano anche individui che il ronin non conosceva, e in questo gruppo, inizialmente annoverò anche la figura che poi, chiaramente, si rivelò essere lo Yakushi.
    Eppure l'individuo era molto, molto diverso da quello che un tempo era stato il suo allievo. Ignorando per un momento lo stato in cui verteva l'ex palazzo del suono, Jotaro si rese conto di essere giunto mentre Eiatsu stava terminando la sua arringa, chiedendosi come il becchino fosse arrivato prima di lui. Magari Eiatsu nemmeno si trovava alla villa, ma essendo lui sempre nel sottosuolo, era impossibile localizzarne i movimenti.
    Il ronin fuoriuscì dall'ombra come un corvo, andando a sistemarsi seduto su un muretto distante solo qualche metro da Eiatsu stesso. Almeno, nessun Canthiano era presente. Jotaro osservò il palazzo distrutto con uno sguardo, poi attese di capire.
    Lui non conosceva la verità riguardo lo Yakushi, non aveva mai parlato di lui con Gene, ma da quel poco che il colosso diceva, Jotaro aveva capito che il Mikawa temeva Febh come pochi altri. Per qualche strana ragione.

    Che cosa fai Febh ?


     
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    Oblio


    III




    Ognuno, dopo Kamine ed Hebiko, disse la sua a riguardo, rispondendo all'individuo come da lui richiesto. E con ognuno, si intende letteralmente.
    Sembrarono quasi apparsi dal nulla, ma la rossa da quando aveva visto colui che riconosceva come Febh non aveva prestato attenzione a nessun altro. Ora, con le diverse voci che si alzavano, era stata costretta a voltarsi per capire chi stesse parlando. Un bambino, sbucato dal nulla, borbottava le sue parole terrorizzate, diffidando dell'individuo incappucciato. Haru, la gigantessa, apparve dal nulla, sbronza come pochi, aveva abbastanza letteralmente vomitato la sua risposta a riguardo. Persino un tizio dai capelli rossi si presentò, facendo il suo discorso, abbastanza condivisibile anche dalla Vipera stessa... ma che in quel momento era più sorpresa della loro apparizione misteriosa che altro. Quei tre si erano appena messi in trappola da soli!? Senza considerare le velate minacce di Kato e la provocazione di Eiatsu, Hebiko non sapeva come poteva proseguire la cosa. Era terribilmente tesa, già confusa a sufficienza da quell'evento prima che arrivassero gli intrusi.
    Non potè evitare di notare come il duo si stesse avvicinando al gruppo di shinobi... o forse a lei? Da quella posizione non era chiaro, ed il vago dubbio che potesse voler distruggere anche lei, come Erede e quindi ultimo ricordo di Orochimaru, iniziò a ronzarle pericolosamente nei pensieri. Fortunatamente le stesse parole di Febh sembravano smentire quella paura. Non solo, la ragazza sembrò scaldarsi, quasi si sentisse profondamente offesa da quelle parole.

    Darmi la forza...? Quel nome, inciso nel mio Dna, ha rischiato di uccidermi. Più volte. Il fatto che io, Hebiko Dokujita, sia ancora qui, di fronte a te, a pretendere la MIA eredità, significa che me la sono guadagnata. Il vecchio Serpente non ha mai voluto lasciar niente nè a me, nè al suo prezioso villaggio. Non ti permetterò di fargli vincere anche questa battaglia, di sottrarci tutte le conoscenze che fino ad ora ha voluto tenere egoisticamente per se. TU non dovresti volerlo! La sua morte deve ridar vita ad Oto, non lasciarle una cicatrice indelebile!

    Febh non fece che ribadire il suo desiderio, cercando di dividere gli shinobi. Hebiko, per la seconda volta, si sentì come in una bolla, sola di fronte allo Yakushi, pronta a rispondergli con sguardo severo, a testa alta.

    Io sono già dalla tua parte. Questo non significa che appoggio questa tua decisione. Non stai pensando a fondo alle conseguenze della cosa. Distruggere le sue ricerche, le sue conquiste a scapito di centinaia di cittadini, non farà altro che distruggere Oto stessa. Mi fido di te. Voglio cancellare il terrore che il suo nome ancora causa per le strade. Ma queste cose non si cancellano con la forza.

    Rimase poi in silenzio, lasciando che lui concludesse il suo discorso, rivolto a tutti gli ascoltatori... Eccetto verso la fine, dove sembrò rivolgersi pericolosamente ad Haru. Hebiko si irrigidì vedendolo avvicinarsi, ma ben presto la sorpassò, pronto ad acchiappare la ragazza con la temibile presa usata su di lei, tempo prima, quando l'avergli rivelato di essere l'Erede l'aveva quasi uccisa. Si poteva dire di tutto su di Haru: che se la stesse cercando, che non fosse in se, che avesse fatto la grossa in un momento sbagliato... E se Febh fosse stato in sè, la Vipera avrebbe avuto ben poco da ridire. Ma non ora. Sapeva che nè Febh ne l'Oni avrebbero mai ucciso un otese, non poteva dire lo stesso di... chiunque fosse in quel momento.

    No, aspetta!

    Del chakra si accumulò nella sua mano. Voleva stabilire un contatto, lo stesso che le aveva permesso tempo addietro di recuperare la boccetta di antidoto, durante quel tremendo allenamento finito male. Quel gesto avrebbe potuto riportarlo finalmente in se, doveva provarci. Prima che potesse lanciarsi su di lui, qualcosa accadde. Un leggero tocco alla schiena, così leggero che se ne accorse appena. Ma qualcosa si nascondeva in quel tocco, qualcosa che sembrò trafiggerle la testa.

     



    In un istante quel sigillo annebbiò centinaia, forse migliaia di ricordi, tutti in una volta. Gli ultimi tre anni della sua vita erano ora oscurati da una cortina di fumo, creata da quella brevissima frase impostale dal sigillo. Da quando aveva ufficialmente messo piede nell'Amministrazione di Oto, non aveva fatto che lavorare al suo fianco, giorno dopo giorno. Ed in un istante, tutto sembrava essere scomparso. Una delle persone più importanti della sua vita, cancellata da un semplice tocco. Forse quel problema non sarebbe durato per sempre, quel sigillo non poteva essere forte quanto lo era il loro legame. Ma in quell'istante, il sigillo aveva vinto, annullandola forse nel momento più importante.
    Hebiko farfugliò un nome ormai dimenticato, poco prima di cadere a terra a peso morto, svenuta. Nella sua mente, il silenzio. Una figura longilinea, nascosta tra la nebbia, sorrise divertita.


    Sarebbe bastato il tocco di chiunque, o qualche secondo da sola, per far risvegliare la Vipera. In quel frangente tuttavia, pochi secondi potevano fare un'enorme differenza.
     
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    Fine e Inizio


    Post 3 ~ Da che parte stare

    Le parole dello sconosciuto erano criptiche, troppo complicate per la ragazzina che esibiva la sua fedeltà al Villaggio in modo semplice e spontaneo. Harumi storse le labbra nell'udire quel continuo parlare di distruzione, morte e rinascita, ma per il momento decise di non prendere decisioni avventate. Aspettava piuttosto un segnale da Eiatsu, il quale sembrava aver preso in mano la situazione. Lo shinobi era l'unico tra i presenti di cui la fanciulla si fidava veramente, per ragioni ben al di là della comprensione dei suoi compaesani. L'uomo, nel frattempo, continuava il suo soliloquio, rivelando informazioni che forse avrebbero fatto meglio a rimanere celate. Oto era dunque stata privata del suo kage. Non che vi fosse una grande differenza rispetto alla sua precedente presenza evanescente, simile ad un'ombra pronta a svanire nel momento in cui la si fosse cercata con una luce, ma concettualmente si trattava di una svolta impossibile da ignorare. Voleva dire che il posto di capovillaggio era vacante, e che chiunque si fosse seduto su quello scranno avrebbe deciso il futuro del Paese del Suono.

    La ragazza guardò il jonin davanti a lei per alcuni lunghi istanti, studiandone le reazioni. Prendendo per vero quanto avevano udito, l'identità stessa di Oto era ad un bivio. I suoi rappresentanti più forti avevano fatto una scelta, definita eroica dal loro anfitrione, per tutti loro, probabilmente salvandoli dalla triste fine di essere sostituiti da copie di loro stessi. Febh e Diogene. Schierarsi con loro, loro che avevano avuto la forza di realizzare i propri desideri, gli unici tra gli shinobi del Suono in grado di prendere le redini del Villaggio, guidandolo verso un diverso futuro, equivaleva diventarne complici. Il viso della portatrice del due code assunse un'espressione di cupo divertimento, con un sorriso lievemente inquietante decisamente fuori posto sul suo bel faccino che toccava tanto la bocca quanto gli occhi. Sul momento però nessuno sembrò prestarvi attenzione, preoccupati piuttosto dalla reazione inconsulta della donna nerboruta che rispondeva al nome di Haru. La decisione di attaccare l'uomo, in quel frangente, era più vicina all'incoscienza che al coraggio. Quello che accadde in seguito fu rapidissimo. Eiatsu, approfittando della distrazione, colmò la breve distanza che lo separava dalla Vipera del Suono, sfiorandola appena. Come conseguenza, la segretaria vacillò un istante, per poi crollare al suolo come una marionetta a cui erano stati recisi i fili.

    Con voce tonante, incredibilmente forte per una persona abituata a sussurrare ai morti, Eiatsu si parò davanti a tutti, ribattendo alla retorica dello sconosciuto, da lui però identificato come l'amministratore del Suono, con il potere della logica. Il suo ragionamento non era errato, restava però da verificare se avrebbe fatto o meno breccia nella mente contorta del loro interlocutore. Mentre attendevano una replica, Harumi si sarebbe avvicinata quasi in tralice al suo tutore, avrebbe inserito la mano sinistra all'interno della sacca porta armi, sfiorando con le dita un kunai senza però estrarlo. Fredda, incredibilmente lucida, dimentica del dolore martellante al capo e della pericolosità della situazione, avrebbe professato ancora una volta la sua fedeltà, dando risposta all'interrogativo posto a tutti loro. Oto è il mio Villaggio, la mia casa, e Diogene-sama ne è il custode. Se ha reputato corretto agire in questo modo, non ho motivo per dubitare che abbia compiuto la scelta migliore per tutti. Io resterò a fianco di coloro che mi hanno accolto. Quella era senza dubbio la voce di Harumi, ma a parlare non sembrava fosse la solita ragazza allegra e impacciata, bensì una sua parte più nascosta, che non vedeva quasi mai la luce. La giovane avvolse la mano intorno all'impugnatura del coltello ninja, senza tuttavia muoverlo. Chiunque avesse provato ad attaccare Eiatsu si sarebbe ritrovato a fronteggiare la kunoichi dagli occhi di ghiaccio impossibili da decifrare. In base alla reazione alle frasi del suo superiore, si sarebbe di nuovo rivolta all'uomo, con un tono basso e suadente, che di certo non le apparteneva. E' strano che nessuno l'abbia domandato fino ad ora... Nel concreto, che cosa ti proponi di fare? Hai ottenuto la nostra attenzione direi, non è il momento di rivelarcelo ormai? Una proposta incredibilmente semplice, al limite dell'ingenuità, che però poteva dare una svolta alla questione. Lo sguardo della ragazzina lampeggiò in direzione del protagonista, stranamente simile quello curioso di un gatto.


     
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    La Minaccia Più Grande


    3







    Le dichiarazioni del Jonin sulle caratteristiche del Chakra di quello strano individuo furono sicuramente importanti. Si trattava verosimilmente di Febh, quello che bisognava capire era il motivo per il quale il suo chakra, a detta del sensitivo, era in realtà diverso. Che fosse una copia? Oppure la sua condizione attuale era causata appunto da quella strana situazione del Chakra?

    Le parole successive pronunciate dall'individuo non fecero altro che confermare le ipotesi sull'identità dell'uomo. Era quasi sicuramente Febh, la sua conoscenza dei fatti non poteva che portare a quella conclusione. La verità pronunciate sul passato di Orochimaru, sui suoi piani e sulla battaglia che era avvenuta per fermarlo naturalmente non potevano che essere frutto di una esperienza diretta. Dunque si stava parlando dell'Amministratore.

    E non potei che condividere le sue azioni, e quelle di Diogene-sama. L'idea di essere sostituito completamente da una copia identica a me stesso non era di certo una proposta allettante, e andava di conseguenza fermato. I miei discorsi precedenti dunque con l'Amministratore presero un valore molto più concreto e in un certo senso con Febh mi ero già espresso in proposito, sebbene all'epoca evitai di fornire una risposta diretta.

    Lo Yakushi dunque sapeva che non potevo che non accettare la linea dura intrapresa: se il Kokage si era comportato in quella maniera, così malvagia e subdola, allora andava fermato e fortunatamente così fu fatto dai due Jonin più potenti di Oto.

    Quello che non condivisi fu invece la prospettiva successiva di Febh, o del strano individuo. In pratica voleva distruggere tutto il lascito, nella maniera più assoluta e radicale. Nessuna traccia, nessuna memoria e nessun collegamento con quello che fu l'artefice della Nascita del Suono e del suo potere. Rimasi in silenzio, pensieroso. Davvero aveva senso? Il potere, la forza e le conoscenze non dovevano essere per forza di cose annullate. Se controllate adeguatamente da chi in grado potevano essere sfruttate a vantaggio: - Mi schiero dalla parte dei Kagecidi, indubbiamente, ma sottolineo il piccolo dettaglio che nessuno ad Oto è privo di macchie o innocente. Noi Ninja siamo risorse, e più strumenti di morte avremmo a disposizione più la nostra posizione sarà sicura e forte. Il tutto sta nel gestire questi strumenti... Ma distruggerli è un gesto sbagliato! Distruggeremo l'eredità di Oto, la sua storia e correremo il rischio di ripetere gli stessi errori!- il mio pensiero andò al mio Jigoku. Un'arma letale che si nutriva di esseri umani, ma che se opportunamente sfruttata di sicuro avrebbe dato risultati sorprendenti. Senza pensare che con tutta probabilità ben altri armi e strumenti erano presenti in mezzo a noi, frutto del lavoro di Orochimaru. Tutte armi pronte ad essere utilizzate al meglio delle loro potenzialità.

    Tuttavia i miei pensieri presto si bloccarono perché il gesto pazzo di una giovane Genin ribaltò completamente la situazione. Haru, una donnaccia dalle forme decisamente orripilanti, decise di suo pugno di attaccare briga con Febh stesso! Sfidandolo direttamente quella donna stava mettendo a rischio la sua piccola esistenza. Ma rimasi fermo, pensando alle conseguenze del suo gesto. Per quanto poco potevo conoscere Febh, il vero Amministratore, non avrebbe mai ucciso un Ninja di Oto. Certo, magari lo avrebbe annullato come persona o ridotto male ma di certo, mai, l'avrebbe uccisa. In caso contrario davanti a noi si sarebbe presentato un nemico di Oto.

    Dunque senza volerlo si stava mettendo alla prova l'identità, o forse per meglio dire, la personalità di Febh. Ma gli eventi non terminarono con quel gesto. Eiatsu, muovendosi tutto di un colpo, attacco alle spalle Hebiko, la quale cadde praticamente svenuta. La sua azione poteva avere più significati: togliere di mezzo Hebiko dai discorsi di eredità? Oppure salvarla dalla distruzione e da se stessa? Il sottoposto di Diogene tuttavia non si fermò a quel gesto ma si rivolse verbalmente contro il Febh mascherato. Rivelando ad Oto e ai suoi Ninja parole e discorsi a me completamente oscuri e scoprendo aspetti e sfaccietature di un Febh mai visto prima. Lui stesso era un prodotto di Orochimaru? Un discendente del primo allievo e massimo sostenitore di Orochimaru? Se era veramente così la parole di Eiatsu erano quantomai vere. Annullare le influenze e i residui del Kokage implicava la scomparsa di Febh, inequivocabilmente.

    Guardai le persone attorno a me, rivolgendomi in particolare al Jonin medico e al Yayoi: - L'alternativa meno dolorosa e conseguente è l'abbandono di Febh stesso del Villaggio... Se prendiamo sul serio le sue parole. Certo, se rimarrà non potrà ignorare le parole di Eiatsu e dovrebbe uccidere Hebiko. Poi distruggere metà Oto e alla fine suicidarsi. - guardai tutti i presenti, o quantomeno, i pochi Ninja ancora dotati di senno in mezzo a quella pletora disorganizzata: - Nessuna delle ultime tre ipotesi può essere accettata per Oto. Dovremmo fermarlo per evitare omicidi e distruzioni indiscriminate... Visto che difficilmente si fermerà una volta iniziato. Tenetevi pronti, Ninja. -

    Infine dopo l'intervento di Harumi mi limitai a pronunciare poche parole, rivolte verso l'individuo: - La maggioranza è chiara, nessuno vuole Oto distrutta. Oggi nessuno nessun Ninja Otese morirà ad Oto! -



     
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    Turning Point


    Post III

    Le parole del Jonin non contribuirono granchè a fare luce su quella situazione peculiare. Era Febh o no? Kamine era sempre meno sicura su dove volesse andare a parare. Poi, parlò di nuovo. E un sospetto, atroce, fondato proprio su quello che disse allora, si insinuò nella mente della ragazza. No... Eppure sembrava avere sempre più senso....La storia di come il Mikawa e lo Yakushi, introdotti nel palazzo di Orochimaru, smascherarono l'impostore Nidaime e distrussero il macchinario che rischiava di trasformare tutti gli otesi in replicanti...

    I ragionamenti della kunoichi vennero però interrotti dall'azione di Haru. La compaesana scattò verso "Febh" prima che qualcuno potesse fare qualunque cosa. Un paio di altre voci dissero la loro, ma Kamine teneva gli occhi su dove si svolgeva l'azione vera e propria. Dalle parole dei suoi compaesani comunque intuì che quello che pronunciò lei stessa era stato frainteso. Non pensava certo di volersi liberare di tutte le conoscenze conquistate dal Kokage, ma quella che Orochimaru aveva tracciato come strada per Oto e tutti i suoi abitanti, non era più percorribile. Era una strada che finiva in un burrone. Quando Hebiko prima ed Eiatsu poi presero parola, la ragazza non fece in tempo a dire però la sua, perchè il jonin fece qualcosa di inaspettato, mettendo fuori gioco Hebiko. In maniera evidentemente non letale certo, ma fu quanto bastò a far salire di un altro gradino l'irritazione di Kamine.

    La kunoichi fece un pesante passo in avanti che fece un gran rumore, l'espressione piena di rabbia, apparentemente sul punto di scatenare il demone che portava dentro, ma il tono della voce era innaturalmente calmo. Vedete cosa sta succedendo? La mano era andata alla wakizashi che teneva legata dietro alla vita, anche se non era ancora estratta. Lo sguardo era fisso sulla rossa. Come sempre, parlate e agite prima di avere il quadro corretto della situazione. O di aver compreso quello che è stato detto. Ignorò bellamente le parole da propaganda elettorale populista di Kato. Questo individuo può appena averci dato la soluzione al dilemma della sua presenza, eppure non fate altro che parlare di schieramenti, uccidere Kage e Amministratori e pensare che liberarsi di Orochimaru debba per forza dire cancellare il villaggio.

    Era pronta all'azione. Qualunque fosse. Siamo davanti a due possibilità, concretamente. Uno, Febh è realmente uscito di senno e crede di essere una specie di profeta della distruzione del Suono. Niente che non si possa risolvere con una sana dose di schiaffi, come al solito. Ed era l'eventualità che in cuor suo la ragazza sperava fosse reale.

    Possibilità due...questa è una delle copie della macchina di Orochimaru, a immagine di Febh. E, se fosse questo il caso, non sta cercando di fare nient'altro che occultare il suo padrone in qualche nuova veste, per proseguire nel suo ciclo infinito di sfruttamento del villaggio per tornaconti personali. Ora l'attenzione della ragazza era tutta per lo sconosciuto. Allora? Se la sua intuizione, seppur frutto solo di una brutta sensazione, fosse stata corretta, tutti i presenti avrebbero intavolato un combattimento che rischiava di distruggere comunque il palazzo, volontà, eredità o meno.

    Kamine Ashimi
    Chakra: 75/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 475
    Velocità: 525
    Resistenza: 475
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 1
    • Wakizashi × 1
    • Mantello × 1
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1
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    Schierarsi...


    Chapter III - Villaggio di Oto




    Alle porte del Palazzo del Demone, al cospetto dei due rettili e del loro evocatore, tutti i presenti risposero alle domande dello sconosciuto.
    Yukine ascoltò ogni risposta e scrutò con attenzione le espressioni dei ninja. Nessuno sembrò sconvolto dalle informazioni rivelate dal ninja senza nome. Chissà come avrebbe reagito l'accademia nel sapere che nel 0038, dopo decenni e decenni dalla sua presunta morte, ad Oto l'influenza di Orochimaru era ancora presente. Non si era parlato di un culto segreto, di un gruppo di innocui nostalgici, ma del fatto che il Kokage fosse una copia senziente del Sennin.
    Sua madre sarebbe svenuta a quella notizia.

    Dopo aver espresso i propri dubbi su chi fosse in grado di prendere il posto del loro fondatore, prese parola un uomo dai capelli lunghi neri e dalla carnagione albina, seguito da una donna muscolosa.
    La sua piccola mano si spiaccicò sul volto quando la kunoichi non riuscì a tenere a freno la sua lingua.
    Yukine conosceva bene la stupidità dei suoi compaesani.
    Molti di loro erano rozzi, attaccabrighe e sicuri di sé, sempre pronti a far salire la tensione nei momenti meno opportuni.
    L'atmosfera divenne pesante.
    Lo studente iniziò a sudare freddo. In caso di scontro, non avrebbe avuto alcuna speranza di ritornare a casa.
    L'uomo si avvicinò alla donna, minaccioso come nubi nere cariche di pioggia sopra una zattera in piena deriva.
    Con una semplicità disarmante, egli rivelò altre sconvolgenti novità.
    Il Nidaime era stato ucciso da due ninja di Oto, dopo aver scoperto la presenza di un macchinario in grado di replicare ogni ninja del villaggio. Cloni instancabili, dalla mente programmabile, servi dell'ex Sennin della foglia.
    Febh Yakushi e Diogenes Mikawa avevano stanato la serpe nella sua stessa tana.

    Tutto accadde all'improvvisoDa energia bianca non vedo nulla ç_ç
    Colei che si era definita vera erede di Orochimaru cadde a terra esanime, a pochi passi dall'albino, il quale non sembrò preoccuparsi dello stato di salute della ragazza. Con profonda rabbia, l'eliminatore di cadaveri incitò l'uomo ad uccidersi in quanto figlio delle invenzioni e dei capricci scientifici della Serpe Immortale. Quell'uomo era uno Yakushi.
    A ribadirlo fu un uomo alto, magro, seduto sulla sommità di un muretto pericolante. Era apparso dal nulla.
    Oto era figlia della Serpe Immortale.


    Yukine era in evidente difficoltà.
    Aveva ascoltato i proclami del presunto Febh Yakushi, riflettuto sulle opinioni dei ninja accorsi nel luogo dell'esplosione, ma nessuno fu in grado di convincerlo appieno. Aveva una sua idea, un suo pensiero, ma per essere sicuro della sua validità il ragazzo aveva bisogno di meditare almeno due giorni.
    In quel preciso momento lo studente desiderava correre verso casa , ignorare tutte quelle discussioni e concentrarsi sulla sua vita, sugli studi accademici e sugli allenamenti.
    Perché quelle colonne di luce lo avevano attirato in quel luogo? Le maledì.
    All'ordine di tenersi pronti, molti ninja reagirono portando le proprie mani sulle armi.
    Il bambino deglutì, congelato dalla paura.
    Non poteva morire proprio quel giorno. Doveva esserci sua madre lì , Fedaikin di lungo corso, non suo figlio, anonimo studente dell'Accademia.
    Uno scontro tra tutti quei shinobi avrebbe causato la morte di numerosi innocenti.

    Sono solo uno studente alle prime armi, ma sono abbastanza sicuro che distruggere quel palazzo non ci aiuterà a voltare pagina. Il ricordo del nostro passato può esserci utile per ricordare cosa ci contraddistingue da Orochimaru.
    Noi serviamo Oto. Siamo strumenti del villaggio e non il contrario.
    Prese respiro.
    Che quel palazzo diventi la dimora fissa del nuovo Kage dopo averlo ripulito da ciò che il nuovo Kokage riterrà inadatto e dannoso. Propose, senza pensare alla domanda principale. Chi meritava il titolo di Kage?
    Un discorso pessimo, nato dalla necessità di esprimere la propria opinione prima di morire nel fuoco incrociato.
    Se dovete picchiarvi, consentitemi di ritornare al villaggio per dare il mio contributo all'evacuazione Disse, rivolgendosi a quel Febh Yakushi impazzito.

     
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    È colpa tua. Ratty

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    I Colori del Futuro


    Mentre lo sconosciuto aggressore si avvicinava ad Haru esponendo gli eventi che avevano portato alla caduta di Orochimaru, l'unica a parlare prima che la situazione precipitasse fu Hebiko, rafforzando le sue pretese sull'eredità del Kage da distribuire alla cittadinanza e sottolineando il fatto che distruggerle avrebbe potuto distruggere Oto stessa.

    Non esiste conoscenza di Orochimaru che non contenga il germe di una sua rinascita. L'unica soluzione è l'epurazione. Distruggere per creare nuovamente. E se davvero il tuo desiderio si oppone a questo, dovrai trovare la forza per contrastarmi.

    Ancora una volta, non necessariamente la forza era la superiorità in combattimento, ma non lo specificò nuovamente perchè distratto dalla gigantessa che, ebbra e poco consapevole dei propri limiti, gli afferrò il braccio pronta a scatenare una brutale combinazione offensiva. Non trovò ostacoli nel cingere l'esile braccio dell'uomo (se non altro se comparato al suo), ma quando provò a strattonarlo si trovò contro una forza che superava anche i suoi sogni più selvaggi, quasi come se avesse provato a sradicare una montagna [Difesa]Statistiche: Forza Nera +6 tacche, Resistenza Nera +3 tacche, Riflessi Blu+2 tacche

    Corpo Perfetto: +6 For, -6 Rif
    . Certo, nonostante il mancato sbilanciamento, riuscì comunque a sferrare il suo calcio successivo, sicuramente pericoloso anche nei confronti di chi era fisicamente superiore alla Kunoichi, visto il gioco di leve coinvolte...ma visto lo strattone mancato le leve non erano più tanto favorevoli, senza contare che la gamba si abbattè su quella che sembrava in tutto e per tutto una lastra di metallo piuttosto che una persona...e appena una frazione di secondo dopo la mano che era stretta dalla gigantessa si piegò afferrando il polso della sua aguzzina e poi ruotando con una forza tale che forse il braccio avrebbe finito per piegarsi...o l'intera Kunoichi avrebbe sarebbe stata sollevata da terra ruotando e finendo poi gambe all'aria [Difesa/Azione S&M]Statistiche: Forza Nera +8 tacche, Velocità Nera, Resistenza Nera +6 tacche, Riflessi Blu+2 tacche - Ferita Lieve (Profonda)

    Corpo Perfetto: +6 For, -6 Rif
    Impasto ½ Basso +2 For
    Controllo del Chakra Stabile
    Arte: L'utilizzatore può trasmettere il Chakra Repulsivo Esteso contro un attacco fisico che sta per incassare, riducendone la Forza e la Velocità di 1 tacca. Non cumulabile.(Consumo: ½ Basso per difesa)
    [Da genin in su]
    Stile di Combattimento (Segreti del Controllo del Chakra: Difesa Avanzata)+3 Res

    Mondo che Muore L'utilizzatore amplifica ogni genere di distruzione in un ampio raggio. Tutte le ferite, subite od inferte dall'utilizzatore o da terzi saranno considerate Ferite Profonde e tutti i i DnT subiti all'interno dell'area aumentano di una categoria fintanto che si trascorre almeno uno slot azione nel raggio d'azione. Attacchi in grado di causare Ferite Profonde di base avranno un effetto di Ferita Persistente (Anche se Guariti, la guarigione farà effetto nel turno successivo), DnT Gravi dureranno un round extra invece che essere incrementati. All'interno dell'area la durezza degli oggetti è ridotta, fino a un minimo di 1. Può escludere una o più persone da tutti gli effetti di Mondo che Muore, scelte all'attivazione, ma non può escludere sè stesso.
    , mentre all'interno della sua.

    Nella concitazione, pur essendo nettamente superiore alla donna che lo aveva aggredito, non notò affatto l'atacco ai danni di Hebiko, o forse non gli importava, anche se quando la donna perse i sensi la lucertola che pareva composta da magma aprì le fauci mentre una lunga lingua dall'aria incandescente andava a toccarla, forse facendola rinvenire e aiutandola a rialzarsi, se necessario, anche se non c'era stato alcun segnale tra il rettile e il suo evocatore. Lo sconosciuto intanto, per evitare ulteriori interruzioni, comunque fosse andata avrebbe cercato di afferrare Haru con il chakra adesivo a distanza, applicando la sua forza per tenerla abbastanza lontano da impedirle di alzarsi o avvicinarsi, a meno di brutali incrementi di potenza o interferenze, così da poter parlare ancora e persino voltarsi, senza considerarla più di tanto. Vide Hebiko, ma non fece una piega (non che col cappuccio si vedesse qualcosa di più della parte inferiore del volto) e invece attese che tutti dicessero la propria, prima di rispondere, uno per uno, a tutti quanti.

    Munisai, hai detto? L'ammirazione verso Orochimaru può avere senso. Ha fatto grandi cose in passato, ma tutte per sè stesso. Ho conosciuto persone che gli erano fedeli e che sono morte per questo. Ho conosciuto persone che pensavano di usarlo per i loro fini e sono morte per questo. Orochimaru era l'apice dell'egoismo e dell'auto-realizzazione.
    E' da ammirare.

    Ma solo se si è come lui.
    Chiunque altro rischia solo di perdere tutto ciò a cui tiene.

    Tu come molti altri, come Kato e il giovane Yukine, come anche Hebiko, là a terra, ritenete che i contenuti del Palazzo vadano setacciati e sfruttati. Che il pericolo sia accettabile.

    E tuttavia nessuno di voi avrebbe la forza di contrastare Orochimaru se tornasse. Vi renderebbe schiavi al suo servizio. Non strumenti del Villaggio e del paese. Non persone che cercano di ottenere quello che vogliono. Ma solo schiavi che cercano di ottenere ciò che vuole LUI. Il palazzo in sè è un simbolo, un guscio vuoto, come detto da Munisai.

    E i simboli hanno lo scopo di tramandare ideali. E di essere distrutti quando quell'ideale, quello dell'egemonia di Orochimaru, è da distruggere.


    Strinse la mano, come a sottolineare quel concetto, quell'aleggiante e costante terrore di una rinascita del Kage sconfitto, che avrebbe potuto nascondere parte di sè in qualunque delle sue ricerche, come in passato, riuscendo a tornare dall'aldilà ogni volta più potente e subdolo. Non ci si poteva fidare di Orochimaru, mai in passato, non certo ora, e sicuramente non nel futuro, se mai fosse tornato, e quello era ciò che lo Straniero voleva trasmettere più di ogni altra cosa. Intanto la lucertola avvolta dall'elettricità avrebbe allungato la lingua cercando di catturare Haru, avvolgendola con i potenti muscoli di quella propaggine prensile [Azione]Statistiche: Forza e Velocità Nera, Semiparalisi a contatto., così da permettere al suo evocatore di muoversi indisturbato per la parte successiva.

    La spada-serpente gli si avvicinò, nuovamente in guardia come se pronta a proteggerlo, mentre compiva pochi passi verso Eiatsu, degnando appena di uno sguardo distratto il nuovo arrivato, Jotaro, che osservava dall'alto. L'accalorata argomentazione di Eiatsu, stranamente coinvolto a dispetto della sua abituale freddezza, venne accolta con un sorriso a malapena accennato dallo sconosciuto incappucciato, soprattutto quando gli venne attribuito il nome "Febh" o quando lo identificarono come uno Yakushi. Dei tre Jonin che normalmente costituivano la guardia del Daimyo solo Teppei sembrava particolarmente teso, e il suo sguardo era perlopiù diretto a Haru, forse considerata una specie di ostaggio, mentre Yayoi continuava a sgranocchiare snacks senza particolare apprensione e Tenma, appena un pò accigliato, sembrava più intento a risolvere un dilemma che non a prestare attenzione a cosa succedeva.

    Ho parlato di distruggere la ricerca di Orochimaru. Ho parlato di cancellare le tracce del suo passaggio attraverso le quali potrebbe tornare ad ammorbare il vostro Villaggio. Non ho mai detto di distruggere i suoi eredi, Oto o i ricordi di cosa è stato.
    La distruzione avverrà comunque prima o poi, poiché la Fine è Inevitabile e io ne sono l'Artefice...ma non sarà oggi né domani.
    Oggi si decide solo se lasciarsi Orochimaru alle spalle o continuare a venerare la sua figura, come fai anche tu, Eiatsu. Devi molto al Serpente, anche se al tempo non conoscevi la sua identità.
    Oto rimarrà, ma dovrà cambiare e rinascere.
    I ricordi rimarranno, affinchè lui non possa tornare.
    Gli eredi e chi è stato prodotto da Orochimaru e dalla sua ricerca rimarranno, poiché anche Oto è prodotto dalla sua ricerca. Ma non ce ne saranno di nuovi, e non si proseguiranno le sue follie.

    QUESTO è ciò che propongo, giovane Harumi, voce della ragione innocente in mezzo ad accuse più o meno velate.

    Il mio desiderio è che Orochimaru svanisca per sempre e non possa più tornare. Che il suo palazzo e la sua ricerca spariscano, e che con le sole vostre forze il Villaggio possa rinascere, scegliendo un nuovo Kage che agisca finalmente come tale.


    Non aveva risposto esattamente alla velata accusa di essere lui stesso un prodotto delle ricerche di Orochimaru, ma nemmeno lo aveva negato. Tuttavia aveva più volte detto "vostro Villaggio" invece che "nostro" e altrettante volte non aveva avuto reazioni alla menzione del nome Febh Yakushi. L'ultima a parlare fu Kamine, la cui ira cominciava a crescere assieme al malcontento per la situazione e per come era stata gestita, adducendo due ipotesi che aprivano a terrificanti prospettive: un Febh Yakushi folle...o qualcosa che non era Febh Yakushi ma ne aveva le medesime capacità!

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    La paranoia è qualcosa di buono, Kamine. Ma credi davvero che ti avrei parlato della macchina di Orochimaru se fossi un clone al suo servizio?
    In ogni caso, per rispondere alla giovane Harumi e a Yukine. Io vi propongo questo: scegliete un Kage che possa convincermi a non distruggere il palazzo...e io non lo farò. Chi fra quelli che conoscete ha un desiderio sufficientemente forte da eclissare il mio? E chi ha i mezzi per metterlo in pratica?
    Chi è degno di incarnare la vera natura di Oto?

    E mentre i ninja valutavano, anche alla luce dell'aggressione di Haru e delle condizioni di Hebiko che cosa avrebbero dovuto fare, o vagliavano le ipotesi di Kamine e Kato, ecco che una voce nemmeno troppo forte avrebbe parlato proprio accanto a Jotaro e al suo muretto, anche se del tutto invisibile. Beh, almeno uno tra tutti questi tizi ha un briciolo di cervello, no? Gli indizi portano tutti a quello, cavolo! E poi non capisco tutto questo attaccamento al palazzo, qui a Oto crollano due o tre volte al mese, dovrebbero essere abituati, no? La voce era indubbiamente quella di Febh, ma era leggermente distorta, come se non fosse esattamente là affianco a Jotaro ma comunque poco distante, e avesse usato il ventriloquio Ventriloquo [1]
    Abile: L'utilizzatore può far sembrare che la sua voce, leggermente alterata, fuoriesca da un qualsiasi punto entro 12 metri. Può riuscire a imitare una voce specifica e riprodurla entro 6 metri da sè. [Da chunin in su]
    mentre era occultato in qualche modo, in modo che fosse solo il portatore di Indra a sentirlo. Che poi...ma tu chi sei? Hai un'aria familiare e spari il mio nome come se ci conoscessimo...non è molto educato, sai? Intanto vedi di non far baccano, voglio vedere come va a finire...sto preparando un'entrata coi fiocchi! Aspettavo Gene però...voglio vedere la sua faccia stupita, secondo me da stupito è anche più brutto di quanto non sia normalmente!
     
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    La ragazza nerboruta era spacciata ma questo Eiatsu lo aveva capito fin dal primo istante che quella stolta menò il suo pugno in direzione dell'amministratore in modalità distruttore. Qualcosa però nell'attacco si efficiente ma tutt'altro che letale del ragazzo non tornò all'eliminatore, il quale dal modo di parlare di Aloysius aveva creduto che l'Hakai fosse un vero mostro, qualcosa di paragonabile alla crudeltà di un dio della guerra. Rompere un braccio era una punizione degna di Febh, ma di quello con gli occhiali finti e non del mostro che covava al suo interno...un dubbio quindi si palesò nella mente laboriosa e calcolatrice del jonin, il timore (ma al tempo stesso la gioia) che la realtà si tramutasse in teatro, seppure scritto da una mente evidentemente bacata.

    Quella sensazione, o forse speranza, continuò quando udendo le parole del nemico l'iniziale sentenza di morte venne in realtà rimpiazzata da un tono maggiormente accondiscendente o almeno incline alle spiegazioni, sebbene la spada di Damocle continuasse a pendere sui presenti come un futuro ineluttabile.
    Infine Febh fece la sua domanda, esprimendo chiaramente la perplessità che gli frullava in testa: stava loro chiedendo di fare un nome, di puntare un dito a favore della persona che ritenevano degna di guidare Oto e contrastare la sua minaccia. Che stesse cercando un rivale al suo livello? Qualcuno in grado di appagare la sua sete di distruzione? Era un comportamento strano, lontano dai possibili pensieri della macchina spietata che prendeva il nome di Hakai e così i sospetti di Eiatsu acquisirono corposità facendo spazio alla possibilità che dietro tutto quello vi fosse un macchinoso piano dello Yakushi. Forse lui sapeva qualcosa su Diogene oscuro persino al suo braccio destro, forse lo stava invitando ad uscire allo scoperto perché anche il Colosso era lì ad Oto invece che spariti in chissà quale avventura.

    Ebbene, la voce del Mikawa si sentì forte e chiara in quell'arena ma non era quella solita del burbero guardiano bensì l'unione di molte altre. D'un tratto ad uno ad uno gli uomini del boss uscirono allo scoperto, circondando il Palazzo della Vipera, ognuno intenzionato a fare la sua parte per il bene del villaggio. La prima a comparire sarebbe stata la piccola Yachiru e subito dopo Matsumoto, Ashiro, Fyodor e tutti gli altri avrebbero formato un grosso cerchio attorno all'unico rivale [7 Gruppi di Gregari]; il piano iniziale era attaccarlo da tutti i fronti ma ognuno di loro si sentì in dovere di rinunciare al possibile effetto sorpresa e gridare l'unico nome degno di quella domanda. Non c'erano dubbi, avrebbero dato la vita per proteggere l'unica cosa che li aveva riuniti tutti e che li aveva fatti diventare una "famiglia", ovvero il sogno di un uomo che non avrebbe mai permesse che una minaccia come quella distruggesse il ricordo di Oto. Diogenes li aveva trovati negli anni, prelevando chi dalle Prigioni, chi dal Bosco dei Sussurri e chi dalle proprie case; alcuni di loro avevano gettato la spugna, altri aspettavano solo l'occasione giusta per rendere ancora una volta Oto grande. Li aveva accolti nella sua dimora, li aveva allenati, li aveva dato uno scopo più alto nella loro esistenza ed ora loro avrebbero ricambiato tutto ciò, parlando per l'uomo che non poteva essere lì a difenderli tutti, ancora una volta:


    " Aloysius Diogenes Mikawa. "


    VHghF2n

    Avrebbero urlato in coro portandosi il pugno al petto e tenendo lo sguardo fisso su chi aveva osato fare quella stupida domanda.
    Un sorriso si stampò sul volto di Eiatsu, conscio che se anche Omoi e l'intero corpo di guardia dei Gate di Oto fosse stato lì altre voci si sarebbero unite al coro. Improvvisamente la voglia di combattere gli salì in petto, provando emozioni lontane che non sentiva da tempo; ora sapeva che anche se era lo scontro il loro destino, ognuno dei presenti avrebbe dato il massimo per portare la vittoria a casa. Il motivo era semplice: Aloysius non glie lo avrebbe perdonato e si sa, nulla, nulla, è peggio dello sguardo di disapprovazione del proprio "padre".

     
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    Il Fiore Lupo

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    La Minaccia Più Grande


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    Come avevo immaginato l'attacco di quella pazza di Haru fu decisivo nel capire chi avevamo davanti. Per la genin fu come sbattere la faccia contro un muro di gomma. Verosimilmente non riuscì a fare nessun danno a quell' individuo e come preventivato gli attacchi che Haru subì non furono di certo mortali da parte di quella persona sconosciuta, se tale potevamo considerarla. Personalmente mi ero fatto una mia idea precisa: stavamo trattando con un Febh (visto che in aggiunta non provò nemmeno a confutare le parole di Eiatsu) ragionevole, o meglio con un Amministratore in gran forma del tutto intenzionato a dare il meglio di se per creare l'ambiente e l'atmosfera più eccentrica in assoluto.

    Escludendo quel suo immancabile eccesso di teatralità le parole che andò a pronunciare, i suoi giudizi e i suoi ragionamenti non erano decisamente da scartare. Nelle suoi discorsi giaceva un importante considerazione: sottovalutare il potere delle creazioni di Orochimaru poteva risultare letale per le nostre capacità. E Febh aveva ragione, e stupidamente non ci avevo pensato. La missione ad Iwa fu esemplare, ci trovammo davanti ad un potere che andava assolutamente oltre alla nostra portata. Gli Echi della guerra erano strumenti di morte terribile, resti di conflitti passati e carichi di odio. Un potere che non poteva essere controllato dalle nostre semplici capacità.

    La chiave dunque era il controllo. Il Controllo. Scossi la testa, una qualità e requisito che avevo scoperto essere fondamentale, se volevo consolidare la mia posizione e crescere come Chunin. Ad Iwa fu la mancanza di controllo della situazione a renderci deboli e fragili, in balia di persone più decise. Io, stesso, in Amministrazione poco addietro non fui in grado di costringere alla resa quel Nukenin e a mettere ordine al nostro gruppo disastrato di Ninja, Hebiko in particolare. Tuttavia i miei pensieri furono interrotti, perché in mezzo a quella piazza diversi Ninja iniziarono a muoversi e a radunarsi a cerchio attorno il Febh mascherato. Ci misi qualche secondo per realizzare effettivamente da quali clan provenissero. Ma in realtà tutti loro facevano parte di un solo gruppo, di una sola bandiera, di una sola famiglia. Loro erano i sottoposti di Diogene Mikawa.

    Non c'era alcun bisogno del Capoclan, all'offerta di designare un nuovo leader per il Suono da parte della figura ammantata, un numeroso gruppo di persone si riunì e ad unica voce gridarono un solo nome: Diogene. Fu in quel momento che compresi la più banale delle realtà: il Mikawa aveva il controllo. Lui si era guadagnato la fiducia dei sottoposti e di conseguenza il loro rispetto incondizionato. La sua forza non era mera potenza, ma controllato potere. Lui era in quel momento la figura che avrei dovuto seguire, imprescindibilmente. Il Mikawa mi avrebbe offerto l'esperienza e la forza per migliorarmi e le occasioni per mettermi alla prova, a differenza di Febh.

    Così mi decisi, mi avvicinai al gruppo e mi fermai al fianco della piccoletta rosa, una dei suoi fedelissimi. In quei momenti pensai a Febh, e al suo ruolo di Amministratore. Che cosa aveva di fatto combinato? Aveva perso i Sigilli, aveva permesso ad un mostro terribile di entrare nel Villaggio per sua inadempienza e aveva lasciato a piede libero un personaggio come Hebiko. Febh lo si poteva risultare un avversario temibile e fortissimo, e una risorsa immensa per Oto, ma non lo avrei mai votato come Kokage, ammesso che mai si sarebbe canditato.

    Invece il Suono aveva bisogno di un Leader forte, un Ninja in grado di imporsi ed esercitare il suo controllo, anche sulle creazioni di Orochimaru nel caso e non temerle. Serviva un Jonin il cui ruolo non sarebbe stato messo in discussione da Shinobi di basso rango, o dalle pretese assurde e insensate. Queste furono le motivazioni per le quali pronunciai le parole successive, rivolte verso la figura oscura.

    Parlai subito dopo al gruppo di persone, rompendo il silenzio che seguì all’incitazioni dei sottoposti del Mikawa, dichiarando così la mia scelta al resto dei Shinobi di Oto.

    - Aloysius Diogenes Mikawa -






     
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    Magistra Vitae

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    Fine e Inizio


    Post 4 ~ Nome

    Il destino della donna tutta muscoli era stato deciso nel momento stesso in cui aveva scelto di confrontarsi con l'uomo sconosciuto. Con una facilità disarmante ritorse contro la kunoichi la sua stessa forza, rendendola in un batter d'occhio inoffensiva e lasciando il resto ai giganteschi rettili che l'affiancavano. Harumi si sarebbe giusto spostata di un passo quando l'aria infuocata avrebbe sfiorato la segretaria ancora a terra priva di sensi a pochi passi da lei, tornando a concentrare il suo sguardo sul loro interlocutore dopo essersi accertata che la giovane non aveva riportato evidenti danni da quella calorosa attenzione. La kunoichi infatti si irrigidì impercettibilmente mentre l'uomo si avvicinava al suo mentore, stringendo per riflesso la mano intorno all'impugnatura del kunai. Si rendeva perfettamente conto che affrontare lo sconosciuto con la forza doveva essere la loro ultima opzione.

    Dopo aver udito il progetto dell'uomo sconosciuto, la ragazza si lasciò andara ad un'artificiosa esclamazione di stupore. Ooh, una proposta tutto sommato ragionevole, considerando le premesse. Tuttavia... Le labbra della fanciulla si piegarono in un sorriso sornione, carico di sottintesi. Ogni cosa ha un prezzo. Ad Oto più che in ogni altro luogo. Cosa vuoi in cambio? Qual'è il tuo tornaconto? Non penso qualcuno che si è definito estraneo al Villaggio farebbe tutto questo per puro spirito umanitario. Voglio dire, sembra una faticaccia, no? Un'insinuazione sottile, merito di una mente più maliziosa e sveglia rispetto a quella della piccola genin del Suono.

    La portatrice del due code, o ciò che parlava tramite lei, ancora non riusciva a vedere il quadro generale. Aveva l'impressione che le mancassero dei pezzi in quell'intricato puzzle, ma non sapeva neppure che forma essi avessero. Anche l'ultima, sibillina richiesta dello sconosciuto non riuscì a districare la matassa, rendendola se possibile ancora più ingarbugliata. Cercava qualcuno che volesse fermarlo? Forse allora non aveva veramente intenzione di portare a termine ciò che aveva iniziato, con quella pirotecnica entrata in scena. Oppure mirava a qualcos'altro ancora? Le labbra della ragazza si fecero sottili mentre elaborava le scarne informazioni un suo possesso. Voleva un nome? Lei ce l'aveva. Indubitabile. Eppure, darlo in pasto allo straniero era veramente la cosa giusta da fare? La giovane, in un misto tra sospetto e premura, esitò. Gli indugi furono rotti dall'apparizione di numerose figure, tante da circondare l'intera area. Ad Harumi fu sufficiente uno sguardo per riconoscere le sagome che si stagliavano contro le rovine del palazzo. Erano i suoi coinquilini. I suoi colleghi. I suoi compagni. I suoi amici. La sua famiglia. Ragazzi... La voce, tornata ad un tratto esitante e delicata, sembrava appartenere di nuovo alla piccola kunoichi. All'unisono, quasi fossero un'unica entità, gli abitanti di Villa Mikawa professarono la loro fedeltà, acclamando a gran nome il loro ledear, l'unico che potesse portare il peso delle sorti del Villaggio, il solo con le spalle abbastanza robuste da potersi addossare quel gravoso fardello. Sospinta dagli eventi, anche la ragazzina si fece avanti, uscendo dall'ombra di Eiatsu ed affiancandosi al suo custode. Hai il tuo nome. Senza nessuna incertezza, si rivolse al loro anfitrione, con gli occhi limpidi, salda nel proclamare la sua appartenza. Aloysius Diogenes Mikawa.

     
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