La Più Grande delle MinacceIl Crollo di un'Era

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    È colpa tua. Ratty

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    Per essere più Veri II


    [Kato]

    Con sprezzo del pericolo, senza ascoltare le parole di Hebiko e anzi rifiutandole con veemenza, Kato lasciò che il simbolo maledetto si facesse strada tra le sue carni fornendogli le energie necessarie per cominciare la sua opera di demolizione, pur conscio che le macerie avrebbero potuto franargli addosso e schiacciarlo senza lasciare scampo. MA CHE FAI? SEI IMPAZZITO? Col primo colpo frantumò calcinacci e cemento senza che nulla cedesse, ma quando con il secondo attacco caricò le energie del Cursed Seal la lastra di pietra sopra di lui venne letteralmente scagliata verso l'alto, mentre macerie e frammenti gli cadevano addosso. La raffica successiva distrusse le minacce principali ma inevitabilmente qualche sasso andò a intaccare la sua pur resistente pellaccia [Ferite]Complessivamente subisci una Media mentre finalmente emergeva.

    Alle sue spalle il piccolo serpente si ricongiunse con il corpo di Hebiko, mentre tutto intorno allo shinobi in preda al chakra maledetto diversi ninja di Cantha aspettavano, armi alla mano e in cerchio, da entrambi i lati delle mura. Oto bruciava. I ninja di Oto devono sapere quando piegarsi, Kato. E Oto è caduta...la sopravvivenza viene prima di tutto. Prima dell'onore, dell'impegno, e persino dei propri desideri. Io mi sono piegata per sopravvivere e ho ceduto il Seal...dovresti farlo anche tu. O morirai.

    Cantha potrà anche far crollare gli Yotsuki...se sarai collaborativo potrai restaurare il clan come meglio credi, dopotutto erano di Kumo in origine e Cantha è loro alleata. Sii ragionevole. Lei era là, come sempre piatta e un pò brusca nei modi, ma lo guardava cercando di essere convincente, a una mezza dozzina di metri, apparentemente indifesa. Oto non c'è più...anche lo Yakushi se ne è andato, mentre il Mikawa è caduto contro il Mizukage, che si è unito a Cantha da molto tempo. Cantha è l'unica strada per sopravvivere...non vuoi sopravvivere, Kato?

    Era uno contro cento, almeno. Doveva solo prendere una decisione. Doveva solo rispondere in qualche modo. O morire come uno stolto, solo contro fin troppi avversari.


    [Harumi]

    Molto bene. Replicò Eiatsu, assolutamente imperturbabile, mentre levava uno spiedo. Ti trapasserò il cuore, non serve perdere tempo in inutili sofferenze, non mi interessi a sufficienza. E con un movimento netto lasciò che quell'acciaio slittasse sulla traiettoria fatale, per spezzare definitivamente il cuore ormai arresosi della giovane kunoichi. Ma Harumi non era sola.

    COME OSI?



    Lei si era arresa, aveva volontariamente ceduto a ogni desiderio di autoconservazione di fatto annullando la sua volontà di vivere...e questo significava una libera uscita per la creatura che abitava il suo corpo, nonostante lei la avesse accolta con quella morbida e morbosa apatia con cui sperava, nella sua ingenuità di tenerla a bada. Matatabi non era un gattino indifeso, e non era un cucciolo da abbracciare e non avrebbe chinato lo sguardo e mostrato il ventre senza combattere. Mai.

    DEBOLI, SIETE TUTTI DEBOLI!
    Quel ridicolo pittore e la sua donna, talmente persi l'uno dell'altra da perdersi in me, frazionandomi.
    Quello sciocco che sperava di celare a Oto stessa la sua natura
    Quella donna che andò contro lo Yakushi e vedendosi schiacciata non si riprese più.

    E ora tu, patetico vuoto a perdere. Nessun Jinchuuriki vive a lungo senza qualcosa a cui aggrapparsi, non potete sopportare il nostro chakra senza una spina dorsale. Che sia il dolore, l'amore o l'odio, senza determinare voi stessi siete solo bolle di sapone pronte a esplodere e lasciare a noi l'intero controllo.
    Nessuno è mai stato come lei, mai!


    E nell'esplosione della sua ira che era come una fiamma azzurra come il cielo all'imbrunire, la coda del demone eruppe forzosamente dalla schiena di Harumi, libera dal suo controllo afferrando e stritolando il braccio di Eiatsu che si lascò andare a un'espressione di dolore mentre veniva scagliato a qualche metro di distanza. In preda alla furia demoniaca, il corpo della ragazzina si scagliò su Diogene con un calcio volante che venne incassato a stento prima che un colpo di coda decapitasse l'impostore (di certo il Mikawa non avrebbe ceduto contro una forza tanto ridotta)

    RRRRUUUAAAAHHHH!!!



    Il ruggito del demone non era il miagolare di un gatto, e se all'esterno quel grido faceva tremare foglie e cortecce, all'interno era come una divampante marea di fiamme che attraversavano la giovane con un'eccitazione e una violenza che non aveva mai provato in vita propria. Così vuota come era stata di volontà, sopraffatta dai suoi sentimenti, si sarebbe sentita come affondare nella piena determinazione di sè del demone, nella sua furia!

    E ora sarà Eiatsu a morire. Quell'umano Mikawa era solo un fantoccio impostore, ma il medico è quello vero, io lo percepisco.

    Due spiedi partiti da Eiatsu stesso vennero intercettati dalla coda mentre l'aspetto trasfigurato di Harumi si voltava nella sua direzione.


    Prima ti spezzerò le gambe, poi ti trapasserò il cuore coi loro monconi, umano. Grazie di avermi regalato questo corpo-fantoccio...e il potere del Sigillo Maledetto per indebolire la sua già stupida e fragile mente!

    Nel giro di pochi secondi si sarebbe avventata sul medico con le mani avvolte da chakra in forma di lunghi artigli, riuscendo facilmente a ferirlo all'altro braccio e atterrarlo, per poi spezzargli la tibia con un pestone ben assestato. Harumi intanto sarebbe stata all'interno, verosimilmente sopraffatta dopo aver arreso la sua esistenza, spettatrice di tutto.

    [Yukine]

    Non ferire un Mikawa è un buon modo di ragionare, ragazzino. Ma non approfittare di una debolezza quando viene offerta è stupido! L'intento omicida del Colosso era palpabile, tanto da essere quasi soffocante mentre il giovane ammetteva la sua paura e al contempo la sua volontà di restare comunque a Oto anche se aveva disobbedito. Tutto per avidità, per il suo profondo desiderio di restare a Oto e realizzare ciò che voleva.

    Si sarebbe avvicinato al ragazzo con deliberata lentezza, sollevando poi una mano sopra la sua testa, come a sottolineare che il giovane Yukine era completamente alla sua mercè. il ragazzo si sarebbe sentito quasi trafitto da una lama, tanto era intensa la minaccia, ma poi tutto passò mentre il Colosso lo superava e si allontanava lontano dall'Arena.

    Ma sapere quando combattere e quando non farlo. Sapere quando perdere la battaglia per avere vinta la guerra. Sapere che la cosa importante è ciò che si desidera...queste cose sono ciò che definiscono un ninja di Oto. Torna al Palazzo, ci sarà da discutere. E detto questo lo lasciò da solo.



    [Yukine, Munisai e Izanami]

    Febh era là assieme al Mikawa e alla Miko che aveva raggiunto il gruppo solo a cerimonia completata, mentre sul Palazzo del kage ancora incombevano le mostruose colonne di luce create dallo Yakushi. Due sono tornati...per ora. Avete qualche considerazione da fare? Chiese sarcastico. Oto non è un parco giochi...siamo stati deboli e tutti noi dobbiamo venire temprati. E chi si spezza, chi non resiste, chi non sa trovare sè stesso e ciò che vuole...a Oto non serve.
     
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    Il Fiore Lupo

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    La Minaccia Più Grande


    9







    La terra tremò, e le mura si frantumarono imbattendosi nella mia potenza e nello sforzo che avevo compiuto per liberarmi. I miei colpi carichi del Chakra elettrico, del chakra del Sigillo Maledetto e del Chakra distruttivo furono più che sufficienti per creare una strada davanti a me e liberarmi da quella assurda costrizione in cui ero finito. Certo, fui colpito da numerosi massi ma i danni di fatto furono secondari [Danno]Danno Medio subito. Tuttavia quando intravidi di nuovo la luce non mi aspettai di certo di trovarmi di fronte ad una possibilità come quella.

    Rimasi fermo qualche istante guardandomi attorno, incredulo. Ero rimasto solo. Io, l’ultimo Ninja di Oto incaricato a difendere quelle che ormai erano le vecchie mura. Cantha a quanto sembra aveva vinto ed Hebiko aveva venduto la sua anima al miglior offerente, ammesso certo che quella Vipera davanti a me fosse veramente la Vipera che conoscevo.

    Ero circondato da tutti i lati, da numerosi troppi nemici. Combattere avrebbe significato solo una cosa: la morte. Forse sarei riuscito a portarmene a casa alcuni di loro, sicuramente… ma che senso avrebbe avuto? Quella donna mi aveva mentito fin dall’inizio. Sull’arrivo dei rinforzi. Sulla relativa sicurezza delle Mura, eppure la verità si palesava di fronte ai miei occhi.

    Il Villaggio del Suono era caduto. Febh, Diogene e gli altri erano scomparsi, quello era un dato di fatto. Tutto il resto, le parole di quella donna, erano pure speculazioni o un non troppo velato tentativo di ingannarmi. Era veramente Hebiko? Lei sarebbe riuscita a spingersi così avanti? Ad osare così tanto? Aveva veramente ceduto il suo sigillo?

    Faticavo a crederci. Io conoscevo un Hebiko ben diversa. Debole, insicura e dannatamente attaccata a Febh. La persona davanti a me era l’esatto opposto. Decisa, tentatrice. Parlava per gli altri, come se risultasse il loro leader. La Vipera che conoscevo non sarebbe mai stata in grado di azzardare così tanto, di prendere delle decisioni così drastiche e soprattutto di parlare di Febh in quel modo, il suo unico vero appiglio ad Oto. No, non poteva essere lei, semplicemente. Però in tutto ciò alcune sue parole erano dannatamente vere. Se avessi combattuto contro di loro sarei morto. E con la mia dipartita tutti gli sforzi che avevo compiuto fino a quel momento sarebbero svaniti nel nulla. I miei propositi, i miei obiettivi e i miei desideri sarebbero stati calpestati dal piede pesante di Cantha. Ma allo stesso tempo i miei pensieri andarono ad Iwa, alla Città della Pietra e alle anime che per secoli tramarono nell’ombra.

    Mi sarei comportato allo stesso modo. Che senso avrebbe avuto un Clan Yotsuki destrutturato da agenti esterni? IO dovevo distruggerlo dall’interno, ristrutturarlo con le mie forze, sudore e sangue. Un Clan Yotsuki che sarebbe dovuto appartenere ad Oto e a nessun altro. Altrimenti io stesso non sarei mai diventato qualcuno di essenziale al Clan stesso. Dunque avrei optato per l’approccio più logico, a dire il vero mio unico approccio.

    Scrollai la testa e alzando lo sguardo verso Hebiko: - Mi arrendo, Canthiani. Vi darò il Sigillo Maledetto e vi garantirò la mia lealtà. Ma ad una condizione… – con quelle mie parole sperai in cuor mio di guadagnare tempo, di mantenermi in vita soprattutto e di conseguenza entrare nelle loro fila. Conosci il tuo nemico, era la prima regola della guerra ed Oto non era riuscita a rispondere a questo elemento. Non avrei abbandonato Oto, quello era certo ma sicuro ma non potevo nemmeno sacrificarmi per essa. Oto era la mia vera maledizione, più del Sigillo. Un pensiero che mi accompagnava fin da quanto avevo ricordi. Perché ero stato scacciato con mio padre? Oto doveva vivere, almeno fin tanto che non avrei realizzato i miei obiettivi e trovare le mie risposte. Ma allo stato attuale il Villaggio del Suono era caduto, io ero l’ultimo rappresentate presente in vita. Io per ultimo, e per scherzo del destino, avrei portato avanti la sua idea, di nascosto. Di soppiatto, radunando nel futuro altri Otesi o i pochi accademici che sarebbero rimasti fedeli.

    Avvicinandomi con passo calmo mi sarei fermato a circa sei metri da Hebiko [S. Movimento Gratuito]Movimento di sei metri e questa volta mi sarei riferito al resto dei soldati, ignorando volutamente la Vipera: - Hebiko, deve morire. - Invero sebbene considerassi vere le mie parole Hebiko doveva morire per un motivo molto specifico. Lei nascondeva qualcosa dentro di sé, qualcosa a cui Febh teneva enormemente, talmente tanto da difenderla personalmente. Non poteva cadere in mano nemica, del resto la Vipera aveva già gettato il suo sigillo e aveva ceduto la sua anima a Cantha. Non era più la Vipera che conoscevo, lei era già morta. D’altra parte se non fosse stata Hebiko avrei in compenso svelato l’inganno o smascherato la persona davanti a me. Un lupo messo all’angolo infondo poteva ancora rivelarsi pericoloso.

    Concentrando il Chakra in entrambe le gambe sarei scattato contro Hebiko [S. Azione 1]Sfrutto i 24 metri a disposizione per mantenermi costantemente a distanza corpo a corpo utile contro Hebiko. Avrei scatenato contro di lei un colpo mortale, un calcio laterale sinistro dall'esterno verso l’interno, che avrebbe mirato a fracassarle il cranio colpendo la sua tempia destra. [S. Azione 2]Forza: 675, Velocità: 750 (+2 Tacche Sigillo del Fulmine, +1 Tacca Esplosione Elettrica, +3 Impasto Basso)

    Potenza: 10 + 15 (3/4 Basso di Esplosione Elettrica)
    Se ciò non fosse bastato ad ucciderla appoggiando a terra entrambe le gambe, riservandomi un margine di tempo per riavvicinarmi e mantenere costante la distanza corpo a corpo da Hebiko, avrei eseguito un secondo attacco ancora più letale. Caricando il braccio sinistro avrei eseguito un pugno diretto contro il torace della donna, un attacco atto a spezzarle la guardia. [S. Azione 3]Forza: 675, Velocità: 750 (+2 Tacche Sigillo del Fulmine, +1 Tacca Esplosione Elettrica, +3 Impasto Basso)

    Potenza: 10 + 15 (3/4 Basso di Esplosione Elettrica)
    E con la differenza di un istante sarebbe seguito un montante destro, che sarebbe partito dal basso verso l’alto e che avrebbe mirato sotto il mento di Hebiko. Un colpo velocissimo e potente, in grado di staccarle direttamente la testa dal corpo! [S. Tecnica Avanzato]Forza: 750, Velocità: 725 (+2 Sigillo, +2 Mi! Fa! Sol! +1 Esplosione Elettrica)

    Potenza: 10 + 15 (3/4 Esplosione Elettrica) + 30 Sigillo del Fulmine + Status Semiparalisi




    Note del Dolore: Do! Re!
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore, colpendo l'avversario, può allontanare la vittima fino a 9 metri di distanza tramite il chakra compresso. La Forza del colpo sarà incrementata di 3 tacche. Può essere utilizzata a mani nude o con [Potenziamenti]. È possibile combinarla con le tecniche "Note del Dolore: Mi! Fa! Sol!" e "Note del Dolore: La! Si! Do!" sfruttando un singolo slot tecnica avanzato per attivare le tecniche insieme, sullo stesso colpo.
    Tipo: Taijutsu -
    Sottotipo: Mossa
    (Consumo: Basso)
    [Da studente in su]

    Note del Dolore: Mi! Fa! Sol!
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore, colpendo l'avversario, può causare Dolore (DnT Medio) nella zona colpita tramite il chakra compresso. La Forza e Velocità del colpo saranno incrementate di 2 tacche. Può essere utilizzata a mani nude o con [Potenziamenti]. È possibile combinarla con le tecniche "Note del Dolore: Do! Re" e "Note del Dolore: La! Si! Do!" sfruttando un singolo slot tecnica avanzato per attivare più tecniche insieme, sullo stesso colpo.
    Tipo: Taijutsu -
    Sottotipo: Mossa
    (Consumo: Mediobasso)
    [Da genin in su]

    Secondo Stadio
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può raggiungere il secondo stadio del Sigillo Maledetto. Il Sigillo ricoprirà tutto il corpo dell'utilizzatore, l'abilità "Primo Stadio" si attiverà automaticamente all'attivazione della tecnica. L'utilizzatore ottiene un miglioramento del colpo senz'arma pari a +30, 1 volta a round e causare Semiparalisi per 2 round, 1 volta a round. Il mantenimento richiede slot tecnica. Questa tecnica si attiva automaticamente utilizzando slot tecnica anziché slot tecnica avanzato se il chakra o la vitalità dell'utilizzatore scendono sotto la metà. L'utilizzatore non può disattivare il Secondo Stadio per 3 round se attivato automaticamente.
    Tipo: Ninjutsu - Raiton
    Sottotipo:
    (Consumo: Medioalto / Mantenimento: Mediobasso)
    [Da chunin in su]





    Tabella Riassuntiva:

    Chakra Residuo: 35.25/80 Bassi


    Conoscenze SbloccateSblocco il ricordo di Hebiko per Kato




     
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    Chapter VIII - Villaggio di Oto




    Una goccia di sudore solcò la guancia sinistra, cadendo dalla sua fronte priva di rughe e cicatrici.
    Dietro al suo atto di coraggio, si celava un terrore abissale, ben visibile nei suoi grandi e innocenti occhioni verdi. Le sue gambe tremavano come se il terreno fosse scosso da un evento sismico.
    Nel caso peggiore sarebbe morto lì, ma la sua non sarebbe stata una morte lenta; il Kokage avrebbe potuto ucciderlo in un lampo, impedendo al ragazzo di intuire il colpo e soffrire. Sarebbe stato sufficiente un semplice schiaffo del Mikawa per spezzare il gracile collo di Yukine.
    Quel pensiero non lo rallegrava. Desiderava vivere, raggiungere i suoi obiettivi e diventare uno degli shinobi più forti del Suono.

    CITAZIONE
    Non ferire un Mikawa è un buon modo di ragionare, ragazzino. Ma non approfittare di una debolezza quando viene offerta è stupido!

    Lo fissava senza odio né affetto. Pura indifferenza.
    Con lo stomaco sottosopra per il forte stato di ansia, lo studente abbassò le braccia, avvicinandole al busto.
    Il gigante si avvicinò a lui.
    Un brivido di paura scosse la schiena di Yukine.
    A pochi centimetri dallo studente, il Kokage avvicinò la sua mano aperta sopra il capo dello studente, gettandolo nell'ombra.
    Terrorizzato come mai lo era stato in vita sua, quest'ultimo osservò il palmo del Jonin, ampio quanto il suo stesso capo. Avrebbe potuto afferrare la sua testolina e aprirla come un arancio, oppure scagliarlo come una palla da baseball contro le mura dell'arena. Quel silenzio mise a dura prova la sua sanità mentale. L'unico suono che Yukine udiva erano i battiti del suo cuore, prossimo all'esplosione.
    Cercò di opporsi alla paura che paralizzava i suoi arti e intanto pregò che quella tortura psicologica terminasse il più presto possibile.
    Perché non riesco a muovermi? Pensò. Si sentiva debole e impotente, piccolo come una formica.
    Per fortuna, dopo attimi che durarono minuti, il Mikawa ritrasse l'arto e lo superò, senza colpirlo.

    CITAZIONE
    Sapere quando perdere la battaglia per avere vinta la guerra. Sapere che la cosa importante è ciò che si desidera...queste cose sono ciò che definiscono un ninja di Oto. Torna al Palazzo, ci sarà da discutere.

    Il giovane tirò un sospiro di sollievo e la sua pelle riprese colore.
    Perdere una battaglia per vincere la guerra. Sapere che la cosa importante è ciò che si desidera...queste cose sono ciò che definiscono un ninja di Oto.
    Promise a se stesso di non dimenticare quelle parole. Da quel giorno, Yukine avrebbe lavorato giorno e notte per diventare ciò che desiderava: il miglior manipolatore di metallo al mondo. Titolo che avrebbe dovuto contendersi con Munisai, ma questo lo avrebbe scoperto più avanti.
    Determinato e felice, lo studente uscì dall'arena e dopo aver individuato nel cielo plumbeo le colonne di luce generate dall'amministratore, egli corse a perdifiato verso di esse, senza mai fermarsi.

    [...]



    Pochi ninja erano tornati e nessuno di loro salutò il piccolo Yukine, affaticato per la lunga corsa.

    CITAZIONE
    Avete qualche considerazione da fare?

    Ripensando ai momenti trascorsi in arena, davanti al possente Aloysius, Yukine meditò sul terrore che aveva paralizzato il suo corpo. Se fosse accaduto davanti a un nemico? Nel bel mezzo di una battaglia?
    Forse non c'entrava nulla con ciò che aveva chiesto l'amministratore, ma preoccupato di poter rivivere quei momenti, lo studente prese parola:
    Ho avuto così paura da non riuscire a muovermi. Come posso evitare che questo accada? Chiese, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
    La risposta era semplice: diventare più forte, ma chi lo avrebbe addestrato?






    Chakra: 9,5/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità: 100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Bende Rinforzate × 2
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Lama Interna × 1
    • Kunai × 5
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1

    Note
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    Turning Point


    Post VIII

    Era lì, imprigionata tra le viscere più profonde di Oto. Come ci era arrivata? Come era stata catturata viva? Le domande si sprecavano. Aveva una grande confusione in testa. Forse era stata drogata? Si sentiva la faccia strana. Un uomo, la stava minacciando, ma si curò poco delle sue parole. I carcerieri erano sempre così, anche se il perchè lei sapesse di questo le sfuggiva. Le sfuggivano un sacco di cose effettivamente. Che giorno era?

    Una donna entrò subito dopo, una torcia in mano. La luce era troppo forte per riuscire a metterne a fuoco la faccia, i suoi occhi si erano abituati troppo all'oscurità. Cosa ci faceva lì?

    Ma le sue domande interiori vennero interrotte da quelle esteriori della donna incappucciata. Cosa le avevano fatto? Non sapeva nemmeno chi fosse. Effettivamente...si rese conto di non sapere nemmeno chi fosse lei stessa. Era una tecnica per evitare di rivelare informazioni al nemico in caso di cattura, che qualcuno le aveva imposto? Non riusciva a capire a chi dovesse la propria lealtà. Nemmeno questo flusso di coscienza riuscì a farsi strada però, perchè la donna si avvicinò ancora per poi ustionarle la faccia con la torcia. Lanciò un urlo che le intorpidì le corde vocali per lo sforzo. Sentì anche la sua voce per la prima volta da quelli che sembravano secoli. Le salate lacrime che scesero sulla parte di volto ustionata non fecero che peggiorare il dolore. Iniziò a tremare, sentiva che stava per svenire. La donna iniziò a parlare di nuovo, insultandola. Finalmente inquadrò la voce della sconosciuta di fronte a lei. Era stranamente familiare. Una sensazione di profonda irrequietezza si aggiunse agli spasmi del dolore.

    Accettò il fatto che il suo corpo, forse per istinto di sopravvivenza al dolore, decise di perdere momentaneamente i sensi. Ma non durò troppo. La donna continuò nella sua opera di tortura, strappandole l'unghia di un alluce. Il nuovo dolore la fece rinvenire ed urlare, ancora, più forte di prima. Le budella si arresero e riversarono lo scarso contenuto del suo stomaco nell'esofago, costringendola a vomitarsi addosso subito dopo aver urlato. Uscì anche del sangue, forse le sue corde vocali si erano lesionate. Alzò la testa verso la donna, ora abbastanza vicina da poterla distinguere nonostante le lacrime. Incrociò il suo sguardo. Occhi che aveva già visto. Innumerevoli volte. Allo specchio.
    Kamine Ashimi
    Chakra: 75/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 475
    Velocità: 525
    Resistenza: 475
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 1
    • Wakizashi × 1
    • Mantello × 1
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1
    Note
     
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    Survival of the Fittest


    La Più Grande delle Minacce • Capitolo IX

    Munisai guadagnò il centro della piazza con lento incedere. Gli occhi seriosi puntati davanti a sé vennero distolti solo pochi istanti per guardare in tralice il ragazzino biondo, il quale arrivò nel luogo del raduno più o meno nello stesso momento.
    Yukine era uno di quelli che si erano sottratti alla prova del Sigillo, ma era possibile che la recluta fosse stata comunque esaminata in qualche maniera, per saggiarne la determinazione e la forza di spirito. Ma si trattava di mere congetture. Il ragazzino era sicuramente trafelato per essere arrivato di gran corsa da chissà dove, ma sembrava del tutto incolume.

    Oltre ai due novellini erano presenti, come gli era stato anticipato, sia Febh che il nuovo Kage, evidentemente in attesa che i vari ninja otesi che avevano deciso di mettersi in gioco facessero ritorno, vivi o in un sacco di plastica.
    C'era anche un volto nuovo però, qualcuno che il rosso era abbastanza sicuro di non aver visto tra la folla all'inizio di tutta quella storia. Una ragazza dai lunghi capelli corvini e dagli occhi violacei, vestita da sacerdotessa.
    Il nuovo arrivato trovò decisamente curioso che costei se ne stesse lì fianco a fianco alle due più alte cariche del Villaggio come se nulla fosse. Era forse un pezzo grosso del Suono anche lei? Eppure il ragazzone non aveva informazioni riguardo a una kunoichi che ricoprisse una posizione gerarchica così importante a Oto, e tantomeno una Miko.
    Munisai la degnò giusto di un paio di secondi in più di attenzione, poi si disinteressò della cosa portando lo sguardo sul Mikawa.
    Eccomi disse lapidario, giungendo le mani dietro la schiena.
    La luce di quei pilastri di pura energia che fluttuavano alti nel cielo catturarono nuovamente i suoi occhi. Come l'ascia del boia sul collo del reo, così queste incombevano funeste su quello che era probabilmente il palazzo più antico di quel luogo.

    Lo Yakushi prese la parola, chiedendo se le nuove leve avessero qualche commento da fare su quanto avevano appena vissuto, e il tono pungente era ben percepibile, spiegando poi, per così dire, le ragioni di un approccio così inflessibile e spietato da parte del Villaggio nei confronti dei suoi shinobi.
    Qualsiasi situazione egli avesse affrontato, il piccolo otese ammise di essere stato sopraffatto dalla paura. Chiese come evitare che un'emozione così invalidante tornasse ad affliggerlo nel futuro.
    Be' sicuramente si sarebbe dovuto rimboccare le maniche e lavorare sodo per diventare più forte, perché solo aumentando la propria forza, la sicurezza nei propri mezzi e sviluppando le proprie capacità il più possibile si poteva espandere la propria area di comfort e ridimensionare progressivamente il dominio della paura. Fermo restando che la paura, dal punto di vista di Munisai, fosse la migliore amica della crescita. Qualcosa che indicava in maniera infallibile le debolezze e le lacune dell'individuo, suggerendogli su cosa lavorare e in che modo migliorarsi.
    Certo, bisognava avere le spalle larghe per imbrigliarla nel modo giusto.

    Il rosso, dal canto suo, non aveva grandi considerazioni da fare. Riteneva di aver intuito le motivazioni di una politica così crudele verso i propri stessi compatrioti, e le ultime parole dell'ex Amministratore non avevano fatto che rinsaldare questa convinzione.
    Il ragazzo ci avrebbe messo un po' per digerire gli eventi di quella notte. Era ancora leggermente scosso dall'accaduto, sebbene lo nascondesse bene. Però nel tragitto dalla discoteca al Palazzo della Serpe aveva avuto il tempo di trovare quiete, di riflettere a mente più fredda nella tranquillità e nel silenzio della notte.
    Suo malgrado, aveva riscontrato una analogia fin troppo calzante, prendendo a paragone qualcosa di molto vicino a lui.
    Ho lavorato a lungo come assistente nelle botteghe di fabbri esordì il giovane d'un tratto, guardando lo Yakushi.
    E' un mestiere duro, ma che regala molte soddisfazioni proseguì, cominciando un discorso che apparentemente non c'entrava un tubo al momento.
    Si prende un pezzo di metallo grezzo e lo si infila nella fucina incandescente.
    Se non gli si fa raggiungere una temperatura sufficientemente alta, è impossibile lavorarlo a dovere. Ma se si scalda troppo, brucia e diventa inutilizzabile.
    Tutto è affidato all'esperienza e alla sensibilità del fabbro, ma è un dato di fatto che una materia prima di qualità scadente si danneggia facilmente e non dà mai risultati apprezzabili.
    Non vale la pena sprecarci tempo ed energie.

    Fece una pausa, si guardò una mano stringendola a pugno.
    Poi arriva il martello.
    Il metallo rovente viene colpito vigorosamente, ma anche in maniera sapiente e precisa. Fino a quando esso non si raffredda, al che torna nelle fiamme che gli permettono di essere plasmato ulteriormente.
    Il procedimento si ripete fin quando un insulso pezzo di materia grezza viene trasformato, con perizia, pazienza e l'applicazione di una considerevole forza, in uno strumento pregevole, robusto. Ma soprattutto utile, che svolge alla perfezione la funzione per cui è stato pensato.

    Tacque per lunghi secondi.
    Era forse un'implicita ammissione del fatto che egli non solo comprendesse ma condividesse l'ideologia otese?
    Chissà, forse in futuro qualche suo sventurato sottoposto avrebbe risposto a quella domanda a proprie spese.
    Penso che ci siamo già detti tutto noi due, Febh Yakushi concluse, e si riferiva alle parole che l'uomo gli aveva rivolto allo Psycho Circus prima di congedarsi. Dal canto del rosso, invece, erano state soprattutto le sue azioni nel medesimo contesto a parlare per lui.



     
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    È colpa tua. Ratty

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    Per essere più Veri III


    [Kato]

    Lei rispose con freddezza quando Kato annunciò del suo voler tradire, esattamente come aveva fatto lei. Molto bene, Kato. Cantha approva la contrattazione: che prezzo dai al tuo Sigillo Maledetto? Chiese allargando le braccia come a volerlo accogliere in un abbraccio rassicurante, anche se quando si parlava di una Vipera le apparenze erano sempre ingannevoli. Mentre lui si avvicinava sembrava assolutamente conciliante, ma alla sua improvvisa aggressione sembrò palesemente stupita. Il corpo della donna si piegò in maniera innaturale mentre schivava il primo colpo dimostrando riflessi nettamente superiori alla "Hebiko" che lui conosceva. Proprio me? Mi odi fino a questo punto? Bloccò il colpo successivo con le braccia, ricavandone certo un danno modesto (dovuto unicamente all'elettricità vista la sua notevole resistenza ai colpi contundenti) ma finendo per spezzare la sua guardia come previsto dall'attaccante e ritrovandosi quindi a subire appieno il montante diretto al suo mento. La testa venne staccata di netto, ma non prima che qualcosa ne fosse uscito, guizzando rapidamente alle spalle dell'otese: la donna aveva emesso sè stessa dalla bocca, lasciando che fosse solo un guscio vuoto a ricevere il mostruoso danno! [Tecnica] Ma che bravo...se vuoi la mia vita...allora Cantha te la concederà. Ma almeno dimmi il motivo, non sono così bendisposta a cedere la mia vita, Kato-kun.

    [Kamine]
    Scommetto che non sai nemmeno perchè sei qui, vero? Disse la donnaincappucciata dagli occhi così familiari, schiaffeggiandola. E come potresti in fondo? Una puttanella senza cuore e senza morale non può sapere niente, ma hai un'informazione che io voglio, anche se non ne sei consapevole. Io lo so, questo. Io lo so. Hai qualcosa che mi ridarai. Si sarebbe avvicinata, portando la testa accanto a quella della prigioniera. Allora, almeno il tuo nome lo ricordi? Voglio rinfrescarti la memoria: tu sei una vacca. Nessuno ti vuole tranne me, sono l'unica che ti darà qualcosa, che ti darà comunicazione, che ti darà un minimo di umanità, anche se come aguzzina. E tu in cambio mi darai quello di cui ho bisogno.

    Un nuovo pesante ceffone, che sulla pelle ustionata certamente era abbastanza forte da far vedere le stelle. La donna sarebbe tornata solo dopo alcune ore, lasciando che la fame, la sete e il dolore lasciassero il segno sulla prigioniera. La prima cosa che fece fu spezzare le catene con "qualcosa" che parve emergere dalla sua schiena, forse una specie di coda che tuttavia scomparve tanto rapidamente quanto era apparsa, avvolta da una tenue luce violacea. Allora, hai ricordato qualcosa? Vuoi parlare con me? Sei stata rifiutata da tutti, ricordalo, io sono l'unica con cui parlare. L'unica a cui puoi servire.

    Non era molto, ed era tanto, tanto stanca e provata. Ma cosa poteva aver recuperato della sua memoria la kunoichi catturata? Che poi, era realmente una Kunoichi? Chi era il suo interlocutore? Cosa stava accadendo?

    [Yukine, Munisai e Izanami]
    Il Mikawa non fiatava, probabilmente in attesa del rientro di tutti i ninja che stavano rischiando la vita o la sanità mentale per dimostrarsi degni del sigillo che il loro corpo era riuscito a sopportare, mentre Febh era là a guardare quelli che si erano fatti nuovamente avanti, con un misto di curiosità, un velo di cinismo e una sana dose di crudeltà gratuita e senza scopo, al solo scopo di divertirsi, che trapelava in ogni suo gesto, come quando fece un breve scatto verso Yukine quasi a volerlo colpire, col solo scopo di spaventarlo. Era una cattiveria da bullo, non da spietato assassino o dominatore del mondo, a suo modo innocuo, anche se aveva il potere di obliterare un quartiere in pochi minuti, se lo avesse voluto. Paura, ragazzino? Sei a Oto, Paura vuol dire Sopravvivenza. Devi solo imparare a usarla. Se vuoi essere spaventato vieni pure da me...se alla fine sarai ancora vivo ti assicuro che poche cose al mondo ti faranno paura dopo. Sogghignò, deliziato all'idea delle torture fisiche e mentali che poteva appioppare al ragazzino. Il Rosso parlò per secondo. Munisai, no? Ci siamo detti abbastanza, e hai capito il trucco: bisogna scremare il materiale scadente. Dobbiamo colpire più duro di chiunque, così che i colpi del nemico sembrino carezze. E potrei stare a farvi commuovere dicendo che lo faccio per il vostro bene e soffro nel farvi soffrire...ma a me diverte da matti! Concluse con un sorriso assolutamente entusiasta. Dopotutto vita, morte e dolore sono solo aspetti secondari...c'è molto di peggio al mondo.

    Ma intanto che arrivano tutti volevo rendervi partecipi di qualcosa di più generale. La gestione del Villaggio. Hai detto di aver fatto il fabbro, potrebbe tornarti utile approfondire la cosa...magari fare un giro dei villaggi e apprendere le loro capacità di costruzione per poi riportarle qui. E anche tu, Yukine, se hai un qualche interesse cerca di svilupparlo. Aggrapati a quello che hai e prendi quello che non hai. Oto è anche questo.
    Poi alla ragazza là presente. Te invece non ti conosco...da dove salti fuori? Risolta quella piccola questione avrebbe proseguito. Dovremo definire i ruoli all'interno del villaggio, dovremo stabilire le priorità nelle missioni e il supporto ai ninja in giro per il mondo...ed espanderci. Il villaggio non naviga nell'oro anche se i nostri territori sono ricchi. Difenderli diventa prioritario. E ottenerne di nuovi fondamentale...le mura sono allo sfacelo e vanno ricostruite...l'Amministrazione è un gruppo di tende...l'ospedale è pieno di infermiere zombi con l'artrosi...e diciamo che per colpa dell'Hokage le prigioni non vanno benissimo. In realtà era stato Hayate a danneggiarle, insieme allo Yakushi stesso, ma sono dettagli. Quindi dovremo rimboccarci le maniche.
     
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    Il Fiore Lupo

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    La Minaccia Più Grande


    10









    Avevo calcolato e sfruttato il massimo della mia potenza nell’affrontare Hebiko. La mia combinazione di attacchi non era pensata per ferire o debilitare l’avversario. Era stata pensata per uccidere. E quando vidi la testa della Vipera volare in alto per un attimo, illusorio momento, mi convinsi di avere raggiunto il mio obiettivo.

    Ma all’udire di nuovo la voce di Hebiko, alle mie spalle, le mie aspettative si infransero e per l’ennesima volta in quella giornata la realtà distrusse ogni mia speranza. Mi voltai verso la donna, chiedendomi come fosse riuscita a scampare, a salvarsi da tutto quello. E realizzai la più semplice delle constatazioni. Hebiko o era già stata uccisa da Cantha oppure in qualche modo copiata e riprodotta in una versione migliore.

    La Vipera di Oto era abile con le parole, ma non di certo con i fatti o con la sua forza. La Ninja che conoscevo era debole fisicamente, non avrebbe mai resistito a quei colpi né avrebbe avuto i riflessi per salvarsi all’ultimo secondo. La persona che avevo davanti era un’illusione, un fantoccio atto a fregarmi. O uno Shinobi di Cantha abbastanza forte da potersi confrontare contro un avversario del mio livello.

    - Hai perso la tua occasione e con essa il minimo di fiducia che ti avevo riposto. Perché chiedersi il senso della propria morte ad un passo dalla stessa? Tu non sei Hebiko. Non sarebbe mai stata in grado di difendersi così abilmente. Dunque non ha più senso cercare il significato del mio attacco o volere a tutti i costi una mia risposta, a meno di non avere in serbo un trucco per ingannarmi. Mostrati per ciò che sei Canthiano, o qualunque cosa tu sia altrimenti questa lotta proseguirà. E se vorrai il mio Sigillo dovrai prendertelo con la forza. – avrei atteso una risposta, questa volta sincera. Mentre nel frattempo i miei pensieri vagarono per un momento a quelle che erano ormai le macerie del Gate. Forse lo sforzo che avevo sostenuto, la pressione del momento mi stavano fregando. Già, perché per un attimo vidi un riflesso di un ragazzo giovane. Di un Ninja che era appena giunto ad Oto. Uno Shinobi carico di aspettative e dagli obiettivi molto chiari.

    Un Ninja che aveva speso il suo tempo, il suo sudore e sangue per Oto. Per l’ideale che quel Villaggio incarnava. O meglio dire il messaggio che esso portava: esaudisci i tuoi desideri. Diogene e Febh erano stati gli araldi di quel messaggio. Due mostri sacri. Due esseri di infinita potenza, il cui desiderio e forza si percepivano a distanza. Davvero erano stati sconfitti? Loro due? Del resto il ricordo di quell’ammasso di sangue e vortice che avevano creato per sconfiggere il mostro inviato da Kumo era ancora vivido nella mia mente.

    Quella non era Hebiko, e di conseguenza la probabilità che quell’essere mi aveva mentito anche sul resto fino a quel momento erano estremamente alte. Se fosse stato un elaborato tentativo di sviarmi? Un modo per indebolirmi? Se in quel momento Febh Yakushi e Diogene Mikawa stavano combattendo per Oto? Per la libertà che essa incarnava? La minaccia della loro presenza poteva rappresentare ancora un deterrente efficace per quei Canthiani? Dovevo forse guadagnare tempo?

    - Dimmi un po’… e se invece di perdere tempo con te, con quella finta rappresentazione di Hebiko, iniziassi a cercare i miei compatrioti? Magari Febh o Diogene. Mi fermeresti? – una domanda molto semplice, che nascondeva un trabocchetto utile per quanto banale. Di nuovo una sua qualunque affermazione mi avrebbe in ogni caso fornito delle preziose informazioni. [Mantenimento Sigillo del Fulmine]-2 Bassi




    Tabella Riassuntiva:

    Chakra Residuo: 33.25/80 Bassi (-2 Bassi Sigillo del Fulmine)


    Conoscenze SbloccateSblocco il ricordo dei capi Jonin di Oto: Febh Yakushi e Diogene Mikawa.




     
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    Bandiera bianca

    IX




    Sapere che i figli erano al sicuro la tranquillizzò. La sua mente restava invasa da migliaia di pensieri confusi, alla ricerca di un ricordo chiaro dei due pargoli. Non ricordava nemmeno chi fosse il loro padre, anche se aveva un dubbio. Un pessimo dubbio, vista la situazione. Questo permise a Febh di passare inosservato nella sua stramba reazione, che ottenne però solamente una risposta distratta:

    E' un bel nome, suppongo.

    L'insistenza di Febh la rese più sospettosa, risvegliandola dai suoi pensieri. Non a sufficienza da renderla pienamente lucida, ma non era più in grado di ignorare le sue parole. Aggrottò la fronte, sventolando una mano in faccia allo Yakushi, arrivando a tirargli una manica per fargli riprendere il passo. La sua fretta non sembrava andar d'accordo coi piani dell'Amministratore.

    E' passato un sacco di tempo, se anche mi avevi fatta arrabbiare ormai è acqua passata. Ora muoviti.

    Sembrava quasi stesse prendendo tempo, e la cosa non le piaceva per niente. Stizzita, si sarebbe irrigidita di fronte a lui, sforzandosi di mantenere la calma, mentre nuovi dubbi andavano ad annebbiare la sua ragione.

    Febh. Per favore. Abbiamo decisamente cose più importanti di cui occuparci in questo momento, invece di fare i nostalgici. Vuoi vedere Kaji? Bene, portami all'ospedale allora. Chiama pure quel cretino di mio marito, sono sicura che avremo discusso insieme del nome, fatti dire qualcosa da lui. ...E non creare mai più dei miei cloni! Se ti becco di nuovo a fare queste stronzate ti prendi uno schiaffo così forte da farti venire tutti i capelli bianchi! Si lasciò andare a qualche insulto gratuito, sfogando parte dello stress. Un leggero tick alla mano lasciava intuire come fosse poco propensa al dialogo. Ora. Possiamo continuare?

    Le cose però non andarono naturalmente come previsto. Nella loro recita malata, cercavano di portare la Vipera a livelli di stress inimmaginabili, impotente di fronte alle persone per lei più importanti. E quello che Febh additò come Raizen apparve. Distorto, vuoto, più bestia che uomo. Hebiko sbiancò, ammutolita. Scosse la testa incredula, osservando la bestia che un tempo era il suo amato. Le parole dello Yakushi le fecero raggelare il sangue, dando il via ad un fiume di lacrime che scese sul suo volto impietrito, mentre fissava quel teatrino crudele. Ma l'uomo fece un errore, un tremendo errore.

    L-la mente?

    Orochimaru si irrigidì. Riusciva a controllare la coscienza della Vipera solamente perchè insicura. La sua presunta debolezza la rendeva a tutti gli effetti inerme contro di lui. Aveva consapevolmente mollato la presa per lasciare che Febh si godesse il teatrino, firmando così la sua condanna. La presunta capacità del mostro di entrare nella mente altrui, che Orochimaru ben sapeva fosse un attore, gli avrebbe permesso di scoprire che lui, la Serpe, era ancora presente nella mente della giovane assistente dello Yakushi. E sapeva bene quanto potesse essere determinato nell'eliminare ogni traccia di lui.
    Il frammento aveva un difetto: essere incompleto. Per ovviare al problema, doveva assimilare parte della coscienza di chi era ospite, acquisendone così alcuni pregi... e difetti. Come l'impulsività della Vipera.


    La kunoichi percepì quella frase come un'occasione d'oro. Raizen era sordo e si impossessava delle menti altrui? Allora lo avrebbe costretto a farlo con la sua, in modo da poter comunicare con qualsiasi barlume di umanità rimasto in lui. Le braccia di Hebiko si allungarono, scattando verso la spalla ed il collo dell'energumeno, intenzionata ad usarli come punto d'appoggio per lanciarsi letteralmente contro la bestia. Ma uno spasmo la interruppe, facendole perdere l'equilibrio per qualche istante. Orochimaru aveva agito d'impulso, temendo che l'uomo che impersonificava l'Hokage potesse scoprirlo. Una pessima decisione.

    Hebiko, nonostante tutte le sue paure ed insicurezze, non gli avrebbe permesso di mettersi tra lei ed il suo uomo. La luce che a malapena le dava energie per mantenere la sua coscienza in piedi, era ora una colonna d'energia che la ricopriva per intero, spazzando via i serpenti che la incatenavano. Sembrava pronta a fare lo stesso con lui.
    No, aspetta!
    Le fiamme che la avvolgevano sembrarono farsi più feroci non appena la Serpe bloccò il suo tentativo di contatto con Raizen.
    Se ti metti in mezzo una seconda volta...
    Non è lui!
    Orochimaru sembrava stesse sudando freddo. Lo sguardo della Vipera si inasprì, ma sembrava aver fermato la sua avanzata.
    Non so dirti dove sia l'originale, ma ti garantisco che quello che vedi non è Raizen. Non posso permetterti di finire in una trappola del Mikawa.
    ...E' uno scherzo?
    Le fiamme crepitavano furiose. Guidata unicamente dai sentimenti, era ormai impossibile per il frammento sopraffarla. Fino a che non avesse assorbito altre parti della sua anima, si sarebbe dovuto arrendere all'affiancare solamente la sua erede. Sospirò. Sapeva bene che l'errore era stato suo.
    Ti ho già spiegato che non ho motivo di mentirti. Se la mia creatura. E come tale, non voglio che tu faccia la mia stessa fine.
    La tensione tra i due era palpabile. Una parola sbagliata di Orochimaru, e la Vipera avrebbe potuto spazzarlo via. Ma non era detto che questo era ciò che voleva davvero.
    Non conosco tutti i dettagli, ma so che il Mikawa ha scoperto di me. Sono certo che ha intenzione di usarmi. Ma prendere me significa far del male a te. Non voglio permetterglielo.
    Hebiko sussultò sorpresa. Le fiamme, calmatesi per qualche istante, ripresero a crepitare. Lo sguardo carico di furia puntò suo padre.
    Sei comunque in trappola nella mia mente. Perchè dovresti dispiacerti se qualcuno volesse tirarti fuori di qui?
    Orochimaru ridacchiò, quasi sorpreso dall'ingenuità della ragazza.
    Credi davvero che sarei più libero se diventassi una marionetta del Mikawa? Hai molto da imparare, figlia mia. E, come ho già detto, sei la mia creatura. Preferisco di gran lunga restare qui. Arricciò le labbra in quello che sembrava un sorrisetto. Il mio tempo ad Oto è ormai finito da tempo. Ho vissuto così tanti anni... Forse un giorno tornerò in vita. Ma per il momento posso restarmene in panchina. Ciò che non posso permettere è che il Mikawa sfrutti me o il sangue del mio sangue.




    Hebiko, di fronte alla bestia, aveva lo sguardo spento. Eppure era carica di chakra, sembrava pronta ad esplodere da un momento all'altro. Sarebbe rimasta in quello stato per diversi minuti, mentre la discussione al suo interno si faceva più accesa. Poi, all'improvviso, sembrò riprendersi del tutto. Sembrava rilassata, ma severa. Il suo sguardo lasciava intuire che quel gioco fosse ormai finito.

    Se abbiamo finito con questa pagliacciata, ti racconterò per bene di Kaji. Da soli.

    Orochimaru era una mente a parte. Dopo aver ottenuto la fiducia di Hebiko grazie alla sua arresa, aveva iniziato a spiegarle quel poco che sapeva. Non essendo stato ipnotizzato, ed essendo lui stesso per metà Hebiko, le aveva permesso di recuperare diversi ricordi, i necessari per capire che quella situazione fosse pura follia, creata a tavolino per ottenere chissà cosa dalla rossa.
     
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    Magistra Vitae

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    Fine e Inizio


    Post 8 ~ Uno

    Il corpo della giovane si agitò nel sonno, disturbato da un basso brusio. Strinse con più forza le palpebre nel tentativo di tenerle chiuse, cercando di aggrapparsi fino alla fine all'oblio del buio, ma la luce già filtrava al suo interno. Quando infine aprì gli occhi l'inattesa luminosità la spaesò, facendola muovere a disagio sulla sedia. Lo spazio intorno a lei era completamente bianco e il pavimento tendeva all'infinito sopra un cielo senza fine privo di colori. Il ronzio sordo che le aveva riempito le orecchie fino a farle venire un principio d'emicrania proveniva da davanti a lei. La massiccia televisione incassata nel legno era l'unico oggetto presente in quel mondo surreale. Sullo schermo bombato si rincorrevano delle bande verticali in assenza di segnale, accompagnate da un sibilo fastidioso. Certo la ragazza se lo immaginava diverso l'aldilà.

    L'ultima cosa che ricordava era il braccio alzato contro di lei, pronto a toglierle la vita. L'aveva accettata, la sua morte, ma non come un dato di fatto: l'aveva scelta, la prima vera decisione della sua vita. Aveva rinunciato a difendersi per dimostrare qualcosa a se stessa. Era soddisfatta? Non lo sapeva. Ma sicuramente non era arrabbiata. Non con il Mikawa per averle somministrato quelle amare bugie, non con Eiatsu, che l'aveva ingannata non sapendo di obbedire agli ordini, non con se stessa. La sua non era stata una resa, una fuga, ma il più alto e difficile atto di autoaffermazione.

    Sporgendosi in avanti, ruotò delicatamente la manopola, cercando di migliorare la ricezione. Ombre ondeggianti comparivano per svanire un attimo dopo con uno sfarfallio. Aveva quasi perso la speranza quando riuscì ad ottenere delle immagini abbastanza nitide. La scena riprendeva la radura dove aveva appena avuto termine la sua vita, o almeno era ciò che pensava. Il corpo immobile a terra non era infatti il suo, ma quello del nuovo kage di Oto, la cui testa ruzzolata poco distante sembrava fissarla. Una lieve nausea le attraversò la gola mentre quella informazione riemergeva dalla sua mente. Era vero, Diogene era appena diventato capovillaggio. Come aveva fatto a dimenticarselo?

    La visuale si spostò, inquadrando Eiatsu. Una delle braccia pendeva piegato in modo innaturale. Oscillando, la telecamera si mosse verso di lui. Con un senso di urgenza che le sgorgava dal petto, armeggio disperatamente con il sonoro.

    «E ora sarà Eiatsu a morire. Quell'umano Mikawa era solo un fantoccio impostore, ma il medico è quello vero, io lo percepisco.»

    La voce che uscì d'improvviso dalle casse le fece sbiancare. Era la sua, ma al contempo non lo era. Quella furia gelida poteva appartenere ad una sola creatura sulla faccia della terra. Un vero demone, una reliquia dell'antichità che aveva passato le ere ad accumulare odio e rancore.

    «No. No no no.»

    In ginocchio di fronte all'apparecchio, Harumi era paralizzata dal terrore. Ironico, considerando che la paura non era riuscita a vincerla in punto di morte, che aveva accolto con un sorriso.

    «Prima ti spezzerò le gambe, poi ti trapasserò il cuore coi loro monconi, umano. Grazie di avermi regalato questo corpo-fantoccio...e il potere del Sigillo Maledetto per indebolire la sua già stupida e fragile mente!»


    Con un sussulto, la giovane si riebbe, ma la scena cambiò di colpo, quasi che qualcuno avesse cambiato canale. Una poco più giovane Harumi ed un'immutabile Eiatsu in bianco e nero stavano scendendo le scale. Quegli erano gli Inferi di Oto, non avrebbe mai potuto sbagliarsi. Era lì che tutto era iniziato. Il suo ruolo all'interno del Villaggio, la sua convivenza a Villa Mikawa, la sua vita da forza portante, la sua relazione con Eiatsu. Rivide il bakeneko liberarsi dai suoi vincoli, la sofferta decisione dell'eliminatore di sigillarlo dentro di lei, la disperata lotta per sottomettere il due code e tenerla in vita. Lo sguardo dell'uomo era concentrato, ma al contempo terribilmente preoccupato per la sua sorte. Stava recitando già allora?

    Lottando con la nausea montante, mentre i ricordi tornavano uno ad uno facendole esplodere la testa dall'emicrania, le dita sottili della ragazza cercavano di tornare sul canale precedente, sintonizzato sul presente. Ancora una volta, però, le immagini riprendevano un diverso momento della sua vita ormai passata. Una banalissima colazione a Villa Mikawa a base di pancake, per lei e la piccola Yachiru, serviti dal cameriere combattente. Solo ora notava lo sguardo vigile del braccio destro di Diogene osservarla dalla porta alle sue spalle. Serio, come sempre, ma le labbra non erano storte nella sua consueta insofferenza per i viventi. Ad Harumi quel pensiero fece sorridere: forse ora che era morta gli sarebbe stata più simpatica.

    Altre scene si alternavano sul video ogni volta che la manopola ruotava. Per lo più inezie in ordine casuale, momenti di pace nella grande casa del capoclan, o nell'asettica camera mortuaria, o nella palestra dove il jonin la allenava quando riusciva a ritagliarsi un po' di tempo, inframmezzate da atti salienti della sua breve vita. Come l'ultima volta che aveva parlato da sola con il suo custode, appena prima di recarsi al Palazzo del Kokage quella mattina. Con fedeltà ed affetto, Harumi si era affidata ancora una volta ad Eiatsu. Il sorriso sulle sue labbra si allargò ulteriormente mentre riascoltava il loro dialogo: che avesse già previsto tutto?

    «Mi aiuterai a proteggere Oto ma ad una condizione: se dico di scappare tu scappi, se dico di combattere tu combatti, se dico di toglierti la vita tu...ti togli la vita. Intesi?»

    «Mi affido a lei, Eiatsu-sama... Come sempre.»

    Rabbrividì inconsapevolmente alla vista dei sotterranei di Villa Mikawa. Quello era forse il ricordo più pesante, per questo aveva tardato tanto a riaffiorare. Lì aveva affrontato l'oscurità, un entità tale da far sembrare gli stessi demoni codati poco più che animali da compagnia. Eiatsu giaceva a ridosso della parete, privo di sensi, il capoclan dei Mikawa fronteggiava l'essere che aveva trovato nello sciamano la porta per varcare le porte dei mondi, ma lo sguardo di Harumi puntava al di là di tutti loro. Una macchia bianca che si estese fino a coprire tutto il resto. La giovane alzò la testa, ritrovandosi in mezzo ad una bufera di neve. Il suono ovattato della tormenta gli invase le orecchie, disorientandola. Con i piedi che affondavano nella coltre soffice, si diresse senza indugio verso la sua meta. Non poteva sbagliarsi. Sebbene non avesse reali ricordi di quei momenti li aveva vissuti come tramite la visione mandatagli dall'Antico. A confermarlo, fu il pianto a dirotto della neonata che la raggiunse attraverso gli ululati del vento. Arrancando, la trovo, mezza sepolta dalla neve, ancora tra le braccia della donna che aveva dato la sua vita per metterla al mondo e per proteggerla. Con delicatezza, la giovane si chinò a raccogliere la piccola se stessa stringendola al proprio petto.

    Le valvole della televisione crepitarono mentre tornavano a proiettare il viso di Eiatsu, distorto dal dolore. Il demone era a pochi passi da lui, pronto a massacrarlo, torturandolo lentamente, per sfogare la sua sofferenza. Harumi, ancora in ginocchio davanti all'apparecchio, rialzò la testa. Lacrime scorrevano copiose e silenziose dagli angoli degli occhi, ma il suo volto era deciso, le pupille fisse sull'immagine, la mascella contratta che tratteneva a stento un sentimento a lei estraneo: la rabbia. Dopo aver rivisto la madre che non aveva mai conosciuto, aveva capito finalmente una cosa. Si sentiva una stupida per non esserci arrivata prima. Ma forse era ancora in tempo per fare qualcosa. Si alzò in piedi e con tutta la forza che aveva in corpo, infranse il vetro del televisore con un pugno, che esplose in una marea di pece nera che cancellò ogni cosa.

    L'oscurità che l'avvolgeva la stava trascinando lentamente a fondo. In una diversa occasione, si sarebbe semplicemente lasciata andare, lasciandosi condurre dalla corrente. Non aveva forse vissuto sempre così la sua vita? Ma non quella volta. Con fatica, incurvò la schiena e abbozzò una bracciata, poi un'altra e un'altra ancora, puntando verso l'alto, verso la superficie, cercando una luce che sapeva trovarsi in cima a quel mare di disperazione anche se non poteva vederla, mossa soltanto dalla speranza. Lottando con tutta se stessa, alla fine vi riuscì. Prima la mano, poi il resto del corpo. Era fuori, su una spiaggia vermiglia lambita da quel mare tetro che all'orizzonte si fondeva con il cielo tenebroso. Davanti a lei un enorme cancello talmente alto da perdersi nel buio. Le due ante erano serrate, ricoperte di fogli pieni di scritte a sigillarne le aperture. Al di là delle sbarre una figura emerse dall'ombra, maestosa e terribile. Il gatto diabolico fissò le sue pupille dai colori diversi sulla piccola kunoichi.

    Il nekomata brillava nel buio, avvolto da fiamme blu e nere. Onde di chakra si estendevano concentriche ad intervalli regolari, scuotendo il cancello e increspando il mare di pece. Harumi piantò i piedi e rimase salda davanti al demone, ricambiando lo sguardo irato con furore.

    «Matatabi.»

    La voce della giovane era gelida come la neve dove era stata abbandonata. Fece un passo avanti. Non era arrabbiata, era furiosa. Una sensazione nuova, che in qualche strano modo la faceva sentire bene. Le dava forza, scopo.

    «Come osi. Come osi provare a portarmi via di nuovo la mia famiglia?»

    Si sentiva bene, incredibilmente bene. E doveva ringraziare proprio lui, il Nibi, per ciò che provava. Mentre nuotava nell'oscurità la sua furia atavica gli si era appiccicata addosso, quella stessa rabbia che ora pervadeva il suo corpo là fuori, attraversandone ogni fibra del suo essere.

    «Proprio tu, che dovresti capirlo più di ogni altro. Tu, che hai perso l'unica persona che ti fosse cara.»

    L'odio del cercoterio aveva scavato a fondo dentro di lei, raggiungendo quella parte di sé che aveva rimosso dopo averle affidato tutte quelle emozioni negative che voleva dimenticare. Vorticanti, si scontravano tra loro e con quelle che erano state scelte per ottenere un posto nel suo animo, ma non aveva tempo di tentennare.

    «Non te lo lascerò fare. Non ti lascerò uccidere la mia famiglia.»

    Il profilo di Harumi iniziò a brillare, circondato da un alone di chakra bianco.

    «Non succederà di nuovo. Non perderò ancora qualcuno davanti ai miei occhi.»

    L'aura intorno alla ragazza si tinse di una striatura azzurra e di una nera. Un frammento della stessa energia liberata dal Nibi e del sigillo maledetto che le era stato imposto. Avrebbe usato tutto ciò che aveva per fermarlo.

    «Era tutta una bugia. Era tutto finto. Era tutto inventato. E anche se fosse? Chi se ne frega! I ricordi dei momenti sono preziosi per me, e se sono ancora da qualche parte dentro di lui farò di tutti per farglieli tornare in mente, a costo di prenderlo a pugni con le mie mani.»

    Un atteggiamento che non aveva nulla a che fare con l'Harumi buona e sottomessa che tutti conoscevano, con la ragazza che aveva soppresso i suoi stessi sentimenti fin da quando aveva memoria. Levando una mano verso il lucchetto al centro, iniziò a farvi fluire il chakra.

    «Ora ti dico io quello che facciamo: tu adesso te ne torni buono buono qua dentro, e la fuori me ne occupo io. Poi, quando abbiamo risolto questo casino, io e te parliamo. Magari ti lascio farti un giro, chi lo sa. O magari puoi tentare di nuovo di prenderti questo corpo fantoccio, se ci tieni tanto.»

    L'energia prese a diffondersi lungo l'asse centrale del cancello, propagandosi lungo le sbarre e facendo rilucere le scritture arcane. L'aria si fece pesante e calda, mentre Harumi cercava di raffigurare nella sua mente la barriera che conteneva la bestia per rafforzarla, trascinandovi nuovamente all'interno quei frammenti che stavano cercando di uscire.

    «E lascia che ti dica un'altra cosa: io non sono lei. Mi dispiace.»

    Non abbassò gli occhi come avrebbe fatto in precedenza, ma il tono della sua voce era veramente dispiaciuto.

    «Non so se sarò mai alla sua altezza, ma non mi lascerò sconfiggere dal suo ricordo. Ci sono io ora qui. Io. E il mio nome è Miyazaki Harumi.»

    La ragazza alzò l'altra mano, quasi ad accarezzare il manto infuocato della bestia da lontano.

    «Non ti sto dicendo di dimenticarla, ma ti prego, lascia uno spazio anche per me nel tuo cuore. Io sono qui, e sono qui anche per te.»

    [Conoscenze sbloccate]

     
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    L'ometto grigio sembrò stupito dalle proposte di Haru più di quanto quest'ultima si fosse aspettata, per quanto l'idiota in questione sicuramente ferito nell'orgoglio per non averci pensato per primo senza tagliarle gli arti, provò a mantenere il proprio ego provando ad insinuare che la donna non fosse propriamente normale, un commento che ella non avrebbe subito passivamente, per quanto glielo concedesse la situazione almeno, vista la mancanza di arti:

    "Anormale ci sarai tu razza di microcefalo incontinente!
    Ammettilo che la tua è tutta invidia per la mia geniale creatività you incompetent fool!"


    Insomma, il tipo voleva pur sempre invertirle braccia e gambe, infilarle paletti di metallo a caso nel corpo e farla pisciar sotto a rotella, non si poteva dire che fosse in grado di concepire dei miglioramenti utili alla basilare forma umana, qualcuno avrebbe dovuto togliergli il seghetto di mano vista la sua idiozia e usarlo sul suo corpicino grigio e rinsecchito, dopodiché avrebbe potuto defecare sulla sua carcassa visto che quel tipo sembrava avere una passione per lo scat e la golden shower, un momento, perché diavolo di tante cose che non ricordava alla donna tornava in mente proprio roba tanto schifosa e depravata?

    Era sicura di voler ricordare chi fosse stata se questi erano il genere di ricordi che possedeva?

    Ad ogni modo il tipo proseguì con il suo bizzarro fetish accarezzandola con la propria oramai fredda mano, una sensazione strana, ma d'altronde non era come se la donna ricordasse di aver mai avuto degli arti, sempre continuando a dire stupidaggini e parlando di un qualche marchio che si trovava sulla sua spalla, godendo particolarmente nel chiamarla un semplice pezzo di carne, la risposta dell'invalida non si fece attendere:

    "Se io sono solo un pezzo di carne tu sei semplicemente un pezzo di merda."

    Non era una battaglia che quel tipo potesse vincere a parole, di questo la kunoichi ne era certa, com'era certo che ci fosse qualcosa di strano nel fatto che le venisse da definirsi kunoichi, forse era legato a qualcosa che stava tornandole in mente, quel tipo sembrava amare il suono della propria voce oltre che il torture porn e si avvicinò sin troppo per i suoi gusti, il moto di disgusto innato nel sentirsi addosso l'alito umidiccio e fetido di quell'omino viscido e disgustoso fu sufficiente a farle tornare in mente in maniera del tutto istintiva un ottimo modo per porre fine a quella situazione tanto rivoltante.

    Mentre quel tipo si trovava col volto ancora vicino all'orecchio della donna, un considerevole flusso di chakra dall'addome schizzò verso il cuoio capelluto di quest'ultima, attraversandolo e tramutando la sua folta chioma in un'arma che avrebbe scagliato innumerevoli volte verso il viso del suo aguzzino, con lo scopo di tramutarlo in un puntaspilli e magari di metterlo a tacere una volta per tutte.

    Forse in mezzo a tutte le parole che si ostinava ad alitarle addosso c'era anche qualche informazione utile, ma l'idea di continuare ad ascoltarlo le stava divenendo insopportabie ed anche in questo caso forse avrebbe dovuto preoccuparsi di chi fosse stata prima di risvegliarsi sotto forma di tronco umano, per curarsi così poco della vita altrui e ritenere l'omicidio un modo valido e giustificato per chiudere un discorso.


    Ok, Haru ricorda e lancia la tecnica del mille aculei verso il viso del tipo quando quest'ultimo le si avvicina all'orecchio col viso, interrompendo le sue azioni, spende un medio e non necessita di sigilli.

    Mille Aculei - Kebari Senbon
    Villaggio:
    Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può trasformare i propri capelli in spiedi che verranno scagliati con traiettoria lineare entro 9 metri di distanza. L'area d'influenza dell'attacco avrà diametro pari a 1,5 metri. La potenza è pari a 20.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    Sottotipo: Emissione
    (Consumo: Medio)
    [Da studente in su]
     
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    La Più Grande delle Minacce • Capitolo X

    L'ex Amministratore si offrì senza alcun problema di aiutare il ragazzino biondo a vincere le proprie paure. Aiuto che si sarebbe concretizzato nelle peggiori torture fisiche e psicologiche probabilmente, viste le prove mortali alle quali quel pugno di temerari otesi aveva spontaneamente deciso di sottoporsi.
    Così come il Kokage attraverso i Sigilli Maledetti e le tenebre più oscure che essi facevano affiorare in coloro che tentavano a rischio della vita di impossessarsene, anche lo Yakushi si era dimostrato più che in grado di tormentate animo e corpo dei suoi sottoposti. O vittime, che dir si voglia.
    L'uomo dagli occhiali finti era forse ancora più inquietante del capovillaggio sotto quell'aspetto, in quanto sembrava palesemente e genuinamente divertito al pensiero delle tribolazioni elargite ai subordinati. La cosa sembrava regalargli allegria e gioia, simile a quella di un bambino pestifero che ride a crepapelle mentre gioca a smembrare le sue bambole.
    Eppure il metodo era efficacie, o almeno così la vedeva Munisai, e lo aveva ben espresso con la metafora del fabbro e del lavoro che compie per realizzare la sua opera. D'altronde il rosso aveva sempre detestato le pappemolli e riteneva che con la gentilezza e le parole d'incoraggiamento non si andasse molto lontano, non se si nutrivano ambizioni di eccellenza nella vita. E comunque, men che meno in un ambito militare come il loro. Quindi, esperienze dure, al limite del possibile, ma con un profitto a dir poco inestimabile. Costruire mattone dopo mattone la forza e la resilienza per poter affrontare e conquistare le vere sfide in agguato là fuori, in un mondo spietato che non faceva sconti a nessuno.

    Il Jonin esortò i due cadetti ad assecondare le loro inclinazioni, a coltivare i loro talenti. Al ragazzone, nello specifico, suggerì di sviluppare le capacità preesistenti come fabbro portandole al livello successivo, magari visitando vari territori al fine di farne proprie le tecniche.
    Neanche a farlo apposta, Munisai aveva fatto proprio quella pensata ancor prima di decidere di fare del Suono la sua nuova dimora.
    Fece un breve cenno di approvazione col capo, continuando a guardare negli occhi il superiore.
    Credo che sia un ottimo consiglio convenne il rosso.
    In effetti avevo già in mente qualcosa del genere, una sorta di pellegrinaggio, per così dire. Un viaggio per il continente che mi porti ad arricchire le mie conoscenze e ad affinare le mie capacità in quest'arte che mi sta così a cuore, confrontandomi con esperti del mestiere.
    Si grattò il mento, riflettendo.
    Ma è un progetto che intendo rimandare di alcuni mesi.
    Per il momento voglio ambientarmi bene qui a Oto e concentrarmi solo sulla mia carriera ninja. Addestrarmi e diventare uno shinobi degno di questo nome, in grado di reggersi sulle proprie gambe.
    Ora come ora penso sia questa la mia priorità, poi penserò al resto.

    Già, il novellino aveva tutte le intenzioni di diventare uno dei migliori fabbri sulla piazza, e sapeva di averne la stoffa. Ma prima di dedicarsi alla propria crescita in quell'ambito, reputava indispensabile radicarsi bene nel suo nuovo Villaggio, diventare un ninja capace e dunque accrescere la sua forza, e il suo prestigio.
    Tutto sarebbe stato più semplice e accessibile, a quel punto.

    Febh continuò parlando della situazione non esattamente idilliaca in cui versava Oto, di tutte le decisioni da prendere e dei vari cambiamenti nell'assetto del Suono necessari a riportarlo alla prosperità e alla migliore efficienza. Ogni argomento era importante e degno di discussione, ma il rosso non si azzardò a sciorinare idee o proposte.
    Lui era un outsider, di quel posto come di quel mondo. L'ultimo raggio dell'ultima ruota del carro, per essere chiari.
    Lì c'era un Kage appena eletto pronto a prendere in mano la situazione, mentre molti ancora dovevano rientrare dalle rispettive prove. Parecchie cose erano ancora in sospeso, per aria, proprio come le inquietanti colonne che risplendevano di pura energia sulla vetusta magione.
    La più pazzesca e traumatica riunione che si fosse mai vista non poteva certo dirsi conclusa.



     
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    È colpa tua. Ratty

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    [Harumi]



    La presenza di Harumi davanti alla rappresentazione interiore del Sigillo non aveva spezzato la furia e il rancore di Matatabi, che tuttavia rimase stupito nel vedere la sua Forza Portante ancora là. Come osi tu apparire davanti a me, tu che hai scelto di rinunciare? Hai rinunciato al tuo corpo e alla tua vita, quindi ora sono MIEI! Non c'è nessuna famiglia, tu la hai abbandonata! Ma la furia di lei aveva raggiunto quasi quella dell'essere mitologico, mentre si accendeva con la forza che solo chi è in controllo del Sigillo del Cercoterio può possedere. Il simbolo maledetto poteva indebolire la mente, ma se brandito forniva una forza superiore a qualunque altra e in quel preciso momento Harumi, non il Nekomata, ne era in possesso. Quello e il chakra stesso del Bijuu, che venne ritorto contro sè stesso mentre implacabile la giovane, furiosa dall'assalto contro Eiatsu, respingeva il chakra oltre le sbarre, provando il demone del suo controllo. No...Tu sei DEBOLE! Tu hai RINUNCIATO A LOTTARE!

    Ma a nulla valsero le sue grida furiose: la volontà di Harumi era chiara e potente come mai prima di allora, e ricacciò la creatura demoniaca nelle profondità del suo io, imponendole il silenzio in quella stessa oscurità da cui era appena emersa. l'isola sprofondò nel mare buio della sua anima, mentre finalmente la ragazza tornava in sè, con l'artiglio di chakra ad appena un millimetro dalla gola di Eiatsu. La possessione si era interrotta e la fanciulla era tornata normale. L'uomo la guardò stupito per qualche istante, prima di guadagnare la solita compostezza. Per un istante sei riuscita a provocarmi l'assoluta certezza della mia morte. E poi riuscendo a fermare il demone sei riuscita a stupirmi. Allungò la mano ancora sana, carezzando i capelli di lei, pur con la sua solita insofferenza verso i viventi. Ben fatto. Un commento distaccato, ma era quanto di più caloroso avrebbe mai potuto ottenere da quell'uomo così affine alla morte e alla freddezza della tomba. Sei diventata più forte. Continua così, e sarai al sicuro. E renderai anche Oto sicura. Un'eco di quelle attenzioni che erano nate dai falsi ricordi? O era tutta una recita e non c'erano falsi ricordi?

    Non ci sarebbe stato modo di scoprirlo: di lì a poco i gregari di Diogenes avrebbero soccorso tutti, portando Eiatsu in ospedale e accompagnando Harumi, dopo averla rifocillata, alla piazza in cui gli altri si erano già riuniti.


    [Hebiko]
    Febh non poteva sapere quale battaglia interiore si stesse consumando nella mente di Hebiko, nè di fatto sapeva SE ci fosse una simile battaglia, ma aveva visto la facilità con cui il Cursed Seal era stato accettato ed era fin troppo sospetta per i suoi gusti. Quando lei si lanciò verso "Raizen" per un attimo pensò che tutta quella faccenda fosse eccessiva: con Orochimaru al controllo, consapevole o meno della "recita", un'azione così diretta era scriteriata. Ti ho detto di stare attenta al contatto fisic... Notò lei che incespicava, ma non certo per il suo avviso, salvo poi fermarsi senza toccare il mostro anche se questo ruggiva e si avvicinava. Nessuna risposta o reazione per svariati secondi, tanto che il falso Hokage cercò nuovamente di farsi grosso con grida e minacciando di stritolarla, salvo poi venire fermato da un cenno dello Yakushi.

    Poi la freddezza, la carica di chakra pronta a esplodere, mentre lei ritirava le mani riportando le braccia alla solita misura. Uhm...tutto bene? Forse Orochimaru era davvero all'opera...e forse lei lo stava contrastando. O almeno questo era quello che Febh sperava, da qualche parte nella sua testa. E infine il chakra sparì, ma non la freddezza, e la ragazza parlò.
    Hebiko... Quello sguardo non ammetteva giri di parole o altri teatrini: aveva mangiato la foglia. Lo Yakushi si rilassò, piuttosto che essere turbato, come se l'intera faccenda non fosse nelle sue corde sin dall'inizio. Con le mani in tasca e un mezzo sorriso amaro aspettò qualche secondo prima di finire la frase ...ben svegliata.

    Non le avrebbe chiesto scusa. Non per quella recita, anche se si era andati sul pesante. Ma vorrei sapere se ti ricordi esattamente quando ti sei svegliata. Sei sicura di essere stata sempre TU? La tua memoria dovrebbe tornare a posto a breve, e anche se personalmente detesto i jutsu di alterazione mnemonica posso capire come mai Diogene abbia organizzato tutto questo. Anche se il bambino e il Raizen erano stati idee di Febh, ma meglio tacere certi dettagli. Sei troppo facilmente preda delle tue emozioni e lo sai. E sai anche di avere qualcosa di pericoloso dentro. Sei quasi crollata durante la riunione...diventare più forte è l'unico modo per sopravvivere, a Oto come in ogni altro luogo.

    Le si sarebbe avvicinato. Si...parleremo di Kaji, dopo. Un nome che non dovresti conoscere e di cui ancora non mi hai detto. Si sarebbe avvicinato ancora, a portata di schiaffo. E che glielo desse o meno non avrebbe reagito. In tutto questo tempo, mi viene in mente ora, non mi hai mai detto che cosa desideri tu da Oto. Sai bene come la penso, sai quale sia lo scopo di Oto e di chi ci vive...ma in tutto questo tempo io non so ancora che cosa desideri tu. Per quale desiderio impegnerai tutta te stessa? In cambio di cosa offrirai a Oto la tua fedeltà? Socchiuse gli occhi, forse peggio ora che era diretto rispetto alla recita traumatica. Hebiko...dici spesso che hai paura e che non sei sicura. TI rispondo che essere forte è l'unica strada. Ma paura e forza sono solo mezzi per sopravvivere. E sopravvivere non può e non deve essere il tuo scopo...non sei una bestia. Che cosa desideri davvero, Hebiko? Perchè hai il Sigillo Maledetto?


    [Haru]
    Il misterioso chirurgo stava ancora minacciando Haru, parlando di strani sigilli, quando l'improvvisa trasformazione dei capelli di lei in spiedi affilati lo colse completamente di sorpresa! Era talmente vicino che il suo volto venne trapassato in più parti mentre si gettava indietro urlando di dolore. Accecato, con la lingua e la fronte tagliata in più punti, cadde a terra contorcendosi: alcune lame dovevano aver reciso i vasi del collo e forse persino raggiunto il cervello attraverso gli occhi. Avrebbe continuato ad agonizzare ancora per qualche minuto, ma era oltre ogni possibilità di salvezza e Haru sarebbe quindi rimasta sola, senza braccia e probabilmente senza speranze di salvarsi dal lento ma costante sanguinamento, a meno di qualche colpo di genio. O se non altro avrebbe potuto cercare di riportare qualcosa alla mente dalla sua memoria offuscata.

    Dopo circa quindici minuti, forse anche a causa della crescente perdita ematica, a meno di aver trovato qualche sistema per rimettersi in sesto o salvarsi avrebbe sentito una voce alle sue spalle, forse proveniente da dietro il muro, ma senza arti voltarsi era oltremodo complesso, senza contare il rischio di cadere dal tavolo. Una situazione deplorevole. La voce era appena sussurrata, roca come se appartenente a un forte fumatore. Morirai male, ragazza, lasciatelo dire. Ma ci sono delle...opportunità.

    Una serie di circostanze mi impedisce di mostrarmi, ma diciamo che posso essere un tuo alleato o, per meglio dire, qualcuno che potrebbe darti una mano. Vedi il vassoio coi ferri chirurgici da cui stava prendendo gli strumenti il tuo aguzzino? Ci sono delle pillole sopra, se riesci a prenderle fermerai il sanguinamento. Poi penseremo al resto. Se lei fosse riuscita a ottenerle (sempre che non ci avesse già pensato durante l'attesa) il misterioso alleato avrebbe continuato. Quell'uomo non aveva torto: tu hai la memoria offuscata come effetto di un dono, un simbolo di potere che ti è stato tracciato sulla spalla. Il Sigillo Maledetto della Terra, concesso solo alle elite di Oto. Sei stata catturata perchè lo possiedi, e potresti usarlo come merce di scambio per farti liberare.

    Non so quanto ricordi, ma tu lo hai ottenuto quasi per caso, non sei nemmeno così interessata a Oto, è un posto che non può offrirti alcuno stimolo, no? Certo, potresti sempre morire qui, le pillole coagulanti non funzioneranno per sempre...oppure c'è l'alternativa. Io posso muovere i cadaveri, se lo desidero, e potrei usare il corpo del tuo chirurgo per riattaccare gli arti che hai perso. In cambio però ti chiedo un favore: desidero la morte di una persona e vorrei che tu la uccidessi per me. Hai qualche remora morale al riguardo?


    Se avesse chiesto maggiori informazioni avrebbe avuto presto una risposta. L'uomo che deve morire è colui che può intralciare lo sviluppo della Oto che io desidero. Febh Yakushi. Voglio che tu lo uccida. Ricordi di chi si tratta?
    Alla fin fine tutto stava a quanto Haru avrebbe ricordato, e a quanto teneva alla sua sopravvivenza.

    [Kato]
    Hebiko lo ascoltò pazientemente, per nulla preoccupata da quel ninja che aveva così rapidamente sottomesso il potere del Cursed Seal del Fulmine, avvolgendosene in combinazione con le arti del suo clan. Non fece una piega quando lui la accusò di essere solo un'impostora. Non ricordi nulla, potrei essere diventata più forte nel frattempo, o aver sempre mentito e nascosto la mia forza. Incrociò le braccia sul petto, esibendo un sorriso beffardo. Ah, si. Mikawa e Yakushi. A quel punto fece un passo laterale, sollevando la mano come a far strada. Vai pure...sono abbastanza convinta che li troverai davanti al Palazzo del Demone.

    Ma la vera domanda è...come pensi di andare via da qui? Prometto che non ti farò niente, ma puoi fidarti?
     
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    Hebiko


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    Hebiko sospirò, sollevata. Quella era la conferma che Orochimaru le aveva detto la verità. Ma, nonostante la folle prova fosse finita, non sembravano finite le provocazioni ed i dubbi dello Yakushi, che stavolta aveva mollato la recita per, forse come ultima prova finale, fare le sue domande. Inizialmente sembrava la solita ramanzina sulla sua debolezza ed il suo ripetitivo problema di controllo delle emozioni. Stressata dagli eventi dei precedenti minuti, esplose, gridandogli contro, mentre il finto Raizen ancora faceva da spettatore alla scena.

    MAGARI SONO PROPRIO LE EMOZIONI A POTENZIARMI! Si ritirò immediatamente dopo quella frase, tenendosi la testa con le mani. Sbollì la rabbia con un rumoroso sbuffo, abbassando le braccia in segno di resa. No, scusami. Hai ragione. Sapeva bene quante volte il suo farsi trasportare dalle emozioni l'aveva messa nei guai. Non mi va comunque a genio la vostra idea malata di addestramento, ma ammetto di averne bisogno. Ci lavorerò sopra. E vedi di non usarla come scusa per farmi venire l'esaurimento.

    Sfogatasi, pur avendo ammesso il suo problema, ebbe modo di riflettere meglio sulla usa prima domanda, ripercorrendo quella giornata. La memoria era ancora piuttosto annebbiata, ma Orochimaru ci aveva messo del suo nel farle recuperare i pezzi più importanti. Annuì convinta.

    Non è mai riuscito ad annichilirmi del tutto. Suppongo che sia merito del fatto che si tratta di un misero frammento, una piccola percentuale di potere rispetto a quello che tu conoscevi. Il sigillo deve avergli dato un'ondata di potere che l'ha spinto a risvegliarsi, ma alla lunga avrebbe sicuramente avuto difficoltà. Sembrava piuttosto sicura delle sue parole. Dopotutto è solo un frammento. Io sono fondamentale per la sua sopravvivenza. Senza una presenza vera e propria da possedere, non avrebbe potere a sufficienza.

    La sua provocazione su Kaji venne accolta con uno sguardo che sfumò dalla sorpresa alla furia. Lo interruppe alla fine della frase, gonfiando il petto ed alzando aggressivamente la voce.

    Il problema è esattamente quello! Io avrei dovuto conoscerlo, molto prima che tutto quello accadesse!! Era profondamente offesa. E parzialmente delusa. La sua non era una rabbia violenta, ma quella di chi vedeva la propria fiducia calpestata. Tu conosci tutto di me, quasi nei minimi dettagli, ma io?? Quella che tu stesso chiami "fedele segretaria"?? Devo rimetterci la pelle per venire a sapere di te, casualmente per di più? Non mi avevi detto che la nostra fiducia era a senso unico! Gesticolò nervosa. Quella semplice frase l'aveva turbata nel profondo. Non le piaceva l'idea di essere solamente un giocattolo che faceva comodo allo Yakushi, voleva un rapporto alla pari. Lei gli stava dando tutto ciò che poteva, era ora che l'altro ricambiasse il favore.
    Alzò lo sguardo stizzita verso quello che era ormai l'unico spettatore rimasto, dato che il "figlio" sembrava sparito. E tu?? Che vuoi ancora? Sarà meglio che tu sparisca prima che scopro la tua vera identità, altrimenti giuro che alla prima occasione ti strappo le gambe! Era probabile che la forza di quell'attore improvvisato fosse superiore a quella di Hebiko, ma poco le importava. Sarebbe stato meglio per ognuno degli attori allontanarsi silenziosamente, almeno fino a che non avesse sbollito la rabbia.
    ...Non lo so. borbottò a bassa voce, presa alla sprovvista da quella domanda improvvisa sulla sua fedeltà ad Oto. Lo ascoltò silenziosa, abbracciata a se stessa. La sua insicurezza stava tornando in superficie. Fece una lunga pausa prima di rispondere, riflettendo a lungo sulla sua domanda. Più di una volta si era ritrovata a pensare a simili argomenti, ma tendeva costantemente a sopprimere il problema, scappando da esso. L'idea di Diogene però l'aveva aiutata davvero a schiarirsi la mente, forse non come sperava, o forse sì. Capire davvero le sue intenzioni era per lei impossibile.

    Beh... Negherò per sempre che tutto ciò che sto per dire sia merito del Mikawa. borbottò, cercando di alleggerire la tensione. Sappiamo entrambi che il mio problema più grande è quello del fuggire di fronte alle cose scomode. E ciò mi ha spinta a fuggire sia dal mio passato... che da me stessa. Spospirò, facendosi forza. Non era facile per lei ammettere una cosa simile.

    Quello che voglio dire è... che fino ad ora non ho fatto altro che rifiutare la mia natura, la mia vera essenza. Perchè era scomoda, terribilmente. E ciò mi fa capire del perchè la gente di Oto non mi rispetti. Sciolse l'abbraccio, prendendo sicurezza parola dopo parola. Accetto di essere l'Erede. Sono figlia di Orochimaru, e come tale ho ereditato Oto stessa. Voglio essere fedele a me stessa. Sentenziò, dando la sua risposta riguardo ai dubbi per la fedeltà al villaggio. Questo sigillo fa parte di me. Non l'ho davvero voluto, ma era necessario alla mia evoluzione. Non rifiuterò più ciò che sono. Sfrutterò ogni potere concesso da questo nostro legame di sangue, modellandolo sulla mia persona, per dimostrare a tutti... no, a me stessa, che non sono l'ombra di nessuno, nè tua ne tantomeno di Orochimaru. D'ora in poi, sarò la vera Hebiko.



    La rossa raggiunse il gruppetto dei "vittoriosi" in ritardo. Aveva perso tempo davanti allo specchio, sfruttando le sue abilità serpentose per ringiovanirsi alla sua età originale (non aveva la minima intenzione di farsi rimettere le mani addosso da qualche sgherro del Mikawa per riaggiustarsi). Non appena ottenuto il risultato desiderato, si fece viva indossando il suo abito nero. I due enormi "regali" del neo Kokage erano ancora al loro posto, tenute a bada dal vestito coprente. A chiunque le avesse rivolto sguardi sospetti o aperto bocca per parlare, avrebbe allungato il braccio per tappargli la bocca, borbottando stizzita:

    Non chiederlo a me, domandalo a quell'enorme colosso che da ora in avanti dovremo chiamare Kokage. Chiunque avesse osato fare i complimenti a riguardo al suddetto, avrebbe ricevuto uno scappellotto sulla nuca, non pericoloso ma abbastanza forte da ottenere un livido come ricordo. Kamine si sarebbe invece salvata, ricevendo un trattamento decisamente più gentile (col rischio di sorbirsi mezz'ora di lamentele e dubbi a riguardo, insieme ad un confuso riassunto della sua prova).

     
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    Post IX

    I ricordi della più traumatica esperienza della donna che aveva di fronte la investirono, come fiume tenuto da troppo tempo a freno da una diga, ora rotta.

    Com'era possibile che avesse i ricordi di quella notte? E non solo alcuni frammenti, ma ogni singolo momento della notte in cui Kamine Ashimi era diventata una jinchuuriki. La paura, il dolore, la rassegnazione e il moto di ribellione a quella situazione, vissuti in prima persona. Ma perchè? Era stata mandata con quelle informazioni, a che scopo? Da chi, poi? Era un piano che non aveva senso. A meno che...

    Dopo ore, la donna tornò, liberandola malamente dalle catene. Cadde a terra senza riuscire a pararsi più di tanto. I dubbi la attanagliavano. Ma doveva parlare, per guadagnare tempo.

    Tu...sei la jinchuuriki dell'Hachibi, vero?

    Alzò lo sguardo verso di lei. Era fin troppo familiare guardarla dritta negli occhi.

    Come? Com'è possibile? Dopo che hai visto quelle cose...fare questo ad un altro essere umano? Cosa mai potrebbe spingerti a fare questo? E perchè lei sapeva tutte queste cose? Come si era sentita in quei momenti perfino...

    Hai dimenticato....qualle notte? Stava sentendo una strana rabbia montare dentro di lei, mentre era ancora in ginocchio. Hai dimenticato la sofferenza di cui sei stata testimone?

    La cosa la faceva infuriare. Dal profondo, sentì qualcosa montare, un lontano eco.

    Tentò di accedere al proprio chakra. Sei diventata una carnefice? La rabbia era sempre più vicina. Il respiro e il battito iniziarono ad accelerare.


    ...



    Questo...ammesso che sia davvero. tu...Chi sei? Un urlo squarciò il suo flusso di pensieri. Proveniva dall'interno.



    .WROOAAAAAAAAAAAAAAA!H!!



    Iniziò a coprirsi visibilmente di chakra. Stava tremando, per la rabbia e il dolore. Cosa le stava succedendo?

    [Kamine sblocca il Demone]

    Kamine Ashimi
    Chakra: 75/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 475
    Velocità: 525
    Resistenza: 475
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 1
    • Wakizashi × 1
    • Mantello × 1
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1
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    Vedere il folle scienziato cadere a terra trafitto dai suoi capelli causò in Haru una forte ondata d'ilarità, al punto da scoppiare in una sonora risata mentre l'uomo si accasciava a terra agitandosi sempre più lentamente, morendo con nelle orecchie le parole beffarde della donna:

    "BWAHAHAHAH!!!
    Chi è che adesso è pieno di aghi eh?"


    La mancanza di risposte portò in compenso alla luce un nuovo problema, ovvero che l'aspirante kunoichi fosse legata ad un tavolo e senza arti, senza considerare che dai suddetti arti stesse cominciando ad uscire sempre più sangue, come se all'improvviso avesse ripreso a scorrere normalmente attraverso le ferite.

    "Fuck."

    Ok, questo era very bad per dirlo a parole sue e le toccava cominciare a fare qualcosa, quantomeno per liberarsi da quelle costrizioni, cercò di fare forza coi poderosi muscoli dell'addome sfruttando il poco di mobilità concessale dalla spina dorsale, il fatto che fosse legata tanto stretta giocava quasi a suo favore costringendola a dover eseguire con successo un movimento meno pronunciato per scardinare i ganci che bloccavano le sue cinghie.

    I primi minuti furono alquanto infruttuosi, le sembrava di riuscire quasi a sentire le cinghie venire meno salvo poi ritrovarsi nuovamente punto a capo, i suoi addominali erano in grado di generare a forza sufficiente, ma il legaccio al collo avrebbe finito per strozzarla, a quel punto le conveniva concentrarsi e trovare una soluzione prima che tutti quegli sforzi finissero per accellerare il suo dissanguamento.

    "Ok, questo sarebbe un momento ideale per ricordare un altro trucchetto, anche uno semplice..."

    Le serviva qualcosa per irrobustire i muscoli del collo quel tanto che bastava a farle spezzare le cinghie, per il resto sembrava abbastanza forte da farcela da sola, ma se le fosse stato possibile indurire la zona del collo sarebbe stato perfetto e fu proprio in quel momento che le venne in mente che l'energia utilizzata per generare gli aghi potesse tornarle utile anche per irrobustire il suo corpo!

    "That's it!"

    Impastando un ½ basso nei muscoli del collo per irrigidirli e renderli duri quasi come il metallo, o almeno era questa la sesazione sulla quale si concentrò, la donna eseguì un nuovo piegamento e con uno sforzo notevole messo in evidenzia dal viso completamente rosso e gonfio, trattenne il fiato per irrobustire il collo e concentrarsi unicamente sulla tensione dei muscoli prima che finalmente, qualcosa nella cinghia cedesse lasciando schizzare la donna in avanti come una molla tesa e facendola cadere in avanti con tutto il massiccio tronco umano rimastole verso il tavolino che portava i ferri e le medicine dell'idiota che l'aveva smontata e col quale si ritrovò a condividere la prospettiva in seguito ad un repentino schianto a terra, sottolineato dal rumore di strumenti metallici e boccette che volavano in terra rompendosi in mille pezzi tutto intorno a lei.

    "Ouch, almeno sono libera di morire dissanguata alle mie condizioni, senti un po', tu che ci stai già da un po' come descriveresti la vista sul pavimento?"

    Il porcospino di fronte a lei rimase immobile in una chiazza del proprio sangue, alché la donna rispose:

    "Lascia stare, lo capirò da sola."

    Non passò molto prima che una voce decidesse di farsi sentire e non apparteneva al tipo che le aveva tranciato gli arti.

    La voce la compatì, le fece un discorsetto smielato e bla bla, la cosa importante era che le indicò il fatto che il tipo avesse delle pillole per fermare il sanguinamento e che ora si trovavano tutte sparpagliate sul pavimento, più o meno come lei e c'era da sperare che non ne avesse di tanti tipi perchè non sarebbe certo stata ingrado di riconoscerle o distinguerle, le bastava solo provare a strisciare verso la più vicina, aveva ancora qualche moncherino di omero che poteva tornarle utile per aggiustarsi un minimo nel movimento per quanto le sembrasse di essere una lumaca che lasciasse una scia di sangue piuttosto che di bava.

    Prendendo la pillola a lei più vicina dopo quella che le sembrò quasi un'eternità, Haru la mandò giù rispondendo finalmente alla misteriosa voce:

    "Ok voce misteriosa, potrei non stare sanguinando più a morte, ma sentiamo un po' come pianifichi di aiutarmi senza mostrarmi il tuo brutto muso."

    Il piano in realtà era semplice, le avrebbe riattaccato gli arti in cambio della morte di qualcuno, un Febh Yacoso o quel che era, il nome ovviamente non le fece tornare in mente nulla, con aria seccata rispose:

    "Nessuna remora morale, non ricordo molto ma credo di avere un dono naturale nell'ammazzare la gente, il tipo lì è stato uno spasso ad esempio, non saprei chi sia il tizio che vuoi morto però, quindi mi dovrai dare qualche indizio in merito."

    Poi in generale, se qualcuno aveva deciso di farla a pezzetti per prenderle qualunque cosa fosse che avevano deciso di rubarle, lei di certo non glielo avrebbe dato di sua spontanea volontà, a prescindere da quanto non le venisse ancora in mente di cosa stessero parlando.

    Ed anche a voler ignorare la voce misteriosa, riavere braccia e gambe era un ottimo modo per guadagare un vantaggio e del tempo per ricordarsi qualcosa e magari evitare di seguire i piani di gente che per non mostrarsi doveva essere molto molto brutta.

    - Ricordata la tecnica dei mille aculei
    - Ricordato come s'impasta il chakra
     
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