Una questione d'amore

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  1. leopolis
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    «Ma è possibile che nessuno riesca a prendere i miei cazzo di soldi!?» – esclamò Sadao Iwata battendo sulla scrivania. Il tavolo si piegò, quasi sobbalzando colpito da quella forza possente. Il suo sguardo, quindi, si rivolse verso l'unica persona che era lì: il suo Mastino, o presunto tale. Comunque un uomo bello di apparenza, con un fisico possente: una specie di braccio destro di Sadao Iwata. - «Magari quelli più giovani ci riusciranno... » – sospirò pensando a cosa vi fosse così difficile nell'andare in una banca, ritirare i soldi e tornarsene in quella casa con i suoi soldi: tutti felici, missione compiuta, buona referenza e ryo per tutti. - «Meglio se sono delle donne... che quelle succhiasangue della banca non mi daranno mai i miei soldi... me lo sento... e gli ultimi maschi che ho inviato sono scappati tenendosi per la testa...»
    «Certo signore, provvedo subito...» – avrebbe detto Il Mastino, per allontanarsi quindi e chiudere la porta alle sue spalle.

    A quel giro, sperando che almeno le bambine sarebbero riuscite a portare a termine una stramaledetta missione D, l'Accademia avrebbe richiesto i servigi di alcune studentesse. Tutte rigorosamente di genere femminile che, si sperava, fosse quello più razionale e sentimentale al contempo: avrebbero ricevuto una lettera con l'indicazione di recarsi in fretta e furia nelle Terre Accademiche, dove un signore nobile era infuriato perché non riusciva a ritirare i suoi soldi dalla banca. E fin qui tutto facile e semplice. Alle studentesse incaricate, però, non sarebbe stato detto che prima di loro almeno altri 3 team di ninja accademici, - tra cui uno pure composto da dei chunin, - aveva fallito. Motivo per cui si cercava qualcuno di diverso; si puntava su gente giovane e fresca, che magari avrebbe trovato la chiave per avere successo in quella missione. Oltre agli onori accademici, - Sadao Iwata era un uomo di grande importanza in quelle Terre e l'Accademia voleva mantenere con lui dei rapporti ottimali, - le studentesse avrebbero anche ricevuto dei soldi (non pochi).
    Il messaggero accademico le avrebbe raggiunte nei rispettivi villaggi consegnando loro la lettera sigillata. Dentro le future kunoichi avrebbero trovato i dettagli della missione:
    -Livello D
    -Ore 8,30, dopodomani
    -Ikanawa
    -Piccola spiegazione di cosa succedeva.
    Presto avrebbero scoperto che Ikanawa altro non era che una zona privata nel sud-est delle Terre Accademiche, dove si sarebbero dovute recare all'ora indicata.

    [...]



    Non appena si fossero presentate in quel luogo, avrebbe finalmente capito cosa significava la parola lusso. Una splendida villa a due piani, un imponte fontana in mezzo, un cancello ricoperto d'oro e persino degli splendidi alberi, una rara vegetazione, che crescevano proprio dinnanzi alla villa. Al cancello li avrebbe attesi Il Mastino, - un uomo di 25 anni circa, ben muscoloso, capelli biondi e occhi azzurri, vestito di tutto punto: giacca, cravatta, pantaloni neri e uno sguardo sicuro, ma comunque felice e sorridente, - che alla vista delle 3 giovnai studentesse in avvicinamento avrebbe semplicemente abbassato il capo.



    «Vi do il benvenuto a Ikanawa. Il signor Iwata vi aspetta.» – Quindi avrebbe fatto cenno di seguirlo, ma il percorso verso la stanza del signor Iwata non sarebbe stato del tutto silenzioso e muto. Anzi. Il Mastino, - forse di sua stessa volontà o forse per altri motivi, - avrebbe rivelato qualcosa alle kunoichi. - «Sapete... voi siete il 4° gruppo che ci prova: i primi 3 hanno miseramente fallito anche se si tratta solo di una missione di livello D. Abbiamo contattato dei chunin, dei genin, gente di tutti i villaggi... ma niente. Se non ci riuscirete, penso che il signor Iwata manderà in quella banca dei Jonin per raderla al suolo pur di aver i suoi soldi» – Il Mastino le avrebbe condotte nella villa, sorpassando la maestosa fontana al centro. Quindi, aprendo la porta, avrebbe mostrato alle ragazze il lusso che c'era in quel posto: un oggetto d'oro su un altro oggetto d'oro; il lusso che regnava sul lusso; ogni cosa splendeva come se fosse una stella. - «Il signor Iwata, tempo fa, è stato... come si dice... un sciupafemmine degno di quel nome. Penso che lo conoscevano tutte le donne da qui al Paese della Terra. E questo, beh, non sempre lascia dei buoni ricordi... E sebbene prima egli fosse un uomo "comune", figlio di contadini, riuscì a metter mani su un piccolo tesoro... una parte la spese,» – avrebbe continuato l'uomo conducendo il gruppetto per le scale, al secondo piano, verso l'ufficio di Iwata, - «un'altra, invece, la depositò in una banca che si trova proprio qui, nelle Terre Accademiche. Ma, come potete vedere, nessuno riesce a farglieli avere... e qui entrate in gioco voi...»
    Alla fine dei conti sarebbero giunti dinnanzi una maestosa porta in legno intagliato; su di essa il gruppetto di kunoichi avrebbero visto delle parti in oro ricamato e altre con dei meravigliosi gioielli: erano pietre preziose portate in quella villa da chissà quali posti.
    Entrando le studentesse avrebbero di nuovo visto un lusso sfrenato: tutto luccicava, l'oro era ovunque. E al centro dello studio, dinnanzi a un'ampia scrivania, vi era seduto un uomo che aveva una sessantina di anni. Gli occhiali era scese verso il naso; le dita delle mani restavano intrecciate dinnanzi al viso. Le rughe avevano praticamente consumato tutto il volto del signore, il cui sguardo appariva comunque determinato, acceso e intenso. - «Bene,» – avrebbe sempicemente detto Iwata. - «Non ho tempo da perdere e voglio i miei soldi. Immagino che il Mastino vi abbia già raccontato qualcosa, ma... beh... sono la parte lesa in quanto non riesco ad avere i miei soldi e non posso recarmi in quella banca di persona perché... ehm... sapete... ehm...» – il signore, che un attimo prima sembrava sicuro di sé e determinato, arrossì in un attimo e bevve dell'acqua prima di riprendere il discorso, - «A 50 chilometri a Nord da qui si trova una città chiamata Onitara. Dovete andare lì, trovare la banca, consegnare all'impiegata questo foglio,» – lo avrebbe alzato, mostrando che era la richiesta di erogazione delle sue finanze, - «insieme a quest'altro foglio,» – che era la delega, ancora da compilare, - «prendere i soldi, - tutti, - e tornare qui portandomeli. Però, se fallite, è meglio se non vi fate vedere qui di nuovo! Semplice, no?» – Avrebbe chiesto per prendere quindi una penna, - anch'essa dorata, - e rivolgersi alle studentesse. - «Dunque. Mi dovete solo dire i vostri nomi e cognomi e potete andare. » – Non appena avessero detto i loro nomi, il vecchio avrebbe compilato il documento della delega alle studentesse che erano ufficialmente incaricate di prendere i suoi soldi al posto suo per portarglieli e glie lo avrebbe dato. - «Ah, ricordate! Se avrete successo... guadagnarete qualche ryo! Bello, no?» – Avrebbe quindi chiesto il signor Iwata. Poi avrebbe fatto un cenno al Mastino.
    «Accompagnale.» – Il Mastino avrebbe solo fatto un cenno con il capo invitando le ragazze uscire. E nel mentre, accompagnandole verso la carovana situata fuori dalla villa, avrebbe spiegato: - «Perdonate le sue maniere, ma il signor Iwata ha fretta e non ama rispondere alle domande. A me, invece, potete chiedere quello che volete.» – La carovana non era niente di particolare... per un magnate come Iwata. Nera-lucida, con due cavalli bianchi alla guida e un tizio che sedeva dinnanzi alla carovana con una frusta.

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    Vicino alla carovana il Mastino avrebbe fatto cenno di entrare dentro, dove le studentesse avrebbero visto altro lusso. Sedili in pelle, bottiglia di vino pregiata sul tavolo, un cesto di frutta, dell'acqua e anche un paghetto di sigari, anch'essi pregiati.Così sarebbe iniziato il viaggio verso Onitara e, sebbene sarebbe stato un viaggio veloce, le 3 studentesse comunque avrebbero avuto tutto il tempo necessario per parlare con il Mastino o fare le domande che volevano. Oppure semplicemente dedicarsi... ad altro prima di scoprire cosa c'era che non andava nella banca di Onitara.

     
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28 replies since 25/7/2018, 09:03   403 views
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