Una questione d'amore

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»


    «Non abbaio, ma mordo...» – rispose il Mastino ancora nell'ufficio alla curiosità di Akai. Aveva un tono di voce particolarmente calmo. Come se non gli importasse niente di niente. - «Molto piacere Bibbo,» – piegò leggermente la schiena per guardare quel gioccattolo in faccia, quasi come se fosse reale. E gli allungò anche la mano, per stringergliela se la sua padrona lo avesse permesso.

    Le due bambine che vennero erano assai diverse, seppur provenivano da uno stesso villaggio: Oto. Il Mastino lo notò subito: una si portava dietro un giocattolo strano, l'altra sembrava decisamente più incuriosita da tutto ciò che succedeva ed era quella meno attenta delle due... forse. Erano entrambe molto giovani: una di certo non aveva raggiunto la maggior età; l'altra, invece, aveva una quindicina di anni o poco di più. Ed entrambe sembravano al Mastino decisamente troppo inesperienti negli affari burocratici per risolvere quella strana ragnatela. Pensò sin da subito che non sarebbero riuscite a portare a termine la missione. In ogni caso, ascoltando le domande di colei che s'identificò come Rin Asami, il Mastino si versò del vino pregiato in un calice trasparente e rispose, con calma, unendo il gusto della bevanda al sapore di quelle risposte che, per giunta, aveva già dato solo pochi giorni prima. - «Non ci è dato sapere il motivo per cui gli altri team hanno fallito. Sfortunatamente, come ha potuto sentire anche Lei, il signor Iwata non vuole vedere coloro che falliscono. E sono tutti andati via da quella banca senza parlarmi o senza dire nient'altro; semplicemente fuggiti, o scomparsi, come preferite. Rispondendo alla seconda domanda: la banca DEVE ridare i soldi. Non può non volerlo: tutti i documenti sono in regola e davvero non capisco cosa ci sia di così difficile nel dare un foglietto e ottenere i soldi.» – Per quanto riguardava la terza domanda, lasciò che fosse la più giovane delle due a rispondere: aveva analizzato bene la situazione e tratto le giuste conclusioni, tanto da poter rispondere lei stessa... seppur con qualche piccola imprecisione che le due giovani kunoichi avrebbero potuto scoprire da sole. - «Temo anche che la sua collega abbia ragione, giovane Rin Asami. Per giunta, il signor Iwata non fa qualcosa con le sue stesse mani da quando è diventato ricco. Lui s'impegna nello studio della mitologia, studia la calligrafia, legge i libri, gioca a scacchi, si diverte ancora con le donne... per andare in banca manda altri. Tanto non gli costa nulla pagare qualcun altro che svolga un lavoro elementare al posto suo, no?» – Chiese alle due ragazze guardando fuori dal finestrino. La città era, ormai, molto vicina. - «Io so solo che in gioventù era davvero un sciupafemmine leggendario e la sua gloria in quanto tale si è protratta negli anni. E, sinceramente, ho paura solo di pensare quanti figli illeggittimi possa avere in giro per il mondo...» – Disse il Mastino mettendo al suo posto il calice. Non sapeva cos'altro dire alle due kunoichi o come aiutarle. Anche se avesse voluto, quello era tutto ciò che sapeva. Per questo, non appena la carovana si arrestò in un luogo molto popolato e rumoroso, il Mastino fu il primo ad aprire la porta e uscire, invitando quindi all'uscita anche le due ragazze.

    Queste si sarebbero trovate su di una piazza circolare molto ampia. Sul lato settentrionale della stessa sorgeva la banca che stavano cercando: un alto e grande edificio su più piani. Non era una semplice banca: era un dannato centro finanziario o forse anche di più.

    photo



    Il Mastino avrebbe indicato loro l'edificio per inchinarsi poco dopo. - «La banca è quella. Non dimenticatevi i due documenti e... buona fortuna. Spero che almeno voi riusciate a farcela. Vi verrò a prendere qui stasera sul calare del sole.» - Con quelle parole il Mastino sarebbe rapidamente rientrato nella carovana che a sua volta si sarebbe messa in moto per scomparire tra le affollate strade della città.

    [...]



    [Ore 10,00]
    Entrate nella banca, le due kunoichi non avrebbero notato assolutamente niente di strano o niente che non appartenesse all'ambito della banca. Subito dopo l'entrata vi erano due guardie che avrebbero controllato le due kunoichi sottraendo loro tutti gli oggetti metallici e le armi ninja. - «Per una questione di sicurezza...» – avrebbero detto le due guardie depositando tutte le armi, i tonici e anche i semplici oggetti come gli specchietti, in un apposito cassetto con un numero. Il numero del cassetto sarebbe stato fornito alla kunoichi il cui equipaggiamento era nel cassetto. Senza quella procedura entrare era impossibile e solo una volta aver dato proprio tutto alle guardie, le due compagne di missione avrebbero potuto procedere oltre.

    E oltre avrebbero visto semplicemente... l'atrio di una banca, molto ampio, con diverse finestre. Nell'atrio, inoltre, c'erano anche delle panchine sulle quali erano sedute le persone che aspettavano il loro turno. Più in avanti, oltre l'atrio, vi era una scalinata che portava giù e una che portava sù. Oltre a questo, leggendo le scritte sopra le finestre, le due kunoichi avrebbero notato, in ordine da sinistra a destra, scritte come:
    Informazioni generali;
    Pestito personale veloce;
    Offerta Ryo a interessi bassi;
    Erogazione soldi;
    Prestito finalizzato all'acquisto di una proprietà;
    Servizi per privati;
    Servizi per famiglie;
    Servizi per ninja;
    Deposito di denaro;
    Cassetta di sicurezza;
    Informazioni sull'anticipazione bancaria;
    Credito;
    Informazioni sulla politica di trasparenza bancaria.

    In tutto erano 13 finestrine situate direttamente nell'atrio nelle quali si poteva cercare di scoprire qualcosa. A questo si aggiungeva una porta situata a destra subito dopo l'entrata che rappresentava l'ufficio delle due guardie e, poco prima della scalinata in fondo, un altro ufficio: quello del responsabile principale del primo piano. Guardando attentamente avrebbero anche visto un uomo che non era come gli altri. Non era vestito con gli abiti eleganti come il resto del "popolo" e non sembrava aspettare o stare in fila. Di contro, aveva un mazzo di rose rosse e bianche in mano; camminava sù e giù per l'atrio e ogni tanto chiedeva alle persone, - con un accento molto strano, - se non volessero acquistare un fiore. I suoi risultati, come potevano però vedere le due ragazze, erano però abbastanza scarsi: nessuno voleva quei fiori.

    Non vi erano altri uffici o altre finestrine o scalinate a parte quelle e quelli che le due kunoichi vedevano dinnanzi. Come dunque muoversi? Da cosa iniziare?
     
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