IkiryōAdd TS Murasaki

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  1. Filira
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    Mother of dragons

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    生き霊


    IV



    Sembrava non funzionare nulla. La Hyuga aveva provato a seguire i movimenti confusi di quello che riteneva oramai con certezza essere lo spirito di Youkai, ma pareva che qualsiasi loro sforzo portasse ad un nulla di fatto. Murasaki aveva provato a raccogliere qualche libro, ma di certo quello non poteva essere il modo giusto di veicolare più di una semplice parola, che comunque aveva richiesto diverso tempo per essere decifrata. Dal canto suo, Youkai, in qualsiasi forma esso si trovasse, non pareva essere in grado di afferrare oggetti fisici per più di qualche istante. A nulla servì provare a fargli utilizzare una penna, in quanto lo spettro non riusciva a mantenere un contatto prolungato con il mondo reale. In più, pareva che ogni azione lo indebolisse sempre di più, rendendo necessario più tempo fra un'apparizione e l'altra.

    Youkai, devi aiutarmi. Come possiamo entrare in contatto, dimmelo.

    La preghiera della ragazza sortì l'effetto contrario. Infatti, ogni traccia della presenza dell'albino parve dissolversi, lasciando spazio ad un silenzio assordante, che fece sorgere un brivido in Murasaki. Qualcosa doveva essere accaduto dall'altra parte, qualcosa di terribile. Improvvisamente, dal corridoio dietro di lei arrivò il suono inconfondibile di passi concitati contro il duro legno del pavimento. Bastò qualche secondo che la figura di un giovane Hyuga si palesò all'ingresso della stanza, con aria decisamente perplessa.

    Mura...Murasaki-sama? La riunione è ricominciata e... mmm... suo padre non sembra affatto felice della sua assenza. Togoshi sembra essersi calmato, sosteneva di aver visto un accumulo sospetto di chakra in questa direzione, ma gli altri erano scettici e avendo notato la tua assenza hanno mandato me a controllare. ...Sta bene? Cos'è successo qui?
    Non temere, il bibliotecario è già al corrente di quanto accaduto qui. Devono essere stati i ragazzi, di nuovo.

    Mentì, sorridendo appena al cugino. Era combattuta tra lo sperare che Youkai si palesasse di nuovo, e la speranza che ciò non accadesse proprio in presenza di uno dei membri della sua famiglia. La situazione era già assurda di per sé, e coinvolgere tutto il concilio Hyuga non avrebbe fatto altro che rallentarla.

    E' meglio se torniamo in fretta. Mi dispiace interrompere il suo mmmh... studio, ma se torno da solo non saranno per niente contenti.
    Per favore, riferisci a mio padre che mi è stato espressamente ordinato di attendere qui notizie del bibliotecario. E scusati con gli anziani da parte mia, rientrerò alla riunione non appena mi sarà possibile.

    Si avvicinò, prendendo le mani del ragazzo fra le sue. Era un espediente che aveva appreso dal padre, in anni di apprendistato al suo fianco. Nel momento in cui si richiede qualcosa di complesso, è bene farlo a contatto con la persona. Inchiodò i propri occhi a quelli così simili ai suoi del ragazzo, sperando che quello si convincesse.

    So di chiederti qualcosa di complesso, e so come sia difficile parlare con gli anziani. Ma non posso proprio muovermi da qui, adesso. È mia responsabilità sorvegliare la proprietà fino a nuove direttive. Ora puoi lasciarci, cugino.

    Separò le proprie mani dalle sue, voltandosi e tornando al centro della stanza. Dal canto suo, la discussione era terminata, e si aspettava che il ragazzo tornasse sui suoi passi, verso la sala delle riunioni. Tutt'attono continuava a regnare un irreale silenzio, non era udibile nemmeno un singolo ronzio. Pareva che qualsiasi suono fosse ovattato, persino il respiro stesso della Hyuga le era appena percettibile. Eppure, alla base del collo poteva vvertire chiaramente una sensazione strana, come un pizzicorio, che l'avvertiva che c'era qualcosa di estremamente sbagliato in quella circostanza. Qualcuno era in pericolo, e quel qualcuno era Youkai. Si guardò attorno ancora una volta, ma la perlustrazione della stanza non le restituì nessuna soluzione a cui non avesse già pensato, e che non fosse già stata scartata. Poi, un pensiero si introdusse nella sua testa.

    L'ha visto... Togoshi-sama, lui ha visto un accumulo di chakra dirigersi qui! Doveva essere il chakra di Youkai, non ci sono altre spiegazioni! Io... Posso vederlo, con i miei occhi io...

    Il sorriso che si era appena dipinto sul suo volto si spense tutto d'un tratto, facendo posto all'amara realtà. Era vero, Togoshi era stato in grado di percepire la presenza di Youkai. Ma Togoshi aveva qualcosa che a Murasaki mancava, o che, per meglio dire, la ragazza non aveva ancora sviluppato appieno. Il Byakugan. Onore e onere del Clan Hyuga, costituiva insieme allo Sharingan l'ultima reliquia di un passato oramai dimenticato. Secondo le antiche leggende, il particolare occhio bianco era stato uno delle prime peculiarità genetiche ad essere sviluppato, perlopiù da Kaguya Otsutsuki, la prima ninja della storia. Non vi era giorno, minuto, secondo in cui la Hyuga non avesse quel pensiero fisso in testa, quella sensazione di essere un membro incompleto del Clan di cui sarebbe dovuta diventare la prima rappresentante. Portò una mano al volto, sfiorando appena le proprie palpebre chiuse.

    Questo potere... Non arriva dall'esterno, non è qualcosa che gli altri possono darmi o insegnarmi. Inaccessibile ai più, considerato un segreto da proteggere persino nei nostri ranghi. Tanto da ridursi a marchiare i propri fratelli, pur di garantirne l'incolumità.

    Aprì gli occhi, osservando le proprie mani, dalla pelle color del latte. Cosa vedeva? Come poteva vedere oltre, vedere di più? Aveva provato con la lettura, con la meditazione, con la calma e con il furore. Aveva provato a chiedere agli anziani, ma ognuno aveva fornito una risposta diversa. Aveva interrogato la madre e il padre, ricevendo perlopiù risposte laconiche. Alla fine, presa dalla disperazione, aveva cominciato a chiedersi se ci fosse qualcosa di strano, di diverso in lei. A dire il vero, non esisteva una particolare età a cui era necessario sbloccare i propri occhi, eppure dal giorno in cui aveva iniziato a camminare - e dunque a combattere - era stato come se tutti si fossero messi in tacita attesa, osservando i suoi miglioramenti, che però non c'erano stati.

    La risposta è qui, davanti a me. Sotto questa pelle, e i muscoli, a livello molecolare. È nei miei geni, e non può essere altrimenti. Non può... E allora perché è così difficile? Perché proprio io, fra tutti, mi sento così distante da ciò che è mio di diritto?

    Si sedette, sapendo quali sarebbero stati gli effetti delle sue prossime azioni. Non aveva mai sopportato il modo in cui sua madre la costringeva a sedere, con le ginocchia contro il ruvido tatami, e le gambe che le dolevano dopo pochi secondi. Eppure, aveva capito che era il dolore a farle mantenere la concentrazione. Poi, la paura, l'urgenza. Era come se avesse sempre bisogno di una spinta per saltare nel baratro, sapendo bene ciò che l'attendeva sul fondo. Stavolta, sul fondo avrebbe trovato Youkai, o almeno così sperava. Tuttavia, non era tanto l'atterraggio, quanto la caduta che la terrorizzava oltre ogni immaginazione. Inspirò, sapendo che non l'avrebbe fatto per molto tempo.

    Per Youkai.

    Lasciò che il chakra fluisse libero attraverso il sistema circolatorio, aggrovigliandosi poi intorno ai suoi occhi. L'aveva fatto mille e mille volte, oramai conosceva quella sensazione. Poi, fu come se una lancia le avesse trafitto il cranio da parte a parte. Urlò, afferrandosi le tempie come a voler mantenere unite le due metà della sua testa. Poteva percepire ogni muscolo contrarsi, ogni cellula spezzarsi e ricomporsi. Era come se decine di migliaia di piccole esplosioni si concentrassero dietro ai suoi occhi, pronte a distruggerla, o a condurla alla pazzia. Lacrime copiose cominciarono a scorrere dai suoi occhi, mentre le tipiche vene degli Hyuga si gonfiarono intorno ad essi, tanto da risultare percepibili alla vista e al tatto. Quando aprì gli occhi, tra i gemiti e i singhiozzi, tutto appariva grigio, confuso. Sembrava quasi che qualcuno si divertisse a spostare la stanza, facendole girare la testa e perdere l'equilibrio. Tutto roteava e si muoveva, senza un perché o una logica. Nessuna immagine fissa, solo fugaci impressioni destinate a scomparire pochi millesimi di secondo dopo essersi formate. Chiuse gli occhi, e tutto si fermò. Poteva ancora sentire il dolore alla testa, ma ad occhi chiusi anche questo si riduceva infinitamente. Qualcosa non andava in lei, oramai ne era convinta. Ricordava la faccia sgomenta del padre la prima volta che aveva attivato il Byakugan. La confusione di fronte al dolore della figlia, l'impossibilità di capire cosa stesse succedendo e perché proprio a lei. La sua discendente, la Principessa degli Hyuga. Cos'era una Hyuga senza il Byakugan? Cosa rimaneva del suo retaggio, del suo prestigio, del suo potere, senza i suoi occhi? Respirò, e fu come inghiottire veleno.

    Devo riuscire... Per Youkai, per me... Youkai...

    Per un secondo sentì mancare le forze, il che la costrinse a buttarsi in avanti con il busto. Prostrata, a terra, gli occhi doloranti e gonfi, la testa in fiamme. Se c'era un abisso, un punto di rottura, un luogo di non ritorno, la ragazza l'aveva toccato. E lì non vi era nessuno ad aiutarla, non suo padre, non il suo maestro, non sua sorella. Nemmeno la donna che l'aveva generata avrebbe potuto nulla contro quel vuoto e quella solitudine. Era Murasaki, da sola, di fronte al suo destino.

    Chi sono io?

    Si risvegliò, e sembrava che fossero passati secondi. Eppure il luogo in cui si trovava era un altro, diverso dalla biblioteca di Villa Hyuga. Tutto risplendeva di una lattiginosa luce bianca. Alzò una mano, portandola all'altezza del viso. Quel gesto parve essere al contempo istantaneo ed eterno, come se il tempo attorno a lei si fosse dilatato, salvo poi accelerare. Era una sensazione simile a quella confusione provata all'attivazione del Byakugan. Ma non c'era dolore, non c'era sofferenza. Non c'era... Nulla. Davanti a lei - non avrebbe saputo dire se a pochi metri o centinaia di chilometri - vi era una figura fluttuante. La guardò, e si accorse di stare guardando sé stessa. La figura allungò un braccio, invitandola ad avvicinarsi. Quando ne fu al cospetto, questa aveva già cambiato volto: ora era lo sguardo severo della madre a fissarla, salvo poi cambiare di nuovo, materializzandosi in quello della sorella. Infine, fu quello di una donna sconosciuta a comparire. Pelle bianca, occhi bianchi, due puntini scuri in fronte.

    Chi sei?

    La sua voce riverberò nell'aria, assumendo forme e colori che la Hyuga non pensava fossero possibili. Avrebbe dovuto provare paura, terrore di fronte alla donna. Ma non ne era in grado, non lì.

    Io sono te. Sono me stessa. Sono tutti e sono nessuno. Sono ogni singolo shinobi della Terra. Chi sei tu?
    Io... Io sono Murasaki Hyuga.
    Hyuga. Cosa è Hyuga?

    La voce della donna tuonava potente in quella dimensione. Come poteva non sapere degli Hyuga? I loro occhi erano identici, tanto da apparire inquietanti.

    Hyuga... È la mia famiglia, il mio nome, il mio retaggio. Hyuga sono anche i miei occhi, i suoi occhi.
    I miei occhi? No, i miei occhi non sono Hyuga, sciocca ragazza. I miei occhi sono un mio retaggio. Qualcosa che viene da lontano, oltre i vostri orizzonti di conoscenza. Vi è stato concesso, ma non sarà mai vostro.

    Emanò un'ondata di intensa luce blu, come se tutto l'ambiente fosse una proiezione della sua interiorità. Improvvisamente tutto era divenuto freddo e buio, e Murasaki potè avvertire il terrore impadronirsi nuovamente di lei. Poi, capì.

    Lei... Ho letto di lei, ma non pensavo fosse reale. Non... Non pensavo di trovarla...
    Nella mia testa?
    Non ci sono pensieri che mi siano nascosti, non vi è cosa che io non conosca. Dall'inizio dei tempi, tutto nasce e tutto muore in me. Persino tu, nella tua piccolezza, sei una mia estensione. Avvicinati, Hyuga.

    Non ebbe voce in capitolo, una forza irresistibile l'attrasse verso la donna, come se quella fosse divenuta improvvisamente il centro di gravità di quell'universo. Quando la donna infine le pose una mano sugli occhi, Murasaki urlò. Urlò come non aveva mai fatto, mentre il suo corpo si destrutturava e decomponeva ad un livello che non credeva fosse possibile. Le sembrò di finire in miliardi di pezzi, salvo poi essere ricomposta, in un processo che pareva non avere fine.

    Ho deciso di farti un dono, Hyuga. Ora i tuoi occhi potranno vedere realmente.

    La rispedì indietro, lontano, nella fredda e buia eternità di quel posto che non esisteva in nessun luogo e in nessun tempo. Gli occhi le bruciavano, come se qualcuno le avesse marchiato le palpebre a fuoco.

    Ma ricorda, Hyuga. I tuoi occhi mi appartengono. Un giorno tornerai, e il tuo debito sarà saldato.

    Le ultime parole della donna echeggiarono lontane. Poi, Murasaki si risvegliò, ed era nuovamente sul pavimento della biblioteca. Cercò di regolarizzare il respiro affannoso. Si sentiva come se avesse corso per chilometri, quando in realtà non si era mossa di un centimetro. Non aveva alcun ricordo degli ultimi minuti, ma sapeva solamente di dover aprire gli occhi.

    Devo aprirli, ora.

    Eppure vi era qualcosa che la bloccava, come un'atavica paura. Improvvisamente però, si ricrdò dell'urgenza che l'aveva spinta a quel punto. Youkai. Inspirò, raccogliendo più chakra possibile intorno agli occhi. Pochi secondi dopo, li aprì.
     
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