Gli scemi del Villaggio[Paese del Fiume]

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  1. Filira
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    Mother of dragons

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    Nel Bosco dei Cento Shuriken


    V: Separati in casa



    Era rimasta a fianco di Jou - o Shin, ormai non sapeva più nemmeno lei come chiamarlo - mentre quello veniva sommariamente medicato da un ragazzo del luogo. Non sembrava un malintenzionato, con quel suo fare scherzoso e canzonatorio, e pareva piuttosto che conoscesse bene i due tizi che stavano impersonando. Era entrata in quel capannone pensando di trovarsi di fronte uno stuolo di omoni scimmieschi, pronti a menare le mani e compiere le peggiori nefandezze. Invece era pieno di ragazzi e ragazze giovani, famiglie e cittadini di tutte le estrazioni sociali. Possibile che avessero compiuto un errore di giudizio?

    Jou, c'è qualcosa che non mi quadra. Avremmo dovuto trovare un covo di delinquenti, ma io vedo solo gente che se la spassa qua attorno. Siamo sicuri che l'Amministratore ci abbia detto tutta la verità?

    Sussurrò, mentre il ragazzino-medicatore si distraeva, e una figura stavolta sì minacciosa si avvicinava ai due.

    SHIN! JIN! Avete riportato le vostre dannate chiappe a casa, finalmente! Quanto tempo avete sprecato in questa missione, esattamente?!

    Saru deglutì, cercando con lo sguardo l'aiuto di Jou. Non avevano la minima idea di quando i due avessero lasciato il covo, e tentare a indovinare non li avrbebe portati da nessuna parte. Per loro fortuna, il ragazzino sembrava aver davvero in simpatia il dinamico duo, ponendosi come mediatore fra i due malcapitati e il capo.

    Kou-sama, non si agiti. Sa che a Jin e Shin era stata affidata un'importante missione. È solo grazie a loro che Kuro è riuscito a riportare indietro i documenti, e sono anche rimasti indietro per intercettare i due della sabbia...
    Sì, certo certo. E bravi Shin e Jin, pare che Sato qui voglia ergervi una statua, o qualcosa del genere. Ora, se non c'è altro, potete prendere la sbobba. Il vostro lavoro ha portato grande vantaggio a tutti, devo ammetterlo.

    Bofonchiò, come se ammettere che un suo sottoposto non aveva completamente fallito fosse una cosa difficile da ammettere.

    Però certo, è indecoroso farsi ridurre così da degli accademici, Shin! Ti meriteresti un turno alle stalle, ecco cosa ti meriteresti sì!

    Saru guardò nuovamente Jou, e capì che quella era la loro ultima occasione. Kou-sama sembrava ben disposto, nonostante la sua scorza dura, e la simpatia del ragazzino poteva giocare il loro favore.

    Kou-sama, al suo servizio. Tuttavia il nostro compito non è ancora finito. Ci era stato dato esplicito ordine di portare i documenti al sicuro, tuttavia non abbiamo trovato né Kuro né la refurtiva.

    Attese qualche secondo, sperando di aver mimato al meglio delle sue possibilità la voce di quell'impiastro. Di certo l'alcool che scorreva potente nelle vene di tutti i presenti costituiva un ottimo espediente per i due Sunesi, tanto che nessuno parve accorgersi di niente.

    Ah, quel dannato Kuroi! Sato, porta i due qui a recuperare Kuro e i documenti, ci manca solo che l'idiota li abbia persi da qualche parte.

    Si fermò, grattandosi pensosamente il mento. Poi parlò, come se quella fosse l'idea migliore che gli fosse sopraggiunta in tutta la sua vita.

    Senti Jin, vai a dare il cambio a quella spunga di Ikeda là fuori, lui e il suo compare non hanno nemmeno avvisato del vostro arrivo, sospetto che stiano dormendo come i due dannati dementi che sono. Sveglia uno e rimanda qui l'altro, ho bisogno di quel poco di intelletto che gli rimane. Il tuo turno è fino a domani, niente discussioni ammesse.

    Saru aggrottò le sopracciglia per la sorpresa, guardando nervosamente Kuou-sama. Cosa fare? Non poteva di certo disubbidire ad un ordine diretto, non in quelle circostanze. D'altra parte, lasciare Jou al suo destino le pareva stupido, quasi un gesto suicida. Poi, ebbe un'idea.

    Sì, boss! Non si preoccupi, Ikeda sarà qui prima che lei possa tornare sulla sedia.

    Fece un cenno d'intesa a Jou, sperando che quello lo cogliesse e si fidasse dell'intuizione della compagna. Il suo compito sarebbe stato delicato, avrebbe dovuto recuperare i documenti e farsi trovare pronto alla fuga, quale che fosse l'evolversi della situazione.

    Bene, andate ora, che m'avete già scocciato, via.

    E se na andò, sedendosi su quel suo trono fatto di cartoni stracci, ma che pareva dargli enormi soddisfazioni.

    Allora io vado. Shin, Sato, a dopo.
    Ah sì, ci becchiamo al falò dopo la festa, eh! Me l'avevi promesso stavolta, non puoi non venire!
    Certo, il falò. Non mancherò.

    Si voltò, lasciando Jou al suo destino e sperando di ritrovarlo sano e salvo nel giro di qualche minuto. Le ci volle poco a raggiungere i due ubriaconi, che non sembravano rappresentare un reale pericolo. Erano lì, seduti per terra e appoggiati uno sull'altro, oramai vittime totali del coma etilico.

    Bene, almeno non dovrò occuparmi di loro, spero.

    Si voltò, estraendo dalla borsa di Jin una bottiglietta d'alcool, accompagnata da un accendino. Individuò una catasta di legna abbandonata, che sembrava sufficientemente asciutta da risultare infiammabile. La sua idea iniziale era quella di fare saltare il portone d'ingresso del capannone, ma la visione dei suoi occupanti l'aveva immediatamente dissuasa dall'idea. Un incendio invece era quello che le serviva. Era sufficientemente pericoloso da mettere in allarme e confusione tutto l'accampamento, ma non sufficientemente vicino alle persone per mettere realmente in pericolo di vita tutta quella gente. Svuotò la boccetta, costituendo poi una traccia sul terreno. Avvicinò l'accendino, e la sterpaglia prese immediatamente fuoco, illuminando l'oscurità notturna. Inspirò, raccogliendo più aria possibile nei polmoni. Poi corse verso il capannone, e ne aprì violentemente la grande porta.

    AL FUOCO, AL FUOCO!

    ***

    Dall'altra parte dell'accampamento, prima che Jou sentisse il grido disperato di Saru-Jin fendere l'aria e giungere fino a lui e Sato, il tutto si sarebbe svolto in maniera tranquilla. Il ragazzo avrebbe intrattenuto una conversazione leggera, chiedendo al Sunese sotto copertura dettagli dello scontro del giorno precedente.

    Allora Shin, dimmi! Per averti ridotto così non dovevano essere proprio dei novellini! Sai, ho sempre desiderato esser nato in un villaggio grande come Suna, o come Konoha. Tu non dirlo a Kou-sama, sai lui come la pensa su queste cose... Però ecco, sarebbe figo essere un ninja vero, no? Però alla fine voi li avete battuti, quindi quello che conta è la propria forza, suppongo.

    Camminava tranquillo, calciando qualche pietra qua e là e tenendo le mani in tasca.

    Kuro dovrebbe essere al capannone degli attrezzi, a limare qualche kunai. Vediamo che ci dice.

    Una volta giunto al capannone, avrebbero trovato Kuro intento a fare proprio ciò che aveva previsto Sato. Accanto alla sua postazione, giaceva una pila di documenti ingialliti, a poca pericolosa distanza dalle scintille che il lavoro del fabbro stava producendo.

    KURO! Guarda che dai fuoco a tutto di nuovo così, sai quanto hanno faticato Jin e Shin per recuperare questa roba?! Ora consegnaci i documenti, dobbiamo portarli al sicuro, lontani dalle tue cavolo di scintille!
    Mh, fate come volete.

    Bofonchiò quello, tirando su la maschera che gli proteggeva il viso e fissando il suo unico occhio scuro su Jou.

    Ragazzo, ti hanno conciato proprio per le feste.

    Poi inclinò la testa, fissando il viso del Sunese. Si alzò dalla sedia, trascinando la gamba fino ai due ragazzi. L'Afro avrebbe potuto sentire il calore del suo fiato sulle guance, tanto si era fatto vicino.

    Tu non avevi gli occhi di due colori diversi, ragazzo?
     
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