L'Era GlacialeFebh, Kato, Fudoh e Munisai, al freddo.

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  1. ~Cube
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    L'ERA GLACIALE


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    Condivisi il pensiero dello Yakushi, per quanto le mie esperienze marinaresche erano praticamente nulle un abbordaggio non era una operazione incruenta. Morti, esplosioni, sangue e distruzione erano elementi chiave. Lasciare il teatro pulito e libero significava qualcosa di ben specifico, anche se ancora di ignota natura: - Certo, da come i rapporti descrivono l’assalto tutto fa pensare a dei professionisti. Ulteriore prova che potrebbe trattarsi di corsari Ninja al soldo di Kumo o di qualche associazione contro l’accademia! – e con quella frase conclusi di fatto i miei ragionamenti sullo scopo e sul futuro della missione. Tuttavia in quei frangenti il Jonin si lasciò a numerosi discorsi, alcuni dei quali molto interessanti. In primo luogo ero al completo oscuro di questi Shinretsu e del loro passato, così come una velocissima sinossi sulle applicazioni principali, e più semplici, del Chakra. Mi resi chiaramente conto che difettavo in una delle tre: quello repulsivo.

    Quello che invece accadde da lì a poco fu un gesto di pura follia. Quello che presto si sarebbe rivelato il capitano della nave sfidò apertamente il Jonin, con parole difficilmente pronunciabili di nuovo, e in un battito di ciglia si ritrovò ad assaggiare l’immenso potenziale e terribile sensazione di oppressione e di morte che un essere, come Febh Yakushi, poteva esercitare. Sostanzialmente in breve tempo si erano già impostate le regole e la gerarchia in quella nave. Comunque ben presto il nostro team fece conoscenza del resto della ciurma. Un insieme male assortito e puzzolente di uomini di mare, alcuni dei quali fisicamente prestanti ma nulla di più. Mi dimentichai in fretta i loro nomi, limitandomi a memorizzare le loro facce. Probabilmente nell’assalto futuro che avrebbe coinvolto la nave sarebbero stati i primi a morire.

    Due o tre giorni dunque sarebbero stati necessari prima di un possibile assalto marittimo e di conseguenza il Jonin optò per la soluzione più intelligente possibile. Sfruttare il tempo insieme per allenarsi e migliorare le proprie capacità. Non mi servì nemmeno accettare verbalmente la proposta, mi limitai subito ad applicarmi! Con il mio originale dunque mi concentrai sulle indicazioni fornite dallo Yakushi mentre con il resto delle copie fisiche mi limitai a controllare la nave e guardare verso l’orizzonte, in cerca di un nemico che quasi sicuramente sarebbe arrivato.

    Nei confronti di Shin mantenni un comportamento molto distaccato. Quasi asettico, per un motivo molto semplice: l’ultima cosa che volevo far risaltare era il mio rapporto di amicizia con Shin davanti a Febh. Si sarebbe rivelato un punto debole, o comunque un perno sul quale giocare e divertirsi per il Jonin. Dunque verso Shin mi limitai a proferire poche ma secche parole: - Concentriamoci sui nostri incarichi. Inoltre il Jonin è una vera forza della natura. Non dubitare mai del suo potere. – in cuor mio dunque sperai che il Chunin della Foglia intuisse le mie intenzioni. In caso contrario una volta conclusa la missione mi sarei spiegato a dovere, in un luogo e in una situazione ben diversa.

    Fudoh, con la H, ricevette il mio stesso incarico. In pratica dovevamo scagliare dei pezzi di ghiaccio con l’uso del chakra repulsivo in un bersaglio, un cerchio, poco distante. Pensai tra me e me per qualche attimo. Sarebbe stato un gioco da ragazzi ottenere quel risultato con il Chakra compresso, utilizzando la mia tecnica preferita: Nota del Dolore. Avevo raggiunto un grado molto elevato di precisione e raffinatezze ma sarebbe stato solo un modo stupido per evitare l’allenamento, senza ottenere dei risultati. Dovevo ritornare indietro, e giocarmela quasi come se fossi stato un Genin. Umiltà e dedizione, sforzo e fatica con quel classico pizzico di dolore e follia così caro ad Oto.

    Presi in mano il ghiaccio e lo puntai nella direzione del bersaglio. Seguendo esattamente le parole di Febh concentrai il chakra, necessario per l’effetto adesivo, e ne concentrai ancora esattamente come le prime volte che praticavo il Chakra adesivo. L’effetto che sperai di ottenere dunque fu quello di “far esplodere” in un certo senso il Chakra sulla mia mano e scagliare distante il pezzo di ghiaccio. Tuttavia l’unica cosa che accadde fu un magro e pessimo risultato. Il ghiaccio schizzò seguendo una traiettoria troppo angolata e rompendosi dopo pochi centimetri.

    Era naturale del resto, se fossi stato un Genin un risultato del genere mi avrebbe sconfortato fin da subito ma la mia esperienza ormai mi rassicurava. Ottenere fin da subito il pieno controllo di tale chakra era di fatto impossibile. La strada in assoluto più sicura ed efficace era una sola: un sapiente uso della testa e del proprio Tan-tien. Nelle applicazioni più semplici del chakra, che includevano quindi anche il Chakra repulsivo, il passaggio fondamentale era uno: concentrarsi mentalmente su ciò che si voleva ottenere e trasmettere al proprio sistema circolatorio del chakra questo pensiero, renderlo vero e reale. Dunque chiusi gli occhi e mi focalizzai sul mio compito, mi immaginai mentalmente il bersaglio poco distante e la mia mano sulla quale era presente il pezzo di ghiaccio. Quel specifico pezzo di ghiaccio doveva finire contro quel bersaglio. Non doveva rompersi, non doveva finire troppo distante o troppo vicino. Semplicemente doveva comportarsi come fortemente volevo. Inutile a dirsi che i primi tentativi risultarono disastrosi, forse pure ilari a degli occhi esterni ma il giudizio non mi interessava, sapevo che prima o poi sarei giunto al risultato. Avrei passato le ore successive a tentare e ritentare, più volte. Costantemente, senza mai fermarmi e alternando le mani. La mia resistenza al dolore Yotsuki mi permetteva di procedere senza troppi pensieri e di conseguenze ora dopo ora notai che la precisione e la dimestichezza aumentavano a pari passo con i tentativi riusciti di colpire il bersaglio.

    E così proseguii finché dopo parecchia fatica non riuscii ad ottenere venti lanci corretti. A quel punto alzai lo sguardo verso Febh Yakushi. La domanda era implicita: poteva considerarsi soddisfatto del mio risultato?


     
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