L'Era GlacialeFebh, Kato, Fudoh e Munisai, al freddo.

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  1. Munisai
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    Tiro a Segno


    L'Era Glaciale • Capitolo III

    Munisai era dunque riuscito a fare sua quella prima applicazione del Chakra Repulsivo, ed era abbastanza soddisfatto di sé. Ma sapeva bene che ciò che per lui rappresentava un bel passo avanti ed una piccola grande conquista, per lo Yakushi era appena il minimo sindacale, dato che a uno come lui quella roba riusciva più facile che sbadigliare. Le parole che questi aveva rivolto al sottoposto, più o meno a metà allenamento, erano di certo state dure e sprezzanti, a tratti canzonatorie, un po' come era nel suo stile, tuttavia il rosso vi aveva reagito positivamente, impegnandosi al massimo fino al raggiungimento del risultato richiesto.
    Febh era un tipo intrattabile, lunatico, dai metodi per nulla ortodossi e dalla psiche spesso imperscrutabile. Qualcuno avrebbe detto che si trattava di un pazzoide, qualcun altro che aveva fatto dell'infamità un'arte e ragione di vita, fatto sta che, con tutti i suoi difetti, quel tizio era palesemente un mostro di potenza, con esperienza e sapere ninja da vendere. E il giovane già da tempo aveva deciso che assecondare o scendere a patti con gli atteggiamenti strambi e vagamente sadici del Jonin fosse un prezzo più che accettabile da pagare per diventare uno shinobi più forte.
    In fondo il ragazzo non si era mai fidato molto delle persone troppo miti, che cercavano di spronarti con sorrisi e carezze, non disdegnando invece approcci più incisivi e di polso, in un certo senso più passionali. Dopotutto il loro era un contesto militare, e chi non riusciva a reggere un po' di mano pesante e di pressione psicologica chiaramente non era tagliato per quel mestiere.
    Munisai no. Munisai reggeva botta alla grande, almeno quello di lui si poteva dire.
    Inoltre avrebbe scommesso che nelle parole dell'ex Amministratore ci fosse stata una traccia di compiacimento, un "ben fatto" ben nascosto lì nel mezzo, solo che non sapeva dove. Sicuramente il sentir parlare di controlli avanzati aveva destato il suo interesse.

    Dopo la sua risata liberatoria, il rosso cadde su un ginocchio, ansimando. La stanchezza accumulata per tutta la giornata e l'abbondante utilizzo di chakra arrivavano infine a chiedere il conto.

    [ ... ]


    Quella sera il ragazzo mise nello stomaco quello che poteva, privilegiando pietanze ben calde ed energetiche, tra cui una bella minestra fumante. Potersi finalmente sedere ad un tavolo e consumare un piatto caldo lo fece sentire molto meglio.

    Quando andò a parlare con il mozzo, il quale si presentò come Piko, fu piacevolmente sorpreso nel vedere la propria richiesta esaudita.
    Il marinaio gli mise a disposizione degli stivali che, seppur chiaramente usati e un po' consumati, erano più caldi e avevano una presa assai migliore sulla superficie ghiacciata rispetto a quelli del rosso. E fortunatamente erano anche della taglia giusta.
    Oh, adesso ragioniamo! esclamò il rosso, indossandoli immediatamente.
    Mi saranno molto utili, ti ringrazio.
    Io mi chiamo Munisai, a proposito.

    L'otese non fece commenti sui propri compagni e sul fatto che non avessero preso contromisure per le basse temperature, che era stata obiettivamente una bella leggerezza da parte loro.
    Poi gli fu chiesto se il loro leader non li avesse messi in guardia sulla peculiare natura della nave.
    Non penso ti sia sfuggito come il nostro caposquadra ci abbia fatto sgobbare oggi. Anche se siamo in missione stiamo sfruttando i tempi morti per allenarci, e lui ci fa da sensei spiegò tranquillamente.
    Penso che sopportare questo freddo senza l'equipaggiamento adeguato faccia parte dell'addestramento.
    Per temprarci. Per fortificarci sia a livello fisico che mentale
    affermò con convinzione.
    Stronzate.
    Quel che aveva detto non era necessariamente falso, ma il rosso dubitava che ci fosse una motivazione vagamente sensata come quella dietro il silenzio di Febh riguardo a quella dannata imbarcazione.
    Il giovane aveva volutamente indorato la pillola per darla in pasto a Piko. Questo perché non ci avrebbe guadagnato niente a criticare, anche indirettamente, un suo superiore con uno sconosciuto, né auspicava che la ciurma capisse quanto lo Yakushi potesse essere svitato, dato che la sua autorità non avrebbe dovuto essere messa in discussione in alcun caso. In fondo già ci pensava ampiamente lui a farsi riconoscere, non occorreva gettare ulteriori ombre sulla sua figura.
    Ti dirò, non è affatto facile abituarsi a questo gelo ammise Munisai.
    Tu sembri cavartela bene, lavorerai qui da parecchio...
    L'otese avrebbe così cercato di sapere qualcosa di più sul suo interlocutore senza farlo sembrare un interrogatorio, ascoltando la sua risposta e poi chiedendogli come mai, tra tante navi, avesse scelto di arruolarsi proprio su una così inospitale.

    Dopo essersi congedato dal mozzo, il rosso si procurò il cordame e creò la sua amaca di fortuna, proprio come aveva precedentemente progettato di fare. Ci si buttò sopra avvolgendosi per bene nelle coperte e si lasciò andare ad un breve ma soddisfacente sonno.

    [ ... ]


    Al risveglio sentì la testa pulsargli per qualche secondo. Non si sentiva del tutto ristorato dal suo riposo, ma era anche vero che aveva dormito meno di quanto avrebbe voluto e non nelle migliori delle condizioni.
    Il suo letto improvvisato però aveva retto bene e aveva fatto il suo lavoro. Si era addirittura formato un certo calduccio avvolto com'era nelle coperte, tanto che decidere di uscirne richiese un piccolo sforzo di volontà.
    Quando lo fece, gli occhi ancora ridotti a due fessure, si ritrovò Febh in piedi nel dormitorio con tanto di sorriso smagliante.
    Oddiamine farfugliò, prima di potersi controllare.
    Stava ancora dormendo? Era forse l'inizio di un pessimo incubo?
    Nah, nulla di tutto questo. Era solo l'inizio di un'altra pessima giornata, molto probabilmente.
    Ma non fu così, tutto sommato. Quando tutti i ninja si furono levati dai loro giacigli, il Jonin annunciò che quel dì avrebbero avuto quantomeno la mattinata libera per poter fare quello che preferivano.
    Niente pulizie come il giorno prima dunque, già quella era una gran notizia.

    Ma quindi come impiegare le prime ore della giornata?
    Il primo pensiero di Munisai fu quello di sfruttare quel tempo per allenarsi ancora nel salto repulsivo, ma quella idea fu rapidamente accantonata. Dio solo sapeva quanto avrebbe avuto bisogno di tutto il chakra a propria disposizione per l'allenamento pomeridiano, quindi non era il caso di sprecarlo.
    Per prima cosa il giovane fece una buona colazione. Successivamente fece la conoscenza di Dohko, scambiando due chiacchiere senza troppe pretese con lui, riguardanti soprattutto le difficoltà di restare in forma in un ambiente come quello. Gli avrebbe anche rivelato di come avesse conosciuto suo fratello la sera prima e di come questi lo avesse aiutato, laddove Piko avesse accennato alla parentela tra i due.
    Munisai si augurava che anche i suoi colleghi, che avevano per certi versi patito la notte più di lui nonostante il superiore condizionamento fisico, facessero visita al vecchio medico, che avrebbe probabilmente potuto lenire i loro malesseri. In fondo era il suo lavoro.
    Ma non occorreva un dottore per capire che una delle poche cose utili a mitigare il freddo micidiale dell'Era Glaciale fosse tenersi costantemente in movimento. Fu così che il ragazzo si rivolse al nostromo, chiedendogli di essere impiegato per qualche compito da svolgere sulla nave. Di certo un buon ufficiale non avrebbe rifiutato delle braccia forti e abili, e Munisai avrebbe preso due piccioni con una fava riuscendo a tenersi attivo e dando una mano all'equipaggio, possibilmente ingraziandoselo.

    All'ora del rancio avrebbe mangiato avidamente il suo pasto per poi cercare la compagnia del primo ufficiale.
    Da quando erano saliti a bordo, il rosso aveva visto quel tipo attaccarsi alla bottiglia più volte di quante avesse potuto contare, e dato che anche il ragazzo non disdegnava mai dell'alcool di qualità, ritenne che fosse una buona idea farsi un bicchierino con l'uomo.
    Se questi avesse accettato di farsi una bevuta in compagnia, Munisai ne sarebbe stato molto lieto.
    Ottimo, ottimo. Odio bere da solo.
    All'Era Glaciale! Kanpai!

    E giù a bere come se non ci fosse un domani. Fortuna che l'otese aveva una resistenza agli alcolici a dir poco scioccante, quindi poteva permettersi di farlo senza pregiudicare l'imminente allenamento.
    Il giovane avrebbe cominciato a parlare di cose serie solo alcuni brindisi più tardi, quando sperava che Asuma, questo il nome dell'ufficiale, sarebbe stato almeno un po' brillo.
    Non vedo l'ora che si facciano vivi quei dannati pirati per suonarli come dei tamburi, ti giuro.
    Fottuta feccia
    avrebbe detto, vuotando un altro bicchiere.
    Eppure proprio non li capisco. Si danno tutta questa pena per saccheggiare un mercantile che trasporta generi alimentarsi, neanche chissà cosa.
    Senza offesa, eh!
    avrebbe aggiunto, con fare riverente.
    Fece una pausa, riempiendo il bicchiere a se stesso e al suo interlocutore, dando modo a quest'ultimo di dire qualcosa in proposito.
    In ogni caso avrebbe poi continuato.
    Che poi, pure 'sta storia che sbucano degli iceberg dal nulla. Come se qualcuno di quelle canaglie avesse dei poteri simili a quelli del Capitano.
    Sai che ridere se venisse fuori che si conoscono pure? Hahaha!
    avrebbe riso cordialmente, prima di buttar giù un altro sorso.
    Bah, ma durante l'arrembaggio l'avreste notato se conoscevate qualcuno di quegli infami.
    Non c'era una domanda che fosse una in tutto ciò, e lo scopo era proprio quello. Cercare di scucire qualche informazione ad un allegro compagno di bevute, magari un po' ciucco, senza che nemmeno se ne rendesse conto.
    Voleva dargli solo il la per poi lasciar parlare lui. Non un metodo particolarmente incisivo, certo, ma forse quello più discreto. In fondo Febh non sembrava appoggiare che si andasse in giro a seccare la ciurma con domande sugli attacchi. E il rosso di domande non ne aveva fatte, dico bene?

    [ ... ]


    Nuovo giorno, nuovo esercizio. Lo stesso in cui si erano già cimentati Kato e il kiriano, a quanto aveva capito.
    Febh condusse Munisai nella parte anteriore della nave, piazzandolo a circa tre metri da un cerchio disegnato sulla tolda e mettendogli a disposizione una pietra. L'obiettivo dell'allenamento sarebbe stato quello di centrare quel cerchio almeno venti volte di fila, tenendo la pietra in mano ma contando solo sul Chakra Repulsivo per lanciarla.
    Detta così sembrava abbastanza semplice, e probabilmente lo sarebbe stato più del giorno prima. Vuoi perché stavolta non doveva stare con delle parti del corpo a diretto contatto con il ghiaccio, vuoi perché adesso aveva già un'idea abbastanza precisa di come funzionava la cosa, e sarebbe stata un'ottima base di partenza. Avrebbe dovuto solo applicare qualche aggiustamento qua e là per infondere la repulsione ad un piccolo oggetto come lo era un sasso, invece che preoccuparsi di dover respingere il peso del proprio corpo in combinazione con un salto.

    Il giovane si mise subito all'opera, ma capì altrettanto subito che la nuova applicazione non era così immediata come aveva pensato.
    Cominciò con il cercare di trattenere la pietra sul palmo sfruttando una adesione che, tuttavia, era ben lungi dal riuscire a controllare. E in fondo era anche normale avendo deciso di concentrare tutti i propri sforzi sull'abilità opposta, in quel poco tempo che gli era concesso sul veliero. Quando l'effetto adesivo riusciva male o non riusciva affatto, semplicemente il ragazzo si aiutava con le dita, piegandole, per tenere il ciottolo in mezzo al palmo.
    A quel punto, tenendo braccio e mano immobili, andava con la repulsione. L'effetto si manifestò quasi subito, ma ottenere dei tiri precisi richiese parecchio lavoro e impegno.
    Alcuni lanci riuscirono corti, altri troppo forti, ma questi casi furono una minoranza. Come quantità di chakra utilizzato ormai c'era, era la medesima che aveva adoperato nell'altro esercizio, e tendenzialmente impastare nelle mani riusciva ancora più facile e intuitivo rispetto ai piedi.
    Il vero problema era che il lanci erano imprecisi. Uscivano storti, e questo probabilmente era dovuto ad una spinta non omogenea sulla superficie dell'oggetto da lanciare. Bastava una minima disparità nell'emissione d'energia per far assumere al proiettile una traiettoria ben diversa da quella voluta. E il fatto che l'oggetto in questione fosse così piccolo non aiutava affatto, anzi. La sua massa minima lo rendeva ancora più suscettibile a delle fluttuazioni indesiderate, facendo sì che solo un controllo esemplare potesse garantire un risultato preciso.

    Munisai non si perse d'animo, cercando di analizzare ogni tentativo sballato e correggendo coerentemente il tiro di volta in volta, ricordandosi di passarsi la pietra da una mano all'altra per esercitarsi sia con la destra che con la mancina.
    Cominciò a beccare il cerchio diverse volte consecutive, ma poi arrivava il lancio sbagliato che azzerava il conteggio.
    Provò a concentrare il chakra non su tutto il palmo ma solo sulla superficie che era in contatto con la fredda roccia. La tenne ben pigiata nella mano, cercando di abituarsi a quella sensazione, a quella forma, come se ne stesse estraendo un calco. Chiuse gli occhi e lasciò che fosse il senso del tatto a guidare l'energia in ogni crepa, fessura o irregolarità dell'oggetto, sentendo quel familiare formicolio e immaginando ancora una sostanza viscosa che si accumulava catturando ciò che toccava, per poi sprigionarsi in un unico istante, in maniera uniforme e controllata, ma potente.
    Il rosso aprì gli occhi e il palmo, vedendo il sasso schizzare dentro al cerchio.
    Cambiò mano, ripeté il procedimento. Altro centro.
    Mantenere la concentrazione alta era fondamentale in quella fase, ma un tiro dopo l'altro il giovane avvertì che l'azione gli riusciva sempre più naturale e in maniera immediata. Finalmente raggiungesse e superò la soglia dei venti centri, al che decise autonomamente di alzare l'asticella.
    Si procurò un'altra pietra e provò a lanciare da entrambe le mani, prima in contemporanea e poi con una frazione di secondo di differita l'una dall'altra. Con la sua attenzione ora suddivisa tra due estremità, inevitabilmente perse qualche colpo, anche se almeno una delle due pietre continuava ad andare sempre a segno. Continuò finché non ottenne qualche doppio centro usando ambo le mani, o fino a quando lo Yakushi gli avesse detto di fermarsi.





    Chakra: ?/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    Malus fisso di 2 Leggere alla Vitalità, cause ambientali




     
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41 replies since 25/9/2018, 22:09   842 views
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