La Vendetta della Sabbia

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  1. - Hohenheim -
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    E' Strage che te lo Chiede


    I



    Nella lettera, il Flagello aveva trovato poche e semplici parole, vergate in un inchiostro dal colore vermiglio. Era un invito, per il mese successivo, su un'altura che si trovava a 600 km più a nord, dove i confini politici del Paese del Fuoco, dell'Erba e della Cascata si congiungevano. Non c'erano indicazioni sul mittente, nè tanto meno sul perchè di un tale incontro. Evidentemente, chi aveva scritto quelle parole era convinto di aver già catturato l'interesse del Flagello. E probabilmente era così.

    [Confine del Paese del Fuoco]


    Il posto stabilito era una collina erbosa dell'estremo nord-ovest del Paese del Fuoco. Era presto al mattino, e la luce del primo sole permetteva allo sguardo di correre lungo i pendii verdi del tipico paesaggio di quelle zone. Da quella posizione, si poteva vedere il doppio confine che il Fuoco aveva con i suoi vicini, da una Parte l'Erba e dall'altra la Cascata. Ed era lì che l'idillio
    di quello straordinario e pacifico paesaggio finiva. Come Jeral sicuramente sapeva, l'incontro tra le dieci potenze del continente si era risolto con un colpo di mano da parte proprio di quei due paesi che, ribelli all'alleanza accademica, avevano deciso di schierarsi con Ame. Da quando era accaduto, il confine era diventato estremamente pericoloso. Da entrambe le parti gruppi di ninja facevano costantemente la ronda, controllandosi a vicenda, pronti a mordersi l'uno con l'altro appena uno avesse fatto un passo falso. Ed in quella particolare posizione geografica, l'accademia aveva chiaramente la peggio, essendo circondata su due lati dai suoi avversari. Come il Flagello avrebbe potuto notare, infatti, l'alleanza aveva impiegato parecchie risorse per creare un accampamento permanente proprio in quel punto. Il complesso appariva come una piccola città fortificata, dove le truppe dei 4 villaggi, ed in particolar modo di Konoha, avevano il loro centro operativo. Ad occhio e croce, il complesso ospitava almeno un centinaio di ninja, ed un numero ben maggiore di mercenari che aiutavano con le ronde.

    Volgendo il suo sguardo più verso Sud, ad una ventina di chilometri, invece, sorgeva inoltre un gruppo abitato di modeste dimensioni. Una rapida stima ed il nukenin avrebbe calcolato che circa cinquemila anime vivevano in una posizione davvero precaria, essendo così vicine ad un nemico che era solo apparentemente dormiente. Più interessante di questo era il fatto che, recentemente, la popolazione era quasi raddoppiata, per via dei profughi di una città più a sud nel Paese del Fuoco, dove un tornado aveva raso al suolo oltre metà degli edifici. Una rapida ricerca avrebbe permesso a Jeral di scoprire che la città in question era proprio Otafuku. Probabilmente l'ordine di sfollamento era stato emanato prima che la situazione con l'Erba e la Cascata fosse diventata così tesa, ed ora era impensabile trasferire un tale numero di persone via dalle proprie case in tempi brevi. Solo allora forse Jeral si sarebbe posto almeno una domanda: erano gli eventi di Otafuku in qualche modo collegati all'invito che aveva ricevuto? Sembrava proprio di sì. Sembrava che ci fosse un piano dietro tutto quel movimento di persone, sebbene fosse difficile decifrare uno schema, almeno per il momento.

    Portandosi in cima all'altura, Jeral avrebbe scoperto di non essere solo. Un uomo, avvolto in un lungo drappo nero, se ne stava seduto proprio lì, da solo. Anche visto da dietro, era possibile capire che le sue dimensioni era considerevoli, non avendo nulla da invidiare al Colosso dei Mikawa o all'Hokage stesso. Con i raggi di di luce che lo lambivano, era possibile vedere un curioso effetto luminoso intorno alla sua figura. Era come se un sottilissimo strato di quella che sembrava nebbia lo circondasse. La nebbia appariva solo guardandolo di sfuggita, o in controluce. Guardando l'uomo direttamente, la sua figura appariva chiarissima alla vista. Ad un metro alle sue spalle, due spadoni erano stati conficcati nel terreno. Entrambe le lame, identiche, si allungavano dritte per circa un paio di metri prima di trovare il terreno. Entrambe aveva delle lame cangianti, che passavano dall'argento al nero a seconda di come il sole vi batteva sopra. I manici erano comunque l'aspetto che più le differenziava. Uno di questi sembrava fatto d'oro, e portava inciso una qualche sorta di mostro mitologico dalle innumerevoli code, probabilmente un demone. L'altra era in argento, decorata con un intricato intreccio di linee delle quali non si poteva stabilire un inizio ed una fine.

    Fu proprio quest'ultima arma che, all'approcciarsi di Jeral, iniziò leggermente a tremare, illuminandosi brevemente, mentre un mormorio soffuso in una lingua incomprensibili venne emessa dalla stessa. L'uomo si scosse dal suo torpore e si alzò. Il suo gesto fu tanto elementare quanto inarrestabile, tanto da sembrare che la gravità non avesse davvero effetto sul suo corpo, o che, anche se ci fosse stata una montagna sulla sua testa, egli sarebbe comunque riuscito a muoversi con la stessa facilità. Due iridi rosso cremisi si fissarono sull'immortale, implacabili. L'uomo doveva essere sopra i quaranta, aveva un volto serio, granitico e glabro. La sua bocca era un linea che si apriva solo per dare ordini. E tuttavia il suo tono imperioso era accompagnato da una nota di rispetto per il nuovo venuto.

    Sì...invero tu sei un emissario del Caos. Stando qui davanti a me posso vederlo con i miei stessi occhi. Non mi hai deluso affatto. Allora sai dimmi, Flagello immortale, perchè sei stato qui convocato. Parla, è STRAGE che te lo chiede!



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    [Palazzo del Vento, Sunagakure, Paese del Vento]



    In tutti quegli anni di servizio, quella era la prima volta che il Daimyo del Vento chiedeva personalmente di lui. Hohenheim era stato solo in parte sorpreso della cosa. Normalmente il Daimyo si sarebbe rivolto probabilmente ad Hoshi per qualsiasi suo problema, ma il Rosso mancava al villaggio da un po'. In secondo luogo la missione al villaggio dell'Erba gli aveva dato una certa notorietà e lo doveva aver messo in buona luce agli occhi degli alti funzionari del Paese, Daimyo incluso.

    L'incontro si sarebbe tenuto al palazzo del Vento, dove l'uomo aveva il suo ufficio. Questo era una stanza scarsamente arredata, che a conti fatti aveva solo un tavolo ed un paio di sedie come mobilio. Al vostro servizio, signore. Disse di rimando alle parole del suo superiore. Il Daimyo sembrava essere profondamente stanco, abbattuto o preoccupato, o una combinazione di queste tre. Era la prima volta che si incontravano faccia faccia e, più che dalla sua pelle oleata, il jonin notò innanzi tutto i suoi occhi di un color grigio. Si rese conto di non aver informazioni sul clan Tenzo e su qualsiasi possibile arte ninja essi possedessero.

    L'uomo iniziò a parlare, rimarcando le sue origini kiriane. Hohenheim semplicemente non disse nulla. Non era una domanda, e comunque era convinto che nessuno potesse mettere in dubbio la sua lealtà verso Suna. Per cui si prese i successivi complimenti senza fare una piega, anche perchè c'era qualcosa nel tono dell'uomo che non aveva ancora identificato. Era preoccupato, ma che questo avesse direttamente a che fare con le sue azioni o meno, non gli era completamente chiaro.

    Solo quando il Daimyo si rivolse ad una terza persona, il jonin si rese conto di non essere solo in due in quella stanza. Chiaramente aveva sentito parlare delle Guardie di Palazzo, ma quella era la prima volta che ne incontrava una. Anche in questo caso, si limitò ad osservare la nuova venuta, che si era tenuta in disparte fino a quel momento. Le Guardie erano ninja ombra ed assassini di prima categoria. Era il suo compito non essere notata. Ma c'era dell'altro. La ragazza che rispondeva al nome di Karumi era stata convocata per un motivo ben preciso: mostrare un cadavere al jonin bambino.

    Hohenheim guardò il corpo con attenzione. La gola della donna era stata squartata, ed un occhio era stato rimosso. Quello che ancora era al suo posto era innegabilmente simile a quello del Daimyo stesso, tanto che portò il jonin a chiedere: Questa donna apparteneva al suo clan? Se così era, forse il jonin iniziava a capire come mai l'uomo era così devastato. Un'altra cosa che notò che la kunoichi era stata stazionata a Himotara. Probabilmente era una delle vittime dell'attacco alla Corte Suprema accaduto qualche mese prima. Con un volto funereo, si tirò indietro, allontanandosi dal corpo.

    Himotara? E' di questo che si tratta? Chiese, ricevendo come risposta una nuova domanda.Poco in realtà. So che sono un'organizzazione il cui scopo è portare il caos nel mondo. So anche che sono stati coinvolti nell'attacco ad Himotara, e che anche il Flagello era lì. Tuttavia la connessione tra lui ed l'associazione criminale non è nota, per quel che sappiamo. Himotara era una ferita ancora aperta nel cuore di tutti i cittadini del Paese del Vento e dei suoi ninja. Era stato in seguito all'evento che al jonin era stato ordinato di investigare in maniera attiva sul Flagello. Eppure il cadavere che aveva davanti gli diceva che il problema quella volta non era l'immortale. L'asportazione di un occhio faceva pensare al trafugamento di kekkei genkai o qualcosa del genere. Roba decisamente poco piacevole per il villaggio, se quello era il caso. E' stata Kurotempi ad impadronirsi dell'occhio di questa kunoichi?
     
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