La Vendetta dei NomuraCompetenza Erborista e Farmacista.

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  1. Ersapo
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    La Vendetta dei Nomura


    Post IV




    Divertito e sorridente Jou se ne stava beato a dondolare sulla sua sedia aspettando che il composto appena creato si solidificasse il tanto da poter essere malleabile. Si accese una sigaretta e si godette l'effetto che inconsciamente i fumi dell'erba, che per sbaglio aveva iniziato a bollire, gli stavano provocando sul suo corpo. Stava facendo uno dei suoi viaggi mentali e ignorò completamente Namae alle sue spalle, alle prese con i primi deliri e allucinazioni che da lì a poco avrebbero colpito anche l'afro, quando una voce rieccheggiò nella stanza.
    Una voce tremendamente familiare.
    Una voce che non poteva essere lì.

    Non riesci a separarti da quella roba.


    Jou venne colto alla sorpresa e di scattò atterrò a terra con la sedia facendo rumore e buttò la sigaretta per terra, spegnendola sotto al piede. La sua fu una reazione spontanea al sentire quella voce, senza dubbio la voce di Saru, sua cara amica. I due erano buoni amici e compagni di missione e Saru era solita ad imprecare addosso al malcapitato Jou, che aveva coltivato quasi un timore nelle sfuriate dell'amica. Non che era veramente pericolosa, ma quando si incazzava faceva venire molta soggezione. Ma soprattutto era abbastanza contraria al vizio di Jou di fumare erba, oggetto spesso di discussioni che si concludevano con Jou preso a pugni dalla rossa.
    Ecco perchè era scattato istintivamente, perchè aveva paura che Saru avesse scoperto qualcosa e quindi fosse incazzata con l'Afro. Spuntò da dietro uno dei tavoloni del laboratorio, incazzata come non mai

    Nono senti Saru non è come pensi... Jou indietreggiò di qualche passo andando poi a scontarsi contro un altro tavolo, impedendogli di indietreggiare ancora.
    Completamente appoggiato al tavolo con le mani che ne afferravano i bordi Jou osservava Saru avanzare: i suoi occhi erano colore rosso fuoco e i suoi capelli quasi fluttuavano in aria, come se posseduta da qualcosa Saru è tutto un grandissimo fraintendimento. Usciamo da qui, tu ti calmi un pochino e ne parliamo... Cercava di parlarle per poter avere una conversazione che magari avrebbe potuto salvarlo dalla sua ira, ma la ragazza non sembrava rispondere. Continuò la sua avanzata sguainando una wakizashi e circondandola di fuoco No guarda non vedo il motivo per arrabbiarsi così tanto... è solo per fare due spiccioli... Saru... secondo me sta esagerando un pochino...

    Ti ucciderò...anche a costo di diventare una Nukenin


    Non pensava la ragazza potesse arrivare a tanto e infatti si trovò impreparato in quella situazione. Cosa fare, estrarre la spada e combatterla? Continuare a cercare un dialogo? Che cazzo di situazione di merda, quella non sembrava nemmeno essere Saru, era così... malvagia. Saru non avrebbe mai cercato di uccidere Jou. O così pensava.
    Fatto sta che la ragazza sembrava avere le idee chiari e rapida sferrò un fendente con la sua spada infuocata, da cuì ne uscì una fiammata a forma di frusta che avrebbe certamente fatto male al genin.
    Era pronto ad un eventuale attacco della ragazza vista la situazione e sapeva già dove spostarsi, infatti quando vide la ragazza sferrare la spadata, Jou utilizzò il bancone che aveva dietro per accumulare spinta come una molla e buttarsi in avanti alla sinistra della ragazza, rotolando e finendogli praticamente alle spalle [Slot Difesa I] OHHHH ma sei diventata tutta scema Saru? Jou si rialzò neanche il tempo di andare a litigare muso a muso con l'amica che un'altra voce sopraggiunse nel laboratorio, la voce del vecchio Anziano, che autorevole intimava il ragazzo a terminare il suo lavoro come stava facendo il suo collega; si girò osservando Namae e lo vide si lavorare, ma aveva uno sguardo strano, come se stesse facendo anche lui fatica a concentrarsi
    Basta Saru fare quella incazzata, lasciami finire questa roba che così mi danno i miei soldini e poi ne parliamo tranquilli poi indicò in direzione del vecchio, poi quella di Namae Che già loro non sono simpaticissimi e di massima compagnia, se ti ci metti anche te io ne esco scemo da questa giornata Così si rimise davanti al suo tavolo da lavoro e prese la pappa che si era creata nel frattempo. Saru gli stava dietro a pochi centimetri, la sentiva respirare, sentiva il rumore della sua spada e il calore delle fiamme, non era di certo la situazione ideale per finire i suoi tonici.

    Prese due ampolle di ingredienti che servivano per la miscelazione di tutti gli ingredienti, poi una polverina, mescolò tutto insieme con le mani facendola diventare tipo impasto per una pizza. Aveva una palla di materiale scuro in mano, poi la appoggiò sul tavolo da lavoro e ci fece un piccolo buco al centro: lì dentro voleva metterci la giusta quantità di erba in polvere, così da rendere quell'impasto davvero speciale. Guardò in direzione della sua bustina e non c'era più, corse a vedere e capì ciò che stava succedendo: era caduta dentro al bollitore Cazzo... Non capì che erano i fumi della sua erba a provocare quelle allucinazioni, piuttosto era preoccupato per il fatto che non poteva personalizzare i suoi tonici. Si frugò nelle tasche e sentì che ne aveva ancora poco nelle tasche, così la prese di nascosto tra le sue dita e la mise nel suo palmo, per poi appoggiarla sul bancone cercando di non farsi vedere da Saru che se no si sarebbe arrabbiata [Prestigiatore] Doveva solo tritarla, metterla nell'impasto, reimpastare, fare le due palline a forme di tonico, cuocerle et voilà, in teoria il gioco era fatto... in teoria.

    [...]

    AH SI NON SONO IO?! Alla risposta dell'Oleandro Lord Goemon sbottò, sbattendo con forza il pugno su un tavolo e facendo fuoriuscire una colonna di fuoco blu a pochi centimetri delle gambe di Namae. Il ragazzo dimostrò buona forza di volontà e comprensione della situazione, ma quell'allucinazione non sembrava voler smettere o diminuire di credibilità: Lord Goemon era lì davanti a lui, tangibile e abbastanza pauroso.
    Namae tornò a lavorare dando la schiena al Lord, che scomparì e riapparì in un "puff" dall'altra parte del bancone, esattamente davanti all'uomo Sai Namae... Si appoggiò con i gomiti sembrando molto rilassato e a suo agio in quel momento; appoggiò due dita sul bancone e delle piccole fiamme blu presero forma: una diventò Namae, una Lord Goemon, le altre divennero pali, armi da tortura, un lettino da tortura e dei cadaveri, tutto in miniatura di colore blu sul bancone di Namae, esattamente affianco a dove stava lavorando, quindi per lui impossibile non farci caso
    mi hai dato le spalle, così, come se non fossi nessuno. Non penso che tu abbia capito con chi stai parlando. E questo mi sta bene, finchè tu venga ucciso. Adesso guarda i diversi modi in cui io ti potrò uccidere e scegline uno, che vediamo di organizzarci. Il metodo più convenzionale è che ti infiliamo un palo su per il culo, ti leghiamo e ti diamo fuoco. E' divertente ma c'è poca interazione Disse non cambiando mai il suo tono di voce e manipolando le fiamme ricreando parola per parola le scene che stava descrivendo, emanando un grande senso di terrore e disgusto all'Oleandro Se no ti posso legare al lettino, e strapparti prima unghia per unghia, poi tutte le dita, poi il cazzo e le palle e infilartele tutte in bocca, soffocandoti. Questa è molto divertente per me, ma ammetto essere un po' cruenta. Questa illustrazione non fu per niente piacevole, tanto che anche Lord Goemen finse un piccolo gognato di vomito Terza e ultima opzione puoi cercare di farmi fuori adesso e sopravvivere, ma sappi che le tue possibilità di farla franca sono molto vicine allo 0 percento, e quando ti prenderò ti brucierò personalmente con le mie fiamme blu, e sono fiamme molto calde ma che bruciano molto lentamente, riusciresti a sopravvivere fino a quando non ti bruceranno persino le ossa, pensa te che brutta fine
    Finito di illustrare tutto parola per parola appoggiò la faccia sulle mani e guardò negli occhi Namae, a cui serviva veramente molta attenzione e concentrazione per quella parte delicata del procedimento per la creazione del veleno: se sbagliava in quel momento o ci metteva troppo tempo ci sarebbe stato da rifare tutto, e di tempo non ne avevano più troppo

    Vi rimane un'altra ora Il vecchio sentenziò
     
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