Nanadaime KazekageProclamazione Kazekage

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  1. Filira
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    Mother of dragons

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    I: L'abito fa il monaco

    Lo specchio le restituì un'immagine che di certo aveva pochi precedenti.
    I colori sgargianti del kimono rosso scuro contrastavano decisamente con il bianco latte della sua pelle, facendo risaltare ancora di più quanto poco sunese la Rossa sembrasse. Alzò gli occhi al cielo, lanciando uno delle decine di haori accatastati sul letto contro lo specchio, coprendolo e decidendo di arrendersi al dress code che la circostanza richiedeva. Quella mattina, a sorpresa, dal cielo erano piovute decine, centinaia, migliaia di foglietti dal cielo, informando la popolazione della Sabbia che presto, finalmente, avrebbero avuto anche loro un capo. La tirannide del consiglio era finita, e tutti dovevano gioirne, a quanto pareva.
    Saru afferrò il volantino che aveva raccolto dal polveroso pavimento della piazza centrale del mercato, aggrottando le sopracciglia. Perché proprio in quel momento? Suna aveva resistito per anni senza una guida forte, sotto il comando di consiglieri e amministratori, e non se l'erano poi cavata così male. Possibile che quella decisione improvvisa significasse la presenza di un qualche pericolo imminente?

    Arrivo!

    La voce impaziente di Jou la distrasse da quei pensieri, riportandola alla realtà. Qualunque fosse la situazione, quello sarebbe stato un giorno di festa. Ci sarebbe stato tempo poi per mettersi a rimuginare sul futuro che attendeva tutti loro. Zampettò fino alla porta, maledicendo già gli scomodissimi geta che aveva avuto la malaugurata idea di indossare.

    TI HO DETTO CHE ARRIVO! Non c'è bisogno di strillare come un'oca, maledetto.

    Si sporse appena dalla porta socchiusa, cercando di nascondersi il più possibile. Quel cretino di Jou era abituato a vederla in situazioni lavorative o che comunque richiedevano un abbigliamento decisamente informale, ed era certa che non l'avesse mai vista agghindata a festa. Affilò lo sguardo, puntando minacciosamente il dito contro il viso dell'Afro.

    Senti, prova a ridere e giuro che ti spedisco a calci in culo fino al palazzo dell'amministrazione.

    Aprì del tutto la porta, mostrando anche al ragazzo il kimono color del fuoco, prima di mettersi decisa in marcia verso il centro del villaggio.
    Più si avvicinavano al palazzo, più le strade si riempivano di gente, un misto di ninja in attività e civili curiosi, nonché di svariate bancarelle che vendevano i prodotti più disparati. L'aria era frizzante, e si respirava una certa agitazione. A quanto pareva, Suna era davvero pronta a dare il benvenuto al nuovo Kazekage.

    Ah, ti piacerebbe Satoshi. Il deserto si trasformerà in oceano prima che tu possa mettere le tue chiappe su quel trono. Quelli sono giochi da pesci grandi. E noi siamo decisamente pesci piccoli, Jou.

    Avevano fatto qualche missione, questo era vero. Ma non erano altro che dei semplici Genin, niente di più che carne da macello che il villaggio mandava al fronte, pedine sacrificabili per un bene superiore.

    Eh?! Un Chikuma? Che, sei un nobile e nemmeno me lo vieni a dire. Disgustoso, Satoshi. Davvero! O devo chiamrti Jou Chikuma, adesso?

    Fece una smorfia canzonatoria, esibendosi poi in un ridicolo inchino. Le luci delle lanterne che illuminavano la piazza erano visibili da centinaia di metri di distanza, guidando i partecipanti ai festeggiamenti come dei pellegrini verso una meta sacra.

    È bellissimo, non trovi? A volte anche Suna riesce a stupirmi.

    Alzò gli occhi al cielo, osservando il terrazzo da cui da lì a pochi minuti avrebbe fatto il suo ingresso il nuovo Kazekage. Non avevano idea di chi era stato nominato, anche se Saru aveva idea che avrebbe visto spuntare il viso sornione di Daishin. Si voltò nuovamente verso Jou, indicando una bancarella di yakisoba da cui proveniva un profumo decisamente invitante.

    Mi pare un'ottima idea, sto morendo di fame. Ah, non ti ho ancora raccontato dell'ultima missione in cui mi hanno spedita. Sai, stavo con due otesi...

    Rise, tirando il ragazzo per la manica e lasciandosi circondare dalla marea di persone in trepidante attesa del nuovo sovrano.


     
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