La tomba di Asmodai

[Comasterata]

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  1. leopolis
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    Narrazione
    "Pensieri"
    «Dialoghi»


    Il ragazzo che avevo incontrato alle mura decise di dirmi praticamente subito chi era e che fine aveva fatto Seinji Akuma. Ad Ame non ne avevo saputo molto; le sue tracce si erano perse proprio lì. L'idea di andare al suo villaggio natale al fine di scoprire di più sulla sua storia e sul motivo per cui dopo il contatto con la Setta di Somujo aveva iniziato a tormentarmi si era rivelata giusta. Non sapevo da dove quel genin avesse preso le info; non sapevo nemmeno se le info che mi diceva erano vere, ma c'era una parte di me, nascosta da qualche parte, molto lontano, come affogata nel pozzo dell'anima, che mi suggeriva di sì. Quelle parole erano vere; la storia che raccontava era vera. Prima di andare con lui valutai per bene tutte le circostanze del caso: ero in un altro villaggio, Kato, che era tipo incaricato a rispondere di tutte le mie azioni come se fosse stato lui stesso a svolgerle, si trovava migliaia e migliaia di chilometri di distanza. Per giunta alle mie spalle nascondevo un passato da nukenin. E, cosa ben più strana, non ci stavamo addentrando nella città... bensì perseguivamo su di un sentiero al di fuori dalla stessa. Un sentiero che, per giunta, mi sembrava abbastanza sospettoso e di secondaria importanza. Come di mio solito camminai quasi in totale silenzio, accompagnato dallo stesso silenzio del ninja di Kiri. - «Dove mi stai portando?» – chiesi dubbio mentre camminavamo entrambi su di un altopiano, senza sapere cosa dire. Certo, i panorami di Kiri erano belli considerando che davano sul mare (qualcosa che a Oto non c'era mica), ma speravo che non mi avesse portato fin lì solo per quello. A quella prima percorrenza della strada ne prendemmo un'altra secondaria. Quest'ultima si addentrava in un bosco abbastanza selvaggio: mi stava portando in un dannato luogo sperduto fuori dalla città. - «Guarda che non sono tanto facile da buttare già e derubrare,» – gli comunicai con il mio solito tono a metà tra il sospetto e il dubbioso. Come se la nostra camminata non fosse già per sé noiosa, ci mettemmo persino a saltare da un albero all'altro lasciando alle nostre spalle il sentiero che, sembrava, fosse terminato. Dove cazzo stessimo andando non lo capiava più nemmeno la parte più razionale di me e mi venne naturale mettere le mani sulla katana per essere pronto dinnanzi a un'imboscata o qualcosa del genere. Ci fu, però, un'altra cosa che mi sembrò abbastanza assurda: nonostante fossimo in piena foresta e ci fossimo spostati per un bel paio di chilometri, sopra di noi, - o meglio: sopra al tizio che avevo di fianco, - circolava nell'aria uno stormo di corvi. Che fossero degli animali tipici della zona? Che fossero degli animali ninja che ci stavano seguendo? Non mi piaceva la cosa.
    Mi arrestai di colpo.

    levicapral



    «Aspetta,» – dissi al genin kiriano volgendo lo sguardo all'insù. - «Sono i tuoi corvi?» - chiesi indicandoli con un gesto delle dita. "Non mi piace la cosa, non mi piace..." - Alla fine, li avrei lasciati li continuando a seguire il ninja di Kiri, così come i corvi sembravano volenterosi di seguirci entrambi. Dopo un po' arrivammo finalmente alla fine di quel tragitto verso la fine del mondo (o meglio: verso la fine dell'isola) trovandoci in una radura dalla forma circolare. Si trovava a lontanissimo dalla città; un luogo sperduto: nelle vicinanze solo noi due e i corvi. Nemmeno un'anima viva. In mezzo a quella radura una sola lapide, con la scritta che non sapevo cosa volesse dirmi. - «Asmodai Akuma,» – lessi chiedendomi se per caso non fosse un membro del clan Akuma. Guardai quella tomba in modo del tutto interrogativo, quasi non capendoci perché diavolo mi aveva fatto venire fino a lì. Per visitare la tomba di uno sconosciuto? Prima che riuscii aprir la bocca per protestare, fu egli stesso a iniziare il suo discorso sui nunkenin di Kiri. Con lo sguardo spento gli feci capire che non m'interessava niente di Yashimata, nonostante il fatto che anch'egli fosse finito a Oto. Quando invece iniziò a parlare di Seinji il mio sguardo si accese, illuminandosi. Confermò quello che avevo già saputo ad Ame. - «Alleato di Diogene Mikawa?» – chiesi. Alla fine dei conti ero un ninja di Oto, ma non avevo ancora saputo chi fosse quel Mikawa, il Kage di Oto. Avevo solo conosciuto quel strano tizio che mi era venuto a prendere nelle prigioni. Quella che stava raccontando non sembrava una storia diversa da quella che avevo già sentito. Un folle scatenato, che sembrava sbagliare tutto il possibile e in contempo aveva sviluppato un qualche strano rapporto con la Setta di Somujo, con cui ero venuto a contatto a Oto. - «Quindi Asmodai Akuma è Seinji Akuma,» – dissi con la voce calma, capendo che dentro di me una fiammella si stava spegnendo. Alla fine dei conti, l'incipit per le ricerche che erano iniziate ancora in quel di Ame qui stava volgendo a una sua naturale termine. Fu una sola cosa che non capii: - «Fammi capire giovane genin: il daimyo ha nominato Seinji come Mizukage. Dalle tue parole sembra che Seinji e Itai avessero fatto pace e a quel punto Seinji non fosse più un nemico per Kiri. Eppure quell'Akira Hozuki lo ha ucciso comunque. Sarebbe il traditore colui che ha fatto pace con il precedente Mizukage o colui che ha ucciso il nuovo Mizukage?» – Chiesi incuriosito. La cosa non aveva alcun senso, a meno che Seinji non fosse impazzito di nuovo costirngendo quell'Akira Hozuki a ucciderlo. Altrimenti, uccidere il Mizukage legalmente nominato si può a tutti gli effetti considerare come un vero e proprio crimine. - «Storia interessante, ti ringrazio. Credo che dovrò cercare quell'Akira Hozuki per chiedergli come fossero andate le cose. Sai mica dove posso trovarlo?» – chiesi abbastanza tranquillo sedendomi sull'erba vicino alla tomba, nel mentre poco sopra a noi dei corvi stavano facendo il loro ingresso nella scena iniziando a volarci sopra. - «Cerco informazioni,» – risposi brevemente. - «Una parte delle informazioni le ho trovate ad Ame, dopo l'incontro con una strana Setta che sembra abitarvi. Proprio ad Ame ho saputo della difficile storia di questo ninja che riposa qui. Per il resto...» – cosa dirgli? Che quel nome mi tormentava ormai da un po'? Che da quando ero fuggito da Ame diventando un ninja di Oto c'era qualcosa di strano che mi appariva nei sogni, mentre prestavo il servizio? Che fosse cambiato qualcosa dentro di me? Che a un certo punto i destini si fossero legati? Non sapevo cosa dire, poiché le cose da dire erano così tante che non sapevo nemmeno come spiegarle a qualcuno che non era ancora abbastanza maturo per capirle. - «Ah, niente. Non so nemmeno come spiegartelo,» – dissi guardando la tomba di Seinji Akuma per un'ultima volta. Giaceva al di fuori dal villaggio, nella terra che probabilmente amava, ma sotto un nome inventato. E chissà quanti altri misteri c'erano sulla sua vita. - «Dove posso trovare quell'Akira Hozuki?» – chiesi abbastanza determinato nel trovarlo e chiedergli le varie info su Seinji Akuma. Poi guardai la tomba. - «Possiamo vedere se il suo corpo è lì dentro?» – chiesi con una voce estremamente calma, cercando di essere il più possibile gentile, al genin. Probabilmente a quel punto il suo corpo era ormai bello che decomposto, ma se l'avessi visto con i miei occhi, magari anche rassicurandomi del fatto che la tomba non era vuota, sarei potuto andare a conversare con Akira Hozuki con l'animo più calmo.

     
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