Una promessa dal passato

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  1. -Hidan
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    Una Promessa dal

    Passato


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    Quando il piccolo corvo inviatomi mi trovò, era già su una piccola imbarcazione diretto verso la terraferma da Kiri.
    La sera precedente avevo pianificato il mio colpo di coda verso la testa marcia di Ame, ma quelli sarebbero stati eventi che si sarebbero susseguiti diversi giorni dopo.
    Solo quando il nero messaggero si posò sulla mia spalla, potei notare come la creatura aveva negli occhi aveva dei piccoli tentacoli. Disgustoso... Sussurrai, mentre l'animale mi riportava la posizione del Giglio: Jotaro Jaku.
    Erano ormai qualche settimana da quando lo avevo lasciato dalla riunione nel Paese del Ferro e, come da promessa, ci stavamo per rincontrare.
    Il Jaku era uno dei ninja più misteriosi e, allo stesso tempo, affascinanti che avevo mai incontrato. Non aveva il potere che molti ricercavano, inteso come pura forza combattiva, ma era quello del mistico - no, non come quello di Sanjuro -, dell'antico, del primordiale, del perso e ormai dimenticato ma che in lui, misteriosamente, viveva ancora.
    Viveva, in una sua confusione interiore, che andava dissolta. Come lui aveva fatto con me, io mi ero ripromesso di seguire lui in un suo viaggio.
    Adesso non rimaneva altro che raggiungerlo.

    Il mezzogiorno del giorno successivo raggiunsi il villaggio segnalatomi dall'oscura creatura, un agglomerato di qualche casupola di legno che sembrava risalire ad un'altra epoca. Gli abitanti sapevano del mio arrivo, e fui accolto con grande spirito. Mi diedero una camera, un pasto e qualche ora di riposo. Verso la metà del pomeriggio, un anziano monaco mi raggiunse, per comunicarmi che qualcuno mi stava attendendo nel monastero del villaggio, poco distante da esso.
    Il monastero, un piccolo eremo su una collina vista oceano immerso nel verde, era pressoché adiacente al villaggio. Quando spalancai le porte, un intenso fumo e odore di incenso mi riempì i polmoni e gli occhi, e mentre mi abituavo alla luce offuscata e alla spiritualità del luogo, superai una serie di monaci immersi nella preghiera per raggiungere una piccola stanzetta separata dal resto del tempio.
    Aprii la porta, e in quel rifugio spirituale trovai, seduto nello spoglio più assoluto, Jotaro Jaku, in religioso silenzio. Con un cenno del capo congedai il monaco, che richiuse la porta dietro di se. Ben ritrovato. Risposi, con un leggero sorriso.
    Non si perse in convenevoli, e fui da subito confuso. Kamuro... Yamazaki...? Cosa c'entra lui? Chiesi, mentre il Jaku si alzava e mi squadrava da capo a piedi. Parli per enigmi, Jotaro. Non sono qui per enigmi. Sono arrivato al Ferro pieno di domande e rimorsi, tu mi hai aiutato a dissolverli... Sii più esplicito, per favore. Era una richiesta semplice, dopotutto. Un ninja della tua era...? Sospirai, quasi.
    Era nervoso, preoccupato, ricolmo di dubbi e incertezze... Cosa stava succedendo? Dove stavamo andando?
    Seguii il ronin attraverso il monastero, dove i sacerdoti si inchinarono lungo il nostro passaggio.
    Questo era il potere a cui mi riferivo: creare rispetto con la forza della conoscenza.
    Seguii a buon passo la mia guida, finché non raggiungemmo una scogliera.
    Le onde si stavano infrangendo lunga la nuda roccia, e fu allora che i pensieri di Jotaro vennero resi liberi.
    Le origini di una storia. La Sua storia. Tre ninja, un patto, un'idea.
    Non osai interromperlo, perfino mentre venne estratto un rotolo rosso cremisi. Ma non era solo colore, era... Sangue.
    Il patto venne eroso dal tempo. Morte e abbandono. Non sapevo di chi stesse parlando, ma sapevo che era lui ad aver provato ad addestrare una nuova generazione. Stai per caso perdendo le speranze, Jotaro? Non tutto è perduto, c'è ancora chi combatte per qualcosa di giusto... Io combatto. Io combatterò. Risposi alle provocazioni, dirette anche verso di me.
    Ero anche io quella nuova generazione, sebbene io non avessi mai avuto nessun maestro.
    La pergamena venne poggiata sul terreno.
    La chiave per... Dove? Ancora enigmi.
    Alla fine anche quelli si infransero. Il Bonshuno...? L'Inferno.
    Ero confuso. Non riuscivo a credere a quelle parole, ma il Jaku non era il tipo da perdersi in chiacchiere effimere. Chi è Mataza Tsumuji...? Se adesso era chiaro che si trattava dello shinobi della triade morto, non era chiaro tutto il resto della storia. Jotaro... Io ti devo tanto. So che hai poca fiducia nel mondo ninja ormai, ma ti chiedo di... Di non perdere la giusta strada. Possiamo ancora farcela... Guardai il Giglio negli occhi. Non so chi sia questa generazione che ti ha deluso, ma... Devi avere speranza. Devi credere che sia possibile cambiare le sorti di questo storto mondo... La mia mano si mosse, andando sotto il logoro mantello che indossavo.
    Quello che ne uscì, fu Tameshi.
    Ed è per questo che io crederò in te. Andremo all'inferno, Jotaro Jaku. La Lanterna delle Anime avrebbe solcato l'aria fino ad arrivare esattamente sopra la pergamena cremisi.

    E torneremo insieme.


     
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