Una promessa dal passato

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    One Way Ticket to Hell and Back


    Correre forse non era il termine esatto. Ero consapevole del mio corpo, o perlomeno di come lo immaginavo, e c'era una qualche forma di movimento, ma non stavo correndo. Era più uno scorrere...un mutamento! Mutamento era forse la parola più adatta, perchè lo spazio e le distanze non erano poi qualcosa di così definito: bastava un secondo di distrazione e il corpo stesso perdeva di definizione, così come il terreno sotto i piedi, o l'idea stessa dei piedi. Ero anima priva di carne, questo mi era chiaro. Ma non ero come gli altri, e non dovevo stare lì, non a quelle condizioni. Non ero esete dal dolore o dal pericolo, e quelle cose mi stavano inseguendo, approfittando di ogni anfratto e di ogni ombra. Erano implacabili, e non avrei saputo dire da quanto tempo scappavo...forse il tempo stesso era abbastanza fragile in quel luogo, quasi fosse più che altro una traccia, un pò come in un sogno.

    Ma non stavo sognando.

    A tratti mi pareva di correre nel buio o nella nebbia, altre volte per vicoli sudici di qualche città dimenticata, altre per caverne strette e cunicoli tortuosi e, un secondo dopo, lungo enormi piazze deserte e mai abitate. Non c'era vita in quel luogo, e nemmeno abbastanza realtà da poter mantenere sempre lo stesso aspetto. Avevo intuito che chiunque ci finisse vedesse cose diverse, come se la mente dell'osservatore lo influenzasse invece di limitarsi a registrare ciò che c'era. E forse ogni visitatore aveva una sua personale esperienza. L'unica costante, in quel delirio di stati d'animo e immaginazione, era la mia paura, la mia fragilità, la mia certezza di dover scappare o soccombere.

    E poi la vidi, lontana ma incredibilmente reale...presente. Un bagliore grigio-verdastro, infinitamente più concreta di tutto ciò che avevo intorno, persino di me stesso. Debole, distante, ma solida. Era una novità...forse una salvezza!




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    La transizione per il mondo dell'oltretomba era stata meno brusca del previsto, forse perchè mediata dal potere della Lanterna, o forse perchè in effetti il passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti è qualcosa di naturale...non troppo complesso anche se ci si porta dietro corpo e coscienza. Il processo inverso però può risultare un filo più complicato, ma se uno ha i giusti agganci e le giuste conoscenze si può organizzare qualcosa che funzioni, basta cercare bene e avere, di solito, una morale elastica.

    Jotaro e Akira rientravano un pò in questa categoria, ma erano là per un motivo preciso e non certo per diletto, anche se qualcosa non era andato esattamente come volevano, dato che non si trovavano affatto al cospetto di Mataza Tsumuji ma piuttosto in una fredda brughiera, grigia e cupa, a malapena illuminata dalla fiammella giallo-verde di Tamashii e da fioche stelle, quasi scimmiottanti quelle del mondo reale, ad incoronare una luna pallida e stanca. Ebbero la strana sensazione di essere passati attraverso qualcosa, con delle figure che, caninamente, li avevano scrutati e analizzati, lasciandoli in ultima analisi passare, ma non era durato che un secondo e non avrebbero saputo richiamarne le forme, o anche solo la certezza di averci interagito, nemmeno sotto la più potente delle ipnosi. Una brezza fredda e polverosa andava scemando, ma con gli ultimi aliti ricordava ai due che ogni calore sarebbe stato perduto se si fossero attardati troppo là dove i vivi non dovrebbero stare. L'unica apparente destinazione era un promontorio in lontananza, forse a cinque o sei chilometri, avvolto nella nebbia (forse alla base non c'era più vento), con Tamashii che ardeva più brillante se puntata in quella direzione.

    Avrebber avuto il tempo di parlare ancora. Nessun ostacolo nè presenza, se non qualcosa di lontano che dava loro la vaga sensazione di essere stati "registrati" come presenti in quel mondo, ma non un pericolo. Più si avvicinavano al promontorio e più la foschia si faceva densa, mentre la brezza moriva e le stelle si facevano meno visibili, a differenza della luna che invece era costantemente visibile, almeno quanto la Lanterna, capace di fendere quel luogo senza alcun timore. Proprio ai piedi del sentiero che permetteva un'agevole ascesa sulla collina avrebbero udito dei passi in rapido avvicinamento, passi di corsa che arrivavano da sinistra che certo annunciavano l'arrivo di qualcuno che aveva molta fretta o era in fuga. Anf...anf... Una sagoma nella nebbia che ansimava per la fatica, poi qualcosa di più definito...e infine Febh Yakushi, senza i suoi ridicoli occhiali finti, attraversò la nebbia arrivando nel circolo luminoso della Lanterna. Sembrava esausto e aveva le mani ferite...ma più che tutto nel vederli i suoi occhi si riempirono di sollievo, puro e semplice. Anf...anf...fi-finalmente delle persone! A-aiutatemi, vi prego! Sembrava sul punto di svenire. Dove...dove siamo? Non so come sono capitato qui...ero...è stato così improvviso...io...c'era Hebiko...mi-mi inseguono. Era in evidente stato confusionale. E non sembrava ci fosse nulla oltre lui, per quanto la nebbia fosse un discreto ostacolo alle percezioni.

    Certo una situazione inaspettata.

    OWNjNTr

     
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25 replies since 5/11/2019, 23:12   602 views
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