Una promessa dal passato

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  1. Jotaro Jaku
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    Quando Febh arrivò addosso agli ultimi ospiti, una fitta nebbia si fece strada tra loro, obbligando istintivamente Jotaro a coprirsi il volto, nonostante non fosse nemmeno certo che la nebbia fosse realmente un problema, oltre che realmente presente. Quando riprese coscienza di ciò che aveva attorno, Jotaro si rese conto quasi immediatamente che Akira non era più tra loro, e con lui era ovviamente scomparsa anche Tamashi. L'uomo sospirò.

    Sinceramente...speravo non succedesse così presto. Il ragazzo però sa badare a se stesso, tornerà, prima o poi. Quanto a te, Febh, sei davvero Febh ? Che ci fai quaggiù ? E il molto remoto allievo, ormai decisamente oltre il maestro, non risultò affatto essere la persona che Jotaro ricordava; era insicuro, spaventato, esausto. Sembrava in fuga da qualcosa o da qualcuno, fece anche un nome, che l'uomo però non sembrò ricordare, non gli veniva in mente nessun ninja degno, con tal nome. Subito chiese al ronin di portarlo via con sè; sebbene non fosse quello il piano di Jotaro.

    Sarò ben felice di.... Delle grida interruppero la piacevole conversazione che stavano avendo, rivelando ulteriori paure che albergavano nell'animo di Febh. Come stavo dicendo, sarò ben felice di accompagnarti lungo la strada, ma la mia conduce là, prima di andare. Concluse l'uomo indicando proprio la collina dalla quale provenivano le grida.
    Nonostante tutto, quel posto gli sembrava stranamente normale, sebbene non lo fosse affatto; come se ormai fosse di casa.
    Oltretutto, la via d'uscita più veloce è sparita col ragazzo che era con me; quindi dovrai seguirmi per forza. Aggiunse; senza che gli fosse chiaro se il Febh con cui stava parlando, sapesse chi lui fosse. Quindi riprese a camminare, aspettandosi che l'Otese lo seguisse. Non aveva la lanterna, ma era determinato a trovare Mataza, quindi avrebbe proseguito, a costo di consumare quel piano di esistenza un passo alla volta sotto il peso dei suoi passi. Indra, quaggiù, non sembrava aver mai messo piede in compenso. Nessuna voce nella mente.

    Pur senza la luce di Tamashi, giungere sull'altopiano si rivelò stranamente poco complesso, sebbene il paesaggio tutt'attorno fosse del tutto cambiato rispetto a quando erano arrivati. Ora, almeno agli occhi di Jotaro, si trovavano su una collina al chiaro di luna, un paesaggio tranquillo e nostalgico, che gli ricordavano i tempi passati. I tre si giurarono fratellanza proprio in una notte come quella. Al centro di una radura delimitata da alberi rinsecchiti, un particolare artificio si stagliava verso la luna. Una sorta di patibolo consunto, al quale era attaccato quello che un tempo doveva essere un uomo. Jotaro si fermò ad osservarlo, ma la sua espressione non cambiò, come se si stesse aspettando proprio una visione di quel genere.

    Non c'è voluto molto, pensavo di trovarti conciato peggio.
    Oltre il patibolo però, una seconda figura. Inizialmente Jotaro non l'aveva notato, essendo coperto dal relitto fisico di Mataza, poi il ronin inclinò un momento la testa e aguzzò la vista, come per capire meglio a chi appartenesse. Quando lo capì si irrigidì. Eccome stavolta. Alla domanda di Febh, Jotaro non rispose, non subito almeno, perchè inizialmente non sapeva nemmeno lui come rispondere.

    ...Qualcuno decisamente in anticipo... Non tornava niente, perchè lui era lì ? Era morto? O era finito là sotto come lui e Akira? Aveva sentito che ora capeggiava la setta di immortali, ed era il motivo stesso per il quale aveva bisogno di incontrarlo, ma non pensava certo di trovarlo...Lì. Si avvicinarono, osservando Mataza durante il processo.

    Io sono Hayate.



    Ecco la risposta alla tua domanda, Febh.


    Jotaro gli si fermò davanti, come se qualcosa lo stesse tenendo lì nel momento, dandogli un senso di profonda insicurezza.
    Penso...penso sia lui si, anche se non so perchè sia qui. Quindi ripensò alle parole appena dette da Hayate, al trio.
    Mataza ha scelto il suo fato e io sono sempre stato vittima del mio. Tu però...Non dovresti essere qui. Non ha senso. L'uomo aveva sempre cercato di essere più avanti degli eventi che gli capitavano, ma stavolta era rimasto letteralmente con le mani in mano.

    Pensavo che Mataza potesse aiutarmi a trovarti, non immaginavo certo... in questo modo.

    Data la situazione, non aveva preparato niente di particolare, quindi lasciò andare quello che aveva in testa. Forse quello non era davvero Hayate, forse sì, ma non aveva il tempo di verificarlo con certezza.

    Ho bisogno del tuo aiuto per creare nel concreto un posto per quelli come noi. So che sei un uomo pragmatico, o almeno lo eri, quindi andrò subito al punto. Un tempo sognavamo un villaggio, l'accademia ha perso il villaggio della Nuvola. E' abitato da ribelli e rivoluzionari. Aiutami a lavare via quell'impudicizia, non importa come, se devi rendermi uno dei tuoi o se devo darti il mio cuore, mi sta bene tutto, ma ho bisogno di portare Mataza con me.

    Quindi, così come aveva avanzato richieste, sebbene avesse già offerto di unirsi a lui, magari come una delle sue..come le chiamava lui, virtù era il momento delle vere offerte.

    Lo scopo è avere il potere necessario per abbattere colui che al momento ha il tuo cuore.

     
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