Una promessa dal passato

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  1. Jotaro Jaku
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    Quello che Hayate diceva su Mataza era certamente vero, il lanciere aveva sempre avuto mancanze sul piano fisico, come il suo scontro con Ayato avevano messo in risalto, ma aveva sempre bilanciato con una grande forza di volontà; non che questa gli sarebbe servita più a molto...Quindi Hayate rivolse parole simili anche al ronin, il quale al contrario, senza rivolgere il volto all'immortale, rispose:

    L'ho perso per vincere una scommessa con una divinità e interrompere una falsa promessa di immortalità. Era stato proprio Jashin a privare Jotaro della sua riserva di chakra quando lo aveva liberato dal suo contratto. Hayate più di tutti avrebbe dovuto capire il significato di quel gesto. Essere eternamente schiavo di qualcuno non è certo da considerarsi immortalità. Quello che accadde un istante dopo, Jotaro se lo perse, non riuscì a vedere il bagliore di verità nel volto di Hayate, era preso dal modo in cui era conciato Mataza.

    Quanto al modo per incontrarlo, fece sorridere Jotaro. La teatralità di Hayate era sempre la stessa, e nè il tempo nè le imprese avevano cambiato questo suo aspetto. Non che il ronin avesse un reale motivo per incontrare Hayate, non per il momento almeno. Però sapere come comunicare con lui poteva avere i suoi benefici, dopotutto erano due uomini d'affari, con interessi molto, molto distanti, il che poteva giovare ad entrambi, a diverso titolo, senza il rischio di pestarsi i piedi a vicenda, dato che, essendo sinceri, Hayate avrebbe potuto estinguere Jotaro 20 anni prima, figurarsi adesso. In compenso, un gesto della mano dell'"uomo" riportò Febh alla presenza di tutti, con sollievo di Jotaro, sebbene sembrasse molto molto spaventato. E la cosa non quadrava, ma ci avrebbe pensato in seguito.

    [...]

    Quanto ad Hayate, lui e Jotaro erano davvero simili nonostante tutto, da una domanda ne era nata una filippica, che il ronin ascoltò volentieri, sebbene non avesse idea di cosa fosse il Lupo Siderale, però da quando l'Hokage aveva ricevuto il Pungiglione di Jotaro e lo teneva nelle sue armerie a prendere polvere a mo di trofeo, una nuova arma degna di tal nome non sarebbe stata una brutta idea.

    Se ne hai addirittura due, sì, non mi dispiacerebbe averla, puoi farla lasciare piantata a terra dove mi hai detto di attenderti, consideralo il conto per le informazioni, in nome della nostra vecchia amicizia. Rispose Jotaro, accettando di essere deriso dall'uomo.

    Quanto all'ingombrante presenza che si palesò dietro la porta, stavolta l'Antico non aveva la forma di un mollusco, nè c'era un abisso in attesa, ma un giovane, un normalissimo individuo, una presenza effimera assieme a Jotaro e Mataza; e questo disturbò il ronin più di qualunque altra apparizione. L'idea che Egli potesse giocare con la sua mente lo rendeva disturbante. Non solo, di solito Indra non parlava affatto. Figurarsi, stavolta stava discorrendo più di Hayate e Jotaro messi assieme, due tra i più grosso egocentrici nella storia del continente ninja.
    Che fosse il luogo a rendere l'incontro così particolare?
    In ogni caso, il metodo di Indra era semplice ma efficace, egli aveva libero accesso ai pensieri di Jotaro, ma solo a quelli, c'erano cose del ronin che nemmeno lui poteva comprendere, specialmente quelle emotive e quelle spirituali.

    Non trattarmi come farebbe un demone. Questo luogo non mi spaventa, riconosco la tua superiorità, non serve ribadirla. Quanto ad Hayate, lui è necessario a questo mondo, e mi stupisco che una creatura illuminata come te non lo capisca.

    Ma lo scambio di opinioni passivo aggressivo durava sempre poco, giusto il tempo per due amanti di ribadire la loro relazione prima di indulgere nell'annodarsi nel loro edonismo mentale. Indra rivelò dettagli importanti per la crescita mentale di Jotaro, ed egli ebbe solo a ringraziarlo di questo. Poi gli mostrò l'utilizzo di una tecnica che non aveva mai visto, forse qualcosa di nuovo, forse una sua capacità personale. Conosco la tecnica di cui parli solo di nome, una volta concluso vedrò di colmare questa mia ignoranza. Grazie per il consiglio. Vediamo cosa possiamo avere da Mataza prima di esagerare, non voglio sia distrutto se non è necessario. La sua dannazione è già stata superiore ai suoi peccati.

    Effettivamente, c'era un altro dettaglio di Mataza che forse era sconosciuto ai più. Solo un altro ninja, prima di Jotaro, era stato privato dell'utilizzo del tantien, e si era ridotto a vagabondare privo delle sue capacità prima di venire catturato e giustiziato, quel ninja era proprio Mataza. In un certo senso, Jotaro era solo un Mataza che non si era mai arreso.
    L'intromissione parziale permise di accedere a dei concetti, ricordi, immagini, sensazioni, ma niente di definitivo. Solo dettagli. Sicuramente Hayate avrebbe avuto le risposte a questi dettagli, ma probabilmente anche lui aveva avuto accesso alle stesse informazioni, se voleva ottenere più certezze rispetto all'immortale, doveva attingere a metodi che il Lupo non aveva. E il sommesso lamentarsi incomprensibile del lanciere non aveva il minimo senso. Avrebbe potuto creare una illusione, fargli incontrare un giovane Jotaro e fargli vuotare il secco, ma questo lo avrebbe lasciato lì in eterno a soffire ancora, e secondo Jotaro, questo era molto più crudele.

    Quindi arrivò una richiesta, ma non fu quella che Indra si aspettava.
    Fallo. Ma non danneggiare la sua mente o la sua anima fai di più, so che ne sei capace, lo hai già fatto alla Villa e hai quasi ucciso Diogene e la portatrice del Nibi, solo la mia intromissione ha interrotto il processo, ma ho visto cosa sarebbe successo. Inceneriscilo, prendi tutto. Ricordi, immagini, sensazioni, tutto ciò che è Mataza Kabane Tsumuji, e inseriscilo dentro di me, che di questo palanchino restino solo le lance. Continuerò io la sua strada.

    [...]

    Quanto a Febh, che aveva atteso tutto quel tempo accanto a Jotaro, a cose fatte avrebbe dovuto dare una spiegazione, più tempo passava, più Jotaro non riusciva a far quadrare la situazione. Aveva visto Febh alla riunione dei Kage, nemmeno un mese prima, e quello che aveva davanti era fin troppo spaventato e accondiscendente per essere la stessa persona. Molto presto i due avrebbero dovuto fare una chiacchierata.

     
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