Una promessa dal passato

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    Death or Glory
    Ah...si. Credo di capire la tua situazione. Ho studiato e schiacciato molti sedicenti immortali e le loro lusinghe. Pagliacci. Scosse il capo. Io cerco qualcosa di più. Qualcosa di eterno, ma che sia anche concreto. La sua espressione era strana, distante come se contemplasse qualcosa di lontano. Quell'uomo aveva un sogno, e nulla è più pericoloso di chi insegue i mulini a vento e ha la forza di raggiungerli. Ma non sono qui per fare proseliti. Tagliò corto, anche se c'era stato un lampo di estremo interesse nello sguardo di Febh. Eterno e...concreto. L'occhialuto avrebbe deglutito, guardando Hayate come un assetato nel deserto guarderebbe un'oasi, ma Jotaro aveva altro a cui pensare al momento. Vorresti la copia della Tagliateste? Beh, vecchio amico, potrei anche fartela avere, ma ne parleremo quando sarà necessario. Nulla viene dato per niente, a questo mondo. Sappiamo entrambi come funziona: se le informazioni saranno adeguate avrai quella e altro ancora.

    E quindi l'indagine su Mataza, con l'interferenza di Indra, che portò a un confronto stranamente più civile di quanto non fosse mai stato in passato. Ti sei fatto temerario, Jotaro, a rispondermi così, come se fossimo alla pari. Hayate necessario? A chi? A tenere intatti i ricordi di un vecchio pazzo che vive nel passato? Non è il tuo stesso Hayate. Forse lo è stato, ma ora è molto più simile a me di quanto non lo sia a un uomo normale. Sorrise schiudendo appena le labbra, e nel buio della bocca stavano gorghi di follia e immagini insensate che non era saggio fissare troppo a lungo. Indra era un aggregato oscuro che in quel luogo aveva indossato un abito carino: Jotaro non doveva mai dimenticarlo. Carpirono immagini e notizie, flash di conoscenza ma nulla di solido su cui basarsi, a malapena degli indizi. Poi alla richiesta del Cenobita persino Indra (o quel che era) rimase un secondo interdetto e sorpreso. Oh...mi stupisci. Finalmente un pò di spregiudicatezza del tipo che apprezzo. Al diavolo i vecchi legami. Al diavolo tutti i legami, ognuno deve badare a sè stesso, no? Gli avrebbe posato una mano sulla spalla, avvicinando il volto all'orecchio per sussurrare. Ogni passo somiglierai sempre di più a me. E quando saremo indistinguibili, allora solo io rimarrò, mio illuso contenitore. Si allontanò, leggiadro ed evanescente come una nuvola di fumo, tornando appena più solido davanti allo Tsumuji, cui poggiò le mani sulla testa.

    Ammira Jotaro. Io ho creato quasi tutti i jutsu esistenti, o almeno le loro basi. Io sono l'incarnazione stessa della conoscenza e del potere, anche se nessuno me ne ha mai dato credito. La voce era forte e stentorea, quasi stesse predicando. La predica di un folle, naturalmente. E dunque è solo corretto che io possa cogliere i frutti di ciò che ho seminato millenni fa! Come mia nonna può raccogliere il chakra che ha diffuso perchè crescesse assieme alla vita, così io posso accogliere in me ogni conoscenza! Ammira la Razzia MentaleRazzia Mentale:
    L'utilizzatore consumando 3 Unità di Follia può strappare conoscenze dalla mente di una vittima consenziente o incapacitata. Può appropriarsi di tre conoscenze (Tecnica Speciale, Tecnica Avanzata, Abilità, Competenza) dalla mente della vittima e utilizzarle anche senza averne i prerequisiti, una sola volta. Può attingere più volte alla stessa conoscenza, se lo desidera. Se la vittima sfrutta una conoscenza che le è stata strappata subisce lo status Scoordinato per 2 round. Fintanto che le conoscenze sono nella sua mente, accumula una Unità di Follia ogni round, anche a tecnica speciale disattivata, e non può riutilizzare questa tecnica. Se la vittima ha subito Apertura Mentale, potrà appropriarsi di 4 conoscenze.
    Se usata assieme a Simbolo della Memoria, sarà in grado di utilizzare le conoscenze sigillate dal Fuuinjutsu liberamente fintanto che il Simbolo resta attivo, in questo caso potrà usare questa tecnica anche su una vittima non consenziente o non incapacitata.
    A discrezione del QM, può incrementare l'efficacia di un interrogatorio.
    Consumo: Alto
    ! Normalmente questa mia capacità ha una durata limitata, ma se la si prolunga posso razziare un'intera esistenza...anche se rimane poco di chi la subisce! AHAHAHAHAHAHAHAH!!!!
    Il chakra fluì nell'anima straziata di Mataza e la dilaniò ancora di più. E mentre le risate di Indra crescevano di intensità, anche il grido di dolore di quel dannato superò ogni limite di sopportazione, fino a quando i due suoni non furono altro che puro e semplice caos. AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!!!AAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!!
    AHAHAHAAAAAAAAHAHAHAHAAAAAAHHHH

    HAHAahAhaHAAhahAAHHH!!!




    Jotaro acquisisce alcune informazioni sul passato di Mataza (chi osa dire "matazai, matazasti, matazammo" subirà danni incalcolabili), troppe per elencarle, ma alcune sono degne di nota.

    Rivede l'intero scontro con Ayato e la successiva distruzione del suo Tan'tien, così come il viaggio successivo per cercare un modo per riaversi, senza successo.

    Osserva Mataza mentre legge e studia un testo Tsumuji in un vecchio Dojo tra le montagne del Paese dell'Artiglio, dove un anziano sensei suo parente gli insegna una feroce tecnica di lancia, nonostante il corpo privo di chakra, e conosce una bambina fanciulla dai capelli argentei e strani occhi di colore rosa, nemmeno fossero petali di fiore, che si sta addestrando nel medesimo stile. Forte della nuova conoscenza sullo stile della Lancia della Bestia (Kemono no Yari), che pure poteva usare solo in parte non avendo un sistema circolatorio del chakra funzionante, Mataza partì poi per cercare una cura.

    Provò ad andare a Iwa, dove si era da poco stabilità una giovane esperta di Fuuinjutsu scappata da Konoha per non precisate incomprensioni con gli Jaku, ma anche lei non aveva modo di aiutarlo. Aveva sentito di un tempio di guerrieri a Taki che si erano ritirati dal combattimento dove viveva una fanciulla dai poteri prodigiosi, ma nonostante tutte le sue richieste e suppliche non gli concessero di entrare. Fu solo sulla via del ritorno che si fermò nel piccolo paese di Tsuya, dove un anziano archeologo, sentendo il suo cognome, dopo una notte di bevute gli confessò che aveva sentito parlare del clan Tsumuji e della loro casa ancestrale, nel Paese dell'Orso. Secondo quanto aveva sentito, una lancia capace di raddoppiare le energie di un uomo, appartenuta al primo Tsumuji, riposava in quel luogo. Arrivò anche a conoscerne vagamente la posizione, ma prima di intraprendere quel lungo viaggio doveva tornare all'Accademia e raccogliere le forse, e magari qualche alleato tra i vecchi amici. Dopo aver ricevuto risposte negative (certo per l'influenza di Ayato) dall'organo centrale, si rivolse a Suna in maniera forse un pò aggressiva ma venne fermato da Joel, uno dei manipolatori della Sabbia più forti.

    Trovò rifugio a Konoha, paradossalmente, sotto il naso degli Jaku, ospite del clan Hyuga che mal tollerava il possesso di un Byakugan da parte dell'Hokage di allora. Gli promisero aiuto e supporti, ma mentre dormiva nella casa di Soken Hyuga, uno dei più abili del clan, una lama pose fine alla sua vita nel sonno. Non vide chi era stato, e nulla si seppe più. Che fossero stati gli Hyuga? O qualcuno esterno? Difficile a dirsi, specie dopo tanto tempo, ma fu sicuramente un attacco a tradimento a porre fine alla sua vita.

    Forse Jotaro avrebbe in seguito indagato. Forse no. Ma era come se si fosse addestrato assieme a Mataza, e sapeva dove recuperare una lancia di qualità superiore. Però quello non era tutto.

    L'inferno era stato confuso e distruttivo per la mente almeno fino a quando gli occhi dell'anima dello Tsumuji non si posarono sulla Pergamena di Indra. Unica a esistere nell'aldilà, si diceva che Indra stessa la avesse lasciata là apposta per avere le istruzioni adeguate a preservare l'integrità del suo spirito o di quelli che mandava volutamente all'altro mondo per motivi di studio (questo lo trasmise Indra stesso, un servizio di cortesia). A quel punto aveva cercato di capire chi fosse stato a ucciderlo, realizzando la futilità del gesto solo dopo molti mesi (anni?) di inutili ricerche: i morti non influenzano i vivi, e lasciarsi guidare dal rancore non serviva ad altro che ad acuire le sue sofferenze. Quando cominciò ad affacciarsi su questa verità, la luna nel cielo si sarebbe mossa...non era la luna ma un occhio. L'occhio di un drago che pareva occupare tutto il cielo dell'altro mondo: Amesoko, drago dello Zenith.

    Nonostante la Razzia le informazioni successive erano frammentarie, ma sostanzialmente il drago riconobbe che Mataza era almeno in parte un Uzumaki e ora che aveva cominciato a raggiungere l'illuminazione gli propose di unirsi ai suoi consanguinei nel Tempio che aveva allestito per loro, così da partecipare a una grande e nobile missione che avrebbe concesso alle loro anime di raggiungere un livello superiore di esistenza, o perlomeno questo era il patto tra loro. Mostrò il tempio e le anime che in pace contribuivano a qualcosa, con catene di spirito che si tendevano verso il Naos, lasciati però liberi di muoversi e in pace. Temendo di finire in gabbia, forse fraintendendo gli Uzumaki con cui parlò che gli dissero che uno di loro era scappato, prima di correggersi (con uno strano cambio, fin troppo repentino, dell'espressione del "viso") dicendo che si era smarrito, lo Tsumuji si ritrasse, rifiutando il patto con Amesoko. Il grande Drago non era avvezzo ai rifiuti, e scoprire che Mataza sapeva dell'Uzumaki mancante all'appello lo fece irritare oltre misura, fino a punirlo scacciandolo nelle profonde nebbie dell'inferno, con le creature al suo servizio che lo avrebbero inseguito e seviziato per l'eternità. Non c'era perdono da parte di Amesoko...e Mataza lo avrebbe scontato in eterno.

    Poi, nel caos e nel grigiore della sofferenza, della fuga e dell'inevitabile tortura che si ripeteva in cicli apparentemente infiniti, ecco finalmente un volto amico..Hayate. Che fosse là per aiutarlo? In realtà ebbe solo domande e nuovo dolore. Sembrava fosse finito, quando anche Jotaro, per quanto più vecchio, entrò nel suo campo visivo. Ormai lo Tsumuji era oltre la speranza e si aspettava solo sofferenza. E la sofferenza venne, ancora più intensa di quanto non immaginasse. Nell'unico intervallo in cui ebbe la forza di dire qualcosa, quell'anima biascicò qualcosa di incomprensibile, nonostante l'immane sforzo impiegato. Quello che disse ora Jotaro lo sapeva bene, come se fosse giunto dalle sue stesse labbra.

    "Ti prego...fai che finisca..."

    E così era stato.


    Quando il mondo tornò a essere privo dell'influenza di Indra Febh era pallido come un cencio e guardava Jotaro con rinnovato spavento. Se prima temeva per quello che stava capitando e aveva un corretto timore di Hayate, ora era Jotaro a essere fonte di terrore. Persino Hayate pareva un pò turbato. Di Mataza non restava che il patibolo e pochi frammenti d'anima che si disperdevano lentamente. Vecchio amico...mi stupisci. Non credevo potessi ridere così di gusto mentre cancellavi dall'esistenza una persona a cui eri legato. Non so bene se temerti o essere orgoglioso di te per come hai i scelto di liberarti da vecchi legami. Ridere? Non era stato forse Indra a ridere come un pazzo? Cosa era capitato mentre la mente di Jotaro era focalizzata altrove, cercando di mettere ordine nelle notizie strappate a Mataza. Allora? Hai appreso qualcosa di importante per me? O ti stavi solo divertendo a distruggere un'anima? A quelle parole Febh sbiancò, arretrando di un passo o due, quasi sul punto di scappare.

    Edited by Febh - 11/4/2020, 21:42
     
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