Una promessa dal passato

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  1. -Hidan
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    Una Promessa dal

    Passato


    III


    Venni inghiottito da una spettrale luce che sembrò assorbire il mio corpo e catapultarlo in un altro luogo.
    L'oscurità riempì il vuoto lasciato dalla luce di Tamashi e, come se mi fossi appena destato da un terribile sogno, mi ritrovai nuovamente desto... In un incubo.
    Jotaro era lì, accanto a me, e le sue parole mi avevano lasciato addirittura più sconvolto che l'essere catapultato nel mondo degli Inferi.
    Eravamo in una vasta landa desolata, rocce e sabbia, nebbia e polvere permeavano l'aria intorno a noi, e luci fioche spettrali si ergevano, ogni tanto, illuminando la via del mondo dei defunti.
    Tu... Conosci Hayate? Esclamai, debolmente, mentre gli occhi scrutavano il paesaggio intorno a me.
    Alzai Tamashi che, al contrario di noi, sembrava trovarsi perfettamente a suo agio. La sua luce verde, solitamente appena visibile, era più limpida e piena, e donava alle nostre figure una strana spettrale immagine in quel mondo.
    Jotaro, per favore, basta enigmi. Che cavolo significa che tu sei già stato qui? Sei morto e resuscitato, vorresti dirmi? I suoi passi mi precedettero, e, sebbene la Lanterna illuminasse solo la strada dietro di lui, sembrava saper dove andare. In che modo questo Mataza dovrebbe esserci utile? O meglio... Esserti utile... E non mi farò ingannare da questo posto... Non... Fui gelato.
    Le mie gambe, come congelate, si fermarono all'istante.
    Avevamo appena superato un lieve dosso roccioso, e dinanzi a me - o a noi, non potevo dirlo, si aprì, quasi come se fosse stato nascosto fino a quel momento sotto al mio naso, una vasta pianura...

    Terra bruciata.

    Macerie.

    Un solco nel terreno.

    Fuoco e fiamme, desolazione e morte.

    Ero tornato lì. Nel Gelo.

    Lei era lì, sopra di me.

    rul7qG2


    Gli occhi si sgranarono, tutte le vene del mio corpo iniziarono a pulsare congiuntamente. Il fiato si fece più pesante, sempre più pesante, finché non iniziai a digrignare i denti per lo sforzo. Tu...! In un istante le mie mani furono sulle lame, ma nello stesso preciso momento la pallida figura che nella mia mente sarebbe dovuta essere Tensai-ji, l'Asso di Cuori, sparì nel nulla, disperdendosi in nebbia e polvere.
    Non.. Cercai di ritrovare la calma, respirando lentamente. Non è... Reale... Proseguiamo, Jotaro... Se anche il ronin avesse visto quello che avevo visto io, non volevo saperlo.

    Continuammo ad avanzare nella gola, finché non raggiungemmo un promontorio, un rumore interruppe la nostra silenziosa noia.
    Era il primo rumore che sentivo in quel posto.
    Chi può essere? Non vorrei che i morti abbiano imparato a correre... E, se non sono morti, è sicuramente qualcosa di peggio. La mano destra andò ad impugnare Sameha.
    E in effetti era veramente qualcosa di peggio dei morti.
    Eh? Restai pietrificato dall'incredulità.
    Il mio indice andò a puntarsi contro la figura, minuta e occhialuta che era appena apparsa dinanzi a noi.
    Febh... Ma che diavolo ci fai tu qui? Chiesi, confuso, mentre voltavo il capo verso Jotaro. Ma non dovevamo essere... Dietro di me, solo nebbia e oscurità. ... Voltai nuovamente il viso verso Febh.
    Nebbia e oscurità.
    ... Soli...?

    La verde luca di Tamashi non si era mai interrotta, neanche per un istante.

    ... O dannazione...

     
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