Una promessa dal passato

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    È colpa tua. Ratty

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    Sympathy for the Devil


    "Febh" guardò con sospetto la formazione della Pergamena, come se non avesse mai visto nulla del genere (e questo era anche comprensibile) ma Hayate invece sembrava intrigato da quella dimostrazione di potere da parte del suo vecchio amico, con una mano al mente e un mezzo sorriso. Curioso metodo per imprimere le informazioni. Sei andato ben oltre le Carte ninja, mi pare? Diede un rapido sguardo al rotolo che gli era stato donato, restando però un attimo interdetto. Ma...questa sensazione è quella di una... Sollevò lo sguardo su Jotaro, improvvisamente più cauto. Forse, vecchio amico, la pensione non è ancora realmente nei tuoi piani. Lesse in pochi istanti quanto era scritto, forse con una qualche tecnica di apprendimento rapido, senza però commentare ulteriormente. Una volta finito portò lo sguardo sullo Yakushi poco distante. Jotaro. Spero tu abbia compreso esattamente chi hai davanti. Comunque, Hayate paga sempre i suoi debiti. Si avvicinò al ricettacolo fi Indra. Avrai la Copia della Tagliateste, e un incontro di persona. Ovviamente solo noi due. Potrei farti qualche extra al pagamento: le tue informazioni sono estremamente interessanti, specie quella sull'Uzumaki fuggito da Amesoko Ci fu una sorta di pesantezza nell'aria, mentre la luce nel cielo apparve risplendere con maggiore intensità. Ma ne parleremo di persona. Il mio tempo qui è terminato. Si voltò, camminando per pochi passi mentre la sua figura diventava rapidamente sfumata, fino a dissolversi sullo sfondo dopo appena pochi metri, come se non fosse mai stato là.

    Jotaro rimase quindi da solo con Febh, quello strano Febh dall'aria più fragile e ferita, senza nemmeno un'oncia della sua sbruffonaggine o della strana aria da catastrofe incarnata che normalmente lo avvolgeva. Stare in quel posto lo aveva esaurito e stralciato, lasciando appena l'ombra di sé stesso, impaurita e con "qualcosa" che gli dava la caccia. Abbastanza patetico da muovere persino Jotaro a occhiate di compatimento e preoccupazione. Quello...quella persona. Ma chi era? Da dove arrivava? Deglutì, poi con uno sguardo di disperata avidità. Diceva sul serio quando parlava della vita eterna? Febh non aveva mai avuto quello sguardo: magari aveva una determinazione ardente, ma mai cupidigia, mai vero e disperato desiderio di vita. Le rassicurazioni di Jotaro non lo consolarono granchè, ma quando accennò alle ombre lo Yakushi si fece circospetto, guardandosi intorno con un brivido: Mi inseguono. Mi hanno ferito, non so cosa vogliano realmente, ma sicuramente mi faranno male. Molto male...tutto per colpa di Hebiko. Digrignò i denti. Io volevo solo cavarmela, volevo solo vivere senza il terrore del mio maestro. Lei avrebbe dovuto capirlo, non avrebbe...non c'era bisogno di uccidermi! Astio e ostilità nei toni mentre si avvicinava a Jotaro, il minore tra i mali là presenti.

    Oto...si, Oto potrebbe andare ma preferirei seguire te ovunque tu debba andare. Disse mogio, scoccando ogni tanto occhiate tremanti alle ombre. Io non...non sono...credo di essere molto diverso da quello che ricordavi. Deglutì. Questo posto ha il suo peso. Ma sento anche...anche qualcosa dentro di me. Una sensazione che non so spiegare. Mormorò poggiando una mano al petto. Come se avessi fatto una promessa ancora da mantenere. Una sottile scarica di chakra nero, simile a elettricità, attraversò la figura dello Yakushi, ma lui non sembrava essersene accorto...una qualche capacità latente e pronta a scatenarsi? Non so quanto tempo sia passato da quanto sono qui, ma credo fosse... Deglutì. Credo di essere qui da poco dopo la caduta di Orochimaru, ma prima che venisse resa pubblica. Aggiunse cercando di fare uno sforzo mnemonico su quanto gli aveva riferito Hebiko nella sua breve permanenza nel mondo. Si trattava di un anno e più...impossibile che un'anima ricordasse qualcosa di concreto senza i metodi di meditazione della Pergamena di Indra, eppure sembrava che lo Yakushi non ne sapesse niente.

    Mezza Persona... Mezza Persona... Mezza persona...

    Qualcuna delle ombre si era fatta più audace, avvicinandosi fin quasi a lambire il duo, solo per allontanarsi al minimo movimento di Jotaro e a una nuova scarica di chakra nero di Febh. Lo temevano, e sussurravano qualcosa che onestamente era di difficile interpretazione. Cosa era una Mezza Persona? E perchè per un istante ci fu un lampo di comprensione sul volto dello Yakushi, che pure avrebbe negato tutto? Il chakra e la follia di Indra ancora in parte alimentavano Jotaro, forse suggerendogli in una parte della sua mente di Razziare anche lo Yakushi...ma non era forse Akira la priorità? In quel momento il cenobita avrebbe, proprio mentre pensava ad Akira, scorto una scintilla verde proprio in fondo, lontana (per quanto le distanze potessero avere senso nel Bonshouno), ma raggiungibile. Però sarebbero dovuti correre in mezzo alle ombre, correndo forse un rischio eccessivo. Quali precauzioni poteva prendere Jotaro? E perchè nel buio sentiva quasi il peso di due occhi, uno rosso e uno bianco, che lo scrutavano, vivi, con una terribile e familiare sensazione. Semplici illusioni o qualcuno che conosceva era là in agguato? Io sento come delle voci...sussurri nella testa. Mi dicono che tutto questo, che tutto può e deve essere distrutto. Ma cosa vuol dire? Era come se stando vicino a un vivente lo Yakushi prendesse sempre più consistenza, anche se il suo animo era ancora terribilmente ferito.

    In che modo avrebbero attraversato il buio?

    Edited by Febh - 29/4/2020, 15:19
     
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    Una Promessa dal

    Passato


    IV


    La mia zelante guida illuminava la guida, sebbene nessuna luce raggiungeva realmente quel luogo. La lanterna riusciva a malapena a restare al suo passo, costante e preciso, come se riuscisse a vedere lì dove nessun occhio poteva.
    Le sue erano parole di un uomo che aveva vissuto più di una vita, come voleva farmi credere, o era la storia di un uomo tormentato dal suo stesso oscuro destino?
    Una saggia guida, un folle guerrafondaio, un bieco burattinaio... Chi era veramente Jotaro Jaku? Io lo avevo conosciuto come un ninja saggio, errante, solitario... Ed avevo capito immediatamente che non avevo mai trovato un uomo del genere sulla mia strada. Non era la forza quello che lo faceva emergere. No, no, non era quello. Lo avevo conosciuto così debole di essere meno pericoloso di un qualsiasi genin, eppure... Eppure, generava in me un senso aulico di insano rispetto.
    Cronache di guerre, ombre, sangue e follie... Quelle erano tutte storie vere? Poteva un uomo aizzare una guerra tra villaggi solo per creare ninja? Poteva cedere la sua razionalità così pienamente alla follia?
    Jotaro... Hayate non può essere considerato solo uno dei racconti... Passato e presente son collegati, è vero, ma... Io credo che... Ma fu quell'istante che mi raggelò il sangue nel corpo.

    Potevo essere io il prossimo Hayate?
    Co...Co-me? Hayate.
    Capii immediatamente le sue parole.
    Nel flusso della storia, dove ognuno di noi è solo un'innocua pedina, anche un minimo accadimento poteva tramutarci in qualcosa di distorto, di sbagliato. Hayate era un compagno della mia guida, un ninja di Kiri, forse fu anche un uomo buono e giusto... Ma adesso, la moneta era girata, travolta dal caos e dall'immoralità.
    Cosa doveva essere successo?
    Cosa poteva succedere?
    Se fosse capitato a me, cosa avrei fatto?

    Se accadesse a me, cosa diventerei?

    Le parole mi morirono in gola e, incapace di reagire allo sguardo pesante di Jotaro, abbassai quasi gli occhi a terra. Io... Non... Avrei voluto dire che non lo avrei mai fatto, che non sarebbe stato possibile, che nulla avrebbe potuto trasformarmi in un mostro. Ma non ci riuscii.
    Era proprio questo quello che credevo pericoloso di Jotaro.
    La conoscenza divorava il mondo... E forse io ero lì per aiutarlo a non esserne divorato a sua volta.

    [...]

    Immobilizzato nell'oscurità, solo e senza guida, solo la verde luce di Tamashi impediva alle ombre di inghiottirmi.
    Mi ero presto accorto che camminare o spostarsi in quel luogo, era inutile.
    Lo spazio attorno a me sembrava, man a mano che i secondi passavano, restringersi sempre di più.
    I vivi non erano i benvenuti in quel posto, e i morti, presto o tardi, sarebbero venuti a reclamarmi.
    Ero ancora lì, nel cratere del Gelo, proiezione della terrore e della follia nella mia mente che si ripercuoteva anche sull'ambiente circostante. Volevo andarmene, superare la rovina e la distruzione del drago nero, ma non ci riuscivo. Più pensavo di muovermi e più, in realtà, restavo fermo.
    Gridai, o almeno così mi sembrava. Nessun rumore, nessun suono.
    Ombre di un verde maligno erano ormai ovunque attorno a me.
    Ero perso, e senza Jotaro non potevo andarmene. Tamashi, senza la sua guida, era completamente inutile.

    Disperso tra follia e vuoto, solo e senza voce, le ombre finalmente giunsero a chiedermi pegno.
    Due ombre si materializzarono dinanzi a me, questa volta però avevano una forma quasi corporea. Un uomo e una donna, sebbene sfocati, erano ora lì davanti a me. Erano ninja, era evidente. Un uomo dai capelli albini e una donna dai lunghi capelli blu, ma i loro volti erano impossibili da distinguere.
    Chi siete?! Cosa volete da me?! Urlai, sebbene non avessi certezza che quelle parole uscirono realmente dalla mia bocca.
    Si avvicinarono.
    Urlai, di nuovo.
    Erano ancora più vicini.
    Cercai disperatamente di agitarmi, ma ormai erano dinanzi a me.
    Le ombre mi toccarono, e si rivelarono essere nient'altro che incubi e terrori.
    Iniziai ad urlare davanti agli occhi verdi e furiosi della donna, ma qualcosa successe... Qualcosa non sapevo spiegare.
    Il mio corpo iniziò a brillare. Sempre di più, fino ad arrivare a illuminare una vasta area intorno a me.
    Stavo diventando... Pura luce. Il sangue parve trasformarsi in oro fuso, e così dalla mia bocca un piccolo sole avvampò, annichilendo i due spiriti davanti a me.
    Non seppi dire cosa stava succedendo, o quanto tempo durò quella fase, ma tutto finì quando un un fendente dall'oscurità tagliò in due le ombre.
    Ripresi fiato, ormai in ginocchio, mentre davanti a me era adesso distinguibile la figura di un uomo alto e magro, dai lunghi capelli bianchi.
    Anff... Anff... Non sei... Jotaro... Anff.. Mi rialzai. Ma... Grazie... L'uomo si chinò. Anche il suo volto, come le due ombre precedenti, non aveva una vera consistenza, ma... Era familiare. Io... Io... Ti... Conosco...? Era una sensazione, quasi come un déjà vu, ma ero convinto di conoscere quell'individuo. Lo avevo già incontrato.
    Forse di persona, forse nella mia mente, forse in un ricordo.
    Nel ricordo, di un altro luogo di ombre e morte... Non ne ero certo, ma era la prima entità che potevo considerare amichevole da quando avevo messo piede in quel posto. Fui invitato a seguirlo.
    Senza guida, immerso tra le oscurità e la morte, decisi di fidarmi.

    Arrancai, forse speranzoso, nella nebbia del Bonshuno.

    [Jotaro e Febh]

    Persi nello spazio dell'inferno, dove le distanze avevano poco o nessun significato, i due ninja avrebbero potuto cogliere un bagliore dorato spezzare l'oscurità. Come un fulmine nella notte, un istante o poco più, ma così caldo e intenso che, per qualche secondo, anche le ombre che circondavano e scrutavano lo Yakushi si ritirarono, spaventate da quell'evento.
    La luce non apparteneva a quel luogo, e non era ben accetta dai suoi abitanti. Alla fine di quel breve momento, il nero ricoprì interamente lo spazio attorno a loro... Una sola punta di luce verde, come una piccola stella lontana forse intere galassie e dispersa nel cielo nella notte, si muoveva lentamente.
    La loro via di uscita, si stava allontanando... Ma non era solo questo. Mettendo a fuoco, avrebbero potuto vedere come le ombre si stavano ammassando.
    L'evento aveva smosso qualcosa in quel mondo.
    E dove la luce era più luminosa, le tenebre accorrevano più numerose.
    Centinaia, forse migliaia di ombre, si stavano adunando. Anime disperse, tormentate, distrutte... Erano tutte dirette lì.
    Forse Akira non poteva neanche accorgersene, ma Jotaro sicuramente sì: la loro via di fuga era completamente circondata.
    Cercare di raggiungerlo, prima che fosse troppo tardi, era forse l'unica cosa da fare.

    Se si fossero addentrati tra le ombre, queste si sarebbero di volta in volta scansate per aprirgli la via. Sebbene le voci nella testa dello Yakushi non accennavano a diminuire di intensità, le oscurità intorno a loro avevano come perso di consistenza... Attirate, probabilmente come le altre, dal fascio di luce dorata. Eppure, alcune erano ancora lì, immobili e con gli occhi fissi sullo strano duo.

    Mezza persona... Mezza persona... Mezza persona...

    Continuavano a ripetere, ogniqualvolta si disperdevano per lasciare passare i shinobi e ugualmente quando si ricomponevano dopo il loro passaggio. Avrebbero potuto ignorarle forse, ma per quanto ancora?

    Febh era spezzato, era evidente, ma per quale motivo era rimasto ancorato al mondo fisico, se veramente era morto? Un essere ferito, in un limbo di dannazione, poteva veramente guarire completamente? Le domande probabilmente si rincorrevano nella testa dei due ninja, almeno finché qualcosa non variò intorno a loro.

    Le ombre si diradarono maggiormente, e vennero quasi lasciati soli in un'ampio spazio.
    Una singola, buia figura si stagliava dinanzi a loro, a circa venti metri.
    Era alta, possente, coperta da un lungo mantello nero, dello stesso colore dei suoi capelli, perfettamente in ordine.
    Lui sapeva che erano lì, potevano percepirlo.
    Brevi istanti, quindi voltò leggermente il capo.
    Un occhio rosso che Jotaro e Febh probabilmente avevano visto decine di volte, e che lo avrebbero potuto riconoscere tra altri cento.
    Vennero trapassati, come se la loro carne fosse passata a scandaglio.
    Forse l'uomo ghignò, prima di dissolversi nell'ombra ai suoi piedi... Ma da questa, altre Ombre si generarono.
    Non come quelle che avevano incontrato prima. Mutevoli come solo l'oscurità poteva essere, quelle figure potevano quasi essere assimilate a loro stessi.
    Tre, cinque, quattro, poi di nuovo tre, ancora sette. Figure emergevano e si immergevano dal vuoto, in costante mutamento. Loro non li vedevano, eppure gli occhi delle ombre li stavano fissando... Che stessero giocando con loro?

    Hayate era andato via da lì, ma forse un pericolo peggiore era in agguato.
    Con le Ombre, non si poteva giocare... Jotaro lo sapeva.

    Jotaro era stato uno di loro.

    Ed era stato Jotaro a mandare molte di loro all'inferno.



    Edited by -Hidan - 29/4/2020, 23:50
     
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    Il conto da saldare




    La reazione di Hayate fu peculiare. Forse non si aspettava gentilezza, per questo scambiò la generosità di Jotaro nel cedergli le informazioni con semplice arroganza? Mentre il ronin sperava di non aver incrinato il loro rapporto comportandosi in maniera così lineare, il Lupo chiarì che avrebbe saldato il suo debito, e in poco tempo scomparve nel nulla. Nemmeno per un momento Jotaro dubitò delle parole di Hayate, poteva essere cambiato, non essere più nemmeno un uomo, ma era certo che se avesse seguito le sue istruzioni, avrebbe potuto incontrarlo nuovamente. Eppure, nemmeno avere una delle entità più pericolose che calpestavano la terra dei ninja in quel periodo, riusciva a sollevare le spalle di Jotaro dal peso che sentiva. Era sicuro che restare troppo tempo in quel posto avrebbe attirato cose con cui non voleva avere a che fare. Era già morto, ma per un motivo o per un altro, aveva trovato il modo di non restare troppo nel Bonshuno, o era stato richiamato sul mondo con l'Edo Tensei; stavolta era diverso, la gita si stava allungando oltre misura, doveva andarsene prima di trovarsi a fare i conti col suo passato, e non aveva per nulla intenzione di farlo con Febh vicino, o con Akira da recuperare, ma le cose non vanno mai come si vorrebbe. Fu la voce tremante di Febh a riportarlo in sè, scacciando i pensieri che dimoravano nella sua mente.

    CITAZIONE

    Quello...quella persona. Ma chi era? Da dove arrivava? Deglutì, poi con uno sguardo di disperata avidità. Diceva sul serio quando parlava della vita eterna? Mi inseguono. Mi hanno ferito, non so cosa vogliano realmente, ma sicuramente mi faranno male. Molto male...tutto per colpa di Hebiko. Io volevo solo cavarmela, volevo solo vivere senza il terrore del mio maestro. Lei avrebbe dovuto capirlo, non avrebbe...non c'era bisogno di uccidermi!


    Di nuovo quel comportamento. Più tempo passava in sua compagnia, più si sentiva a disagio. Aveva incontrato Febh di recente; la sua sicurezza a tratti lo spaventava, questo atteggiamento non era da lui; non lo aveva frequentato assiduamente certo, ma la morte non cambia per persone, non così, specialmente uno come lui.

    Mi stupisce che tu non sappia chi sia Hayate. Chiunque conosce questo nome, dal ninja più inesperto al più addestrato di loro, e tu nella tua posizione dovresti...ne abbiamo parlato anche alla riunione, poco tempo fa... Oltretutto, quello che raccontava sembrava reale, ma non aveva senso, come poteva essere stato sconfitto, Febh Yakushi, rinomato per la sua resilienza e il timore che generava nei suoi avversari, da un ninja sconosciuto. Questo racconto faceva acqua da tutte le parti; per non parlare delle cose che gli stavano dando la caccia.

    Febh, questo è il bonshuno, capisci? Se arrivi qui sei morto, niente ti dà la caccia, a meno che tu non debba trovarti qui...Se gli spazzini di questo luogo ti inseguono, significa che c'è qualcosa che non mi stai dicendo. Io non ho un'anima, non appartengo a questo posto, ancora, eppure non sono mai stato braccato. Questo significa...

    Jotaro con una falcata si fece incontro a Febh, praticamente standogli davanti, come per bloccarlo col suo corpo, e lo fissò in volto coi suoi occhi color sangue. Restando in silenzio per qualche secondo...

    ... Che dovremo muoverci non credi ? Concluse sorridendo e porgendogli la mano per condurlo. Recitazione

    Che avesse capito? Oppure voleva semplicemente darsi una mossa e togliersi da lì ? La verità era un'altra. Da quando aveva operato sulla mente di Mataza, la porta non era ancora stata chiusa, e l'Antico continuava a sussurrare le sue malìe. Jotaro ancora non lo aveva capito, non era così abile nel controllo della Porta, da rendersi conto che subito dopo una razzia, non solo la sua mente era più debole agli influssi di Indra, ma ci voleva del tempo affinchè quello che aveva assorbito venisse filtrato dalla sua personalità, in modo da tenere le cose utili ed eliminare tratti e personalità della vittima. Al momento non era lui, era un agglomerato di Jotaro e Mataza, con quella deforme entità che lo stava manipolando, non a comodo proprio, ma a comodo di Jotaro, voleva che il ronin capisse il più in fretta possibile, e si togliesse da lì.
    In quel momento Febh parlò riguardo a Oto, a Orochimaru, ma Jotaro non sapeva o non ricordava, in quel periodo era morto, e Diogene lo stava utilizzando proprio per abbattere Orochimaru assieme a Febh, questo lui lo sapeva, quindi perchè quel racconto confuso?
    Un altro dettaglio distrasse il ronin, come una scarica che arrivò da Febh, che durò un istante soltanto, mentre le ombre si avvicinavano, nonostante lui non sentisse le frasi che gli spazzini del bonshuno pronunciavano.

    Ed eccola laggiù, una flebile luce di speranza, Akira? Tamashi? Erano lontani, ma non così lontani, potevano partire e raggiungerlo, eppure l'idea di voltare le spalle a Febh non lo esaltava, per questo gli aveva allungato la mano per condurlo. Se Febh lo avesse preso per mano, Indra avrebbe tentato di aprire quella mente il possibile, per far capire al ronin cosa stava succedendo. [Razzia]
    Se così non fosse stato, e il ragazzo fosse rimasto fermo o fosse partito, allora si sarebbe incamminato verso la luce, con quelle cose che li stavano seguendo. Non solo, ma più proseguivano verso Akira, più la luce innaturale della luna stava scomparendo, lasciandoli sempre più nel buio. La sensazione di pesantezza sulle spalle però si faceva sempre più pesante, al punto che nemmeno Indra riusciva più a farsi considerare da Jotaro. Qualcosa gli era addosso, qualcosa che conosceva, ma che aveva sempre cercato di evitare.

    CITAZIONE

    Io sento come delle voci...sussurri nella testa. Mi dicono che tutto questo, che tutto può e deve essere distrutto. Ma cosa vuol dire?


    Non ne ho la minima idea, quaggiù ognuno vede e sente quello che vuole, e ciò che esiste per te, per te diventa reale, quindi qualunque cosa ti stia seguendo, fuggi. Trova il modo di capire chi è e che cosa vuole, poi fermati e affrontala, io non posso aiutarti su questo. Non ora.

    No, perchè aveva altro a cui pensare. Se gli spazzini oscuri del reame degli spiriti erano dietro di loro, davanti aveva un altro problema da affrontare. Lo avevano trovato. Jotaro si fermò, e rilassò tutto il corpo, facendo cadere le spalle. Si frugò nella tasca e tirò fuori qualcosa, quello che sembrava un semplice [Accendino], lo passò a Febh. Lo Yakushi non poteva vedere quello che stava sbarrando loro la strada, non doveva avere timore di proseguire.

    Prendi questo. Un caro amico me lo ha consegnato molti anni fa, mi ha sempre illuminato la via. Akira è davanti a te, quella luce verde è la tua porta d'uscita e questo accendino e la sua chiave. Corri, io ho un conto da saldare. Infatti non appena Febh avesse raccolto l'accendino, Jotaro sarebbe scomparso, e se non lo avesse fatto, avrebbe visto la sua guida venire risucchiata dall'oscurità, e il piccolo oggetto cadere a terra. Se avesse provato a raccoglierlo e ad accenderlo, avrebbe notato come una fiammella blu, non color del normale fuoco, sarebbe scaturita da quel cimelio, come la luce della lanterna che scorgeva in lontananza. Non era un semplice acciarino, era come se ci fosse un'anima aggrappata ad esso, qualcosa di vivo, forse più vivo di quanto fosse Jotaro, e questo il mezzo-Febh lo avrebbe percepito, come se tenere tra le dita quell'oggetto lo rinvigorisse.
    Pochi istanti dopo avrebbe percepito un lembo d'ombra da dietro di lui cercare di afferrarlo, non per trattenerlo, ma per ferirlo ad una gamba con un colpo d'artigliata [Slot azione] Qualunque cosa fosse, voleva rallentarlo, giocare con lui, mentre un'altra ombra dalla sua sinistra cercava di farlo cadere colpendogli l'altra gamba, come se fosse un colpo di coda. [Slot azione] Si sarebbe sentito braccato come da un branco di iene. Il tutto mentre le voci continuavano a martellargli nella testa.

    MEZZA PERSONA. MEZZA PERSONA. MORTO A MEZZO. VIVO A MEZZO



    Ogni ferita lo avrebbe reso più lento, non aveva modo di contrattaccare quelle cose, non ancora; non erano ancora convinte che avesse il diritto di restare lì. Forse solo raggiungendo quella luce in lontananza lo avrebbe avuto.

    [Akira]

    Quando il Kiriano chiese all'apparizione chi fosse, se lo conoscesse, il fantasma rispose con un cenno del capo. Sorrise. Akira non poteva vederne il volto, non aveva bocca, eppure in cuor suo si sentì inondato come da un grande e bonario sorriso, di quelli che ti svoltano la giornata. Il fantasma fece un cenno allungando il braccio verso quella che sembrava una costruzione scavata in una parete di roccia davanti a loro, non troppo lontana, quindi riprese a camminare. Seguendolo, Akira avrebbe potuto accorgersi di come decine, forse centinaia di altre anime si stavano avvicinando, e camminavano assieme a loro. Non sapeva se fossero amiche o nemiche, per il momento era come se lo tenessero d'occhio. Forse il suo guardiano o forse la lanterna tenevano i morti a distanza, ma per quanto ancora gli avrebbero permesso di vagare in quella terra desolata e oscura senza periglio ? Giunto davanti alla grande parete di roccia, avrebbe ricordato dei dettagli nell'architettura. Aveva già visto un posto simile, non uguale, ma rassomigliante. La valle dove aveva combattuto con quell'ombra che aveva ucciso i guardiani, dove Samuro lo aveva salvato, e lui aveva scoperto il passato dei suoi amici di Kiri. Era un tempio simile? Lo stesso tempio?
    Il fantasma indicò il grande arco di pietra che componeva l'entrata, poco prima di inchinarsi di nuovo, battergli una mano sulla testa, e scomparire nel nulla, in una nube biancastra che fece venire i brividi di freddo alla schiena ad Akira, come fosse stato investito da una corrente fredda nelle steppe di Genosha.
    In quel momento avrebbe notato come non fosse la presenza del guardiano a tenere lontane le altre anime, dal momento che con la sua sparizione non si erano ancora avvicinare. Però avrebbe notato in lontananza un lumino in avvicinamento, molto simile a Tamashi, farsi largo tra le ombre.
    In pochi istanti, un molto braccato Febh gli sarebbe piombato addosso, inseguito da mezzo Bonshuno in forma di lucertole oscure di varie dimensioni.

    A quel punto una folata di vento ascensionale avrebbe colpito Akira alla provvista, come se qualcosa stesse risucchiando verso l'alto il bonshuno stesso, come per prendere fiato. Quindi tutta l'oscurità venne accesa sopra la sua testa, come se un'enorme torcia dello stesso colore di Tamashi si fosse accesa, illuminando a giorno tutta la landa del Bonshuno, dalla Fenditura alle Profondità, dal Recinto alle Valli dell'Oblio. E un vento di morte e putrefazione investì il ninja, assieme ai suoni che tale vento fetido trasportava. Alzando lo sguardo da Febh che si avvicinava, Akira avrebbe chiaramente, molto chiaramente, notato una creatura gargantuesca, più grande di quanto avesse mai visto, più grande di Masamune, torreggiare sulla parete di roccia, aggrappandosi al tempio con gli artigli. Un drago colossale. Una maestosa creatura con la pelle e le scaglie marce, così consumate che era possibile vedervi attraverso, con un grande fuoco verdarstro al suo interno che ardeva come una forgia.

    Amesoko, il grande Drago del Nadir, guardiano del Bonshuno e di chi vi dimora



    WZpm5nU



    I suoi occhi vibravano dello stesso colore di Tamashi, e dalle sue fauci, innumerevoli anime venivano continuamente masticate mentre cercavano di farsi largo per sfuggire al supplizio del sovrano di quel luogo. Chi fossero e perchè erano destinate a quella tortura eterna, era noto solo ad Amesoko stesso. Eppure, nonostante la presenza terrificante, il gran dragone non fu ostile verso Akira.

    << Escano...i miei...ospiti >>



    E una luce sembrò accendersi dentro al tempio. Come per guidare Akira a Febh, il quale aveva visto eccome a sua volta il grande drago, ma la sua voce era tanta e tale, che persino lo Yakushi a distanza, avrebbe compreso che forse era il caso di dare piedi alle gambe. Infatti le ombre che lo seguivano, sembravano farsi indietro, continuavano a seguirlo certo, ma a debita distanza. Non erano graditi oltremodo nel Bonshuno, e forse in quel santuario, avrebbero trovato le risposte che cercavano.

    [Jotaro]

    Quanto a Jotaro, era scomparso agli occhi di Febh ma non si era mosso di un millimetro. Il fuoco immondo di Amesoko non aveva illuminato il luogo dove si trovava, il drago era sia seccato dalla presenza di un contenitore senz'anima nel suo reame, sia divertito allo stesso tempo, e lo aveva lasciato nel buio a vedersela coi suoi demoni. La presenza oscura che gli si era palesata davanti, con un occhio bianco che lo trafiggeva e un occhio rosso che lo giudicava, era chiara per lui, specialmente quando scomparve in una risata, per lasciare il posto ad altre figure in nero al suo posto.

    Hoshiasu...Erano tutte uguali, senza dettagli, senza volto, Chiimaru... eppure Jotaro era sicuro di riconoscerle tutte, una per una. Tanemoi... Aveva consacrato la sua vita a loro. Akuteki... Aveva compiuto tradimenti, Rintoku...e si era vergognato di se stesso, per loro. Shinsouretsu...Erano stati suoi fratelli e sorelle, allievi, rivali, compagni, Jikoden... e in certi casi, qualcosa di più. Questo non aveva salvato nessuno di loro Fumanako... nella città infame, dove anche Akira era stato. Ebbe paura lì Jotaro, quando gli fu chiaro che l'assalto non solo sarebbe fallito, ma che in pochi, o addirittura nessuno si sarebbe salvato, Ryougaki... non provò neanche a cambiare strategia, e caricarono tutti a testa bassa, riunendosi al maestro, morto tempo prima.

    Iron...Kiyo...Tenaga...Yhui...Aikam...Shintaro...Kamuro...Kaleb...Keita.

    Erano tutti lì, e ognuno di loro chinò il capo quando Jotaro li chiamò per nome, usando il nome che li aveva battezzati in quel corpo speciale, che di speciale aveva solo la servitù ad un falso idolo, che li aveva illusi, riempiti di promesse e follia, più di quanto Indra avesse mai fatto, e li aveva mandati allo sbaraglio, inesperti e ingenui, capitanati dal più inesperto di tutti loro.

    Koukenwa



    Dissero tutti in coro, come per chiamarlo all'appello.
    Non pensò nemmeno per un momento di allungare una mano per raggiungere un'arma. Non poteva combatterli tutti assieme, dal momento che non ne avrebbe combattuto nemmeno uno. Odiava Ayato, dal più profondo di se stesso, ma lo aveva reso ciò che era, e aveva giurato di non fare mai nulla contro il suo maestro. Odiava le ombre sue compagne, per averlo lasciato da solo a calpestare la terra senza di loro, come un maledetto, ma era stato lui a deluderli, e aveva giurato di non fare mai nulla contro un'ombra sua compagna. Odiava l'Accademia, per non aver mai riconosciuto il loro sacrificio, nè dedicato loro una tomba nei loro villaggi, ma lui non avrebbe rivelato la loro identità, perchè aveva giurato di non divulgare i suoi segreti e quelli dei suoi compagni. Odiava le nuove generazioni di ninja, perchè si erano rivelate inaffidabili e pigre, ma avrebbe continuato ad addestrarli, perchè aveva giurato di non dimenticare mai umiltà e spirito di sacrificio nell'apprendimento. Odiava Shiro, i Canthiani, Orochimaru e chiunque fosse quell'uomo che si nascondeva alle loro spalle per averlo creato come un mero contenitore di reliquie, ma avrebbe continuato a percorrere la sua via, perchè aveva giurato di consacrare la sua vita alla crescita, e di non perdere mai di vista i propri sogni. Più di tutti però odiava se stesso, perchè aveva giurato di non abbandonare mai nè i compagni nè il maestro per nessuna ragione, eppure era rimasto solo lui a portare avanti quella storia.

    Ma la storia non è ancora finita, ci riuniremo qui un giorno, ma quel giorno non è ancora arrivato.

    Quel giuramento, prestato una mattina d'inverno, era stato impresso profondamente, persino in un ragazzo che ancora non sapeva di avere un'anima, e per lui era stato la cosa più reale di tutte.
    Lo avrebbero lasciato passare, perchè c'era ancora una strada da percorrere prima di tenere fede a quella promessa, e solo lui ormai poteva percorrerla, e prese a camminare, dritto in mezzo alle Ombre, come una di loro, era a casa, aveva solo dimenticato che forma avesse; non avrebbe più avuto paura dell'oscurità, o paura del Bonshuno, o di qualunque altra cosa. Non aveva più affetti, conosceva la morte, avrebbe fatto il possibile per riversare tutto il suo odio su ciò che c'era di inadeguato nel mondo, prima di tornare quaggiù e diventare tutt'uno col buio.


    Akira e Febh lo avrebbero visto apparire dall'ombra, poco davanti a loro, mentre entravano nel tempio, e non sarebbe stato così diverso da quando Hayate, Jotaro e Mataza, si erano dati appuntamento sotto la luna, tanto, tanto tempo fa.




    Edited by Jotaro Jaku - 11/5/2020, 20:27
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Io...Hayate, dici? Ah, ma si, certo. Quindi quello era Hayate? Febh tremava ed era stato evidentemente preso in contropiede dalle parole di Jotaro. Io non ricordo nessuna riunione in realtà...è...è tutto così confuso...il Bonshuno? L'inferno? Deglutì, pallido mentre Jotaro si avvicinava e palesemente a disagio, salvo poi tradire assoluto sollievo quando l'avvicinarsi minaccioso si concluse in una bolla di sapone. Oh...si, è il caso, hai ragione. Disse guardando la mano che gli veniva porta, ma con grande circospezione, senza accettarla e annuendo. Aveva paura di Jotaro dopo averlo visto consumare uno spirito, essendo lui stesso uno spirito o qualcosa del genere. Si mise a camminare nella stessa direzione del cenobita, affrontando le ombre d'oltremondo nella speranza di raggiungere quella luce distante. Io...si, lo farò. Accettò la piccola fonte di luce, tenendola con entrambe le mani. Ti ringrazio. Lo guardò a lungo prima di lasciarsi andare a un sospiro di sollievo mentre accendeva la fiammella. Una sigaretta con un lungo filtro era comparsa tra le sue mani (all'inferno il concetto di concretezza è aleatorio) e la accese, tirando una lunga boccata. Davvero, grazie. Mi ero dimenticato quanto mi piacesse fumare...mi aiuta a restare...calmo.


    Ti sono davvero grato, Jotaro.


    Era come se quel semplice gesto lo avesse aiutato a trovare sicurezza, e nel Bonshouno la sicurezza era tutto. Certo però che quel sorriso e quel viso, per quanto assolutamente identici a quelli di Febh, erano anche molto, molto diversi. Come se qualcuno indossasse la sua faccia ma fosse completamente diverso. Rinfrancato da quel piccolo ricordo della sua identità obbedì al comando, correndo nell'ombra verso la luce, quella luce che poteva essere l'unica via di salvezza da quel mondo orribile.

    Jotaro era scomparso e il paesaggio aveva rapidamente perso di significato. Una brughiera o un vicolo cencioso? O forse era un sottobosco? La cosa fondamentale era che non si vedeva a distanza nè si capiva esattamente quali fossero le direzioni, ma la luce distante era solida e concreta, era un faro verso cui accorrere, esattamente come aveva fatto quando li aveva raggiunti la prima volta. Lo colpirono, un artiglio nel buio, ma non incespicò nè cadde, anzi raddoppiando gli sforzi per proseguire la sua corsa. Qualcosa lo colpì alle gambe...una coda? Erano delle specie di rettili ma al contempo erano ombre...da dove uscivano? Cadde colto alla sprovvista, debole e incapace di reagire, ma si rialzò prima che potessero avventarsi su di lui. NON SONO UNA MEZZA PERSONA! Ruggì mentre riprendeva di scatto la sua corsa. Lontano da tutto e da tutti. NON SONO MEZZO MORTO! IO SONO KAJI HAKAI! IO SONO QUELLO ORIGINALE! AVETE CAPITO? AVETE CAPITO??? Correva mentre le scariche di chakra nero lo avvolgevano. E SE PROVERETE A FERMARMI IO VI DISTRUGGERO'! Schivò due attacchi successivi quasi per istinto...la luce era così vicina...così... NON MI FERMERETE! IO SONO KAJI HAKAAAA....aaaa...i...oh... Mentre gridava il suo nome aveva improvvisamente raggiunto il faro distante...possibile che Akira lo avesse udito? Io...ehm... Si guardò intorno. Jotaro era dietro di me, dovrebbe arrivare a momenti...tu...tu dove eri? Sai come uscire da qui?

    Non ebbero molto più che qualche istante prima che qualcosa cambiasse pesantemente intorno a loro. All'inizio fu come una sensazione di pesantezza, un groppo alla gola che si faceva sempre più ingombrante e soffocante. Quindi un movimento del mondo stesso che stava loro attorno. Quella non era una roccia. Quel cielo non era cielo, quel vago cespuglio erano solo scaglie di colore diverso. Kaji non sapeva nemmeno come descrivere la sua sensazione di impotenza davanti a quella COSA che pareva un mondo intero. Amesoko... sussurrò tra le labbra improvvisamente secche, tremando al punto da non riuscire a muoversi, specie nel vedere gli spiriti torturati dalle sue immense fauci. La testa del drago era grande almeno quanto il palazzo del Mizukage, se non più grande, per dare un paragone ad Akira. Io...cosa...cosa facciamo?

    Li aveva invitati a entrare da qualche parte, ma per quale motivo? Se avesse voluto divorarlo lo avrebbe fatto, quindi aveva qualche altra cosa in mente, no? Voleva scappare ma sapeva che quelle creature d'ombra lo avrebbero raggiunto...e poi che senso poteva avere scappare da quell'essere che p areva incarnare l'intero mondo in cui si trovavano? Kaji avrebbe seguito Akira solo se questi si fosse mosso. L'interno del tempio era buio, con solo Tamashii a guidarli nel lugno corridoio in pietra, umido e freddo. Disgraziatamente la luce della Lanterna non forniva calore. Dopo un tempo difficile da calcolare, forse con gli inseguitori ancora alle spalle, Kaji notò qualcosa in lontananza. Quello...è una persona? Nel buio, in una grande sala in cui era difficile scorgere le pareti o qualsivoglia decorazione, i due ninja si trovarono a camminare dalla dura roccia al marmo lucido e decorato con innumerevoli ideogrammi finemente tracciati sulla superficie. Al centro della stanza un vecchio sedeva a una scrivania, intenso nei modi e nel comportamento.



    Stava scrivendo qualcosa con lentezza, e avrebbe alzato gli occhi su di loro solo dopo aver finito la frase. Il Sommo Drago vi ha inviato qui? Chiese, scrivendo ancora qualcosa. Io sono Touki, questo è il nome che mi è stato dato. Demone della Spada, poteva leggersi anche così. Questo è il tTmpio dei Contratti. Ogni accordo stretto con il Sommo Drago è registrato qui, e ogni accordo che si vuole stringere con lui deve passare prima per il mio giudizio. Non conta se a proporlo è un mendicante o la principessa dei Kenkichi, io vaglio ogni proposta. Guardò Akira, per poi voltarsi verso Kaji e accigliarsi. Tu...tu non hai diritto ad alcun patto. Non dovresti nemmeno essere qui. Non dovresti nemmeno esistere! Kaji deglutì, serrando i pugni, ma Touki aveva maggiore interesse per Akira. Pochi giungono in questo luogo senza un piano per andarsene. La tua Lanterna è qualcosa che il Sommo Amesoko detesta particolarmente, come ogni metodo che consente di uscire da qui. Ma ti ha permesso di entrare, quindi immagino che pensi di poter stringere un accordo con te. Cosa può volere uno come te da una delle figure chiave del Bonshouno? Potere? Riportare qualcuno alla vita? Conoscenza?

    [...]

    Jotaro intanto era rimasto solo coi suoi demoni, affrontandoli e chiamandoli a uno a uno mentre la memoria dei giuramenti passati si faceva pesante, come decine e decine di catene cui era stato legato e che faticava a scrollarsi di dosso. Ma di tutte le ombre ne aveva tralasciata una mentre avanzava, quella più pesante di tutte, quella che aveva legato tutte loro prima di sparire. Quella che quasi pareva sussurrare la parola "figlio" senza mai pronunciarla davvero, ingombrante a suo modo quanto e più di Indra.

    Non era realmente là, con entrambi i doujutsu della foglia al suo servizio e le zanne affilate. Non era realmente alle sue spalle con il sangue e le ombre che danzavano al suo comando. Ma era come se lo fosse. Un genjutsu scagliato da uno dei tre Draghi Divini non era qualcosa che si potesse ignorare anche sapendo che era solo fantasia. Andava a colpire il chakra stesso, l'anima, l'inconscio. Non lo si poteva sciogliere nè sottovalutare. Il tempio era vicino e sicuramente Febh e Akira erano entrati, ne vedeva le luci spostarsi, ma l'ombra alle sue spalle lo avrebbe rallentato, almeno fino a quando nel profondo della sua mente Indra non lasciò un suggerimento...sempre che non venisse in realtà da Jotaro stesso. Se non puoi liberartene, allora usalo a tuo vantaggio. Se è perfetto, rendilo imperfetto. Comprendi le tecniche, comprendi il chakra. Un flusso troppo potente e perfetto non lo reciderai. Ma potrai sempre sporcarlo...

    Era qualcosa di simile all'aura di follia che la presenza di Indra generava intorno a lui quando perdeva il controllo. Solo che lo faceva appositamente, volutamente: rendere folle il chakra altrui, inquinare tecniche e rituali estremizzandoli o inserendo elementi bizzarri, così da poterli poi affrontare più facilmente. Anche QUESTO era Indra, il più grande creatore di Jutsu della storia. [Tecnica]Flusso della Follia
    Villaggio: ???
    Posizioni Magiche: 6
    L'utilizzatore può influenzare Tecniche base o Avanzate dotate di Mantenimento entro 3 metri per livello di Tecnica Speciale, con un'onda di chakra visibile che le altera e rende anomale. L'onda di chakra ha potenza pari a 40, se pari a quella della tecnica permette di alterarla: può invertirne le proprietà (da caldo a freddo, da scarsa visibilità a estrema visibilità, da guarigione a danno, da danno a status) e introdurre elementi bizzarri puramente scenici. Gli elementi scenici possono essere introdotti anche se la potenza è pari ad almeno la metà di quella della tecnica. Non può generare effetti di guarigione o negare completamente un danno, a meno di sovvertirne interamente il concetto. Una tecnica priva di potenza si considera avere potenza 10 per ogni basso del consumo di attivazione. A discrezione del QM può alterare anche rituali o effetti continui, distorcendoli.
    Consumo: MedioAlto
    La chiara sensazione di avere Ayato alle calcagna cambiò radicalmente, era come se a seguire Jotaro fosse una versione infantile del genitore, alta poco più di un metro e assolutamente ridicola [Nota]

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    , nulla che potesse turbare il cuore del cenobita ulteriormente, pur senza dispendere l'illusione, fino a portarlo al Tempio. Di Amesoko nessuna traccia, anche se la luna splendeva alta nel cielo, con la sua sinistra luce dalla quale sembrava di non poter sfuggire nemmeno mescolandosi alle ombre e alle nebbie di quel luogo.

    Gli inseguitori che avevano Febh come bersaglio stavano più avanti, dentro la struttura: li percepiva con chiarezza, ma anche Akira e lo Yakushi erano nel Tempio ed entrare era l'unica opzione. Ma li avrebbe raggiunti davanti a Touki, o sarebbe stato fermato da quei misteriosi cacciatori nell'ombra?

    Edited by Febh - 24/5/2020, 14:59
     
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    Una Promessa dal

    Passato


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    [Akira... & Febh]

    Avanzando tra le anime tormentate e le ombre assetate di vita, seguivo il mio misterioso salvatore, la cui però nebbiosa figura mi era, ad ogni passo, sempre più familiare. Con la luce di Tamashi sempre ben desta, riuscivo ad avanzare in quell'oceano oscuro, scortato come un pellegrino. Ma qual'era la mia destinazione? Dove mi stavo recando? Di Jotaro e Febh, per quanto non fossi ancora sicuro che quella figura che avevo incontrato con il Jaku all'ingresso del Bonshuno fosse realmente l'Amministratore di Oto o magari qualche criptico tranello di quel mondo infernale, ancora nessun segno, quindi il rimarcare i passi di quel mio traghettatore era, in realtà, poco più di una mera formalità... Se fossi rimasto nuovamente da solo, lo sentivo, non sarei più riuscito ad emergere dall'oscurità.

    Quando finalmente chiesi al mio salvatore chi realmente fosse, questo, sebbene non avesse un viso e neanche una bocca... Mi trasmise una sensazione di calore e benevolenza, come solo un vecchio amico sapeva e poteva fare.. Tu... Poteva realmente essere lui? No... No, non poteva essere lui... Lui era vivo... Ma anche Febh lo era, dopo tutto.. Ebbene era lì, forse.
    Fu in quel momento che vidi, come emergere dalla nebbia di quel luogo, una parete rocciosa.
    Ma non era una semplcie parete rocciosa... Era una montagna. Un'enorme montana. Così grande che mi chiedetti come non avevo potuto notarla prima di arrivarci pressoché nelle vicinanze. E, da quella montagna, come scolpito nella stessa roccia, un tempio... Un tempio che avevo già visto. Il Tempio della Valle Proibita... Ma... Allora tu sei... I miei sensi, il mio istinto, il mio cuore non mi aveva tradito. Era lui, e non era lui, allo stesso tempo.
    Era parte di lui.
    Sanjuro...? Un bisbiglio, mentre l'uomo mi toccò sulla fronte con la sua mano e, immediatamente sparì.
    Nello stesso istante, sentii il vento alzarsi verso di me. Un vento forte, gelido, come quello proveniente dalle lande ghiacciate di Genosha, che mi tenne quasi immobilizzato sulle mie gambe. Pensai per un istante che, sparito l'animo che mi aveva traghettato fin lì, le ombre e i morti stessero per tornare alla carica, pronte a depredare vita e luce, ma dovetti ricredermi quando una luce, minuscola e quasi impercettibile, schiarì la nebbia e il nero dinanzi a me.
    Poi quella luce fu sempre più luminosa, e vicina, e... Febh...?
    Ma non era da solo, visto che centinaia di ombre seguivano l'amministratore di Oto a gran velocità.
    Trasportato dallo stesso vento che mi aveva bloccato, questo prese ancor maggior vigore e divenne una vera e proprio corrente ascensionale... Il mio corpo si sollevò da terra e persi l'equilibrio e la percezione del mondo intorno a me. Salii tra nebbia e oscurità, incapace di oppormi, lungo quel tempio di roccia, finché, dal cielo scuro, delle luci emersero. Tamashi? No, erano simili alla sua luce, ma era diverso... Non solo più grandi, ma più pericolose... Morte, dolore e disperazione mi assalirono il cuore. Fu allora che lo vidi.
    Un essere mastodontico, colossale, con gli artigli conficcati nello stesso tempio.
    Un drago, perfino più grande di Masamune, che sembrava traboccare morte e marciume ad ogni respiro. Dalle sue fauci, anime venivano masticate e ingoiate, solo per lasciare che altre prendessero il loro posto, e i suoi occhi erano più splendenti di qualsiasi stella morente.
    Non seppi dire se sentii la sua voce veramente, o se fu solo nella mia testa, ma sentii il suo rantolo di morto.
    Era Amesoko, il guardiano del Bonshuno.

    In quello stesso momento ricadendo quasi su me stesso le mie gambe ritrovarono il suolo, e fui di nuovo vicino a Febh.
    Non potei parlare, prima che il rantolo del grande drago del Nadir fu di nuovo tra noi. Era un invito.
    Anff... anff... Stavo ansimando, senza neanche accorgermene. Eravamo dinanzi all'ingresso del tempio, e le sue luci adesso erano accese per noi. Cosa... Cosa facciamo? Cosa fai tu qui, volevi dire...! Replicai allo Yakushi. E mentre me lo dici, direi che è abbastanza chiaro cosa dobbiamo fare... Abbiamo ancora qualche migliaio di morti alle nostre calcagna... Entriamo... Non può essere peggio, o sbaglio? E, se in effetti avessero guardato alle loro spalle, gli spiriti stavano ormai incalzando.
    Quanto più ti avvicinavi alla luce, tanto più l'oscurità diventava grande.

    Entrammo nel tempio, che non era poi tanto diverso per clima e ambiente dalle desolate lande del Bonshuno, guidati dalla sola luce di Tamashi.
    Non mi piace... Ma... Ci pensai un attimo. In effetti non mi piace nulla di questo posto... Ma stiamo veramente seguendo le istruzioni di un drago grande come un'isola e che regna sul mondo dei mondi? Forse era meglio non pensarci.
    Fu solo poco dopo che, finalmente, percepimmo una presenza diversa.
    Una persona. Jotaro?! Esclamai, prima di osservare la figura. Ehm... No, decisamente no. Come se avessimo attraversato un invisibile confine, la stanza divenne un'ampia sala riccamente adornata e l'uomo, un anziano dal portamento regale e fiero, era immobile, seduto su un alto scranno dinanzi a una scrivania di marmo luccicante.
    L'uomo disse di chiamarsi Touki, ed era un servitore del Sommo drago. Un... Contratto? Il Tempio dei Contratti, così si chiamava, e lui era il suo reggente. Amesoko usava stringere contratti con il mondo dei vivi, ed era per me impossibile credere che non lo facesse per meglio governare il mondo dei morti.
    A differenza di me, Febh non fu trattato nello stesso modo. Non doveva essere lì... Ma cosa significava?
    Neanche io dovevo essere lì, e neanche Jotaro, ma allora perché soltanto Febh provocava quella reazione ai governanti degli Inferi?
    Forse era per Tamashi. Un Artefatto verso cui neanche il grande drago del Nadir poteva qualcosa... Ma doveva esserci di più.
    Le domande avrebbero avuto presto una risposta, ma adesso avevo davanti un'altra scelta.
    Un contratto con il Re degli Inferi era qualcosa che non si poteva prendere alla leggera.

    Rimasi quasi interdetto da quelle parole. Cosa potevo chiedere a colui che dominava sugli Inferi?
    Riportare qualcuno alla vita? No... La morte era qualcosa di naturale, qualcosa di giusto, qualcosa di necessario. Lo sapevo, lo avevo sempre saputo.
    Conoscenza? Potere? Cercavo il potere? Certo che lo cercavo, ma non fine a se stesso... Avevo preso un giuramento, avevo fatto un voto...

    Io... Io voglio...

    [Il Trio, di nuovo insieme]

    Nel frattempo, Jotaro era ancora nelle gelide e mortifere distese del Bonshuno, solo e circondato dalle ombre dei morti e dalle Ombre dei suoi fratelli.
    Oltre a questo, però, c'era altro. Il drago del Nadir, forse, si stava facendo beffe di lui, forse stava assaporando la sua vendetta nei confronti di quel mortale che così tante volte si era fatto beffa della morte, forse si stava solo divertendo a giocare con l'ultima delle Ombre.
    Lui non poteva vederlo, ma sapeva che gli occhi verdi di Amesoko lo accompagnavano ad ogni suo passo. E, ad ogni passo, l'ultimo dei Jaku sapeva che morte, disperazione, eterna sofferenza, lo avrebbero atteso... Il più a lungo possibile.

    Solo se avesse deciso di seguire le orme dei suoi compagni, Jotaro sarebbe arrivato nello stesso istante cui stavo per rispondere a Touki, il reggente del Tempio dei Contratti.
    Io... Mi interruppi, sentendo il rumore dei passi di Jotaro alle mie spalle. Jo... Jotaro... Finalmente... Uno sguardo verso Febh. Ma perché lui fa sempre entrate così ad effetto? Chiesi, anche con un leggero tono di fastidio.
    Anche tu sei qui?! Il Sommo Amesoko ha permesso anche a te di giungere fin qui, allora... Bene, ma questa situazione non può essere più tollerata... Ma verremo a te dopo, prima dimmi, Custode di Tamashi, allora... Cosa cerchi? Proponi il tuo contratto.
    Sapevo cosa stavo cercando... E sapevo che poteva essere una proposta molto appetibile per colui che regna sul mondo dei Morti. Io... Cerco il potere, ma non per dominare sugli altri... Io cerco il potere per difendere gli altri... E per farlo, ho bisogno che le regole del mondo dei mortali e dei morti vengano rispettate, perché molti di coloro che seminano morte e disperazione nel mondo sono proprio loro... Questo è il mio accordo, Touki! Concedimi il potere e la forza per distruggere coloro che si fanno beffa della morte! In cambio di un'arma che mi permetta di contrastare coloro che vagano nel mondo dei vivi in eterno... Io farò si di inviarli tutti qui, al cospetto del Sommo Amesoko! Questo è la mia parola... Il giuramento di Akira Hozuki, il Custode di Tamashi! [Note]Direi che la richiesta è abbastanza esplicita e chiara: un'arma per distruggere coloro che sono immortali. Non so come funziona il contratto, ma Akira è disposto a molto pur di avere un mezzo per distruggere il male.

    Dopo aver finito con il Jonin della Nebbia, Touki sarebbe passato nuovamente all'ultimo dei Jaku, guardandolo con uno sguardo ancor più serio. Appoggiò delicatamente la penna sul tavolo, incrociò le dita delle mani e prese fiato. Jotaro Jaku... Tu, come quell'altro accanto al mortale, non dovresti essere qui. Nessuno dovrebbe poter tornare nel mondo dei vivi, e tu, tu, lo hai fatto più di una volta. Il Sommo Amesoko è stufo, e la sua pazienza ha un limite. Di norma, neanche a te dovrebbe essere permesso avere un contratto con il Custode del Bonshuno, ma... Ma come per il custode della Lanterna, se tu sei qui, è perché il Sommo così ha voluto... Bene... La figura dell'anziano uomo si sporse in avanti. Un leggero ghigno, solo per un istante, avrebbe illuminato il suo austero volto. Propongo anche a te un patto. Il Custode del Tempio dei Contratti stava veramente proponendo un patto anche a colui che, più di tutti tra i mortali, si era fatto beffa di quel luogo. Ma, a differenza di tutti gli altri, il mio giudizio sarà più severo. Non voglio più correre inutili rischi con te. Non voglio più vedere te che ti fai beffe del Mondo dei Morti. Cosa cerchi, Jotaro Jaku? Il patto sarà valutato, ma il Sommo Amesoko richiede come prezzo... La tua anima. Quando giungerà la fine per te, la tua anima sarà reclamata, questa volta per sempre... E saranno... Si, mi pare equo.
    Mille anni.
    Mille anni tra le fauci del Sommo.

    Jotaro aveva camminato tra i vivi più a lungo di molte altre persone.
    Aveva combattuto più di tutti gli altri. Aveva amato, sofferto, sperato, goduto, disperato... Aveva vissuto più vite di tutti gli altri. Ma adesso aveva dinanzi una scelta complessa. Nel cuor suo forse sapeva che, se avesse mai rimesso piede in quel luogo, non sarebbe mai potuto più tornare indietro, ma stringere un contratto con il Custode del Tempio avrebbe significato condannare il suo spirito e la sua anima a essere divorata per un millennio dal drago del Nadir.
    Una tortura per lo spirito, che avrebbe probabilmente condotto alla follia qualsiasi anima... Essere dilaniato, giorno e notte, dalle fauci dell'immenso drago, per mille anni. Una tortura senza fini, forse troppo crudele anche per quel luogo, dove le ombre vagavano senza meta o scopo.
    Immane e indicibile sofferenza lo avrebbero atteso negli Inferi, ma con quello che poteva offrire un Patto di Amesoko... Cosa avrebbe potuto fare nella sua ultima vita?

     
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    GRAN FINALE




    Quando Febh accettò il piccolo oggetto, sembrò rilassarsi completamente. La sua espressione cambiò, la sua postura anche, sembrò essere diventato del tutto un'altra persona. Per un attimo un brivido scese lungo la schiena del ronin, qualcosa lo spaventò, una sensazione che non provava da moltissimo tempo. Secondo lui la calma era il dettaglio più terrificante che poteva nascondersi in ogni uomo, e vedere Febh così improvvisamente calmo in un posto simile, lo fece trasalire. Pochi istanti dopo però si separarono, ma lui continuò a pensare a quello che aveva appena percepito. Ovviamente nelle steppe oscure del Bonshuno, Jotaro non fu un grado di udire la verità riguardo l'identità di Febh, mentre lui urlava alle lucertole; le sue parole si persero nell'infinita oscurità.
    Quando si trovò nella più nera oscurità, circondato dalle ombre sue gemelle, la più grande di loro non era scomparsa, era semplicemente l'ombra stessa che li accoglieva, e i due grandi occhi, uno rosso e uno bianco, restavano dietro la schiena di Jotaro, e si spostavano con essa, impedendo al ronin di scorgerli, qualora si fosse voltato. Poteva sentirti osservato, ma non poteva osservare. Ci avrebbe messo un bel po' per capire cosa stava succedendo. Il grande drago era abile nelle illusioni, ovviamente, e quella poteva tormentare un'anima mortale per l'eternità, ma non aveva le reali sensazioni che le esperienze della vita potevano dare, e Jotaro aveva passato una grande quantità di tempo con le anime dei suoi compagni, per questo comprese quanto stava accadendo, ma questo non gli avrebbe permesso di spezzare quella infame maledizione. Le sue capacità di contrastare le capacità illusorie non erano che nella media, e liberarsi da quella poteva essere quasi impossibile, non aveva certo il chakra necessario, e Indra non era un demone, non poteva fornirne alcuno, però poteva essere d'aiuto.
    La serratura per l'Antico era chiusa, serrata, ma Jotaro avrebbe potuto giurare di aver percepito un sussurro, un'idea, un consiglio...era farina del suo sacco, o Indra in qualche modo era riuscito a lambire la sua mente oltre la Porta?

    L'idea era semplice, ma efficace. La sua mente gli apparteneva, era l'arma più potente che aveva a disposizione, e con il supporto dell'Antico lo era divenuta ancora di più. Poteva distorcerla volontariamente come nessuna illusione avrebbe mai potuto, per questo liberò il suo chakra, che fluì nella sua corteccia cerebrale come un fluido velenoso, e gli sembrò di avere Mataza che gli conficcava le unghie nello scalpo. La sensazione non fu piacevole.

    All'inizio.

    XGbyZN3



    Le immagini che percepiva iniziarono a distorcersi, le ombre che aveva accanto cambiarono, da vapori oscuri presero forma, e divennero i vari corpi brutta copia di Jotaro che erano stati creati per proteggerlo, o meglio, per fare la guardia alle reliquie. Brando, Yugito, Ashura, Amanimaru, erano sempre loro, riprodotti attorno a lui nell'uniforme da ombra, come se fosse sempre stato lui a vegliare su se stesso, e non i suoi compagni. Era l'unico su cui poteva fare affidamento, ed era sempre stato così, il padre che tanto diceva di esserne orgoglioso, era solo l'ennesimo buffone. E quando finalmente il Jaku si voltò, una sciocca caricatura del "padre" lo fissava, intento saltellare in maniera divertente.

    Sembri Hoshi, ma meno divertente.

    Le ombre erano sempre lì con lui, e anche l'illusione, ma almeno la via adesso era chiara.

    [Akira e...Febh?]

    La strana coppia era invece arrivata al banco degli imputati, dove il guardiano della lanterna era sotto l'attenzione del guardiano del tempio, che gli proponeva un accordo. Raramente in una situazione simile, l'accordo sarà a vantaggio del povero malcapitato, ma forse questa era un'eccezione alla regola. Se Jotaro fosse stato presente, e ancora non lo era, avrebbe spinto Akira a siglarne uno; strangolarsi in un pessimo accordo con le proprie mani era, secondo lui, il miglior modo per imparare dai propri errori. Altri però racconteranno l'esito della storia di Akira, dal momento che la nostra attenzione si focalizzerà su...Febh. Dopo essere stato, nuovamente, deriso e insultato, stavolta anche dal vecchio scribacchino di Amesoko, lo strano Febh avrebbe percepito di essere osservato. Non dal vecchio, da Akira, o da Jotaro, ma da qualcos'altro presente nel tempio. Improvvisamente una sezione di una delle pareti, iniziò a cambiare pigmentazione, divenendo sempre più scura. La sezione in questione era molto grande, parecchi metri infatti, quasi tutta una zona, e non solo si stava annerendo, ma a contrasto col colore più chiaro, sebbene sempre antracite, del resto del tempio, divenne chiara una forma ben precisa.
    Akira non avrebbe notato nulla di tutto questo, ma un grosso animale, una lucertola decisamente più grande e sicuramente più oscura dei cacciatori che avevano inseguito Febh, divenne chiara ed evidente, attaccata alla parete del tempio. Il vecchio guardiano chiaramente la scorse, volgendo appena il volto e fissandola con la coda dell'occhio, mentre questa lentamente scendeva dalla parete che la ospitava, senza però emettere nessun rumore eccessivo, se non appena quello di mille squame che strusciavano sinuose sulla nuda pietra. Il grande...qualunque cosa fosse, diciamo per comodità lucertolone, si fece avanti e andò ad appollaiarsi a giusto un metro da Febh, la sua testa era grande come tutto l'amministratore di Oto. Dopo qualche istante di osservazione, una lunga lingua lucertolosa uscì dalla cavità orale, che rimase socchiusa, e andò ad avvilupparsi attorno al ninja, senza però stringerlo, restò ferma qualche istante, come per misurare...qualcosa, poi venne ritratta fin nella bocca della creatura, la quale, sibilando, parlò!

    << Pressssssssssto. >>

    Nuovamente solo Febh, o chiunque lui fosse realmente, avrebbe potuto avere consapevolezza di tutto questo, mentre la lucertola chinava rapidamente il capo e dondolando, tornava dietro al vecchio guardiano, appollaiandosi sopra a una colonna, nonostante fosse ben più grande di quest'ultima, restando però visibile all'Otese. Quella cosa era quasi certamente uno dei cacciatori, ma oltre a essere più grande e dotato di un intelletto superiore, aveva anche percepito qualcosa, che sarebbe stato chiaro a Febh appunto...presto.

    [Jotaro]

    Non molto tempo dopo, anche Jotaro arrivò al tempio, apparendo quasi magicamente dietro le spalle di Akira, mentre questo era intento ad udire le parole del guardiano, il quale si rivolse anche all'ultimo arrivato, come fosse il portiere di un parco dei divertimenti.

    [QUOTE]

    Propongo anche a te un patto. Il Custode del Tempio dei Contratti stava veramente proponendo un patto anche a colui che, più di tutti tra i mortali, si era fatto beffa di quel luogo. Ma, a differenza di tutti gli altri, il mio giudizio sarà più severo. Non voglio più correre inutili rischi con te. Non voglio più vedere te che ti fai beffe del Mondo dei Morti. Cosa cerchi, Jotaro Jaku? Il patto sarà valutato, ma il Sommo Amesoko richiede come prezzo... La tua anima. Quando giungerà la fine per te, la tua anima sarà reclamata, questa volta per sempre... E saranno... Si, mi pare equo.
    Mille anni.
    Mille anni tra le fauci del Sommo.

    [QUOTE]

    Il ronin attese che Akira completasse la sua arringa, prima di dire la sua, fu in effetti stupito dalla richiesta di Akira, curioso che il ragazzo volesse davvero Quindi, quando il vecchio posò del tutto lo sguardo su di lui, il ronin sbuffò, come se non fosse la prima volta che si trovava davanti al guardiano in procinto di terminare quella conversazione.

    Touki ogni volta che sono passato di qui mi hai fatto la stessa proposta, e ogni volta il tuo padrone ti ha impedito di ricordarlo, io non ho un'anima come gli altri, e Amesoko questo lo sa bene.

    Quindi Jotaro si grattò il mento. Che il destino lo avesse messo sulla stessa strada di Akira per un motivo ? Dopotutto la richiesta del ragazzo non era così diversa dal vero motivo che aveva portato Jotaro nel Bonshuno a incontrare il drago del Nadir e il suo guardiano. Era il momento di scegliere cosa fare, se restare nel limbo, o varcare la soglia per il destino che lo aveva sempre atteso. Quindi si rivolse ad Akira.

    Akira, puoi passarmi quella per un istante ? C'è dentro una cosa che mi appartiene.

    Ovviamente Jotaro si riferiva a Tamashi, che indicò, cosa che generò un certo fastidio nel vecchio guardiano, fastidio che Jotaro si premurò di troncare immediatamente. Abbi pazienza guardiano, sono sicuro il tuo padrone apprezzerà.
    Al ronin non serviva davvero impugnarla, gli sarebbe bastato che Akira sporgesse il braccio verso di lui tenendo la lanterna, mentre questa si apriva da un lato, e una piccola, fioca pallina luminosa verdastra si facesse strada fluttuando verso la mano del ronin. Quella "cosa" sembrava danneggiata, molto danneggiata, e se ne stava accesa per miracolo, ma cosa era quella strana sfera, e perchè si trovava nella lanterna? Ovviamente questo Jotaro non lo spiegò ad Akira, ma il vecchio guardiano sembrò capire subito cosa aveva davanti.

    Ho una controfferta. Questo luogo non mi è ostile, e sono arrivato alla conclusione che "questa" non mi è di alcuna utilità per il mio scopo; quindi che il tuo padrone se la prenda, non per mille anni, può tenerla per sempre. In cambio, chiedo di poter essere il nuovo Shugojine9pbUJq. Il traghettatore shinigami di coloro che sono sfuggiti alle grinfie della morte che calpesta la terra dei vivi da morto. Questo è il mio destino, e sono pronto a compierlo per l'eternità. Se tanto sono destinato a passare per il Bonshuno, in questo modo il tuo padrone avrà solo da che guadagnarci, cedo la mia anima volentieri.

    Ovviamente Jotaro non aveva mai fatto parola con Akira di quale fosse il suo desiderio. Voleva cacciare gli immortali? Voleva servire la Morte stessa? A quale scopo? Magari l'ultimo viaggio nel Bonshuno gli aveva fatto capire quale fosse il suo ruolo, e lo aveva accettato. O Magari, era tutta un'idea di Indra?
    Qualunque fosse la verità, Tamashi avrebbe in poco tempo preso a divenire molto luminosa, attirando l'attenzione di Akira, che sarebbe in pochi attimi, al termine della stipulazione del suo contratto, stato avvolto dal fascio di luce verdastro della lanterna, ma lui soltanto.

    Ci vediamo in giro ragazzo. Gli disse il ronin, prima che il Kiriano sparisse avvolto nella luce. La lanterna non lo avrebbe riportato indietro, ora che aveva offerto la sua anima al Bonshuno.

    Quando fossero rimasti soli, Jotaro si rivolse a Febh.

    Noi non siamo così diversi non è vero? Io sono a mio agio quaggiù, ma non come te. E una tale calma non la si guadagna semplicemente con la morte. Devo portare un messaggio? Un messaggio di Febh per qualcuno? A cosa si riferiva Jotaro ?

    Quindi, quando tutti i riti di sorta fossero arrivati a conclusione, Jotaro si sarebbe inchinato a Febh e al guardiano, prima di venire letteralmente risucchiato dalla terra morta che stava calpestando.

    [Intanto a Oto]

    A Villa Mikawa in parecchi erano passati davanti a una delle tante finestre che davano sul cortile posteriore. E altrettanti servi di Diogene si sarebbero chiesti come mai Fyodor stesse scavando una fossa ormai da diverse ore. Usando una pala per altro. Lui solo era uscito dal Bonshuno in tempi recenti, fatta eccezione per Akira, e forse in qualche modo era collegato a questa storia. Dopotutto, un amico a Oto aveva dato a Jotaro la pergamena rossa per entrare nel mondo dei morti, e quello stesso amico forse, aveva anche preparato la fossa per il ronin. Quando la pioggia prese a bagnare la testa della Carcassa, questo, ormai terminato lo scavo, piantò la pala per terra, e se ne tornò ai suoi affari. Dopo qualche ora, dalla terra umida di pioggia di quella che era a tutti gli effetti una vera e propria fossa da morto, delle pallide dita presero a scavare verso l'alto, facendosi strada verso il cielo in tempesta.

    [Akira]

    Quanto al Kiriano, quando la luce si fosse affievolita, Akira si sarebbe ritrovato nella capanna di Sanjuro, nella palude. Lo sciamano aveva disegnato un cerchio a terra con delle candele marce ricavate con degli escrementi di montone del deserto, e si era appisolato mentre le teneva sotto controllo. Accanto a lui, Gassan era appoggiato davanti ad una tavola Ooujia, e per qualche ragione, il duo sciamanico aveva percepito uno spirito di passaggio, e grazie al loro intervento, Akira era risorto a Kiri, e non, che ne so, nella sala da tè del Kazekage.


    OT
    Grazie a Febh e Hidan per la bellissima giocata X3



    Edited by Jotaro Jaku - 14/5/2020, 21:06
     
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    Sembrava che Akira non si fosse reso conto delle parole di Febh, o forse era talmente preda dell'assoluta mutevolezza dell'oltretomba che non sapeva come collocarle o se catalogarle come reali o illusorio. Un vantaggio e un sollievo per lo shinobi con l'acciarino in mano, che sembrava avere un istante di pace in quell'incontro. Io...so solo che è stata Hebiko a mandarmi qui. Turbato, anche se più calmo rispetto al trafelato aspetto durante la loro riunione di poco prima, Febh sembrava più padrone di sè stesso. Continuo a sentire voci che mi dicono che non dovrei stare qui e che sono incompleto. Scaglie, e forse artigli come di qualche rettile. Non so cosa rappresentino. Ma so per certo che è stata quella kunoichi dai capelli rossi a farmi finire qui. Aggiunse, consapevole che doveva pur dare qualche spiegazione anche se non capiva proprio tutto, e sicuramente consapevole di non dover fornire la sua reale identità per nessun motivo, o lo avrebbero abbandonato in quel luogo. Dopotutto quei due viventi erano alleati di "Febh" e non avevano mai sentito parlare di "Kaji".

    L'incontro con il drago, il successivo accesso al Tempio dei Contratti e il severo giudizio di Touki lasciarono Kaji irrigidito: se quello non era il suo posto perchè continuare a dargli la caccia? Perchè torturarlo? Perchè non permettergli di andare via? Non ho certo chiesto io di essere qui! Sbottò. Ditemi come e sarò ben lieto di togliere il disturbo! Ma il Demone della Spada non gli diede retta. Una mezza persona non mi interessa. Torna quando sarai completo. SE lo sarai. MA SI PUO' SAPERE CHE DIAVOLO VUOLE DIRE? Sbottò mentre "qualcosa" lo cingeva alle spalle, facendolo rabbrividire: non si era accorto di niente ma ora era assolutamente certo di avere qualcosa di simile a un enorme rettile alle sue spalle e la cosa lo aveva bloccato con gli occhi sgranati. Presto...volevano giocare con lui? Farlo impazzire? Io...io...

    Con la mezza-anima di Kaji ammutolita con tanta premura dalla lucertola-ombra, l'attenzione tornò a focalizzarsi su Akira e sul suo patto proprio mentre Jotaro riusciva a entrare eludendo i tentativi di Amesoko di rallentarlo, sebbene fossero assai meno diretti e incisivi di quanto avrebbero potuto essere, come se il Drago avesse avuto solo intenzione di divertirsi un poco. Uno sguardo irritato e un mezzo commento di Touki vennero presto messi da parte quando Akira fece la sua proposta. L'anziano scribacchino rimase in silenzio qualche istante, carezzando la lunga barba come a voler valutare ogni dettaglio di ciò che veniva proposto, senza mettere alcun paletto su ciò che avrebbe dovuto dare in cambio. Esistono molte creature che sfuggono a questo luogo, e con metodi diversi. Alcune sono persino immortali per natura, come certi microorganismi o esseri molto semplici. Anche una lama forgiata qui sarebbe inutile contro di loro. Altri sono esseri che con mezzi sovrannaturali hanno in qualche modo evitato di giungere qui alla loro morte. Senza aver mai messo piede in questo luogo, un'arma forgiata in queste terre avrebbe capacità molto limitate. Infine esistono coloro che pur giungendo qui riescono sempre a fuggire e tornare dall'altra parte. Contro di essi una lama infernale avrebbe effetti letali. Contro Jotaro, per esempio.

    Allungò una mano dalle dita ossute verso Tamashii. Tecnicamente, usando quella tu stesso sei uno che vagherà nel mondo dei vivi invece che restare qui. Congiunse poi le mani. Il Grande Drago del Nadir potrebbe concederti una spada che trasporti le anime di chi uccide nell'aldilà, forgiata dalle sue stesse zanne, ma ti chiederebbe in cambio di uccidere OGNI immortale che incontri con essa. Buono o malvagio che sia, per lui non fa differenza. Il vecchio sorrise, mefistofelico. Ma sospetto che non sia questo ciò che vuoi. Nel mondo dei vivi esisteva un coltello con queste caratteristiche, ma è stato distrutto anni fa dal clan Yakushi. So di veleni o tecniche che possono disattivare l'immortalità per qualche secondo, se li si cerca con attenzione. Un Kenjutsu del genere lo sviluppai io stesso prima di venire in questo luogo in cerca di nuovi modi per affinare la mia arte della spada.

    Sei morto pur di diventare uno spadaccino migliore? "Febh" commentò, palesemente inorridito all'idea. Non sono affatto morto. Sono uno dei tre che hanno il privilegio di evocare il Grande Drago del Nadir, ma ho scelto di vivere in questo luogo dove il tempo non scorre per allenarmi e perfezionarmi, recidendo ogni contatto con il mondo dei vivi, per ora. Tornò verso Akira, guardando Jotaro con la coda dell'occhio. Avrai una delle mie vecchie spade, ma non funzionerà immediatamente. Dovrai trovare una persona che sia in grado di rimetterla a nuovo, e poi dovrai usare la spada per uccidere quella persona e mandarla qui. L'arma, anche al pieno della sua forza, è in grado di inviare un'anima immortale qui solo dopo che le è stata inflitta grande sofferenza, e solo dopo che la mente stessa accetta la sua sconfitta, in un modo o nell'altro. Con questi limiti, il prezzo che Amesoko richiederà sarà assai inferiore. Avrai una serie di quattro nomi, dovrai dare loro la caccia e assicurarli al Bonshouno entro dieci anni, altrimenti tu stesso verrai trascinato qui e dovrai infrangere Tamashii. Quell'oggetto è fonte di grande irritazione per Amesoko, come potrai immaginare.

    I quattro nomi sono:
  8. Shunsaku Ban, Il Cacciatore di Leggende
  9. Meku il fabbro, che per inciso ti consiglio come persona capace di rimettere in sesto l'arma
  10. Orochimaru, o almeno uno dei suoi frammenti ancora viventi
  11. E per finire Yorishiro, il Padre delle Genti, che tramava nell'ombra quando io ero ancora un mero apprendista nell'arte della spada.

  12. Accetti, custode di Tamashii?


    Concluso il patto il discorso si spostò su Jotaro, con una proposta altrettanto agghiacciante che tuttavia il cenobita liquidò con poche parole annoiate, facendo accigliare Touki, che come ogni volta aveva scordato la visita precedente del ninja conservandone appena una vaga sensazione. Quando poi la piccola e deforme anima di Jotaro gli venne offerta, i suoi occhi si accesero come di cupidigia, certo che fornire un simile trofeo al suo signore avrebbe implicato grandi ricompense. Quando però sentì la proposta del redivivo serrò la mano destra. Tu? Da preda a cacciatore? Un simile ruolo significherebbe rinunciare per sempre a ogni tuo ricordo e attaccamento coi vivi. Saresti mero strumento del Bonshouno, non una persona con pensiero indipendente come credi, Jotaro. Abbandoneresti davvero il tuo individualismo per questo? Solo per poter stare qui? Oh, magari avresti l'impressione di essere ancora tu, ma con la tua anima tra le fauci di Amesoko saresti solo un guscio vuoto convinto di avere ancora il libero arbitrio. Il Grande Drago potrebbe anche ordinarti di dare la caccia ad Akira, qui, e non potresti opporti, ne sei consapevole? Vuoi davvero questo? Si sollevò, tendendo la mano per avere quell'anima, se gli fosse stata offerta. Magari all'inizio ricorderai tutto e ti sentirai libero e potente, ma ben presto ogni traccia di te sparirà. Se accetti, il posto è tuo. Parlava come se non avesse idea dell'esistenza di Indra o della sua presenza nel suo corpo. Era sempre per il volere di Amesoko? Chi stava fregando chi?

    In ogni caso dopo poco Tamashii avrebbe portato via Akira, volente o nolente, lasciando solo Febh e Jotaro davanti alla scrivania di Touki e alle sue promesse. ...io...non lo accetto! Kaji aveva serrato un pugno, cercando di concentrarsi su quella fiammella che gli era stata donata e che ora teneva in tasca, ben sigillata nell'acciarino. Quello bastò a dargli un barlume di lucidità sufficiente per sentire che esisteva "qualcosa" nel profondo del suo essere che lo chiamava: poche parole promesse a due persone tanto tempo prima. Una promessa che era una responsabilità a cui non poteva sfuggire. Io NON LO ACCETTO! Sbottò mentre del chakra più nero del Bonshouno stesso gli crepitava intorno, facendo allontanare di scatto la Lucertola, mentre gli occhi diventavano pozzi di tenebra, puntandosi su Jotaro, calmi nel loro fluire di potere. Ora è più chiaro...e non ho paura. Sospirò. Dovevo solo ricordare di avere fatto una promessa. Disse, la voce distorta e stentorea, anche se conservava quella calma gentile di poco prima...quasi fosse un'onda che sommerge lenta e distrugge con un tocco tanto delicato quanto implacabile. Non sono a mio agio qui. Mi manca qualcosa che non è qui...ma prima o poi troverò il modo di riaverla. Devo ringraziarti...senza di te avrei finito per perdermi, dilaniato poco a poco. Puoi chiamarmi col mio vero nome: Kaji, se lo vorrai. Febh è solo un soprannome che ho scelto da solo, più o meno.

    Rimase pensieroso per qualche istante. Si, un messaggio. Avvisa Oto. Avvisa che Orochimaru sarà vendicato. E che la Fine sarà Inevitabile.
     
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    Una Promessa dal

    Passato


    VI


    Nella fredda e buia sala del Tempio dei contratti, stava avendo luogo uno scontro di volontà, ambizioni e desideri.
    Febh sei... Strano. Te lo ripeto di nuovo... Non fai a ripetere che sei morto, che non sei completo... E adesso insisti nel dire che è stata questa Hebiko a mandarti qui... Ma chi diavolo sarebbe questa Hebiko? Mai sentita nominare... Ma deve essere veramente una kunoichi potentissima se è riuscita a... Ucciderti? Esclamai, ancora stranito e dubbioso da quella affermazione. Noi siamo stati in missione insieme solo... Poche settimane fa... Quando sarebbe successo? Non riesco a capacitarmene, ecco. Continuai, poggiando una mano sulla spalla dell'Amministratore di Oto.
    Avevamo collaborato solo in qualche missione, non potevo definirmi di certo un amico dello Yakushi, ma condividevo con lui un amore per il disordine e la teatralità, oltre a provare per lui una certa simpatia... E poi era un ninja dotato di giudizio, quando voleva... Ma, soprattutto, era uno dei ninja più terribilmente potenti che avevo mai visto, ed ero certo di non aver visto neanche tutto. Come poteva essere stato ucciso da un semplice ninja?
    Le scelte che compirai sono tue, e tue soltanto resteranno ma, se anche questo mondo ti rifiuto, se continua a dirti che non sei completo... Io ti posso suggerire solo una cosa: non dovresti essere qui, non devi restare qui. Io ho una via di uscita e, se me lo chiederai, posso portarti via da qui... Ma è una tua scelta. Pensaci, prima che io lasci questo mondo, te lo chiederò di nuovo. Strinsi la spalla del ninja, cercando di imprimergli un po' di forza con quelle parole.

    Avevo lanciato la mia proposta al Giudice Touki, che rimase sorpreso. Continuò a guardarmi toccandosi la barba con modi lenti e gentili. Che stesse valutando le mie parole? O stava pensando a cosa chiedere in cambio? No, era molto di più... Quell'uomo non era lì per caso.
    Aveva giudicato centinaia, o forse migliaia di proposte, e nel suo sguardo, nei suoi occhi, brillava una luce particolare, ma che sembrava trapassarti anima e corpo, e con questi anche le tue intenzioni. E presto ne ebbi la certezza.
    Io credo che... L'immortalità sia immorale e pericolosa. Nessuno può vivere per sempre e restare non sedotto dalle lusinghe del tempo e del potere. Noi uomini non siamo destinati a vivere per sempre, ed è vero, con Tamashi anche io potrei vivere un po' più a lungo... Potrei scampare da morte certa, o ingannare la morte in più occasioni, ma io non la vedo in questo modo... Io credo che possa fare del bene, nelle mie mani. Può aiutarmi a salvare vite, a difendere persone che non possono difendersi dalla malvagità che minnacia il mondo dei vivi... Accarezzai la lanterna. La vita eterna non mi interessa... Quando sarà il momento, lascerò Tamashi. E dalla fierezza delle mie parole, Touki avrebbe compreso che stavo dicendo il vero.
    I miei pensieri vagarono e, inevitabilmente, verso Lei.
    Avevo abbandonato tutto quello che mi era più caro dopo il Gelo... E, se ero lì, in quel momento, non era per vanagloria o ambizioni personali. Voglio dare speranza agli uomini... Non ne ho per me.

    Il Giudice del Tempio congiunse le mani, mentre spiegava come si era rifugiato in quel luogo per affinare la sua arte della spada.
    Il suo nome, allora, non tradiva chi fosse. Sorrisi, pensando di aver appena chiesto una spada per rendere mortali gli immortali, ad uno spadaccino quasi immortale. L'uomo, però, colse il punto.
    Non avevo intenzione di uccidere indifferentemente uomini buoni o malvagi, ed è per questo che mi avrebbe dato una delle sue vecchie spade, da riforgiare.
    In cambio, Amesoko avrebbe richiesto a me 4 nomi in 10 anni.
    Shunsaku Ban, Il Cacciatore di Leggende, Meku il fabbro, Orochimaru e Yorishiro, il Padre delle Genti.
    Rimasi di sasso. Se non avessi adempiuto a quel contratto, la mia anima sarebbe stata divorata dal Drago del Nadir. Orochimaru...? E' ancora vivo? E che significa almeno uno dei suoi frammenti...?! Tsk... Digrignai i denti, stringendo i pugni. Touki... Accetto la tua proposta! Portai il pugno al cuore. Ma prima voglio che tu mi assicuri che ognuna delle persone che mi hai nominato... Meritano di essere uccise! Voglio la tua parola! Esclamai, con veemenza, guardando negli occhi il saggio uomo.

    Avuta conferma di ciò, avrei annuito con la testa. Molto bene... Io, Akira Hozuki, accetto il tuo contratto! Una spada, per le quattro anime! Avrei esclamato. Ma... Un secondo di attesa. Chi diavolo sono questi personaggi? Va bene, Orochimaru va bene, ma... Gli altri? Jotaro, Febh? Mai sentito parlare di qualcuno di loro? Avrei chiesto ai due compagni di viaggio, in attesa di capire come ufficializzare quell'accordo.

    [...]

    Quando fu il turno di Jotaro, le parole criptiche del ronin insinuarono nella mia mente nuova confusione e dubbi.
    Oh... Come dici? Tamashi? Certo... Presi la Lanterna delle Anime, sollevandola dal mio fianco e passandola a Jotaro. Tamashi, ancora a mezza altezza, incominciò a vibrare, quindi una delle due anime della Lanterna incominciò a brillare e uscì per qualche istante dalla Reliquia stessa. Ma la sua luce era come rotta, spezzata. Uhm... Cosa significa? Chiesi, spaesato, sebbene fossi quasi convinto di sapere cosa stavo guardando.
    L'anima, o una delle anime, di Jotaro Jaku.
    Rimasi in silenzio, mentre Jotaro avanzava la sua controproposta a Touki. Lo Shinigami traghettore. Questo sarebbe stato Jotaro per Amesoko, in cambio della sua anima.
    Ok... Questa è molto ardita come proposta... Esclamai, a bassa voce. E, come quasi tutto di te... Non l'ho capita. Ma immagino che neanche te hai ben in mente la tua strada...

    Quando Jotaro avesse risposto al Giudice, e deciso se firmare o meno il suo contratto, avrei alzato la mano, con l'indice ben disteso, come a voler attirare l'attenzione. Ehm... Touki... Ho un'ulteriore richiesta, questa è un po' più... Personale? Si, diciamo personale... Incrociai le braccia.
    Inclinai leggermente la testa.
    Sorriso sornione.

    Ti va di combattere con me?


    [Note per Febh]Ovviamente non ora o in questa giocata, ma non potevo non chiederlo! Potrebbe essere un'idea per qualche giocata successiva, nel caso!
     
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    La riunione improvvisata con il commesso del drago nei morti prese una piega piuttosto inaspettata, specialmente quando Akira si fece in quattro per convincere il vecchio non solo della sua importanza per i loro fini, ma anche per spingerlo ad addestrarlo. Egli accettò in cambio della consegna di 4 anime di individui che Jotaro non conosceva, non tutti almeno.

    CITAZIONE

    Shunsaku Ban, Il Cacciatore di Leggende
    Meku il fabbro, che per inciso ti consiglio come persona capace di rimettere in sesto l'arma
    Orochimaru, o almeno uno dei suoi frammenti ancora viventi
    E per finire Yorishiro, il Padre delle Genti, che tramava nell'ombra quando io ero ancora un mero apprendista nell'arte della spada.


    Il ronin si grattò il mento aggrontando la fronte. Dei 4 nominati dal guardiano, 3 gli erano del tutto sconosciuti, mai sentiti nominare, quanto ad Orochimaru invece...

    CITAZIONE

    Chi diavolo sono questi personaggi? Va bene, Orochimaru va bene, ma... Gli altri? Jotaro, Febh? Mai sentito parlare di qualcuno di loro?


    Sinceramente non ne ho idea, non ho mai sentito nominare questi individui, tranne Orochimaru. Per quello che ricordo, ovvero molto poco, fui evocato tramite l'Edo Tensei per aiutare Diogene e Febh a sconfiggere il Kokage, ma non ho alcun ricordo di quell'impresa, pensavo che la serpe fosse stata del tutto eliminata, sebbene conoscere un minimo Orochimaru significa comprendere che la parola "sparire" non sia nel suo vocabolario... Dal momento che Jotaro non aveva alcun collegamento con gli altri tre individui, avrebbe offerto il suo aiuto ad Akira come poteva, per quanto riguardava Oto. Sono sempre vissuto ad Oto, sono certo di poterti aiutare riguardo la Serpe. Oltretutto, c'è qualcosa che non quadra nel villaggio, non può essere uscito dal nulla un ninja così potente da eliminare Febh senza che nessuno ne abbia mai sentito parlare...ora salta fuori che Orochimaru è ancora vivo, posso indagare. Che il vecchio o Amesoko si sbagliassero era impossibile...

    Quindi Tamashi liberò quella che sembrava l'anima di Jotaro, o qualcosa che doveva somigliarle. Akira non comprese bene le azioni del ronin, e gli pose delle domande, ma mischiate ad una consapevolezza che il ragazzo stava iniziando a dimostrare, per tutta risposta Jotaro gli rispose con un mezzo sorriso. Qualunque cosa avesse in mente, era sicuramente poco piacevole per molte persone, lui in primis.

    CITAZIONE

    Tu? Da preda a cacciatore? Un simile ruolo significherebbe rinunciare per sempre a ogni tuo ricordo e attaccamento coi vivi. Saresti mero strumento del Bonshouno, non una persona con pensiero indipendente come credi, Jotaro. Abbandoneresti davvero il tuo individualismo per questo? Solo per poter stare qui? Oh, magari avresti l'impressione di essere ancora tu, ma con la tua anima tra le fauci di Amesoko saresti solo un guscio vuoto convinto di avere ancora il libero arbitrio. Il Grande Drago potrebbe anche ordinarti di dare la caccia ad Akira, qui, e non potresti opporti, ne sei consapevole? Vuoi davvero questo? Magari all'inizio ricorderai tutto e ti sentirai libero e potente, ma ben presto ogni traccia di te sparirà. Se accetti, il posto è tuo.


    A quel punto Jotaro comprese chiaramente che il drago non aveva scelto Touki per le sue doti di comprensione, quanto per le sue capacità di guerriero. Il ronin non rispose cercando di convincere il vecchio, ormai aveva già deciso da molto tempo quale fosse il suo destino. Non aveva interesse nel raggiungere la cima di una qualche montagna della potenza, che i ninja più insicuri di loro stessi cercavano di scalare, per sostituire con il potere la loro inadeguatezza, gli bastava un posto nel mondo, e un lavoro da svolgere. Tagliò corto, conscio di quello che stava facendo.

    ...Sai bene che non sarei in grado di battere il nostro Akira qui, nemmeno tra cento anni.

    Jotaro si passò la mano destra sul lato sinistro del collo, come per accarezzarlo, o per grattarsi, il punto dove decenni prima aveva stupidamente scelto di perseguire il potere al costo di tutto il resto, sorrise, e rispose al vecchio.

    Ho già pagato tutti i miei debiti tranne uno, per saldare il conto devo accettare le conseguenze delle mie scelte. Aveva capito cosa doveva fare per sdebitarsi coi suoi vecchi compagni, e con il mondo intero, e servire la Morte era l'unico modo per farlo. La soddisfazione, il potere, la libertà, non gli erano mai interessati.

    [...]

    La porta era rimasta socchiusa tutto il tempo. l'Antico era rimasto ad ascoltare fino a quel momento, ignorando, inizialmente, quali fossero le intenzioni del suo Cenobita fino a pochi istanti prima che Jotaro terminasse la sua risposta. Per una creatura antica e sapiente, tronfia del proprio ego, il totale abbandono del proprio io era quasi del tutto incomprensibile, per questo Indra comprese solo alla fine il significato della richiesta posta da Jotaro, quando erano discesi nel Bonshuno. Perchè il ronin gli aveva chiesto di coniare una pergamena per lui laggiù? Contenente che cosa? Il ninja non aveva rivelato spontaneamente all'essere con cui condivideva il Corridoio, in modo tale che lui fosse obbligato ad assecondarlo quando fosse arrivato il momento di svelare le carte. Ora tutto era chiaro. Il corpo di Jotaro era solo un involucro, un ricettacolo di geni ed esperimenti, riprodotto più volte, di proprietà di nessuno, la sua anima, devastata dalle continue trasmigrazioni, era ormai un palloncino sgonfio che sarebbe finito nelle fauci del drago di lì a poco, ma la sua mente, la sua volontà, quelle gli appartenevano ancora. L'unica vera lezione che aveva accolto da Ayato riguardava la volontà;

    una volontà in grado di spaccare le montagne può eclissare qualunque potere



    Questo doveva contenere la pergamena di Indra, la volontà di Jotaro, la sua mente, la sua esperienza, i suoi ricordi, i suoi pensieri e i suoi piani, una copia, trascritta dentro un rotolo del tipo che solo l'Antico poteva forgiare. Che funzionasse da nucleo centrale per far muovere un corpo che di lì a pochi istanti, sarebbe divenuto niente. Una vera e propria intelligenza artificiale basata sui principi e suoi fondamenti che avevano generato ogni singola azione di quell'individuo, e di cui lui era ormai così sicuro e fiducioso, da affidare alla sue convinzioni il proseguo della sua esistenza. Una mente perfetta, una trascrizione incorruttibile e inalterabile, che non si sarebbe mai fermata, non avrebbe mai vacillato, priva di emozioni che l'avrebbero potuta ostacolare.




    Quella volontà convinse Indra di aver scelto bene.




     
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    Death Is Not the End

    Hebiko ha...approfittato di un momento di debolezza. Replicò lo "Yakushi" distogliendo lo sguardo. Che Akira fraintendesse pure pensando a qualche manovra di seduzione, dopotutto a questo lui non aveva pensato. Io...uscire da qui forse sarebbe la cosa migliore. Strinse l'accendino, respirando profondamente e accendendosi un'altra sigaretta, ottenendo una rapida distensione dei nervi. Forse non sono strano. Forse così è come sarei dovuto essere. Non so...ma accetto vol... Vennero interrotti, suo malgrado, e già sappiamo che quell'offerta il Mezzo-Febh non riuscì a coglierla. Una promessa con l'aldilà è pericolosa, shinobi. Ben pochi possono sfuggirle, se capisci ciò che intendo. Bada che "il momento" giunga, o avrai qualcosa di peggio che i Sicari dell'Ombra a darti la caccia. Stai parlando di quelle specie di...rettili? Di quelle "cose"? Ma Touki non diede alcuna risposta alla mezza-persona: la sua attenzione era tutta per Akira...che accettò.

    Eccellente. Rispose porgendo una delle carte che aveva sul banco. Vergala col tuo sangue. Andrebbe bene anche l'inchiostro, ovviamente, ma c'è una certa formalità che in questi luoghi amiamo rispettare. Posso comunque assicurarti che ognuno di costoro ha commesso dei peccati orribili in vita. Certo, magari hanno fatto anche delle cose buone, ma non bastano a cancellare quelle imperdonabili. Lasciò che l'altro completasse il rituale, assai meno solenne di quanto ci si immaginasse, prima di consegnargli un rotolo da richiamo. La spada è qui. Estraila solo quando sarai nel mondo dei vivi. E sarà là che dovrai trovare informazioni su queste persone. Come Akira si fosse sporto per afferrare l'oggetto la mano di Touki si sarebbe serrata sul suo polso. Non prendere alla leggera ciò che è appena accaduto, giovane spadaccino. Non sottovalutare il mondo dei morti. Si sincerò, prima di lasciare la presa.

    Onestamente non so nulla di quelle persone. Avrebbe detto Febh, cui presto Jotaro avrebbe fatto eco, pur ricevendo un'occhiata storta e sospettosa quando affermò di essere stato quasi implicato nella morte di Orochimaru. Quanto all'ultimo domanda rivolta a Touki, questi rimase in silenzio, carezzando nuovamente la barba. Quindi sorrise, con quello stesso sorriso che Akira poteva vedere riflesso nelle sue lame durante uno scontro in cui poteva dare il massimo delle sue potenzialità.

    Ogni Luna Nuova, sotto la Cascata del Lamento in quella che tu ora chiami Taki, io trascorro un'ora nel mondo dei vivi per evitare di recidere del tutto il mio legame con esso. Mi troverai là, Akira.

    E poi lo Hozuki scomparve, e mentre Febh prendeva la sua decisione, Touki scortava Jotaro lontano, là dove le fiamme ultraterrene di Amesoko lo avrebbero cambiato, forse per l'ultima volta nella sua esistenza.

    The End
     
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    Una Promessa dal

    Passato


    VII


    Le mie parole aprirono una minima breccia nell'animo confuso e oscuro dello Yakushi.
    Uscire da quell'oscurità perenne, da quel mondo di solitudine e devastazione, forse sarebbe stata la scelta migliore per Febh ma... Touki intervenne, raggelando completamente il jonin di Oto. Non era il momento, forse non per lui.
    Se mai vorrai... Dovrai solo chiedere. Tagliai corto. E farò luce su quanto accaduto tra te e questa Hebiko. Conclusi, mentre tornai ad essere concentrato sul Custode del Tempio.

    Quando accettai il contratto, gli occhi di Touki brillarono e immediatamente adagiò sul suo banchino una pergamena. Mi avvicinai lentamente al Custode, mentre ascoltavo le sue parole. Tutti e quattro i nomi presenti sulla mia lista, a sua detta, si erano macchiati di terribili peccati. Sto facendo affidamento sulle tue parole, Touki. Spero che tu non mi abbia ingannato, altrimenti neanche il regno dei morti potrà essere più un rifugio sicuro per te. Ero oramai davanti. Vergarla con il sangue dici... Difficile, per me, purtroppo. Avvicinai un dito ad una delle sue ampolline per inchiostro. Posso? Ottenuto un cenno affermativo, mi sarei morso il pollice e avrei lasciato cadere qualche goccia d'acqua nell'inchiostro. Non mi viene in mente niente di meglio... Avrei esclamato, prima di prendere una penna e firmare con quell'inchiostro diluito dell'acqua del mio corpo la pergamena che sanciva il rituale.
    Uhm... E' stato... Facile? Avrei esclamato leggermente sbalordito. A quel punto Touki estrasse un rotolo da richiamo, avvicinandolo a me. Lì avrei trovato la spada che avrei dovuto riforgiare. Non appena avessi allungato la mano, però, la mano del Custode si sarebbe serrata sulla mia. Avrei ribattuto a quella presa guardando negli occhi l'anziano Custode. Non sottovalutare la mia forza di volontà. Ho fatto una promessa, e io mantengo sempre i miei giuramenti. avrei ribadito con forza e tensione, prima che il polso mi venisse liberato e io potessi recuperare distanza dal banchino.

    Per sfortuna nessuno dei presenti aveva sentito mai nominare quei personaggi, quindi dovetti limitarmi a sbuffare. Jotaro, però, si offrì di volermi aiutare per la questione che riguardava Orochimaru, dati i suoi trascorsi con il Suono. Ti ringrazio, Jotaro... Direi che dopo aver trovato questo Meku e aver ripristinato la spada, potrebbe essere una buona idea. Non ho di meglio, più che altro.

    Quando lanciai la mia sfida all'anziano custode, questo sorrise soddisfatto, mentre ricominciava a massaggiarsi la folta barba. Io sorrisi di rimando, mentre i miei occhi scintillavano di furia combattiva. Ogni novilunio... A Taki. Molto bene, Touki. Aspettami, verrò presto da te... E vedremo se centinaia di anni d'allenamento nella terra dei morti valgono alle innumerevoli battaglie nella terra dei vivi... Ghignai, mentre Jotaro mi toccava e alimentando nuova luce in Tameshi.
    Eh? Jotaro?! Ma che diavolo...?! Il ronin mi salutò a suo modo. Incomincerò ad odiarti... Tagliai corto, ormai rassegnato ad essere stato usato come pedina anche quella volta, mentre venni circondato dalla luce verde.

    In men che non si dicesse, mi ritrovai in un luogo estremamente familiare.
    Uno di quei luoghi che avrei potuto riconoscere anche ad occhi chiusi, tanto bastava l'odore.
    Dopo tanto tempo, ero di nuovo a Kiri.
     
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25 replies since 5/11/2019, 23:12   600 views
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