Isola Sperduta

Il riposo di Akuraguri, tornato a casa dopo il corso di galateo, fu di piccola durata, dato che gli arrivò, non più tardi del giorno successivo, una lettera da parte di un chunin dell'accademia che richiedeva la sua presenza, urgentemente , a Konkai. La lettera riportava anche precisamente l'orario e l'indirizzo dell'appuntamento.
Ora, per chiunque non fosse così profondamente innamorato del mare e della sua cultura, questa infima isola, sperduta in mezzo alle decine di isole del Paese della Neve, sarebbe sembrata nient'altro che quello, una infima isola. Ma per il ragazzo che avevo passato tutta la sua vita ad osservare mare, pescatori, puttane, risse, giochi d'azzardo, canzoni spinte, d'amore, d'odio, di fortuna e di avventura, quell'infimo porto e l'isola attaccata erano un tesoro inestimabile.

Appena raggiunto il porto, qualche ora prima dell'incontro, ed avendo individuato con precisione la zona di quest'ultimo, Akuraguri si diresse verso la prima zona di bar e pub, direttamente attaccata al porto. Egli sapeva che lì avrebbe incontrato la vera gente di Konkai, ovvero i marinai, le puttane, i truffatori e qualunque tipo di gentaglia frequentasse quelle bettole. Dopo esserla spassata ed aver tirato una boccata d'aria fresca per riprendersi dall'odore stantio e di salsedine del locale, Akuraguri si mosse verso la zona che gli era stata indicata e proseguì nella precisa via, arrivando più o meno all'orario indicato. Alla fine di questa via, egli scorse un pazziale, che pareva si aprisse per non più di pochi metri.

All'interno di esso, egli scorse tre persone che erano in piedi di fronte ad alcune casse. Avendo subito compreso la situazione, complice anche l'ora passata prima nelle bettole che gli aveva riempito la testa di racconti su ladri, contrabbandieri ed assasini , Akuraguri non fece in tempo a nascondersi che uno dei tre si rivolse verso di lui e gli urlò:

E tu cosa vuoi? Cosa ci fai qua? Vuoi per caso morire?

Nel sentire quella voce, il giovane studente decise immediatamente cosa fare. Velocemente, portò le mani all'altezza del petto e compose i segni della Tigre, Cinghiale, Bue e Cane, creando due cloni identici a sè, preparandosi e iniziando a correre nella direzione dalla quale era venuto. Uno dei due cloni sarebbe rimasto lì nella piazza e avrebbe sollevato una mano in un gesto di sfida contro i tre briganti. [Tecnica]
Prima di scappare però, lo studente avrebbe urlato:

Lascio uno dei miei cloni qua, per controllare che voi non scappiate troppo lontano mentre vado a chiamare i rinforzi!

Allontanatosi non più di dieci metri in una delle vie egli avrebbe ordinato al secondo clone di fermarsi e rimanere nella stessa posizione di sfida del primo, per cercare di confondere eventuali inseguitori. Egli avrebbe corso disperatamente fino al porto per cercare di individuare qualche guardia o qualcuno che potesse aiutarlo. Nonostante ciò egli sperava che il suo vero piano fosse già andato in moto, ovvero che i tre banditi fossero scappati alla prospettiva di dover combatter contro forze maggiori. Si era inoltre spostato verso la zona del porto per evitare di doversi trovare in posti che non conoscesse per nulla e quindi evitare brutte sorprese.

Arrivato al porto, avrebbe continuato a cercare qualcuno che potesse dargli una mano, sempre facendo attenzione a capire se fosse stato seguito.