Quella coltellata da parte della donna fu un attacco disperato che non portò devastanti risultati. Perciò, una volta partito all'attacco, Akuraguri ebbe completa dominanza dello scontro, aggravando le ferite della piratessa e lasciandola ansimante e insanguinata in ginocchio davanti a lui. Ella pregò per la sua vita, ma in quel momento, preso dall'adrenalina dello scontro e della ferita, egli compose un sigillo e pose fine al combattimento con una tecnica segreta del suo villaggio. Accusando tutto il male e la fatica, la piratessa svenì, finalmente ponendo una fine al suo dolore.
Le sue tribulazioni non erano finite però, infatti Kato si rivolse verso il kiriano e congratulatosi con lui per l'aver sconfitto il suo primo avversario (umano), gli chiese cosa intendesse fare della donna, se ucciderla, lasciarla andare, aiutarla o meno. La scelta era importante, la prima volta di Akuraguri davanti alla morte, davanti al poter scegliere della vita di qualcun'altro. Così il ninja si fermò qualche secondo a pensare a quale fosse la più appropriata scelta e chinò il capo, quasi schiacciato dalla responsabilità. Dopo qualche momento, si voltò verso l'otese e con lentezza, aprì la sua bocca e lasciò scivolare fuori queste parole
Kato, giusto? Credo che la scelta più inteliggente sia lasciare che questa donna viva. Sotto la nostra custodia ovviamente. Per sgominare davvero questo traffico d'armi avremo bisogno di sapere chi comprava le armi e da dove provenivano. Quindi ti chiederei di curarla quanto basta per non lasciarla morire e poi portarla con te o lasciarla in custodia da qualche parte.
E si fermò un attimo per poi riprendere e, con un mezzo sorriso pitturato sul volto, concludere così
Credo che le tue tecniche sia bastanti per farla parlare
Così calò il sipario sulla prima missione di Akuraguri, ninja di Kiri.