Il Liceo di Genosha

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Filira
        Like  
     
    .
    Avatar

    Mother of dragons

    Group
    Fan
    Posts
    191
    Reputation
    +30

    Status
    Offline

    Kamuy Nomi


    I - Cise



    Cise. Casa.

    Era stata la prima parola pronunciata da Hotene, la quale al tempo - come tutti i bambini della tribù indigena di Azumaido - non aveva nemmeno un nome tutto per sé. La coscienza di ciò che significasse cise, dunque, era per la ragazza ancor più radicata della sua stessa identità.
    Significava riparo, famiglia, protezione. Ma, sopratutto, riposo.
    Inghiottito dalle pesanti nevi dell'isola a sud di Genosha, il villaggio conduceva un'esistenza tutto sommato tranquilla, fatta di autosussistenza e spirito di comunità. I bambini della tribù crescevano come un unico, piccolo branco, almeno fino al compimento degli otto anni d'età: formalmente, d'ora in avanti sarebbero stati in forza al Villaggio della Nebbia. Nella realtà delle cose, tuttavia, la gioventù di Azumaido faceva era ben poco coinvolta negli affari del Continente, privilegiando una vita dedita a caccia e pesca.
    Per tutti questi motivi, e per altri che affronteremo in seguito, Hotene Nitai di Azumaido conduceva una vita abbastanza tranquilla, una di quelle in cui la pressante necessità si configura nel procacciare qualche scoiattolo da mangiare al caldo del kuca, i piccoli rifugi di caccia sparsi per le bianche foreste dell'isola.
    Nella quotidianità delle piccole cose, Hotene non si curava di Kiri, degli equilibri geopolitici della regione, degli scontri fra clan. C'erano lei, il suo arco, e qualche sfortunato animaletto che capitasse a tiro dello stesso.
    Normalmente era così, certo. Ma quella sera qualcuno l'aveva pensata diversamente.
    Il fuoco al centro della stanza stava lanciando gli ultimi crepitii e bagliori, quando gli occhi blu di Hotene si spalancarono. La veglia durò pochi secondi, giusto il tempo di sentire una forte pressione di un panno sulle narici e la bocca. Poi il nulla. Niente più cise.

    Del viaggio non ricordava molto, solo un lieve sballottamento qua e là, intervallato da continue prese di coscienza momentanee. Poteva avvertire il citatap agitarsi nello stomaco, unica vera sensazione che la preoccupasse realmente. Pochi secondi dopo era di nuovo svenuta, trascinata chissà dove e da chissà chi nella fredda notte del Nord.

    Quando l'odore acre di un qualche agente chimico le sfiorò il naso, temette che realmente il citatap della sera prima facesse una sgradita apparizione. Arricciò il naso con aria confusa, mentre il mondo riprendeva lentamente forma di fronte ai suoi occhi. Un profilo incappucciato la osservava, dapprima in silenzio, poi cominciando a farneticare su cose che, come detto, avevano interessato solo vagamente la vita di Hotene fino a quel punto: Kiri, il Mizukage, Genosha. Riconobbe l'accento del continente che caratterizzava la voce della figura.
    Sisam.
    Arricciò appena le labbra, ascoltando attentamente le parole dello sisam, annuendo perfino all'occasione. Sangue, morte e tutto il corollario. Sospirando abbassò appena le spalle: ora sì che aveva capito.

    Scusami, sisam. Penso che abbiate sbagliato Nitai. Quella che state cercando è Ipokash, mia sorella gemella. Io non uccido persone.

     
    .
18 replies since 27/3/2020, 21:10   377 views
  Share  
.