Non sei molto diverso da un grosso orso polare, sisam. Con la differenza che loro riescono a stare ben saldi sulle zampe.Notò senza alcuna pretesa di superiorità, mentre il bestione si rimetteva su due piedi a fatica. Certo, non era nella natura di Hotene cacciare gli umani quali fossero prede, ma ci derto non avrebbe permesso all'uomo di ridurla in carne da macello. Era d'altronde la più antica e fondamentale legge della natura, quella a cui si trovavano ora dinnanzi: mangiare, o essere mangiato. Vincere, o essere sconfitto.
L'uomo non sembrava molto soddisfatto dell'andamento della lotta, comunque. Che fosse il pensiero della libertà tanto anelata che gli sfuggiva tra le dita, o la vergogna di essere sopraffatto da una ragazzina, di certo la cocente delusione lo spinse a caricare contro Hotene con tutta l'energia che aveva in corpo.
La ragazza lo vide arrivare rapido, mentre le sue nocche rilucevano illuminate dal rosso tremolante delle torce accese. Non riuscì a concentrarsi su quel dettaglio, in quanto un rapido montante dell'uomo la costrinse ad abbassarsi velocemente, anche se di poco, riuscendo a
schivare l'attacco anche grazie all'enorme differenza di altezza fra i due. Quasi contemporaneamente, l'energumeno tentò stavolta di allungare le mani per afferrarla, non facendo però conto dell'agilità che il piccolo corpo della ragazza le offriva.
Rotolò su un fianco, concentrando un'esagerata quantità di chakra nelle gambe per sfuggire all'attacco. I muscoli cominciavano a dolerle, danneggiati dalla forzatura cui Hotene li stava sottoponendo.
HAY.Non l'aveva visto, non l'aveva sentito. E di certo non aveva fatto nulla per fermarlo. Tuttavia il pugno dell'uomo le era arrivato dritto in faccia, reso ancora più
doloroso da un pericoloso aggeggio sulle sue nocche. L'esclamazione di dolore di Hotene era stata una semplice conseguenza di quell'ultimo attacco che, con superificialità, si era lasciata sfuggire a causa della distrazione data dalla schivata precedente. Il sapore ferroso del sangue le inondò la bocca, costringendola a sputare una macchia rossa sul terreno. Sospirò, volgendo la testa verso l'uomo di fronte a lei.
Sono stanca, sisam. La caccia finisce qui, e ora.A qualche metro da lei, giaceva abbandonato il martello dell'uomo. Ne aveva udito il tonfo quando quello l'aveva perso, e ne poteva scorgere il brillìo sommesso dato dalle torce. Non restava che recuperarlo.
Compose un semplice
sigillo, lasciando credere all'uomo che non avesse mai abbandonato la sua posizione. Poi, rapidamente, si
mosse verso il martello, prendendone possesso. L'immagine sarebbe durata solo qualche frazione di secondo, lasciandole però il tempo di
lanciarsi contro l'uomo, con un
colpo ben assestato ai garretti di quello. Poteva essere grande e grosso, ma con le caviglie fuori uso sarebbe collassato come un orso caduto in trappola. Poi, cambiando rapidamente orientamento del martello, l'avrebbe diretto verso l'inguine dell'uomo, con un devastante
colpo caricato dall'alto verso il basso. Era il colpo peggiore che si potesse riservare ad un uomo? Probabilmente. Hotene provava un qualche tipo di rimorso nell'aver messo in pratica un trucco di così basso livello? Forse. Però voleva sopravvivere, voleva mangiare, non essere mangiata. Voleva vincere.