Il Ciliegio che sboccia nel Sangue.[剣術の見習い -Kenjutsu no Minarai]

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  1. Yato Senju
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    Il Maestro di Spada


    Minarai 4

    Il Maestro rispose a quella domanda che avevo posto quasi con intento retorico, ma certo non mi aspettavo che arrivasse a espormi un intero e complesso processo di apprendimento che certamente sembrava assai più semplice a parole di quella che sarebbe stata la sua esecuzione. Conoscenza minata dalla tentazione. Cedere cercando di controllarsi. Accogliere poi tutto in una sintesi guardando al fine e non al mezzo. Risposi con tono assorto, cercando di far miei quei concetti. Il paradosso rimane, ma forse intuisco ciò che cercate di dirmi. Non sarà semplice attingere a qualcosa del genere. Ma la Missione aveva la priorità: era l'unica cosa che contava, a conto di dover attaccare e distruggere Konoha io stesso, pur di fare ciò per cui ero nato e cresciuto. Forse il Maestro voleva porre una briciola della sua visione del mondo per plagiare la mia mente assetata di potere e conoscenza, ma non sapeva nè poteva sapere che un plagio era già avvenuto, da diciannove anni, costante, inesorabile, autoalimentatosi e, soprattutto, accettato senza alcuna critica. La Missione era tutto. Non si trattava di un semplice motto o di un nindo, era la descrizione stessa della mia più intima essenza: tutto il resto, la frustrazione, l'odio, la debolezza, era mera decorazione.

    Proseguii l'addestramento fino a quando, accecato dal fuoco interiore che cercavo di alimentare per mantenere la concentrazione, non finii per attaccare Kyofu senza avere un reale controllo di me o delle mie azioni. O meglio, queste sono solo sciocche giustificazioni: avevo assolutamente il controllo, avevo spinto corpo e mente a concentrarsi e focalizzare su di lui ogni istinto ed emozione, avevo SCELTO di attaccarlo, anche se nel farlo avevo esagerato, mettendo da parteil giudizio razionale.

    Dita d'acciaio fermarono la mia lama senza troppa fatica. Quanto era potente il Maestro? Quanto era vicino al Bersaglio? Quei due pensieri furono come una secchiata gelata che interruppe del tutto la mia concentrazione, mentre gli occhi dietro la maschera si sgranavano per la sorpresa e per la realizzazione di cosa stava accadendo: avevo scelto di cedere, e l'istinto aveva obbedito alla perfezione. Era stato un mio errore. Un errore potenzialmente tragico ma anche esaltante ed euforico. Io...io... Cercai invano di liberare la lama, a più riprese, prima di irrigidirmi e cercare di lasciare andare la tensione. Lasciai l'arma quando il Maestro la spinse via, allontanandomi per raccoglierla.

    Feci un breve inchino a Kyofu. Sono...mortificato. Ho voluto attaccarti per uccidere. Voltai il capo verso Kensei. Non posso dire di non essere stato avvertito. E non posso scusarmi per aver perso il controllo...ho scelto di perderlo per riuscire. Non ci sono scusanti. La mia disciplina è ancora debole...più di quanto immaginassi. Le parole sulla "Forma della Ferocia" sembravano intriganti: il solo concetto di dare una Forma alla Ferocia era un modo per renderla utilizzabile in modo concreto, un briciolo di ordine per dominare il caos e il suo immenso potere. Mi inchinai nuovamente verso Kensei. Sarò lieto di apprendere, Maestro, se vorrete insegnare. Annunciai meccanicamente, mentre lui tornava all'addestramento come se nulla fosse accaduto,

    La fase successiva prevedeva di sfruttare quel complesso stile di spada non tanto per spezzare una tecnica, ma per disattivarla temporaneamente, cosa particolarmente efficace nei confronti dei rivestimenti di chakra di cui avevo studiato in Accademia. Ferire il chakra. Ripetei, soppesando il Lato Oscuro del Ciliegio nella mia mano. Avevo percepito quella stessa sensazione quando avevo affrontato il Chirappa: la mia spada non aveva tagliato il sangue ma piuttosto la struttura di chakra che permetteva al sangue di muoversi a quel modo. L'effetto doveva essere similare. Se nel jutsu di prima è più difficile immaginare una vera e propria struttura, con un Rivestimento dovrebbe essere più semplice dato che richiama l'oggetto rivestito e la forma stessa del costrutto di chakra, è corretto? Certo, in genere la struttura di un Rivestimento era più compatta e intricata di quanto non potessere essere quella di un'Emissione, visto che manteneva un flusso costante di energia...tuttavia non dovevo spezzarla: mi era sufficiente indebolirla. Ferirla.

    Impiegai alcuni secondi per ricomporre la mia forma e respirare, cercando di raggiungere lo stesso stato mentale di poco prima, anche se più lieve: il sensei era al centro della fiamma e ogni frammento del mio essere, ogni emozione veniva riversata su di lui, senza essere messa a tacere. Non volevo il silenzio nel mio animo, ma un grido che fosse costante ma non cacofonico: mirato. Serrate le mani sull'elsa partii all'attacco senza esitazione, ma la mia lama non infranse la potente difesa elettrica del Maestro, rimbalzandovi sopra. Tks! Trattenendomi, era evidente che il mio potere fosse inferiore, ma sul momento non riuscivo ad abbandonarmi nuovamente a quelle emozioni, volevo prima comprendere, avere una base. Colpii ancora, stavolta riuscendo a imporre nella lama quella forza necessaria a lacerare i sottili legami di chakra, ma pur dissolvendo in parte il rivestimento sul petto questo si ripristinò immediatamente, ben prima che io potessi riuscire a colpire ancora...in quel momento un rapido guizzo della lama composta di sangue del Maestro mi fece volare via la spada, accentuando le fiamme dell'odio che lo circondavano, almeno nella mia mente. NO! Ruggii mentre il legno emergeva dalla mia mano afferrando al volo la mia arma e riportandola là dove doveva essere. Ricomposi la guardia, senza aver perso più di tanto la concentrazione e anzi accentuandola, quasi come se quel gesto di sfida, quel tentativo di umiliazione, avesse solo aggiunto benzina al fuoco.

    HAAA! Un fendente netto riuscì ancora una volta a infrangere per una frazione di secondo il rivestimento del Maestro, ma era troppo superficiale e la copertura di chakra venne indebolita, non dissolta, quindi un nuovo fendente orizzontale portato con entrambe le mani ben salde sull'elsa. L'irritazione cresceva e con essa anche le fiamme intorno a Kensei: il colpo era assai più potente e preciso, il chakra adeguatamente distribuito nelle braccia, la sensazione e la volontà di ferire c'erano. Ma ero stato frettoloso, avevo replicato quella stessa intenzione di danno che avevo sfruttato contro il Chirappa. Andava bene, ma non era il modo adatto di ledere quella struttura di chakra. Ancora una volta un movimento della Yakusoku mi umiliò strappandomi il Ciliegio di mano, e a quel punto lasciai andare ogni riserva, riversando tutta l'aggressività contro di lui!. NO! NON DI NUOVO! Un pugno si era levato contro il mio addome e ovviamente mi raggiunse, spezzandomi il fiato, ma non per quello la fiamma aveva smesso di bruciare, semmai si era accesa di nuova vita!

    La mano che avevo teso per riafferrare la spada al volo stava per produrre del legno e riafferrarla, ma ovviamente il pugno mi aveva interrotto, e nonostante questo i miei occhi oltre la maschera si accesero di spietata e furiosa determinazione. Forse era stato solo per una frazione di secondo, ma in quel brevissimo istante la furia era divenuta mero strumento di una scelta fredda e calcolata: un fine che avrebbe usato ogni mezzo, a ogni costo. Con la pesantezza di quel colpo mi era rimasto appena un mezzo respiro ma lo avrei usato tutto per fare quanto mi ero prefissato: ferire. Questo mi aveva chiesto, per questo mi stava addestrando, pur umiliandomi (forse per il mio bene, ma comunque umiliandomi), e io glielo avrei dato.

    Istinto e potenza: dal braccio teso una lama prese forma, in legno, estratta e portata a colpire in un movimento fluido, come avevo fatto anche sulla nave per abbattere il leader dei tre criminali che mi avevano rapito. Ma stavolta gli insegnamenti del Maestro si erano aggiunti al mio repertorio, in un fendente rapido, pericoloso e che forse non si sarebbe aspettato [Tecniche]Creo Katana con il Mokuton, potenza 50.. Il legno stracciò via il fulmine e imediatamente dopo feci seguito con un affondo al cuore, forse pericoloso: il legno di un Senju aveva poco da invidiare al migliore degli acciai.

    Questa volta però dopo quel colpo mi fermai. Era stato un attimo di lucida furia a guidarmi...forse non avrei mai più raggiunto quello stato, ma in quell'occasione ci ero riuscito. Non avrei ringraziato il Maestro, ma sarei rimasto a fissarlo prima di accasciarmi senza fiato nè forze, specie dopo quel pugno, non prima di avergli fatto un cenno d'assenso col capo, come a far intendere che avevo capito.
     
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