L'avventura del carbonchio azzurro[Chakra adesivo per Hotene]

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  1. ~Sekiro~
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    L'Avventura del Carbonchio Azzurro


    ~I~



    Angelo o Demone?



    Un altro giorno, un'altra missione. Per il Lupo, ormai, stava diventando un'abitudine, quella di prestare il suo servizio al villaggio che lo aveva ospitato. Lo shinobi da un braccio solo aveva imparato molte cose di Kiri, da quando vide uscire dal grande cancello, con le quattro onde impresse, lo strambo personaggio dal ciuffo albino che per primo lo aveva accolto: Akira Hozuki in cerca di una capra. Da allora aveva imparato che nel nuovo mondo che lo circondava, così distante dalla sua casa, Ashina, esistevano altre organizzazioni ninja sparse su tutto il continente e che quattro di esse erano unite in un'alleanza pacifica guidata dall'Accademia, un'istituzione internazionale che garantiva la collaborazione trai vari villaggi. Proprio sotto ordine di questa e della Nebbia, era partito per il Paese del Mare, come sua prima missione, per aiutare a recuperare la nave di uno spadaccino bizzarro, proveniente da Oto, di nome Tasaki Moyo... recupero che si era rivelato alla fine molto più difficile del previsto. A seguire c'era stato il suo rapimento sull'isola di Genosha, un'isola disabitata ed abbandonata del nord, dall'habitat estremo che fungeva da prigione e campo d'addestramento, dove ebbe luogo lo scontro con Hideo Nishimura, la “Pantera”, come lo aveva ribattezzato il Lupo, in nome di un rituale detto Nebbia di Sangue, sotto la supervisione dell' ”Ombra”, Youshi Tokugawa. Assieme a questi, e ad altri due ninja di Kiri, poco tempo dopo, l'Ōkami era ripartito per un'altra avventura, un lavoro di protezione in incognito di un facoltoso commerciante di katane attraverso l'isola di Nagi. Insomma... in quel breve periodo, di certo, il Lupo non s'era annoiato, ma soprattutto aveva avuto l'opportunità di non rimanere incastrato nell'accidia, nel rimorso e nei ricordi del suo fallimento, fallimento che era ormai un'ossessione: la morte del suo Signore, Kuro, l'Erede Divino. Kuro, per cui si era spinto sino al cuore della Forra, dove abitava una Scimmia Immortale, che, come tutti gli Immortali, era infestata dai vermi; Kuro, per cui si era spinto sino al villaggio nascosto più antico di Ashina, Mibu, in cui era riuscito ad essere considerato degno di trascendere verso il celeste Palazzo della Sorgente, dopo aver battuto l'immortale, infestata dai vermi, guardiana del Palazzo, la monaca Yao; Kuro... per il quale aveva tradito e poi ucciso suo padre, il Gufo, contravvenendo al Codice di Ferro degli shinobi: seguire alla lettera PRIMA i comandi del Padre e, SUBITO DOPO, quelli del suo Signore. Aveva perso tutto, di nuovo... l'uomo che lo aveva accolto e il ragazzo che aveva giurato di proteggere...
    Ma era andato avanti, l'Ōkami, a Kiri, anche se, non raramente, seduto nella più totale solitudine della sua casa distaccata e diroccata, che l'Amministrazione gli aveva concesso, a scolpire Buddha dal volto triste, la mente tornava al suo passato. E la mente non poteva non viaggiare sino alla sua terra, al momento, visto che nel piccolo mercato, dov'era stato inviato come sorveglianza, e che ospitava un'anonima fiera di oggetti usati e di antiquariato, non c'era assolutamente nulla da fare, se non girare tra le bancarelle affollate dalla gente che chiedeva sconti o cercava cianfrusaglie o merci introvabili nelle attività più grandi e rinomate. Non era stato mandato da solo ad eseguire quel patetico compito, ma con lui c'era la Pantera... ormai, dal loro scontro all'ultima astuzia sui ghiacci perenni, sembrava quasi che l'Amministrazione avesse intenzione di formare una coppia fissa. I due shinobi si erano divisi le zone da pattugliare, controllando i due ingressi ai poli opposti della fiera.
    Fu mentre ammirava delle antiche spade, richiamato da una strana attrazione e da un luccichio nelle loro lame che si riverberava nei suoi occhi, nascoste dietro una fila di tappeti cremisi di una banchetto anonimo, sporco e tutto scassato, che la vide arrivare: una presenza strana, inusuale, certamente non consona a quell'ambiente. Era una ragazza, dalla carnagione leggermente olivastra, gli occhi bluastri e i capelli corvini, che vestiva abiti pesanti ricoperti da una spessa pelliccia, ma che, soprattutto, giungeva volando in groppa di una creatura per certi aspetti maestosa e per altri terribile alla vista: un gigante pipistrello albino dallo sguardo inquietante con affilati artigli rosso sangue all'estremità della sua imponente apertura alare. Atterrando proprio in mezzo alla piazza del mercato della fiera, divenne il centro dell'attenzione degli astanti, alcuni dei quali si bloccarono di colpo, stregati dalla bellezza e dalla fierezza dell'animale e della ragazza, mentre altri ne furono terribilmente spaventati, scappando o urlando alla vista di quelli che potevano sembrare, ad occhi superstiziosi, un diavolo bianco ed un angelo della morte che calavano dal cielo a castigo della razza umana tutta. La ragazza stava girando la testa in ogni direzione, muovendosi avanti ed indietro lungo la strada principale che si snodava tra i negozietti, quasi come se stesse cercando qualcuno in modo impaziente. Lo sguardo dell'Ōkami si voltò di scatto verso quella scena, con il dubbio sul fatto che quella coppia potesse essere un pericolo o meno... il Lupo d'istinto portò la mano del suo unico braccio, il destro, sull'impugnatura della wakizashi. Tuttavia, c'era qualcosa che gli impediva di andare a controllare tranquillamente, senza particolari preoccupazioni nell'allontanarsi da quel bazar anonimo... un ultimo scintillio rese chiaramente visibile la scritta, minuta, leggera, quasi invisibile, intagliata sulla lama della spada che lo stava attirando: Kenkichi...

    Cerca qualcosa, signore?

    Un commerciante, dall'aria navigata e dagli occhi vispi e malevoli, era venuto a destare lo shinobi dall'ipnosi indotta dalla spada sulla sua mente.

    No... devo andare. Mi scusi.

    […]



    Ordini del Mizukage. Dovete seguirmi. Vi spiegherò tutto durante il viaggio. Una nave ci sta già aspettando al porto. Sai per caso dove si trova il tuo compagno?

    Era proprio così: quella ragazza dall'aspetto all'unisono grazioso e terribile, dolce e fiero, rassicurante e al contempo freddo e senza pietà, era un ninja, una kunoichi per la precisione. Il suo nome era Hotene Nitai ed era stata chiamata a reclutare il Lupo e la Pantera proprio da colui che reggeva le redini di Kiri. Ancora una volta, quella ridicola abitudine dei ninja del posto di esporsi senza motivo agli avversari, rivelando il loro nome completo, fece storcere il naso all'Ōkami. Un ninja non doveva avere un nome. Un ninja non era nessuno, se non un'ombra strisciante, un simbolo, un vessillo del potere, uno strumento da sacrificare per il bene del proprio padrone, come lo era lui, il Lupo... o meglio, come lo era stato. Ormai, comunque, non ci faceva più tanto caso, dopo tutte le volte che si era ripetuta quella scena. Lo shinobi da un braccio solo guardò la ragazza, almeno inizialmente, sospettoso. Tuttavia, ripensandoci, era poco probabile che un'imboscata o una trappola fosse attuata così, alla piena luce del giorno, in mezzo alla folla piena di possibili testimoni. Il pensiero lo rassicurò ed il ninja allentò la presa sulla sua arma che, fino a quel momento, aveva tenuto pronta per un'eventuale estrazione improvvisa.

    Seguimi.

    Lo shinobi d'Ashina condusse il pipistrello e la kunoichi attraverso il mare di persone, di ogni tipo, che affollava la fiera. Non fu un compito difficile: alla vista dell'animale albino, la gente si spostava autonomamente, intimorita o incuriosita dalla sua presenza. Alla fine lo trovarono, la Pantera, dalle vesti nere come un manto notturno e dagli occhi rossi come quelli di un predatore pronto ad assalire la sua vittima sbucando dall'ombra. Le sensazioni, che il compagno gli aveva suscitato a Genosha durante il loro scontro, non accennavano ad abbandonare la mente del Lupo ogni volta che lo guardava. Anche lui, Nishimura, forse, annoiato come il Lupo dal poco stimolante lavoro di sorveglianza di un mercato in cui per ore ed ore non c'era stato nulla da fare, avrebbe trovato interessante o sospetta quella visita inaspettata.

    Pantera, questa è Hotene Nitai. È qui per conto del Mizukage.

    […]



    Una volta presentatasi, e dopo aver dato anche alla Pantera quelle poche spiegazioni fornite al Lupo, Hotene Nitai ed il bianco mammifero volatile guidarono i due shinobi al di fuori del mercato per arrivare, infine, al porto di Kiri poco distante. Una nave, poco più che un battello, era già pronta a partire. Il Lupo montò a bordo, pensando che tutte le missioni che aveva fatto per la Nebbia sino a quel momento erano iniziate con un viaggio per mare...

     
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