Lupi e Iene

Quella sorta di scaramuccia che stava avvenendo tra me, Etsuko e Youshi-san venne presto interrotta dalla comparsa dell'attore principale in quella teatro dell'assurdo. Riconobbi subito la voce di Kensei Hito, dopo qualche istante che aperta la porta a suon di calci, rientrò all'interno di quella stanza degli interrogatori.

Senza mezzi termini ordinò ad Etsuko di annullare il velo di nebbia e allo stesso, forse grazie alle informazioni date sempre dal Chunin puntò direttamente contro di me, il vero me. Il suo odio mi pervase nuovamente, una sensazione che avevo già provato tempo addietro all'Abete in quella sorta di scontro.

Tuttavia a differenza di allora non ebbi in quel momento la forza e la prontezza per reagire all'attacco che stava per incombere proprio dal Mizukage. Non ci fu tempo di muoversi o contrattaccare, perché il Mizukage comparve semplicemente sotto il mio naso dopo aver eseguito un probabile movimento accelerato. Però si trattò di un colpo d'elsa e fortunatamente non di filo che comunque non ebbi modo di schivare. Fu talmente veloce, complice anche l'odio che rallentava visibilmente le mie reazioni, che non potei fare altro che subire.

L'elsa prese in pieno la mia maschera rompendola in due pezzi e il freddo metallo, misto al legno pregiato, andò a sbattere contro la mia fronte. Il colpo fu doloroso, nonostante la mia veste elettrica e l'uso ampio di chakra per aumentare la resistenza. [Danno]Resistenza: 800 (Impasto Mediobasso). Rivestire: 20 (Impasto Basso).

Danno complessivo: 10 Arma Impropria + 10 (Differenza Forza- Velocità) -20 (Rivestire Elettrico) = Lieve E non pago di tale violenza Kensei proseguì con un secondo colpo. Nuovamente fu inutile tentare una schivata vista l'enorme differenza di velocità e colpendomi sempre contro la fronte. Incassai nuovamente, sempre cercando di attutire al massimo il contraccolpo grazie alla veste elettrica, ma il danno non fu grave, ma decisamente invalidante e fastidioso. Entrambe le gambe tremarono dalla forza che subii in testa e dovetti dare spazio a tutta la mia esperienza e forza fisica e mentale per mantenermi lucido in quella situazione.[Danno]Resistenza: 800 (Impasto Mediobasso). Rivestire: 20 (Impasto Basso).

Danno complessivo: 10 Arma Impropria + 10 (Differenza Forza- Velocità) -20 (Rivestire Elettrico) = Lieve

Tuttavia cedetti, il ginocchio destro si abbassò quasi di istinto e poggiando la mano sinistra sul pavimento evitai di cadere in avanti, mantenendo per quanto possibile così un briciolo di dignità. La fronte era comunque aperta, entrambi i colpi avevano lacerato la pelle, creando una ferita e il sangue scendeva con veemenza. Il liquido, caldo e vermiglio, copriva il mio volto e sporcava i miei vestiti e quando percepii il suo sapore ferroso sulle labbra alzai lo sguardo, ritornando così di nuovo alla realtà e alle parole che mi aveva rivolto Kensei Hito. Mi aveva promesso un allenamento, lo potevo veramente considerare tale? Quale era la ragione di tale violenza?

Non capivo esattamente le sue intenzioni. Voleva lavorare con Hayate? Allora perché coinvolgere altri due Ninja? Voleva forse introdurre anche loro in quel mondo? Domande impossibili da rispondere. E non avevo davanti a me molte alternative, se non quelle di accettare la proposta di Kensei Hito. Glielo avevo garantito, non provavo più odio nei suoi confronti. Né risentimento. Il Kato dell'Abete aveva conosciuto la mostruosità del mondo e non aveva di certo tempo da perdere in inutili prove di forza. Di conseguenza, nuovamente, diedi fiducia al piano oscuro di Kensei Hito. Superando il mio orgoglio e la mia volontà di rivalsa nei confronti della violenza che avevo subito mi rivolsi verso il Jonin Accetto la tua proposta, Mizukage. Di lavorare per te. Di aiutarti, come ci eravamo accordati ad Oto. Inoltre poni le tue domande. Vedrò di risponderti, con la massima sincerità. Ammesso che l'avesse voluto veramente, ma questo non potevo saperlo. Le ultime parole sarebbero state un messaggio chiaro, che non sarebbe di certo passato inosservato per un uditore acuto. Ora non mi restava altro che osservare la sua reazione.