Gocce di sangue e petali di Ciliegio[Add TS per Sekiro&Hideo]

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  1. ~Sekiro~
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    Gocce di sangue e petali di Ciliegio


    ~I~



    Echi del Passato



    La figlia di Dogen, il Leggendario Cerusico, si affacciò lentamente all'ingresso del Tempio in Rovina. Lì, al centro del pavimento consacrato al Buddha, il figlio del Gufo sedeva, intento, perso, ossessionato, ipnotizzato nello scolpire le effigi della divinità a cui quel tempio era dedicato. Egli aveva un braccio solo, con cui vibrava colpi di scalpello senza sosta contro il legno muto, insensibile, indifferente alla tempesta di rimorsi e rancore che divampava nell'animo di quello strano artigiano.
    I segni del tempo immemore, i segni infuocati di artigli demoniaci, i segni di un continuo e minuzioso lavorìo: una vera e propria montagna di idoli dell'Illuminato, nessuno dei quali avente un'espressione rassicurante. Marchi... di vite passate, di destini ereditati, ironicamente, da uno sventurato all'altro, quasi come se un Dio, tutt'altro che benevolo, si divertisse a ripetere incessantemente il ciclo di sofferenze di generazione in generazione.
    Lady Emma, dal volto coperto da una maschera di tristezza, guadagnò l'entrata cautamente e per un momento la figura dello shinobi fallito venne dalla sua mente sostituita in automatico da quella del precedente abitante di quel luogo: lo Scultore. La cerusica senza più padrone trasportava un particolare marchingegno, racchiuso in un involto di stoffa verde. Fabbricata dal padre suo, modificata mille e mille volte, Dogen aveva creato una “zanna” formidabile... talmente formidabile che l'esperto medico perse la sua vita e la stessa sanità mentale per forgiarla. Si trattava di un arto artificiale, una protesi shinobi, data in eredità a colui che si prese cura di Emma dopo Dogen, l'Orango da un braccio solo, Sekijo, e che, a sua volta, questi passò come lascito di una vita che fu allo shinobi dell'Erede Divino, il Lupo da un braccio solo, Sekiro.
    Ebbene, tutti i protagonisti di questa storia di padri e figli, di maestri e allievi, di morte e vita, erano spirati... dipartiti per sempre dall'esistenza terrena. Persino l'Erede Divino, aveva ormai fatto ritorno al luogo da cui proveniva. Gli unici sopravvissuti: il ninja e la cerusica.
    Lady Emma si sedette, in silenzio, in un angolo del Tempio, ad osservare il lavoro del Lupo. In un unico e fluido gesto, posò a terra e scoperse ciò che aveva custodito. Finalmente lo scopo di quella visita si fece chiaro.

    60



    Credo che... sia meglio che sia tu ad averlo. Senza dubbio, verrà il giorno in cui... arriverà uno shinobi in cerca di forza.

    Per quanto cercasse di dimenticare, la “zanna” persisteva, come vessillo indelebile o come maledizione di quello che una volta era stato, di quello che un tempo era successo e... del destino di un'intera schiera di shinobi.


    […]



    "La buona riuscita di questa missione ti garantirà l'arto di cui hai bisogno."



    La meditazione nella casupola abbandonata all'estrema periferia di Kiri venne bruscamente interrotta. L'inchiostro colante della lettera appena ricevuta gli aveva macchiato il cervello. Ed era un inchiostro che non sarebbe venuto via tanto facilmente. Come facevano quei monaci immortali a rimanere impassibili nelle loro preghiere mentre per tutta Ashina vagavano i loro “ratti” rapitori di bambini? A lui era bastata una semplice missiva per perdere definitivamente la concentrazione. Se quei degenerati del Tempio Senpou avevano abbandonato la via del Buddha, sembrava proprio invece che il Buddha aveva deciso di abbandonare per sempre lui, il Lupo. Era inquieto, il ninja di Ashina. Non sapeva nemmeno lui cosa voleva. Rifiutare la missione? Avrebbe potuto evitare ancora il confronto col suo passato, d'altronde però, in questo modo, avrebbe coscientemente disobbedito agli ordini di colui a cui aveva giurato di prestare servizio anche con la vita. Accettare a testa bassa? Avrebbe comportato alla fine spiegare al suo padrone perchè d'un tratto rinunciare alla nuova “zanna” che gli veniva prospettata...
    Le palpebre all'improvviso scattarono scoprendo iridi determinate e cariche di rabbia. Un veloce fendente tagliò l'aria. L'attimo dopo la testa di un idolo volava fuori, nel freddo e nebbioso mattino di Kiri. Dello shinobi che aveva scoccato il colpo, invece, non c'era più traccia...
    Riapparve due tramonti più tardi, al porto della Nebbia, come sempre, inginocchiato davanti al Mizukage, pronto a compiere il nuovo sacrificio che il suo Signore gli chiedeva. Era calmo all'apparenza, ma con lo sguardo basso, gli occhi chiusi, provava un'incontrollabile senso di esplosione che teneva a stento a freno.

    Come avete ordinato, mi presento al vostro servizio, Signore.

     
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