DE-CEPTIONFree tra Shu e Ryugi

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  1. -Shu
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    DE-CEPTION


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    Alla mia richiesta di aiuto Ryugi risponde sorridendoSiamo entrambi shinobi di Suna ed un ninja della Sabbia non abbandona mai i propri compagni.
    Ricambio il suo sorriso Ti ringrazio, Ryugi. Significa molto, per me. Avevo capito che Ryugi non vedeva la scelta che aveva fatto come un obbligo, ma come parte del suo nindo.
    Il nindo della sabbia. Evidentemente questi nuovi kazekage che non conoscevo non dovevano essere poi così male.

    ***



    I rumori del combattimento ci giungono alle orecchie. Accompagnato da Ryugi, senza parlare, ci avviciniamo al rumore. Se avesse deciso di prestare attenzione ai dintorni della scena Ryugi si sarebbe accorta, come faccio io, degli svariati "errori" della stessa. Questa è villa Akasuna, ma come la ricordava il mio io di quel momento. Molto più alta di quello che dovrebbe essere, dopotutto è la prospettiva di un bambino, con le parti più vicine al soffitto distorte.
    Nonostante io sappia quello che sta per avvenire mi sento come costretto a seguire gli eventi. Non sono costretto dal marionettismo, conosco molto bene come manovrare una persona, e non si tratta di un genjutsu. E' come... se sentissi di doverlo fare. Come se me lo dovessi.

    Come avevo fatto anni fa mi chino vicino al muro, dove avevo fatto un foro sulla parete. Poggio la mano sulla stessa ed il legno si apre, come venisse manipolato, aprendo una finestra, consentendo a me e Ryugi di vedere l'interno di quel dojo. Ci troviamo in alto, quasi un metro e mezzo sopra le quattro figure e spostati verso la sinistra di Satoru. Dovevo osservarli di nascosto, Agashi non approvava che io li guardassi allenarsi. Io dovevo concentrarmi a costruire altre marionette.

    Avrei indicato i due ninja a Ryugi Quello più alto è mio padre, Agashi Akasuna, pronipote di Sasori Akasuna, come non ha mai smesso di ricordare per tutta la sua vita. Non ti ho mai chiesto se conosci la storia, ma non ha molto senso parlarne ora. L'altro invece è mio fratello Satoru. Che tra poco... beh lo vedrai tu stessa.

    Avevo sezionato quella scena nella mia mente milioni di volte. So esattamente quello che sta per succedere.



    Il Kase-Obake, la marionetta ombrello, si sarebbe ritirata di fronte a Satoru, ed Agashi avrebbe esclamato:

    Forza, Satoru, la tua marionetta ha molte più armi del mio banale Kuroari: la mia è una marionetta da cattura, nemmeno da difesa! Dovresti saperla sconfiggere senza troppi problemi!

    Satoru avrebbe rilassato le spalle, una goccia di sudore avrebbe macchiato il tatami vicino al suo piede destro. Era al limite.

    E' stato tuo padre ad uccidere tuo fratello? sussurrò Ryugi. Per tutta risposta avrei portato un dito davanti alla bocca. Era il momento definitivo.

    Satoru portò indietro il braccio destro, piegando anulare e medio. Era il movimento per attivare l'apertura dell'ombrello.

    Il trascorrere del tempo sarebbe progressivamente rallentato. Un rumore raschiante avrebbe squarciato l'aria mentre lentamente la marionetta si apriva e l'asta posteriore destra, piegata, avrebbe fallito nel suo compito di mantenere il letale ventaglio rivestito d'acciaio legato alla marionetta. Quella parte del kaze tessen sarebbe volata all'indietro, perforando la gola di Satoru. Il bambino avrebbe iniziato a portarsi le mani alla gola. La trachea era stata perforata e non poteva emettere suoni. Il sangue sarebbe fluito copioso dalla ferita al collo. Satoru si inginocchiò a terra. Sollevò lo sguardo piangente verso il padre. Ryugi poteva vederlo chiaramente. Le lacrime copiose sgorgavano dal suo volto. Chiedeva aiuto, e pietà. Guardava negli occhi suo padre che, impassibile, rimase a guardarlo morire.

    Satoru cadde a terra, morto. Il tempo si sarebbe fermato.

    Scendo a livello del terreno invitando Ryugi a seguirmi, se non avesse già provato ad intervenire, ovviamente senza successo.

    Osservai tutto proprio da li le avrei detto, indicando la posizione dove ci trovavamo poco prima. Ho rivissuto la scena centinaia di volte, nei miei sogni. Ne sono stato ossessionato. Mi avvicino alla marionetta Ammetto però che è la prima volta che riesco ad esaminarla da questa prospettiva. Legai la marionetta con i miei fili di chakra, sollevandola da terra.

    Questo è il Kasa-Obake, una marionetta di mia creazione. Il costrutto si sarebbe diviso in molteplici pezzi, cadendo al suolo fino a lasciarne solo due intatti. L'asta piegata e una piccola molla ricurva, spezzata a metà.

    Qualche giorno dopo questi eventi ho recuperato la marionetta. L'ho smontata e rimontata decine di volte. Il risultato è sempre stato lo stesso. L'unico difetto è questa molla. Per quanto riguarda la morte di mio fratello, in un certo senso la colpa è di tutti e tre. Non che al tempo lo sapessi.

    Sospiro. Non è per niente piacevole rievocare tutto quel processo. In un primo momento diedi la colpa a me stesso: se avessi costruito la marionetta correttamente, se mi fossi accorto che questa molla era difettosa. Se non avessi avuto fretta nel costruirla tutto questo non sarebbe successo. Non è stato un bel periodo.

    Cammino avanti ed indietro per il dojo. Divenni molto aggressivo e violento, specie nei confronti di mio padre. Per tutta risposta lui mi diceva di sfogarmi creando nuove marionette, ancora più mortali. Di nuovo quella lettera mi torna alla mente. So che è la chiave per capire quell'uomo, Agashi Akasuna. Guardo negli occhi quel ricordo di mio padre ed improvvisamente si modifica. Si rimpicciolisce. Invecchia. Diventa completamente bianco, gli occhi chiusi e le labbra blu.

    Ora... ora ricordo. Agashi è morto. Ignoro il sospetto che mi viene vedendolo in questo stato. Non è il momento.

    Torniamo a me. In un secondo momento decisi di dare la colpa ad Agashi. Era lui che non l'aveva salvato. Era lui che l'aveva spinto al limite, lui che l'aveva ucciso. Non so se era un modo per sfogare la mia rabbia ed il mio odio nei confronti di Agashi o se invece volevo ignorare il fatto che odiavo me stesso per quello che era successo e proiettavo tutti quei sentimenti su mio padre.

    Porto lo sguardo in alto, ripensando a quel momento della mia vita. Non lo so. Fatto sta che iniziai prima a creare marionette sempre più mortali, sperando che qualcuna di essere potesse uccidere Agashi. In un paio di casi inserii appositamente dei difetti, sperando di far ripetere questa sorta di incidente. Mi volto verso Ryugi Non ne vado fiero, ma è giusto riconoscere anche i miei difetti. Dopo qualche anno scappai di casa e mi arruolai in accademia.

    Mi avvicino al cadavere di Satoru, lo stendo a terra e gli chiudo gli occhi. So che probabilmente ti sembrerò un po' freddo, Ryugi-san, ma ormai ho superato questo brutto, bruttissimo momento. Sospiro E nel caso ti fosse rimasta la curiosità, secondo me le cose sono andate così: io ho sbagliato, un errore di distrazione che sarebbe potuto capitare a chiunque. Non ho ricontrollato due volte che tutti i meccanismi funzionassero a dovere. Se allora avessi saputo come manovrare le marionette adeguatamente, se avessi avuto più esperienza, se non avessi avuto fretta di far provare la mia marionetta a Satoru lui non sarebbe morto.

    Poso una mano sul cuore del bambino Se Satoru non avesse passato troppo tempo ad allenarsi da solo con la marionetta sarebbe sia stato più lucido quando affrontò Agashi, sia... sia non avrebbe stressato eccessivamente la parte difettosa del meccanismo. La molla non si sarebbe torta, causando l'asta del Tessen di piegarsi e di conseguenza rompendo la molla e facendo scattare il ventaglio contro la sua gola.

    Indico Agashi Se Agashi si fosse comportato in modo diverso, capendo che mio fratello era stanco o controllando i meccanismi del Kase-Obake lui stesso... oppure cercando di salvarlo una volta ferito, invece di restare li impassibile...

    Mi avvicino alla ragazza mentre la scena inizia a dissolversi nel nulla. Ma tutto questo non ha più importanza ormai. E' solo un ricordo. E nemmeno so se sia vero o se sia solo una ricostruzione della mia mente per farmi sentire meglio riguardo a me stesso. Magari ho solo voluto mentirti, per cercare di fare bella figura. le dico, abbozzando un sorriso.

    In realtà ho solo voglia di piangere. Per quanto io abbia effettivamente superato lo shock della morte di Satoru, per quanto io volessi aver avuto la forza di uscire dal nascondiglio, al tempo, per cercare di salvare mio fratello io non ero stato migliore di Agashi. Ero rimasto la a guardare Satoru morire. Perché sapevo che non ci sarei dovuto essere. Perché temevo la punizione di mio padre. O, forse, perché volevo essere io la fuori a combattere con le marionette invece di essere relegato in quella stanza a costruirle. Forse invidiavo Satoru. Forse l'avevo guardato morire... perché in fondo speravo che morisse. Volevo prendere il suo posto e, alla fine, ci ero riuscito.

    Ma non è questo quello che voglio.

    Sospiro di nuovo. Forse devo iniziare a pensare di meno e a farmi meno problemi. Allora, Ryugi-san? Hai delle domande o possiamo lasciarci la morte di mio fratello alle spalle? Da qui in poi entriamo in un territorio inesplorato per questo "me". Non so quale potrebbe essere il prossimo ricordo.

    So solo che l'ultimo... riguarda il testamento di mio padre.

    Tu sei Shu Akasuna, pronipote di Sasori della sabbia rossa. Sei il mio primogenito, ed in quanto tale sarai destinatario dei segreti degli Akasuna. E del loro destino.

    Le parole che Agashi mi ripeteva continuamente risuonano nelle mie orecchie (e, anche se non ne sono ancora cosciente, in tutto il ricordo persino nelle orecchie di Ryugi). So qual è il segreto degli Akasuna, il metodo per trasformare un cadavere in una marionetta conservandole le capacità che aveva in vita ma... qual è il destino degli Akasuna?


    OT/come al solito per dettagli puoi sentirmi privatamente ;) /OT
     
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19 replies since 24/3/2021, 10:07   309 views
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