Nuovi Incontri

[Free Asami - Kyojuro]

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  1. Zakira
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    Nuovi incontri
    IV



    Da quella conversazione, Asami venne a conoscenza di alcune informazioni riguardante Kyojuro. Era un giovane studente dell’accademia e, nonostante la tarda età, era fiducioso delle sue abilità. Questo perché era stato addestrato personalmente dagli Uchiha, uno dei clan più celebri del villaggio della foglia.
    Fece un piccolo sorriso ricordando come anche lei si iscrisse all’accademia relativamente tardi rispetto alla media. Aveva 17 anni quando lasciò la villa familiare e intraprendere la carriera da shinobi. La sua vita, da quel momento, era diventata relativamente più semplice. Solo un anno dopo riuscì a diventare genin ma la strada era appena iniziata. Lo studio era ancora parte integrante delle sue giornate. Le missioni rappresentavano l’unico modo per mettersi alla prova e anche per esplorare quel vasto continente ancora da scoprire. Aveva incontrato talentuosi ninja sul suo cammino e il più delle volte si sentiva fuori luogo. Di base non era una combattente ma quella vita fatta di sfarzosità e inutili tradizioni iniziava a pesargli, trovando una strada alternativa anche se così tanto criticata dalla sua famiglia. Tra i due genitori, l’unica che aveva pianto era stata sua madre. Con lei si scambiava lettere di tanto in tanto ma ne sentiva comunque la mancanza.
    Con sguardo pensieroso, guardava altrove portando la mano sotto al mento. Erano passati un bel po' di anni dalla prima volta che aveva messo piede a Konoha. Solo al pensiero si sentiva vecchia, facendo mente locale sul tempo trascorso.

    - Mmm...sono passati 6 anni dal mio arrivo a Konoha… e sono diventata genin un anno dopo il mio arrivo...
    Ricordo che all’inizio non era stato facile. Sbagliavo continuamente strada, ritrovandomi il più delle volte da tutt’altra parte...
    Ahahahaha. -


    Scoppiò in una risata cristallina ricordando tutte le volte che si era trovata dalla parte opposta di Konoha. Per chi non era del posto quelle strade potevano sembrare tutte uguali. Ma con il passare del tempo, la Hoshiyama non ebbe così tanti problemi nel ritrovare la strada di casa e raggiungerla senza perdite di tempo.

    […]

    Rise alla battuta del giovane, dapprima metabolizzandola in attimi di silenzio che potevano sembrare minuti indefinibili.
    Asami vedeva di buon occhio le persone estremamente allegre. Rispecchiavano il suo modo di essere. La positività era parte dominante del suo carattere e il ragazzo, nonostante la caduta e la ferita fin dall’inizio era stato sempre gentile, fidandosi fin dall’inizio della genin dai capelli rossi.
    La fiducia riposta in lei gli permise di conoscere anche Sanako, che in quell’occasione offrì i suoi fiori della dispensa per aiutare il giovane Kyojuro nella sua ricerca. Una fortuna anche per Asami che, prima di quel momento, non ebbe mai avuto la possibilità di entrare non solo nel suo laboratorio, e scoprire come e dove venivano realizzati i suoi tonici, ma anche nella sua serra personale. Non sapeva chi ringraziare. Forse quel ragazzo o semplicemente qualcosa più grande di lei. Solo l’idea di osservare da vicino le piante che usava per le sue creazioni, la emozionava non poco. Quasi da far fatica anche a inserire la chiave nella serratura della porta, che aprì poco dopo energicamente.

    §Wow...§

    Quella piccola serra conteneva piante mediche di ogni tipo e dai molteplici utilizzi. Come la magnolia, un delicato fiore dai petali bianchi, o la viola , utilissima nel curare le infiammazioni. Tra le tante c’era anche quella che aveva comprato Asami quella mattina, il Biancospino. C’era di tutto in quella serra e un mix di profumi avvolsero i due, intenti a trovare quello che faceva al caso loro.
    O meglio quello che serviva al giovane studente. Infatti, dopo una breve occhiata ai fiori che la circondavano, puntò il suo sguardo su di lui, curiosa di vedere che piante avrebbe scelto per sua madre, molto probabilmente ninja medico data l’urgenza che aveva il ragazzo. Ma la sua attenzione però si fissò su un singolo fiore, che la kunoichi non aveva mai visto e sentito prima. Simile ad una rosa, i suoi petali scarlatti spiccavano rispetto agli altri fiori che Sanako aveva in quella serra. Chiese alla genin che proprietà avesse quel fiore ma lei stessa rimase spiazzata restando in silenzio e osservandola solamente. Non aveva mai visto quel fiore, nemmeno in uno dei numerosi libri che le aveva consigliato Sanako. Forse non se lo ricordava, dopotutto non era molto esperta in quel campo come invece lo era la proprietaria di quella farmacia-erboristeria. Ancora più insolita fu la reazione del ragazzo che, senza batter ciglia, richiamò l’attenzione di Sanako indicandogli successivamente proprio quel fiore. L’unico tra tutti gli altri.

    - Il fiore non è utile per la creazione dei tonici, puoi prenderlo gratuitamente -

    […]

    I due giovani shinobi, dopo aver lasciato la bottega, camminavano per quella via di Konoha. La mente della ragazza viaggiava, ripercorrendo le parole del ragazzo appena conosciuto.
    Perchè appena visto quel fiore, lo prese senza accertarsi dapprima delle sue caratteristiche curative? Perché lo prese anche se non aveva nessuna funzione in campo medico? A cosa gli sarebbe servito?
    Domande che gli frullavano nella mente. Ma la sua curiosità prese il sopravvento. Era più forte di lei non chiedere spiegazioni riguardo quella faccenda.

    - Kyojuro... Questo fiore non viene utilizzato in campo medico. Per quale motivo l’hai preso? -

    La risposta del ragazzo la spiazzò. I suoi occhi non poterono non staccarsi dalla figura del giovane mentre raccontava il perché gli servivano dei fiori, proprio quel giorno.
    Asami era nata in una nobile famiglia. Entrambi i genitori, soprattutto il padre anche se nei modi sbagliati, avevano sempre cercato di dare il meglio per la loro unica figlia. La viziarono e non la compresero, assecondando comunque il suo ennesimo capriccio che la portò via dalla sua dimora. Ma l’amore non gli era mai stato vietato. Tutte le loro attenzioni e preoccupazioni erano rivolte su di lei. Sapeva bene cosa si provava ad avere entrambi genitori. Sua madre poteva ancora abbracciarla. Sorriderle.
    Emozioni di gioia che il giovane ragazzo non poteva più condividere con la sua. Era indescrivibile per lei quell’emozione perché non sapeva cosa realmente si provava. In quella circostanza non sapeva cosa dire. Un banale mi dispiace, forse, lo aveva sentito e risentito più volte.
    Rimase in silenzio ascoltando cos’altro avesse da dire e alla richiesta del giovane non potè che osservare il suo volto, carico di nostalgia, e il suo sorriso, che cercava di mandarla via. Ammirava la sua forza d’animo e non ebbe il minimo indugio ad accettare il suo invito, addolcendo il suo sguardo verso di lui.

    - Certamente! Per me è un onore. -

    […]

    Poco dopo il ragazzo biondo si fermò ad un chiosco ordinando una porzione di riso e curry. Ormai era ora di cena e non sapeva a che ora rincasava. Inoltre conoscendosi non avrebbe mai cucinato. Mangiare adesso o più tardi avrebbe comunque comprato del cibo d’asporto. Stava per ordinare quando la voce della nuova conoscenza attirò la sua attenzione. L’aveva preceduta ed Asami, dopo un attimo di esitazione, accettò. Voleva forse sdebitarsi per quello che aveva fatto la genin, anche se lei stessa credeva di non aver fatto nulla di che.

    - Grazie. Sei molto gentile. -

    Dopo aver preso il pasto, entrambi si avvicinarono ad una panchina. Il cielo che gli si presentava aveva preso le sfumature dell’arancio, mentre una parte di esso si preparava per la notte. Così come l’aria che cominciava a rinfrescarsi. Per fortuna il pasto appena preparato contribuiva a non percepire quella frescura arrivata così all’improvviso.
    Nel mentre nella mente della giovane Hoshiyama riecheggiarono le parole dello studente. La sua storia la colpì molto. Così tanto che il solo il pensiero che le potesse succedere esattamente lo stesso la terrorizzava.

    - Ti sei iscritto all’accademia così tardi per tua madre? -

    Aveva la testa bassa, guardando il cibo all’interno del suo piatto, mescolandolo di volta in volta. La vita a volte poteva essere crudele ma per lui, come tutte le persone che avevano perso i genitori poteva risultare più difficile del normale. Fece una smorfia per poi guadare Kyojuro dritto negli occhi.

    - Scusami… forse sono stata un po' troppo diretta... -

    Ciò nonostante lui non si era arreso. Stava affrontando il destino, come qualsiasi guerriero era tenuto a fare.

    - Però ti ammiro Kyojuro. Nonostante tutto non hai perso il sorriso… Hai addirittura intrapreso la vita da shinobi. Questo ti fa onore. -

    Rimase in silenzio, fissandolo per pochi istanti prima di concentrarsi nuovamente sul riso e mangiarne una porzione.
     
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