I Primi Passi InfuocatiCorso alle Basi

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  1. -Shu
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    I primi passi infuocati

    Routine mattutina - Post Primo


    La luce del sole mi illumina le palpebre, una mano delicata mi sfiora il volto.

    Alzatevi, Kenji-sama. Quest'oggi è il giorno.

    Apro gli occhi, la luce illumina Taeko, la mia servitrice personale. E' dalla sua nascita che è stato deciso che lei, Hyuga della casata cadetta, mi avrebbe servito. I suoi occhi scuri tradiscono la sua imperfezione.

    Le sorrido Buongiorno, Taeko. Si, ho presente ma ti ringrazio di avermelo ricordato.

    Scendo dal letto e mi spoglio e, nudo, passo nella stanza di fianco dove un'ampia piscina di acqua calda schiumosa mi attende. Mi immergo e vengo raggiunto da Taeko. Risalgo e mi lascio lavare i capelli con un sapone profumato alla lavanda.

    Dopo qualche minuto esco dalla piscina e passo in una vasca dove Taeko prosegue il rito del lavaggio mattutino. La blocco quando raggiunge l'inguine.

    Quante volte devo ripetertelo, Taeko? Non sei tenuta a svolgere tale attività.

    Arrossisce Lo ha richiesto il nobile Hizashi.

    Faccio un cenno con la mano, scacciandola. Non è necessario che egli sappia tutto. Tu devi servire il mio volere, non il suo.

    Taeko si inchina e mi lascia solo. Termino da solo la mia pulizia.

    Apro l'armadio dei vestiti da allenamento.

    Prendo le fasce e inizio ad avvolgerle attorno alle braccia, prestando particolare cura alle mie mani. Non posso permettere che tutto il lavoro di Taeko, che ieri si è dedicata alla mia manicure, venga sprecato.

    Indosso una comoda maglia marroncina e dei pantaloni felpati bianchi. La maglia reca il simbolo del clan, il fuoco nel ventaglio, sulla schiena e sul fianco del braccio destro. Raccolgo i miei capelli e li infilo all'interno del cappuccio. Prendo anche una sciarpa di seta rossa per proteggermi il collo visto il tempo non piacevole. Metto delle calze pesanti e degli scarponcini.

    Prendo la cintura con le sacche porta oggetti che contengono le mie armi ninja e appendo sulla sinistra il tessen.

    Mi guardo allo specchio. Un perfetto membro del popolo, come mi è stato richiesto da nonno Hizashi.

    Devo ammettere che non condivido le sue ragioni ma mi ha posto una sfida interessante. Mi ritiene indegno del nome "Hyuga" ed ha stabilito che non posso né utilizzare il cognome né usufruire dei benefici del mio status nobiliare fino a quando io non abbia imparato a sfruttare il Byakugan. Il che significa apprenderne l'utilizzo. Il che vuol dire imparare l'utilizzo del chakra e divenire un ninja ufficialmente riconosciuto dall'accademia. Ovvero un genin. Il che significava rispondere alla lettera che mi era stata recapitata pochi giorni prima.

    Ero atteso questa mattina alle nove al cancello del villaggio, per essere messo alla prova al fine di raggiungere il grado genin. Il primo passo per dimostrare al nonno che sono degno della responsabilità che è mia di nascita.

    Apro la porta e trovo un pacchetto sul pavimento. Una scatola di plastica trasparente. Al suo interno del riso al curry. Sopra, un biglietto.

    "Mi sono permessa di prepararvi il pranzo, Kenji-sama. C'è abbastanza cibo anche per degli amici. Taeko."

    Sospiro. Prendo la scatola e la infilo all'interno di uno zaino, che contiene la corda di canapa e altri effetti personali.

    Come posso passare per uno del popolo se la mia servitrice mi prepara il pranzo? Povera Taeko. Così gentile ma così limitata, incapace di comprendere la visione d'insieme della vita. E' fortunata che io sia il suo signore e che la mia guida illuminata la guidi. Non tutti avrebbero accettato come servitrice una ragazza priva del Byakugan all'interno del clan. Uno dei pochi atti generosi di mia madre, pace all'anima sua.

    Mi copro con il cappuccio e mi dirigo verso il cancello.

    Qualche sguardo si volta verso di me (cavolo, mi sono dimenticato gli occhiali da sole! Come posso passare per uno del popolo con i miei occhi in bella vista?) ma decido di non darci peso.

    Questa disattenzione non è da me. Devo concentrarmi maggiormente a svolgere alla perfezione anche questo misero incarico, questo gioco di passare per un popolano.

    Arrivo al cancello e trovo di fronte a me già altre persone. Maledizione. L'etichetta avrebbe previsto che io arrivassi per primo. Questa cosa è inaccettabile! Forse, se avessi lasciato a Taeko l'incombenza della vestizione sarei potuto arrivare con il giusto anticipo.

    Mi mordo il labbro inferiore. Questo è intollerabile. Sospiro. Devo calmarmi. Non posso permettere alla mia ira, per quanto giusta, di prendere il sopravvento e, soprattutto, devo rimanere impassibile.

    Vedo una figura che si agita. Una donna, per quanto si possa definire tale una simile energumena. No. Non devo pensare queste cose. La mia naturale superiorità e magnanimità deve dimostrarsi anche in questo. Rilasso i miei lineamenti.

    La osservo agitarsi e lamentarsi, almeno fino a quando il nostro superiore non si identifica.

    Kyojuro, come mi era stato segnalato.

    La ragazza prende un quadernetto, sfoglia le sue pagine creando un soffice venticello da quanto le sventola, legge qualcosa e si schianta a 90 gradi esibendosi in un inchino degno di un premio.

    Interessante. Ci si diverte molto ad essere dei popolani, a quanto pare. Beati loro che non devono vivere con il peso delle responsabilità del clan più nobile della foglia.

    Mostra il bicipite e, per riuscirci attraverso la tuta da poveraccia, deve avere una massa muscolare non indifferente.

    Al termine di quel siparietto si presenta, sfoggiando un tono di voce molto eccitante. Neppure Taeko ha mai usato un tono del genere nei miei confronti. Dev'essere quella cosa che chiamano... seduzione.

    Digrigno i denti e so che sto diventando paonazzo.

    Non devo ridere.
    Non devo ridere.
    Non devo ridere.

    Nel caso fosse arrivato qualcun altro avrei atteso anche quella presentazione. Soltanto al termine mi sarei chinato, con la grazia degna ad un uomo del mio lignaggio nei confronti del capomissione.

    Il mio nome è Kenji.

    Come ordinato dal nonno non mi identifico con il cognome Hyuga, anche se gli occhi bianchi mi tradiscono.

    Mi concentro a mantenere un'espressione di alabastro, anche se l'umidità eccessiva dell'aria mi sta per far starnutire. Devo resistere. Starnutire non è elegante, non posso permettermi una simile caduta di stile.
     
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