I Primi Passi InfuocatiCorso alle Basi

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  1. Shinodari
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    Y Danone
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    I Primi Passi Infuocati


    La Principessa Samurai

    Intro





    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha Parlato di Hajime Parlato di Toshi Parlato di Susumu


    GI
    Integrità

    Il guerriero si impegna
    sempre fino in fondo
    in tutte le sue decisioni.



    Si svegliò prima dell'alba quella mattina. Il corpo madido di sudore, gli occhi sbarrati. Il volto pallido come quello di un fantasma. Ancora quell'incubo.
    Era trascorso un anno da quel doloroso giorno, ma Miyori non riusciva a darsi pace per aver abbandonato la sua gente. Suiren era in catene, sotto il gioco dell'usurpatore. La sua famiglia, se era ancora in vita, tenuta in ostaggio. Lei, invece, si era salvata, l'avevano salvata suo malgrado. Le faceva male, molto male sapere che, anche se fosse rimasta, non avrebbe potuto fare la differenza. Era poco più di una bambina. Una principessa guerriera questo si, ma senza alleati non avrebbe mai potuto riscattare la libertà del suo popolo.
    Lo shoji si aprì di scatto, all'ingresso Hajime fissava la ragazzina preoccupato.
    Il suo fratellone, la persona che più di tutte portava le cicatrici della sua debolezza, della sua incapacità.
    Aveva otto anni più di lei, alto, corporatura atletica. Portava i capelli lunghi legati alla base della nuca. Il volto regolare dai lineamenti gentili. Era riservato, di poche parole, ma Miyori sapeva che avrebbe sempre potuto contare su di lui, sul suo guardiano silente. Raramente rideva, ma in quei momenti eccezionali, il suo sorriso era gentile, molto dolce, tanto da illuminargli lo sguardo.
    Onii san, ti ho svegliato? Mi dispiace. Torna pure a dormire, io sto bene. Si scusò, cercando di tranquillizzarlo. Mentiva, stava tremando, però non voleva essere un peso per lui.
    Non era suo fratello di sangue, ma questo non toglieva il fatto che lei non lo considerasse tale.
    Lo vide scuotere la testa, avvicinarsi al futon dove dormiva e sedersi accanto a lei in seiza.
    Veglierò io sul tuo sonno. Un tono di voce senza inflessioni. Poche parole che non ammettevano una replica.
    La ragazzina sospirò. Non penso riuscirei a riprendere sonno. Ne approfitto per fare i kata prima di colazione. Considerò alzandosi dal letto. Vai pure, Onii san. Piano piano l'agitazione stava scemando.
    Come desideri Miyo chan. Si arrese, alzandosi a sua volta. Si riferiva a lei in tono informale solo quando non c'erano estranei. In tutte le altre occasioni, per lui, lei era “Miyori sama”.
    Lo shoji si richiuse alle spalle del giovane samurai.
    Rimasta sola Miyori si preparò indossando la veste d'allenamento. Si era abituata a vestirsi da sola, aveva rifiutato anche la cameriera offerta gentilmente dallo zio.
    Lo zio Enmei era il fratello minore del padre. L'aveva accolta nella sua casa riservandole la dépendance. Veniva trattata con un freddo riguardo. La ragazzina supponeva che sperasse in un risveglio della sua eredità di sangue anche se era Uchiha solo da parte paterna.
    Aprii la finestra lasciando che la brezza delle prime ore del giorno, entrasse nella stanza. Aveva bisogno di schiarirsi le idee.
    Alla fine era prigioniera delle convenzioni. Tutti si aspettavano qualcosa da lei.
    E' stato così anche per voi, padre? Volevate seguire il vostro cuore? Mormorò tra sé.
    Lui aveva rinunciato al dono, aveva scelto una via differente che l'aveva portato lontano da Konoha, dalla sua famiglia di origine.
    Lei aveva ripercorso i suoi passi a ritroso, per conoscere il suo passato.
    Inspirò profondamente.
    Basta autocommiserarmi. Si legò i capelli in una coda di cavallo ed uscì dalla stanza.

    Si trovava in giardino ad eseguire i kata con “Ninfea di Giada”, la katana appartenuta alla sua famiglia da generazioni. Era stata addestrata sin da bambina a maneggiarla. Sul camminamento aveva deposto il dadao, ancora nel suo fodero.

    Non le era permesso portare Ninfea fuori dalle mura di casa. Non le era permesso mostrare la sua abilità ad occhi estranei. Il mondo in cui aveva cominciato a vivere aveva regole diverse da quelle in cui era cresciuta. Essere un samurai ed essere una kunoichi. Sarebbe riuscita ad integrare queste due nature?
    Rinfoderò la katana. Si stava apprestando a prendere il dadao per esercitarsi, quando la voce squillante di Susumu, anticipò la sua presenza.
    Miyo chan, c'è una lettera per te! Esclamò, sventolando la missiva con la mano destra.
    Susumu si era aggregato al gruppo di recente. Era un ragazzo di sedici anni, di una decina di centimetri più alto di lei, fisico esile, ma scattante. Capelli castani legati in un codino, iridi dello stesso colore. Riservato con gli estranei.
    Una lettera? Fece eco, fissando la busta che il ragazzo che le porgeva.
    Me l'ha consegnata uno dei servitori di tuo zio. Sembra che provenga dall'Accademia. Osservò grattandosi la nuca.
    La fanciulla sollevò il sopracciglio destro.
    Cosa voleva l'Accademia da lei?
    Aprì la busta e lesse il contenuto.
    Miyori Uchiha... presentarsi alle 9... il giorno... gate nord... genin... Spalancò gli occhi dalla sorpresa. Una prova per diventare genin? Ma cosa non va con le mie competenze marziali? Sospirò. Lo so, ho scelto io di conoscere questo mondo. Non mi lamenterò più. Ho fatto una promessa ed andrò fino in fondo.
    La promessa fatta allo zio di portare onore alla famiglia che l'aveva accolta.
    Miyo chan, ti sei resa conta della data? Osservò Susumu, sbirciando la lettera da dietro le spalle.
    Si, è il... Oggi? Non è possibile! Non possono averla mandata con così poco preavviso. Sarebbe da incompetenti. Non riusciva a crederci.
    O forse qualcuno l'ha nascosta per farti fare una brutta figura. Considerò il giovane.
    Non starai pensando a mio cugino Youta? Non farebbe mai... Si, potrebbe farlo.
    Youta Uchiha, il figlio primogenito dello zio. Il quattordicenne non aveva preso positivamente l'arrivo della cugina dispersa.
    Doveva aver intercettato il messaggero e nascosto la missiva, per farla ricomparire al momento opportuno.
    Miyo chan, tranquilla, ci penso io. La rassicurò Susumu. Vado ad avvisare Toshi di prepararti il bento. Mi sa che dovrai saltare la colazione se vuoi fare in tempo.
    La ragazzina annuì in risposta e si diresse in tutta fretta al bagno. Dovette accontentarsi di una doccia per lavare via il sudore e la stanchezza. Scelse per l'occasione un kimono corto azzurro decorato da disegni di ninfee e ventagli con i pantaloncini neri. L'obi nero aveva attaccato il simbolo Uchiha e il simbolo di Konoha. Applicò una lente a contatto colorata all'occhio sinistro per nascondere il cremisi dell'iride. Si spazzolo i capelli lasciandoli sciolti, sistemando sulla testa una fascia per tenere ferma la frangia. Indossò l'orecchino d'oro con la goccia di rubino e il torch. Fece un controllo dell'equipaggiamento per essere sicura di non aver dimenticato nulla. Prima di uscire ripose la katana sullo stand.


    Hajime san, Toshi san, Susumu san, io vado. Che i Kami possano vegliare su di noi in questa giornata. Li salutò con un inchino formale.
    Miyori san, non dimentichi nulla? Toshi sbucò dalla cucina porgendole il bento.
    Era il terzo componente della sua scorta. Un giovane di ventiquattro anni, alto, fisico atletico. I capelli corvini, legati all'altezza della nuca, incorniciavano il volto affilato. La carnagione chiara metteva in risalto le iridi ametista. Appartenente alla nobiltà di Suiren, figlio del più grande maestro d'armi del regno, aveva seguito volontariamente Miyori nel suo forzato esilio.
    Grazie... Mormorò prendendo il pacchetto, arrossendo per la dimenticanza.
    Un altro inchino e con un dignitoso incedere si allontanò dalla dépendance.
    Sulla soglia del cancello di ingresso alla villa padronale, incrociò lo zio e il cugino Youta.
    Ojiisama, Youta san. Rivolse loro un inchino formale.
    Enmei Uchiha rispose con un cenno del capo, scocciandole un'occhiata eloquente.
    Lo so, devo portare onore alla famiglia.
    Il cugino si limitò a fissarla senza dire una parola.

    Quando Miyori raggiunse il luogo dell'appuntamento constatò la presenza di altre persone.
    Un ragazzo poco più grande di lei, fisico proporzionato, più alto di quindici, venti centimetri. I capelli erano biondi con tinte rossastre sulle punte. Il volto dalla carnagione chiara, incorniciava gli occhi dalle iridi che sfumavano dai toni rossi fino all'arancio. Le ricordava i colori del fuoco.
    Una giovane, si era una donna... ok, un termine un po' troppo riduttivo per descrivere quella montagna di muscoli che nascondeva delle forme femminili. Era più alta del ragazzo dai capelli biondi. E decisamente più massiccia. Il volto dai lineamenti avvenenti, metteva in risalto gli occhi dalle iridi blu elettrico dello stesso colore della ciocca di capelli. Decisamente non aveva buon gusto nel vestire, ma questo era il parere personale della ragazzina. Si soffermò a pensare a che botto avrebbe fatto se fosse caduta. Qualcosa del tipo più sono grossi e più rumore fanno quando vanno giù. Per completare il quadro sembrava un tipetto nervoso.
    L'ultima persona presente era un giovane con il cappuccio della felpa calato sulla testa. La parte del volto non in penombra mostrava un viso dai lineamenti nobili, la carnagione così chiara da risultare del colore delle perle più pure. E per un istante si ritrovò a fissare i suoi occhi.
    Uno Hyuga... Doveva ringraziare suo zio per le lezioni sulle famiglie più importanti di Konoha. Lui non nascondeva la sua origine. Gli stessi abiti portavano il simbolo del clan di appartenenza.
    La ragazzina era arrivata verso lo fine di un siparietto ai confini della realtà tra l'energumena e il biondino dalle ciocche cremisi.
    Si trovava nell'imbarazzante situazione di non sapere chi fosse il sensei di riferimento.
    In realtà un modo semplice per capirlo c'era, ma Miyo chan non aveva molta dimestichezza con la nuova realtà in cui viveva.
    Avrebbe voluto escludere il vulcano in eruzione, ma mai mettere limiti al volere dei Kami.
    Si avvicinò a loro con passo calmo, senza esternare alcuna fretta.
    Il mio nome è Miyori Uchiha. Si presentò educatamente, rivolgendo un inchino formale. Potrei cortesemente sapere chi di voi è il genin cui dovrei fare riferimento?



    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità: 100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 2
    • Shuriken × 6
    • Dadao × 1
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Respiratore × 1
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Accendino × 1
    • Occhiali × 1
    • Guanto in Cuoio × 1

    Note
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