La Maschera del Dio del Caos

E Sangue! Sangue per il Dio del Sangue!

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    Il Volto del Tennin


    Post 1- La Maschera del Dio del Caos



    Chiunque fosse stato ad Ame e nei dintorni quel giorno, avrebbe visto le nubi addensarsi sul villaggio. No, non come di solito. Non uno dei tradizionali temporali. Le raffiche di vento erano più forti del solito. La pioggia era più densa. Polvere e oscurità regnavano sulle strade del villaggio, cercando di celare agli occhi umani e divini tutti i mali che vi avvenivano. Il giorno sembrava notte e la notte sembrava ancora più profonda, come se l’Abisso stesso volesse accogliere Ame tra le proprie braccia e farlo scomparire dalle mappe del villaggio una volta e per tutte.

    Come il Caos stesso volesse prendere il sopravvento ad Ame: regnare, mai domo, sui corpi e sulle anime. Ma anche sugli avvenimenti, perché quel giorno, dall’Oscurità più fitta e dal Nero più profondo, una Coscienza prese forma e vita per qualche. Nel cuore di Ame, a partire dalla Negatività stessa addensata, una maschera diventò materia. L’energia caotica stessa si addensò. Gli atomi si formarono, le molecole si collegarono e dal Buio un volto comparve. Nello stesso istante, una mano scheletrica si allungò e la maschera fatta dell’oscurità stessa cadde sulla cima di una delle torri.



    Lì rimase, frutto dell’essenza del Caos. O sarebbe rimasta, se nello stesso preciso istante altre energie e differenti eventi non si sarebbero messi in moto dando vita e vita a un ciclo infinito di ulteriori eventi. Il Frutto del Caos non poteva restare da solo per tempo. Il figlio dell’Oscurità aveva bisogno di un volto da coprire, di un ninja alla cui anima legarsi.
    Di un destino… da compiersi.





    [Kairi Uchiha]



    “I roghi non illuminano le tenebre.



    Fiamme nere. Fiamme nere caotiche. Fiamme nere sopra a una foresta. Fiamme nere sulle torri. Fiamme sui palazzi. Sui villaggi. Sulle anime. Ecco cosa avrebbe visto la giovane Uchiha in uno dei suoi sonni più profondi.

    Fiamme ovunque. Come se tutto il mondo bruciasse. Come se l’Universo stesso fosse destinato a bruciare. Come se la quintessenza universale ripiegasse su sé stessa, e tra le fiamme e il Caos il Mondo morisse lasciando il solo Vuoto. Il Vuoto in cui vagano le creature, le anime, le realtà.



    Ancora una volta, in un sogno che sembrava sin troppo realistico, le linee oscure si sarebbero addensate e i tessuti uniti, per far nascere altre forme e dimensioni. In quell’oscurità, tra le fiamme brucianti e il Mondo Distrutto, un volto sarebbe comparso per qualche attimo. - La… mia… mas… che… ra… - Avrebbe egli sussurrato parole che solo l’Uchiha avrebbe percepito nel suo sogno, a metà strada tra la realtà e la fantasia. I sospiri provenienti dal Buio però non si sarebbero fermate e altre parole sarebbero giunte all’Uchiha. - I… tuoi… oc…chi… -

    L’Oscurità sarebbe scomparsa nello stesso momento. Dopo essere durata un attimo. Qualche sospiro in più. Poi altre fiamme. I corpi brucianti. Di uomini, donne e bambini. Anime vaganti tra il Fuoco e le Tenebre. E torri. Torri bagnate dalla pioggia. Torri oscure. Ma una lo era in particolare. Con l’Oscurità stessa che sembrava averle dato miglior vita.

    E poi… la sveglia. Sarebbe arrivata come un fulmine le nuvole oscure, che quel giorno non regnavano solo su Ame, ma anche su Konoha. Non erano così dense. Non erano così oscure. Eppure, anche di mattina i raggi del sole avevano difficoltà a filtrare attraverso il Buio. Le ombre sembravano addensarsi sul Villaggio della Foglia, colorendo di Nero ogni cosa. Le case. Gli alberi. I laghi.

    - Signorina Kairi… - Avrebbe sentito l’Uchiha la voce di una persona oltre la porta della sua abitazione, seguita da colpi sordi alla porta, quasi come se qualcuno avesse voluto sfondarla in un colpo solo. Colpi veloci. Frenetici. Frettolosi. - Signorina Kairi!!! -

    A quel punto non sarebbe rimasto molto altro da fare se non aprire la porta e trovarsi dinnanzi a un postino. No, non il solito tipo accademico che andava in giro a distribuire missioni e, mentre gli altri svolazzavano in giro per il mondo perdendo gambe e braccia, beveva il tè. Era un postino “privato”. Di una compagnia che forse non aveva molto a che fare con l’Accademia, in quanto il postino non aveva su di sé alcun segno di riconoscimento. Nemmeno il solito simbolo accademico.

    - C’è una missiva per voi! - Avrebbe detto il postino agitando un rotolo davanti al naso della kunoichi.

    Prendendolo e aprendolo, la ragazza avrebbe visto molto di più rispetto ai soliti dettagli che di tanto in tanto venivano inviati ai ninja accademici. Era una richiesta un po’ strana:


    “Gentile Kairi Uchiha,

    mi chiamo Aoi Zamboyashi. Sono un ricco mercante del Paese delle Cascate.
    Questa notte è successa una cosa strana… Non so se è successa anche a lei… Ho sognato una maschera. Ad Ame. Ho capito che devo averla a tutti i costi e tra i vari ninja che possono occuparsene, ho scelto proprio lei.
    Le chiedo di andare nel Villaggio della Pioggia e di portarmi quella maschera quanto prima! Se ci riuscirà, avrà sicuramente una ricca ricompensa e non sto parlando solo di soldi.

    I migliori saluti!”


    Ovviamente, data la missiva alla kunoichi fogliosa, il postino, ignaro del testo o di tutto il resto, avrebbe fatto per andarsene, salvo poi fermarsi:

    - Per caso mi può dare un bicchiere d’acqua? Ho fatto un lungo viaggio e ho sete. -

    A quel punto, ottenuto o meno ciò che voleva, il postino sarebbe sparito.

    [...]



    Se Kairi fosse giunta dove chiesto, avrebbe trovato lo stesso tetro e oscuro villaggio di sempre. Ovviamente, pioveva a dirotto e ogni tanto il cielo veniva diviso in quadranti per via di fragorosi colpi di fulmine. La stessa atmosfera del villaggio lasciava presagire qualcosa di… pericoloso. Ed entrarci era un po’ come entrare a Yomi-no-Kuni: chissà se si sarebbe mai usciti?
    Comunque fosse, da dove iniziare?..

    Il Villaggio si apriva dinnanzi a lei con tetro fare. Le torri erano diverse. Differenti. Tutte oscure. Una, però, lo era di più. Sulla sua cima si poteva ancora notare un accumulo di nubi. Sulle sue pareti si vedevano volti. Persone. Balestre. Archi. Ninja.
    Salirci non sarebbe stato facile.




    [Akira Aka Nakashima]



    “Sangue al Dio del Sangue!”



    Non era solo uno il vortice tra mondi e universi che si era aperto quel giorno. Non era unico. Chissà quante energie erano passate. Quanto sangue versato. Altre energie avrebbe generato altri pensieri in altre teste.

    Il Richiamo del Dio del Sangue sarebbe stato tanto forte quanto evidente. Espresso in un desiderio dall’enorme intensità. Nel desiderio del Sangue. Di dolore. Di bagnare di Rosso Enorme la Città dal Nero Profondo. Di spargere quel tessuto sulle strade, sulle pareti, sui pavimenti, sui mantelli e sui volti. Sarebbe stato per lui come una droga. Come un richiamo che non sarebbe riuscito a ignorare per molto. E anche se si fosse opposto a quella tentazione, avrebbe percepito un malessere. Come quello che sorgeva quando si cercava di negarsi qualcosa che si desiderava avere più di ogni altra cosa. Quando si provava a ignorare il Richiamo. Quando si pensava di farne a meno.

    Il Desiderio lo avrebbe portato in strada. A cercare il Sangue per il Dio del Sangue. Avrebbe avuto mano libera lì, nella Città dalle Torri Oscure: un movimento dopo l’altro avrebbe potuto regalare al Dio ciò che esso desiderava e, allora, avrebbe potuto riscoprire la sua natura di Assassino. Di crescere camminando sui cadaveri degli innocenti. O su di coloro che erano meno innocenti.



    “Sangue al Dio del Sangue!” - avrebbe sentito di nuovo la voce di Khorne nella sua testa, come un suono lontano e al contempo vicino; come un richiamo provenienti da altri lidi, da altri universi. E le immagini che sarebbero giunte nella sua mente a partire da quell’energia erano le solite: donne martoriate, bambini uccisi, uomini fatti a pezzi. E lui. Il Dio del Sangue. Forte della sua stazza. Seduto sul suo trono.
    Il Richiamo era stato fatto. Il Fato contenuto nel DNA si era compiuto. Non molto lontano dalla sua posizione avrebbe visto un bar. Primo livello. Persone semplici. Avversari semplici.
    Era arrivata l’ora.

    E ora spettava a lui decidere se obbedire alla Volontà degli dèi superiori oppure reprimere la sua stessa natura.

    L’orologio faceva tic-tac.

    “Sangue al Dio del Sangue!”


    [Seinji Akuma]



    “Tutto è Caos.
    Tutto è Bellissimo!”


    Quel giorno vidi l’Oscurità diventare più netta. La percepii materiale. Come se fosse… lì. La vidi nelle strade. Sui volti. Nel cielo. Il Sole venne oscurato e il mio animo divenne felice. I bambini sarebbero stati massacrati; le madri sarebbero state uccise. La forza primordiale ora rinchiusa nel vuoto cercava spazi nel tessuto interdimensionale. Cercava porte da aprire. Varchi attraverso cui passare. E gli umani glie lo davano sempre. Ogni volta.



    Ridacchiai percependo l’estasi estrema. Ghignai capendo che il Dio delle Stelle ricuciva i filamenti dell’Universo dando vita a nuove forme e materie. A corpi diversi. A situazioni imprevedibili. Lui sarebbe uscito dalle regole stabilite dagli déi altrui. Lui avrebbe reso ogni cosa… differente. Univoca. Esclusiva. Finalmente avremmo percorso binari originali. Finalmente saremmo stati davvero liberi.

    “Dolore e disperazione… Ecco di cosa ha bisogno il mondo” - pensai ricordandomi del sogno vissuto. Lo sentivo ancora dentro di me. La sua voce. La sua energia. La sua essenza. Sapevo già cosa avrei avuto quel giorno: il Caos che avrebbe preso forma e, in cambio dei miei doni alla Divinità più Antica, il Caos stesso si sarebbe fatto Ordine per donarmi ciò che mio era di diritto: il Potere. E la Stella del Cielo sarebbe tornata a brillare, tornando dall’Oscurità in cui era inclusa.

    E allora, con nuove soluzioni e altrettante possibilità, sarei stato finalmente in grado di materializzare pensieri e idee. Tutto ciò che avrei dovuto fare per arrivare al mio premio era solo camminare. Seguire una strada. Le linee già tracciate.
    Sarei allora diventato ciò che ero.



    “Ainashi”.

    Il Senz’Amore.

    [NOTA]

     
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    Sangue al Dio del Sangue!

    Primo Post

    Come sua abitudine il giovane Akira era in giro in cerca di ryo o qualsiasi oggetto di valore utile a incrementare la sua ricchezza. La sua avidità era grande ma non mirata a un mero accumulo di ricchezza bensì indirizzata al raggiungimento di un preciso obbiettivo, realizzare il suo discutibile e per nulla nobile sogno; Per qualcuno con il suo passato un tale ideale era sufficiente a motivare un intera vita di lotte, sofferenze e perfino spargimenti sangue.

    Aki-kun durante la sua abituale caccia si trovava tra le infide strade di Ame, ovviamente sotto la pioggia ma non sembrava la solita precipitazione era più densa, pesante, nera come cenere anzi oscura. Tutto appariva avvolto da un velo oscuro tanto che giorno e notte diventarono un nero tutt'uno. Forse a causa di quel buio o per opera di chissà quale kami o semplicemente per naturale eredità Akira era assillato da un misterioso e impellente desiderio di sangue, una feroce sete sempre più forte a ogni secondo fino a divenire perfino dolorosa; dietro la scheletrica e inespressiva maschera il volto del nukenin si contorceva, i denti digrignavano e gli occhio solcati dal color cremisi, una sofferenza pesante come un macigno.

    Sangue! Sangue! Sangue!

    Riecheggiava nella sua testa una tetra e infinita cantilena, intonata da una voce inumana instillando nel giovane ascoltatore un profondo e insano desiderio a cui resistere ben presto fu troppo difficile. Allora il Nakashima, anche visto che poteva pure arraffare qualche moneta, decise di assecondare quell'istinto e versare il vitale liquido cremisi. Non avrebbe però colpito in modo indiscriminata: solo chi odorava di sangue, colpevole di avere versato quel prezioso plasma ovviamente non per pietà verso gli innocenti semplicemente perché egli riteneva noioso e poco remunerativo bersagliarli.

    Fortunosamente fu semplice trovare un valido bersaglio nella ridente Ame infatti il nukenin si ritrovò davanti un tipo che ridacchiando allegramente aveva appena pestato a sangue un vecchio senza alcuna ragione valida.

    Era un uomo sulla quarantina, magro, altezza media, capelli neri acconciati con codino samurai, occhio destro nero, a sinistra benda nera tipo pirata, barba, baffi e pizzetto sottili neri. Indossava una camicia, aperta, color crema con linee nere, guanti e pantaloni di pelle nera. In volto la tipica espressione da idiota col quoziente intellettivo di un ameba ubriaca ma cattivo, sadico e bastardo nell'anima.

    Il mascherato lo scelse, lo seguì, lo attese e quando l'ignaro obbiettivo entrò in un vicolo deserto scivolò silenzioso alle sue spalle ed estratto rapidamente un coltello, con letale movimento orizzontale della lama, gli squarciò la gola da parte a parte senza alcuna esitazione. L'arteria carotidea fu recisa e come quando si apre una bottiglia di spumante, il liquido all'interno fu sparato fuori dalla pressione seguendo la linea del taglio; disegnando sul muro lì vicino e sul selciato un tetro e macabro affresco di sorella morte. Inerte il corpo dell'uomo cadde al suolo tra sporcizia e rifiuti e lì restò a marcire senza che mai nessuno lo pianse.

    Quella fu opera astratta in questa caso anche estratta di rosso vivo sangue primo dono offerto al dio del sangue ma non ultimo in quel folle oscuro giorno di pioggia. Vari altri dipinti di morte sarebbero apparsi ad adornare muri e strade di Ame finché il richiamo del kami non fosse cessato, soddisfatto della galleria d'arte dedicatogli. Ma sarebbe bastato? E perché un semplice nukenin poté udire quel richiamo divino.


    Akira Aka Nakashima

    Statistiche Primarie
    • Forza: 400
    • Velocità: 400
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 400
    • Concentrazione: 400
    • Intuito: 400
    • Precisione: 400
    Chakra
    40/40
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. ///

    2. ///

    Note




     
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    La Maschera del dio del chaos

    1° Post



    Si svegliò di soprassalto, il viso coperto di sudore. Aveva fatto un incubo terribile e faticava a capire dove si trovasse in quel momento: impiegò diversi secondi per capire di essere al sicuro nella sua stanza, e qualche altra manciata per capire che c'era qualcuno che stava insistentemente bussando alla sua porta Un attimo!! esclamò a voce alta per farsi sentire, e con un colpo di anca si alzò dal letto con un salto, mettendosi addosso la sua vestaglia di seta, ovviamente griffata con il piccolo ventaglio bianco e rosso sul retro.
    Ad aspettarla era un postino che mai aveva visto prima, e chiaramente non appartenente all'accademia. Bloccò il suo polso con la mano con fare irritato quando gli sventolò la missiva davanti al naso Dammi il tempo di capire cosa sta succedendo, per cortesia esclamò innervosita: quell'incubo non le aveva permesso di svegliarsi di buon umore ed il baccano che stava facendo l'uomo davanti a lei sicuramente non aiutava.
    Ignorò momentaneamente la richiesta che le venne fatta, concentrandosi per prima cosa sulla missiva nel tentativo di capire chi la mandasse. Solo dopo una veloce letta avrebbe fatto cenno al postino di aspettare, tornando con un bicchiere d'acqua dissetante e avrebbe aspettato si allontanasse per rientrare in casa e prendersi il tempo che le serviva per metabolizzare.

    Il sogno che aveva fatto era reale, troppo reale, ed era assurdo che proprio quella mattina fosse arrivata una lettere di quel tipo. Qualcosa non le tornava, ma decise che avrebbe comunque indagato. Suo padre quel giorno era di turno così, dopo avergli a sua volta lasciato una missiva con un piccolo fuunjutsu familiare così che potesse leggerne solo lui il contenuto (dopo gli ultimi eventi della sua vita, aveva sempre ahimè meno fiducia nel prossimo) e notificato l'Hokage del suo spostamento, si sarebbe preparata per affrontare il viaggio verso Ame.

    ---------------------------------------------------------------------------



    Non le era mai piaciuta Ame, men che meno dopo la sua avventura a Fuyu No. Il mantello la copriva dalla pioggia incessante che rendeva tanto famoso il paese. Aveva nascosto il coprifronte e simboli che la collegavano a Konoha, non le andava di girare con un mirino puntato addosso, e per quel particolare caso aveva deciso di coprire anche il ventaglio rosso e bianco degli Uchiha. Le dispiaceva certo, ma preferiva non fare capire subito ad eventuali avversari chi avessero di fronte, sfruttando almeno un minimo l'effetto a sorpresa.

    Appena arrivata si guardò attorno e la sua attenzione fu subito catturata da una torre, avvolta da lugubri nubi: anche il più distratto degli shinobi avrebbe capito che qualcosa non andava sopra di essa. Per prima cosa decise di avvicinarsi, cercando di passare il più possibile indisturbata fra palazzi o viuzze così da non essere notata [Furtività 3]

    Una volta arrivata nei pressi della torre e rimanendo il più possibile nascosta, si sarebbe presa il tempo necessario per attivare le sue abilità sensitive, così da cercare di capire cosa la aspettasse sopra quella torre, anche se a giudicare dal chaos che vedeva temeva fosse difficile avere una chiara visione di ciò che stava accadendo [Sesto Senso]


     
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    Il Volto del Tennin


    Post 2 - La Maschera del Dio del Caos



    [SANGUE! PIU’ SANGUE!]



    Al primo sangue altre energie si aggiunsero a quelle già esistenti. Il tessuto venne addensato; l’Oscurità si fece ancora più materiale. Non sarebbe finita solo in quel modo, quel giorno; no, che non sarebbe finita. Il Richiamo del Sangue non sarebbe stato facile da ignorare, specialmente a causa della sua immensa potenza. Di quella forza che nel corso del tempo avrebbe fatto la sua strada. Che si sarebbe addentrata nel mondo marciando su una strada coperta dal sangue stesso.

    Erano i geni dei Mikawa a farsi largo nella mente del giovane ninja. Erano quei richiami, soliti per i membri del Clan del Sangue, che si manifestavano a età differenti e segnavano il bisogno di percorrere una strada. “Abbracciami,” - dicevano quelle voci. - “Abbraccia ME e cammina sulla Strada del Sangue.”

    Non ci sarebbe stato molto da fare: il Richiamo alla sua natura era molto più potente di quanto il giovane Akira avrebbe mai potuto fare. Non avrebbe potuto semplicemente prendere e rigettarlo. Non avrebbe potuto non ascoltarlo. Nemmeno se si fosse tappato le orecchie.

    - Voglio altro sangue. Altro sangue. Ancora sangue. Più sangue! Un oceano di sangue! -

    Trovare quel sangue per le strade di Ame fu come trovare un po’ di carne in una macelleria: gli obiettivi legittimi erano così tanti da destare sconcerto. Da far restare a bocca aperta chiunque. Era la città del male; quella in cui l’amoralità era la moneta pagante. Uccidevi un uomo? Diventavi un fante. Ne uccidevi 100? Diventavi un principe. Uccidevi 10 mila? Un dio. L’importante era uccidere ed era ciò che diceva di fare il richiamo del sangue. Era ciò che spingeva il giovane Mikawa ad abbandonare la moralità di qualsiasi genere. Era ciò che motivava. Ciò che pagava. Ciò che faceva vivere. Ciò che permetteva di migliorare. Era un posto oscuro e potente, Ame, e come tale sarebbe stato necessario trattarlo.

    - Peccato, - disse un uomo con un mantello in cima a una torre, mentre osservava il giovane Akira farsi strada tra le gocce di pioggia e le ombre oscure. - Davvero un peccato. -

    Seguì i movimenti di Akira Mikawa nascosto nella penombra. Furtivo. Impossibile da vedere o da intercettare. Vide le sue azioni: un rapido movimento di coltello, una vita inutile tolta.

    No, non sarebbe bastato solo quello. No. Ovviamente no. Chiunque poteva togliere la vita a un povero mascalzone: erano tanti lì, per le strade di Ame. Troppe possibilità significava troppa facilità. E troppa facilità, a sua volta, significava che non vi sarebbe potuto essere nulla di buono nelle azioni di quel ragazzo.

    - Non un omicidio significativo, - disse l’uomo nel mantello a voce più alta, mentre alla visione di quell’assassinio saltava già dal tetto del suo palazzo per manifestarsi dinnanzi ad Akira Mikawa in tutto il suo splendore. - Patetico. - Aggiunse guardando quel coltello bagnato di sangue. Quell’acciaio su cui cadevano le gocce di pioggia. Quell’attrezzo da cui il liquido cremisi cadeva per terra mischiandosi con la pioggia.

    - Indegno, - sussurro mettendosi a circa 10 metri di distanza da Akira. - Vergognoso. Inutile. Ridicolo. Indecoroso. - Aggiunse guardando il ragazzetto e sputando per terra, in ciò che era un evidente senso di disapprovazione. - Il Dio del Sangue ti manda il suo Richiamo e tu che fai? Come lo sprechi? Uccidendo una nullità? Per quale scopo, poi? Perché vuoi dimostrarti buono? Morale?! Hahahahahahaha Forse non sei degno di seguire LUI. Non segno degno di camminare su QUESTA strada. Ritorna a CASA TUA, Akira. Nasconditi sotto il tuo letto e non farti più vedere. Questo è un villaggio di sangue e tu non sei degno di respirare l’aria di Ame… -



    Serviva ben altro per impressionare gli adepti del Dio del Sangue. Coloro che ammiravano i Mikawa. Il gruppo che metteva il liquido dal color rubino su qualsiasi altra cosa; che ne faceva l’oggetto di venerazione esso stesso. Per loro ogni Mikawa che finalmente aveva scoperto i propri geni era un Dio.

    Coloro che non si mostravano degni del proprio potere, che non volevano accettare la propria natura, quel gruppo rigettava come la feccia delle maggiori fecce. Come uno straccio indegno e incapace di vivere.

    - Perdi il controllo, Akira. Perdi la ragione. Dimenticati della morale. Scordati la bontà. Non sei qui per essere buono; se qui per essere l’AVATAR DEL DIO DEL SANGUE! -

    A quel punto le cose si sarebbero risolte come i Mikawa amavano: con il sangue stesso. Spargendolo. Facendolo spargere. Versando il proprio sangue e quello altrui. Solo così l’Avatar del Dio del Sangue avrebbe potuto seguire quel richiamo. Distinguersi con esso. Farsi strada nel mondo. E riscoprire la sua stessa natura; l’essenza dell’essere al di sopra di qualsiasi morale, di qualsiasi regola.

    “Sei un predatore, Akira. Comportati da predatore.”

    Ancora una volta, la stessa voce, mentre l’acciaio in forma di [4 kunai] volava in direzione di Akira, a livello della gola, con l’intenzione di liberare quel sangue che stava rinchiuso nel corpo come in una gabbia.

    “Sei pronto, Akira. Libera il mostro. Dai vita alla tua Essenza! Asseconda i tuoi impulsi!”

    A quel punto restava a lui capire cosa fare, ma di sicuro non avrebbe sentito la Chiamata unicamente nella sua mente. No. Non sarebbe stato unicamente il cervello a fare la parte del trasmettitore. Non sarebbero stati quei collegamenti neuronali a portarlo ad agire. Sarebbe stata la sua essenza stessa a spingerlo all’azione. Sarebbe stata la voglia; come se il sangue letteralmente ribollisse. Come se la sua essenza da guerriero volesse andare oltre i soliti limiti. Portarsi altrove.

    Sconfiggere. Uccidere. Torturare. Poi uccidere di nuovo.

    Finché il mondo intorno a lui non sarebbe stato un mondo di sangue. Finché il mondo non sarebbe diventato un mondo rosso.



    [...]





    Nel tripudio di divinità, nel tornado delle energie, non ci sarebbero stati unicamente richiami al sangue e di sangue. Quella era solo la parte visibile. Quella che si poteva facilmente trovare. La parte che tutti avrebbero sentito; quella che li avrebbe portato ad agire. Ma vi era anche molto altro oltre alle maschere: c’era sempre quella parte nascosta, affogata da qualche parte nell’Oscurità, che avrebbe costretto ad agire. A prendere decisioni. A fare scelte.

    E se quel giorno il giovane Akira mostrava una tendenza verso la scoperta delle proprie radici, come se fosse in preda al Caos stesso, che lo spingeva verso la libertà dalle catene altrui, lo stesso si poteva dire per un altro richiamo, che si manifestava in forme diverse, ma altrettanto potenti, a non molti chilometri di distanza dalla posizione del giovane Mikawa.

    Se l’obiettivo della kunoichi era quello di non essere vista, lo avrebbe completato con successo e senza problemi. La torre in questione, sebbene assai particolare, non sembrava essere difesa chissà quanto bene. Sembrava, anzi, la solita torre di Ame e non era di sicuro una fortezza. Un altro conto era la sua altezza: tra le torri di Ame era sicuramente molto alta, tanto da spiccare sino ai cieli e, forse, giungere sin lì cercando quella maschera, - che tante porte avrebbe potuto chiudere e altrettante aprirne, - poteva rivelarsi complesso, anche perché salendo di livello in livello, quasi come se fosse un Arcade videogame, i nemici che la kunoichi avrebbe potuto incontrare sarebbero stati tanti e, forse, anche complessi da sconfiggere.

    Concentrandosi a dovere la kunoichi avrebbe percepito le manifestazioni di chakra presenti nella torre, sin dalla sua base fino al suo apice, anche se procedendo man-mano fino al punto più alto di quella torre, le manifestazioni chakriche si sarebbero fatte via-via più sfmutate e complesse da percepire. Fino a giungere al tetto della torre, dove sembrava esserci un’immensa, lunga, larga e distesa manifestazione di chakra, come se vi aleggiasse un vero e proprio temporale di energie molto semplici da percepire, ma molto complessi da capire con precisione. L’unica cosa che Kairi avrebbe potuto capire da quella breve ispezione era il fatto che vi era il Chakra legato all’Oscurità lì sopra. Ed era molto, molto chakra.

    Nella torre, invece, avrebbe scorto chakra decisamente più deboli, partendo dalla sua base, dove sembravano trovarsi persone con non molta chakra, fino a giungere all’apice, ove le persone erano di più e con un chakra decisamente più potente.

    Grazie a quell’intuizione e alla possibilità di fare quell’ispezione Kairi avrebbe scoperto anche altro: vi era un campo di chakra lì dentro, motivo per cui si poteva supporre che la struttura fosse, in qualche modo, sorvegliata.

    Null’altro sarebbe arrivato alla sua mente, a dire il vero, a parte un fulmine che si sarebbe manifestato nella parte più alta della torre, illuminando il macabro orizzonte di Ame con un giallo intenso.

    All’Uchiha spettava, quindi, la decisione su cosa fare e come farlo. In che modo salire. E come evitare di farlo. Aveva tempo per pensare e per agire, dato che, probabilmente, nessuno avrebbe portato via quella maschera dalla cima di quella torre.

    Nessuno di degno, almeno.


     
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    Chakra. Da quando aveva sviluppato le sue capacità da sensitiva, l'Uchiha non aveva mai percepito così tanto chakra tutto condensato in una sola unica struttura: era completamente impossibile che lei da sola riuscisse a raggiungere quella torre senza farsi scoprire da nessuno, e temeva fosse anche impossibile farlo senza ingaggiare combattimento con nessuno. Tuttavia, la richiesta della missione era chiara e semplice, recuperare la maschera in cima a quella strana torre.

    L'idea di doverla scalare non le piaceva per niente, ma non si era mai tirata indietro da una missione e non avrebbe di certo cominciato ora. E vista la situazione, poteva essere una buona occasione per sfruttare i poteri della sua personale maschera: appoggiando la mano alla cinta slegò i fili che la tenevano legata, coprendosi poi il viso con il [Lupo] che essa raffigurava. Avrebbe attivato anche lo Sharingan, così che l'unica parte realmente riconoscibile del suo volto fossero le iridi cremisi, che sembravano quasi brillare nascoste sotto la maschera.

    Avrebbe infine iniziato a scalare la torre, preferendo la zona da cui sentiva provenire meno chakra possibile e quindi quella con presumibilmente meno problemi, utilizzando il chakra adesivo per scalarla agevolmente in verticale, così da avere le mani libere in caso di eventuali imprevisti.

    -------------------------------------------------



    Il delirio di onnipotenza dello shinobi sarebbe stato bruscamente interrotto da un bussare impetuoso, che non lasciò neppure tempo all'uomo di rispondere. Prima che potesse parlare, la porta si aprì di scatto, sbattendo con poca grazia sulla parete. Davanti all'uscio Senji avrebbe trovato un uomo dalla faccia truce, che lo guardò storto, come se davanti a lui vi fosse una zanzara fastidiosa.

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    We. Quindi sei tu quel fighetto che mi hanno detto di venire a chiamare? Hai troppo la faccia da bravo ragazzo per essere collegato ad Ame, lo sai? Troppo pulita

    Si sarebbe poi avvicinato, e lo shinobi avrebbe immediatamente sentito il pungente odore di fumo che lo accompagnava, mescolato a qualcos'altro non subito di facile individuazione, cannabis forse? Di qualsiasi cosa si trattasse, il tanfo era talmente forte da essere sgradevole anche per al più incallito fumatore.

    Allora donzella, mi hanno detto di chiamarti per portarti a fare qualche lavoretto. Se vuoi cominciare ad essere utile alla nostra causa comune, devi dimostrare di non essere solo un damerino tutto pulito, ma qualcosa di più

    Qualsiasi fosse la reazione di Senji, sempre se non avesse deciso di attaccarlo vista la poca simpatia dell'uomo, quest'ultimo si sarebbe poi girato facendogli cenno di seguirlo Puoi chiamarmi Nikolas. Questo ovviamente non è il mio reale nome, ma non lo rivelerei a uno come te manco sotto tortura, non prima di capire se dentro quel bel visino da femminuccia si nasconde un vero uomo degno di fiducia, non solo la fichetta che sembri i modi gentili non erano di certo il suo forte, anzi, era piuttosto certo che l'uomo volesse essere sgradevole di proposito, visto il sorriso sbeffeggiante che avrebbe notato lo shinobi quando "Nikolas" si voltò ad osservarlo.

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    Quel covo, che poi era solo uno dei tanti, era poco lontano dalla stessa torre che la kunoichi di Konoha stava tentando di scalare, ignara per il momento della presenza del kiriano. Si trattava di un palazzo distante appena poche centinaia di metri ed affacciandosi alla finestra era facile notare la strana situazione, cosa che l'uomo evidenziò mentre passeggiavano fra i corridoi del covo Chissà che cazzo sta succedendo là. Credo che ci sia un bel gruppo di imbecilli su quella torre in questo momento esclamò, coerente con l'atteggiamento che aveva avuto fino a quel momento Potremo usarlo come tiro a segno dopo, se sarai in grado di tenere in mano un'arma almeno. Cosa di cui non ho molta fiducia, con quelle manine tutte curate che ti ritrovi. Hai mai ucciso qualcuno, tesorino? La mia mamma fa più paura di te

    In che modo poteva reagire il giovane kiriano all'arroganza dell'uomo davanti a lui?

     
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    I: Il Mondo è proprio Piccolo



    Mi trovavo in un luogo completamente diverso dai soliti.. Ame era proprio quel luogo in cui non vai se non per un motivo ben preciso ma, nel mio caso, il motivo c'era ed era nettamente importante. Tra le strade del villaggio della pioggia non mi sentivo per nulla al sicuro ma era un luogo dove era possibile trovare informazioni e quello mi interessava: provare a scoprire qualcosa in più sulla sparizione di Kimiko. Non avevo informazioni, nessuna! se non che il ninja che la aveva rapita era un ottimo utilizzatore della tecnica della trasformazione e che probabilmente aveva un affinità con il chakra di tipo elettrico ma tutto ciò non era per nulla abbastanza per identificare qualcuno.. quante persone con queste caratteristiche potevano esistere al mondo? centinaia di migliaia se non milioni. L'unica altra piccola luce che avevo era una foto che ritraeva me e Kimiko insieme, due giovanissimi bambini all'età di cinque o sei anni, ormai completamente datata per una ricerca ma che mostrava un tratto caratteristico della bmbina.. due nei speculari, posizionati sotto entrambi gli occhi.



    Guardare quella foto era una delle poche cose che riusciva a darmi un minimo di speranza nel riuscire a ritrovare quella persona, così importante per me. Continuavo il mio giro per le strade fermandomi ogni tanto dalle persone che mi sembravano più disponibile, provando a chiedere se avessero visto una ragazza simile a quella della foto, specificando anche che erano passati più di dieci anni ma le risposte erano sempre simili e completamente sgraziate. Un po' di gentilezza in più in questo posto non farebbe male! Cazzo.. un altro viaggio a vuoto. Come è possibile che si siano letteralmente volatilizzati?! Come al solito la rabbia dentro di me era molta e non passò molto prima che, preso dallo sconforto la lasciai fluire contro una recinzione di cemento dove ora si poteva trovare un leggero cratere causato dal chakra distruttivo fuoriuscito senza controllo dal pugno appena sferrato. Mi incamminai quindi verso una delle tante Izakaya, pronto ad un ultima bevuta prima della ripartenza per Kiri, quando con la cosa dell'occhio notai dei colori che attirarono per qualche motivo la mia attenzione. Mi sembrava di aver riconosciuto qualcosa o qualcuno.. anche se non avevo per nulla capito di chi si trattasse.. era più un sensazione di dejavu su qualcosa che mi era rimasta impressa nel subconscio. Decisi di provare a scoprire di cosa o chi si trattasse e cambiai direzione, proseguendo verso una torre estremamente alta e minacciosa da cui, per qualche motivo, sentivo di dover stare lontano fino a quel momento.

    Non passò molto che raggiunsi l'entrata di quel luogo tetro e oscuro e, proprio li davanti, incontrai qualcuno di inaspettato.. una conoscenza di tempo addietro, una compagna di missione. Kairi?! Oddio.. il mondo è davvero minuscolo.. non avrei mai pensato di incontrarti qui ad Amegakure.. La squadrai nuovamente con gli occhi, come avevo fatto alla nostra prima missione insieme.. aveva sicuramente continuato il suo allenamento e sembrava non aver perso nemmeno un briciolo della sua forza.. la prima cosa che si guarda in una bella ragazza no? Ti trovo bene, è un sollievo trovare una faccia amica in questo luogo.. tutti mi trattano come se avessi la peste. mi sarei fermato a parlare con lei del più e del meno ma, se lei mi avesse detto di essere in missione o di aver da fare e si fosse diretta verso la torre, con il preciso intento di entrarci, le avrei preso la mano, fermandola momentaneamente. Vuoi davvero entrare li dentro da sola? non mi sembra una buona idea.. non si manda qualcuno da solo in.. avrei controllato in giro e abbassato la voce per evitare che nessuno mi sentisse missione.. l'accademia dovrebbe saperlo.. non c'era molto da fare a quel punto, non potevo lasciarla andare da sola, aveva sicuramente bisogno di un backup per quel luogo che ai miei occhi sembrava così tetro e spaventoso. Lascia che ti accompagni, non riuscirei più a dormire sapendo di non averti almeno offerto il mio aiuto. Non restava queindi che entrare in quel luogo e vedere cosa il fato avesse in serbo per noi.

     
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    Post 2 - La Maschera del Dio del Caos



    Quando Hideo raggiunse Kairi ai piedi della torre, quest’ultima probabilmente si sorprese, ma nulla di tutto ciò avrebbe potuto influire in qualche modo sulla difficoltà dinnanzi a cui si trovavano ora entrambi: c’era una torre da scalare. Il premio, - se tale si poteva definire l’oggetto in cima, - li aspettava sul punto più alto della scalata. Spettava ora a Kairi decidere se accettare la compagnia del genin di Kiri oppure farne a meno, a seconda di quel che avrebbe desiderato. Di certo, avere un compagno durante quel nemmeno tanto breve viaggio sarebbe potuto essere utile… Oppure no. A seconda dei punti di vista. D’altronde, le infiltrazioni venivano sempre fatte nel minor numero possibile, perché in quel modo si diminuiva la probabilità di venire scoperti e quindi di mandare a monte tutta la missione.

    In quel caso, tuttavia, si poteva davvero parlare di un’infiltrazione? O era, magari, qualcosa di più combattivo?

    Comunque fosse, i due ninja sarebbero partiti insieme iniziando a scalare la parete esterna della torre laddove Kairi aveva percepito la minor quantità di energie. Mossa astuta e logica, - avrebbe detto qualche saggio, - che diede i propri frutti. Tant’è che fino al terzo piano non avrebbero incontrato nessun genere di ostacolo. Non vi sarebbe stata una sola energia a disturbarli. E nemmeno una trappola.



    Da lì in poi, tuttavia, la presenza di energie presenti nella torre si sarebbe fatta decisamente più diffusa e presente. Non solo: giunti fino al terzo livello, si sarebbero ritrovati dinnanzi a una piccola piazzola. Per continuare la scalata dovevano per forza giungere all’altra parte della piazzola, - una corsa di circa 25 metri, - in modo tale da poter raggiungere la parete mediamente interna della torre e continuare la loro scalata in quella zona.

    Ed ecco qui che si presentava il primo problema: sulla piazzola che separava i due ragazzi dall’altra parte della parete loro avrebbero visto… degli esseri spettrali. Trasparenti. Senza volto e forse senza anima, ma sicuramente con del chakra. Li avrebbero visti vagare qui e lì, quasi come se non avessero una meta e uno scopo, freddi e glaciali come la notte stessa. Soffermandosi a guardarli dal lato della parete, i due shinobi avrebbero contato circa 12-13 spettri di quel genere.



    Concentrandosi nuovamente, Kairi non avrebbe percepito affatto delle differenze rispetto a ciò che aveva sentito prima, ma data la breve distanza avrebbe sentito chiaramente che quelle figure dinnanzi non avevano un tantien e la quantità di chakra che possedevano era un misto di 30 e 40 bassi. Il chakra, invece di essere concentrato in un solo punto, sembrava “diffuso” un po’ ovunque nella figura spettrale.

    Fintanto che la parete da scalare era ormai bella che terminata, continuare a scalare sarebbe stato impossibile. Tuttavia, come si addiceva a qualsiasi torre, essa non aveva unicamente un “esterno”, bensì anche un “interno”, il quale sarebbe potuto facilmente essere raggiunto dagli shinobi attraverso delle finestre situate sulla torre stessa, ma conveniva farlo? Del resto, le energie che prima Kairi aveva percepito non erano mica relative unicamente all’esterno, bensì anche a tutta la zona interna.

    Le strade, insomma, erano due. Una esterna, ricolma di figure spettrali. Una interna, piena di segreti.

    Su quale fare i primi passi? Dove andare?

    [...]



    E mentre i due poveri accademici si divertivano a modo loro, io avevo le mie difficoltà su cui riflettere. Una di queste era l’assetto del mondo in cui portare il Caos nella sua forma più pura. Le mie riflessioni, tuttavia, vennero interrotte in una maniera piuttosto brusca quando qualcuno bussò alla porta del mio covo costringendomi ad alzarmi e dirigermi verso la porta.



    “Uhm?” - Mi chiesi alzandomi dalla sedia, - non prima aver mosso una figura sulla scacchiera presente sul tavolo, - per poi arrivare nei pressi del muro. Non sapevo mica chi si era permesso di bussare così fortemente alla porta, - persino in quel modo, - ma non che avevo una grande capacità di scelta.

    Quando aprii la porta, mi trovai dinnanzi a un armadio che mi fissava dall’alto in basso con aria di superiorità. Resistii per non tapparmi il naso quando sentii l’odore di fumo, ma alla fine mi ricordai di cosa fossero gli umani: animali con un po’ di coscienza in più. Non potevo mica pretendere da un gruppo di mammiferi troppo, no?

    - Tua madre non ti ha detto che l’aspetto inganna? - Chiesi alzando un sopracciglio e capendo che, forse, sarebbe stato persino troppo semplice battere uno così. Comunque decisi di non fare nulla e provare a capire dove mi avrebbe portato quello strano dialogo.

    - Lavoretto? - Chiesi. Volli chiedergli il solito “ma sai chi sono”, ma alla fine decisi che tanto gli animali non avrebbero capito. I mammiferi non si erano ancora sviluppati abbastanza per comprendere questa sorta di ragionamenti complessi. - Va bene, - risposi. - Tanto sempre meglio che annoiarmi qui.

     Alla fine, lo scimmione disse com’è che si chiamava e come potessi chiamarlo, facendomi un cenno per seguirlo.

    - Non mi interessa nulla di quale sia il tuo nome reale, - risposi. - Tienitelo. Non è di certo il tuo nome che mi serve. -

    “Chissà in che zoo mi trovo” - pensai seguendo l’Uomo-Armadio mentre camminavamo tra le tanti torri di Ame e su una di queste si stava sviluppando ciò che si poteva a tutti gli effetti considerare un vero e proprio putiferio.

    - Tenere in mano un’arma? - Domandai. - Non mi piacciono le armi. Non tutte, almeno. Ma, per esempio, le balestre le so tenere in mano abbastanza bene, - risposi tirando fuori da sotto il mantello la mia balestra, già bella carica con i vari dardi, per poi puntarla in direzione del busto di quell’uomo.



    A distanza ravvicinata i 4 proiettili avrebbero potuto schiantarsi contro il suo petto rompendoglielo del tutto, ma ne sarebbe valsa la pena? Sarebbe stato uno spreco di dardi… quello. Semplicemente li avrei consumati per uccidere un altro paio di animali. Niente di fruttuoso.

    - Allora? Che tipo di lavoro devo fare oggi? - Chiesi. - Oppure desideri che io schiacci sul tasto? - A quel punto il mio sguardo, come per caso, si abbassò, fino a indicare il mio dito pronto ad abbassare il tasto che avrebbe fatto scattare i proiettili in direzione del petto nemico.

     
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    Hideo...? La kunoichi sbatté le palpebre un paio di volte, stupita dell'apparizione davanti a lei. Era diverso tempo che non vedeva lo shinobi kiriano, che era probabilmente l'unico ninja della nebbia a stare realmente simpatico. E' sempre bello rivedere un viso amico, quando sei ad Ame sorrise Anche io ti vedo bene
    Alla proposta del ragazzo si fermò un secondo, riflettendo: non sapeva quanto effettivamente fosse pericolosa la torre e non le piaceva l'idea di mettere in pericolo qualcuno. Tuttavia Hideo durante la loro missione aveva dimostrato di essere uno shinobi estremamente in gamba e anche se i suoi livelli di chakra erano leggermente inferiori a quelli della ragazza questo non era stato un problema, anzi compensava con le buone doti strategiche. E a dirla tutta, l'idea di avere un compagno di viaggio dalla sua parte in quella avventura non le dispiaceva Ok, ma devo dirti che non ho idea di quello che ci aspetti lassù. E' una missione privata, non dell'accademia, a cui ho deciso di partecipare più che altro per una strana concomitanza di eventi a cui voglio far luce, che per la ricompensa in sé non parlò del sogno, non in quel momento, non sapeva che idea si sarebbe potuta fare Hideo nel sentire che era quello il motivo principale per cui aveva deciso di muoversi fino ad Ame.
    Quello che posso dirti è che in cima dovrebbe esserci una maschera da recuperare, ovviamente visto che hai deciso di aiutarmi divideremo il compenso se riusciremo a recuperarla. Per il resto su questa torre c'è...un po' di tutto...un ammassamento notevole di chakra di vario tipo, anche se sul tetto dov' è situato l'obiettivo pare esserci una immensa distesa di chakra di oscurità spiegò, poco prima di indossare la maschera e di cominciare a salire così da dare al kiriano più informazioni utili possibili.

    Che fosse il caso o la strategia ad aiutarli, i due non incontrarono particolari difficoltà nello scalare la prima parte della torre nella zona che l'Uchiha aveva individuato come più "vuota". Arrivarono fino al terzo livello, dove trovarono una piazzola, molto simile a un grande balcone. Sopra essi, ad aspettarli vi erano una decina di veri e propri spettri: la ragazza si bloccò, cercando di rimanere il più nascosta possibile mentre osservava quegli esseri, non avendo mai visto prima nulla di simile in vita sua Pare che davanti a noi ci siano dei fantasmi di chakra, o qualcosa di simile. Non sono troppo potenti, meno di noi, ma tutti assieme possono essere molto pericolosi... disse, non credendo nemmeno lei realmente a ciò che diceva o vedeva, ma le sue percezioni non sbagliavano. Non erano allucinazioni, forse si trattava di un qualche tipo di costrutto? Hai mai visto nulla di simile? domandò a Hideo, mentre valutava cosa fosse meglio fare.
    Erano parecchi ed anche se i loro livelli di chakra non erano altissimi, affrontarli tutti assieme poteva essere problematico: vi era anche la possibilità di provare a continuare la scalata dall'interno, entrando da una delle finestre di quel piano, ma l'unica cosa di cui era certa era che avrebbero trovato qualcuno o qualcosa anche all'interno. Era in difficoltà...sapeva come affrontare una essere umano, un animale, una evocazione, ma non avendo la più pallida idea di cosa vi fosse davanti a lei, non sapeva qualche fosse la migliore strategia da seguire.
    Credo la cosa migliore sia tentare di evitarli, anche entrando all'interno della torre, prima o tardi troveremo degli avversari da affrontare. Più riusciamo a rimanere in incognito meglio é. Voi della nebbia siete sempre stati abili nel muovervi in incognito, lo abbiamo fatto anche al villaggio dei malati, cosa proponi? ascoltò l'idea di Hideo, annuendo infine quando quest'ultimo concluse la sua esposizione Possiamo provare in questo modo. Io evocherò uno dei miei lupi in contemporanea alla comparsa della tua nebbia, lo farò correre lontano da noi ululando e spero questo ci dia il tempo di azione necessario per agire, poi la farò scomparire aveva poco tempo per impartire le istruzioni all'evocazione, ma combattevano assieme da anni ormai ed era sicura che avrebbero capito velocemente.
    Aspettando un cenno del kiriano, avrebbe poi portato avanti la loro strategia: mordendo l'indice e facendo uscire una piccola goccia di sangue, avrebbe appoggiato la mano sulla piazzola davanti a lei, evocando Tsume, il lupo grigio e più silenzioso del suo branco. Le sue direttive furono chiare e veloci Corri lontano da noi, tenendoti sul bordo della balconata, ululando ed attirando la loro attenzione. Ci bastano 15 secondi, poi torna velocemente indietro! Non rischiare! [Note]
    Con appena un cenno di assenso, Tsume si sarebbe lanciato in corsa, sfruttando la sua agilità e ululando per attirare l'attenzione su di sé. La kunoichi poi avrebbe seguito il resto della strategia, lasciando che fosse Hideo a saltare per primo su Bianca e poi facendolo lei stessa dopo pochi secondi, [TB], utilizzando la tecnica della sostituzione per comparire sopra il costrutto, utilizzandolo come supporto per saltare verso la parete della torre sopra gli spettri, utilizzando immediatamente il chakra adesivo per continuare la sua scalata e cercando di allontanarsi il più velocemente possibile dalla piazzola, aspettando comunque Hideo nel caso in cui quest'ultimo fosse rimasto indietro, il tutto cercando di nascondersi il più possibile dai "fantasmi" sfruttando la nebbia ed il diversivo creato dalla sua evocazione. [Riassunto Round]
    Nel frattempo Tsume, comunque fossero andate le cose, sarebbe scomparso ritornando nel suo mondo prima che un fantasma o un attacco lo colpissero.

    [Riassunto Movimento]

    -------------------------------------------------


    Qualche ora prima, poco lontano



    Nikolas ridacchiò nel sentire la riposta dello shinobi Uhhh, hai la lingua biforcuta come le serpi eh? Mia madre è morta anni fa, ma anche se fosse stata in vita, non avrebbe mai scelto un tipino tutto tirato come te
    Poi alzò un sopracciglio con aria incredula quando Seinji gli disse che non amava le armi E che cazzo ci fai qui se non ti piacciono le armi? Per i kami, ma guarda te che razza di tizio mi hanno mandato a gestire sbuffò, questa volta realmente spazientito, per poi osservare la balestra che il ragazzo davanti a lui estrasse e puntò al suo petto. Sul suo viso si dipinse nuovamente un sorriso, seguito da una risata AHAHAHA, perlomeno hai fegato, devo ammetterlo!! Se vuoi puoi provare, poi vediamo che succede e con quanti arti in meno uscirai da questa casa. Ma stai pur certo che, qualsiasi sia l'esito, poi potrai scordarti l'aiuto che sei venuto a cercare qui, e farò anche in modo di spargere ben bene qualche voce, chessò, potrei dire che sei un accademico in incognito, no? Sarebbe divertente per me! Un po' meno per te



    Il tono sicuro lasciava intendere come non si trattasse di un bluff, l'uomo davanti a lui sapeva bene quello che stava dicendo ed aveva perfetta coscienza di quanto i suoi agganci al villaggio fossero utili in quella situazione Quiiindi, puoi smettere di fare il ragazzino permaloso e cominciare a pensare alle cose serie, oppure mandare a puttane tutto quanto con la tua arroganza da novellino. Temo tu non abbia ancora capito come funziona qui ad Ame, vero? rimase qualche istante in silenzio, e se Seinji non avesse premuto il il grilletto avrebbe poi continuato.
    Con quel giocattolo temo però tu possa fare poco. Seguimi l'uomo ora sembrava più serio, forse il cipiglio dello shinobi sotto sotto aveva aiutato.

    Lo avrebbe infine condotto in una nuova sala, quella che sembrava a tutti gli effetti una piccola armeria. Appesi al muro e sopra diverse mensole vi erano balestre di vario tipo e dimensioni, attrezzature per creare trappole, alcuni meccanismi di cui non era subito immediato capire l'uso. Nikolas si fermò davanti a un lungo bancone in legno, su cui era appoggiato quello che sembrava in tutto e per tutto un [Kit Attrezzi]
    Qui ad Ame abbiamo parecchia gente che sa fare a combattere. Pochi però, sono buoni genieri. Ed al momento è questo che ci serve qui. Per poter affrontare il nostro lavoretto, voglio vedere se sei in grado o meno di fare un po' di puro e semplice artigianato. Quiiindi, vuoi provare a rendere quel giocattolino più che una semplice balestra, o hai in mente qualcosa che possa esserti utile per dimostrare le tue capacità? Puoi sbizzarrirti, io starò qui a badare che tu non faccia stronzate. Non mi interessa tu ti faccia o no male, ma questa roba costa


     
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    Il Volto del Tennin


    Post 3 - La Maschera del Dio del Caos



    Sembrava proprio che la piega che quegli eventi avrebbero preso quel giorno non sarebbe stata molto positiva per i due accademici. Non, per lo meno, quando la chunin fogliosa decise di oltrepassare quel primo ostacolo fatto di spettri semi-trasparenti mandando in avanscoperta un lupo, che avrebbe dovuto diventare bersaglio delle tecniche altrui. Alla base del suo piano c'era un'idea particolarmente ingegnosa. Non c'è che dire. Se avesse funzionato, avrebbe quasi sicuramente oltrepassato quegli spettri con tanto di aiuto della Tecnica della Sostituzione e, probabilmente, sarebbe anche riuscita ad aiutare Hideo ad attraversare quell'ostacolo.

    Per oltrepassare il gruppo di spettri, seppur muovendosi in modo molto cauto, il lupo aveva bisogno di due fattori:
    1) Furtività durante l'uscita sul campo di battaglia;
    2) Fortuna.
    Con un po' di fortuna, difatti, anche muovendosi senza alcuna abilità furtiva, il lupo sarebbe stato in grado di uscire dal suo nascondiglio senza attirarsi attenzione alcuna dagli spettri.

    Tuttavia, dei due fattori qui citati, il Lupo di nome Tsume, che in realtà doveva fungere da diversivo, non ne ebbe nemmeno uno [Nota]. Seppur cercasse di muoversi silenziosamente quando stava uscendo dal luogo in cui si trovava Hideo e Kairi, il problema fu che uno degli spiriti si trovò proprio lì vicino quando il lupo finalmente uscì. E non appena esso lo vide, tutti si girarono verso di lui.

    Una parte degli spiriti, circa 6, si gettò, letteralmente su di lui: il Lupo avrebbe dovuto fare i conti con una selva di [pugnali trasparenti], circa una decina di unità, che sarebbero volati verso di lui da circa una quindicina di metri a una [velocità] non particolarmente elevata.

    Questo però non era il problema. Il problema era che l'altra parte di spiriti si concentrarono sul luogo da cui era uscito il lupo, anziché sul lupo stesso. E se qualcuno dei due accademici avesse guardato oltre l'angolo, avrebbe visto circa 7 spiriti dirigersi verso il luogo in cui sostavano.

    I fattori di calcolo erano, quindi, cambiati con la comparsa del lupo, che venne scoperto subito, ma al contempo bisognava capire come agire: perseguire il piano originale, seguirne un altro, tirarsi indietro dopo aver sacrificato il lupo o fare qualcos'altro? E, sebbene non volassero ancora pugnali verso di loro, era meglio capire cosa e come fare.

    Il tempo, quei desiderati secondi, c'era, ma sarebbe bastato? E, soprattutto, avrebbero comunque deciso di rischiare nonostante il movimento degli spettri?

    [NOTA]

    [Seinji Akuma]



    Alcuni mammiferi mi piacevano molto più degli altri. Alcuni erano noiosi; prevedibili. Altri erano più divertenti. Il mammifero che mi ritrovavo dinnanzi apparteneva senz'altro alla seconda categoria. Un tipico esempio dei mammiferi di Ame. Così lo avrei chiamato in altre circostanze. Avevo una balestra puntata praticamente contro il suo cuore e... Cosa mi diceva? Di premere sul tasto e far partire ben 4 dardi, uno dopo l'altro, nel pieno centro del suo cuore?

    Probabilmente non sapeva ancora che quei dardi avrebbero trafitto le sue carni, scalfito il cuore, distrutto i polmoni e si sarebbero violentemente impattati contro il muro alle sue spalle, probabilmente distruggendo pure quello.

    - Davvero? - Chiesi osservandolo e inarcando un sopracciglio, come per capire se quel mammifero stesse bluffando oppure se fosse serio.



    - In realtà, la tua morte non mi darebbe alcuna soddisfazione, - dissi abbassando la balestra dopo le sue "violente" parole. - E le tue interiora gettate tutt'intorno non farebbero altro che attirare verso di noi delle attenzioni indesiderate. -

    Nicholas non avrebbe avuto problemi a vedere un lieve ghigno formarsi sulle mie labbra, come se fosse l'approvazione della nostra "conoscenza" che, in realtà, avevo ben apprezzato nonostante quel breve, ma intenso, scambio di parole.

    Ovviamente non mi interessava quasi nulla di sua madre, - figuriamoci se io, il Prescelto degli Antichi, mi mettevo ad accoppiarmi con gli esseri di quello zoo, - ma per un momento mi ricordai davvero della mia vita terrena. Di quegli sfottò strani. Di quel modo di parlare. Così basso e al contempo così divertente.

    - Come desideri, - una volta abbassata la balestra, la nascosi sotto il mantello per poi guardare il bestione che mi era venuto a trovare lì ad Ame. Non sapevo ancora dove mi avrebbe portato e quali sarebbero state le strade che ci avrebbero permesso di mettere in atto il nostro piano. I miei dubbi però si dissiparono non appena arrivammo in un'enorme armeria, con diversi attrezzi appesi ai muri, un tavolo da lavoro e il bestione che mi guardava da sotto le sopracciglia.

    - Questa roba costa? - Ridacchiai sinceramente divertito dal quel primate. - Cos'è? Ame è diventata povera mentre ero... in vacanza? - Non che Ame sia mai stata particolarmente ricca, sia chiaro. Da sempre era un villaggio considerato dai più alla pari di, quasi, una fogna. Una di quelle in cui i mammiferi più ricchi vivevano nei piani più alti. Quelli più poveri si trovavano ai piani più bassi.

    - Vediamo... - sussurrai avvicinandomi al tavolo da lavoro per notarne la grande varietà di strumenti e accessori di varie tipologie. Dopo una fugace occhiata notai che vi si trovasse tutto ciò di cui avevo bisogno per apprendere l'Arte dei primati.

    - Lo sai quali sono i problemi delle balestre? - Domandai rimboccandomi le maniche per poi prendere un asse di legno. - Oh, ve ne sono tanti... Per esempio, la vibrazione. L'incapacità di sparare più proiettili con un colpo solo. I tempi di ricarica. Ma anche la precisione. Alcune balestre, poi, fanno un gran rumore quando si preme sul grilletto. - Tutto ciò alla fine aveva portato molti combattenti a distanza, - come lo era anche il sottoscritto, - a volgere gli sguardi verso altri sistemi, tipo gli Archi, che però avevano i loro punti deboli.

    - La mia idea è... eliminare i lati deboli delle balestre e aumentare quelli forti. -

    Alla fine della questione, era solo una questione degli elementi di cui veniva fatta la balestra: la corda, gli assi, la carrucola. Più erano rigidi, maggiore era la forza di tiro. Aumentava anche la precisione. Al contempo, però, non si poteva optare per una balestra troppo rigida, altrimenti il proiettile scagliato non avrebbe avuto abbastanza energia cinetica per sparare il colpo.

    - Uhm... Alluminio resistente... - dissi alzando quel materiale dinnanzi a me per farlo vedere anche al Gorilla, che avrebbe visto solo un enorme pezzo di metallo e poco altro. Notai anche i materiali per la creazione della corda: diversi filamenti che mi avrebbero permesso d'immagazzinare una quantità abnorme di energie.

    - Non male, - pensai. - Vediamo cosa ne esce.

    E con quelle parole, accesi la luce per poi chinarmi con la testa sul bancone. Dovevo lavorare l'allumino e creare una corda che sarebbe stata capace d'immagazzinare una quantità di energia cinetica più elevata del normale. Una di almeno 50 centimetri fra la corda in riposo e il punto di aggancio. Senza dimenticarsi di tutto il resto che avevo in mento: un sistema di caricamento automatico, la posizione per un possibile cannocchiale e la creazione di un sistema a 4 corde, che mi avrebbe permesso di scagliare più frecce in contemporanea premendo sul grilletto una sola volta.

     
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