[Accesso] L'entrata di Suna

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  1. Manu ©
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    L'ingresso a Suna





    Prima o poi Hamano tornerà ad essere il serio guardiano delle mura di Suna, totalmente dedicato al suo lavoro e alla sua patria, sempre al servizio del villaggio e dei suoi compagni di squadra, sempre serio e umile, così come il suo clan voleva. Ma ora il ragazzo aveva bisogno di conferme per allontanare sempre di più le memorie di quando la depressione l'aveva trasformato nell'ombra di sé stesso.
    Attese qualche attimo, pronto ad assorbire qualunque ninjutsu del kiriano, che non si fece attendere. Senza tante cerimonie sparò una sfera di vento diretta al suo busto.
    Nel momento in cui Hamano vide partire il colpo fece una di quelle cose che un tempo aveva imparato a fare senza neanche pensarci, mentre ora gli sembrò di tornare ragazzino, provando sensazioni che sembrava aver dimenticato. I suoi occhi si illuminarono flebilmente, segno che il suo adorato quanto maltratto Sguardo dell'Annullamento si era attivato.
    Nell'esatto momento in cui la sfera di vento lo colpì questa semplicemente scomparve, o meglio, finì annullata. Hamano osservò la scena con un piccolo ghigno che faceva fatica a trattenere.
    Si spostò dalla posizione da bersaglio che aveva tenuto fino a quel momento. Rimase un po' in silenzio, fissando per terra sempre con quello strano sorriso, come se fosse perso in qualche felice ricordo, poi all'improvviso alzò il braccio facendo un segnale alle guardie sulle mura, che leste si attivarono per aprire il portone principale.
    Un gran rumore metallico precedette l'apertura del portone, che lentamente si spalancò della misura necessaria per far passare una persona al suo interno. Quando l'operazione venne completata Hamano alzò lo sguardo verso il kiriano. Il sorriso era scomparso ma non era arrabbiato o teso o altro. La sua era semplicemente una faccia seria, la faccia che un guardiano delle mura di Suna dovrebbe avere ogni giorno, la faccia di Hamano Iga quando era veramente Hamano Iga.
    - Benissimo, prova superata. Entra pure e goditi il soggiorno. - Altre parole sarebbero state superflue e fori posto perciò Hamano semplicemente tornò sopra le mura scalandole col chakra adesivo per poi tornare alle sue mansioni.
    Una tipica giornata alle mura di Suna.

     
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    Parlato Kitori
    Pensato Kitori
    Narrato
    Parlato altri


    Viaggio imprevisto

    IV


    Il guardiano restò immobile fino all'ultimo istante, i suoi occhi si illuminaro leggermente. Per un momento al kiriano sembrò che l'attacco fosse andato a segno, cosa che lo preoccupò alquanto un incidente proprio non ci voleva. Ma d'improvviso la sfera di vento scomparve, come d'incanto senza fare alcun danno.
    Sul volto del guardiano apparve un piccolo ghigno trattenuto a fatica. Solo allora Kitori capì, grazie alle lezioni dello zio, che aveva visto all'opera lo Sguardo dell'Annullamento una rara tecnica di Suna, dalla cui esibizione restò molto soddisfatto.
    Era sempre utile vedere e conoscere nuove tecniche.
    Dopodiché la guardia alzò il braccio facendo un segnale alle guardie sulle mura, che cominciarono ad aprire il portone..
    Con un gran rumore metallico il portone lentamente si spalancò della misura necessaria per far passare una persona.
    Il tipo osservò il visitatore semplicemente con una faccia seria, finalmente, l'espressione che un guardiano delle mura dovrebbe avere sempre.
    Benissimo, prova superata. Entra pure e goditi il soggiorno.
    Esso tornò sopra le mura scalandole col chakra adesivo. Ma prima che giunse in cima:
    Grazie dello spettacolo!
    Urlò il Kenkichi prima di scattare in velocità dentro il villaggio.


    Status Kitori Kuro Kenkichi
    Studente - Energia Giala
    Chakra: 18 bassi;
    Vitalità: 10 leggere;


     
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    Calure soffocanti







    Poche ore separavano Suna da Konoha procedendo con la rapidità che distingueva ninja ben preparati come Raizen, di preciso la stessa distanza che separava una sostanziosa colazione di buona mattina ad un lauto pranzo, motivo per il quale giunse alle mura sunesi, dopo aver attraversato il deserto, nel peggior solleone.

    Fottuta sabbia.
    Fottuto sole.
    Fottuta Suna.


    Una litania che si ripeteva continuamente fin dal preciso momento in cui era iniziato il deserto, fondamentalmente imprecazioni per salvaguardare la sua integrità mentale.
    Arrivò alle mura poco dopo l’una, sudato come pochi.

    Hoshikuzu Chikuma.
    Non sa del mio arrivo ma sono qui per incontrarlo.
    Mandaci uno dei tuoi colleghi nel mentre che ti accerti della mia identità, ho fretta di trovare un hotel e lavarmi di dosso tutto il lercio che questo fastidioso deserto mi ha fatto accumulare.
    Si, ho fretta.


    Non si era mai presentato alle mura di un villaggio da quando era kage, l’accoglienza che gli avrebbero riservato lo incuriosiva non poco, ma c'era poco da aspettarsi visto che la prima cosa che aveva fatto era dare indicazioni su ciò che andava fatto.
     
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    Sembrava che un sacco di persone famose di recente fossero interessate a venire a Suna. Dopo l'amministratore di Oto, il Kage di Konoha si era presentato di fronte il portone di Sunagakure. Quel giorno c'era Shunsui davanti la porta principale, e fu lui ad intercettare il più forte ed importante tra i ninja della Foglia. Benvenuto a Suna Hokage Ikigami. Manderò subito a chiamare Hoshikuzu. Così dicendo fece un segno ad un attendente, il quale scattò fuori dalla visuale del marionettista, per chiamare il Rosso. Far rimanere i Kage sull'uscio non è il modo in cui ci comportiamo a Suna. Le leggi si applicano per tutti ad ogni modo. Potete consegnare a me le vostre armi e vi posso far accomodare all'interno. Altrimenti, dovrete aspettare qui affinché persone più alte in rango di me possano farvi passare...come meglio desiderate. Cercare di far rispettare le leggi contro personaggi talmente forti da distruggere un villaggio da soli, poteva essere complesso. La cosa di cui si stupiva il marionettista era: perchè amministratori e Kage, i quali avevano formulato quelle leggi per i propri villaggi, erano poi così restii a rispettarle quando si trattava di altri villaggi. Questo era, chiaramente, solo l'inutile pensiero di un genin alle mura di Suna.
     
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    Carità








    Annuì alle parole del…

    Genin?
    Chunin?
    Come devo chiamarti?
    Mica sarebbe male presentarsi.


    Chiese con naturalezza, senza mostrare alcun tipo di fastidio.

    Si che a suna non hanno nulla, poveracci, magari risparmiano sull’anagrafe e di volta in volta si chiamano per segni distintivi.
    Però Hoshi ha un nome.
    Beh, lui è anche ricco, magari il suo clan aveva soldi a sufficienza per appuntarsi i nomi.


    Pensò tra se e se.

    Si, direi che è meglio andare a ripararsi.
    Non è un problema consegnarti le armi, però per evitarti la trafila ti direi di lasciarmele, non devo entrare nel villaggio, sono giusto di passaggio e mi fermerò in qualsiasi luogo delle mura abbia un po’ di ombra.
    Mi interessa solo Hoshi per oggi.


    Dio mi scampi dalla cucina sunese, sicuro passano mezza giornata a cercare l’unica cosa vagamente commestibile in questa desolazione, probabilmente orribili insetti, per poi cucinarli con l’unica fonte di energia che hanno: il sole.
    Il che probabilmente vuol dire che li inchiodano ad essiccare, con un po’ di fortuna li bruciacchiano con una lente.


    Furono questi pensieri che portarono Raizen a mettersi le mani in tasca ed estrarne un pezzo di ottimo prosciutto, constatabile dal grasso rosato presente fin dentro la carne, del pane fragrante e dell’acqua frizzante mista a limone e un tocco di bicarbonato, col sorriso di chi sta facendo l’azione più giusta a questo mondo.

    Tieni ragazzo, io oggi non ho fame.
    Mangia qualcosa.


    Disse una volta giunti all’ufficio o in qualsiasi posto il ragazzo ritenesse opportuno ospitare il kage.
    Accettato o meno il dono avrebbe atteso Hoshi.

    Allora?
    Come ve la cavate qui?


    Chiese per ingannare il tempo.

    Ho sentito tempo fa che il quattro code vi è sfuggito.
    Che fine ha fatto non lo sapete?


    Un modo come l’altro per fare conversazione con l’ultima informazione pubblica che si sapeva riguardo il paese del vento.
     
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    Mura di Suna
    ..Spionaggio Industriale..
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    Il rosso era parecchio impegnato in quel periodo. La costruzione del centro ricerca più avanzato di sempre lo teneva occupato 24 ore su 24 e difficilmente era possibile distogliere l’attenzione del rosso dal progetto. Ormai non mancava molto, giusto qualche ritocco ed il montaggio dell’attrezzatura. Hoshikuzu Chikuma aveva costruito quel posto quasi interamente da se sfruttando la moltitudine di cloni che ra in grado di creare. Il rosso ovviamente alternava lunghi ed intensi periodi di lavoro con altrettanto lunghi ed intensi periodi di riposo. Accumulare lo stress e la fatica di centinai di persone lo stava mettendo a durissima prova, ma il Chikuma sapeva di non poter mollare proprio ora che era così vicino alla sua meta. Ad ogni modo, quel giorno un messo era riuscito a convincerlo a dirigersi verso le mura del villaggio. Sembrava che qualche losco personaggio avesse chiesto di lui, ovviamente chi lo aveva chiamato non aveva specificato che ad aspettarlo non vi era niente popo di meno che l’Hokage.


    Entrato nel posto di guardia il Chikuma aveva salutato tutti con un gesto della mano prima di infilare la porta che lo avrebbe portato direttamente dove stava Raizen. Senza pensare più di tanto il rosso si era avvicinato a Shunsui dandogli una pacca sulla spalla buttando un’occhiata dentro la stanza dicendo sotto voce -..ma chi diavolo viene a rompere le palle?!.. eh?!..- il rosso ci mise uno zero due per capire che l’energumeno all’interno della sala d’attesa altri non era che Raizen, amico di vecchia data e attuale Hokage del villaggio della foglia. Fatto un gran respiro il rosso sarebbe tornato all’orecchio di Shunshui cercando di bisbigliare qualcosa, ovviamente cercando di non farsi sentire -..cazzo ma quello è Raizen.. pft.. l’Hokage.. eheheh..- proprio non riusciva a non scoppiare a ridere ogni volta che ci pensava. Se solo glielo avessero detto prima il Chikuma si sarebbe organizzato meglio per quell’incontro, ma li per li doveva improvvisare -Shunsui.. senti un po’!.. immagino avesse un sacco di armi e roba con se.. giusto?!.. tieni qua!!!..- il Chikuma aveva preso da una tasca dei pantaloni un vecchio e sgangherato D-Visor, lo stesso che aveva rubato a Shinichi e sul quale era stato installato il Gnagnometro. Se Shunsui avesse dato una sbirciata ci avrebbe sicuramente trovato le peggio oscenità del continente, ma per ora la sua missione era un’altra -..ascoltami bene.. ora tu vai di la.. nel deposito armi.. e raccogli più dati possibili sulle armi di quel tizio.. raccogli anche qualche campione se puoi e scatta una montagna di foto.. eheheh.. quello si porta dietro una ferramenta ogni volta che si muove.. potrebbe essere interessante.. uhuhuhuh..- era incredibile come il volto sereno di Hoshikuzu assumesse i tratti di una volpe famelica quando escogitava certe cose.


    In ogni caso il rosso sarebbe poi entrato nella stanza a braccia aperte mostrando un gran sorriso compiaciuto -Nobile Hokage!.. qual buon vento ti porta qui.. nelle soleggiate ed esotiche terre del villaggio di Suna?!..- il rosso ovviamente aveva dato l’ordine ben preciso di mettere l’ospite a suo più completo agio facendo portare da mangiare e almeno una cinquantina di birra fresca -..serviti pure amico mio.. questa è roba della mia cantina personale.. a dire il vero l’ho rubata dalla cantina di Gin.. ma va beh.. qualcuno la dovrà pur bere!..- il rosso sembrava dannatamente rilassato ed in effetti lo era mentre apriva una bottiglia cominciando a bere avidamente -..aaah.. ci voleva.. sai mi hai sorpreso.. non credevo che ti saresti mai spinto così ad ovest.. non personalmente almeno.. deve essere per qualcosa di importante se hai fatto tutta questa strada da solo!.. ci sono rogne a Konoha?!..- il rosso proprio non riusciva ad immaginare quale fosse lo scopo di quella visita, forse una fuga d’amore o una brutta depressione, ad ogni modo Raizen non sembrava proprio il tipo da soffrire certi malanni -..qua a Suna ce la passiamo alla grande.. sto lavorando su un nuovo progetto.. un centro di ricerca all’avanguardia dove ogni Sunese possa dare il proprio contributo.. sai mi è venuta l’ispirazione dopo l’ultima gita che ho fatto a Konoha.. già..- il sorriso del rosso non velava ciò a cui stava facendo riferimento. L’ultimo incontro con Raizen lo aveva ridotto in fin di vita, il Chikuma non riservava alcun genere di risentimento ovviamente, ma stuzzicare le persone gli piaceva -..ho intenzione di presentare i nuovi laboratori a tutti i ninja dell’Accademia.. anzi ne approfitto per invitarti personalmente all’inaugurazione.. ci sarà da mangiare e di che divertirsi oltre che sarà un ottima situazione per fare affari!..- il rosso aveva intrapreso la via del mercante ormai da tempo e ogni occasione era buona per portare a casa qualcosa di buono, inoltre Konoha da sempre era stato uno dei villaggi più ricchi del continente e quindi la gallina d’oro a cui far cagare uova di struzzo.


    Alla domanda sul quattro code poi il rosso avrebbe semplicemente risposto con -Ah il quattro code?!.. brutta storia quella.. per fortuna ora si trova al sicuro..- in realtà il rosso non aveva la ben che minima idea di che cavolo fosse successo dopo aver ritrovato i propri ricordi, tuttavia stava indagando sul mistero e per il momento a lui bastava che il demone non stesse scorrazzando in giro per il deserto a divorare carovane e affini -..ha causato diversi danni.. e tanto spavento.. ma non c’è più da preoccuparsi.. ormai sono diventato piuttosto abile ed esperto a trattare con i demoni.. almeno credo..- il rosso stava sorseggiando la birra fresca come se non sapesse che Raizen in realtà fosse il portatore del nove code, il più potente tra tutti i demoni. Quelle parole non volevano assolutamente suonare come una minaccia, ma come una mera informazione a disposizione dell’Hokage o meglio del Jinchucoso. Hoshikuzu stava affinando le sue arti ninja al fine di proteggere e fermare i demoni se necessario, il senso di terrore provato nel bel mezzo del deserto e a konoha lo avevano forgiato in quel senso. Non odiava i demoni o i loro portatori, ma nel profondo sentiva che qualcuno avrebbe docuto addossarsi quella responsabilità ed ora che aveva appreso qualche trucchetto dal vecchio Pangu quella responsabilità si era fatta ancora più strada nella sua testa.


    Almeno tre o quattro birre erano già svanite mentre i due parlavano, era giunto il momento di parlare d’altro -..ma concentriamoci su altro.. sono proprio curioso di sapere cosa abbia spinto l’Hokage in persona a spingersi fino a qui.. a nessuno piace la fastidiosa sabbia del deserto.. tranne a noi Sunesi ovviamente.. quindi deve essere qualcosa di estremamente importante.. conoscendoti..- il gas fuoriuscito dal tappo dell’ennesima birra aveva messo il punto a quella sua frase, non resteva che ascoltare che aveva da dire il gigante di konoha.

    OT/ Hohe scatta più foto che puoi e non guardare la cronologia del D-Visor! :riot:
     
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    Quando Hoshi giunse alle mura ancora il Colosso non era stato privato del suo armamentario, di fatto come gli era stato richiesto era rimasto alle mura, cosa che, come da lui richiesto con cortesia –cosa rara- non gli costò la privazione delle sue armi.
    All’apertura della porta il Colosso si trovava li, in attesa mentre si dondolava su una sofferente sedia che scricchiolava pericolosamente ad ogni movimento.

    Io, vi consiglierei delle sedie più resistenti.

    Si lasciò cadere con un tonfo per poi alzarsi e stringere la mano ad Hoshi.

    E il “nobile Hokage” puoi anche lasciarlo alle occasioni più pompose.
    Tra di noi va bene Raizen.
    E queste terre non sono soleggiate. Sono aride. E polverose. E ventose… e altre cose poco gradevoli.
    Con rispetto eh. Ahahahah.


    Riprese posto nella sua sedia e quando Hoshi gli offrì la birra rifiutù.

    Mi dispiace, ma mi piace poco la birra, sono una mezza checca quando si parla di alcolici, se la hai ci butto dentro un po’ di gazosa che liscia mi uccide l’anima. E con questo caldo troppo alcool e poco zucchero mi stendono pure.
    Mi basta la vita amara.


    L’ultima frase la disse con una strana serietà.
    Sorseggiò la sua bevanda piacevolmente soddisfatto del contenuto zuccherino mentre ascoltava le risposte di Hoshi.

    Vedo quanta voglia avrò di sopportare il caldo.
    Anche se onestamente mi aspettavo qualche risposta in più riguardo la tua posizione a livello gerarchico.


    Lo guardò severo, cosa che la loro differenza di età e corporatura accentuava ulteriormente.

    Devo ammetterlo, mi aspettavo qualche novità positiva, seppur piccola.
    Ma immagino che non siano affari miei, certo mi sembra strano non aver sentito nulla su tutti questi danni causati dal quattro code, generalmente sono notizie abbastanza contese, ed un demone che fa danni è una cosa che non si può nascondere vista l'entità dei danni che fa generalmente.


    Fissava il jonin senza distogliere un secondo lo sguardo mentre rifletteva sulla risposta del Rosso, non aveva citato alcun luogo, solo una generica frottola riguardo il fatto che avesse causato danni e spavento, una simile notizia avrebbe viaggiato per il continente alla velocità della luce, e invece nulla, per il continente del quattro code non si era saputo nulla.

    Se non vuoi darmi informazioni lo comprendo, ma una simile bugietta non ti si addice.
    Soprattutto se è per nascondere qualche una risposta che non si ha.


    A prescindere dalla risposta avrebbe scosso le spalle.

    Avete combattuto contro quella bestia, Eiatsu era li, bello pesto… è stato Diogene a portarvici.
    Ma dimmi… sai almeno se è dentro i confini del vento?


    Il tocco della mano tra i due, quasi casuale, gli permise di porre quella domanda mentalmente[interrogazione mentale] durò poco, il tempo di scoprire quell’informazione direttamente dalla mente di Hoshi, una cosa così rapida e di sorpresa a cui sarebbe stato difficile controbattere con la giusta dose di chakra.
    Scosse la testa fissando il pavimento.

    Ai ai.
    Non è molto complesso capire dove sia andato a finire.


    Trasse un lungo sospiro.

    L’equilibrio è rotto, Hoshi, mi ricordo cosa hai detto a Konoha.
    Sperò questa rinfrescata di memoria ti aiuti.
    Vuoi ancora aspettare?
    Saggio eh, ma a quelli buoni come te gliela stroncano nel culo fino a che non gli fanno venire mal di testa a furia di pestargli nel cervelletto.
    Detto con gentilezza.


    Si alzò lesto.

    Per questo ero venuto, e se ti sembra poco importante… beh direi che la situazione è ancora più grave.
    Direi che ora posso andare, la questione è diventata abbastanza scottante.


    Guadagnò la porta in pochi passi.

    Ci sentiamo Hoshi, e rifletti, mi raccomando.

    Solo una volta guadagnata l’uscita notò all’orizzonte qualcosa di particolare.

    Ow… beh, questo è singolare, ve lo concedo, non pensavo che le dune si muovessero così rapidamente.
    Però è strano, hei Hoshi, vieni qui, guarda quanto cazzo è grande sta duna!
    Eh! E sai la cos aparticolare? Non c’è un alito di v….


    L’Hokage si rese presto conto che qualcosa di ben più singolare di una duna particolarmente grande stava accadendo.
    Qualche ora prima, in un giorno sul deserto come tanti altri, il sole salutava un’essere dopo… quanti anni?
    Non era dato saperlo, ma sotto il suo comando l’infinita sabbia del deserto si agitò, granello dopo granello, millimetro dopo millimetro si ammucchiava in un cumulo sempre più grande assumendo lentamente proporzioni ciclopiche, e persino dalle mura di Suna avrebbero potuto vederlo.
    Inizialmente un punto indistinto all’orizzonte mai osservato prima, poi sempre più grande ed imponente: davanti ai loro occhi si stava innalzando una montagna!
    Chiunque, senza distinzione di percezioni o grado nella gerarchia avrebbe potuto vederla: una duna che svettava sulle altre in maniera così evidente da renderle a suo confronto delle distratte palettate di un infante sul bagnasciuga.
    Quando la crescita parve arrestarsi, difficile stabilirlo a quella distanza se non con qualche minuto di osservazione, i lati parvero farsi sempre più netti e affilati scolpendo quella che presto si rivelò essere una piramide.
    Una tenue luce pareva scalare la squadrata struttura di sabbia, lentamente da ciò che potevano osservare, anche se viste le dimensioni, ancora del tutto sconosciute visto che quella montagna distorceva la loro capacità di dedurre una scala metrica corretta, lo faceva a velocità assai elevata.
    Giunta all’apice ci fu un attimo di esitazione, un tenue sfarfallamento prima che la luce aumentasse sempre di più accrescendosi come se fosse un gigantesco organismo per poi invadere tutto e accecarli per qualche secondo.
    Riacquisite le capacità visive poterono notare alcune cose: alle porte di Suna ora vi era una montagna che avrebbe fatto editare parecchie carte geografiche.

    Sssss…uuuhhhhhhh…hhh….nnnhhh….h….aaahhhhhh…

    Dalla cima della montagna discese l’unico alito di vento di quei momenti di totale sconvolgimento, una voce leggera e al contempo fragorosa si sarebbe insinuata nelle orecchie di tutti i presenti con l’insistenza del vento che erodeva le rocce, dando un nuovo significato al nome della capitale del vento.
    Qualcosa era arrivato alle porte del villaggio e per quanto si impegnassero per produrlo nei più disparati metodi gli abitanti della sabbia si sarebbero resi conto ti una terribile realtà: a Suna, il vento si era fermato.


    Edited by F e n i x - 25/11/2016, 01:22
     
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    Mura di Suna
    ..Eh la Madonna!!!..
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    Raizen come al solito non aveva creduto ad una parola di quanto detto dal rosso e in effetti come poteva dopo tutto quello che era successo. In realtà il rosso non sapeva davvero nulla di tutta quella storia se non delle congetture che lui stesso aveva fatto dopo il suo risveglio. Sapeva dello Yonbi e della sua scomparsa, ma non voleva impegolare altri stranieri in quella storia soprattutto se questi erano a capo di un villaggio potente come quello della Foglia. Il rosso non voleva essere il fulcro scatenante di nessuna guerra tra villaggi Accademici e avrebbe fatto di tutto per evitare la cosa anche se in cuor suo sapeva benissimo che prima o poi tutto ciò sarebbe stato inevitabile. Alla fine venne fuori tutto, Raizen sapeva già più cose lui del rosso riguardo tutta la faccenda cosa che lasciò interdetto. In qualche modo il gigante doveva aver recuperato informazioni sulla faccenda e sembrava che ancora una volta dietro quella faccenda vi fosse il Mikawa -Ancora il colosso?!.. accidenti ma che diavolo sta combinando?!..- Raizen era serio sulla faccenda e decisamente sul piede di guerra -..non so che fine abbia fatto lo Yonbi te l’ho già detto.. con tutta probabilità sarà stato nascosto da qualche parte se è come dici tu.. o lo avranno usato per creare un altro di voi Jinchucosi.. ma a che scopo?!..- in effetti l’ultima affermazione non aveva molto senso. Perché mai scomodarsi di prendere un demone per poi infilarlo dentro ad un ninja di carne ed ossa quando lo si poteva semplicemente stappare sopra ad un villaggio e lasciarlo fare.


    Ad ogni modo il gigante si era fatto sempre più irritato, una guerra in quel momento storico dell’Accademia avrebbe significato solo la distruzione della pace stessa, ma Raizen non sembrava voler ragionare sulla cosa e nemmeno Itai lo aveva dimostrato tempo addietro. Gli attriti innescati da Diogene avevano creato una situazione di stallo insopportabile, una vera e propria polveriera che avrebbe inevitabilmente coinvolto anche Suna -..accidenti Raizen.. te l’ho già detto.. dare il via ad una guerra adesso ci renderebbe solo più deboli verso il vero nemico.. sai benissimo e forse meglio di me cosa sta succedendo in questo continente.. i Cremisi e poi quei dannati Kijin.. siamo già in guerra.. perché dovremmo cominciarne un’altra..- il rosso ormai aveva capito che non sarebbe mai riuscito a rinsaldare i rapporti tra Raizen e il Mikawa -..Tsk!.. se sarà necessario farò la mia parte.. ma non ti aspettare che darò troppa corda a questa storia mentre i Cremisi e i Kijin attaccano e distruggono le nostre terre..- detto ciò Raizen concluse il suo discorso alzandosi poi per andarsene dal villaggio. Il rosso era rimasto fermo all’interno della stanza mentre l’Hokage se ne andava. I pungi stretti e l’espressione contratta la dicevano lunga sul marasma di sentimenti contrastanti che lo attanagliavano. Fu la strana esclamazione di Raizen stesso a destarlo da quella condizione -..oh?!.. ma che cazzo ha adesso?!.. ma che dici.. non ci sono dune.. OH MERDA!!!- lo stupore dipinto sul suo volto ne avrebbe cambiato la fisionomia fino a renderlo quasi irriconoscibile.


    Fuori dalle mura di Suna, all’altezza dell’ingresso principale, una vera e propria montagna di sabbia si stava rapidamente formando mentre miliardi di granelli di sabbia si muovendo tumultuosi scivolando verso il basso lungo le pareti di quella che aveva tutte le sembianze di essere -..una piramide..- la struttura più strana che il Chikuma avesse mai visto. Una luce accecante si diffuse per tutta l’area circostante per un istante mentre uno strano alito di vento raggiunse le sue orecchie facendolo rabbrividire, tutta quella situazione era davvero strana -..merda.. e adesso quella che roba è?!.. ehi Raizen.. non è che sei venuto qua a Suna perché stavi scappando da qualcuno con cui hai debiti di gioco.. vero?!..- il rosso sembrava serio mentre guardava storto il gigante. Raizen dal canto suo sembrava non sapere nulla di quella strana montagna di sabbia che ora sovrastava l’intero villaggio. Doveva prepararsi al peggio e reagire in fretta se non voleva lasciare dilagare il panico in tutto il villaggio -..che palle!.. dovevo finire di dare il colore ai muri del laboratorio.. e va bene..- preso un piccolo rotolo ninja legato in vita il rosso avrebbe compiuto pochi gesti prima di srotolarlo ed evocare a mezz’aria il suo equipaggiamento ninja insieme al famoso cappotto rosso del capo clan Chikuma. Con un abile mossa il rosso lo avrebbe indossato sistemando ogni cosa al suo posto, arco compreso, l’eroe di Suna era pronto ad entrare in azione -Ehi voi!.. non restate li impalati.. andate subito a chiamare tutte le guardie cittadine.. voglio un cordone perimetrale attorno a quella cosa e all’intero villaggio.. fate evacuare subito tutti gli abitanti verso le zone di sicurezza e aiutate i mercanti rimasti bloccati all’ingresso se dovesse essere necessario..- il rosso si sarebbe quindi fatto avanti verso un altro manipolo di guardie bloccate dallo stupore e dalla paura -..voi due.. recatevi in amministrazione e avvisate subito Haruki di quel che sta succedendo.. ditegli che prendo io il comando dell’operazione e di avvisare anche il consiglio degli anziani della faccenda.. ah.. inoltre cercate di mettervi subito in contatto con Hohenheim.. ovunque si trovi!!!- il rosso era lucido e pronto ad entrare in azione, nessuna fottutissima piramide del cazzo poteva nascere così davanti al suo villaggio senza prima chiedere il permesso -..fanculo.. ma che fine ha fatto il vento?!.. non soffia più?!..- era una sensazione orribile per un Chikuma come lui. Il vento a Suna aveva cessato di esistere, quasi fosse stato congelato nel tempo stesso, quella sensazione non gli piaceva per niente come non gli piaceva tutta quella storia -Tsk!.. ehi Raizen io vado a dare un’occhiata a quella piramide da più vicino.. tu che fai?!.. te ne torni a casa o vieni a dare un’occhiata?!..- qualsiasi fosse stata la risposta il rosso sarebbe così partito verso i cancelli del villaggio poco distanti da li. Una nuova minaccia stava mettendo alla prova il villaggio di Suna, spettava al rosso porre rimedio alla questione.

    OT/ Magari ci troviamo Cleopatra con le zinne di fuori dentro la piramide!!! :dappa:
     
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    Mi chiamo Shunsui Abara, sono un genin e guardiano delle mura. Disse il ragazzo, senza dare alcun segno di rimorso per il fatto di poter essersi comportato in maniera sgarbata. In realtà non voleva essere maleducato. Semplicemente alle mura erano i forestieri a venir interrogati e non viceversa. Tuttavia, a domanda posta, Shunsui non aveva avuto alcun problema a dare le sue credenziali. Raizen sembrava essere solo di passaggio, quindi Shunsui decise che poteva far aspettare l'Hokage in una sala posta nella parte esterna delle mura, pensata apposta per occasioni del genere. Come preferite Hokage-sama. Prendete l'ingresso sulla destra, vi raggiungerò all'interno. Potete tenere le vostre armi. Mentre così diceva, un'apertura sulla roccia, che prima non c'era, comparve alla destra di Raizen, mostrando un passaggio che dava verso l'interno.

    L'Hokage dovette attraversare un breve corridoio e poche scale fino ad arrivare ad una stanza qualche piano sopra il livello terra. La stanza, sebbene venisse usata di rado, era tirata a lucido nonostante il clima polveroso. Una finestra si affacciava all'esterno, dando una visuale dall'alto del camminamento che portava alla porta di ingresso a Suna, mentre sul lato destro torreggiavano le imponenti mura. La luce illuminava calda tutta la stanza, la quale aveva pochi elementi, ma di buona fattura. Al centro c'era un tavolo di legno intarsiato con disegni di palme e dromedari, circolare, e circondato da sedie nello stesso stile. Divani e poltrone si trovavano in una stoffa rossa ricamata con pizzo del medesimo colore, ed accendevano la stanza riflettendo la luce che veniva dalla finestra. L'Hokage avrebbe avuto solo il tempo di sedersi, prima che Shunsui arrivasse portando una bevanda ghiacciata a base di cactus, che venne servita al jonin della Foglia.Questo le toglierà di dosso il caldo, per quanto possibile. Hoshi sta per arrivare. Anche Raizen aveva qualcosa per il genin, sebbene Shunsui non si aspettasse di ricevere del cibo in qual contesto e nè, tanto meno, capì il perchè di quel gesto.Ehm....grazie... disse prendendo il prosciutto, con l'aria di chi non sapeva cosa stesse facendo. Lo portò via, e poi tornò dal suo ospite, il quale iniziò a chiacchierare.Impegnati! Buona parte di noi sono impegnati nella realizzazione dei Laboratori...l'ultimo progetto di Hoshi...una cosa piuttosto fica in realtà... Shunsui non sapeva quanto poteva dire a riguardo, ma Hoshi si era sempre mostrato aperto su quella questione, quindi nessun problema. Poi però l'Hokage nominò il 4 code, dimostrando di sapere molto di più di Shunsui si quello che fosse realmente accaduto. Infatti, la notizia non era stata diramata fino al grado genin.Mi dispiace Hokage...davvero non so di cosa stia parlando.... Fu in quel momento che entrò Hoshi, con il suo solito spirito dirompente. Shunsui venne preso da parte dal jonin, il quale gli mise in mano un D-Visor chiedendogli esplicitamente di scannerizzare con quello le armi di Raizen. Mi dispiace Hoshi, non ha lasciato le armi...siamo ancora al di fuori delle mura. Disse con volto un po' dispiaciuto. E' proprio in fissa con sta storia delle armi...ahahah Tuttavia, quando Hoshi andò da Raizen, Shunsui non lo seguì per dare loro un po' di privacy. Invece prese tra le mani il D-visor e, schiacciando un tasto, quello si attivò mostrando al genin le cose più sconce di questa terra. Preso alla sprovvista, SHunsui guardò con aria stupita un paio di figure, con aria interessata altre quattro, ma poi spense il dispositivo.Ci manca solo che mi metta nei guai...comunque che pervertito Hoshi! Intanto le voci dall'altra stanza arrivarono alle sue orecchie. Chiaramente era un discorso che un genin non avrebbe mai dovuto sentire. La caccia al quattro code, la sua sparizione, minacce di guerra e poi questo ninja, che doveva essere un cattivo, un certo Diogenes.Cacchio ma che sta succedendo in questo mondo...? Com'è possibile che accadano certe cose e rimanere all'oscuro di tutto? Hoshi comunque non sembrava essere troppo propenso alla guerra, così come Shunsui si era aspettato. Gli unici contro cui dovevano combattere erano i Cremisi, ed il marionettista non avrebbe potuto essere maggiormente d'accordo. Poi commenti di sgomento arrivarono dai due ninja. Shunsui incuriosito ed allarmato dalla preoccupazione dei jonin, entrò anche lui nella stanza per vedere quello che stava accadendo. Il D-visor quasi gli cadde di mano. Un'enorme piramide si vedeva dalla finestra della stanza, dove prima non c'era nulla. Cos'è quella cosa, Hoshi? ma il jonin era chiaramente senza risposte. Però aveva già preso in mano la situazione, ed una serie di ordini aspettavano di essere diramati alle varie forze armate di Suna. Agli ordini! Il genin schizzò fuori la parta: c'era una lunga lista di persone da avvisare e rintracciare.
     
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    Tempesta in arrivo

    I - Le mura



    Un uragano in miniatura stava per varcare le mura del villaggio della sabbia. Una piccola, solitaria shinobi si strascicava affaticata verso il cancello principale, con l’aria di chi, nonostante la stanchezza, avrebbe potuto divorare chi si trovava davanti.

    Perchè… Doveva proprio avere amici… In mezzo al DESERTO.

    Il viaggio della Vipera era stato inaspettato. Il bigliettino lasciato sulla scrivania era un chiaro segno di sfida: “se non mi raddrizzi ora, non ci riuscirai mai più”. No, non gliel’avrebbe lasciata vinta così facilmente. Era solamente fortunato di avere delle creature che lo trasportavano dove voleva, e che non avrebbero subito le ire della rossa perché la colpa era sempre e comunque dell’evocatore.Lei aveva trovato un passaggio di fortuna, purtroppo solamente fino a Tani. Il resto doveva farselo a piedi. Pur prendendo la strada che le avrebbe garantito di attraversare il tratto di deserto più breve, non essendo granchè abituata alla forte luce solare, arrivò alle mura esausta, tenuta in piedi solamente dalla determinazione di raggiungere Febh e fargli pentire l’averla costretta a fare tutto quel viaggio.

    Sono… Hebiko… Dokujita… Di Oto.

    Si presentò ansimante, assetata come non mai, e accaldata al punto dal volersi spogliare del tutto. Se ci fosse stata dell’acqua nei dintorni, probabilmente vi si sarebbe lanciata dentro, rifiutandosi di smuoversi.

    Acqua a Suna… Meglio trovare quello stupido prima di sciogliermi!

    Avrebbe ripreso fiato con calma, cercando di ricomporsi; per quanto la necessità di qualcosa di fresco o dissetante fosse ben visibile, non avrebbe chiesto nulla, cercando di comportarsi come se non avesse appena fatto una scarpinata nel deserto.

    Sono la segretaria di Febh Yakushi. Ho bisogno di sapere esattamente dove si trova in questo momento, è importante.

    Certo, era importante. Doveva solo trovarlo e gridargli contro così forte da generare una tempesta di sabbia improvvisa. La sua fuga improvvisa l’aveva fatta infuriare, e quando sarebbe venuta a conoscenza dell’identità del suo amico, probabilmente nessuno sarebbe più riuscito a placare la sua furia.
     
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    Se fossi in te non andrei a sbandierare ai quattro venti i tuoi legami con Febh Yakushi...Hebiko Dokujita Disse una voce proveniente in alto ed alla destra della ragazza. Voltandosi, Hebiko avrebbe visto un giovane sbucare da un'apertura nella parete rocciosa, all'interno della quale si sviluppava la strada per giungere le porte di Suna. Il ragazzo indossava un lungo mantello marrone che gli copriva le spalle, lasciando vedere una tipica uniforme ninja. Il cappuccio era tirato indietro, mostrando i suoi capelli corvini e gli occhi di un giallo intenso. Con un singolo balzo, il genin fu di fianco alla ragazza. Prendi...sei disidratata...disse lanciandole una sacchetta in cuoio contenente acqua....prima volta nel deserto? Disse con un sorriso. Normalmente non si sarebbe dimostrato così cordiale con un nuovo arrivato alle mura, ma la ragazza aveva un legame con il suo, improvvisato, maestro. Quindi il marionettista sentiva di doverle dare un po' più di credito. Inoltre, sebbene distrutta dal viaggio, il suo tono sembrava suggerire che il jonin ed amministratore del Suono avrebbe passato un brutto quarto d'ora non appena i due si sarebbero incontrati. Il che poteva solo far piacere al giovane ninja della Sabbia, considerando i loro trascorsi. Sono Shunsui Abara...ho fatto entrare io Febh nel villaggio...cosa che ha causato un po' più trambusto del solito...ed ho anche avuto il piacere di passare una buona mezza giornata con lui.... disse con un mezzo sorriso, mentre i suoi ricordi andavano alle pene dell'inferno che aveva dovuto subire per colpa del jonin e del suo veleno perfetto. Quando è arrivato, era intenzionato a parlare con Hoshikuzu Chikuma...non so esattamente adesso dove si trovi... Le disse con tono neutro. Volevi solo questa informazione o vorresti anche entrare? Però ti avvero...sembri essere alquanto sul piede di guerra. Non so cosa ti abbia fatto Febh...ma non voglio casini nel mio villaggio Febh poteva essere una spina nel fianco, e Shunsui poteva solo immaginare cosa significasse lavorare per lui. Tuttavia il suo ruolo ed i suoi compiti gli erano chiari. I combinaguai non avevano posto a Suna.

     
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    Il GGG

    II - Gentile Guardiano Generoso




    Hebiko alzò lo sguardo, notando come il guardiano la stesse già fissando dall’alto da un pezzo. Ricomponendosi, lo osservò avvicinarsi, mentre gli rispondeva con sguardo stanco:

    Lo penso spesso, in effetti.

    Forse non lo pensavano per gli stessi motivi. Ma lei stessa sapeva bene che la sua posizione all’interno dell’Amministrazione avrebbe potuto attirare i peggio malintenzionati alla ricerca di informazioni, per quanto potesse non essere informata quanto loro speravano. Si trovava comunque in una posizione superiore rispetto ai ninja medi, e così come la cosa poteva portarle fattori positivi, quali tener sotto controllo le attività dell’Amministratore stesso, c’erano i lati negativi di chi sperava nel trovare un anello debole per ricavarne ciò che voleva.
    Quando il sunese le mostrò la sacca con l’acqua non si scompose, ma le sue pupille si dilatarono fino a diventare quasi del tutto nere; la prese al volo, facendo un cenno con la testa per ringraziarlo, bevendone il contenuto e lasciandosi cadere dell’acqua addosso per rinfrescarsi a dovere. Un rumoroso sospiro indicò come la cosa le aveva dato non poco sollievo. Si riavvicinò al ragazzo per riconsegnargli la borraccia, con ancora dell’acqua al suo interno, le sembrava scortese finirla del tutto. Non che con quel poco rimasto ci si potesse dissetare, ma ne aveva lasciata un po’.

    Sì… E senza offesa, ma spero di non doverci tornare presto. Sono abituata ad ambienti più freschi.

    Era quasi ironico detto da una mezza serpentessa, ma il sole del deserto era davvero troppo.
    Ascoltò Shunsui con una vaga rabbia crescente, non rivolta a lui, tuttavia facilmente fraintendibile. Perlomeno finché non iniziò a parlare, apprezzando i modi di fare cordiali dell’altro.

    Oh, non ti preoccupare, hai solo fatto il tuo dovere. Mi occupo io del resto.

    Fu l’ultima sua frase che la fece sibilare con un sorrisetto indecifrabile, mentre sventolava la sottile linguetta verso il sunese:

    E’ proprio questo il punto. Se io non vado a dargli una tregua, quello vi demolisce qualsiasi cosa. In compagnia di quel… Jonin, poi. Che resti tra noi, ma ad Oto sanno bene come io sia tra le poche persone in grado di dare un freno a quella bomba a facile innesco dello Yakushi. Preferisco fermarlo finché ho tempo, piuttosto di aspettare che faccia esplodere qualcosa e mandarvi un bigliettino di scuse.

    Il suo tono era quasi provocatorio, tutto dovuto allo stress di dover cercare Febh probabilmente nella residenza stessa del Chikuma. Conoscendola meglio, sarebbe stato difficile capire chi dei due sarebbe stato più pericoloso in quel contesto.

    Sapresti dirmi dove abita questo Hoshi? Potrebbe aiutarmi a raggiungerlo più in fretta.
     
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    Shunsui vide la ragazza bere avidamente dalla borraccia che le aveva passato. Il deserto era un luogo duro, e non considerava una debolezza subirne gli effetti. Lui stesso, che ormai ci viveva da mesi, si ritrovava talvolta ad avere le stesse difficoltà del primo giorno. Certo, il corpo si adatta a tutto con il tempo...o quasi.Ahahaha...nessuna offesa! Anch'io maledivo il deserto ed il caldo di questo villaggio i primi tempi che sono arrivato...ma adesso è una seconda casa, ed il deserto può essere tanto bello quanto una foresta o il mare...se lo si sa guardare.. sorrise, leggermente misterioso. La ragazza sembrava una tipa interessante e con un buon temperamento. Una qualità quanto meno indispensabile se davvero aveva a che fare con lo Yakushi ogni giorno. Anche loro avevano Hoshi che ne combinava una un giorno sì ed uno no. Tuttavia, Hoshi era fondamentalmente buono....mentre, talvolta Febh poteva essere cinico, per usare un eufemismo. Shunsui aveva vissuto sulla sua pelle quell'aspetto del carattere del jonin di Oto, ed il solo pensiero gli faceva accapponare la pelle. Capisco quello che dici...sì Hoshi non è un santo...tenerli insieme per troppo tempo potrebbe essere...pericoloso! ahahhaLa ragazza aveva davvero un bel caratterino, e la curiosità del genin si acuì ulteriormente quando lei gli sventolò davanti la sua lingua serpentiforme, in un gesto completamente innaturale. Ma che diavolo era quello? ...ahaha...certo che sembri proprio piena di sorprese...ok...senti l'accesso al villaggio ti è garantito. Come ben saprai dovrai lasciarmi tutte le tue armi e poi ti indirizzerò verso casa di Hoshi! Il ragazzo le sorrise ancora con fare benevolo.
     
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    Imbarazzo

    III - Affrontare la "normalità"



    Pur non condividendo il pensiero del ragazzo, la Vipera accennò un sorrisetto, il più sincero che le riusciva. Non era abituata a trattamenti simili, ad Oto chi la trattava con gentilezza solitamente la temeva; sapeva che gli altri villaggi erano considerati più calorosi confronto al suo, tuttavia provare la cosa sulla propria pelle era ovviamente diverso dal sentito dire.
    Shunsui aveva azzeccato il carattere della ragazza, e sembrava comprendere le sue preoccupazioni, descrivendo Hoshi in brevissime parole come un simil-Febh, consapevole dei danni che avrebbero rischiato di causare quei due insieme.
    Si imbronciò, sibilando più aggressiva e arrossendo leggermente, per via del commento, probabilmente innocente del guardiano. Di nuovo, si rese conto della differenza tra i due villaggi: non che ad Oto nessuno si fosse stupito della sua mutazione parziale, ma da un villaggio popolato per la maggiore da vecchi esperimenti e poteri insoliti, la cosa era più naturale, e in pochi osavano far notare la cosa, prendere in giro la persona sbagliata poteva costare caro. Il ragazzo se la sarebbe cavata con uno sbuffo aggressivo, ed uno sguardo offeso ammorbidito solo dal leggero rossore, un po’ di imbarazzo nel sentirsi “strana” rispetto alla norma.

    Ci sono cose ben più strane ad Oto di una lingua biforcuta.

    Acconsentì senza problemi nel lasciare le armi alle mura, esitando quando posò la sua lama preferita. Non che temesse di doverla usare, ma si sentiva più sicura, la considerava quasi un portafortuna. Si sarebbe lasciata accompagnare senza problemi dal giovane, il sole ormai stava calando, sperava solo di non essere arrivata troppo tardi. L’assenza di esplosioni lontane lasciava intuire che forse era ancora in tempo.
     
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    Shunsui vide la ragazza prendersela un po' per il commento sulla sua lingue. Si accorse di essere stato un po' rude, sebbene non fosse sua intenzione mancarle di rispetto. Era semplicemente stato preso alla sprovvista. Scusa...sono stato indelicato...sì ho sentito cose interessanti sul tuo villaggio...ma non ci sono mai stato... Nell'immaginario di molte persone, Oto era un luogo decisamente da evitate. Forse per colpa del fatto che giravano voci sugli esperimenti terribili che vi ci si conducevano, oppure per il fatto di essere stato fondato da un uomo, Orochimaru, il quale si vociferava fosse ancora vivo. Chiaramente delle stupidaggini, ma che avevano presa sulla gente, e lasciavano l'ombra del dubbio anche in coloro che avrebbero dovuto sapere che la verità risiedeva altrove. Anche Shunsui era convinto che ci fosse qualcosa di tenebroso in quel di Oto, ed incontrare Febh non lo aveva certo dissuaso da quell'idea. Sebbene poi, di fatto, l'amministratore di Oto lo avesse salvato da morte certa. Un villaggio ambiguo quindi, dove la forza e l'onore dei suoi shinobi si mescolava ad una fama poco lusinghiera.

    Shunsui collezionò le armi della ragazza e le confinò in un rotolo di evocazione, sul quale segnò il suo nome. Un attendente si fece avanti a prendere le armi e Shunsui gli disse: Porta tu per favore queste nel magazzino, io accompagno la ragazza da Hoshi. Di' ad Hamano che ho finito per oggi! A domani. Così dicendo, alzò la mano destra con un pugno chiuso, e lo roteò brevemente in aria, dando il segnale di apertura ai guardiani che comandavano l'enorme porta che dava accesso al villaggio. Vedendo che Hebiko era leggermente in apprensione, le disse: Non ti preoccupare...non credo che sia ancora accaduto nulla di male! Varcarono così l'entrata di Suna.
     
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