Prigione di Kiri

[Gestionale]

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  1. P a r t y.
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      Il soffitto era grigio ma per il ragazzo steso sul lettino era pieno di immagini e specchi. Le immagini erano quelle che da mesi lo tormentavano ogni notte. Gli specchi erano quelli della realtà e della memoria, dove continua a vedere riflesso il suo volto.
      Il suo viso di adesso, il suo viso di un tempo.
      Due figure diverse, la tragica magia di una trasformazione, due pedine che nel loro percorso avevano segnato l'inizio e la gine di quel lungo gioco di società: la guerra. Alzò il busto e, alla cieca, cercò di sistemare il cuscino. Incrociò le mani dietro alla testa, chiuse gli occhi, lì riaprì, gli specchi e i quadri erano scomparsi lasciando spazio a quel semplice: Muro Sporco. Il Nulla. Vuoto. Silenzio. Era stato trasferito lì da circa due giorni, non sapeva che fare, passava ore a disegnare sul muro con un piccolo pezzo di carboncino.
      A passi aveva misurato la stanza, 3 passi un lato e tre passi e qualcosa un altro. Se si contava che un passo fosse stato circa un metro, allora la cella era di 9 metri quadrati. Era grande rispetto alle altre celle. Era stato fortunato, stava bene lì, gli davano da mangiare tre volte al giorno, il cibo era quello che era, ma era sempre meglio di niente. Si fece passare le mani sul volto stanco, maledizione, c'erano alcuni prigionieri che urlavano e non lo lasciavano rilassare.

      Lo sguardo si posò sulla mano monca, gli occhi vennero offuscati da un velo di lacrime, quando nella mente gli tornò il ricordo di quella notte. La mano per terra e il sangue, che lo bagnava. Dopo aver fermato il sangue, il suo boia lo aveva scortato fino alla prigione e gettato fra le braccia del secondino. Il quale, dopo averlo squadrato dall'alto in basso ed aver chiesto il motivo di tutto quel sangue, lo schedò e lo spedì in cella. quella notte piovve a dirotto, la stanza era illuminata da una piccola candela, dalla finestra, con la grata, l'acqua entrava e bagnava l'urinatorio.
      Fù una notte d'inferno, la febbre era alta, così alta che inziò ad avere le allucinazioni prima rivedeva la mano, poi i suoi genitori che lo sgridavano, suo padre che lo picchiava con la cintura, non riusciva a muoversi, era seduto nell'angolo il volto rigato dalle lacrime come solchi, di un aratro trainati da immensi buoi.
      Chissà quando sarebbero venuti a prenderlo...
     
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    “Voglio vedere l’ultimo detenuto arrivato.”
    “Perché?”
    “Il perché non dovrebbe riguardarti.
    Vuoi forse mettere in dubbio un ordine del capo della mano nera?”

    “N..no..! Avanti, è la cella numero 65.”


    Iniziai a camminare, con il volto coperto dalla mia maschera nera, indossando un mantello dello stesso colore, tra i detenuti. Molti di loro erano li per reati più o meno gravi, ma ero curioso di conoscere lo “studentello che aveva deciso di scappare dalle fogne”.
    Sarebbe potuto semplicemente scappare dalla porta principale dopo una normale visita in amministrazione. Mi fermai davanti alla cella e fissai il ragazzo, veramente molto giovane e sebbene da non molto in prigione, conl’aria abbastanza sofferente.
    Notai subito che c’era qualcosa che non andava.


    “Senti tu, che hai fatto al braccio?”


    Mera curiosità. Poteva averlo perso in qualche missione, ma mi sembrava strano che avesse deciso di continuare a fare il Ninja. C’era, forse, qualcosa che non andava in tutta quella storia e sinceramente ultimamente sentivo che ogni minimo abuso l’avrei punito molto duramente.
    Se il dubbio che mi si affacciava in mente era corretto, per Giants o Etsuko o per entrambi non si sarebbero prospettati giorni felici.
     
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  3. P a r t y.
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    I giorni passavano lenti per il ragazzo, nessuno venne a cambiargli la benda, improvvisata dal suo boia, che ora era sporca aveva un puzzo inresistibile. Ma al piccolo topo che Kuro aveva voluto addottare sembrava apprezzare, lo trovò una notte mentre rosicchiava del cibo che avevano portato al ragazzo di kiri. Da allora il ratto rimase nella sua cella, il nebbioso gli dava una buona parte del suo cibo e la loro amicizia crebbe. Nessuna visita, volevano lasciarlo lì a marcire o semplicemente aspettare che la ferita si infetasse e che piano piano il morbo lo uccidesse. Ogni tanto avvicinava la brandina alla finestra e osservava le onde infrangersi sulla scogliera, la schiuma era bianca ma le onde erano cariche di alghe, che si seccavano al sole sugli scogli, come fieno.
    Un gabbiano urlò il suo dissenso verso il mondo, anche lui desiderava la libertà, anche lui desiderava volare verso il cielo che era sempre troppo distante. Managgia.
    Era rannicchiato, seduto sulla brandina. La porta si aprì con un sonoro CLACK. Un figura vestita di nero entrò nella cella, rimase sbigottito, a bocca aperta. Un membro della Mano Nera di Kiri.
    Avevano deciso di eliminarlo, lo sapeva che la fuga era punita severamente, ma lui era solo uno studente, volevano veramente la sua morte?
    Se così fosse, era spacciato, non avrebbe nemmeno provato a difendersi, solo i migliori ninja fanno parte delle squadre speciali; non avrebbe nemmeno potuto alzare un dito contro di lui.

    «Scusami? Disse Kuro con voce grave, pensava che fosse per legge amputare tutti coloro che provavano la fuga, forse non era così, e se così non fosse stato, il suo boia si sarebbe trovato nei guai.«Che domande, mi hanno amputato una mano i due guardiani quando mi hanno bloccato verso la fine della galleria.»



     
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    Noi membri delle squadre speciali di Kiri dovevamo far rispettare la leggere del Villaggio. Quando si intendeva “far rispettare la leggere del villaggio” non significava di certo che noi in nome della giustizia di cui eravamo i fautori potessimo infrangere le leggi che eravamo tenuti a rispettare. Per inciso, quel ragazzo meritava la prigione.
    Non meritava il braccio tagliato. Iniziai a respirare lentamente, cercando di capire senza fare senza lasciarmi prendere dalla rabbia per acciuffare tutte le guardie delle mura, Giants e Etsuko compresi, e farmi spiegare che cosa era successo.
    Mi avvicinai dunque al ragazzo, finendo molto vicino a lui, guardandolo da dietro la maschera.


    “Voglio sapere tutta la storia, nei minimi particolari.
    Non mi mentire.
    Voglio sapere tutto ciò che è successo quando ti hanno portato qui, perché tu, a meno di particolare condizioni, quel braccio dovresti averlo attaccato al corpo.
    Ti meriti la prigione, ma hai diritto ancora a tutti i tuoi arti.
    Ti è stato amputato deliberatamente o dopo una colluttazione?”


    Rimasi apparentemente impassibile, attendendo una risposta. Se il braccio gli era stato amputato deliberatamente avrei costretto qualcuno a riattaccarlo. Attraverso qualsiasi mezzo, quel ragazzo avrebbe avuto nuovamente tutte e due le braccia.
    Noi eravamo i controllori, ma come Kiri poteva fidarsi di noi se eravamo i primi a non rispettare le leggi? Chi controllerà i controllori?
     
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    Il percorso dal Palazzo alle Prigioni fu, inaspettatamente, tranquillo: nessuno di particolare lo fermava, anche perché non se ne andava certo in giro con il cappello da Mizukage in testa, e non era nemmeno nelle vicinanze delle Terme (incontrare chi lì poteva trovarsi, sarebbe stato un pò complicato di quei tempi, ma niente di più).
    Arrivato alla Prigione di Kiri, qualche guardiano accennò ad un altro individuo che già si trovava a visitare lo studente prigioniero, un tizio della Mano Nera, il che, considerando l'esiguo numero pari a 1, di membri di quella squadra speciale, faceva capire che c'era Itai dal prigioniero, anche se Shiltar non sapeva perché.

    In ogni caso, il Mizukage non si curò particolarmente dei soldati di guardia, qualche saluto e sostegno morale sul lavoro ben fatto, che poteva sempre aiutare l'umore, poi andò per la sua strada, guardando qua e là i volti dei prigionieri fino a fermarsi quando sentì due voci che parlavano dinanzi ad una cella aperta e sfruttare le avanzate capacità di muoversi in silenzio per prendere uno sgabello ed avvicinarsi senza farsi sentire (Movimenti silenziosi avanzati).

    Sembrava che il ragazzo avesse subito una qualche menomazione, per mano dei due guardiani che lo avevano bloccato, e che Itai volesse capire se era stato un caso successivo ad una colluttazione o un atto voluto.
    Anche se, poiché si erano occupati Giants ed Etsuko di fermarlo, da ciò che aveva capito Shiltar, era difficile che gli fosse necessario amputare la mano ad un semplice studente per fermarlo, considerando che erano entrambi chunin.
    E questa considerazione fece balenare in mente al Mizukage che il colpevole avrebbe avuto qualche dispiacere dalla propria azione, nella fattispecie, se era stato Giants, il mese di viaggio se lo sarebbe passato alle Mura, altrimenti il mese di guardia ininterrotta sarebbe toccato ad Etsuko.
    Intanto, doveva ascoltare la storia.

    "Raccontalo anche a me, ragazzino, cos'é successo?", esordì semplicemente, prendendo lo sgabello e sedendosi fuori dalla cella ad ascoltare.
     
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  6. P a r t y.
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    Kuro fece un respiro profondo, si passò una mano fra i capelli, e si appoggiò al muro.
    Stava per iniziare a parlare quando un voce esordì, Kuro non aveva sentito nessuno arrivare; rimase sbigotitto quando vide il Mizukage.
    Gli mancò il fiato, gli si colorò il viso pensando a quella sera.
    Deglutì, abbassò lo sguardo ed iniziò a parlare.

    «Bene... Ci siamo tutti... Mormorò fra sé e sé.
    «Preferirei partire spiegando per quale motivo ho cercato la fuga:
    Quando i miei se ne andarono...»
    Evitò di dire che li avesse uccisi lui, ma continuò. «Loro mi maltrattavano sono stato picchiato e umiliato, bhè, quando se ne sono andati o dato la colpa del loro comportamento a Kiri. Ho cercato un capro espiatorio, qualcuuno su cui puntare il dito. Per questo ho evitato di chiedere all'Amministrazione il permesso di andarmene, giusto per andare coontro alle regole di Kiri.
    Bene, ho finita la premessa e partiamo descrivendo quella sera.
    Ho cercato la fuga dalle fogne. Non so come hanno fatto, ma i guardiani mi hanno scoperto. Mi chiesero perché ero lì, se avevo un permesso o altre minchiate, ora non ricordo....»
    Rimase un attimo in silenzio, cercò uno sguardo dietro a quella maschera nera che lo fissava, spostò lo sguardo verso il Kage, ora arrivava il punto imbarazzante. «Cercai di inventarmi una scusa, dissi di essere il nipote di Shiltar, gli dissi che non mi avevano mai visto perché il Mizukage si vergognava di me in quanto mio padre fù un Mukenin, mi sono arrampicato sugli specchi, parecchio. Non mi credettero.» Silenzio, aspettò un attimo preparandosi ad uno schiaffo o pugno, dopo riprese. «Capii che non gli avevo fatto pena, e gli dissi che ero pronto ad esser portato alle prigioni. E poi, è successo, non so chi con precisione, ma vidi la mia mano staccata dal braccio, il braccio...» Si fermò, i suoi occhi vennero sfuocati da un velo di lacrime. «Non avete idea cosa significa vedere la propria mano staccata dal corpo. È stato uno Shock.
    Non sapete cosa possa voler dire...»

    Rimase in silenzio, passandosi una mano fra i capelli, il braccio riprese a sanguinare, il volto era pressoché bianco per colpa della troppa perdita di sangue che non era neancora riuscito a recuperare.




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    Il ragazzino iniziò il suo racconto, alla lontana, spiegando perché aveva deciso di tradire Kiri senza passare dall'amministrazione, per i suoi problemi di famiglia, a quel che sembrava; il che fece sorgere in Shiltar il dubbio se era statisticamente verosimile che su tutti gli abitanti di Kiri così tanti avessero dei problemi famigliari, o dei traumi infantili all'origine del loro essere ninja.
    Il ragazzino, poi, non sapeva come mai lo avessero beccato i guardiani, ma considerando che Giants ed Etsuko erano chunin armati di evocazione dei lupi uno e del magan l'altro e lui era uno studente, particolare non da poco nel paragone delle qualità e delle percezioni, ma il Mizukage non volle sottolinearlo, per non interromperlo.
    La parte peggiore fu la successiva: il ragazzino disse che s'era finto il nipote di Shiltar, di un presunto fratello mukenin, e considerando che il Kaguya non aveva un fratello (o ad essere preciso non aveva mai conosciuto la sua famiglia) e dopo il viaggio a Konoha non tollerava molto nuove manipolazioni da parte d'altri, fu quasi felice che qualcuno gli aveva mozzato una mano, ma pensò che in fondo, dopo avergli riattaccato la mano avrebbe potuto staccargli la lingua.
    Poi, però, eliminò anche quella opzione.

    Alla fine, l'unica cosa interessante, il giovane non la disse: chi gli aveva mozzato le mani, in compenso fece la retorica domanda che nessuno di loro sapeva cosa volesse dire perdere una mano.
    A quel punto il Mizukage alzò il braccio destro: "In una missione un grosso uomo tartaruga cannibale mi ha divorato questo braccio fino al gomito, quindi sì, lo so.", volle sottolineare il Kaguya.
    "Poi il braccio mi è stato riattaccato, quindi non ti preoccupare, lo riattaccheremo anche anche a te, basterà trovarne uno. Quello che però volevo sapere era il responsabile, perché qualcuno deve essere debitamente giudicato per la sua azione, quindi se potessi sforzarti di darmi una descrizione anche solo dell'arma usata, sarebbe gradito.", osservò il Mizukage, prima di concludere: "E dato che mi hai messo in mezzo, diciamo che resterai un altro pò qui in cella.", l'unica cosa che doveva decidere era se si parlava di giorni, mesi, anni o decenni, ma l'avrebbe pensato poi, a mente calma.
     
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  8. P a r t y.
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    Kuro rimase stpuito nell'ascoltare il kage, che alzando il braccio destro, dichiarava che anche a lui gli era statp tagliato il braccio, ma poi riattacato, e quindi di non preoccuparsi perché anche a lui sarebbe stato rimesso l'arto. Un tuffo al cuore avrebbe potuto continuare la sua formazione ninja se glielo avessero permesso.

    L'arma era sicuramente un Fuuma kunai, ne aveva uno uguale mio padre...
    Se questo non bastasse riuscirei a riconoscere le voci dei due ninja.-

    Rimase un attimo in silenzio, poi riprese.
    Durante questi giorni ho rifletuto, e sono giunto ad una conclusione: il mio odio verso Kiri è ingiustificato. Per tanto, vi chiedo di permettermi di partecipare ai corsi genin con entrambe le mani.-






     
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    Sembrava che fosse stato un fuuma kunai a recidere la mano dello studentello, il che dava più probabilità all'essere Etsuko il colpevole, che non Giants, poiché Shiltar immaginava che il chunin Kaguya fosse più tipo da usare le proprie armi d'ossa che non altro.

    Le parole successive del giovane aspirante traditore fecero accennare un sorriso sul volto del Mizukage: sembrava c'avesse ripensato a tradire, voleva continuare la sua carriera ninja con ambo le mani, anche perché a livello di studente, agire con una sola sarebbe stato decisamente difficile.

    "Non ti preoccupare, ragazzino, avrai modo di diventare un genin con tutte e due le mani, o almeno di provare a diventarlo con ambo le mani. Ti avrei fatto fare lo stesso solo qualche altro giorno qui dentro a rinfrescarti i bollenti spiriti.
    Considerando il moncherino, comunque, finito qui dentro ti farai qualche giorno d'ospedale e poi potrai anche andare in Accademia per i corsi genin.
    Sul tuo ripensamento: hai libertà di scelta, ma personalmente, se posso darti un consiglio, qualora tu abbia ancora lacune in fedeltà a Kiri e voglia abbandonarla, bé passa dall'amministrazione, finché sei studente."
    , commentò il Mizukage, che poi avrebbe atteso di sentire se anche la Mano Nera aveva qualcosa da aggiungere.

    Poi, il Kaguya avrebbe atteso Itai, sapendo che era lui, giusto per informarlo della riunione del giorno dopo, immaginava che il Jinchuuriki non avesse molta voglia di parlargli, ma questo non cambia i fatti che doveva esserci anche lui.
     
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  10. Kurotenpi
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    [Informazioni]



    I ninja predisposti a raccogliere informazioni, avrebbero trovato nella prigione vari detenuti. Dopo alcuni brevi interrogatori, alcuni rinchiusi avrebbero indicato un vecchio ninja come un tizio più losco degli altri. Molto più losco. Resistente a qualunque tipo di tortura o interrogatorio, il vecchio alla fine si sarebbe rivolto ai ninja, più o meno poche ore prima che ciò che stava per rivelare si fosse avverato. Egli narrò la storia di un gruppo di dissidenti, e che l'Accademia avrebbe pagato per il suo ridicolo operato. Disse che egli stesso un tempo era un ninja, proprio della nebbia, prima ancora che l'attuale Mizukage venisse al mondo, e che egli aveva conosciuto dei veri ninja, e non dei deboli idealisti votati alla pace come erano gli attuali shinobi. Oltretutto, le sue parole sarebbero state mezzo di profezia perchè un vero e proprio attacco si sarebbe realizzato da lì a poche ore. Rivelò che i suoi vecchi padroni avrebbero attaccato l'Accademia, e l'avrebbero distrutta.

    Pochi minuti, e il corpo del vecchio si sarebbe contorto in rapide convulsioni, avrebbe perso sangue dalla bocca e dagli occhi, quindi dalle orecchie. Un attacco all'Accademia? Sarebbe davvero avvenuto? E quando' Magari, per i ninja di Kiri, era già in corso....


    Ot
    Post in ritardo XP Preludio all'attacco: Distretto H2: Battaglia dell'Accademia
     
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  11. Impiegato di Kiri
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    CITAZIONE
    Kuro, dopo quella giornata conclusasi con un curioso parlare assieme al Mizukage e ad un membro della Mano Nera, passò i suoi giorni ancora a meditare fino a che qualcuno non aprì la sua cella.

    "Kuro, tra poco verrai condotto in ospedale per sottoporti ad un intervento. Non opporre resistenza. Girati per procedere alla normali procedure di sicurezza" queste le parole dettate dal carceriere.

    Una volta che Kuro si fosse fatto legare l'avrebbero condotto in Ospedale.

     
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  12. P a r t y.
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    Quei giorni d'attesa, furono una completa delusione. Mi aspettavo la visita del secondino molto prima, invece mi toccò aspettare quasi una settimana, passata a scarabbochiare sul muro grigiastro e a sognare il cielo da quella piccola finestrella con le inferiate. La notte faceva particolarmente freddo, e l'umidità nella cella me la ricorderò a vita, un freddo che ti entra fino al midollo osseo lasciandoti ore a battere i denti rannicchiato sul letto infagottato nella coperta di lana grezza, che puzza di vomito e altro, meglio non identificabile.
    Il dolore alla mano era leggermente passato, e mi ero quasi abituato all'idea di non possederla più, in qualche modo avrei comunque provato la strada del ninja, a costo di farmi uccidere.
    Mentre questi pensieri mi affollavano la testa la porta, in una cacofonia di rumori metallici, si aprì preceduta da un cigolio. Osservai il secondino entrare, la voce era fredda proprio come questo posto, la paura mi attanagliò lo stomaco e a stento mi ressi sulle gambe, non si erano dimenticati di me. Bene.
    Sorrisi, mi girai mettendo le braccia dietro alla schiena.
    «Le manette su di me non funzionano, ti consiglio di trovare un alltro modo»
    Nella mia voce non c'era la benché minima sbruffonaggine, solo un minimo d'ironia appena accennata dalle labbra incarnate a mo di sorriso, sebbene mi trovassi nel posto dove nessun ninja, sano, volesse trovarsi, l'idea di riavere la mano mi rendeva felice.Molto felice, ma la cosa che volevo di più in quel momento era la libertà.
     
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  13. Impiegato di Kiri
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    CITAZIONE
    Poteva anche essere una battuta sarcastica ma non lo era.

    "Le mani...sì, certo. E' per questo che ti lego le braccia per intero" spiegò mentre faceva correre una corda attorno al corpo e alle braccia del prigioniero.

    Legato, fu portato in Ospedale.

    Procede qui

     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Ascoltai con attenzione quanto Hoshi aveva da dirmi. Quel ninja era sparito da mesi ed era stato ritrovato da loro in quella fogna a cielo aperto che era Ame, o almeno da quelle parti. Il che sarebbe bastato a confermare la tesi alquanto difficile da confutare del tradimento. Ma Kiri era un villaggio di segreti, di Amministratori volubili e dal quale mi ero assentato per qualche tempo. Non amavo affatto il nukenin e il mio cattivo umore era quasi palpabile, peggiorato dalla strana premura che Etsuko aveva parso riservargli. All'entrata delle prigioni mi fermai e mi voltai verso i sunesi: loro non avrebbero potuto proseguire oltre.
    Non spetta a me decidere se potete entrare o meno dissi ai tre. Meno cose si sapevano di quanto avveniva lì dentro, meglio era. Scaricai il traditore contro il muro senza troppi complimenti e puntuali due guardie vennero verso di me.
    Abbiamo carne fresca dissi con tono piatto. Le due guardie, mute, afferrarono il prigioniero da sotto le ascelle, sollevandolo senza alcuno sforzo. Le fermai con un gesto della mano.
    È svenuto, ma tenetelo ben fermo, ma non portatelo dentro. Aspettiamo che arrivi il Mizukage, dovrebbe essere qui a momenti
    Difatti Shiltar non si fece attendere. In quel momento trovo me e i tre sunesi dinanzi all'accesso delle prigioni, con il traditore a lui noto legato e svenuto, ma senza evidenti segni di violenza. Mi ero premurato di non lasciargli segni, limitandomi a farlo svenire per renderlo innocuo.
    Mizukage-sama dissi rivolto al kage non appena arrivò Seinji Akuma, ricorderà. È sparito mesi fa ed è stato ritrovato e catturato ai margini del paese della pioggia. Non risolta avesse alcun regolare permesso di uscita, risulta entrato nel villaggio ma mai uscito e credevo di sapere anche come aveva fatto a fuggire così facilmente. Tralasciando le notevoli illusioni che era in grado di creare, possedeva evocazioni volanti – orride, da quanto ricordavo – che mi permettevano di fare due più due con estrema facilità. Era semplicemente volato via e se mesi fa anche Yashimata era volato dentro, iniziavo a pensare che sarebbe stato opportuno scrutare meglio i cieli, da ora in poi.



     
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    Una delle guardie alle Mura aveva avvertito il Mizukage, a Palazzo, dell'arrivo di tre Sunesi con un presunto nukenin, che in effetti non era certo partito da Kiri con il beneplacido di Shiltar stesso e così, il Kaguya si stava ora dirigendo verso le Prigioni della Nebbia.
    Oltre alla consueta Falce di Luna sulla schiena, Shiltar aveva qualcos'altro di particolare con se in quel particolare viaggio alle prigioni: una grossa lucertola, grande più o meno quanto la sua stessa Falce, che gli camminava accanto, a 4 zampe, scrutando da ogni parte, si trattava di Tok'ra, il maggior esperto nell'individuazione di illusioni, fra i gechi asceti con cui il Kaguya era legato.

    Non ci volle molto per il duo per arrivare davanti alle prigioni, dove ad attenderli c'erano, effettivamente, Hoshi, Itai, la piccola allieva di Shaina ed un altro ninja sunese che forse il Kaguya aveva già visto da qualche parte, ma non ne ricordava il nome. Oltre loro, due guardie che tenevano uno svenuto Seiji Akuma.
    "Itai, Hoshi, restanti shinobi sunesi...", esordì il Kaguya, salutando i presenti, prima che il Jinchuuriki del Sette Code desse delle informazioni sui fatti: "Capisco. In effetti non ricordo di aver letto, in queste settimane, nessun permesso per andare ad Ame dalla Nebbia, quindi immagino sia stato un viaggio non organizzato e, tanto più, senza permessi di partenza.", confermò.
    Poi il Mizukage si voltò verso le due guardie: "Voi, portatelo dentro, incatenatelo così che non possa fare alcun sigillo e tappategli gli occhi in qualche modo. Più tardi ci occuperemo di una più drastica soluzione per le abilità del suo clan e si vedrà anche d'interrogarlo, chissà che non ci dia qualche buona informazione su Ame.", ordinò secco il Kaguya, "Lui verrà con voi: è un esperto nell'individuazione delle illusioni.", continuò, indicando alle guardie il grosso geco che lo seguiva.

    Shiltar poi si sarebbe voltato verso i sunesi, ma ancora non avrebbe parlato, vedendo sopraggiungere un altro Akuma noto.
     
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