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    Il Mostro che Dorme nel Profondo

    III - Scambio




    [Poco prima]
    Il Sette Code rimase solo dinanzi al cancello del Sanbi. Quando la mia presenza si fu diradata allora il Sanbi si rifece avanti, rendendo visibile il suo grugno attraverso le sbarre. Non era al massimo della sua felicità, a dir poco.
    Isobu, non voglio che tu finisca di nuovo nella reliquia. Disse il Sette code, con decisione. Credo che la cosa migliore sarebbe semplicemente far sì che tu ti liberi.

    Il solo atto di liberarmi causerebbe la morte di Itai, Chomei. Credo sia l'unico qui che capisca... Il Sanbi fece una pausa, riflessivo. Ma hai mandato via Itai. Hai un'idea, Chomei, un'idea che a lui non piacerebbe.

    Infatti. Non sarebbe d'accordo. Forse l'ha intuita, non ne sono sicuro. Il Sette code allungò un'ala, poggiandola sul sigillo che chiudeva la gabbia di Isobu. Se non può essere libertà, allora, non sarà il deserto di una reliquia, Isobu. Sarà un nuovo Jinchuuriki.

    Il Mizukage? Isobu era incuriosito, ed in parte, anche stupito. Parve ponderare l'idea per qualche istante.Lui avrebbe la forza. Ma non credo avrebbe l'attitudine del Jinchuuriki. Potrebbe essere un convivenza difficile...

    Sarò franco, Isobu, lui ci vede come armi e difficilmente cambierà idea. Le ali di Chomei fremettero con fastidio al ricordo della conversazione avuta qualche settimana prima. Per questo voglio che lui comprenda, in prima persona, e l'unico modo di farlo è renderlo un Jinchuuriki.

    Capisco. Il Sanbi fece una lunga pausa. Ma non intendo semplicemente sigillarmi dentro di lui. Non sarò compagno di un'altra vittima inconsapevole e recalcitrante, Chomei.

    Come preferisci. Sarà sufficiente un collegamento allora. Puoi sfruttare Itai come guida. Del resto aveva creato un collegamento tra se ed il Mizukyo e tra se ed il Kage, motivo per, senza volerlo, aveva collegato anche il presto ex-Jinchuuriki del Sanbi con il papabile nuovo Jinchuuriki.


    IL MONDO IN FIAMME



    La pioggia battente, furiosa, creava in quel mondo arido e fiammeggiante una sinfonia di suoni che, nell'esperienza umana, mal si accompagnava a quell'evento. Il suono della pioggia che batteva sul suolo e sui vetri era stato cancellato a favore di uno sfrigolare continuo e fastidioso che veniva prodotto ogni volta che una goccia toccava il magma incandescente, evaporando in una piccola nube che spariva subito dopo, portandosi con sé parte dell'immenso calore di quel materiale. Il continuo bombardamento, tuttavia, avrebbe fatto salire il tasso di umidità di quel luogo trasformandolo, in brevissimo, da un arido deserto di fuoco ad un'insostenibile ed asfissiante bagno di umidità in cui anche solo respirare era difficoltoso.
    E da quelle nubi discese il Sanbi, sebbene qualcosa di quell'immagine non fosse normale. Era incompleta, come se le parti terminali delle zampie e delle code sfumassero verso l'alto, come diversi cordoni che tenessero l'enorme BIjuu legato all'esterno di quel luogo.
    Mizukage La voce del Sanbi squarciò i pensieri del Kage, limpida al di sopra del fracasso di quel mondo. Fianlmente abbiamo modo di parlare, io e te, faccia a faccia. Metti via quell'arma, è inutile.

    Lui non è realmente qui Disse Kutsu al Mizukage, alzandosi in volo leggermente.

    E tu cosa saresti? C'era dispresso nella voce di Isobu. Una qualche vestigia che ha creato questo deserto? Hai infettato Kensei, forse gli hai dato forza, ma a che prezzo? Il Sanbi parve concentrarsi ed, all'improvviso, una colonna d'acqua emerse dal suolo colpendo Koutsu, intrappolando i rimasugli del Drago in una sorta di prigione acquatica circolare. Mizukage, sarò sincero, non intendo tornare in quel vaso. Ho... sfruttato, così per dire, il collegamento che ha creato Itai per raggiungerti e poterti parlare, faccia a faccia. E mentre parliamo, una parte sempre maggiore del mio chakra sfrutta quel collegamento per raggiungerti. Il Sanbi si abbassò di quota sempre di più, toccando il suolo ormai bagnato. Questo... posto è un piano inconscio, qualcosa che i Bijuu sfruttano per parlare con i loro Jinchuuriki. Generalmente, quando un umano non è un Jinchuuriki, questo posto è vuoto. Per te, invece, non è così. Qualcosa l'ha occupato e plasmato, sfruttando la tua mente ed il tuo inconscio. Sospetto che sia opera di quel lucertolone, anche se lui non è più qui, vero? Ti ha lasciato solo un mondo che arde dentro ed una traccia della sua esistenza... Isobu alzò lo sguardo verso Koutsu che si contorceva nella prigione d'acqua, troppo debole per pensare anche solo lontanamente di liberarsi. Chomei mi ha prospettato una soluzione alla nostra situazione, Mizukage. Anziché andarmene in un vaso, vado via di qui con te. Il problema è che tutto questo fece un gesto col capo, come ad indicare il mondo attorno a se. Mi impedisce di legarmi a te. Non voglio farlo farlo in maniera forzata, Mizukage, questa è l'opportunità che ti sto dando per uscire di qui in pace. Ma, per farlo, questo mondo di fuoco deve essere spento.
    Ciò che in realtà il Sanbi satava chiedendo al Mizukage era scelta ben precisa: un sacrificio. Da tutti i discorsi che erano stati fatti fino a quel momento sarebbe stato facile comprendere che quel mondo che aveva occupato il piano inconscio riservato ai Bijuu era, in realtà, la manifestazione della Kirai Mugen. Ciò che il Sanbi stava chiedendo a Kensei era uno scambio: sacrificare il suo potere nato dall'odio in cambio del potere di un BIjuu. Qualcuno potrebbe vederlo come uno scambio equo, eppure, qualcosa di sinistro aleggiava nell'aria. Quel genere di richieste recavano con se una condizione, in genere esplicita, legata al rifiuto di sottoporsi allo scambio. Cosa sarebbe accaduto se Kensei avesse rifiutato?
    Con ogni probabilità una sfida degno di due Kage.
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    Il Ritorno del Nono

    La Figlia


    Mi feci spazio tra la folla, quasi spingendo diverse persone che, incuriosite, avevano creato una sorta di barriera tra me - che ero arrivata tardi - e la scena del Kage e di mio padre. Avevo visto Yogan urlare il ritorno del Nono, ma, a differenza di molti, avevo deciso di ignorare quel richiamo... per un po'.
    Alla fine il richiamo era stato troppo forte: la curiosità si mescolava al rancore e ad altre emozioni che non riuscivo a definire. Che fosse paura? Di certo, data la peculiare situazione di mio padre, fare ritorno a Kiri era pericoloso: le sue idee erano troppo in contrasto con quelle di Kensei per consentirgli di accettare di rimanere pacificamente, sottomettendosi al Decimo con calma, rinunciando a tutti quanti gli ideali di cui si era fregiato da anni a quella parte. Kensei avrebbe potuto vedere la minaccia e decidere di attaccarlo, metterlo del tutto fuori combattimento per cercare di strappargli il sette code e quella sensazione era, ora che ci pensavo, intollerabile ed incongrua. La rabbia che provavo verso mio padre avrebbe dovuto schermarmi dai timori che riguardavano la sua sicurezza. Se ciò era vero perché avevo paura di cosa avrei visto una volta superato quel muro di gente?
    Non sentivo nulla ma, ad un tratto, ci fu un'enorme fiammata verso l'alto, seguita da una pioggia di cenere. Fuoco. Sapevo benissimo cosa significava, nessuno a Kiri poteva usare il fuoco meglio dell'unione tra Yogan e mio padre. Che stessero combattendo?
    Senza riflettere ulteriormente presi la giara d'acqua che portavo al fianco e ne feci uscire una piccola quantità, espandendola e ghiacciandola fino a formare una tavola di ghiaccio sulla quale saltai. [Tecnica x 2]
    Lasciatemi passare! Dissi stizzita, iniziando a far levitare la tavola, con me sopra, schizzando verso l'alto. Itai e Kensei non stavano combattendo. Suo padre tendeva il fodero di Nishikigoi verso il Mizukage, il quale, subito dopo pronunciò parole che riuscii a captare, chiare e precise. Mi fiondai verso il basso, atterrando nel cerchio di persone, formando il terzo vertice di un triangolo isoscele tra me, Kensei e Itai, tenendomi equidistante tra i due. Così hai deciso di tornare? Dissi allora, con tono carico di una mistura di emozioni. Hai deciso di rimanere? Sentivo di star perdendo il controllo e ciò, per me, per ciò che ero, non andava bene. Feci un profondo sospiro, fissando mio padre con occhi carichi di emotività inespressa con le parole.

    Bene, Kiri ha bisogno di ninja potenti. Pronunciai quelle parole con la freddezza di chi esegue un mero calcolo, spogliandole di qualsiasi sollievo che avrei potuto metterci riguardo che, dopo anni, mio padre aveva deciso di tornare per restare e, data la completa assenza di motivi per rimanere lì, lo aveva fatto probabilmente per rimanere vicino a me. Ma non gli avrei lasciato la soddisfazione di comprendere quanto quel gesto avesse fatto sbandare le mie certezze. Feci alcuni passi verso il Kage e poi mi voltai, fronteggiando mio padre e Yogan. Ed entrambi poterono vedere la fredda determinazione nei miei occhi che, almeno speravo, riusciva a mascherare il tormento che portavo dentro, a metà tra la furia più nera ed il primo, vero, accenno di felicità che avevo provato da anni.




  3. .

    Il Ritorno del Nono


    VI -La Spada di Kiri


    Che scampo aveva quel misero essere umano dinanzi al potere combinato di due Kage della nebbia? Che cosa avrebbe potuto ottenere se non essere brutalmente incenerita? Che avesse deciso di gettare via la propria vita era stato chiaro: quell'enorme consumo di chakra che avevo percepito era stato insostenibile, ma allo stesso tempo, era equivalso ad un grido ammonitore che aveva catturato la mia attenzione e, in ultima istanza, posto fino a quel tentativo.
    Molta gente era fuggita, tutti erano arretrati dinanzi all'insostenibile calore che, pur doloroso, era stato motivo della loro salvezza. Il brusio che fino a quel momento aveva accompagnato quell'incontro era cessato, come se, dopo quel momento, l'intero villaggio avesse preso fiato.
    Mi voltai allora verso Kensei, quietando il mio chakra. Uno dei nuovi Kiriani, il giovane ragazzo dagli scuri capelli, aveva bloccato un uomo. Un complice? Lanciai uno sguardo al vecchio, senza però scorgere in lui un viso famigliare. La triste realtà di un uomo che aveva costruito un delirio attorno a qualche mia idea del quale, purtroppo, non avevo mai saputo l'esistenza.
    Il mio istinto di Kage, sopito, per un attimo si destò dicendomi di ordinare di portarlo in prigione ed interrogarlo. Ma tenni facilmente a bada da lingua, lasciando che fosse Kensei ad occuparsi di quella faccenda, come giusto che fosse.
    Se e quando l'avesse fatto e l'attenzione fosse quindi tornata sul motivo di quel parapiglia (il mio improvviso ritorno), avrei cercato di riprendere il punto del discorso da dov'era stato così brutalmente interrotto.
    Juudaime usai il suo titlo, anziché il suo nome e non lo feci per caso. Sono pronto a tornare a casa. Ero e rimarrò, una spada al servizio di Kiri. E, quasi a voler sottolineare quelle parole, sciolsi il fodero di Nishikigoi dalla cintola, afferrandola per il fodero e porgendola, in orizzontale, al Mizukage. Restituisco questa spada alla Nebbia, così tu possa farne ciò che il Mizukage deve fare. La mia proposta gli era stata fatta ed ero certo non l'avrebbe dimenticata. Il mio status attuale imponeva scelte particolari e, paradossalmente, essere un Sannin, il campone di Kiri, eppure senza alcun reale potere del Villaggio mi avrebbe imposto altri doveri. Di gettare ancora il mio sangue per Kiri.
    Per Jukyu. Ma, una volta che Kensei ebbe preso la spada feci un passo verso di lui, avvicinandomi. Ho saputo della carica di Jukyu, Kensei. Come padre, ne sono orgoglioso. Quelle parole poteva sentirle solo lui. Eppure, conosco mia figlia, anche se lei fa finta del contrario. La conosco meglio di quanto lei stessa crede di conoscersi. Il peso la schiaccerà, almeno non finché non avrà l'animo libero da quel dolore. Non dissi cosa avrebbe dovuto fare. Io avrei solo preferito che Jukyu fosse una semplice Kunoichi, o ancora meglio, che fosse totalmente fuori da quel mondo sanguinario. Eppure il suo precoce talento ed il suo potere traboccante, emersi sin da un'età fin troppo tenera, assieme a due genitori che non sapevano fare altro che quello non le avevano lasciato via di scampo. Ma non avrei interferito con la sua vita. Non finché non sarebbe stata in pericolo, per davvero: allora nessuno, nemmeno l'Eremita delle Sei Vie in persona avrebbe potuto impedirmi di proteggere quella che, ai miei occhi, sarebbe sempre rimasta la mia bambina.





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    Il Mostro che Dorme nel Profondo


    II - Il Mondo in Fiamme


    Kensei era arrivato preparato a quell'appuntamento così pericoloso, ma non ero certo di quanto fosse consapevole del pericolo che stava correndo. Estrarre un Bijuu era un'operazione lunga e complicata, soprattutto quando si decideva di sigillarla contestualmente in una reliquia. Il Sanbi aveva dichiarato con assoluta certezza di non avere alcuna intenzione di facilitare il processo e questo, ovviamente, amplificava esponenzialmente i rischi: non solo la difficoltà intrinseca dell'atto di gestire quell'assurda quantità di chakra, ma anche l'opposizione attiva dello stesso.
    Kensei si trafisse con la spada per prelevare il sangue dalle sue carni. Non mi sorprese, ma qualcosa di gelido mi attraversò la spina dorale. Il sangue mi ricordava l'uomo che avevo giurato, fallendo, di contrastare. Ascoltai il Kage con attenzione, parte di me compiaciuto del fatto che non ritenesse del tutto la vita di Ryuu totalmente da gettare senza riguardo, ma la facilità con cui affrontava la cosa era pericolosa.
    Se il Sanbi forza una trasformazione, non sarà il Genin che affronterai. Vorrei tanto che fosse così semplice, ma purtroppo la realtà è che se dovesse perdere il controllo, sarà molto peggio di quanto tu creda. Dissi quelle parole con il tono di chi sapeva fin troppo bene di cosa parlava. Purtroppo era qualcosa che avevo già visto accadere, più volte. Diversi anni fa, addestrai un Genin di Oto, Jyazu Yama, era il Jinchuuriki dell'Hachibi. Non era un vero e proprio mio allievo, ma riuscii a spiegargli qualcosa su come utilizzare il potere del Demone. Era, tuttavia, un sociopatico che dopo qualche anno scappò e prese in ostaggio un intero piccolo villaggio, stuprando ed uccidendo quanto più possibile. Io ed altri tre Shinobi di Oto riuscimmo a localizzarlo e lo sopraffeci abbastanza facilmente, ma l'Hachibi, pur di non essere nuovamente imprigionato nella reliquia che ci portammo dietro distrusse il suo Jinchuuriki e si liberò. Morirono due persone per riuscire a sigillarlo nella nuova Jinchuuriki. Il racconto, forse, era la cosa migliore per fargli comprendere il pericolo a cui andavamo incontro. Ma sei ben preparato, Mizukage. Per cui altro non possiamo fare che procedere.
    Lanciai uno sguardo a Ryuu, che giaceva immobile. Volevo bene al ragazzo, ma Kensei aveva ragione: non poteva essere il Jinchuuriki del Sanbi. Lo era diventato per caso, ed avevo tentato di addestrarlo, ma i suoi limiti caratteriali erano evidenti. Non dissi nulla, né contraddicendo né confermando le parole del Kage su Ryuu, ma la mia collaborazione era eloquente: libero dal Sanbi quel ragazzo avrebbe potuto vivere una vita ben più normale rispetto a quella che, purtroppo, era stato costretto a condurre fino a quel momento.
    Estrarre il Bijuu sarà faticoso, Kensei. Dobbiamo fare in modo che il chakra del Sanbi venga indirizzato verso la reliquia con precisione. In genere sarebbe stato meglio avere almeno un altro paio di Jonin a disposizione. Ma per fortuna, hai me. Socchiusi gli occhi, cercando il potere sopito dentro di me, rompendo la barriera del mio stesso chakra per lasciarlo fluire dentro e fuori me, consentendo a quell'energia di raggiungere altri. [Tecnica - Jishin no Jutsu III]. Posai una mano sulla fronte di Ryuu e gli diedi una piccola quantità di chakra, così da stabilire un contatto. Mi avvicinai a Kensei, posando una mano sulla sua spalla, lasciando che ricevesse tutto il chakra in più che avevo estratto dal mio corpo nell'attivare la Jishin no Jutsu. Poi, mi immersi nel mio mondo interiore, per parlare con Chomei.


    Il vento roboante in quel vasto cielo senza terra a porne un limite verso il basso non impedì alla voce del Settecode di giungere alle mie orecchie chiara e limpida. Si poteva dire che parlavamo sfruttando le nostre corde vocali ma, in realtà, era solo un costrutto che il nostro cervello adottava per dare senso ad una situazione per la quale non si era evoluto. Quel mondo era un'illusione creata da un inconscio che necessitava di libertà, ma era una prigione. Una in cui Chomei aveva scelto di rimanere, ma pur sempre una prigione. I cancelli del Sanbi erano costrutti metafisici di manifestazioni esterne all'inconscio del Sanbi stesso e, per questo motivo, intrusi in una dimensione che non prevedeva la loro esistenza e, come tali, percepiti come dolorosi e fastidiosi. Nella reliquia sarebbe stato infinitamente peggio.
    Sono passati molti anni da quando sono stato rinchiuso in una Reliquia, Itai. Non è un'esperienza piacevole. Le ultime parole del Bijuu avevano un che di sarcastico che lasciava intendere quanto in realtà quello fosse una reale tortura. Nessun Jinchuuriki ha mai vissuto il mondo nella Reliquia. Sono costruite in maniera tale da sopprimerci, distruggerci così da non ribellarci. C'è un motivo per cui aprirne è sempre pericoloso. Nelle Reliquie tutto è il contrario di ciò che desideriamo. Per me, Itai, era come essere intrappolato sotto terra, senza potermi muovere. Per Isobu... immagino sia un deserto.

    Cosa potremmo fare, Chomei? Non posso liberare Isobu del tutto. Sarebbe un disastro. E se non è libero, avremmo bisogno di un altro Jinchuuriki. La soluzione, ovvia, non la stavo nemmeno prendendo in reale considerazione. Ma Chomei, che si era visto minacciare dello stesso destino di Isobu qualche settimana prima, aveva un certo dente avvelenato verso Kensei. Potevo percepirlo con chiarezza e la realizzazione mi colpì come un pugno nello stomaco.

    Già, Itai. La soluzione è proprio quella. Abbiamo bisogno di un nuovo Jinchuuriki. Ma non temere, lascia a me il compito di rovinare la vita del Decimo Mizukage. Qualcosa nel tono di voce di Chomei mi fece riflettere. Era una certezza che non poteva avere, io, del resto, ero un Jinchuuriki da molto tempo, la mia vita era stata rovinata da ben altre cose, non da Chomei. Compresi ciò che intendeva dire il Bijuu. In un essere così carico d'odio come Kensei la vita come Forza Portante sarebbe potuta essere intollerabile. Io però, non ne ero così sicuro. Ma, tuttavia, c'era una parte di me che preferiva quel destino alla prigionia nella Reliquia per Isobu.

    Condanneresti tuo fratello ad altri anni di vita miserabile. Immagino che dentro Kensei non sia rimasto altro che rabbia, odio ed orgoglio.

    Oh Itai, non conosci Isobu bene come lo conosco io... Una risata proruppe nella mia testa, con la voce del Settecode che cancellò il roboare del ventro. Ci sguazzerà... eccome...


    Quando riaprii gli occhi erano passati solo pochi secondi ed avevo richiamato anche il chakra di Chomei. Nuovamente mi immersi nel mondo interiore di Ryuu, ritrovandomi, con Chomei, dinanzi a quei cancelli. Ryuu, ancora svenuto, era lì, inginocchiato dinanzi al Sanbi, Non si vedeva nulla oltre le spesse sbarre di metallo, Isobu aveva deciso di congedarsi; tuttavia, Chomei avrebbe sicuramente richiamato la sua attenzione.
    Ehi, Isobu, vieni fuori. Ho un'idea. Poi Chomei si rivolse a me. Torna su, ma non interrompere il contatto. Tieniti pronto.

    Tenni ancora gli occhi chiusi, quasi fingendo di essere ancora immerso nel mondo dei Bijuu, finché il corpo di Ryuu non fu scosso da un profondo tremito prima, per poi muoversi con uno scatto. I muscoli di gambe, tronco e braccia si contrassero, probabilmente con dolore, e busto e gambe si inarcarono verso l'alto. Ryuu gridò, un urlo di dolore strozzato ed il sigillo inciso sul suo ventre divenne dapprima ben evidente e poi iniziò ad emettere una sinistra luce azzurrina. Fu allora che mi allontanai, interponendomi quasi tra il Sanbi e Kensei, allungano una mano in maniera quasi afinalistica come se, con quel gesto, avessi potuto fermare la furia del Sanbi che era in arrivo. Un ribollente chakra quasi solido emerse da Ryuu, accumulandosi in una sfera sopra il corpo del giovane per diversi, interminabili secondi, prima di scattare.
    Non andò verso la giara.
    Mi si scagliò verso Kensei ad una velocità folle, tanto folle che persino i nostri cervelli abituai a registrare movimenti estremamente rapidi giunsero alla conclusione che il movimento era avvenuto quando ormai era concluso. Il vischioso chakra blu si avvinghiò attorno a Kensei, stringendoglisi attorno. Se avesse cercato però di afferrarlo per rimuoverlo avrebbe notato che le mani sarebbero affondate in quella sostanza come se non esistesse. Poi, l'avrebbe notato: una sensazione di intrusione mentale, come se all'improvviso nel suo essere ci fosse un'altra identità che prese a controllare i suoi pensieri che, non più sotto il rigido controllo della sua volontà, presero a divagare sempre più rapidi e sconessi in un turbinio sempre più rapido, e si sentì trascinare dentro di sé, come se il suo essere fosse risucchiato dal nero pozzo profondo che era la sua anima.




    UN MONDO IN FIAMME



    Quando Kensei si riebbe era solo in un mondo tossico. Era su alcune rocce bollenti ed avrebbe respirato a fatica un'aria bollente e sulfurea. Il cielo era inesistente, completamente inondato da ceneri vulcaniche e tutto intorno fiumi di magma avevano sostituito ciò che, in un piena vivibile, sarebbe potuta essere acqua in un clima rigoglioso. Forse Kensei si sarebbe domandato se non fosse finito all'inferno, quando una voce famigliare giunse alle sue orecchie. Dall'alto scese una nera figura serpentiforme di grandi dimensioni, eppure eterea, come se non fosse corporea.
    TU... La voce del Drago del Tormento raggiunse Kensei. L'ombra di ciò che era stato un tempo alleggiava in quel luoghi. Non più lì, ma legato al Kensei per via di ciò che il suo potere gli aveva trasmesso, il fantasma di Koutsu scese dai cieli tossici fino a trovarsi di fronte dal Kenkichi. Cosa hai fatto... Cosa hai portato qui... C'era qualcosa di simile a timore nella voce del drago.

    Poi quel mondo si ruppe. Le nubi cineree si fecero più spesse e dal cielo iniziò a cadere, scrosciante, l'acqua. Poco dopo un vero e proprio temporale investì quel mondo dove la pioggia sembrava essere stata bandita da sempre ed una minacciosa voce raggiunse Kensei dall'alto, dal punto in cui un chiaro baluginio azzurro comparve.

    ADESSO, MIZUKAGE, CI DIVERTIREMO.


    Era il Sanbi.



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    Il Mostro che dorme nel profondo


    I - Promesse


    L'aver lasciato Kiri per un periodo di tempo così lungo aveva permesso che molteplici cose venissero lasciate in sospeso. Una tra queste era l'addestramento del Jinchuuirki del Sanbi. Ryuu Mizuko era diventato il portatore del Tre Code per errore e come tale, non aveva mai apprezzato pienamente il suo ruolo né era stato il più adatto degli Shinobi a divenire una Forza Portante. Lo avevo sempre sospettato e sapere che il Sanbi era ancora dentro di lui, ma di fatti relegato ad un ruolo passivo, mi sorprese: aveva resistito molto, ma di fatti, aveva deciso di ignorare il demone per sopravvivere. Ryuu non era adatto ad essere il Jinchuuriki del Sanbi e quella situazione era, come molte cose, colpa mia.
    Era stato mio allievo ed ero conscio delle sue debolezze di carattere. Troppo buono ed avventato, troppo dolce per il sanguinoso mondo degli Shinobi, di carattere troppo debole per reggere il peso di un Bijuu. Mi ero prefissato di correggere quei difetti con l'addestramento, con il tempo e con i consigli, ma gli eventi avevano fatto sì che, purtroppo, abbandonassi quella strada e Ryuu a sé stesso.
    Ed ora, il tempo ed un nuovo Kage, ne chiedevano il conto. Ed io avrei dovuto accettare di aiutarlo.



    Kensi aveva preso residenza nella casa che avevo occupato in quanto Kage, Jukyu, invece, era tornata nell'appartamento dove avevamo vissuto nei suoi primi anni di vita, prima della mia nomina a Mizukage. Avevo deciso, il giorno del mio ritorno, di evitare di farla soffrire imponendole la mia presenza e discretamente la stavo osservando da lontano barcamenarsi in un ruolo più grandi di lei. Kensei aveva deciso di fare di lei una delle sue più strette collaboratrici, l'aveva posta al secondo posto della gerarchia di Kiri, al di sotto solo di lui stesso ed allo stesso livello di un veterano come Etsuko che era uno Shinobi da anni prima che Jukyu nascesse.
    Per cercare di tenere fede alla promessa di lasciarle vivere la sua vita pur cedendo all'impulso di protezione, avevo affittato un appartamento nello stesso quartiere, a mezzo chilometro di distanza dal vecchio complesso che ospitava la casa di mia figlia. Un modesto bilocale all'ultimo piano, così da avere facile accesso al tetto del palazzo per poter partire direttamente in volo senza essere costretto a scendere in strada.
    Fu su quel tetto che il Mizukage mi trovò. Non passavo molto tempo nell'appartamento. Era totalmente spoglio, fatta eccezione per dei mobili strettamente essenziali. Dormivo su un futon, mangiavo cibo acquistato fuori su un tavolino basso nella stessa stanza da letto. Mi sforzavo di mantenere il posto in ordine, ma era ben misera cosa rispetto la mia precedente sistemazione. Non che mi importasse realmente: una parte di me sentiva che la sistemazione più giusta sarebbe sotto terra, in una tomba. Vivere in un bilocale era un notevole miglioramento.
    Kensei giunse avvolto in uno stormo di pipistrelli e mi trovò seduto sul parapetto, gambe penzoloni nel vuoto, con lo sguardo rivolto verso il mare che si coglieva a malapena nella foschia Kiriana.
    Salve Kensei, dissi con tono tranquillo e neutro. Da quando ero tornato mi comportavo così: in maniera neutra. Era il meglio che Kensei potesse sperare da me, del resto e decisamente molto meglio della violenta opposizione che forse aveva temuto quando aveva visto Yogan solcare Kiri. Immaginavo andasse bene, del resto. Certo, mi sto annoiando ultimamente e fare qualcosa di utile ravviverà le mie giornate. Risposi alla sua "richiesta" (che richiesta non era). Avrei potuto rispondere un ben più militare "signorsì", sarebbe stato appropriato in egual misura a quello che di fatti era un ordine. Andiamo pure. Aggiunsi poi, componendo i sigilli della Tecnica del Richiamo per far comparire Yogan. Non era nella sua forma umana, né in quella completa, bensì in un forma "ibrida", che mi consentiva di salirvi in groppa ed a lei di muoversi con rapidità ed agilità.




    Faceva freddo, e quel posto era miserevole, buio e triste. E tristi sarebbero stati gli avvenimenti che avrebbero avuto luogo nelle viscere dell'edificio nella freddissima Genosha.
    Perché ciò che sarebbe accaduto, era, come già detto, colpa mia. Di fronte alle parole del Mizukage reagii con un silenzio lungo quasi trenta secondi, un'immobilità che non era però rigidezza. Stavo metabolizzando le implicazioni e le conseguenze di quella giornata e, come troppo spesso mi capitava, i motivi per cui le cose stavano cambiando in quei modi inattesi, ritrovandovi, quasi sempre, una mia responsabilità in tutto ciò.
    Mi avvicinai, silenziosamente, al lettino dov'era legato Ryuu. La ferita sulla sua testa non era vecchia, tutt'altro. Mi voltai verso Kensei, cercando la maschera che gli copriva il viso, poi fissai la giara che ora comprendevo, essere un Reliquia. Sentii Chomei agitarsi dentro di me, ma il Bijuu non protestò vistosamente alla prospettiva che suo fratello venisse rinchiuso.
    Certamente risposi, senza commentare la presenza di Ryuu, la sua ferita o il fatto di dover trasferire il Bijuu in un prigione orribile come una Reliquia. Lasciami parlare con il Sanbi un attimo. Forse posso... feci una breve pausa, quasi volessi cercare le parole. ...Convincerlo ad accettare le cose con più grazia. Non aspettare il permesso del Mizukage, quello era il mio campo. Mi avvicinai al giovane ninja di Kiri, posandogli una mano sul petto. Lui, svenuto, non parve accorgersi di nulla ed io chiusi gli occhi, lasciando che la mia presenza fluisse nella dimensione inconscia che condivideva con il Bijuu.
    Quando riaprii gli occhi l'acqua mi arrivava quasi alle ginocchia ed un enorme cancello mi sbarrava la strada. Ryuu era svenuto, ma in ginocchio, davanti al sigillo che chiudeva quel cancello.
    Isobu dissi con voce piatta, cercando di non far trapelare il disgusto che sentivo per ciò che avrei dovuto fare. Il Sanbi si avvicinò da dietro le sbarre, mostrandosi in tutta la sua imponenza.




    Itai... Il Sanbi mi rispose da dietro le sbarre. Avevo cercato di fare in modo che due miei allievi potessero utilizzarne i poteri e per due volte avevo fallito. Era la storia triste dei Jinchuuriki: individui come me e Raizen Ikigami erano rari, fin troppo. Da quanto tempo che non ci vediamo. Chomei? A quelle parole il Sette code comparve alle mie spalle, le ali rinchiuse, in una posa del tutto inusuale per lui.

    Ehi fratello disse il Sette Code, con un tono di voce che lasciava trapelare, al contrario del mio, tutta la sua irritazione per ciò che stava per succedere. Hai bruciato anche lui? Chomei toccò il corpo di Ryuu con delicatezza, ma il Mizukyo non si mosse.

    No, questo ragazzino aveva deciso di far finta che non esistessi, per questo è durato anche troppo Una risatina proruppe dalla bocca distorta del Sanbi, che puntò il suo occhio verso di me. Sei sei qui immagino che sia quel momento in cui mi tirate fuori da qui.

    Esatto. Purtroppo però, io non sono più il Mizukage. Immagino tu lo sappia... Ed il nuovo, beh, non ha ancora trovato un sostituto per Ryuu. Sospirai, chinando il capo, avvicinandomi alle sbarre per mettere una mano contro il freddo metallo. Mi dispiace Isobu. Non voglio che vada così. Il Sanbi però non parve farsi bastare quelle scuse. Aveva compreso che, senza un nuovo Jinchuuriki, l'alternativa era la prigionia immobile in una reliquia. Lui era stato per molti anni libero: prima Naruto Uzumaki lo aveva liberato al termine della battaglia contro Madara e Sasuke Uchiha e quando era stato catturato e sigillato di nuovo aveva sventrato un povero Ryo Aokawa per essere libero! Ed ora, il pensiero di tornare in una prigione ancora più stretta di quella in cui si trovava lo disgustava. La furia del Bijuu proruppe in un urto violento contro le sbarre che si trasmise alla mia mano, facendomi volare contro Chomei. Isobu, troverò un Jinchuuriki. Te lo prometto, ma non rendere la cosa difficile. Non voglio che Ryuu muoia.

    Non è un problema mio! L'esclamazione del Sanbi sembrò più ragionevole della mia promessa. Voi umani, tutti voi, anche tu! Non siete degni di ALCUNA FIDUCIA!

    Isobu... Non è una mia scelta. Ma posso trovare un nuovo Jinchuuriki. Te lo prometto. Lo avrei fatto. Non avrei permesso che il Sanbi soffrisse per anni dentro una Reliquia, non avrei permesso che altro odio alimentasse la distanza tra i Bijuu e gli essere umani.


    Quando riaprii gli occhi nulla era cambiato, non erano passati che pochi istanti da quando avevo poggiato la mano sul petto di Ryuu. Mi voltai verso Kensei, scuotendo il capo in un gesto di rassegnazione.
    Purtroppo non intende facilitare le cose Kensei. Dovremo procedere senza il suo consenso. Cercherò di tenere in vita Ryuu donandogli una grossa quantità di Chakra, sperando che basti. Forse servirebbe anche un medico per evitare che finisca male. Gli importava? Lui era un patriota, aveva a cuore tutti i cittadini di Kiri... ma Ryuu era debole. Della peggior specie di debolezza, quella che probabilmente disprezzava e, di fatti, liberarsi di lui avrebbe persino rafforzato Kiri. Come intendi procedere? Perché sarà pericoloso. Il Sanbi si opporrà all'estrazione, nella migliore delle ipotesi, forzerà una trasformazione parziale usando Ryuu come marionetta, nella peggiore, si libererà. Dobbiamo agire presto.

    [Note]Andiamo, per il momento, ancora "in introduzione". Spiega cosa ha preparato Kensei per questa estrazione.
  6. .

    L'Erba Tinta di Sangue





    [KUSA - CENTRO DI COMANDO]

    [ORE 11:45]


    L'Hokage stava dando ai profughi di Kusa una grande possibilità: quella di stabilirsi nel paese del Fuoco, anche solo per il momento, e vivere di ciò che la natura avrebbe messo loro a disposizione. Zassou incrociò le dita sottoil mento, riflettendo su quell'opportunità che avrebbe potuto voler dire, anche, depopolare Kusa. Non solo Kusagakure, ma l'intero paese. Se i cittadini profughi avessero avuto modo di trovare miglior fortuna nelle terre del Fuoco, che motivo avrebbero avuto di tornare? A meno che l'Hokage non li avesse cacciati, creando tensioni, ripercorrendo un ciclo di violenza che non aveva mai fine. Zassou sospirò, e poi, parlò.
    Hokage-sama, ti ringrazio con tutto il cuore dell'offerta. Per il momento voglio sperare che i cittadini di Kusa riescano a prendersi cura dei loro. Non so se la guerra si spingerà più a sud di così, se Kusa dovesse cadere probabilmente sarà tutto finito.. ed allora, solo allora, vorrei che buona parte della popolazione abbandoni il Paese. Sono uomini, donne, bambini. Ma anche braccia, cervelli e futuro. Il nostro futuro. Chinò il capo, sperando che l'Hokage non cogliesse insulti nelle sue parole. Sapeva che era stata una proposta in buona fede, così come in buona fede era stato il seppur momentaneo rifiuto.
    Le parole di Masayoshi fecero sorridere amaramente molti dei presenti. Il ragazzo avrebbe voluto stabilire un canale diplomatico con i Cremisi, per cercare di comprendere le loro intenzioni, il che, forse, sarebbe stato perfettamente normale in una guerra in cui in gioco non ci fosse il dominio totale spinto da un fanatismo quasi religioso. Fu Mirai a parlare, per spegnere le flebili speranze di una qualsiasi risoluzione pacifica del conflitto.
    Quanto desidererei che tu avessi ragione, ma il loro attacco è stato potente, frontale e codardo, non preceduto da una formale dichiarazione di guerra. Sono entrati in casa nostra con il solo intento di conquistarci. Se avessero voluto qualcosa che poteva essere risolto diplomaticamente lo avrebbero fatto sapere prima della guerra. Nessuno vuole i conflitti, sono costosi, sia dal punto di vista umano che economico. Per cui... a conti fati, l'unica cosa che avrebbero potuto chiederci era la ocmpleta sottomissione e, consci che non ci saremmo mai piegati, hanno pensato bene di attaccarci direttamente. E non cheideranno meno della nostra resa completa, specie a questo punto: stanno vincendo. Mirai guardò la mappa, con sguardo triste, quasi assente. Forse però il vostro intervento potrebbe spostare gli equilibri... Lo spero, almeno.

    Zassou continuò rivolgendosi poi allo Yakushi di Oto, che gli aveva chiesto informazioni riguardo i carri dei rifornimenti dei Cremisi.
    Che io sappia la loro insegna è solo una bandiera rosso cremisi ed i loro carri, tutti, la portano. Purtroppo il nostro esercito ha affrontato solo l'avanguardia di quello nemico e sinceramente non è stato facile reperire le poche informazioni che abbiamo, non abbiamo davvero resoconti su come segnalino i loro carri dei rifornimenti. Ma, se la tattica militare vale anche per loro e dato il loro numero, potrebbe essere una lunga fila di carri che segue l'esercito, lunga anche diversi chilometri. O più file, se hanno separato le loro forze. Soltanto che al di là del fronte siamo quasi del tutto ciechi.



    [KUSA - OSPEDALE]

    [ORE 11:45]


    La notizia che alcuni ninja medici dell'Accademia si stessero unendo allo sforzo medico parve sollevare l'aria pesante che tirava in quel luogo. Il primario di Kisi si sarebbe rivolto direttamente a Fumi, chiedendo se qualche ferito avesse riportato informazioni riguardo altri ninja di rilievo. La donna si asciugò la fronte e scoccò allo shinobi di Kiri un'occhiataccia.
    Io non mi occupo delle informazioni. Mi occupo dei feriti. Qualsiasi cosa questi disgraziati avevano da dire è già stata raccolta e riferita al centro di comando. Il suo sguardo si addolcì, forse rendendosi conto di essere stata troppo brusca. Purtroppo lì fuori, nel caos della battaglia, ci sono migliaia di Shinobi. Ci saranno moltissimi nemici di alto livelo, ma questi poveretti sono già provati ed hanno già subito un duro interrogatorio. Zassou ha tutte le informazioni, al centro di comando.
    Contestualmente, ad una certa distanza da Fumi, uno degli shinobi inviati da Masayoshi a raccogliere informazioni parlava con una Kunoichi seduta sul suo letto, con una notevole benda sull'occhio sinistro ed un colorito pallido che probabilmente significava "scarsa quantità di sangue rimanente nel corpo, per fortuna che sono stata tappata".
    Lì fuori è... Ci hanno travolti, non abbiamo potuto fare nulla se non battere la ritirata. È stato brutale... brutale...
    Però Fumi intervenne, bloccando quell'interrogatorio sul nascere. Smettetela di infastidire i feriti maledizione!


    [KUSA - PER LE STRADE]

    [ORE 11:45 - 12:30]


    Le lucertole inviate ad esplorare la zona da Febh non avrebbero poi molto di diverso da ciò che ci si poteva attendere da una cittadina disabitata, trasformata nel centro di comando di una guerra che si stava per abbettere su di essa in maniera repentina. Quasi tutte le abitazioni private erano ormai disabitate, alcuni caparbi cittadini non intendevano lasciare la loro abitazione nonostante il grave pericolo, ma erano una percentuale che forse non arrivava al cinque percento del totale. Le attività commerciali erano state requisite dall'esercito con la loro merce da tempo, ed ormai giacevano abbandonate, incapaci di attirare persino gli sciacalli.
    [NOTA PER FEBH]Per ora le lucertole ti danno qualche generica informazione ricavata dnel tempo fino alle 12:30. Se vuoi continuare a farle esplorare specificalo nel tuo post.


    [RECUPERATE BALTO]

    [ORE 12:30 - 13:20]


    Le indicazioni della missione erano semplici: lungo la strada, a sud. Il tempo necessario ad arrivare all'obiettivo sarebbe dipeso, dalla velocità con cui il gruppo si sarebbe mosso. Il trio di Genin della foglia avrebbe potuto notare come, lungo la strada, i segni della guerra permanevano, come brutte ferite in un bel paesaggio verde. Molti carri con le ruote rotte erano stati abbandonati per strada. i campi ai lati della strada, un tempo coltivati, adesso erano stati deturpati dal passaggio delle persone che vi si erano accampate durate la migrazione verso sud, lontano dal fronte.
    La prima ora di viaggio non produsse risultati. Non c'era quasi nulla che viaggiava verso sud, solo qualche sparuto contingente di uomini che si dirigevano al fronte per dare una mano, coraggiosi inconsapevoli che il loro piccolissimo numero non avrebbe fatto lacuna differenza. Procedendo alla massima velocità che le loro gambe consentivano, i tre avrebbero percorso quasi quaranta chilometri, ma il carro non sarebbe stato avvistato. Ma il paesaggio attorno loro era caotico e lo diveniva sempre di più man mano che si dirigevano verso sud. Gli accampamenti improvvisati di profughi divenivano sempre più frequenti e nessuno di loro sembrava guardare i tre con favore, nonostante fossero lì per dare una mano. Una giovane coppia che camminava verso sud si sarebbe dimostrata più incline a parlare se avessero voluto far loro domande. Potevano avere poco più di vent'anni, lei vistosamente incinta, lui carico di tutti i loro beni, che faticava arrancando sulla strada [Note - Orari]Iniziate ad incontrare accampamenti abitati alle 13, incontrate la coppia alle 13.20.
    [Note]Usate tutte le abilità che potete se le avete, siete liberi di interagire come volete con gli elementi descritti. Non importa far post lunghi, potete fare post brevi, Vi ricordo che le vostre azioni non devono superare le 13.30 e che siete partiti alle 12.30 da Kusa.


    [AIUTARE NELLA PACE]

    [ORE 12:30 - 13:30]


    Dirigersi verso meridione avrebbe fatto sì che, procedendo alla stessa velocità del gruppo inviato a recuperare i medicinali, il Team 13 avrebbe viaggiato in compagnia di Kyojuro, Asami e Kamine. Sempre che qualcuno non avesse deciso di accelerare e lasciare i più lenti del gruppo indietro. All'andatura del Genin della Foglia non avrebbero potuto percorrere che poco più di quaranta chilometri in un'ora di tempo, se non si fossero mai fermati e sarebbero stati ancora a settanta chilometri prima di giungere a destinazione presso il Villaggio di Yashinoki, il più settentrionale di quei problematici villaggi che stavano trattenendo truppe necessarie allo sforzo bellico.
    [Note]Questo post è ovviamente fatto partendo dall'assunto che si procede alla velocità dell'elemento più lento del gruppo. In caso di soluzione alternative specificatelo nel post e sarò lieto di rettificare tramite interpost.
    Il Mizukage ci mise ben poco ad arrivare, circa trenta minuti, nel posto sbagliato. Era troppo ad est rispetto i Villaggi di cui Mirai aveva parlato e, di fatti, non aveva ricevuto informazioni. Non sapeva, nel dettaglio, la situazione nel paese ma forse avrebbe potuto racimolare qualche briciola utile lì. Quando il Mizukage atterrò si trovava in villaggio di medie dimensioni, costruito sul fondo di una dolce vallata tra le colline, lungo un fiume che scorreva verso sud-est e che scorreva placido. Ogni singolo abitante di quelle poche centinaia che abitava il Villaggio era fuori dalle loro abitazioni, riunito in una calca nella piazza dove, legato ad un palo, c'era un uomo pesto in viso con pochi stracci indosso, macchiati di sangue. Altre persone, straccioni come lui, si tenevano vicine tra di loro ed alla scena, guardandola esterrefatti. Un energumeno camminava avanti ed indietro, brandendo una verga di legno tra le mani.
    Sei stanco? Confessa e ti lascio tornare dalla tua gente. Confessa! E fece seguite a quella parola un colpo di verga sulle gambe dell'uomo che urlò di dolore, piangendo disperato.
    Lo giuro... Lo giuro che non sono stato io...


    [RICOGNIZIONE]

    [ORE 12:30 - 13:15]


    La distanza tra Kusa ed il fronte era assai ridotta a ci sarebbero voluti circa quarantacinque minuti di corsa sostenuta, con la giovane Yuki a rallentare il gruppo, a raggiungere il fronte ad una distanza considerabile "di sicurezza". L'avanzata dei Cremisi ed il mancato contrattacco di Kusa avevano lasciato una striscia di terra ancora intonsa, in cui ancora l'erba cresceva. Chi avrebbe avuto una visione più chiara di cme le forze del nemico erano spiegate sarebbe stato Kubomi, in alto. Ciò che il drago vedeva avrebbe consentito, non appena qualcuno avesse avuto carta e penna ed a chiunque avesse avuto orecchie per sentire ciò che Kubomi poteva comunicare, di disegnare una mappa per quanto approssimativa di un'organizzazione piuttosto schematica del fronte Cremisi. Arroccati dietro una lunga palizzata che si estendeva per almeno tre chilometri di lunghezza e che difendeva l'esercito sul versante meridionale, i Cremisi incombevano sull'Erba con meticolosa preparazione. Un numero troppo grande di tende per essere contato era organizzato secondo uno schema preciso che prevedeva otto file da dieci tende tagliate perpendicolarmente da una strada separate da un largo piazzale in cui incombevano altre sei tende, ben più grandi delle altre, la cui funzione però non riusciva ad essere dedotta dall'alto.
    Chi sarebbe giunto da terra, invece, avrebbe visto la colossale palizzata bloccare completamente la visuale del gargantuesco campo nemico. Se qualcuno avesse potuto osservare in vicinanza, arrischiandosi ad avvicinarsi o tramite jutsu o binocoli, avrebbe visto che vi erano aperture regolari nella palizzata, circa ogni duecento metri, ma molto strette, grandi a sufficienza per lasciar passare un uomo e difese da due Shinobi. Altri ninja pattugliavano l'esterno della palizzata. Uno shinobi pattugliava lentamente la zona tra i due ingressi, camminando senza fretta, mettendoci circa quattro minuti ad andare da una parte all'altra. Talora il ninja scambiava due chiacchiere con chi era di guardia, ma senza metterci mai più di un minuto.
    Era una piccola fortezza, ma del resto, quella era una missione di ricognizione.


    [IL MISTERO DI SHIDA]

    [ORE 12:30 - 13:10]


    Il gruppo composto da Masayoshi, Fudoh e Samui raggiunse il Villaggio di Shida dopo circa quaranta minuti, se non avessero deciso di fermarsi. Shida era un piccolo paesello con scarsissima tradizione militare e notevole tradizione agricola. ostruito sulla sommità di una dolce collina che svettava a circa duecento metri sul livello del mare, Shida dominava il territorio pianeggiante pieno di immensi campi erbosi. Anche lì la guerra aveva segnao il territorio, ma meno rispetto a ciò che si poteva vedere dirigendosi direttamente verso sud. Un secondo piccolo Villaggio stava nascendo, come una brutta appendice, di fianco al secondo, scendendo il pendio verso settentrione. Quel secondo villaggio non era fatto di abitazioni n legno o pietra, come Shida, bensì di tende raffazzonate e carri. Un fetore di essere umani e cavalli avrebbe assalito le narici di chi vi avrebbe messo piede e la miseria negli occhi dei profughi era straziante. Avevano perso tutto e probabilmente c'era altro che li stava preoccupando.
    L'aria a Shida era pessima. Tutti sembravano arrabbiati, scontenti e scontrosi e quando videro tre forestieri, tre ninja, le cose non migliorarono. Qualcosa era accaduto in quel Villaggio.


    [INFILTRAZIONE E SABOTAGGIO & IL RE DELLE ARMATURE]

    [ORE 12:30 - 13:00]


    Infiltrarsi nel territorio nemico forse non sarebbe stato semplice. Esisteva un "fronte" perché era stata creata una linea che, in linea teorica, non sarebbe stato facile superare per attaccare l'esercito alle spalle. Ovviamente l'esercitoin quella fase di stallo non sarebbe stato dispiegato tirato lungo diverse decine di chilometri, ma era accampato n quattro grandi complessi, uno dei quali, l'avanguardia, era oggetto della ricognizione richiesta da Zassou. Se gli altri accampamenti fossero organizzati in maniera simile non era dato saperlo ma, del resto, le informazioni raccolte dai ricognitori non erano in possesso del gruppo che partì per dirigersi dietro le fila nemiche.
    Di certo l'accampamento dell'avanguardia era il primo che avrebbero trovato dirigendosi verso il fronte da Kusa proseguendo lungo la strada principale. Il mastodontico accampamento era costruito proprio sulla strada, di fatti, interrompendola. Sembravano esserci ampi spazi da cui aggirare l'esercito, ma una osservazione anche solo distratta avrebbe chiaramente mostrato che tutto il fronte era pattugliato. Si potevano vedere uomini che percorrevano continuamente una linea immaginaria che andava verso nord-ovest, poi dall'accampamento e quindi verso est. Non erano molti e talora entravano nell'accampamento e ne uscivano ninja diversi. Ottenere però maggiori dettagli avrebbe richiesto avvicinarsi, proprio al fronte, nella bocca nel nemico.




    OT
    Tutte le vostre azioni dovranno terminare alle 13:30. Per qualsiasi dubbio, richiesta di chiarimenti o errori scrivetemi.
    Vi ricordo che non dovete necessariamente fare azioni per tutto il tempo disponibile, e che la possibilità di interpost è accetta, anzi, gradita. Interagite con l'ambiente, anche in maniera minimale. Vi lascio una minima possibilità di inventiva verso eventuali PNG non-ninja abitanti dei posti citati (che tuttavia comanderò io nel momento di dare informazioni).


  7. .

    Gli Abiti della Nebbia


    V



    Feci un sospiro alle parole di Etsuko. Quell'uomo mi esasperava. Si dispiaceva che io non avessi seguito l'ideologia di mio padre? E perché avrei dovuto. Ero una persona diversa da lui. Inoltre, continuava a parlare come se mi conoscesse, come se avesse compreso tutto del mio malessere e della rabbia che mi portavo dentro. Come se credesse che fossi pronta a distruggere il mondo per placarla. Non aveva compreso nulla di me, e quelle sue parole più che alimentare quell'irritazione precedente si limitarono... ad un sospiro.
    Non riesco più a credere alla visione delle cose di mio padre. Non ho più fiducia in lui. Dissi secca, ma prima che qualcuno potesse anche solo pensare di interrompere aggiunsi subito delle parole. Come sfogo la mia rabbia, non ti deve preoccupare. Sta certa che non intendo bruciare il mondo solo per dimostrare che mio padre aveva torto. Sarebbe stupido, ed uno spreco. Il Mizukage parlava di costruire, con mezzi differenti da quelli che avrebbe usato il Nono, ma sempre di costruire si parlava. Ed io non volevo distruggere altro che la mia stessa carne. Riuscivo ancora a controllare l'istinto furioso di gettarmi alla gola di chi mi irritava, anche se, quel giorno, avevo perso il controllo. Non riuscivo però a controllare lo stesso impulso diretto verso di me. Ma finché era il mio sangue ad essere versato in segreto, ad Etsuko non sarebbe dovuto importare e le sue dotte opinioni su cosa fare della mia vita avrebbe potuto con tranquillità ingoiarsele. Il Mizukage, a quel punto, si alzò interrompendo quell'inutile dibattito.
    Era incredibile come, alla fine, ciò che mi aveva fruttato quell'inaspettata promozione fosse ciò che di me stessa mi disturbava più di tutto. La mia rabbia. La furia che covavo dentro, l'inquietudine che non potevo placare e che, senza preavviso, mi portava ad estraniarmi dal mondo, dal mio stesso corpo, costringendomi ad usare il dolore come mezzo per riconnettere la mia psiche fuggiasca alla realtà. La stessa che poco prima Etsuko aveva insultato. Ascoltai le parole dei due Shinobi, chiedendomi come avrei fatto ad essere utile al Mizukage con la mia totale inesperienza e come avrei potuto anche solo reggere il confronto con Etsuko. La cosa saggia da fare, per il momento, era soltanto ascoltare, imparare...
    Rendere meno austero il Mizukage? Perché non forgiamo un paio di maestosi baffi a manubrio e non li saldiamo sull'elmo? Il sarcasmo in quelle parole era così evidente da essere quasi doloroso. E buona pace al "limitarsi ad ascoltare". Era chiaro che non ne ero minimamente capace. Mi spiego meglio. Io mi ricordo del Mizukage, da prima del ritorno ed il sentimento che mi ha sempre trasmesso era... paura. Mi ha sempre fatto paura. Ma era la paura di una bambina di fronte ad una figura oscura, austera. Ed oggi la figura del Mizukage non è cambiata affatto. Credo che i Kiriani, ed anche fuori Kiri, si siano tutti così abituati al suo modo di essere che cercare di modificarlo sembrerà una forzatura che farà perdere credibilità al Mizukage. Lo farà apparire come qualcuno che cerca di vincere forzatamente la simpatia degli altri. Ed è ciò che fanno i deboli. Oggi ho capito che il Mizukage ispira fedeltà, non importa il suo aspetto, lasciamo che la cosa continui così. Poi, le altre questioni, tasse, aria austera nel Villaggio, cercare di rendere i Kiriani più felici va bene, possiamo discutere ma il nostro emblema Guardai il Kage. La nostra guida... Egli deve rimanere ciò che è. Non è un politico, è un leader militare! Dopo quelle parole mi interruppi per un momento, accorgendomi di essermi un attimo scaldata. Mi ricomposi sulla sedia, bloccando il tremore delle mani stringendone una nell'altra. Posso... posso avere informazioni riguardo la situazione politica? Riguardo l'Hokage, il Kazekage, il Kokage. Non so nulla, non so come essere utile altrimenti. Lì, in quel momento, si vide tutta la mia inesperienza. Non solo ero rimasta disinteressata dalle questioni del mondo per anni, ma anche se così non fosse stato, fino a poco tempo prima semplicemente... non me ne sarebbe importato. E da quando aveva iniziato ad importarmene, era passato troppo poco tempo per farmi avere contezza della situazione politica dell'Alleanza Accademica. Il compito che mi era stato affidato era complicato ed avevo paura che fosse troppo complicato per me. Avrei dovuto studiare, spremere le meningi, farmi rispettare da Shinobi più grandi, più esperti di me, che probabilmente avrebbero visto in me solo una bambina graziata dai suoi natali. Ero conscia di tutte quelle implicazioni, ed il primo passo per lasciarsele alle spalle era... studiare.



  8. .

    Il Ritorno del Nono


    IV - Accettare


    Guardai Kensei. Guardai il suo elmo metallico, cercai di scorgere l'uomo dietro di esso. L'uomo che avevo conosciuto un tempo, l'uomo ferito tenuto in piedi solo dall'odio e dalla rabbia. L'uomo che, nella sua fredda apparenza, ardeva di passioni incontrollabili al limite della follia. Eppure, lucido. Lucido, ma forse, non abbastanza distaccato da non rendersi conto di ciò che gli avevo proposto per davvero. Ma, non sarebbe stato da me irritarmi per un malinteso. Avrei insistito, pacificamente, finché le mie parole non avrebbero fatto breccia al di là dello strato di metallo che lui aveva posto sul suo viso per filtrare il mondo e nascondere ciò che era diventato.
    Fortunatamente la questione della Nebbia di Sangue fu chiarita. Di certo non credevo chela crudeltà sarebbe potuta giungere ai fasti del passato, il dubbio che in realtà fosse qualcosa di diverso era sempre stato nella mia mente. Più che un dubbio, la certezza. Il dubbio era quanto fosse vicina questa versione della Nebbia di Sangue rispetto a quella messa in piedi dal Terzo Mizukage e ne risultava che, fortunatamente, sarebbe una versione annacquata della stessa.
    Ne sono felice dissi con tranquillità, rivolto sia al Mizukage che al giovane Shinobi che aveva chiarito le modalità di quella nuova tradizione Kiriana. Non era qualcosa che mi piacesse particolarmente, non ero un convinto sostenitore dei legami creati sul campo di battaglia per diverse ragioni, ma che importanza aveva, dopotutto? Kensei, io credevo che fosse qualcosa di diverso. Perché se fossi stato così sciocco da credere che avessi deciso di affogare la Nebbia nel sangue dei Kiriani, ti assicuro che non staremmo parlando adesso. Ma nemmeno io, distrutto come sono, sono impazzito al punto da credere che tu possa fare una cosa del genere, dissi rivolgendomi solo al Mizukage. E se questo funziona, ne sono solo felice. E lo sono davvero Kensei. Se l'irritazione avesse smesso di tappargli le orecchie forse avrebbe percepito la sincerità nella mia voce. Ora Kensei... feci una pausa. Misi la mano sul muso di Yogan, la quale stentava a trattenere la sua irritazione alle parole del Mizukage. Solo il mio tocco amichevole le impediva di aggredire, quantomeno verbalmente, il Kage ma Yogan si rendeva conto che stavamo camminando su un ghiaccio sottile.Perché pensi che io voglia essere sempre fuori dal Villaggio? Chiesi semplicemente. Io voglio essere qui, a Kiri. Come un tempo. Perché Kiri è la mia casa, Kensei. Sto ricominciando faticosamente a provare qualcosa che non sia annientamento e so che Kiri è casa mia. Non voglio prendermi un titolo per girovagare per il mondo. Puntai nuovamente gli occhi verso il Mizukage. Io ero un sostenitore dell'Accademia non per l'Accademia in sé. Quell'alleanza sarebbe potuta bruciare in qualsiasi momento. Io ero il Mizukage. Per me Kiri veniva prima di tutto e se l'Accademia non è il bene di Kiri, per me potrebbe crollare all'istante. Del resto mi insegni che le alleanze devono beneficiare tutte le parti in gioco, o sbaglio? Domanda retorica, non aveva alcun bisogno di una risposta. Stavo cercando di essere conciliante, il più possibile, come anni di diplomazia mi avevano insegnato ad essere. Non intendo minare la tua autorità, in alcun modo, Kensei. Se prenderai decisioni che non mi piaceranno, al massimo ti potrò chiedere di parlarne, in privato, nella speranza che tu - come avrei fatto io quando vestivo i tuoi panni - l'ascoltassi. Ti sto mettendo a disposizione la mia spada, la mia forza, il potere del Sette Code che custodisco e, se vorrai, i consigli di un uomo che è stato nel tuo stesso posto. Mi avvicinai al Kage, afferrai la mano che mi porgeva e strinsi il suo polso metallico con forza e decisione. "Il tortuoso sentiero che conduce alla pace è sempre meritevole, indipendentemente dal numero di svolte che comporta." ripetei Significa anche dover ingoiare il proprio orgoglio, faticare, accettare idee che non sono le mie. No, Kensei, da me non dovrai temere nulla. Strinsi con maggior vigore il braccio del Kage, certo di non ferirlo con la mia presa salda, ferrea. L'unica persona che dovrai temere, Kensei, sarai te stesso. Questo è il peso che porti. Questo è il peso che ho portato anche io. Ogni mattina, la persona che più temevo al mondo, era quella che mi rimandava lo sguardo dallo specchio. Dissi quelle parole senza sottintesi, e Kensei forse se ne era già reso conto. Quando si raggiungeva la posizione di Kage ci si faceva molti nemici ed allo stesso tempo, si reggevano le sorti del Villaggio. Le decisione del Mizukage influenzavano la vita di migliaia di Kiriani e, nel tempo, se non fosse stato attento, quelle stesse decisioni avrebbero potuto distruggerlo. Un Kage, chiunque esso fosse, doveva temere più di ogni altra cosa sé stesso. Perché egli stesso era lo strumento più rapido per la sua caduta. Kensei sarebbe voluto essere un tiranno? Se non avesse temuto quel lato di sé avrebbe fatto la fine che i tiranni hanno sempre fatto nel corso della storia.
    Ma sarei stato io a portare la rovina su Kensei? No. Non io. Io non ne avevo più le forze. Se avevo accettato di rimanere al Villaggio era solo per Jukyu. Lei, forse, poteva anche odiarmi ma io non l'avrei abbandonata ancora in nome dei miei ideali. Se Kiri stava andando in un posto oscuro, allora, mi sarei immerso nell'oscurità. Non mi sarei fatto dominare dalla Furia. La crudeltà non sarebbe diventata mai parte di me. Ma la vita mi aveva spezzato e, nel ricompormi, non sarei potuto essere più lo stesso di prima.

    Sei sicuro? la voce di Chomei mi rimombò nella mente. Sempre con la mente, risposi al Bijuu che immaginavo, non fosse proprio contento di avere a che fare con Chomei. Ma se stavo compiendo quel passo era anche per lui.

    dissi allora al Bijuu, con semplicità. Voglio restare a Kiri, vicino a Jukyuu. E l'unico modo che ho per farlo è non fare troppi capricci e lasciarmi scivolare addosso cose che non mi piacciono. Non importa il resto. Non intendo perdere nessuno di voi tre dissi riferendomi a Chomei, Yogan ed ovviamente, Jukyu.

    Riesco a percepire la felicità dell'Hokage alla notizia da mezzo continente di distanza Chomei disse quelle parole con tono ironico, ma non senza una piccola punta di preoccupazione nella voce. Raizen era un altro Jinchuuriki, l'idea di scontrarsi con Kurama non lo esaltava un granché, del resto.

    Già, Raizen ne ha combinata un'altra e Kensei è un misto di odio ed orgoglio troppo grandi per lasciar correre delle volte mi chiedevo cosa passasse nella mente di Raizen quando faceva certe cose. Era uno Shinobi potente, capace. Un amico ed un alleato ma la sua scelta durante l'insediamento di Kensei aveva reso qualsiasi possibile rapporto ben più complicato. Ma immagino che potrebbe fargli piacere sapere che a Kiri ci sono io. Immagino spererà che io possa porre un freno a Kensei, in qualche modo... sospirai, mentalmente, rivolto al Bijuu. Ma non sarà un ruolo che potrò interpretare.

    Gli devi la vita, Itai la realtà espresa dal Bijuu mi colpì come un maglio ed il senso di colpa arse forte. Ma che conflitto poteva esserci? Il mio Villaggio, la mia casa... mia figlia erano sull'altro piatto della bilancia. Chomei forse percepì quelle sensazioni. Ho capito, non c'è bisogno che dici altro disse il Bijuu ed io, mentalmente, lo ringraziai. Forse un giorno mi sarei sdebitato con l'Hokage. Una vita per una vita. Ma se mi aveva salvato la vita, se era mio amico, avrebbe compreso dove dovevo essere in quel momento e quanto ciò mi sarebbe costato.

  9. .

    Erba tinta di Rosso Sangue


    Atto Primo: I preparativi

    [Regole Speciali - Tempo]Il tempo nella News scorrerà in maniera precisa. In ogni mio post sarà indicata l'ora in cui avviene ed un range di tempo in cui le vostre azioni possono essere svolte nel prossimo turno. Nel vostro posto dovrete indicare l'ora all'inizio del post ed alla fine. Se dovessi ritenere che le azioni compiute sforano il limite di tempo imposto, non saranno considerate avvenute le azioni che escono a mio giudizio "fuori tempo".
    Questa regola non si applica alle situazioni di combattimento, che procederanno rapidamente come sempre.

    [Regole Speciali - Missioni]Nella News i PNG o comunque le situazioni, potranno assegnare specifiche missioni ai giocatori. Queste missioni possono essere eseguita sia dai player che dai PNG. Se eseguite dai player verranno giocate normalmente. Se eseguite dai PNG queste verranno risolte automaticamente dal QM dopo un certo periodo di tempo. Più PNG possono partecipare alla stessa missione, aumentandone la probabilità di successo. Attenzione, troppi PNG nella stessa missione possono essere controproducenti! L'esito della missione dipenderà anche dal modo in cui imposterete i PNG per la partenza e dalle istruzioni che i PG daranno loro.
    Ogni missione sarà caratterizzata da:
    Tempo necessario per l'esecuzione: Il png non sarà disponibile per tutto il tempo necessario all'esecuzione della missione.
    Difficoltà: grado da D a S.
    Tipo: Il tipo di missione.

    La probabilità di riuscita della missione dipenderà da diversi fattori:
    Probabilità base di successo: da 10 al 90%.
    Modificatore di probabilità di successo: Aggiunge o sottrare la probabilità successo.

    La missione può avere determinati esiti:
    Esito. Successo/Sconfitta
    Sopravvivenza del PNG: Illeso/Ferito/Morto
    Ricompensa: Aggiungere/Modificare probabilità di successo + Altri bonus più avanti
    Effetti in gioco: Variabili





    ORE 11.30




    Chiunque si fosse diretto verso Kusa non avrebbe avuto problemi ad entrare dai Cancelli Meridionali del VIllaggio. Le porte erano aperte per gli Accademici. Del resto, nessuno aveva motivo di non fidarsi: era la fede nata della disperazione, la più tenace e pericolosa allo stesso tempo. Se si fosse saputo ciò che metà delle Forze Accademiche stavano tramando, allora, probabilmente ci sarebbe già stata una resa incondizionata pur di evitare un ulteriore spargimento di sangue. Ma c'era speranza, e quella speranza poteva essere la fiamma che sarebbe potuta ardere nei petti di chi ancora rimaneva a difendere l'Erba. Oppure, il fuoco che avrebbe l'avrebbe trasformata definitivamente in cenere.
    Il campo base delle forze di Kusa era fuori dalle mura del Villaggio, sul versante meridionale. Molteplici tende ordinate in file parallele, tagliate in due perpendicolarmente dalla strada che conduceva al Villaggio. Solo una tenda su tre era ancora occupata. Alcune strutture più grandi sorgevano ai lati della strada. Una di queste, di colore bianco, era un tendone rettangolare molto grande e dentro vi era un ospedale da campo, sovraffollato oltre i limiti massimi di capienza considerabile dignitosa. Non c'era quasi spazio tra una branda e l'alta e molti feriti stazionavano ammassati su sedie o peggio, su teli poggiati al suolo, ammassati l'uno sull'altro. Chi era lì era in gravi condizioni. Nessuno di chi era stato ammesso come paziente aveva ferite superficiali. Molti erano coscienti, alcuni, disorientati, si tenevano la testa tra le mani con il viso deformato in muti urli di dolore perpetui.

    Il medico militare a capo di quel disastro era Fumi, una donna sulla sessantina, spigolosa, ingrigita dagli anni ma energica. Aveva un disperato bisogno di una mano da parte di ninja medici e non solo. Necessitava anche di medicinali! Se qualcuno le avesse parlato le si sarebbe spesa in parole concitate per spiegare la situazione in cui si trovava.
    Abbiamo bisogno di ninja medici qui avrebbe indicato l'ospedale in maniera diffusa. Alcuni di questi uomini potrebbero tornare a combattere se rimessi in sesto, ma da sola non ce la faccio [MISSIONE]
    Aiutate Fumi/testata>
    Molti ninja di Kusa feriti hanno bisogno di cure. I ninja medico possono cercare di aiutare Fumi con le cure del caso.
    Tipo:: Supporto
    Difficoltà:: D
    Probabilità di Successo:: 90% + 0
    Durata:: Fino ad interruzione da parte di agenti esterni


    Inoltre, ho bisogno di medicine. Abbiamo raccolto ciò che potevamo dalle terre meridionali, ma la spedizione sta rallentando. C'è bisogno di una quadra che vada a vedere cosa succede. Si trovano lungo la strada, a sud, ma non sappiamo a quanti chilometri.[MISSIONE]
    Recuperate Balto
    Una consegna di medicinali
    Tipo:: Supporto
    Difficoltà:: C
    Probabilità di Successo:: 70% + 0
    Durata:: 5 ore



    Al di là delle mura del Villaggio, invece c'era un deserto. Il Villaggio, abbandonato dai civili, svuotato della sua vita, era il rifugio ultimo della resistenza dell'Erba, ora rimpinguata da parte delle forze Accademiche che si erano dirette immediatamente lì, al centro dell'azione. Il Centro di Comando era localizzato presso il Palazzo Amministrativo del Villaggio. Tutti gli Shinobi accademici avrebbero potuto accedere a quei quartieri. Avrebbero potuto incontrare altri Shinobi dell'Erba e chiedere informazioni riguardo le battaglie combattute. Avrebbero potuto carpire con mano il pessimo umore che aleggiava su quei rimasugli.
    L'ultimo piano del Centro di Comando, tuttavia, sarebbe stato accessibile soltanto ai Kage ed i Consiglieri o, in loro assenza, chi guidava la delegazione di un Villaggio. Lì vi era ciò che rimaneva del Comando delle forze dell'Erba. Due uomini e due donne. Tutti dall'aspetto devastato di chi dormiva poco o nulla da giorni. La stanza in cui si riunivano era un vecchio archivio spogliato di qualsiasi mobilio superfluo fatta eccezione per un largo tavolo con al centro una mappa e diversi altri tavoli che contenevano rotoli aperti, gettati alla rinfusa, probabilmente pieni di rapporti provenienti da tutto il paese. La situazione era a dir poco catastrofica solo a saggiare l'aria che tirava in quella stanza.
    Il capovillaggio, Zassou, era un uomo sulla quarantina. Pallido ed emaciato, quasi malaticcio, sedeva sul suo scranno: uno sgabello di legno al tavolo della mappa. Avrebbe accolto chiunque fosse venuto a trovarlo con sospiri di stanchezza.
    La situazione è pessima. Sono pronto alla resa, se devo essere sincero il tono monocorde dell'uomo era lo specchio del suo esaurimento emotivo. Era un uomo che non riusciva a vedere oltre la disperazione che lo aveva annientato. Eppure, in qualche modo, non si era ancora spezzato. Le forze nemiche si attestano sulle diecimila unità, attualmente. Di queste, circa duemilacinquecento tengono il fronte orientale, settemilacinquecento invece quello meridionale... ed è ciò che ci piomberà addosso, prima o poi. Attualmente l'esercito nemico è costituito da un'avanguardia, circa tremila uomini. Una retroguardia di millecinquecento e due ali di duemila unità circa l'una. Ci sono potenti Shinobi al comando di ciascuna di queste divisioni. Ho sentito che un gigante in grado di bloccare qualsiasi jutsu comanda il fronte orientale. L'avanguardia attualmente è tenuta da un ragazzetto basso, capelli rossi, ma mi dicono terrificante. Invece chi tiene le altre divisioni non è noto. Ho cercato di mandare alcune spie, ma non hanno mai fatto ritorno. [MISSIONE]
    Scoprire i segreti del nemico
    Zassou potrebbe aver bisogno di una mano per scoprire informazioni importanti su alcuni Shinobi di alto rango tra le fila Cremisi.
    Tipo:: Spionaggio
    Difficoltà:: A
    Probabilità di Successo:: 30% + 0
    Durata:: 10 ore


    Non ho abbastanza Shinobi, ma magari voi potete fare qualcosa a riguardo. Ho tentato, malamente, di mandare piccole squadre oltre il fronte. Infiltrazione e sabotaggio. Hanno fatto pochissimi danni e ben pochi sono tornati vivi. Forse voi sarete più di aiuto a riguardo.[MISSIONE]
    Infiltrazione e Sabotaggio
    Ci sono molteplici obiettivi nemici che potrebbero essere sabotati in maniera segreta. Si tratta di una missione pericolosa, ad alto rischio.
    Tipo:: Infiltrazione
    Difficoltà:: A
    Probabilità di Successo:: 20% + 0
    Durata:: 12 ore


    Infine... vi è questo Re delle Armature. Si è spostato verso nord, non sappiamo perché. Superare le linee nemiche per capire cosa sta facendo mi è impossibile. Avrei voluto avere qualcosa che vola anche solo per avvicinarmi e capire che diavolo sta facendo quel tipo. Ma posso dirvi questo: nessuno l'ha mai visto senza una delle sue armature, ed è circondato da altri guerrieri in armatura. Non più di cinque. Può volare, sembra avere un repertorio infinito di armi sotto quell'armatura ed è... indistruttibile. Non so esattamente che cosa gli abbiamo tirato contro,ma abbastanza da causare esplosioni piuttosto sostanziose, ma quell'armatura non si è fatta nemmeno un graffio.[MISSIONE]
    Il Re delle Armature
    Il Re delle Armature è dietro le linee nemiche. Il perché si sia allontanato dal fronte, non è noto. Zessou vorrebbe che qualcuno superasse le linee nemiche per investigare sul nemico più potente di tutti.
    Tipo:: Infiltrazione
    Difficoltà:: S
    Probabilità di Successo:: 10% + 0
    Durata:: 12 ore



    Una delle donne nella stanza prese la parola subito dopo. Era giovane, di bell'aspetto, con lunghi capelli neri. Anchee lei portava sul viso lo stravolgimento di quei tempi difficili.
    Mirai Hoshina. Mi occupo dell'evacuazione dei civili. Dire che la situazione è pessima è fare uno sgarbo alle pessime situazioni sospirò e si alzò, indicando la zona meridionale, non ancora interessata dalla guerra. Tutti i civili che hanno potuto si sono diretti verso sud, allontanandosi dall'invasione. Molti di loro hanno prima trovato rifugio a Kusa, ma da quando è diventata una zona di guerra, abbiamo deciso di evacuarli ancora una volta. Tuttavia sembra che il sentimento patriottico di fratellanza sia andato a farsi benedire alla prima difficoltà e molti piccoli Villaggi stanno creando problemi ai profughi. Abbiamo bisogno di una mano a gestire questa situazione, prima che degeneri. Ci serve qualche Shinobi più diplomatico che vada dove serve e risolva i conflitti. Abbiamo forze di riserva a sud, ma queste tensioni le stanno bloccando. [MISSIONE]
    Aiutare nella Pace
    La situazione tra i profughi e gli abitanti di Kusa non ancora interessati dalla guerra sta raggiungendo tensioni elevate. L'opposizione dei VIllaggi meridionali alla situazione fa sì che molte milizie non vengano lasciate partire
    Tipo:: Diplomazia
    Difficoltà:: C
    Probabilità di Successo:: 60% + 0
    Durata:: 18 ore


    Inoltre, abbiamo un problema. Un gruppo di profughi, circa trecento persone, non è mai giunto a destinazione al Villaggio di Shida. Non sappiamo cosa sia accaduto loro. Il Villaggio è a sud-ovest rispetto a Kusa, ad una decina di chilometri dal confine con Iwa. Nella situazione attuale non è una priorità, ma sono trecento persone... Non riesco ad essere tranquilla.[MISSIONE]
    Il Mistero di Shida
    Trecento profughi non sono mai giunti al Villaggio di Shida. Cosa è accaduto loro?
    Tipo:: Indagine
    Difficoltà:: B
    Probabilità di Successo:: 40% + 0
    Durata:: 24 ore




    Tra le forze Cremisi e Kusa c'erano adesso solo quindici chilometri. L'esercito aveva però arrestato la sua marcia, rinforzando quella posizione in maniera precisa, sotto ordini di comandanti esperti e cauti. I quindici chilometri tra i due eserciti erano la terra di nessuno, la posizione su cui, se Kusa avesse voluto, si sarebbe svolta la battaglia decisione. Una vasta piana d'erba, non bagnata da fiumi importanti, caratterizzata da dolci pendii ricoperti di folta erba e, di tanto in tanto, qualche collina rocciosa. Non si aveva modo di conoscere come l'accampamento fosse disposto. Non c'erano occhi, attualmente, sull'esercito Cremisi che avessero comunicato una qualsiasi novità. Forse scoprire qualcosa di più sarebbe potuto essere utile. [MISSIONE]
    Ricognizione
    Bisogna scoprire come l'esercito Cremisi è posizionato dopo il suo spostamento.
    Tipo:: Indagine
    Difficoltà:: C
    Probabilità di Successo:: 70% + 0
    Durata:: 1 ora



    [Solo per i Nukenin]
    Negli ambienti del mondo "sotterraneo", tra i criminali, la notizia della guerra non sarebbe di certo giunta inosservata. Ad Ame c'era già chi si sfregava le mani, pensando alle armi che avrebbe potuto fornire al mercato nero. Le guerre erano sempre fonte di profitto senza precedenti. Agli Hayate, invece, quel conflitto interessava poco. Avevano forse messo sotto la lente di ingrandimento il Veterano ed il suo Corpo Immortale, ma non vi era traccia del Signore Cremisi in quel momento.
    Gli Hayate, invece, avevano un conto in sospeso con i Cremisi. Durante gli eventi nel Mondo Senza Tempo Incendio di Kurotenpi aveva visto scivolare sotto le proprie dita Yobu e Yamina non ne era stata felice. L'Eclissi di Kurotenpi aveva dato una nuova occasione al suo Ufficiale di redimersi e correva voce che Incendio, assieme Carestia e Siccità, fossero nascosti nei pressi del Villaggio di Shida. Le loro intenzioni non erano però note. Di certo non c'erano stati incendi o catastrofi naturali a Shida. I Kurotenpi volevano distruggere il mondo per gettarlo nel caos, ciò che loro consideravano l'ordine assoluto. Una guerra poteva, in teoria, solo giovare alle loro ambizioni.


    Splendido disse Reigen, camminando nella stanza circolare. Era buia, illuminata solo da una luce azzurra che proveniva da un cristallo sospeso a mezz'aria su un pilastro al centro della stanza. Un mugolio sofferente interruppe il flusso di pensieri del Re delle Armature che si voltò, fissando il suo ospite. Era legato mani e piedi a due assi incrociate perpendicolarmente tra di loro. Uno stretto bavaglio nero con un Kanji bianco impresso sopra gli impediva di parlare. Aveva vesti lacere, il viso pesto e, ben riconoscibile, il coprifronte di Kusa sulla fronte. Non avrei mai immaginato di trovare uno dei rarissimi cultisti di Jashin. Splendido davvero. Si avvicinò al cristallo, sfiorandolo con la punta delle dita. La tua incapacità di morire mi è immensamente utile Reigen prese il cristallo tra le dita, che era carico di potere. Rimettetelo in sesto. Ordinò e delle ombre, servili, risposero al suo comando: Ombre di metallo dai passi pesanti.


    ORE 12.30



    [Note]Esplorate Kusa, fate domande, o esplorate l'ambiente circostante. Non aspettatevi giri interi per questo atto, andiamo più di botta e risposta. Non dovete necessariamente consumare tutta l'ora che vi ho fornito, potete usarne parte, aspettare la mia rispsota rapida e riprendere da lì. L'importante è mantenere una coerenza temporale con gli eventi e far sì che interagiscano PG nello stesso punto del tempo. Chi è indietro temporalmente può semplicemente aspettare






  10. .

    Gli Abiti della Nebbia


    IV


    Come scusa?

    Quelle due parole proruppero dalle mie labbra non appena Etsuko ebbe terminato di parlare. E lo fecero con un gelo che non era solo palpabile, ma reale. Involontariamente, irritata ed infastidita, avevo abbassato la temperatura nella stanza [Tecnica Speciale - Dominio Gelido]. Non me resi conto, per davvero. Non avrei mai osato coprire la scrivania, il pavimento, le finestre di uno strato di ghiaccio. Ma l'emozione che Etsuko mi aveva suscitato dentro era rabbiosa, paradossalmente, come un fuoco che, ardendo furioso, aveva tolto il freno inibitorio dovuto al rispetto per un Ninja più anziano ed esperto di me.
    Vedi di parlare solo di cose che conosci, Etsuko-san sottolineai la parola con una punta di disprezzo, mossi un passo verso di lui senza paura di affrontarlo direttamente. E non dirmi mai più come devo sentirmi. Non sono affari tuoi. Avrei voluto dire molte altre cose. Che io ero lì proprio per distaccarmi dalla figura di mio padre, non per rinnegare un legame che non potevo spezzare. Sarei sempre stata la figlia di Itai Nara, anche se avevo il cognome di mia madre, anche se non desideravo essere privilegiata solo in quanto sua figlia. Ma lo ero. E proprio perché lo ero, dovevo uscire dalla sua ombra. Mi resi conto di quanto avevo fatto solo quando ebbi pronunciato quelle parole. Ricacciai dentro di me quel gelido chakra, lasciando che l'umidità congelata che aveva ricoperto le superfici sublimasse. Allora il Mizukage prese parola e, a dispetto di qualsiasi mia previsione si era avvicinato a me, poggiandomi una mano sulla spalla, parlandomi francamente del perché mi avesse scelta. Aveva visto qualcosa in me. Un dono. Una forza che non sapevo nemmeno di possedere. Se ci fosse stato lì mio padre, sarebbe stato d'accordo con Kensei probabilmente ed anche lui, per anni, aveva cercato di tenere sotto controllo quel qualcosa dentro di me, insegnandomi a gestire quel dono. Abbassi allora lo sguardo, senza sapere bene cosa dire sulle prime, per poi pronunciare, a bassa voce, quando ancora il Mizukage era vicino a me le uniche parole che avesse senso dire da parte di una Kunoichi che era stata onorata dall'attenzione del Kage e che sarebbe divenuta sua allieva. Ne sono onorata, Mizukage-sama. E con quelle parole accettai il mio destino, sugellai il mio ruolo.
    Tornai al mio posto, senza degnare Etsuko del benché minimo sguardo. Ero ancora contrariata con lui per diverse ragioni, e, se avesse voluto, avrei potuto elencargliele tutte con meticolosa precisione e dovizia di particolari. Ma, in quel momento, avevo di meglio da fare. Compii il secondo tributo i sangue ed a me si rivelò la divisa dorata dei Consiglieri. Uniformità. Qualcosa di nuovo. Kensei stava costruendo qualcosa di diverso a Kiri, qualcosa di molto diverso dal passato. Accarezzai il tessuto con le dita per un breve istante, pensando a ciò che quelle divise implicavano. Uniformità, certo. E dunque, tramite essa.. cosa? Controllo? Plasmare le menti per cercare uno scopo condiviso? Creare... unità. Unità, forse, era il termine più corretto.
    Ancora non parlai. Rimasi al mio posto quando tutti gli altri lasciarono la stanza ed io rimasi sola con il Mizukage e proprio Etsuko. Fissavo davanti a me, ignorando l'Akuma, ed avrei continuato a farlo finché la situazione non avesse richiesto un'interazione. No, Etsuko non si era decisamente guadagnato la mia simpatia.
  11. .

    L'Erba tinta di sangue


    II

    [SITUAZIONE A SUD DI KUSA]
    Kusa era un paese devastato. Venendo da sud, forse, si sarebbe potuta scorgere inizialmente una parvenza di normalità, ma man mano che ci dirigeva verso il Villaggio le cose cambiavano. Lì, la guerra, non era arrivata e per questo motivo i civili che erano fuggiti al conflitto si erano diretti lì, lontani dalle linee nemici, riempiendo un territorio che non conosceva quella presenza umana da tempo. Per questo motivo grossi accampamenti improvvisati e disordinati sorgevano a poca distanza dalle città e dai villaggi, dove profughi si andavano accalcando, poveri e miserabili, privati di tutto. E ciò, non stava ispirando buoni sentimenti nella popolazione locale. Quando tutto andava male, per alcuni individui, il senso di comunità andava perso e la società si riduceva a loro stessi ed, al massimo, alla loro famiglia. Dei poveri disgraziati che fuggivano da una guerra, loro stessi compatrioti sfrattati dalla furia sanguinaria dei Cremisi, relegati ai margini della società e trattati come i peggiori pezzenti e ladri. Uno spettacolo orribile che si aggravava man mano che si andava verso nord, verso il fronte, dove la situazione si faceva sempre più grave.

    [SITUAZIONE A KUSA]
    Kusagakure no Sato era il fulcro della resistenza delle truppe dell'Erba. Tutto il centro di comando si era ritirato lì, così come metà delle truppe, mentre l'altra metà era al fronte. Il Villaggio era stato evacuato da gran parte della popolazione civile, che era stata fatta incolonnare in direzione sud, andando ad alimentare tutto quel grande flusso di persone che riempivano i campi profughi della parte meridionale del paese.
    Il Villaggio, dunque, era deserto. Solo qualche civile ostinato, per lo più qualche anziano, rimaneva in qualche piccola casetta e ben poca gente passeggiava per le strade e per lo più, si trattava di personale direttamente o meno correlate allo sforzo bellico che si stava portando avanti.

    [LE FORZE ACCADEMICHE]
    I Kage avevano deciso di muoversi. E quando i Kage si muovevano, i Villaggi seguivano. Molteplici ninja avevano risposto alla chiamata dei quattro, sebbene il Kazekage avesse deciso di non farsi coinvolgere direttamente nel conflitto. La macchina bellica dell'Accademia si rimise in funzione dopo anni in cui era stata tenuta sopita ed un numero incredibilmente elevato di Shinobi confluì a Kusa.
    [REGOLA SPECIALE 1 - LE FORZE IN GIOCO]
    Png
    Ogni Villaggio potrà contare su un contingente di ninja dipendente dai partecipanti della news. Ogni personaggio da diritto a 1 PNG un grado ed un'energia in meno per grado posseduto, controllabili dal pg stesso e considerati suoi sottoposti ai fini della News. Le schede non possono contenere materiale personale, dovranno essere create, rese pubbliche e postate. Non saranno modificabili, fatta eccezione di specifica concessione del QM. Non ottengono i bonus "Gregari" e non contano per il calcolo delle "Milizie"

    Gregari
    Ogni personaggio ha diritto, per la sola durata della quest, ad una competenza Gregari per ogni grado posseduto. Non dovrà inserirla in scheda. I Gregari saranno sotto sui diretto (ed esclusivo) comando.

    Milizie
    Ogni Villaggio ha a disposizione un numero di Miliziani sotto il comando diretto del Kage o di un personaggio da esso designato, che può distribuirli come vuole sotto il comando dei personaggi in gioco. Ogni Villaggio ha a disposizione un numero di Miliziani pari a 50 per ogni grado ninja posseduto da ogni partecipante. Ogni personaggio con la specializzazione Stratega ottiene un bonus di 25. Ogni Kage ottiene un bonus di 100 Miliziani. Ogni Consigliere ottiene un bonus di 50 Miliziani. Le Milizie non sono Gregari e potranno essere utilizzati solo ed esclusivamente in determinate situazione chiaramente esplicitate dal QM:


    Ogni esercito Accademico avrebbe dovuto stabilire un campo base dove sistemare i suoi Shinobi, e la sua localizzazione sarebbe dipesa dalle scelte di chi comandava ogni esercito Accademico. [REGOLA SPECIALE 2 - STRUTTURE DI GUERRA]
    Campo Base
    Ogni Villaggio ha a disposizione un Campo Base dove staziona il suo esercito. Il Campo Base consente, a chi vi riposa, di recuperare Chakra e Vitalità a velocità raddoppiata.

    Ospedale Militare
    Il Campo Base è dotato di un Ospedale Militare, purché almeno uno dei personaggi del Villaggio (non PNG) abbia l'abilità "Conoscenze Mediche (Base)". Il Campo Militare aumenta di un grado le abilità "Conoscenze Mediche" di chi la possiede (compresi PNG). Consente di operare e risolvere Condizioni Fisiche Gravi, se persistono i giusti presupposti, in 12 ore. Ogni personaggio con Specializzazione "Medico" consente di ridurre i tempi necessari a qualsiasi cura di un quarto.

    Armeria
    Il Campo Base è dorato di un'Armeria. Ogni Villaggio ottiene un numero di crediti pari alle Rendite Settimanali del Macro GdR moltiplicate per 100. L'equipaggiamento così ottenuto è considerato equipaggiamento di scorta e depositato, nelle modalità descritte, utilizzabile come scorta.


    [A KUSAGAKURE, CENTRO DI COMANDO]
    Zassou era in piedi, dinanzi ad un tavolo, al centro della stanza. Sul tavolo, ben distesa, una grande mappa che mostrava, nel dettaglio, la morfologia di Kusa. Montagne, fiumi, valli. E su di essa, molteplici segnalini mostravano le posizioni delle varie compagnie su quella scacchiera. Molteplici bandierine color sangue vivo erano ammassate lungo il fronte, verso la parte meridionale dello stesso, pronte e colpire il Villaggio, mentre molte meno erano lungo il confine orientale del fronte stesso, a sorvegliare quella striscia di terra tra Konoha e Kusa. Tuttavia, nel punto in cui il fronte svoltava, andando verso nord, erano ammassate tre compagnie di nemici, stando a quella mappa. La sua attenzione fu interrotta all'improvviso dall'arrivo di un messo, che sembrava aver corso parecchio quella mattina.
    Notizie? Zassou, il Capo Villaggio di Kusagakure, non poté nascondere una nota di speranza nella voce. Il Messo annuì. L'Accademia... L'Accademia sta arrivando. E Zassou si sedette su uno sgabello lì vicino, portandosi una mano al viso, sentendo, finalmente, un minimo di speranza. Poi, giunse un nuovo messo, anch'esso stanco e con il viso scuro di oscuri presagi. La speranza parve restringersi e ritrarsi nel cuore del Capo. Hanno avvistato il Re delle Armature disse l'uomo, avvicinandosi al tavolo per prendere la pedina corrispondente a quel temibile vicino. Si è spostato... verso nord. E spostò la pedina al di là del fronte nemico. Esattamente l'opposto rispetto la strada che avrebbe dovuto fare per giungere a Kusa (LINK ALLA MAPPA). E questo che diavolo vuol dire adesso...


    [NOTE - LEGGERE CON ATTENZIONE]Data la vastità della cosa, non posso descrivere in anticipo ogni luogo.
    Per cui, procediamo per ordine.
    Fenix, Hohenheim, Tezzu e Gene: dovranno descrivere, in quanto Kage/Ninja messi a capo della spedizione dove viene posizionato il campo base indicandolo sulla mappa. Lo scenario sarà uguale per tutti: campo aperto e pianeggiante. Può esserci un fiume vicino se lo posizionate vicino ad essi. Inoltre dovranno indicare:
    - Quali strutture il campo base ha, tra quelle indicate nell'abilità e quali sono i bonus in base ai partecipanti
    - L'equipaggiamento nell'Armeria
    - Quanti Miliziani ha

    Gli altri personaggi dovranno interagire con i loro Kage in questa prima fase, se necessario. Qualora qualcuno voglia recarsi in un luogo particolare, come Kusa, descriva che ci va ed io descriverò le interazioni con il luogo. Non serve fare post lunghi o complicati se c'è poco da fare.



  12. .

    Il Ritorno del Nono


    II - Il Problema


    Sapevo di aver cercato un'entrata teatrale. Di aver scosso il Villaggio ed aver mandato chiaro il messaggio che ero tornato. Però, avevo alcuni motivi, ed il primo dei quali, il principale, era far sì che il confronto con Kensei avvenisse lì, dinanzi agli occhi di tutti. Non sapevo come sarebbe andato e, sebbene le mie intenzioni fossero pacifiche, la realtà dei fatti era che io ero un pericolo per il suo potere. Non importava che io non avessi intenzione di insidiarlo, per creare un attrito sarebbe bastata solo che lui credesse ciò. Inoltre, rimanevo il Jinchuuriki nel Sette Code e, con ogni probabilità, avrebbe voluto avermi sotto il suo controllo.
    Kensei atterrò, pesante, da un grosso pipistrello che poi si divise in una moltitudine. Yogan seguì con lo sguardo quelle creature, senza dir nulla, finendo per ignorarle subito dopo e concentrarsi sul Kage appena arrivato. Altri Shinobi si fecero avanti. Alcuni che non conoscevo, altri sì. Etsuko era tra questi ultimi, ma non parlai subito. C'erano delle etichette da rispettare, dopotutto.
    Mizukage-sama dissi con tono di voce neutro, chinando il busto senza distogliere lo sguardo all'elmo di Kensei. Sapevo bene cosa c'era lì sotto. Un volto sfigurato dalle fiamme, un concentrato di puro odio. La mia perfetta antitesi. Averlo sotto il mio controllo in quanto Kage mi aveva consentito di sfruttarlo, ma io... cosa avrei potuto fare per lui? Ho molto da raccontare. Ma ti basti sapere questo ancora puntai gli occhi sulla fessura dell'elmo. Sono stato attaccato, mi sono difeso, ho difeso il Sette Code e ne sono uscito vivo. Tuttavia in me ho covato qualcosa... una malattia del chakra, un virus creato per cercare di indebolire il mio legame col Nanabi. Su quel versante si è rivelato inutile, ma ha infettato due dei miei tre figli, uccidendoli non dissi nulla riguardo ad Ayame. La morte di due bambini era una tragedia, il suicidio di una donna, per quanto tragico, avrebbe potuto gettare ombre sulla sua persona. Non volevo difendere Ayame dal suo gesto, non in quel momento: ero lì in pace e per quello avrei potuto gettare quella pace al vento rapidamente. Quelle parole raggiunsero la folla. Un mormorio si alzò, si sentì qualche "oh no" sommesso. Ciò che era successo a Natsuhiko e Nana era orribile, così orribile che nessuno dotato anche del minimo straccio di empatia non avrebbe provato orrore e disgusto dinanzi quel racconto. La cosa mi ha devastato Kensei. Mi ha ridotto a meno di un uomo e non ne sono ancora guarito... Ma ho ritrovato la forza di tornare a Kiri. Ed ora, sono qui.
    A quel punto giunsero le parole di Etsuko, e Yogan si voltò appena a guardarlo con i suoi enormi occhi scarlatti. Si sentì chiaramente l'aria essere inspirata, forse la dragonessa stava cercando di ricordare il suo odore e dunque, associarlo ad un amico o ad un nemico.
    Non mi ricordo di te disse Yogan, poi si avvicinò Sekiro e la dragonessa ringhiò, quasi avesse istintivamente riconosciuto qualcosa di sbagliato, ma parve acquietarsi subito dopo. Scortare chi? Al massimo puoi reggere le spade di questi due

    Yogan, smettila ti prego. Etsuko... feci un cenno col capo, molto breve. Non ero in vena di saluti e si vedeva. Dunque la mia attenzione si rivolse al Genin della Nebbia. Ignora Yogan, sa essere pungente e poco delicata. Ma devo parlare con il Mizukage. Ed era scontato che, nel complesso, intendessi farlo lì, proprio in quel luogo.
    NLa3f7Qt3IKensei, non prendiamoci in giro. Mi conosci troppo bene. Il mio sguardo si fece determinato e fermo, fissai il Mizukage con intensità, puntando i miei occhi verdi su di lui. Mi sono giunte voci di come le cose sono cambiate qui a Kiri. E sai che non posso accettarlo. Ma con una mano avrei interrotto qualsiasi tentativo di interrompermi. Non sono qui per reclamare un posto che ho abbandonato, e che non ho le forze per ricoprire come un tempo. Tuttavia.. io so di essere un problema per te Kensei allungai una mano per puntare un dito verso di lui. Sai, questa situazione che si è creata è davvero... un grosso guaio. I Kage scelgono i loro successori, o muoiono prima di poterlo fare. Scegliendo i loro successori, si assicurano uno Shinobi in grado di portare avanti una visione condivisa. Ma io non ti ho scelto e francamente, Kensei, non lo avrei mai fatto. Eri la mia Mano Sinistra e avrei affidato a te la mia vita, ma c'è troppa... oscurità in te. Feci un sospiro abbassando il dito. Ma ora tutto questo che importanza ha? Rimane solo una realtà, Kensei. Tu vorrai controllarmi. Controllare il Sette Code, e me, con tutto il mio potere feci una pausa, lasciando che la situazione potesse impregnare le menti di tutti i presenti. E tu non sai se potresti farlo. O vorresti tentare?Non era una minaccia. Non ero davvero lì per lottare, ma se lui avesse voluto imbarcarsi in uno scontro, non avrei potuto far altro che difendermi. Difendermi. Quello stavo dichiarando: che avrei difeso la mia libertà. Sicuramente Kensei era diventato un potente Shinobi, probabilmente eravamo pari in termini di potenza, anzi, ne ero più che certo. Il che introduceva una grave incertezza nell'equazione: uno scontro sarebbe potuto finire in qualsiasi modo, ma lui aveva molto più da perdere di me. Ero un uomo che aveva perduto tutto, del resto. Lui, invece, era all'apice del comando, il punto da cui la caduta era più dolorosa. Lo sapevo fin troppo bene.Dunque, Kensei, hai uno Shinobi che non puoi controllare come tutti gli altri del Villaggio, che non crede nella tua visione nella misura in cui l'ha compresa dalle voci, e questo Shinobi è anche il precedente Mizukage. Come possiamo risolvere questa situazione?Kensei mi conosceva benissimo. Sapeva che molti dei suoi progetti non avrebbero trovato in me solo un'opposizione, ma una vera e propria forza distruttrice. Non sapevo l'estensione della differenza di vedute che ci separavano poiché, se l'avessi saputo, se avessi saputo cosa stava progettando con il Mikawa allora, probabilmente, non sarei stato così pacifico come lo ero in quel momento. Avevo l'impressione, più che netta, che il mio futuro non sarebbe stato lì a Kiri.

  13. .

    Il ritorno del Nono


    I - Un ruggito nei cieli della Nebbia

    L'autunno aveva ormai preso piede da tempo, nel mondo, e la pioggia sferzava i cieli di Kurohai, abbattendosi sul villaggio, gonfiando il mare e perdendo, come sempre, la lotta contro il calore del Monte Gekido che però sarebbe stato per un po' decisamente poco vivibile per gli umani, con l'umidità che rendeva il caldo torrido ancora più pericoloso. Ma non ero diretto al Monte, bensì nel lato florido dell'isola, ad un casolare di piccole dimensioni isolato dal Villaggio ai margini della vegetazione. Una casetta semplice, su due piani ma di piccole dimensioni, dall'aria trascurata. Il suolo scuro di Kurohai lì era puntellato di verde incolto che non curato stava ricoprendo alcuni oggetti lasciati nel giardino. Un manichino da allenamento, usato da Jukyu, era ribaltato di lato, quasi marcito. Un vecchio tavolino, due sedie.
    C'era un albero, in quel piccolo giardino. Un ginkgo. Era da lì da prima della casa, anzi, era più corretto dire che la casa era lì a causa di quel ginkgo. Quando cercavamo un posto isolato dove costruirci una piccola casetta dove riposare ed un giorno, vivere dopo il ritiro, Ayame si era innamorata di quella distesa di foglie dorate che ricopriva il terreno sottostante. Era un singolo albero, la cui storia non mi era nota, ma che forse era stato piantato lì molto tempo prima. Un singolo albero di ginkgo, su tutta l'isola.
    Sotto quell'albero, coperte dalle foglie colore dell'oro, tre lapidi. Non belle, nemmeno curate. Non vi erano fiori, poiché nessuno le visitava da diversi mesi.



    Yogan si diresse lentamente verso il basso, muta, le scaglie lucide per la pioggia. Le prime due, di Natsu e Nana, erano ordinate, una vicino l'altra. La terza, di Ayame, era più indietro, più vicina all'albero che aveva tanto amato, leggermente più grande delle due. Atterrò ad una certa distanza dalla casa e non appena posai piede per terra, assunse immediatamente la sua forma umana. Il vento le muoveva i capelli rossi e lei fissava dritto davanti a se, con un'espressione dura.
    Sono qui? chiese. Il suo tono era carico di emozioni inespresse. I draghi non condividevano l'ombra dei sentimenti del loro Ryuukishi ed i Ryuukishi non condividevano l'ombra dei sentimenti dei loro draghi. L'affetto che Yogan aveva provato per la mia famiglia era sempre stato sincero, genuino, nato da lei stessa e per questo quelle perdite la colpivano quasi quanto avevano colpito me.

    affermai con voce neutra, seguendola mentre ci avvicinavamo alle tombe. Ci ero tornato, una sola volta, otto mesi prima ma da allora non era più riuscito a mettervi piede. Yogan si avvicinò a quelle pietre sotto le quali riposavano i resti mortali della mia famiglia, vi posò una mano e chinò il capo, chiudendo gli occhi. Decisi di lasciarla sola, a piangere quelle perdite. Io, non riuscivo ancora a restarvi per troppo tempo. Troppo dolore.
    Ero tornato lì per altre cose, oltre che portare Yogan a dare loro il saluto che avevo negato per troppo tempo. Mi diressi verso la casa. La porta, chiusa a chiave, evidentemente non era stata forzata. L'aprii ed entrai in quel luogo che mi rievocava troppi brutti ricordi. L'aria era stantia, soffocante per il panico che mi causava ripensare alle morti che tra quelle mura avevano avuto luogo. Determinato andai fino in una botola, che aprii, rivelando un seminterrato buio che illuminai accendendo una torcia alla parete.
    Il seminterrato era abbastanza vuoto, qualche cianfrusaglia, qualche vecchio giocattolo di Natsu in un angolo e, sulla parete più lontana rispetto la botola, su una rastrelliera, c'erano due spade. Due Katane.
    La prima era Garyuuka. La seconda, Nishikigoi.
    Le presi, sistemandole entrambe sul mio fianco sinistro, dunque mi voltai ed uscii. Quella era la tappa obbligata. Riprendere ciò che mi apparteneva, e ciò che apparteneva a Kiri. Dopotutto, Itai Nara non era un ladro.



    Sorvolai il Villaggio della Nebbia a quasi cinque chilometri di altitudine. A quella distanza chiunque avesse visto verso l'alto non avrebbe notato altro che, beh... nebbia, figurarsi Yogan. Inoltre, era sera. La dragonessa procedeva in circolo, senza fretta e non sembrava essere molto contenta.
    Itai questa è una stronzata mi disse senza mezzi termini, com'era suo solito. Io rimasi sordo a quella esortazione, poiché avevo deciso cosa fare e ciò che dovevo fare avrebbe richiesto un'azione preparatoria.

    Yogan, per la ventesima volta, andrà tutto bene dissi. Ero forse l'unico Ninja di Kiri che sapeva volare e non stavo andando in nessun luogo pericoloso. La realtà era semplice. L'unica cosa che dovevo fare prima di tornare a Kiri e confrontarmi con il Villaggio era parlare con Jukyu. Lei non voleva parlarmi, probabilmente, ma avevo deciso di non rispettare quella distanza che stava cercando di imporre. Non potevo non vederla faccia a faccia, capire cos'era diventata e lei aveva bisogno di confrontarsi con me, con quel dolore che rappresentavo, altrimenti avrebbe continuato a costruire una narrazione distorta di ciò che mi era successo. Io vado. Tu non scendere per nulla al mondo, intesi? Ci rivediamo dove abbiamo detto.
    Mi lasciai andare, cadendo verso il basso, Strinsi le mani ai fianchi, scendendo in picchiata ad una velocità sempre più folle, finché non richiamai a me il potere di Chomei. [Tecnica]
    Arrestai la caduta, frenando fino a raggiungere una velocità che potevo controllare. Il Villaggio era a circa un chilometro dal punto della verticale della mia traiettoria e la corressi per dirigermi verso una piccola altura a strapiombo della costa, da cui si poteva ammirare, nelle giornate più chiare, il Villaggio. Feci sparire il Chakra di Chomei e trovai una pietra sui cui sedermi. Ed attesi.
    Certo che hai un bel coraggio a tornare.


    [Quella mattina]
    Un messaggio era giunto a casa di Jukyu Shinretsu. Farlo arrivare non era stato difficile. Far arrivare messaggi dal porto al Villaggio era semplice e con una buona Henge mi ero finto un marinaio che voleva mandare un messaggio a casa. Jukyu si era ritrovato una busta chiusa, non firmata, che conteneva un unico foglio con poche parole che chiunque altro avesse letto non avrebbe potuto interpretare. Un messaggio che chiedeva soltanto di vederci dove Jukyu, con la famiglia, aveva passato una giornata fuori in serenità, in uno dei rari momenti di stacco che mi concedevo quando ero Kage. Si trattava di un messaggio interpretabile solo attraverso la conosceva di un ricordo condiviso da solo noi due. Certo, avrebbe potuto tradirmi ed indirizzare lì qualcun altro, magari Kensei stesso... ma dubitavo lo avrebbe fatto. Jukyu per natura era ostinata e curiosa e per quanto forse si sforzava a crederlo, esisteva un legame con me che le avrebbe resto difficile tradirmi a sangue freddo. Lei era troppo passionale, troppo arrabbiata per non cogliere al balzo l'occasione di sfogarsi in privato.


    Certo che hai un bel coraggio a tornare disse Jukyu, alle mie spalle. La sua voce era un misto di tremante emozione, rabbia e molte altre emozioni mischiate assieme che le impedivano di tenere un tono di voce fermo. Mi alzai e mi voltai, guardando mia figlia al chiarore della luna per la prima volta dopo anni. Era cresciuta. Non era più una bambina piccola ed arrabbiata. Era diventata più alta, il suo viso aveva perso quasi del tutto i tratti infantili. Riconoscevo sul suo viso i miei tratti in maniera disarmante, ma c'era anche tanto di Ayame in lei. Ma gli occhi, grandi occhi verdi, li aveva presi da me.Beh? Che vuoi? Perché questo incontro segreto?

    Ciao Jukyiu fu ciò che riuscii a dire dopo lunghi secondi di silenzio. Vidi il suo sguardo contorcersi in una smorfia di rabbia e sapevo che stava per esplodere. Sospirai, muovendo un unico passo verso di lei. La vidi irrigidirsi, ma non indietreggiò, anzi, con aria di sfida alzò il viso. Sono tornato... ma prima di rendere pubblico il mio ritorno volevo parlarti. Non so se ci sarà un'altra occasione.

    ...E parla allora disse lei, quasi sputandomi quelle parole addosso. Incrociò le braccia al petto in un istintivo segno di chiusura che non tradussi come tale consciamente, ma che, inevitabilmente, mi spinse ad abbassare lo sguardo prima di iniziare.

    Lo so che sei arrabbiata con me iniziai, e fui interrotta da un suo sospiro a metà tra il disprezzo e l'esasperato. Lo so e ti capisco. Ma ormai non sei più una bambina, è giusto che non ti difenda più da ciò che mi è successo. Le diedi le spalle, tornando a sedermi sul masso. Lei ora mi guardava più curiosa, ma sempre distante e diffidente. Dopo la morte della mamma io ero perso. Forse, con lei al suo fianco sarei riuscito ad affrontare la tragedia meglio ma quella era l'ultima mia ancora di salvezza. Io... non potevo prendermi cura di te Jukyu. Ricordi come stavo? Dimenticavo di mangiare, a malapena mi alzavo dal letto. E tu era una bambina che soffriva, soffriva tanto e che non potevo aiutare.

    Così hai pensato bene di scaricarmi da zia Hanako e sparire per quasi due anni, vero? La rabbia in quelle parole era tangibile e mi ferì. No, non l'avevo scaricata. L'avevo affidata a qualcuno che poteva prendersi cura di lei, ma Jukyu era troppo arrabbiata per rendersene conto. Non serviva abbandonarmi papà. Io potevo farcela, avrei voluto restare con te! Ed invece no, mi sono ritrovata senza sorella, sneza fratello, senza madre e SENZA PADRE! Le ultime due parole furono urlate e lei si avvicinò a me, in maniera quasi aggressiva. Cosa vuoi da me ora?

    Jukyu... mormorai il suo nome, rialzandomi avvicinandomi a lei finché non fu a portata del mio braccio. Voglio solo parlarti. Vorrei che tu mi perdonassi, ma so che sei troppo arrabbiata ed amareggiata per prendere in considerazione l'idea. Ma non mi perdonerei mai se non tentassi di farti capire sospirai. Lei era una trentina di centimetri più bassa di me ed io ero costretta a guardarla dal basso verso l'alto. Odiai quella cosa. Mi abbassai per mettere il viso alla stessa altezza del suo. Se fossi rimasta con me, temevo tu avresti sofferto ancora di più. Ero... ero un morto che camminava. Non le dissi del mio recente tentativo di diventare un morto spiaccicato sulla roccia. Non le serviva quell'altro carico da portarsi dietro.

    Cosa credi che la tua assenza mi abbia fatto bene? La vidi stringersi il braccio destro con la mano sinistra. Notai solo in quel momento che era bendato. Non erano bende mediche, erano bende da combattimento e Jukyu, a meno che non avesse modificato il suo stile così radicalmente, non aveva motivo di usare quelle protezioni solo su un braccio. Tutto, nel suo linguaggio corporeo, urlava che stava nascondendo qualcosa sotto quelle bende. Credi che io possa perdonarti? Potevi venire a trovarmi a Konoha! Farmi un cenno, farmi capire che ti importava ancora di me. Invece no, sparito, ti credevo MORTO le sue braccia mi spinsero via, vidi lacrime bagnarle gli occhi, feci un passo indietro, ma mi riavvicinai subito, non disposto a lasciarmi allontanare da quelle manifestazioni di rabbia.

    Lo so. Hai ragione, ma io... non ragionavo bene Jukyu. La mia mente era... è malata sospirai, abbassando lo sguardo. Avevo commesso tanti, troppi errori, ma incolparmene del tutto era errato. Qualcosa si era spezzato dentro di me e quasi tutte le mie azioni dopo quel momento erano state simili ad un sogno. Non ricordavo un granché di quei mesi, non ricordavo nemmeno cosa mi avesse impedito di tornare da lei. Ora sono qui, e farò di tutto per recuperare.

    Troppo tardi papà lei calcò l'ultima parole con disprezzo, velato di altre emozioni.
    Non voglio recuperare nulla con te.

    Quelle parole mi colpirono, ma non giunsero inattese. Quella ferita era già aperta e quel suo atteggiamento non fece altre che farla sanguinare di più, ma non mi avrebbe devastato ancora. Mi avvicinai di un passo ancora e misi una mano dietro la sua testa. Non la bloccai, ma lei rimase ferma, cercando di capire cosa stava per succedere.
    Io rimarrò per sempre tuo padre dissi allora, guardandola negli occhi. Ed anche se mi odierai, anche se farai di tutto per allontanarmi da te, non smetterò mai di amarti. Perché sei mia figlia. E nemmeno tu potrai scappare da questo. Lei non rispose a quelle parole, rimase immobile, senza dire nulla. Mi allontanai da lei avvicinandomi alla scogliera. Il chakra di Chomei tornò ad avvolgermi, azzurrino come prima, privo delle forme bestiali. Sta attenta Jukyu, ti prego. Non interferirò con la tua vita e le tue decisioni... ma ti prego, sta attenta. Mi alzai in volo lentamente e poi, come una scheggia, volai verso l'alto, lasciando mia figlia a guardarmi, confusa, atterrita. La vidi con la coda dell'occhio sedersi sullo stesso maso su cui ero seduto lì io, accucciarvisi e stringere le ginocchia al petto e poggiarvi il viso contro.



    [La mattina dopo]
    Un ruggito, che da tempo non si udiva a Kiri, avrebbe probabilmente fatto voltare più di una persona a guardare il cielo.
    Devo dire che questa idea mi piace disse Yogan, per poi ruggire ancora, spingendosi nei cielo alla massima velocità, circumnavigando tutto il Villaggio. Chiunque, a meno che non fosse in come, avrebbe udito quel ruggito e molti l'avrebbero trovato famigliare. Così come avrebbero trovato famigliare la figura serpentina rossa di Yogan che, fino a due anni prima, era una visione ben nota nel Villaggio.

    Non ho intenzione di lasciare questa cosa nascosta dissi a Yogan, che a quel punto si innalzò in volo quasi in diagonale per alcuni secondi, puntando poi per la grande piazza centrale di Kiri. Abbassò il capo puntando verso quel posto, ruggendo, furiosamente, abbassandosi in picchiata. Non c'era molta gente, faceva freddo, era mattino ma chi vide Yogan abbassarsi corse a lasciare il centro della piazza libero mentre la dragonessa, con un movimento a spirare, scendeva toccando il solo, avvolta in maniera simile ad un grande serpente. Io ero sulla sua testa e saltai giù, Yogan urlò ancora, richiamando lì, nella piazza di Kiri, il Villaggio ed i suoi ninja.
    Il Nono Mizukage era tornato a casa. Forse qualcuno sarebbe corso nello studio di Kensei ad avvisarlo, come se non avesse sentito e visto ciò che era appena successo dalla larga vetrata dell'ufficio del Mizukage. Non indossavo alcuna insegna di ciò che era stato, non ne avevo diritto. I miei vestiti erano ancora logori, consunti dai mesi di viaggio, il mio aspetto non era cambiato rispetto a quando ero andato a Konoha. Ero più vecchio, più di quanto gli anni passati potessero giustificare. Respirai l'umida aria di casa, sentendo emozioni contrastanti dentro di me. Gioia, paura, tristezza, tutte mischiate in un insieme non definibile. Ero a casa. Casa. Non sapevo se sarebbe rimasta ancora tale per molto, ma per il momento quella era casa.

    [Note]Giocata aperta a tutti i Kiriani, ovviamente **!




    Edited by -Max - 1/11/2021, 13:00
  14. .

    L'Erba tinta di sangue


    Il Re delle Armature



    [Un anno prima]
    Il clangore assordante di cento e più martelli che colpivano il duro metallo riempiva l'aria fino a rendere qualsiasi possibile accenno di conversazione francamente impossibile. L'aria era afosa per le innumerevoli fucine che, ad intervalli regolari, si aprivano vicino le pareti di quell'ampissimo spazio sotterraneo mentre un fiume di metallo fuso scorreva al centro della sala, diradandosi in molteplici defluenti che raggiungevano le diverse postazioni.
    Lo Stratega, pallido, ricoperto da un cappuccio, percorreva silenziosamente quel logo di lavoro, attraversando i fiumi di metallo fuso su piccoli ponticelli di pietra sopraelevati quando occorreva. Osservava, apprendeva, ed avrebbe riferito, com'era il suo compito. Giunse al termine di quello spazio dove una scala scavata nella roccia lo avrebbe portato all'esterno di quel luogo soffocante. Sbucò dopo molti scalini in un'ampia costruzione quadrata di muratura, con un tetto classico e ad attenderlo, fin troppo rilassato, c'era un uomo sulla quarantina, di bell'aspetto, dalla barba curata scura come i suoi capelli, con un sorriso sardonico sulle labbra.
    Allora Stratega, cosa ne pensa? Stiamo lavorando bene c'era una chiara speranza nella sua voce. Lo Stratega lo fissò, conscio che quell'uomo fosse fin troppo intelligente per il suo stesso bene. Aveva idee bizzarre, idee che non erano molto gradite. Non lo erano alle Colonne, almeno, ma ciò che si stava preparando non riguardava loro. Loro dovevano fornire il capitale umano per portare a termine l'impresa.

    Devo ammettere che siete... fece una breve pausa per cercare il termine più adatto. ...industriosi. Tuttavia Reigen, ho forti dubbi sulla riuscita del tuo piano. Hai chiesto il metallo di Kawakin e ti è stato fornito, ma questa tua nuova richiesta è... Notevole.

    Solo gli arditi possono ottenere qualcosa in questo mondo, Stratega. E funzionerà Reigen strinse un pugno dinanzi a se. Mi rendo conto di cosa c'è in ballo e se dovessi avanzare una richiesta simile al Veterano senza portare risultati... la mia testa non rimarrebbe attaccata al mio collo a lungo. Ma a me piace la mia testa.

    Quantomeno ti rendi conto che stai camminando su ghiaccio sottile, Raigen. Ma mi hai convinto, sottoporrò la tua richiesta al Veterano. Ombre fumose e pensanti, avvolsero il corpo dello Stratega il quale si fece sempre meno chiaro, come se la sua figura stesse andando fuori fuoco. Hai un mese di tempo per preparare questa meraviglia di cui parli, Reigen.


    [Due mesi dopo]
    Il Veterano sedeva sul suo trono di pietra Cremisi. Alla sua destra, in piedi e defilato, lo Stratega, che gli parlava all'orecchio. Reigen era al centro della sala. Indossava un costoso Kimono scuro con finimenti dorati, che, dalla fattura, doveva valere quanto un piccolo Villaggio di qualsiasi paese più povero. Nella mano destra stringeva un lungo rotolo di richiamo ed aveva l'aria soddisfatta, l'aria di chi sapeva di aver fatto un'ottima figura.
    Sono sorpreso, Reigen disse il Veterano con voce profonda. Era seduto rilassato, la sua enorme mole faceva sembrare quel grosso trono una normale sedia. Sull'anulare della mano sinistra aveva un anello con una pietra verde ben evidente incastonata sopra, su quello della mano destra invece c'era un anello simile, con una grande pietra che riluceva di luce azzurra. Un bracciale, tenuto sulla mano destra, invece, conteneva una pietra di colore rosso, la stessa che un tempo era stata nel cranio di un pover'uomo chiamato Yobu. Null'altro sembrava essere visibile in quel momento.

    Spero piacevolmente, mio signore disse spavaldo l'uomo, mantenendo però il capo chinato in segno di rispetto. Sono convinto che questo possa darci una mano, Veterano. Ed è al suo servizio.

    Il Veterano fissò l'uomo in silenzio, lo sguardo impenetrabile che non lasciava trasparire né soddisfazione, né delusione. Dunque si alzò, percorrendo con passi lenti e pesanti la distanza che lo separava da Reigen che perse totalmente qualsiasi residuo di spavalderia.
    Stratega, il Cristallo disse il Veterano e lo Stratega si avvicinò, tenendo tra le mani uno scrigno di metallo che aprì con un tocco della mano, rivelando un Cristallo Mugen ben lavorato, di forma perfettamente circolare. Ti affido l'ultimo Mugen. Fanne buon uso. lo Stratega passò il cristallo a Reigen che lo prese tra le mani, senza riuscire a nascondere la soddisfazione. Reigen di Iwa. Ti nomino Generale Cremisi. Da ora in poi sarai... fece una pausa, alzando la mano per porla sulla sua testa, quando la sollevò, vi era un Kanji, che era in realtà un Sigillo.



    IL RE DELLE ARMATURE




    [Ottobre 41]
    I messaggi giunsero funesti, rapidi, quanto poterono. Mentre i grandi del mondo si rimbeccavano, rompevano e disfacevano alleanze, forse rassicurati da un periodo di relativa tranquillità, la macchina della guerra dei Cremisi, dopo aver scaldato i motori, partì.
    Da Taki e da Iwa due eserciti attanagliarono la parte Settentrionale del Paese dell'Erba che, preso alla sprovvista, non riuscì a garantire una difesa efficace. Soyo era stata spazzata via ed il fronte dei combattimenti si era spinto verso meridione, a soli trenta chilometri da Kusagakure. Tuttavia era stata lasciata una striscia di terra di dieci chilometri circa tra il fronte ed il confine di Konoha [MAPPA DEL FRONTE]s0JYJQU.
    Le forze di Kusa, schiacciate in una settimana, si erano rintanate in poche roccaforti destinate a crollare, delle quali la più importante era proprio Kusagakure no Sato, che si preparava ad un doloroso assedio.
    Le notizie che giungevano ai Villaggi Accademici erano... sconfortanti. I Cremisi si erano risvegliati ed in una settimana avevano conquistato per metà un Paese neutrale e in un nulla avrebbero completato l'opera, creando un ulteriore confine tra il Paese del Fuoco e le terre dei Cremisi.
    Ma non era tutto. Si diceva che i ninja aggressori fossero guidati da un guerriero in armatura impossibile da scalfire, che non sembrava mai provare stanchezza. Ma non erano i soldi, molti altri sembravano indossare armature simili, sebbene non tutti, ed agivano (secondo le informazioni) sempre assieme a quel potente e temuto guerriero.
    Si diceva, inoltre, che i prigionieri di Guerra venissero rimandati indietro, morti, prosciugati totalmente nel corpo.

    L'Accademia non stava passando un periodo semplice. Gli attriti si erano fatti sempre più forti e la volontà di porre fine a quell'Istituzione serpeggiava in ben più di uno Shinobi. Eppure, il nemico che aveva portato alla sua creazione, era tornato.
    Cosa avrebbero fatto i potenti del mondo? Sarebbero stati a guardare?

    Nel mentre Kusa lanciò un grido di aiuto, a tutte le nazioni, specialmente ai potenti Paesi Accademici. I Cremisi avevano iniziato una guerra di aggressione, senza motivazione e preavviso. Erano stato meschini, ma cosa avrebbe comportato rispondere all'appello? In ogni caso, l'esistenza di quel corridoio tra il fronte Cremisi ed il confine del Paese del Fuoco rendeva, ai ninja accademici, possibile spostarsi fino a Kusagakure, dove si era ritirata la maggior parte delle forze, nonché il comando generale delle forze del Paese dell'Erba. Qualsiasi aiuto possibile sarebbe dovuto arrivare lì, anche solo per comprendere a fondo una situazione disperata ed avere indicazioni precise sulle disposizione delle forze in gioco.

    Alla fine, tanto promessa, era giunta.
    La Guerra.
    La Guerra che avrebbe tinto di sangue rosso Cremisi il mondo.

    [Note]Salve a tutti!
    La partecipazione a questa News è libera e farò in modo di porre i personaggi dinanzi a sfide difficili, ma adeguate al loro grado/energia.
    Come sempre nelle News c'è massima libertà di movimento. Ovviamente, se non sapete cosa fare, fate post più brevi e lasciatemi intervenire.

    Notate: questa è una guerra, e quindi QUALSIASI ninja è richiesto, di QUALSIASI ruolo, possono avere qualcosa da fare. Come si svilupperà, lo vedremo dopo.
    Buon game!
    Posterò tra 14 giorni.





    Edited by -Max - 28/10/2021, 23:27
  15. .

    Gli Abiti della Nebbia


    III

    La situazione si fece... tesa. Forse non avevo compreso, fino in fondo, cosa il regime di Kensei avrebbe significato sia per Kiri, sia per me. Sapendo come si comportava mio padre di certo lui non avrebbe mai fatto ciò che Kensei aveva fatto e né altri, in sua presenza, avrebbero tirato fuori le armi per minacciare un altro Kiriano solo per aver espresso uno stupido dissenso. Ci fu caos, un'esplosione di luce che mi abbagliò, ci furono lame puntate alla gola e poi, ci fu lui. Il Mizukage.
    Osservai l'uomo, alto al punto di essere torreggiante, fece qualcosa. l'aria si fece più gelida, sentii distintamente una sensazione disturbante afferrarmi le viscere, spingendomi a fare un passo indietro. Quello era l'istinto che mi diceva scappa! Pericolo! La parte più istintiva di me, il rettile primordiale nel mio romboencefalo che scalpitava per cercare riparo dal predatore. Non vidi il pezzo di cancelleria (dall'aria in qualche modo famigliare) viaggiare dalla mano del Mizukage alla spalla di Fudoh e non vidi ciò che fece ad Etsuko, notai solo che il Kage aveva alzato una mano, quasi a volerlo bloccare attraverso l'aria. Sentii i capelli muoversi appena e compresi, allora, che di fatti il Kage aveva proprio usato l'aria.
    Parlò, spiegando, e raccontanto. Ed io, silenziosamente, appresi. Assimilai quei nuovi concetti dentro di me, divorandoli come solo un mente giovane e plastica può fare. Ero alla disperata ricerca, a livello inconscio, di una nuova guida per il mondo, per colmare il vuoto che Itai aveva lasciato. Itai... modellava ancora il mio destino, persino con la sua assenza. Il legame tra padre e figlia non poteva essere spezzato, poiché anche solo l'assenza del legame era, per entrambi, un'esperienza condivisa. Lì, in quel luogo, avevo rinnegato tutto ciò che mio padre aveva fatto con poche e semplici parole, parole dure e forse immature, figlie della necessità di accanirsi furiosamente contro l'oggetto del costante dolore. Era stato facile, nella rabbia, dire che la pace non esisteva, ma ciò andava contro ogni singola cosa che mio padre mi aveva insegnato. Dunque, andava contro il nucleo stesso del mio essere. Quello stesso nucleo fratturato, spezzato e che necessitava di essere ricostruito.
    Ascoltai le accuse nei confronti dell'Hokage, ciò che aveva fatto il giorno dell'insediamento del Decimo ed ancora, quanto l'Hokage stesso si fosse dimostrato inadatto dinanzi la necessità di recuperare un suo Shinobi che, coincidentalmente, era anche il figlio del Mizukage. Quel particolare mi fece riflettere. Avevo immaginato che Kensei fosse soltanto un avatar delle sue stesse idee, non animato da passioni che non fosse la fredda necessità di perseguire i suoi scopi. Tuttavia quel suo attaccamento al figlio perduto lo umanizzava, gli donava una dimensione più comprensibile rispetto il robotico signore che si era palesato dinanzi loro quel giorno, imponendo la sua volontà con dolore e parole furiose.
    E le parole verso l'Accademia... mi fecero riflettere. Quell'alleanza era nata quarant'anni prima dopo una sanguinosa guerra che aveva riunito quattro Villaggi in un'Alleanza in grado di ricacciare il nemico. Avevano deciso di condividere missioni, di istruire assieme i propri Shinobi, da cui il nome scolastico, ma stava sgretolandosi sotto i loro occhi. Jukyu non aveva ancora un'idea precisa. Itai era stato uno stenuo difensore di quella istituzione, ma suo padre era stato un idealista che sperava sempre il meglio. La realtà era che un Villaggio Ninja poteva formare alleanze nella misura in cui beneficiavano primariamente i suoi interessi, per cui, di fatti quell'impresa Accademia era per logica destinata a fallire... a meno che non comparisse qualcosa che avrebbe fatto coalizzare tutti contro un unico potente nemico. Ma che senso aveva un'istituzione che esisteva soltanto a quello scopo?
    Poi, Il Mizukage elencò una serie di nuove istituzioni ed assegnò ognuno di noi ad una nuova. Io, a quel punto, sapevo che sarei finita a controllare gli ingressi alle mura. Del resto ero un'incognita troppo grande per poter essere membro della Mano Nera o Rossa, non ero un ninja medico e Consigliere... Ero semplicemente ancora troppo inesperta.
    Fui l'ultima ad essere assegnata. E fui assegnata alla Mano Dorata. L'enormità della cosa mi spinse a fare un passo indietro, quasi inciampando nella sedia. Alzai la mano sinistra quasi a volermi difendere dall'enormità della notizia. Immediatamente una fredda stretta mi afferrò il cuore. Ero tornata da quattro giorni! Avevo tredici anni!
    Com'era possibile! C'era solo una possibilità, una possibilità che mi faceva tremare di rabbia. Possibile che fosse ancora a causa sua?
    Sfruttai il silenzio generato dalle rivelazioni per fare un passo in avanti, lo sguardo severo a fissare l'elmo del Kage, direttamente nella fessura da dove lui guardava il mondo, immaginando così di guardarlo negli occhi. Avrei ricevuto una punizione anch'io? Forse. Ma non mi importava. Il braccio destro quasi tremava per l'agitazione ed una singola macchia rossa bagnò le bene. Il taglio più recente aveva ripreso a sanguinare, ma non lo notai.
    Mizukage-sama quella prima parola fu pronunciata con durezza, ed un accenno di sfida. Per favore, mi dica che questa nomina non è perché sono sua figlia. Feci una pausa, ma fu troppo breve per dare al Kage l'opportunità di rispondere alla domanda. Io sono stanca, Mizukage, stanca di farmi definire da lui. I miei occhi verdi fiammeggiarono.

    BodVbJM


    Se sono insolente mi punisca, mi lanci contro un fermacarte, non mi importa. Io devo sapere. Devo sapere se per l'ennesima volta l'ombra di mio padre mi sta oscurando quello sfogo così duro fu accompagnato da un passo in avanti, quasi fino alla scrivania del Kage, che però non avrei osato toccare. Però continuai a fissarlo in viso. Perché non capisco, perché non trovo un'altra ragione, sono troppo inesperta, sono tornata da troppo poco... quelle parole furono dette in tono che via via scemava nella supplica. Sentii l'ansia afferrarmi il petto con una presa salda, ferrea e gelida. Sentivo il panico crescere non per l'enormità del compito che mi era stato assegnato ma per la prospettiva che questo fosse, per qualche motivo, legato ad Itai... Forse voleva fare di me un ostaggio? Tenermi vicina a sé per potermi usare contro mio padre quando e se fosse tornato, ammesso che fosse ancora vivo? Di certo non avrebbe apprezzato la piega che Kiri stava prendendo, forse avrebbe voluto fare qualcosa a riguardo. Ed io, la piccola Jukyu, sarei stata la pedina perfetta per impedirgli di fare qualsiasi cosa. Io ero fedele a Kiri, ma non sarei stata una marionetta che danzava ai fili di uomini più potenti di lei.

    Lei era Jukyu Shinretsu.






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