Posts written by Munisai

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    i Pomi della Discordia


    L'Era Glaciale • Capitolo V

    Mentre Febh diceva la sua e controbatteva alle congetture avanzate dai sottoposti, peraltro trovandosi parzialmente in accordo con Munisai riguardo l'ipotesi del contrabbando e riconoscendo la fondatezza strategica di un agguato, per quanto purtroppo inattuabile, il ragazzone rivoltò la cabina del capitano come un calzino. Purtroppo non saltarono fuori indizi degni di nota, né tantomeno una possibile merce pregiata nascosta imboscata là dentro. Dopo che fu stabilita, seppur per sommi capi, una formazione difensiva da adottare laddove, come c'era da aspettarsi, fossero stati circondati dagli iceberg, il concilio dei ninja fu sciolto. Lo Yotsuki decise di lanciarsi in investigazioni notturne non meglio precisate, ma il rosso preferì tirarsene fuori. In base ai rapporti degli arrembaggi passati subìti dal glaciale vascello, c'erano grosse probabilità che l'attacco sarebbe avvenuto il giorno dopo, e il giovane riteneva prioritario raccogliere le forze e prepararsi al confronto con una buona dormita.

    Una volta imbacuccato nelle coperte e sospeso sulla sua amaca fai-da-te, seppur cullato dolcemente dalle onde non cedette subito al sonno. Ripensò a tutte le informazioni raccolte fino a quel momento, chiedendosi cosa diavolo ci fosse al centro di quella faccenda, quale bene potesse essere così ambito da giustificare la sceneggiata che evidentemente era una facciata per gli scambi illeciti.
    Ripensandoci a mente fredda, si ricordò di una cosa alla quale inizialmente non aveva dato peso. Tra la nota di carico consultata il giorno prima ed il diario di bordo rinvenuto proprio dal lui, c'era essenzialmente una discrepanza: solo nel secondo venivano menzionati dei "pomi". In effetti quel dettaglio non gli era sfuggito, anche se non lo aveva ritenuto subito importante. Quella parola lo colpiva per due ragioni. Innanzitutto, a differenza del resto della merce, quella parola era stata annotata con l'iniziale in maiuscolo; secondariamente, era la parola in sé a fargli sorgere delle domande. Munisai non poteva certo dirsi un perito agronomo, tuttavia per quanto ne sapeva il termine "pomo", sebbene un po' desueto e arcaico, era praticamente un sinonimo di mela, o comunque un frutto tondeggiante affine ad essa. Però le mele, sia nella nota di carico che nel diario, avevano una voce tutta loro, dunque quella ridondanza gli suonava equivoca.
    Il rosso cominciò a mettere in discussione l'idea che si era fatto inizialmente, ovvero che la misteriosa cosa contrabbandata fosse stata solo celata in mezzo ai generi alimentari o comunque che questi ultimi costituissero una mera copertura per qualcosa di completamente diverso. E se invece la merce contrabbandata fosse stata nascosta in piena vista, dato il suo aspetto insospettabile? Se si fosse trattato appunto di quei fantomatici pomi, e quindi di semplice frutta, almeno all'apparenza? Magari erano stati geneticamente modificati o contenevano in qualche modo sostanze narcotiche, veleno o chissà quale altra diavoleria che potesse essere richiesta sul mercato nero.
    Si trattava di una piccola intuizione che si sarebbe potuta benissimo rivelare un abbaglio, ma valeva la pena di verificarla. Così il ragazzone si ripromise di rendere partecipe la squadra dei suoi sospetti e di andare tutti ad esaminare il carico, l'indomani. Se avessero scovato dei frutti che corrispondevano all'idea che si era fatto ma apparentemente normali dal punto di vista estetico e olfattivo, il rosso avrebbe proposto allo Yakushi di assaggiarne qualcuno. In fondo, seppure gli avessero nuociuto, quelli del suo clan, e soprattutto un mostro come Febh, non schiattavano neanche con le cannonate e anche bere veleno puro sarebbe stato come acqua fresca per il Jonin, ma ingerendoli forse sarebbe riuscito a discernere gli effetti dei misteriosi pomi. Questo sempre che ci avesse visto giusto, ovvio.

    [Il giorno seguente]


    Purtroppo i piani del Genin otese andarono in fumo, in quanto non ci fu il tempo materiale di testare la sua ipotesi. Erano appena le nove di mattina quando gli stramaledetti iceberg cominciarono ad accerchiare il veliero.
    Kato si prese la briga di assegnare i compagni alle diverse postazioni per fronteggiare la minaccia, e Munisai fece il suo, anche se il suo era inevitabilmente meno rispetto a quello degli altri. Solo osservando come si muovevano e la loro rapidità, era fin troppo evidente il divario di forza ed esperienza che lo separava dal resto del team. Munisai non era in grado di aderire alle superfici con il chakra e tantomeno di camminare sull'acqua. Distruggere dei blocchi di ghiaccio enormi a suon di pugni neanche a parlarne poi. Quindi mentre c'era chi saltava come una cavalletta in giro e chi usava le masse d'acqua gelata come un sacco da pugilato, il rosso non poté fare altro che stare vicino alla balaustra della nave, tenere gli occhi aperti, e scagliare armi. Per la precisione kunai, in parte suoi in parte scroccati allo Yakushi, a cui aveva precedentemente attaccato due cartebomba ciascuno. Appena gli iceberg arrivavano a tiro lanciava i suoi coltelli esplosivi per poi farli detonare, incrementando giusto la gittata con il chakra repulsivo da poco implementato nel proprio arsenale quando il bersaglio era un po' troppo distante.
    Poco appariscente e piuttosto statico come approccio, la l'azione fece a dovere il suo sporco lavoro.


    Dopo l'apparizione dell'imbarcazione pirata e del gargantuesco jutsu balena, la sbalorditiva controffensiva di Febh fu a dir poco sconcertante tanto per la potenza quanto per l'apparente nonchalance con cui era stata portata. Il rosso non poté trattenersi dallo strabuzzare gli occhi e dallo spalancare la bocca per lo shock.
    Porco Izanagi infame! esclamò tra il basito e l'ammirato.
    Gli salì proprio dalle viscere, non poté trattenersi. L'ennesima conferma di quale potenza terrificante si celasse in un uomo dall'aspetto tremendamente ordinario.

    Quando si decise di andare al contrarrembaggio, Shin chiese al ragazzone di restare sull'Era Glaciale per tenere d'occhio l'equipaggio, mentre lui, il kiriano e lo Yotsuki si sarebbero gettati all'attacco sull'altre nave. Munisai acconsentì. Considerando che almeno il capitano era in combutta con i ratti di mare, la possibilità di qualche brutto tiro da parte della stessa ciurma che erano stati incaricati di scortare e proteggere non era poi un'eventualità così remota.
    Mentre l'Amministratore di Oto tornava ad adagiarsi sulla sua sdraio, apparentemente disinteressato della vicenda dopo il suo pirotecnico exploit, il giovane cercò di monitorare al meglio sa situazione a bordo, volgendo però di quando in quando lo sguardo sulla nave nemica. Purtroppo, appena iniziate le ostilità, una nebbia fittissima si riversò sul terreno di scontro impedendogli di distinguere alcunché fino alla ritirata dei colleghi.
    Non gli sfuggì invece la lucertola che se la svignò di gran carriera correndo sul pelo dell'acqua verso sud. Che Febh le avesse ordinato di portare qualche messaggio a Oto? Di certo non poteva trattarsi di una richiesta di rinforzi, non avrebbero mai e poi mai fatto in tempo.
    Il giovane fece spallucce, non soffermandosi troppo sulla cosa, tornando piuttosto ai suoi doveri.


    Se non altro, non unirsi alla sortita accademica si era rivelata una decisione oculata. Se i suoi compari, così forti ed esperti, se l'erano battuta, effettivamente lasciando scappare il nemico, questi doveva essere un avversario contro cui non avrebbe potuto nulla. O forse l'avevano lasciato andare per una qualche ragione di opportunità che lui non poteva conoscere, chi lo sa? Avrebbe chiesto lumi sull'accaduto in un secondo momento.

    Questa carogna è gonfia come una zampogna commentò con sdegnoso disgusto guardando il cadavere che si erano portati dietro i compagni. Nonostante il freddo arginasse un attimo la cosa, il fetore che emanava il corpo era davvero nauseabondo.
    Fudoh e il medico di bordo curarono prima i feriti, poi esaminarono la salma, riportando, come era facile constatare, che il disgraziato fosse morto da mesi e fosse stato conservato sotto ghiaccio. A quanto pare il nemico usava una qualche tecnica che gli permetteva di controllare i cadaveri, o roba del genere, mettendogli a disposizione un piccolo esercito immortale. Ad ogni modo si era ritirato e il pericolo era stato sventato. La missione, una volta lasciata l'Era sana e salva al porto di arrivo, si sarebbe potuta considerare compiuta.
    Lo Yakushi non ritenne opportuno approfondire oltre la questione e praticamente vietò ai sottoposti di continuare a ficcare il naso. Il loro compito lo avevano svolto, e ad altri come loro sarebbe toccato, in un'altra missione, indagare e chiarire gli aspetti di quella vicenda ancora poco chiari. Il tono del superiore non suggeriva possibilità di contraddizione, e sebbene fosse abbastanza convinto che questi stesse deliberatamente omettendo delle cose, decise di tenere il becco chiuso e farsi i cazzi propri.
    In fondo il suo contributo alla missione l'aveva dato, e da quel viaggio aveva anche appreso un utilizzo estremamente utile del chakra. Poteva ritenersi soddisfatto, tutto sommato.
    Bah, io vado a bermi qualcosa per scaldarmi.
    Capitano
    si rivolse poi allo Shinretsu battendo due volte le mani, come a volerlo destare dal torpore o scuotere dal turbamento per gli ultimi eventi, vediamo di darci una smossa, su.



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    Tabula Rasa


    La Più Grande delle Minacce • Capitolo XI

    Evidentemente sia i sodali del colosso di Oto che lo Yakushi avevano metaforicamente stappato il proverbiale vino spumante troppo in fretta.
    L'appena eletto Kokage, infatti, si era dileguato dalla piazza e, con ogni evidenza, dal Villaggio stesso lasciando indietro solo un suo clone, una spada e una lettera dove, si sarebbe poi scoperto, giustificava la sua defezione accennando a problemi da risolvere non meglio specificati e riconsegnava di fatto il Suono alla custodia dell'ex Amministratore. Amministratore che, a quel punto, tanto più "ex" non poteva dirsi.
    Il rosso assistette quasi divertito alla reazione stizzita di questi, pur assicurandosi di girargli bene al largo, evitando in ogni modo di fomentarne ulteriormente l'ira. Febh si limitò a sfogare il suo disappunto polverizzando un mucchietto di macerie lì nei suoi pressi, per poi passare a seviziare un tizio apparentemente giunto sul posto con la specifica finalità di essere brutalizzato. Per sua fortuna, il tipo pareva in grado di rimarginare miracolosamente ogni genere di ferita patita, quindi alla fine del supplizio potè congedarsi dopo essere tornato come nuovo o quasi.
    La rabbia del Jonin non era causata unicamente dal fatto che il Kage se la fosse svignata a tempo di record, per di più dopo aver tirato su quel pandemonio di riunione. Munisai non era ancora in grado di comprenderlo a fondo, in fondo lo conosceva appena, altrimenti avrebbe realizzato che, molto probabilmente, all'uomo bruciasse più di tutto il fatto di vedersi nuovamente gravare dell'onere di portare avanti quella baracca sgangherata e sanguinolenta chiamata Oto, per di più dopo aver pregustato e quasi sfiorato un po' di tanto anelata libertà dalle seccature burocratiche e amministrative.
    Il novellino si era astenuto dal voto, come era giusto che facesse essendo appena arrivato in quel luogo. Ma gli altri? Quanto era stata oculata la scelta di mettere sullo scanno più alto una figura evidentemente così sfuggente?


    Pian piano coloro che si erano sottoposti alla prova del Sigillo fecero ritorno in piazza. Alcuni più malconci e provati di altri, ma tornarono tutti.
    A quel punto vennero a conoscenza del contenuto di quella lettera scritta col sangue, e dopo aver brevemente preso atto di cosa esso comportasse, lo Yakushi prese a ribadire l'importanza di un impegno congiunto e strenuo per rendere il Suono e ogni suo shinobi più forti, di potenziare le difese del Villaggio e di prepararsi ad affrontare i nemici che tramavano contro esso o contro l'Accademia intera. Poi, passò ad assegnare dei ruoli che riguardavano sia l'Amministrazione che le squadre preposte sia alle missioni segrete che alla pattuglia della cinta muraria.
    Tra conferme e promozioni, quasi tutti vennero premiati per la tempra e la forza di spirito dimostrate durante le terribili prove a cui si erano sottoposti. Tutti tranne il rosso e il ragazzino biondo, che erano i più pivelli di tutti e quindi non ancora pronti a ricoprire una posizione di responsabilità. Ma se non altro il primo dei due ne aveva cavato uno dei sette Sigilli da tutta quella faccenda.

    Mentre gli altri astanti, evidentemente rianimati da quello scatto di carriera ma soprattutto tranquillizzati dalla consapevolezza di averla sfangata ancora una volta, commentavano l'accaduto, esprimevano le loro idee sui provvedimenti più urgenti da prendere e avanzavano proposte, Munisai se ne restò defilato, a osservare la scena dalle retrovie a braccia conserte. Non aveva nulla da aggiungere a quanto avesse precedentemente detto e sapeva che non spettava a lui, un novellino arrivato neanche ventiquattr'ore prima, pontificare sul da farsi.

    Si limitò ad osservare in religioso silenzio le colonne di chakra abbattersi sul Palazzo della Serpe, provocando una scossa sismica non indifferente e riducendo l'edificio ad un cratere polveroso. Il tutto al comando di un semplice schiocco di dita di Febh. Il ragazzone lo guardò tra il perplesso e l'atterrito: quanto cazzo era potente quello stramboide?

    Quando si riprese dallo sconcerto, vedendo che l'Amministratore lasciava la piazza implicitamente sciogliendo l'adunata, decise di non intrattenersi oltre in futili chiacchiere con gli altri. Voltò le spalle e si incamminò verso casa, alzando appena la mano in segno di commiato.
    Io me ne torno a letto disse lapidario, ostentando noncuranza.
    Eppure, malgrado l'estrema stanchezza e prostrazione, sia fisica che psicologica, per tutto quanto era avvenuto quella notte, era più che certo che la memoria fin troppo fresca di quegli eventi non gli avrebbe lasciato chiudere occhio.



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    CITAZIONE (~Cube @ 6/1/2020, 19:41) 
    Per l'era glaciale Febh ci ha messo contro un jonin energia nera e un chunin/jonin viola... Giusto per rendere un addestramento uno scontro alla morte :wosd:

    Come è giusto che sia, Febh ha una reputazione da difendere.

    Ciao Gene. Leo, stavo a Oto quando il tuo PG marciva nelle sue prigioni, comunque grazie.


    Raga ho casini con l'e-mail associata all'account discord quindi non riesco a entrare, per stasera do buca. Domani cercherò di risolvere il problema, altrimenti creo un nuovo account e chi s'è visto s'è visto.
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    CITAZIONE (F e n i x @ 6/1/2020, 17:12) 
    "sperando di passare inosservato" non l'hai scritto perchè ti ho sgamato, farfallone :guru:

    Eggià. Tra i tuoi difetti non ricordavo anche l'essere sbirro, ma ti si vuol bene lo stesso <3


    Ciao Youshi, ciao Waky. Che si dice?

    CITAZIONE (~Cube @ 6/1/2020, 17:08) 
    Come ho sempre detto apprezzo tantissimo il tuo stile e il tuo ritorno non mi fa che piacere :wosd:

    Sempre troppo gentile, Cube.
    Tra l'altro mi hai ricordato dell'Era Glaciale, mi spiace di avervi appesi, ma immagino ve la siate cavata anche senza di me.
    Riguardo l'Abete ho visto che ci sono parecchie pagine in più di quanto ricordassi, quindi immagino la storia sia andata un bel po' avanti.

    Comunque più tardi provo a rientrare su discord (sperando di ricordarmi i dati di accesso), così mi raccontate tutto e parliamo per bene.
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    E niente, ieri mi sentivo un po' nostalgico. Così ho fatto un salto sulla Legend dopo tanti mesi, giusto prima di andare a letto, per vedere se la baracca era ancora in piedi. A quanto pare lo è.

    Così mi sono detto: "Andiamo a fare un saluto a quegli stronzi e vediamo che aria tira".
    Quindi eccomi qua. Come ve la passate? Vi sono mancato tantiiiiiiiiissimo, dite la verità.
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    Via di Volata


    Acciaio di Contrabbando • Capitolo VII

    Nel giro di pochi secondi entrambi gli energumeni attaccati dal rosso furono sopraffatti, con grande sollievo da parte di quest'ultimo che non era così convinto di poter durare molto in un combattimento serrato nelle sue attuali condizioni fisiche.
    Ebbe giusto il tempo di tirare il fiato e di asciugarsi il sudore mentre osservava lo Shimasu, l'unico ancora alle prese con i propri avversari, porre fine alle ostilità con due o tre calcioni ben piazzati. Fortunatamente i nemici si erano dimostrati delle mezze calzette, e tutti e dodici ora erano riversi a terra, alcuni morti altri semplicemente incapacitati.

    Il team si ricongiunse al centro del locale, ma i loro corpi furono improvvisamente pervasi da una strana sensazione di leggerezza, come se la forza di gravità avesse allentato la morsa che esercitava perennemente sugli stessi.
    La prima reazione di Munisai fu la meraviglia. Successivamente, si guardò intorno piuttosto allarmato, temendo che si trattasse di una tecnica nemica, ma il caposquadra non sembrava affatto preoccupato dal singolare fenomeno, limitandosi solo a spronare con crescente impazienza i propri sottoposti ad uscire dal capanno. Così fecero e non appena misero piede fuori dalla catapecchia, i quattro si staccarono dal suolo del tutto privi di peso, galleggiando a mezz'aria come bolle di sapone.
    Ancora una volta il ragazzone si guardò intorno, chiedendosi se non fosse lo stesso Jonin l'artefice di quel prodigio. Poi, levando in alto lo sguardo, la vide. Un'enorme creatura serpentiforme con letali denti aguzzi e dalle minacciose spire squamate si stagliava contro i cielo.
    Il rosso la fissò con una certa apprensione e grande stupore, stringendo forte le else delle wakizashi plasmate in precedenza dall'acciaio. Il giovane non aveva mai visto un drago in carne e ossa, e per quanto la sua apertura mentale non l'avesse mai portato a dubitare dell'esistenza di un simile essere, quella che gli si parava davanti era ugualmente una scena da lasciare a bocca aperta.
    Dimmi che quel bestione è dalla nostra parte! esclamò rivolgendosi a Tenma, verso il quale la creatura si era scagliato a gran velocità.
    Per loro fortuna, era così.
    Quello che poi fu confermato essere Toppu, il famigerato alleato di cui il caposquadra aveva parlato, e Kenzo si strinsero in una sorta di abbraccio, o roba del genere dato che uno dei due era una biscia troppo cresciuta. A quel punto il piano di fuga fu finalmente svelato. I ninja avrebbero sfruttato i poteri del mitico compagno per volare via da lì.

    Fu così che, senza troppi preamboli, Toppu cominciò a volare nella direzione da cui erano partiti all'inizio di quella benedetta avventura, e i quattro che era venuto a salvare volarono accanto a lui, come sospinti da una sovrannaturale corrente d'aria.
    Dopo l'iniziale cautela, Munisai ci prese decisamente gusto, godendosi l'esperienza pressoché irripetibile nonché un panorama mozzafiato. Sfrecciare con il vento in faccia sovrastando alberi e alture, violando il territorio degli uccelli o forse persino degli Dèi, osservando il mondo dall'alto, e rammentando quanto fosse tutto così grande e piccolo allo stesso tempo.
    Un gran ghigno si allargò sul volto del giovane. Sarebbe stato decisamente un viaggio memorabile.

    Il Jonin spiegò come il legame che lo univa all'animale fosse ben più forte del vincolo tra un evocatore e una creatura con la quale era stato stipulato un contratto. Al punto che, a suo dire, se i due rimanevano separati troppo a lungo ciò poteva minacciare l'incolumità di entrambi, e quello era anche il motivo per cui l'uomo aveva dovuto precipitare a quel modo la fuga lasciandosi indietro il loro aguzzino.
    Anche se la spiegazione non fu particolarmente chiara rispetto al rapporto di dipendenza reciproca che intercorreva tra le due entità, il ragazzone si limitò ad annuire, spiegandosi finalmente il senso d'urgenza manifestato.

    Le parole successive del superiore, però, spiazzarono completamente il giovane, che nemmeno si preoccupò di celare la sua sorpresa. Ancora una volta Tenma si dimostrava un individuo decisamente difficile da decifrare. Il ragazzo non avrebbe mai detto che l'altro avesse un'indole sadica, tutto di lui suggeriva altrimenti. Ma era anche probabile che Asami fosse un'eccezione alla regola per Kenzo e che il traditore si fosse guadagnato il disprezzo e il risentimento del vecchio amico con le sue deplorevoli azioni nei confronti del suo Villaggio, del suo vecchio maestro e chissà cos'altro, a parte aver cercato di fare la festa a lui e ai suoi sottoposti in quella ultima vicenda.
    A conti fatti, Munisai non poteva affatto biasimare il suo mentore per aver cercato di elargire una morte lenta e penosa al Formicaleone. Purtroppo il giovane non era riuscito a percepirne le più profonde intenzioni e, messo di fronte alla anche remota possibilità che il nemico si potesse salvare, aveva deciso di agire recidendo in un solo, netto colpo il suo collo. E la sua vita.
    Considerando le informazioni a sua disposizione al momento, il rosso riteneva comunque di non aver sbagliato. Anche il fatto che il bastardo patisse le pene dell'inferno prima di spirare non gli interessava poi molto. Certo, poteva essere un di più, ma la certezza immediata di essersene sbarazzati era molto più importante ai suoi occhi, anche se mettendosi nei panni del manipolatore di fili metallici poteva comprendere il desiderio di riservare una fine più crudelmente creativa al rivale.
    Ammetto che non avevo assolutamente intuito i tuoi reali intenti.
    Mi dispiace se ti ho privato della giusta soddisfazione che forse cercavi dalla morte di quell'uomo, Kenzo
    disse il ragazzo con sincerità, voltandosi a guardare il superiore e dandogli del tu per la prima volta. Dopo quello che avevano passato e gli insegnamenti ricevuti, era certo di potersi permettere un po' di confidenza.
    Ho agito nella maniera che ritenevo migliore e non posso dire di esserne pentito.
    Mi basta sapere che abbiamo tolto quel verme dalla faccia della terra.


    Una volta arrivati al locale dove avevano mangiato nikuman e si erano conosciuti, Yato si congedò dal gruppo per fare ritorno a piedi a Konoha. Munisai salutò con un cenno della mano e un sorrisetto quel ragazzo dall'animo complesso e imperscrutabile, pensando che sarebbe stato interessante incrociare nuovamente la sua strada, in futuro.
    Gli otesi proseguirono in volata verso il Suono dove Tenma avrebbe personalmente accompagnato in ospedale il suo discepolo, illustrando la sua situazione clinica ai medici e assicurandosi che ricevesse tutte le cure necessarie.





    Chakra: 9,5/30 15
    Vitalità: 6/12 6
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 375
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 1
    • Occhiali × 1
    • Fuuma Kunai × 1
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    Status: Affaticato


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    Epilogo


    Salvataggio • Capitolo IV

    La strategia di aggredire la kunoichi sulla breve distanza si rivelò vincente. D'altronde non era stato difficile immaginare che una combattente che sembrava contare così pesantemente sugli attacchi a distanza portati mediante quelle dannate bordate fiammeggianti si sarebbe trovata in difficoltà se incalzata in corpo a corpo, e così fu.
    L'assalto combinato dell'otese, che colpì alle spalle in maniera insidiosa, più per distrarre e rallentare che per procurare un reale danno, e quello del kiriano, che invece ci andò giù duro con i doppi fendenti di spade ossee, condussero all'inevitabile disfatta della criminale.
    Solo alcuni momenti di agonia dopo esser stata trafitta dalle lame, poi spirò.

    Munisai si guardò intorno sincerandosi della situazione generale. La donna era morta, e a quanto pareva anche Bunjiro il quale, dopo esser stato messo fuori combattimento dal rosso, era stato finito dalle comete di fuoco della sua stessa alleata, che non si era fatta alcuno scrupolo nel colpire ripetutamente il complice pur di far fuori il nemico.
    Ma le era andata male.
    Sei tutto intero? chiese Munisai al Chunin, mentre riponeva il Fuuma Kunai e ingeriva un tonico per ripristinare un po' della vitalità perduta.
    Un po' bruciacchiato, ma niente di irrimediabile tagliò corto l'altro, mentre metteva via le due peculiari katana e ingeriva anch'egli un paio di tonici.
    Poi, usò le Mani Curative quanto bastava per rimettere in sesto se stesso e il compagno, trattando le ustioni subite almeno per alleviarne parecchio l'entità.
    La prigioniera? chiese l'otese, avvicinandosi al corpo esamine di Yuma.
    E' viva, ha solo perso i sensi.
    Bene commentò, legando nuovamente mani e piedi della Psicopatica, stavolta con del robusto filo d'acciaio.
    In fondo era stato loro chiesto di consegnarla all'Accademia viva, per l'appunto, così che potessero interrogarla e strapparle qualche utile informazione sull'organizzazione terroristica Kurotenpi. Sarebbe stata una bella rottura se in quel putiferio la ragazza ci avesse lasciato le penne.

    Il carro è andato, ma laggiù vedo una fattoria riprese il rosso, indicando con un cenno della testa un fabbricato e il terreno ad esso adiacente, a circa duecento metri nella campagna.
    Vedrò di procurarmi una carrozza o qualcosa del genere, così potremo trasportare questi sacchi di letame fino a destinazione. Nel peggiore dei casi, requisirò qualche cavallo.
    Resta qui di guardia, io vado e torno.

    E così, dopo che il Genin fu tornato con un umile carretto ma trainato da un paio di buoni destrieri, gli accademici caricarono i tre farabutti sul mezzo per poi rimettersi in viaggio verso l'Accademia, dove avrebbero consegnato la prigioniera da torchiare e i due cadaveri, venendo ricompensati di conseguenza.



  8. .

    La Grande Fuga


    Acciaio di Contrabbando • Capitolo VI

    Il Jonin chiarì il metodo attraverso il quale era riuscito ad accorgersi della presenza del subdolo meccanismo di sicurezza all'interno delle manette che gli cingevano i polsi. Una sorta di sonar che sfruttava il metallo come medium, magari una tecnica che si avvaleva delle vibrazioni trasmesse attraverso la sostanza per ricevere indietro un'immagine dettagliata della sua conformazione, e magari anche di ciò che vi fosse adiacente o prossimo.
    Di certo non qualcosa che fosse alla portata di Munisai, e anche se lo fosse stato non c'era più tempo per farsi insegnare nuovi trucchi dal superiore. Forgiare una chiave attraverso quella nuova arte di cui il rosso si stava impadronendo, che combaciasse e facesse scattare la serratura in questione, era l'unica strada che valeva la pena percorrere. Impresa che fu portata a termine con successo, pur dopo svariati tentativi e con non indifferente impegno, anche per la natura quasi microscopica del lavoro, dovendo agire di precisione per plasmare accuratamente un oggetto così piccolo.

    Proprio mentre il ragazzone proclamava la sua riuscita, Tamao mise in guardia la squadra sul rumore di passi che preludeva all'arrivo di qualcuno. Il loro aguzzino probabilmente era di ritorno, e Munisai sperò solo che non si fosse portato dietro un drappello di sgherri stavolta. Non c'era tempo di esitare o di mettere in dubbio la qualità dell'opera di chicchessia.
    Il rosso subito si coordinò col ninja della Foglia, agendo tempestivamente. Un conto alla rovescia e la chiave lignea come la chiave metallica girarono nelle rispettive serrature in perfetto sincrono, liberando finalmente Tenma dalla sua prigionia.
    Giusto in tempo, perché la parete a cui il musicista aveva fatto la guardia fino a quel momento, e dal quale ora prudentemente si allontanava, si deformò fino a guadagnare un varco ampio abbastanza da permettere il passaggio a una persona. Da qui fece capolino la figura del traditore, in maniera del tutto analoga a quanto era già successo in precedenza. Ma stavolta il sorriso beffardo e trionfante si spense rapidamente sul volto del farabutto, non appena gli si parò davanti la scena dei suoi preziosi prigionieri ormai liberi dalle catene.
    Kenzo non gli diede neanche il tempo di reagire, bloccandolo e appendendolo subito con dei fili d'acciaio dall'aria parecchio affilata.
    Era Asami a trovarsi appeso come una scrofa sanguinante, stavolta. Quest'ultimo tentò anche di parlare, ma con impressionante rapidità e freddezza il loro caposquadra lo zittì, forse definitivamente, squarciandogli il collo con altri dei suoi fidati fili.

    Il suo allievo guardò la scena ammirato, realizzando con quanta facilità il Jonin fosse riuscito a mettere fuori gioco un nemico di quel calibro, pur col notevole vantaggio del fattore sorpresa. Neanche a dirlo, ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto ai ponti prima che il ragazzo potesse raggiungere il livello dell'uomo, e ne era consapevole.
    In qualche modo, però, il giovane si sentiva privilegiato nell'esser stato iniziato a quell'arte così rara e particolare da un individuo del genere. Già, in fondo era stata una fortuna finire in quella situazione di merda e rischiare la pelle per fare suo quel potere in una frazione della frazione del tempo che sarebbe stato necessario altrimenti.
    Non fa una piega, no?

    Le cose finalmente cominciavano a prendere una buona piega, non fosse che il capogruppo fu preso da un improvviso e veemente senso d'urgenza, invitando i suoi sottoposti a disinteressarsi del nemico ormai inerme e fuggire. A quanto sembrava Toppu, l'ignoto alleato che li aspettava all'esterno, era arrivato e non c'era più un minuto da perdere.
    Certo, che una persona pacata e impassibile come Tenma manifestasse d'un tratto una tale insofferenza, quasi un'inquietudine, neanche quel luogo dovesse saltare in aria da un momento all'altro, dava da pensare. Eppure al rosso non andava giù.
    Giacché il suo team era stato messo nel sacco e sequestrato come un branco di idioti, aveva nutrito il desiderio di potersi riscattare tornando a Oto sventolando la testa dello Shimasu disertore. Ma ora che le circostanze e le direttive del superiore ostacolavano quell'esito che sarebbe stato così gradito dal ragazzone, questi fu costretto ad abbassare il tiro e le pretese, ma voleva ancora dire la sua.
    Al diavolo i soldi della taglia e la gloria della cattura, lui voleva quell'uomo morto.
    Già una volta il sedicente Formicaleone si era rifugiato ad Ame dopo aver fatto credere a tutti di esser stato ucciso. Il giovane voleva assolutamente evitare che la canaglia ripetesse la prodezza. La ferita inferta da Kenzo sembrava letale e il tipo in breve si sarebbe dissanguato, salvo capacità rigenerative non meglio precisate, ma bastavano due o tre miseri secondi per lasciare quella prigione con qualcosa di molto simile ad una certezza.

    Mentre gli altri stabilivano la non necessità di recuperare i rispettivi equipaggiamenti, il ragazzo si voltò verso il nemico appeso e immobilizzato in preda all'emorragia.
    Almeno assicuriamoci che crepi.

    SeLa metto come azione ipotetica. Munisai vuole assicurarsi che il nemico muoia assestando un colpo mortale, ma se Tenma lo ferma fisicamente o con un ordine diretto, lui desiste e l'attacco non avviene non fosse stato fermato con qualcosa di più di una esortazione, avrebbe fatto un ampio movimento diagonale e ascendente col braccio destro. Dal pavimento d'acciaio se ne sarebbe staccato un pezzo lungo circa un metro e piatto, a forma di mezza luna. Una lamaConsumo: Basso
    Unità: 2 /Pot: 20 /Vel: 325
    ricurva di metallo estremamente affilato che sarebbe volata verso la gola già tagliata di Asami cercando di falciare via la testa o quantomeno di aggravare ancor più lo squarcio già presente, al fine di uccidere il bersaglio.

    Comunque andasse, Munisai avrebbe imprecato a mezza voce mentre imboccava assieme agli altri il passaggio aperto dall'aguzzino.
    Un lungo tunnel gli si presentava davanti, poco illuminato e abbastanza angusto. I quattro corsero per qualche minuto per attraversarlo e, possibilmente, sbucare in superficie.

    La luce in fondo al corridoio che preannunciava l'arrivo e la salvezza era ormai vicina, ma il rosso quasi arrancava ormai. Stava avvertendo una fatica ben maggiore di quella che sarebbe stato lecito aspettarsi come conseguenza di una corsa di pochi minuti, anche se a velocità sostenuta. Il suo viso era pallido e imperlato di sudore, aveva fiato corto e sentiva il muscolo cardiaco battere violentemente contro il costato.
    Strinse una mano al petto, boccheggiando e sgranando gli occhi. Proprio come aveva paventato, il cuore gli stava dando dei problemi nel momento in cui era stato messo sotto sforzo, seppur non di chissà quale entità. Inevitabilmente perse terreno, ma si costrinse a continuare e, laddove qualcuno si fosse accorto della sua difficoltà, avrebbe assicurato di potercela fare tranquillamente. Era troppo vicino alla meta per lasciare che il suo stupido corpo gli mettesse i bastoni tra le ruote, quindi strinse i denti e continuò a correre.

    Sboccarono in un fabbricato non molto grande, fatto perlopiù di lamiere e molto alla buona. Che si trattasse della baracca che avevano preso di mira all'inizio di quella vicenda non era un'ipotesi così campata in aria, ma questo non era così rilevante. Ciò che lo era, piuttosto, era la dozzina di energumeni armati lì presenti, sicuramentre poco inclini a farli uscire vivi da quella topaia.
    Il Jonin subito si gettò nella mischia, sempre più impaziente di ricongiungersi al misterioso alleato. Prese in carico da solo la metà degli avversari, mentre i Genin si spartirono equamente i restanti.
    Io prendo quei due disse il rosso puntando gli occhi sui tirapiedi più vicini a lui e anche tra loro.
    Era un grosso azzardo combattere in quello stato, ma di certo non poteva fuggire e nascondersi. Sperò che il cuore gli reggesse per un ultimo exploit nel quale avrebbe cercato di sopraffare i nemici rapidamente e con tutta la sua forza, con l'aiuto di un po' del metallo accatastato lì a fianco.
    Non osare abbandonarmi sul più bello mormorò tra sé e sé il giovane, prima di lanciarsi contro i due sgherri.

    Li raggiunse in un batter d'occhio, estraendo il Kunai affidatogli dal caposquadra solo quando fu a due metri da loro e levandolo alto sopra la testa con impugnatura rovesciata, come a voler caricare una vigorosa pugnalata. Ma era solo fumo negli occhi, aveva reso se stesso e il suo gesto di minaccia un mero diversivo per attrarre l'attenzione dei marrani.
    Infatti, appena azzerata la distanza tra lui e i tirapiedi e mentre stava vibrando la sua coltellata verso uno dei due salvo poi bloccarsi, dal cumulo d'acciaio accatastato lì accanto sarebbero partiti due costrutti di metallo dalla forma di massicce punte di lancia, chiaramente molto acuminati, che avrebbero cercato di trafiggere ognuno il cranio di uno degli avversari, possibilmente dopo averli colti di sorpresa.[ST1,ST2]Consumo: Basso x2
    Unità: 2 e 2 /Pot: 20 e 20 /Vel: 325

    A prescindere dall'esito dei singoli attacchi, il metallo appena manipolato si sarebbe a quel punto avvicinato a Munisai perdendo la propria forma e assumendo quella rudimentale ma assolutamente efficace di due Wakizashi, che il giovane avrebbe afferrato al volo, una per mano, dopo aver lasciato cadere il non più necessario Kunai.[SA1]Consumo: 1/2Basso
    Unità: 2 /Creazione: Wakizashi x2



    Creazione: L'utilizzatore può creare equipaggiamento di metallo dandogli qualsiasi forma tramite uno slot azione/tecnica: un'Unità permette di creare fino a 60 crediti equipaggiamento. Il mantenimento non richiede chakra o unità da manipolare. L'utilizzatore può modellare gli oggetti metallici toccati, aumentandone o diminuendo la potenzialità. Modellare richiede 1 Unità ogni variazione di 5 di potenza; la variazione massima è pari alla metà della potenza massima. Ogni azione richiede un consumo ¼ Basso ogni Unità impiegata.

    Con un unico movimento fluido l'otese fece calare le lame diagonalmente da sinistra verso destra, parallele tra loro, sull'avversario alla sua sinistra, tentando di tranciargli mezza testa con una spada e la base destra del collo con l'altra.[SA2]Attacco Doppio
    Impasto: Basso
    For: 350 /Vel: 400 /Pot (Wakizashi): 20+20

    Con le due lame ora all'altezza del proprio fianco destro, il rosso avrebbe deviato la sua attenzione sul tizio alla sua destra, subito accanto all'altro. Incalzando col piede destro in avanti e ponendovi sopra il grosso del suo peso, il ragazzo si sarebbe proteso verso il nuovo bersaglio facendo scattare come molle le braccia verso di lui, esibendosi in un doppio affondo parallelo e contemporaneo che avrebbe cercato di trapassare sia il pettorale sinistro che la gola del malcapitato.[SA3]Attacco Doppio
    Impasto: Basso
    For: 350 /Vel: 400 /Pot (Wakizashi): 20+20


    Il ragazzone sentì un paio di gocce di sudore tuffarsi giù dal viso mentre il respiro si faceva sempre più affannoso. Poteva cadere vittima di un capogiro da un momento all'altro, per non parlare del possibile contrattacco a opera dei nemici, in caso la sua offensiva non si fosse rivelata abbastanza incisiva da chiudere subito la partita. Forse i suoi compagni sarebbero dovuti persino intervenire per aiutarlo, in quella eventualità, ma una cosa sarebbe apparsa cristallina a chiunque in quel momento stesse guardando i suoi occhi e la guardia alta e serrata, solida malgrado tutto.
    Ci voleva ben altro che un cuore malandato e un paio di stronzi per fermarlo.





    Chakra: 9,5/30 15
    Vitalità: 6/12 6
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 375
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Creazione
    2: Attacco doppio
    3: Attacco doppio
    Slot Tecnica
    1: Att Costrutto
    2: Att Costrutto
    Equipaggiamento
    • Kunai × 1
    • Occhiali × 1
    • Fuuma Kunai × 1
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    Status: Affaticato


  9. .

    Progetti in Cantiere


    La Più Grande delle Minacce • Capitolo X

    L'ex Amministratore si offrì senza alcun problema di aiutare il ragazzino biondo a vincere le proprie paure. Aiuto che si sarebbe concretizzato nelle peggiori torture fisiche e psicologiche probabilmente, viste le prove mortali alle quali quel pugno di temerari otesi aveva spontaneamente deciso di sottoporsi.
    Così come il Kokage attraverso i Sigilli Maledetti e le tenebre più oscure che essi facevano affiorare in coloro che tentavano a rischio della vita di impossessarsene, anche lo Yakushi si era dimostrato più che in grado di tormentate animo e corpo dei suoi sottoposti. O vittime, che dir si voglia.
    L'uomo dagli occhiali finti era forse ancora più inquietante del capovillaggio sotto quell'aspetto, in quanto sembrava palesemente e genuinamente divertito al pensiero delle tribolazioni elargite ai subordinati. La cosa sembrava regalargli allegria e gioia, simile a quella di un bambino pestifero che ride a crepapelle mentre gioca a smembrare le sue bambole.
    Eppure il metodo era efficacie, o almeno così la vedeva Munisai, e lo aveva ben espresso con la metafora del fabbro e del lavoro che compie per realizzare la sua opera. D'altronde il rosso aveva sempre detestato le pappemolli e riteneva che con la gentilezza e le parole d'incoraggiamento non si andasse molto lontano, non se si nutrivano ambizioni di eccellenza nella vita. E comunque, men che meno in un ambito militare come il loro. Quindi, esperienze dure, al limite del possibile, ma con un profitto a dir poco inestimabile. Costruire mattone dopo mattone la forza e la resilienza per poter affrontare e conquistare le vere sfide in agguato là fuori, in un mondo spietato che non faceva sconti a nessuno.

    Il Jonin esortò i due cadetti ad assecondare le loro inclinazioni, a coltivare i loro talenti. Al ragazzone, nello specifico, suggerì di sviluppare le capacità preesistenti come fabbro portandole al livello successivo, magari visitando vari territori al fine di farne proprie le tecniche.
    Neanche a farlo apposta, Munisai aveva fatto proprio quella pensata ancor prima di decidere di fare del Suono la sua nuova dimora.
    Fece un breve cenno di approvazione col capo, continuando a guardare negli occhi il superiore.
    Credo che sia un ottimo consiglio convenne il rosso.
    In effetti avevo già in mente qualcosa del genere, una sorta di pellegrinaggio, per così dire. Un viaggio per il continente che mi porti ad arricchire le mie conoscenze e ad affinare le mie capacità in quest'arte che mi sta così a cuore, confrontandomi con esperti del mestiere.
    Si grattò il mento, riflettendo.
    Ma è un progetto che intendo rimandare di alcuni mesi.
    Per il momento voglio ambientarmi bene qui a Oto e concentrarmi solo sulla mia carriera ninja. Addestrarmi e diventare uno shinobi degno di questo nome, in grado di reggersi sulle proprie gambe.
    Ora come ora penso sia questa la mia priorità, poi penserò al resto.

    Già, il novellino aveva tutte le intenzioni di diventare uno dei migliori fabbri sulla piazza, e sapeva di averne la stoffa. Ma prima di dedicarsi alla propria crescita in quell'ambito, reputava indispensabile radicarsi bene nel suo nuovo Villaggio, diventare un ninja capace e dunque accrescere la sua forza, e il suo prestigio.
    Tutto sarebbe stato più semplice e accessibile, a quel punto.

    Febh continuò parlando della situazione non esattamente idilliaca in cui versava Oto, di tutte le decisioni da prendere e dei vari cambiamenti nell'assetto del Suono necessari a riportarlo alla prosperità e alla migliore efficienza. Ogni argomento era importante e degno di discussione, ma il rosso non si azzardò a sciorinare idee o proposte.
    Lui era un outsider, di quel posto come di quel mondo. L'ultimo raggio dell'ultima ruota del carro, per essere chiari.
    Lì c'era un Kage appena eletto pronto a prendere in mano la situazione, mentre molti ancora dovevano rientrare dalle rispettive prove. Parecchie cose erano ancora in sospeso, per aria, proprio come le inquietanti colonne che risplendevano di pura energia sulla vetusta magione.
    La più pazzesca e traumatica riunione che si fosse mai vista non poteva certo dirsi conclusa.



  10. .

    Indy


    La Fonte della Vita Eterna • Capitolo IV

    Le chiacchiere di Munisai parevano aver fatto breccia, riuscendo quantomeno a scongiurare un combattimento che lo avrebbe visto in netto svantaggio. La ragazza che aveva subìto una così repentina e inspiegabile trasformazione nel comportamento rimproverò con cipiglio il rosso per la sua subdola invadenza, sottendendo una neanche troppo velata minaccia, per quanto la prudenza del giovane fosse stata elogiata.
    L'otese incassò con rispettoso silenzio quell'avvertimento, senza sottovalutarne la consistenza. Dopo aver taciuto, però, non poté fare a meno di interloquire.
    L'isola dove non si muore? ripeté, aggrottando le sopracciglia.
    Cosa significa? chiese, del tutto ignaro della singolare anomalia che affliggeva l'isola e chiunque vi si trovasse sopra.
    Se si trattava di un semplice soprannome dell'Abete era quanto mai insolito e il ragazzo avrebbe voluto scoprirne il significato. Per il resto, lasciò che la giovane si esprimesse intervenendo poco, intento a racimolare quante più informazioni fosse possibile.

    Ad esempio, pareva che BakeKujira, termine che aveva precedentemente già sentito durante il suo appostamento, fosse in effetti il nome dell'Arma che si riteneva essere nascosta da qualche parte su quello sputo di terra in mezzo al mare, per quanto la sua effettiva presenza non fosse ancora stata dimostrata.
    Parlando di nomi, l'abnorme alleanza stretta tra Zanna e Kiri e, per estensione, il contingente di shinobi lì stanziato dai due Villaggi, erano denominati "Tregua".

    La ragazza accettò che Munisai si unisse alle ricerche di Yusuke, che poco dopo si rivelò essere il nome evidentemente fittizio assegnato al focoso compare lì presente per quella missione, e di una certa Taeko. Si sarebbero recati alle rovine poco più a est, dove era possibile che si celassero degli importanti indizi sull'Arma, o roba simile. Una situazione del genere era stata già rilevata con certezza presso un sito analogo, ma più a ovest, ma evidentemente già altri se ne stavano occupando, altrimenti non avrebbe avuto molto senso dirigersi altrove, giusto?

    Venne fuori che Yusuke aveva già incontrato altri Accademici, cosa non stupì affatto il rosso, essendo lui ben a conoscenza della spedizione accademica che lo aveva presumibilmente preceduto sull'isola di poche ore. Chissà se Kato Yotsuki, il solo compaesano ad essersi pure imbarcato in quella folle avventura, era uno dei ninja che quel tipo aveva incrociato.
    Per il momento il ragazzone non sentiva l'urgenza di ricongiungersi ai propri alleati, quanto piuttosto gli premeva scoprire qualcosa di utile e interessante da chi ne sapeva più di lui sulla questione Arma di Iwa, e quei due costituivano senz'altro un ottimo inizio ai suoi occhi. Tuttavia, le nuove conoscenze non si dimostrarono sempre propense a condividere il loro sapere, il che era anche prevedibile visto come avevano reagito alla scoperta di essere spiate.
    L'otese doveva fare buon viso a cattivo gioco, cercando comunque di capire il più possibile in quel dannato casino.
    Guerrieri del Vuoto? E chi sarebbero? domandò con spassionata curiosità, ma invece di una risposta ricevette dalla giovane un'occhiata ironica, quasi sardonica, che poco si addiceva ad una ragazzetta di quell'età.
    Hai chiesto di unirti a me sulla pista che sto seguendo, se ti impegni con me devi mantenere quanto prometti e non pensare a nient'altro.
    Sono una donna gelosa, io. Sempre stata.

    Di norma, quelle ultime affermazioni avrebbero fatto sorridere Munisai. Anzi, dato che uscivano dalla bocca di una mocciosa le avrebbe indelicatamente e sonoramente riso in faccia, ma non lo fece, e non solo perché non sarebbe stata una mossa molto avveduta, date le circostanze.
    C'era qualcosa nel modo di fare, di parlare, persino nella gestualità della giovane che rendeva quell'atteggiamento maturo e autoritario maledettamente convincente. Tanto che il grande e grosso shinobi del Suono non poté che piegarsi al volere dello scricciolo. O quasi.
    Non intendo tirarmi indietro, farò la mia parte al meglio delle mie possibilità. Però le informazioni sono fondamentali, e avere un quadro più preciso della situazione mi renderebbe molto più efficace, e quindi più utile alla causa comune.
    Dato che li stanno cercando, questi Guerrieri immagino siano un tassello importante del mosaico. Per questo ho chiesto di loro.

    Avrebbe così lasciato che l'altra soppesasse la bontà di tale argomentazione e decidesse se e quanto raccontare sull'argomento. Ad ogni modo, lo straniero non avrebbe insistito oltre, per il momento.

    Poi, ancora una raccomandazione: trattare bene Taeko. Sì, ma chi era Taeko?
    La risposta a quell'interrogativo arrivò quando, dopo un letterale battito di ciglia, la fanciulla parve riacquisire il carattere ed il modo di fare da acerba adolescente quale era, i medesimi che il rosso aveva riscontrato in lei durante la sua furtiva osservazione.
    Taeko era il nome della ragazza stessa, la cui situazione mentale pareva decisamente ingarbugliata.
    Era come se due entità distinte coesistessero nello stesso corpo, indipendenti ma capaci di comunicare tra loro. Forse si trattava di una patologia di carattere neurologico, quello che chiamavano disturbo di personalità multipla, ma nulla escludeva che la condizione della kunoichi fosse di carattere ben più straordinario. Quando si trattava del mondo ninja, mai dire mai.
    Ad ogni modo, c'era la personalità Taeko che era appena riaffiorata, una ragazzetta come tante, spensierata, socievole, a tratti ingenua, e la personalità "Sensei", una donna matura, saggia e autorevole. La prima era decisamente più coerente con il suo involucro esterno, ma la seconda sembrava molto più consapevole e in controllo di quella dicotomia, oltre che molto meglio informata sulle questioni dell'Abete e dell'Arma. Infine, Yusuke le era completamente sottomesso e soggetto, obbedendo all'istante ad un suo ordine e rivolgendosi a lei con sommo rispetto, arrivando a chiamarla "Signora". Lo stesso Yusuke che ora sollevava gli occhi al cielo mentre la mocciosa dichiarava di essere un ninja in prova per la Tregua.
    In effetti non è che quadrasse molto.
    Quei due non erano Accademici, quello era certo. Che fossero isolani? Possibile. Ma difficile che fossero della Tregua, o sarebbero stati molto meno amichevoli e disposti a collaborare, dato che Munisai era effettivamente un intruso e loro impedivano l'accesso all'isola a chiunque non fosse della loro cricca. Restava Hayate, l'opzione secondo lui più plausibile. In fondo erano stati loro a convocare quelli dell'Accademia in quel luogo, la volontà di collaborare era dunque scontata. Inoltre era stata la Sensei stessa a dire che Oto fosse una loro alleata in quella vicenda, frase che lasciava spazio a ben pochi dubbi.
    La marmocchia però sembrava inconsapevole di tutto ciò e le sue parole erano incoerenti con quelle della sua altra metà, per così dire. L'otese avrebbe semplicemente assecondato senza andare a puntualizzare le incongruenze del caso, cercando di sfruttare il più possibile quei due e ciò che sapevano.
    Ciao, Taeko rispose tranquillo al saluto.
    Scusa per la fiammata, ma gli ordini sono ordini.
    Ma certo, sta' tranquillo mostrò una mano sorridendo, come ad esprimere la non necessità di scusarsi.

    Dopo che i due nuovi alleati ebbero esposto in maniera succinta i loro punti di forza, chiedendo poi all'accademico quali fossero i suoi, Yusuke tese una mano verso quest'ultimo.
    Senza rancore, si? Dobbiamo distruggere l'Arma!
    Il rosso lo fissò per qualche istante, poi gli fece un mezzo sorriso avvicinandosi a lui. Superò il braccio proteso dell'altro come se non lo avesse notato, dando grosse pacche con entrambe le mani sulle spalle del tizio, poi afferrandole e scuotendole giocosamente.
    Ti ho detto di non preoccuparti!
    In fondo ero io in difetto, me la sono cercata
    disse con tono gioviale mentre un sorriso complice si allargava ulteriormente.
    Lo lasciò andare, volgendo lo sguardo verso il sentiero che li avrebbe portati fuori dal bosco.
    Hai ragione, ma innanzitutto dobbiamo trovarla.
    Andiamo a dare un'occhiata a queste rovine. Fate strada, ragazzi.

    Di fatto non gli aveva voluto stringere la mano. Il tipo sembrava in buona fede, ma il ragazzone non si fidava di nessuno di quei due. Aveva però ripiegato su un gesto ancora più informale e fraterno rispetto ad una solenne stretta di mano, giusto per salvare le apparenze, coadiuvato dalle proprie notevoli capacità interpretative.
    Il gruppo si mise dunque in marcia.
    Comunque anch'io me la cavo con nodi, corde e fili disse, voltandosi verso la ragazzina.
    Sono abile nei lavori che richiedono una buona manualità.
    Poi, combatto prevalentemente sulla breve distanza con le mie armi.

    Si grattò la testa.
    Questo è quanto, temo. Ho iniziato un po' tardi la mia carriera ninja, quindi ho ancora molto da imparare.

    Usciti dalla foresta, proseguirono verso oriente. Tanto valeva ammazzare il tempo cercando di scoprire qualcosa in più su quella terra.
    Allora, siete qui da molto? Come ho detto non so praticamente nulla su quest'isola, né dal punto di vista morfologico né da quello storico.
    Non so niente neanche dei suoi abitanti, tipo quanti ne siano o che genere di stile di vita conducano.

    Scrollò le spalle.
    Cosa sapete dirmi?
    Attese delle risposte, ascoltando con attenzione.
    Si guardò i dorsi delle mani, poi la pelle delle braccia. L'ustione che aveva subito quando era stato scoperto a origliare era stata di lieve entità, grazie alla tempestiva contromossa, ma comunque sembrava che le lesioni stessero guarendo più in fretta del normale.
    E lui che aveva lavorato assiduamente nelle fucine aveva un certo occhio per le bruciature.
    Questa storia che qui non si può morire ha dell'incredibile. E vedo che anche i danni vengono rigenerati ad un ritmo accelerato.
    Ci sono delle controindicazioni o delle casistiche in cui questo fenomeno non si manifesta? In altre parole, quali sono i limiti di questa immortalità?
    avrebbe chiesto incuriosito, ma solo se precedentemente la Sensei non si fosse espressa già in maniera esaustiva sull'argomento.

    Ma parliamo di quello che ci interessa più nell'immediato, le rovine.
    Da quello che avete detto intuisco che sia presente più di un sito del genere qui all'Abete. Quanti ne sono di preciso e quanto sono antichi?
    Immagino che anche altri si stiano dando da fare per esplorarli, al momento. Però non capisco una cosa
    si grattò il mento rimuginando, prima di continuare. A quel punto ragionava più che altro ad alta voce.
    Che legame può esserci tra i resti forse di una civiltà passata e un'Arma di Iwa? Che quell'affare sia rimasto nascosto qui per secoli e che i popoli del tempo abbiano voluto trasmetterci attraverso queste costruzioni degli indizi per rintracciarlo?

    Intanto erano arrivati a destinazione. L'otese subito cominciò a guardarsi intorno, mentre ascoltava le considerazioni dei suoi accompagnatori.
    La prima cosa che attirò la sua attenzione fu ovviamente il simbolo presente su una delle colonne, la più centrale. Gli si avvicinò accovacciandosi.
    Mu*?
    Quel logogramma poteva significare diverse cose a seconda del contesto.
    Nessuno, Senza, Nulla...
    ...Vuoto?
    Possibile che fosse una coincidenza? Si voltò verso gli altri due.
    Questo simbolo...che cos'è? Ne conoscete il significato?
    Fece una pausa, passando lo sguardo dall'uno all'altra.
    C'entra forse qualcosa con questi Guerrieri del Vuoto?
    Dopo aver ricevuto le sue risposte, si risollevò proseguendo l'ispezione.
    Avete ragione, questi monconi di colonne non sono fissati al terreno. Inoltre sembrano quasi essere stati piazzati a casaccio, che strana disposizione.
    Si grattò il mento, pensieroso.
    Avete detto che, tra le altre cose, hanno provato a scavare.
    Sapete quanto arrivano in profondità le fondamenta di quelle tre colonne?
    chiese, indicando quelle più a sinistra con un cenno del capo.
    Poi si avvicinò al malmesso muretto a secco, alto più o meno quanto lui.
    Se guardassimo dall'alto, dici. Beh, proviamo.
    Con un salto misurato e accorto, data la precarietà della struttura, Munisai si trovò sulla sommità del muro, dove prese a guardarsi intorno per poi concentrarsi sulle colonne.
    Quelle più distanti dal suo attuale punto di vista erano le più integre ed erano anche quelle dotate di fondamenta che le radicavano nel suolo. Sembravano disposte a formare un triangolo, ma difficile ipotizzare a che genere di edificio fossero appartenute. Oltretutto, cosa strana, non sembravano esserci macerie riconducibili a un tetto o a una copertura di qualche tipo.

    Il rosso saltò giù avvicinandosi ai due compagni con una smorfia contrariata.
    Così a colpo d'occhio non aveva avuto nessuna folgorazione utile a svelare un fantomatico segreto, ammesso che ci fosse davvero. Ma in effetti sarebbe stato assurdo aspettarsi il contrario, ovvero che in quattro e quattr'otto l'otese riuscisse a risolvere un mistero del quale ninja di ben altra levatura non erano riusciti a venire a capo in anni di permanenza sull'isolotto.
    Poi c'era il fatto che il giovane non sapesse una mazza di archeologia, il che non aiutava.
    Non so voi, ma non ho particolari idee al momento. Dovremo esaminare più accuratamente queste rovine.
    Probabilmente già sarà stato fatto da quelli della Tregua, ma meglio renderci conto coi nostri occhi. Non si sa mai.

    Si guardò intorno.
    Comincerei perlustrando l'area circostante, diciamo nel raggio di cinquanta metri dalla colonna col Simbolo.
    Prendete nota e riferite di qualsiasi cosa vi sembri insolito o fuori posto, qualsiasi minuzia fino al terreno smosso, erba strappata o sassi strani, chiaro?
    Dividiamoci: Yusuke, tu occupati del semicerchio superiore, Taeko con me in quello inferiore.


    Dopo aver battuto la zona ed essersi confrontati sui loro riscontri, l'accademico si avvicinò ad una delle colonne malridotte, quelle solo appoggiate sul prato. Tirò fuori uno dei suoi coltelli da lancio tranciando via le rampicanti avvinghiate ad essa, poi esaminò accuratamente la sua superficie sia con la vista che con il tatto, notando le varie escrescenze e pezzi mancanti.
    Yusuke! Vieni un po' chiamò per chiedere assistenza al focoso compare.
    I due coordinarono la loro azione in accordo all'idea del rosso. Mentre l'uno spingeva la parte più alta della colonna, l'altro, dal lato opposto, agguantava e accompagnava delicatamente il cilindro di pietra coricandolo a terra, cercando di evitare di danneggiarlo.
    Munisai voleva verificare se ci fosse qualcosa sotto la base di quel moncone di pilastro o direttamente sul terreno su cui poggiava. Un segno, un indizio, qualsiasi cosa.
    Se non avessero notato niente di strano, avrebbero rimesso la colonna in piedi com'era prima, per poi ripetere tutta l'ispezione nelle restanti colonne solo adagiate.

    A quel punto, l'otese si sarebbe diretto verso il muro, usando stavolta il dorso del coltello per grattare via ogni traccia di muschio dai sassi, dove presente, in modo rapido ma accurato, evitando di danneggiare le superfici.
    Vedi mai che ci fosse qualcosa sotto quel muschio.
    Dopodiché, avrebbe esaminato da cima a fondo tutto il muretto, tastando ogni pietra che lo componeva e cercando di notare se ce ne fossero di compatibili con i pezzi che mancavano alle colonne precedentemente ispezionate.

    Finito anche lì, sarebbe tornato alle tre colonne intere.
    Chiedendo aiuto ai due ragazzi, laddove necessario, avrebbe cercato di "abbracciare" ciascuna colonna per poi provare a farla ruotare, prima in senso orario, poi antiorario.
    Forse era un'idea stupida, ma ormai andava puramente per tentativi.

    Si sarebbe infine inginocchiato davanti al Simbolo misterioso, poggiandoci sopra una mano e notando solo in quel momento una piccola crepa accanto allo stesso, probabilmente priva di significato.
    Qualcuno di voi si intende di Fuuinjutsu? Io no, purtroppo sospirò.
    Ammesso che di tale si trattasse, poi. Non ne era così certo.
    Sicuramente quel sito aveva qualcosa di sovrannaturale, dato che le sue strutture anche se demolite si ricomponevano nell'arco di un giorno. Neanche fossero state un qualsiasi essere vivente di quell'isola.
    Il rosso davvero non sapeva granché di sigilli, ma provò comunque con la prima cosa che gli veniva in mente.
    Yusuke, puoi posizionarti al centro rispetto a queste tre colonne intere?
    Dopo che il ragazzo avesse assecondato la richiesta, l'accademico si sarebbe praticato sul palmo della mano sinistra un taglio sufficiente a fargli versare del sangue. L'avrebbe poi poggiato sul Simbolo, impastandovi anche del chakra, sperando che succedesse qualcosa.


    Se nulla di quello che avevano provato fino a quel momento avesse dato esiti, o comunque una decisa indicazione sul da farsi, il ragazzone si sarebbe riunito ai suoi alleati mentre usava un lembo della sua maglia per fasciarsi la mano ferita.
    Non posso dire di essere a un passo dalla soluzione, ragazzi disse con tono crucciato, incrociando le braccia.
    Dopo tutto quello che abbiamo visto che idea vi siete fatti? chiese, guardandoli entrambi, sperando che uno di loro avesse colto qualche dettaglio che a lui era sfuggito.
    Dopo averli ascoltati, indugiò a lungo con lo sguardo sulla kunoichi.
    Le stava provando tutte, tanto valeva mettere da parte ogni remora.
    La fissò intensamente, con aria seria.
    Taeko, se la tua Sensei fosse qui e sapesse quello che noi sappiamo...cosa pensi che direbbe? Che consiglio potrebbe darci?





    Chakra: 27/30
    Vitalità: 11/12
    En. Vitale: 29/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    ///


  11. .

    The Keymaker


    Acciaio di Contrabbando • Capitolo V

    Tutti i presenti furono sollevati e compiaciuti dall'esito degli sforzi di Munisai, esprimendo ognuno a suo modo la propria approvazione. Era anche comprensibile dato che dalla prestazione del rosso dipendeva anche la loro salvezza.
    All'esortazione del ninja della Foglia a liberare anche lui e l'altro Genin, il ragazzone lo guardò inclinando la testa e mostrando il palmo della mano, come a suggerirgli di pazientare senza ricordargli l'ovvio. Il giovane posò dunque lo sguardo sulle manette che tenevano prigionieri sia Yato che Tamao, focalizzandosi stavolta direttamente sulle stesse anziché partire dalle catene.
    Il respiro, il chakra in risonanza col metallo. Il fuoco, la Voce. Ogni cosa era in armonia e lavorava congiuntamente verso un obiettivo specifico, rendendo l'acciaio un'estensione del corpo di Munisai e consentendogli di controllarlo a piacimento. Un cenno del capo involontario, appena abbozzato, e i quattro bracciali si spaccarono in due parti praticamente uguali, lasciando liberi i due ragazzi.

    Ora viene il bello disse il rosso, grattandosi dietro la testa pensieroso.
    A parte una minuscola grata utile alla ventilazione del locale, quella camera era completamente sigillata. L'unico modo per uscire da lì era imitare il loro rapitore e manipolare il metallo per creare un'apertura. Il giovane non era certo di poter già riuscire in un'impresa del genere ma ci avrebbe provato con tutto se stesso pur di filarsela, se solo non ci fosse stato il problema Tenma. Non potevano certo lasciarlo lì appeso alla mercé del nemico, quindi occorreva trovare il modo di liberare anche lui.

    Quando il Senju gli si avvicinò offrendosi di occuparsi di lui con le proprie arti mediche, Munisai lo guardò poco convinto.
    Credo che quello che si poteva fare l'abbia già fatto Kenzo, ma accomodati pure scrollò le spalle mostrando scarso interesse, lasciando che l'alleato lo visitasse brevemente, magari facendosi auscultare il cuore o cose così, ma nulla di più, senza neanche rimuovere un indumento.
    Non avevano certo tempo di gingillarsi.
    Il rosso sapeva bene che il procedimento che lo aveva in sostanza fatto infartare aveva creato dei danni da non prendere sotto gamba, ma se ne sarebbe preoccupato dopo aver messo il culo in salvo, una volta tornato a Oto, dato che, come aveva detto il caposquadra, comunque avrebbe avuto bisogno di una terapia più complessa e mirata per rimettersi del tutto.
    Puoi occuparti della sua spalla, magari gli suggerì, indicando con un cenno della testa il superiore ed il kunai ancora conficcato nelle sue carni.

    Il Jonin ricordò che non lo si poteva liberare manipolando le catene, dal momento che erano intrise di un chakra estraneo, con ogni evidenza quello del traditore otese. Yato confermò che quel principio era comune a ogni tecnica di manipolazione, inclusa la sua.
    Quel punto era già stato chiarito in realtà, ed era il motivo per cui il ragazzone era stato spinto a correre dei rischi così grossi. Diversamente, Kenzo si sarebbe agevolmente liberato da sé e tutto sarebbe stato più semplice.
    L'osservazione ben più interessante fu quella che riguardava la serratura presente sulla parte posteriore delle manette e che Munisai aveva notato solo dopo essersi sbarazzato delle proprie. Lui stesso avrebbe potuto provare a forzarle dato che, come apprendista fabbro, aveva una discreta conoscenza dei meccanismi di sicurezza più disparati e sapeva anche come sfruttarne le debolezze strutturali per scassinarli. Certo, al momento non aveva grimaldelli o altri oggetti utili allo scopo, ma probabilmente avrebbe potuto inventarsi qualcosa con ciò che aveva a disposizione, anche se ci sarebbe voluto un bel po' di tempo, senza contare quello impiegato per studiare la specifica meccanica d'apertura. Quell'idea sarebbe stata successivamente accantonata del tutto alla notizia che quelle particolari serrature possedevano, almeno per quanto riguardava gli anelli ai polsi del caposquadra, una sorta di sistema antiscasso che avrebbe fatto scattare una trappola se non fossero state sbloccate simultaneamente.
    Che genere di trappola? domandò il giovane per pura curiosità sulla meccanica di quegli arnesi, chiedendosi anche come facesse l'uomo ad essere a conoscenza della presenza di una simile insidia.
    Era possibile che il suo dominio sui metalli gli consentisse di percepire la struttura interna di quegli strumenti di contenzione pur nonostante la presenza del chakra alieno gli impedisse di influenzarli. Sembrava una spiegazione plausibile e, chissà, magari sarebbe riuscito anche lui a sviluppare quel tipo di sensibilità.

    Ad ogni modo, trafficare con le serrature era a quel punto fuori discussione. Sarebbe stato più rapido e sicuro creare delle chiavi ad hoc. A patto di saperlo fare, certo.
    Il Genin di Konoha sembrava esserne in grado e pronto a dare una dimostrazione pratica al rosso che avrebbe dovuto ancora una volta fare la sua parte, stavolta agendo in sinergia col ninja straniero al fine di liberare Tenma. Quest'ultimo, oltretutto, sembrava credere abbastanza in quell'allievo da spingere affinché lo stesso si cimentasse in quella nuova prova.
    Neanche a dirlo, Munisai era pronto a raccogliere la sfida. Qualsiasi cosa per affinare sempre più quell'arte la cui complessità e potenziale aveva a stento iniziato a scalfire.

    Piegò il busto avvicinando forse più del dovuto la faccia alla mano del Senju mentre da essa germogliava una chiave vergine.
    Carino commentò sollevando lo sguardo verso l'altro, mostrando un sorrisetto indecifrabile.
    Raddrizzò la schiena, voltandosi a guardare il pezzo di catena che si era staccato dai polsi. Un minimo di concentrazione ed un suo segmento composto da quattro anelli gli volò in una mano, poi imitò il compagno andando alle spalle di Kenzo ed esaminando la serratura, che all'apparenza sembrava abbastanza ordinaria, malgrado il tranello che nascondeva. Yato aveva decisamente ragione, limitarsi a riempire il foro di una sostanza e girare difficilmente avrebbe sortito l'effetto sperato, a meno che quegli affari non fossero stati progettati da un cane ignobile.
    Il ragazzone osservò attentamente la procedura che avrebbe dovuto provare a replicare e ascoltò le parole dei due ninja medici, e soprattutto quelle del suo mentore.
    Mentre il Senju si dedicava alle chiavi per le cavigliere, questi chiese a Kenzo lumi su questo fantomatico alleato che li stava raggiungendo all'esterno, solo per vedersi dare una risposta criptica. Basandosi sulle parole del superiore, Munisai ipotizzò che si trattasse di una creatura con la quale aveva stipulato un contratto di richiamo.
    Bah, quanti misteri bofonchiò, non comprendendo l'atteggiamento enigmatico.
    Ma il discorso fu lasciato cadere lì. Chiunque si stesse avvicinando per aiutarli ad abbandonare l'area, sarebbe stato tutto vano se i quattro non fossero stati capaci di uscire da quella prigione d'acciaio. E avrebbero dovuto farcela da soli.
    Il giovane si rimboccò le maniche pensando al da farsi.

    Pose due anelli riciclati della sua catena sul palmo della mano sinistra, cercando di esercitare il suo controllo su di essi.
    Subito furono avvolti da fiamme bluastre, e ancora una volta il focus che aveva scelto si rivelò una scelta azzeccata. In quel momento il ragazzo stava cercando di rendere il metallo malleabile, morbido, un po' come l'argilla umida, e aumentare la temperatura della dura sostanza esponendola ad una fonte di calore sarebbe stato praticamente l'unico modo per ottenere un simile cambiamento di consistenza. Questo in circostanze ordinarie ovviamente, come nella bottega di un fabbro, lui invece avrebbe semplicemente piegato l'acciaio alla sua volontà sfruttando il chakra, ma l'immagine mentale del fuoco che agisce sulla materia costituiva comunque una sorta di scorciatoia cognitiva coadiuvando e veicoland al meglio la sua azione.
    La frequenza del chakra era in risonanza con quella del metallo, che cominciò a vibrare impercettibilmente ma via via più forte. Il comando impartito dalla Voce, in perfetta armonia con l'acciaio, stava già mostrando i suoi risultati. L'effetto che voleva era piuttosto diverso rispetto al provocare una semplice fenditura nell'oggetto in lega ferrosa. Stava cercando di indebolire i legami tra le molecole che costituivano il corpo, al fine di farne cedere la struttura stessa.

    Non riuscì al primo tentativo, questo era certo. Si trattava di un'applicazione sicuramente più avanzata e sottile. Si doveva interagire con l'oggetto nella sua interezza ma in maniera uniforme e controllata, mutandone lo stato senza imperfezioni.
    Intensificò la sua concentrazione, chiudendo a pugno la mano che conteneva gli anelli, come a voler aiutarsi con l'energia meccanica delle sue membra nel soggiogare l'aspro elemento. Le fiamme immaginarie fuoriuscirono dalla morsa, mentre sentiva il metallo vibrare sempre più a contatto con la sua pelle.
    Poi un suono lieve, appena un gemito.
    Il rosso aprì la mano e vide che l'acciaio era rimasto schiacciato e gli era rimasto impresso parzialmente il palmo e le dita serrate, neanche avesse stritolato una palla di plastilina.
    Ci era riuscito. Aveva annientato la struttura originale, aveva sconvolto l'equilibrio di un oggetto completo e immutabile riportandolo alla sua essenza amorfa, alla mera materia pronta ad essere plasmata. In un certo senso aveva annullato l'esistenza di quegli anelli, asservendo il metallo che li costituiva al suo personale disegno, qualsiasi esso fosse.
    C'era un che di trascendente e terrificante in tutto ciò, ma sul viso di Munisai si dipinse ugualmente un gran ghigno.

    Il giovane spinse la sostanza ormai soffice nella serratura per poi estrarla lentamente, solo allora sollevando la manipolazione sul quel calco che così si solidificò immediatamente. Il ragazzo lo esaminò accuratamente.
    Per aprire quelle manette ci sarebbe voluta una chiave abbastanza classica, a singola mappa, proprio come quella generata da Yato del resto.
    Meglio procedere per gradi.

    Prima cosa, bisognava creare una chiave generica, poi si sarebbe soffermato sui dettagli. Stavolta, oltre alla scomposizione, ci sarebbe stata la ricomposizione della materia in un nuovo oggetto. E dato che di solito è sempre più facile distruggere che creare, meglio mettersi subito all'opera.
    Continuando a tenere sott'occhio il calco nella mano sinistra, prese nella destra i restanti due anelli a disposizione e cominciò subito a demolirne la struttura come aveva fatto poco prima. L'azione fu più veloce a quel giro, come era immaginabile. Idealmente, l'intero processo avrebbe richiesto pochi istanti una volta preso confidenza con la tecnica, ma ci sarebbe voluto un po' di tempo per quello.

    Fase due, creare la chiave.
    Il rosso la visualizzò mentalmente, cercando poi di scolpirne l'immagine nell'acciaio.
    Il risultato fu molto deludente. Una chiave tutta sbilenca, più spessa o più sottile nei punti sbagliati, insomma un mezzo aborto. Quantomeno qualcosa l'aveva sfornato, quindi doveva lavorare più che altro sulla precisione del controllo.
    Fece qualche altro tentativo, andando a migliorare progressivamente, ma nessun risultato fu particolarmente esaltante. Gli era stato consigliato di pensare in tre dimensioni, ma quello era qualcosa di scontato per lui. Avete idea di quante chiavi avesse forgiato o aiutato a forgiare da quando era appena bambino? Una marea.
    Fatto sta che la destrezza delle mani fosse su un piano ben diverso rispetto alla destrezza che aveva con il chakra, per non parlare di quella specifica arte con la quale si stava misurando da minuti, neanche settimane o mesi. Forse cercare di creare in quel modo una spada o una qualche arma sarebbe stato più semplice, paradossalmente. Con un oggetto piccolo come una chiave e che doveva avere dei minuscoli intagli molto precisi su una superficie molto ristretta, d'altro canto, si faceva molta fatica.
    Il ragazzone rifletté un momento e gli venne un'idea. Avrebbe usato un espediente che pure veniva dal suo background nell'arte fabbrile.
    Oltre a visualizzare l'oggetto che voleva creare, l'avrebbe mentalmente racchiuso tra due stampi che ne avrebbero definito e bloccato la forma. Esattamente come avveniva nel sistema a colata usato nella metallurgia, dove il metallo fuso veniva versato appunto all'interno di stampi tridimensionali e poi lasciato raffreddare e quindi solidificare. Un metodo che era stato molto usato anche per realizzare armi come spade e punte di lancia in passato, principalmente quando era il bronzo a farla da padrone come materia prima nell'artigianato bellico. Ma non era la tecnica in sé che avrebbe messo in atto nella sua creazione, bensì avrebbe semplicemente usato il concetto per aiutarsi nel dare corpo alla sua idea. Un trucco per fregare la sua stessa testa e imprimere al materiale una sagoma perfettamente fedele a quella pensata.
    Fece un nuovo tentativo implementando il nuovo espediente.
    Pensò alla chiave e con le vibrazioni della Voce e il suono stesso immaginò gli stampi comprimere il metallo nella forma desiderata.
    Funzionò.
    Una chiave vergine perfettamente foggiata era nella sua mano destra, impugnatura, gambo e pettine.

    Si concentrò ancora di più.
    Ora veniva il passaggio finale, la parte più tosta. Focalizzare la modellazione sul pettine, la parte piatta sporgente della chiave, e intagliarvi fedelmente il disegno della mappa.
    Mentre passava il pollice sul calco nell'altra mano, per avere un riferimento tattile oltre che visivo, si mise d'impegno su quella micromanipolazione. Fu dura, parecchio, ma in un tempo ragionevole, lavorando di fino con una lima di chakra potremmo dire, il prodotto finito emerse impeccabile.
    Munisai confrontò la chiave che aveva plasmato con il calco della serratura, poi l'avvicinò al viso squadrandola da ogni angolazione.
    Ci siamo annunciò infine, brandendo tra pollice e indice il frutto del suo lavoro.
    Non c'era incertezza nelle sue parole, ma se il Senju o Tenma avessero voluto sincerarsi coi loro occhi della bontà della sua opera, il rosso li avrebbe accontentati. Nel mentre lo shinobi della Foglia aveva realizzato le chiavi per le manette ai piedi del Jonin, e magari aveva anche già liberato i suoi arti inferiori.
    Procediamo, Yato esortò il compagno incontrando il suo sguardo.
    Avrebbe introdotto la sua chiave nella serratura di uno dei due bracciali metallici per poi fermarsi, aspettando che il Senju lo imitasse.
    Al tre giriamo. Ci sei?
    Attese una parola o un cenno di assenso, poi avrebbe continuato, mantenendo il contatto visivo. Agire in contemporanea era fondamentale.
    Uno. Due. Tre!
    La chiave ruotò nella serratura.





    Chakra: 24,25/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 1/4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    ///


  12. .

    Survival of the Fittest


    La Più Grande delle Minacce • Capitolo IX

    Munisai guadagnò il centro della piazza con lento incedere. Gli occhi seriosi puntati davanti a sé vennero distolti solo pochi istanti per guardare in tralice il ragazzino biondo, il quale arrivò nel luogo del raduno più o meno nello stesso momento.
    Yukine era uno di quelli che si erano sottratti alla prova del Sigillo, ma era possibile che la recluta fosse stata comunque esaminata in qualche maniera, per saggiarne la determinazione e la forza di spirito. Ma si trattava di mere congetture. Il ragazzino era sicuramente trafelato per essere arrivato di gran corsa da chissà dove, ma sembrava del tutto incolume.

    Oltre ai due novellini erano presenti, come gli era stato anticipato, sia Febh che il nuovo Kage, evidentemente in attesa che i vari ninja otesi che avevano deciso di mettersi in gioco facessero ritorno, vivi o in un sacco di plastica.
    C'era anche un volto nuovo però, qualcuno che il rosso era abbastanza sicuro di non aver visto tra la folla all'inizio di tutta quella storia. Una ragazza dai lunghi capelli corvini e dagli occhi violacei, vestita da sacerdotessa.
    Il nuovo arrivato trovò decisamente curioso che costei se ne stesse lì fianco a fianco alle due più alte cariche del Villaggio come se nulla fosse. Era forse un pezzo grosso del Suono anche lei? Eppure il ragazzone non aveva informazioni riguardo a una kunoichi che ricoprisse una posizione gerarchica così importante a Oto, e tantomeno una Miko.
    Munisai la degnò giusto di un paio di secondi in più di attenzione, poi si disinteressò della cosa portando lo sguardo sul Mikawa.
    Eccomi disse lapidario, giungendo le mani dietro la schiena.
    La luce di quei pilastri di pura energia che fluttuavano alti nel cielo catturarono nuovamente i suoi occhi. Come l'ascia del boia sul collo del reo, così queste incombevano funeste su quello che era probabilmente il palazzo più antico di quel luogo.

    Lo Yakushi prese la parola, chiedendo se le nuove leve avessero qualche commento da fare su quanto avevano appena vissuto, e il tono pungente era ben percepibile, spiegando poi, per così dire, le ragioni di un approccio così inflessibile e spietato da parte del Villaggio nei confronti dei suoi shinobi.
    Qualsiasi situazione egli avesse affrontato, il piccolo otese ammise di essere stato sopraffatto dalla paura. Chiese come evitare che un'emozione così invalidante tornasse ad affliggerlo nel futuro.
    Be' sicuramente si sarebbe dovuto rimboccare le maniche e lavorare sodo per diventare più forte, perché solo aumentando la propria forza, la sicurezza nei propri mezzi e sviluppando le proprie capacità il più possibile si poteva espandere la propria area di comfort e ridimensionare progressivamente il dominio della paura. Fermo restando che la paura, dal punto di vista di Munisai, fosse la migliore amica della crescita. Qualcosa che indicava in maniera infallibile le debolezze e le lacune dell'individuo, suggerendogli su cosa lavorare e in che modo migliorarsi.
    Certo, bisognava avere le spalle larghe per imbrigliarla nel modo giusto.

    Il rosso, dal canto suo, non aveva grandi considerazioni da fare. Riteneva di aver intuito le motivazioni di una politica così crudele verso i propri stessi compatrioti, e le ultime parole dell'ex Amministratore non avevano fatto che rinsaldare questa convinzione.
    Il ragazzo ci avrebbe messo un po' per digerire gli eventi di quella notte. Era ancora leggermente scosso dall'accaduto, sebbene lo nascondesse bene. Però nel tragitto dalla discoteca al Palazzo della Serpe aveva avuto il tempo di trovare quiete, di riflettere a mente più fredda nella tranquillità e nel silenzio della notte.
    Suo malgrado, aveva riscontrato una analogia fin troppo calzante, prendendo a paragone qualcosa di molto vicino a lui.
    Ho lavorato a lungo come assistente nelle botteghe di fabbri esordì il giovane d'un tratto, guardando lo Yakushi.
    E' un mestiere duro, ma che regala molte soddisfazioni proseguì, cominciando un discorso che apparentemente non c'entrava un tubo al momento.
    Si prende un pezzo di metallo grezzo e lo si infila nella fucina incandescente.
    Se non gli si fa raggiungere una temperatura sufficientemente alta, è impossibile lavorarlo a dovere. Ma se si scalda troppo, brucia e diventa inutilizzabile.
    Tutto è affidato all'esperienza e alla sensibilità del fabbro, ma è un dato di fatto che una materia prima di qualità scadente si danneggia facilmente e non dà mai risultati apprezzabili.
    Non vale la pena sprecarci tempo ed energie.

    Fece una pausa, si guardò una mano stringendola a pugno.
    Poi arriva il martello.
    Il metallo rovente viene colpito vigorosamente, ma anche in maniera sapiente e precisa. Fino a quando esso non si raffredda, al che torna nelle fiamme che gli permettono di essere plasmato ulteriormente.
    Il procedimento si ripete fin quando un insulso pezzo di materia grezza viene trasformato, con perizia, pazienza e l'applicazione di una considerevole forza, in uno strumento pregevole, robusto. Ma soprattutto utile, che svolge alla perfezione la funzione per cui è stato pensato.

    Tacque per lunghi secondi.
    Era forse un'implicita ammissione del fatto che egli non solo comprendesse ma condividesse l'ideologia otese?
    Chissà, forse in futuro qualche suo sventurato sottoposto avrebbe risposto a quella domanda a proprie spese.
    Penso che ci siamo già detti tutto noi due, Febh Yakushi concluse, e si riferiva alle parole che l'uomo gli aveva rivolto allo Psycho Circus prima di congedarsi. Dal canto del rosso, invece, erano state soprattutto le sue azioni nel medesimo contesto a parlare per lui.



  13. .

    Quench the Flame


    Salvataggio • Capitolo III

    Dopo un confronto abbastanza breve ma sicuramente combattuto, l'ignoto aggressore finalmente stramazzò al suolo privo di sensi.
    Munisai ne osservò la sagoma immobile riversa al suolo giusto per un istante, ansimando. Gli avrebbe rapidamente dato il colpo di grazia con la propria lama prima di volgere l'attenzione verso ciò che stava avvenendo sul versante dell'alleato, e idealmente dare assistenza.
    Purtroppo non ebbe il tempo di fare né l'una né l'altra cosa, poiché la complice del farabutto che aveva appena steso, colei che evidentemente era stata impegnata in uno scontro col kiriano fino a quel momento, prese proprio il rosso di mira, mentre Rokuemon era in ginocchio boccheggiante.
    Una grossa fiammata calò dall'alto abbattendosi sull'otese, il quale, incapace di reagire in maniera più salubre all'attacco improvviso e parecchio più rapido rispetto ai suoi movimenti, non riuscì a fare altro che proteggere la testa col braccio destro ed incassare, irrobustendo il proprio corpo come meglio poteva.[SD1]Impasto: Basso
    Res: 375


    Ma la donna non sembrava essere soddisfatta, anzi. E pensare che anche il corpo esanime di Bunjiro ci era andato di mezzo venendo investito in pieno dall'attacco ad ampio raggio, magari ricevendo il colpo mortale dalla sua stessa complice!
    Comunque dopo qualche passo per avvicinarsi al suo bersaglio, la kunoichi fece partire un'altra bordata rovente, dalle dimensioni dimezzate rispetto alla precedente ma non per questo meno pericolosa e comunque abbastanza consistente da investire per intero il malcapitato ragazzo.
    Munisai ancora non aveva nel suo arsenale Jutsu difensivi che potessero proteggerlo in un pessimo frangente del genere. L'unica era provare a schivare, ma quegli attacchi erano talmente veloci che sicuramente avrebbe finito per danneggiarsi ugualmente per lo stress esercitato dal chakra su muscoli e tendini, non abituati a gestirne simili concentrazioni. Ma non vedeva alternative, e soprattutto gli mancava proprio il tempo per pensare con calma ad un piano più articolato per salvarsi il culo.
    Vada per la schivata, dunque.
    Qualcosa però gli fece di colpo cambiare idea. Restò fermo dov'era beccandosi il colpo, proteggendosi con le stesse modalità di quello precedente.[SD2]Impasto: Basso
    Res: 375

    Qualche istante prima del cono di fiamme, era atterrato ai suoi piedi un enorme ventaglio che sembrava fatto d'osso.

    Spieghiamo un attimo.
    Il kiriano aveva ripreso fiato e, approfittando che la sua avversaria avesse rivolto la propria attenzione altrove, si stava riprendendo.
    Ora, l'uomo era un tipo scorbutico e asociale, ma si trattava pur sempre di un Chunin alla guida di una missione. Un Chunin che, per di più, aveva fatto il gradasso affermando che quell'incarico sarebbe stato una passeggiata e che la presenza del ragazzone fosse del tutto superflua.
    Avrebbe fatto il possibile per rivendicare la propria autosufficienza e dimostrare le sue capacità, e questo includeva impedire che un suo sottoposto tirasse le cuoia al posto suo per mano di un nemico che l'aveva, pur momentaneamente, sopraffatto.
    L'uomo si trovava troppo distante dal compagno per poterlo difendere direttamente o per usare le sue ossa per arginare la focosa aggressione dell'assalitrice, però gli venne un'idea e sperò che l'altro accademico fosse abbastanza sveglio da sfruttare ciò che gli avrebbe messo a disposizione.
    Fu così che, mentre la prima fiammata andava a segno, egli creava un Kaze Tessen Enorme con la sua Kekkei Genkai.[ST1 - PNG]Unità Manipolate: 3 (Creazione)
    Consumo: 3/4Basso

    Creazione: L'utilizzatore può creare equipaggiamento conosciuto o in lista di Ossa tramite uno slot azione/tecnica: un'Unità permette di creare fino a 60 crediti equipaggiamento. Il mantenimento non richiede chakra o unità da manipolare. L'utilizzatore può modellare la Creazione toccata, aumentandone la potenzialità. Modellare richiede 1 Unità ogni aumento di 5 di potenza; il potenziamento massimo è pari alla metà della potenza massima. Ogni azione richiede un consumo ¼ Basso ogni Unità impiegata.

    Un'arma piuttosto esotica per un ninja della Nebbia, che tuttavia nella lunga carriera aveva avuto a che fare spesso con colleghi di altri Villaggi, sunesi inclusi, e aveva così potuto conoscere e osservare all'opera quel singolare strumento da battaglia.
    Una volta plasmato, il Sociofobico prese il ventaglio tenuto chiuso e lo lanciò con tutte le sue forze in modo che atterrasse ai piedi dell'alleato.

    Vedersi atterrare davanti un ventaglio pieghevole gigantesco fatto interamente d'osso, con il pavese, la porzione flessibile solitamente fatta di carta o stoffa, composta da quelli che sembravano legamenti ossei, fu una visione abbastanza singolare. Tuttavia, la sorpresa negli occhi del rosso durò solo un attimo.
    Aveva già subito due batoste fiammeggianti, la pelle gli bruciava parecchio e fumava come fosse appena uscito da una caldaia a carbone. Quell'affare costituiva letteralmente una manna dal cielo.
    Senza perdere tempo, si portò l'elsa del Fuuma Kunai alla bocca stringendola tra i denti, poi raccolse il Tessen e lo aprì del tutto, sollevandolo alto sopra la testa e rivolgendone il piatto verso il cielo, angolandolo in modo da intercettare perfettamente i successivi attacchi, che erano stati sì veloci ma sempre uguali e prevedibili in quanto a traiettoria. L'arma era così grande che funse praticamente da ombrellone, schermando l'intero corpo del ragazzone dagli assalti successivi.
    Giusto per mettersi in posizione difensiva la prima volta per contrastare la terza fiammata rivoltagli richiese un certo sforzo, ma che avrebbe pagato, in tutti i sensi.[SD3]Impasto: Medio
    Rif: 450 /Pot (Kaze Tessen Enorme): 40

    Per le ultime due gli bastò semplicemente mantenere la posizione.[SD4&5]Pot (Kaze Tessen Enorme): 40

    Nel frattempo il kiriano si era rimesso in piedi raccogliendo le ultime forze per un assalto, si sperava, risolutivo.
    Fece fuoriuscire nuovamente le sue ossa, stavolta modellandole nella forma di due katana, brandendone una per mano.[ST2 - PNG]Unità Manipolate: 8 (6 Creazione + 2 Modellare)
    Consumo: Mediobasso
    Katana (x2) - Pot: 45 (Base + 5 Modellare) Dur: 4

    Poi scattò verso la focosa nemica, arrivando a distanza da mischia.[SA1 - PNG]Slot Movimento
    Vel: 500


    Contemporaneamente, Munisai aveva chiuso il ventaglio e armeggiandoci rapidamente con della corda che aveva con sé, gli aveva creato una sorta di tracolla per poterlo trasportare dietro la schiena.[AG]Azione Gratuita Veloce
    Anche lui scattò verso l'avversaria, trovandola probabilmente con l'attenzione e il corpo rivolti verso il Chunin, l'avversario più temibile, ma avrebbe comunque agito qualsiasi eventualità si fosse avverata.

    Nel frattempo Rokuemon partiva all'assalto, sferrando un doppio fendente diagonale discendente da sinistra a destra che cercò di tranciare di netto il lato destro della testa con una lama e del collo con l'altra.[SA2 - PNG]Attacco Doppio
    Impasto: Basso
    Vel: 575 /For: 500 /Pot (Katana): 45+45

    Intanto il rosso aveva raggiunto la mischia anch'egli, teoricamente al capo opposto del nemico rispetto al proprio alleato. Aveva a malapena intravisto l'attacco di quest'ultimo, data la spaventosa velocità dello stesso.
    L'otese sapeva che gli sarebbe stato difficile competere con la donna, ma si sarebbe limitato a fare azione di disturbo e distrazione mentre il ben più esperto ninja della Nebbia pensava a mandarla all'altro mondo.

    Riguadagnando la lama nella destrorsa, il Genin portò il suo colpo subito dopo quello del superiore, un colpo orizzontale da destra a sinistra all'altezza delle ginocchia di lei, tentando di colpire le stesse oppure le cavità poplitee laddove gli avesse rivolto le spalle, con l'intento di lacerare e annientare ogni capacità di movimento, oltre che attirare l'attenzione verso il basso.[SA1]Impasto: Basso
    Vel: 350 /For: 325 /Pot (Fuuma Kunai): 25

    Al che, Rokuemon avrebbe concluso il tutto con un doppio affondo con le sue katana ossee, che miravano a trapassare rispettivamente il collo e il cuore.[SA3 - PNG]Attacco Doppio
    Impasto: Basso
    Vel: 575 /For: 500 /Pot (Katana): 45+45


    Entrambi gli accademici erano giunti quasi al limite.
    Ora la troia doveva morire.





    [Rokuemon]Vitalità: 2 Leggere
    Chakra: 4.25


    Chakra: 12/30
    Vitalità: 2,8/12
    En. Vitale: 25,8/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: Incassare
    2: Incassare
    3: Parata Ventaglio
    4: Parata Ventaglio
    5: Parata Ventaglio
    Slot Azione
    1: Spadata
    2: Trasformato in SD
    3: Trasformato in SD
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    Status: Semiparalisi Braccio Sx 1/2
    Cooldown: Tecnica Economica 1/2


  14. .

    Consiglio di Mezzanotte


    L'Era Glaciale • Capitolo IV

    Munisai stava cominciando a prenderci la mano a lanciare due sassi insieme con il solo effetto repulsivo del chakra, e anche la mira stava migliorando a vista d'occhio. Tuttavia stava andando oltre quanto gli era stato chiesto, tant'è che il Jonin, seduto sul cassero a sgranocchiare una qualche merendina come niente fosse, disse al sottoposto di fermarsi e di andare a riposare, poiché di quel passo avrebbe esaurito le energie.
    Il rosso si era forse lasciato prendere la mano e aveva cercato di aumentare la difficoltà dell'esercizio per affinare tecnica e precisione il più velocemente possibile. Oltretutto non aveva badato al risparmio sul chakra, ma questo perché aveva pensato che, al termine degli allenamenti, avrebbero avuto tutti il resto della serata e qualche ora di sonno per recuperare le forze, proprio come era successo il giorno precedente. Ma magari le cose non sarebbero andate così.
    In fondo, con Febh era sempre meglio non dare niente per scontato.

    Il giovane abbandonò dunque di buon grado la sua postazione, grato di essere uscito pressoché incolume da un'altra dura giornata su quella ghiacciaia ambulante, soprattutto a fronte dei danni che vedeva patire ai propri compagni vuoi per il gelo vuoi per mano del sensei.
    L'appuntamento era fissato per mezzanotte presso la cabina del capitano, quindi i ninja avevano circa cinque ore di libertà a disposizione. Munisai intendeva sfruttarle il più possibile per rifocillarsi e riposare, prima però c'era un'ultima cosa che voleva provare.
    Essendosi offerto volontario nel dare una mano a bordo quella stessa mattina, venendo poi assegnato dal nostromo alle mansioni di mozzo assieme a Piko, il Genin otese aveva avuto modo di osservare da vicino e anche di scambiare qualche parola con la maggior parte dell'equipaggio. Un suo componente in particolare lo aveva colpito per la bravura e la sicurezza con cui svolgeva il suo lavoro. Quel tipo era sicuramente uno dei marinai più navigati, scusate il gioco di parole, su quel bizzarro veliero, malgrado non fosse affatto vecchio.
    Chissà un uomo di mare così esperto ma che non ricopriva un particolare ruolo da ufficiale cosa ne pensava di quegli attacchi.

    Il ragazzone decise di avvicinarlo al termine dell'allenamento, notando che questi si stava prendendo una pausa accendendosi una sigaretta per conto suo, l'ennesima.
    Bakuchi, giusto? lo salutò l'otese con un cenno del capo.
    Io sono Munisai, ma forse già sai come mi chiamo. Stamattina ci siamo incrociati più di una volta sorrise amichevole.
    Senti, la nostra squadra avrebbe bisogno di un'informazione.
    In passato quando siete stati depredati da questi pirati, avete comunque fatto approdo sulle coste della Neve oppure avete invertito la rotta? Non sono sicuro di quale sia il protocollo in quei casi, ma ci chiedevamo quanto senso potesse avere raggiungere la destinazione dello scarico merci a mani vuote
    disse, grattandosi il mento.
    No, la sua squadra non c'entrava un tubo e stava agendo di propria iniziativa, ma fare domande a nome dell'intero team indubbiamente conferiva maggiore peso alle sue domande.
    Proprio una brutta storia, comunque. Tu che idea ti sei fatto? domandò inclinando la testa, fissandolo.
    Mi dai l'impressione di uno che fa questo mestiere da parecchi anni. Ne avrai viste di cotte e di crude per mare, ancor prima di essere ingaggiato su una nave così singolare sorrise.
    Magari hai notato qualcosa che potrebbe tornarci utile per comprendere meglio il nostro nemico. Scommetto che anche a te è parso strano il modus operandi di questi farabutti.
    Attese delle considerazioni da parte dell'altro, poi gli si avvicinò ulteriormente.
    Lo guardò negli occhi con fare serio, poi abbassò la voce.
    C'è qualcuno del quale non ti fidi qui a bordo? Qualcuno che non ti convince? chiese lentamente.
    Sono domande odiose e fare la spia su un proprio collega non è bello, lo capisco, ma se pensi anche solo per un istante che ci sia qualche mela marcia che agisce contro gli interessi dell'Era Glaciale e della sua ciurma, è fondamentale che noi lo sappiamo. E' in gioco la riuscita di questa impresa.
    Siamo bravi in quello che facciamo, ma muoversi alla cieca, con fatti che vengono tenuti nascosti, è difficile.

    Cercare di scoprire qualcosa prendendo i discorsi molto alla larga e con metodi fin troppo soft non aveva prodotto risultati così entusiasmanti, quindi stavolta aveva deciso di essere un pelo più diretto. Tanto, che mai poteva succedere?
    Sorrise nuovamente, come a voler allentare la tensione.
    Ovviamente il tutto resta confidenziale. Ma se mi aiuti a fare il mio lavoro, io ti consentirò di fare il tuo in santa pace, senza che dobbiate più preoccuparvi di questi attacchi.
    Ti sembra ragionevole?


    Al termine della conversazione, il rosso andò a cenare, chiedendo generose razioni di stufato o qualsiasi altra pietanza calda e nutriente il cuoco potesse mettergli a disposizione. Dopo meno di un'ora dal termine dell'allenamento, il ragazzo andò quindi a riposare, allestendo ancora l'amaca di corda fatta a mano per stare alla larga dalle gelide superfici del dormitorio, e coricandocisi sopra avvolto da capo a piedi nel bozzolo di coperte in una sorta di posizione fetale, così da stare più al caldo possibile.



    A mezzanotte in punto l'eterogeneo team di shinobi più il capitano si riunirono nella cabina privata di quest'ultimo.
    Munisai era lì ben imbacuccato, che la notte faceva ancora più freddo del solito su quella trappola maledetta. Constatò come, per qualche ragione, il più alto ufficiale del vascello ci tenesse in maniera particolare che lo Yakushi prendesse parte attivamente all'azione che si prospettava, o almeno così sembrava.
    Il rosso non si intromise nel botta e risposta decisamente teso tra i due, limitandosi ad ascoltare. Si esibì giusto in un accenno di inchino verso il lupo di mare quando il proprio superiore presentò i suoi sottoposti con enfasi istrionica e, come sempre, senza lesinare termini poco lusinghieri.
    Il ragazzone però se la sogghignava. Ci aveva ormai fatto il callo, inoltre trovava il modo di fare del Jonin quasi divertente, anche se in parte andava a sue spese. Forse perché non vedeva una genuina e intrinseca malvagità nel cuore dell'ex Amministratore di Oto, anche se sembrava fare di tutto per risultare odioso agli altri.
    In ogni caso, la vita aveva abituato il giovane ad avere intorno persone con modi di merda e tutt'altro che amabili. In un certo senso era qualcosa che gli risultava familiare, con il quale sapeva come comportarsi, anche se pochi potevano vantare livelli di follia paragonabili a quelli dell'uomo delle lucertole e oggettivamente fosse impossibile apprezzare di essere sottoposti ad esperienze sempre troppo vicine alla tortura psicofisica.

    Fatto sta che inaspettatamente, dopo che il capitano ebbe lasciato loro la stanza, Febh chiese agli altri il loro parere sulla situazione e se avessero delle idee su come meglio svolgere le operazioni quando il momento fosse arrivato.
    Era effettivamente un comportamento insolito, ma il ragazzone riteneva probabile che il caposquadra volesse solo saggiare le capacità investigative e strategiche dei ninja affidati alla sua guida, salvo poi fregarsene e fare comunque di testa propria. Anzi, era quasi sicuro che le cose stessero così.
    Pur tenendo ciò bene a mente, Munisai si trovò comunque a dire la propria, giacché gli era stato chiesto direttamente e anche gli altri l'avevano fatto.
    Le stesse persone che siamo qui per proteggere ci nascondono qualcosa, e non mi va giù. Non giurerei che l'intero equipaggio sia al corrente di questo qualcosa, ma di sicuro il Capitano si comporta in maniera strana.
    Sbuffò incrociando le braccia.
    Vorrei poter perquisire l'Era da cima a fondo in cerca di qualcosa di maggior valore rispetto a prodotti gastronomici.
    Vorrei anche appendere il Capitano per i piedi all'albero maestro e giocare a tiro al bersaglio sul suo scroto finché non gli si scioglie la lingua.

    Alzò le mani e roteò gli occhi.
    Ma immagino che questo sarebbe interpretato come atteggiamento ostile, e il committente non ne sarebbe lieto aggiunse, come se si trattasse di argomentazioni del tutto irragionevoli.
    Sempre a tarpargli le ali, porca miseria.
    Già, il committente.
    Si voltò a guardare il kiriano, che aveva esternato degli interrogativi su quella figura.
    La cosa ancora più strana che ho scoperto è che la ciurma viene pagata, e profumatamente, anche quando la merce viene razziata.
    Va bene che non è colpa sua, ma i commercianti non sono famosi per fare beneficenza. Non posso credere che questi qui vengano ricompensati anche quando falliscono la consegna, c'è qualcosa sotto.


    Tornò a guardare il Jonin, il quale aveva chiesto ai suoi inferiori qualche ipotesi su cosa ci fosse sotto tutta quella vicenda.
    Un'ipotesi, eh? fece il giovane grattandosi il mento.
    Non aveva reali elementi per formularne una, e a lui non piaceva tirare a indovinare o anche solo perdere tempo a fare congetture senza avere delle basi.
    Condivise lo stesso l'unica cosa che gli veniva in mente.
    Potrebbe trattarsi di contrabbando scrollò le spalle.
    Se andassimo a controllare giù in stiva probabilmente davvero troveremmo pesce e verdura esotica, non si può essere così grossolani. Ma può darsi che da qualche parte nascosta a bordo ci sia della merce che viene venduta illegalmente.
    I pirati sono venuti a saperlo e fanno asso pigliatutto. Fare del male a queste persone sarebbe controproducente per loro, dato che gli forniscono gli articoli da smerciare senza che neanche oppongano una vera resistenza.
    Alla fine l'intrallazzone di turno si sarà deciso ad ingaggiare qualcuno per porre fine a questa situazione, ma ovviamente non possono dirci dei loro affari illeciti o finirebbero nella merda anche loro.

    Fece una pausa, guardandosi intorno.
    Oh io l'ho solo sparata lì, brancolo nel buio quanto voi.

    Quando Kato si propose di indagare in maniera discreta, subito riscosse l'offerta d'aiuto di Fudoh, nonostante il primo non si fosse neanche preso la briga di spiegare cosa avesse in mente. Neanche al suo superiore, tipo.
    Se posso essere utile in qualche modo, fatemi un fischio disse con poco entusiasmo.

    Poi, riguardo a come comportarsi con gli insidiosi blocchi di ghiaccio.
    Ma se lasciassimo campo libero ai pirati? chiese in maniera provocatoria.
    Non dovrebbero aspettarsi la nostra presenza e finora l'hanno sempre passata liscia.
    Potremmo lasciarli incagliare la nave, salire a bordo e prendere ciò che devono. Solo allora interverremmo cogliendoli di sorpresa, e con le mani nella marmellata, così magari ci capiamo anche qualcosa.
    Lo scontro dovrebbe rivelarsi più semplice e veloce se lo impostiamo come una sorta di agguato.
    Certo, l'Era ne potrebbe uscire malconcia, ma dato quanto collaborativo si sta dimostrando il Capitano credo che me ne farei una ragione
    ghignò maligno.
    Una volta sconfitti quei topi di fogna, potremmo distruggere gli iceberg con comodo e levarci di torno.

    Altrimenti, restando fedeli al piano originario, ovviamente Febh ci dirigerebbe dal castello di poppa o, meglio ancora, dalla coffa, dove potrebbe godere di una visuale dall'alto a 360 gradi, individuando più tempestivamente sia i blocchi che il vascello pirata.
    Io mi occuperei appunto degli iceberg più prossimi, spostandomi dove c'è necessità. Voialtri
    guardò i due Chuunin e il kiriano, immagino vogliate dividervi tra prua, lato di dritta e di sinistra.
    Ovviamente coordinare gli sforzi sarà fondamentale, e non parlo solo delle direttive che arriveranno dal caposquadra ma anche della capacità di comunicare tra noi.

    Che diamine, aveva ciarlato anche troppo per i suoi gusti.
    Affondò una mano nella borsa piena di cartabombe arraffandone a volontà, poi si diresse dietro la scrivania, sedendosi alla poltrona che non gli apparteneva. Aprì un cassetto, cominciando a rovistarci dentro, senza però far casino con l'ordine.
    Sollevò gli occhi sugli altri, rispondendo a quella che avvertiva come un'implicita domanda.
    Il Capitano ci ha così gentilmente lasciato la sua cabina.
    Tanto vale guardarci un po' intorno, magari salta fuori qualcosa di interessante
    spiegò, con un gran ghigno che gli si allargava sulla faccia.
    A quel punto, con la benedizione dello Yakushi e l'aiuto degli altri, avrebbe preso a curiosare ovunque nella stanza in cerca di scartoffie, oggetti e qualsiasi cosa potesse risultare insolita o sospetta, o che potesse aiutare a rispondere a qualcuno dei tanti quesiti che ancora aleggiavano su quella vicenda.





    Chakra: ?/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    Malus fisso di 2 Leggere alla Vitalità, cause ambientali


  15. .

    Evasione


    Capitolo IV

    Kazuhiro già si pregustava lo schiocco che avrebbe prodotto il suo violento manrovescio colpendo la tenera guancia pitturata del sunese, subito prima di procedere a brutalizzarlo con calma. Purtroppo per il Ripugnante, l'unico suono che avrebbe sentito sarebbe stato quello della più totale disfatta.

    La sua mano andò a impattare su una sfera di aria solida formatasi istantaneamente intorno alla preda, inglobandola e difendendola dall'aggressione.
    Questa roba è...
    In cuor suo già sapeva, poi la voce femminile che richiamò la sua attenzione non fece che confermare i suoi timori.
    La tecnica del clan Chikuma. Masumi si era liberata.
    Dopo il breve scambio tra i due, l'aguzzino allungò il collo come per cercare di scorgere in lontananza la figura del suo complice e capire cosa ne fosse stato di lui. Vivo o non vivo di certo era stato messo a tappeto, poco ma sicuro.
    Kazuhiro esibì un'espressione rabbiosa, digrignando i denti. Per la prima volta aveva perso la sua melliflua e al tempo stesso psicotica flemma, mentre una certa apprensione si faceva strada in lui.
    Sapevo di non potermi fidare di quel mollusco buono a nulla! latrò, e di colpo l'idea della sconfitta si insinuò nella sua mente ancor prima di materializzarsi sulle sue carni.
    Ma lo stolto aveva ben poco da recriminare. Quella situazione di merda era in larga parte il prodotto delle sue leggerezze e della sua arroganza, oltre che dell'innegabile apporto del giovane Shinki.
    Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

    L'uomo aprì il suo Tessen e il bordo rinforzato in metallo dello stesso acquistò subito un prolungamento estremamente tagliente di chakra lungo mezzo metro. L'uomo era pronto a dare battaglia fino all'ultimo, ma il suo avversario gli era troppo superiore.
    Il seguace di Hayate fece il possibile difendendosi alla meglio da un paio di quei formidabili attacchi di vento, ma alla fine fu sopraffatto dalla ragguardevole velocità e dalla micidiale precisione dei multiformi costrutti. Infine, il maledetto crollò a terra con la gola tagliata, boccheggiando e annaspando inutilmente sulla fredda sabbia, fin quando non si mosse più.

    A quel punto la kunoichi rilasciò la sfera difensiva che aveva plasmato attorno al compaesano, avvicinandoglisi dopo aver tirato un grosso sospiro di sollievo.
    Stai bene, gioia? si sincerò innanzitutto delle condizioni dell'altro.
    Devo proprio ringraziarti! Se non ci fossi stato tu a distrarre questo sacco di letame, non credo che ce l'avrei fatta.
    I due, pur senza conoscersi e senza aver mai parlato fino ad allora, erano riusciti in un ottimo gioco di squadra.
    La recluta si era trovata nel posto giusto al momento giusto e aveva creato un diversivo per distogliere uno dei due malfattori, il più ostico, dalla donna e dai piani di morte che avevano per lei, dividendo le forze nemiche e consentendo alla Chikuma di liberarsi. Quest'ultima, dal canto suo, aveva dimostrato un tempismo e una prontezza nell'intervenire altrettanto provvidenziali. Se ella avesse tardato di più, infatti, il giovane sunese sarebbe stato praticamente spacciato contro un avversario comunque al di sopra delle sue possibilità.
    Insomma, ottima sinergia e tutto è bene quel che finisce bene.
    Direi che possiamo passare la notte al riparo nella grotta, non è il massimo attraversare il deserto a quest'ora.
    Ci metteremo in cammino verso Suna domani alle prime luci.
    Ora riposati, te lo sei meritato
    sorrise.





    [Kazuhiro]

    [Hiroji]

88 replies since 5/8/2018
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