Votes given by Shinodari

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    Incontro x pic nic x Temporale


    Primo Post

    Da tempo ormai la posta viaggiava da villaggio accademico in villaggio accademico: moltissime missive ogni giorno venivano inviate e trasportate, con mezzi vari, all'interno del territorio dell'alleanza. Una buona parte di quel traffico, per tante ragioni, interessava Konoha e Suna in particolare tale flusso da qualche tempo era stato incrementato da una nuova fitta corrispondenza. La quale abbastanza stranamente sembrava intercorrere tra Yasuke Muramasa e Sussumu, shinobi al servizio di una famiglia Uchiha. Agli occhi di praticamente chiunque due shinobi alleati che si scambiano lettere può sembrare perfettamente normale ma tra perfetti sconosciuti? Ovviamente era un piccolo trucco, ideato per potere comunicare senza che altri occhi possano interferire ed in realtà lo scambio di testi avveniva tra Yasuke e Miyori Uchiha.

    Varie conversazioni i due si erano scambiati finché il ragazzo si fece avanti chiedendo un incontro (appuntamento?!) con la piccola principessa e finalmente era giunta l'attesa risposta. Una risposta positiva con indicato lungo, data e ora per il ritrovo; l'appuntamento era stato fissato al mattino intorno le dieci, poco fuori le mura di Konoha nei presi di un piccolo ma famoso tempio dedicato alla dea del sole Amaterasu, dieci giorni dopo la data indicata nella busta.

    Yasuke sarebbe partito per la via di Konoha l'alba del giorno prima la data fissata, non sarebbe arrivato assolutamente tardi, avrebbe passato la notte in una piccola locanda trovata lungo la strada in modo da presentarsi lindo, fresco e pulito all'incontro. Stranamente già intorno le nove il biondo sunense era arrivato al lungo sacro, appoggiandosi con le spalle alla colonna rosso arancio del portale tori; in apparenza l'esule della neve sarebbe parso come al solito tranquillo, freddo e distaccato ma in realtà in quella particolare occasione era abbastanza nervoso, il cuore batteva piuttosto forte, le fauci erano secche, le mani sudate e una strana sensazione allo stomaco non meglio definita. Era per caso malato? Il diciannovenne non aveva ancora chiaro cosa gli fosse preso, del resto stava ancora imparando la cosiddetta normalità e anche i normali sentimenti umani.

    Comunque il tempio era ben curato e molto visitato sia da religiosi, credenti locali e o in pellegrinaggio e ovviamente non mancavano turisti e semplici curiosi; insomma attorno al Muramasa vi erano un buon numero di persone a girare nell'atrio dell'edificio di culto. L'area antistante l'haiden, padiglione principale, era delimitato da un tamagaki, staccionata, tutta in legno dipinto in rosso arancio; vi erano posti in linea quattro toro, lanterne di pietra, alte quasi quanto una persona abilmente scolpiti così come due koma-inu, statue guardiane "cane-leone", posti proprio all'ingresso del santuario. L'haiden era una sorta di pagoda di dimensioni estremamente ridotte, massimo una trentina di metri in lunghezza, una quindicina in altezza e una decina in larghezza, tutto realizzato sempre in legno e ancora color rosso arancio predominante. Struttura edificata su una piattaforma rialzata meno di due metri, fatta completamente con blocchi di pietra viva posti a secco quindi ad incastro. Un classico tetto a spiovente con tegole in terracotta marrone scuro, la modesta struttura sembrava uscire letteralmente dalla vegetazione lussureggiante; di fatti tutto il tempio era circondato da una vera e proprio foresta di cipressi.

    Il biondo come suo solito avrebbe indossato una maglietta nera a maniche corte con scollatura a v, dei semplici guanti neri in pelle che lasciavano scoperte le dita, dei pantaloni lunghi bianco sporco e un paio stivaletti neri con fibbie dorate ma diversamente dal consueto portava anche un lungo mantello grigio chiaro.

    Quando la giovane della foglia fosse arrivata il diciannovenne avrebbe rivolto ad essa un sincero e dolce sorriso, arrossendo perfino anche se solo leggermente, poi senza esitare avrebbe tentato di prendere la mano destra dell'Uchiha, chinandosi in avanti baciandole delicatamente le nocche, gesto che sarebbe durato pochissimi istanti. Risollevandosi il sabbioso disse

    Mia principessa sono davvero felice di rivederti...Come stai? Ti trattano bene? La vita a Konoha è bella? Ti sono mancato, tu si...

    Continuando a tenerle la mano, guardandola dritto negli occhi bicolore

    Sei sempre così...Carina! Adoro i tuoi splendidi occhi...Fuoco e cielo...

    provando ad accarezzare la sua guancia con la mancina. Ricordando improvvisamente come non fossero soli

    Vieni! Qui vicino ho trovato un posto più tranquillo con un bel panorama...

    Prendendo l'eventuale borsa o bagaglio della kunuichi, avrebbe fatto strada camminando lentamente al fianco sinistro di lei. Una tranquilla passeggiata sotto il tiepido sole in una bella e serena giornata di fine autunno, col cielo azzurro terso, solcato da rare piccole nuvole bianche del tutto simili a zucchero filato.

    Percossi un paio di chilometri i due si sarebbero praticamente ritrovati in mezzo ad un mare color smeraldo, una pianura pressoché infinita di fresca erba verde resa splendente dai raggi solari, una visione degna di un sogno. A meno di cento metri si ergeva un solitario e imponente albero di canfora, alto quasi quindici metri, con rami spessi lunghi sui cinque metri, nell'aria un delicato profumo di resina. Sul ramo più robusto della pianta era fissata un altalena di corde e legno in ottimo stato probabilmente era lì da poco tempo. All'orizzonte sulla sinistra si potevano scorgere appena dei misteriosi menir in granito chiaro.

    Il principe delle nevi, avrebbe eventualmente deposto le borse, indicando l'altalena con il pollice e facendo l'occhiolino a Miyori

    Vuoi fare un giro? Ti spingo volentieri...




  2. .

    I Primi Passi Infuocati


    Rapido: I Primi Passi Nella Landa



    [Durante il viaggio..]
    Non poche furono le risposte dei ragazzi, contornate anche da alcune parole che mi colpirono molto.. per loro il mio definirmi "semplice" era quasi un dispregiativo, come se mi stessi buttando giù o non credessi in me stesso e ciò, in parte, era vero. Nella mia mente era ancora vivida l'espressione di quella bambina, presa in ostaggio, che non ero riuscito a salvare. Avevo ancora in mento ciò che avevo pensato e il male che avevo provato alle gambe dopo aver dato tutto me stesso per cercare di liberarla fallendo inutilmente e vedendola morire davanti ai miei occhi e, successivamente, usata come scudo umano sbarazzandosi del corpo senza vita quando non c'è ne fu più bisogno. Non ero stato abbastanza in quel frangente. Il mio massimo non era bastato a salvarla e la cosa mi aveva fatto capire una cosa molto importante.. Non ero ancora pronto per definirmi un ninja, non dopo quella perdita. Mi serviva un riscatto, un riscatto personale che mi riportasse vicino ai valori di mia madre, quei valori che così tanto cercavo di agguantare e che sembravano essere così distanti e difficili da raggiungere. No Kenji, non penso che sarò io a guidare questo team, sono stato scelto solo per scortarvi al luogo designato e accompagnarvi in questo viaggio. Una volta tornati al villaggio probabilmente vi verrà assegnato un Chunin per continuare il vostro addestramento. Si poteva notare benissimo che la quiete in me non era più quella di prima, il mio classico sorriso sembrava un po' più cupo. Avete assolutamente ragione, un leader.. un genin.. ha delle grandi responsabilità verso il villaggio. Non può mostrarsi debole o indeciso, ma ci sono momenti in cui è davvero possibile non sembrarlo? Come posso spiegarvi.. se, per esempio, un fratello maggiore perdesse sua sorella.. Riuscirebbe ancora a sembrare forte? Se un padre perde suo figlio avrebbe ancora l'energia per dimostrare affetto? Se un figlio non fosse all'altezza delle visioni di sua madre, visioni di onore e speranza.. Potrebbe ancora mostrarsi onorevole e lodarsi di essere capace? Mi rivolsi poi a Miyori Come può, una persona che ha fallito, avere l'onore di essere chiamato genin? Sapevo le basi del bushido, e immaginavo che questa domanda avrebbe potuto metterla in difficoltà, ma alla fine io ero li per guidarli al meglio delle possibilità e far capire la propria strada ai tre studenti era proprio ciò che avrei dovuto fare in quel momento. Altre conversazioni di minor conto si protrassero come quella con la torre, Arahaki, che paragonò a dei ramoscelli i suoi compagni e a cui risposi abbastanza divertito. Beh, scoprirai nell'arco del tuo addestramento che la possanza fisica non sempre è tutto. avrei respirato profondamente Senti l'energia che scorre dentro di te, quella è la fonte più grande di potere che esista in questo mondo. non fermarti alle apparenze che la pura carne può dare. Un uomo in sovrappeso potrebbe essere veloce quanto un ghepardo e un uomo gracile potrebbe rivelarsi il più difficile da far crollare. Certo, una buona stazza può aiutare sicuramente, ma diffida da quello che gli occhi vedono.. Beh, a meno che tu non sia uno Hyuga o abbia il sangue Uchiha che i scorre nelle vene come per me e immagino anche la tua nuova compagna Miyori. Immaginavo sapesse delle peculiarità degli occhi dei vari clan ma, nel caso contrario, gli avrei spiegato anche un po' di storia degli stessi, probabilmente causando un goccio di noia e disinteresse in lei.

    [Intanto insieme a Iro...]
    Tutti e tre i ninja mi avevano seguito, chi più velocemente e chi meno, chi per le proprie ragioni e chi per quelle legate alla sua famiglia ma l'importante era che tutto il team tredici aveva raccolto il coraggio e si era buttato a capofitto in qualcosa di sconosciuto e per questo furono premiati. una volta che avrebbero bevuto quello strano liquido tutto, lentamente, sarebbe iniziato a cambiare. Gli alberi, le rocce e tutta ciò che si aveva intorno avrebbe iniziato a sciogliersi facendo gocciolare copiosamente a terra un liquido simile a quello bevuto ma di colore corvino. Più il tutto scompariva e più tutto sarebbe stato chiaro, ci trovavamo in mezzo ad un illusione, tutto quello che avevamo visto da chissà quanto tempo non era la realtà ma qualcosa di fittizio creato da chissà che entità. Una volta che tutto il falso mondo si sarebbe sciolto i presenti avrebbero potuto ammirare uno spettacolo fuori dal comune. Si trovavano ai piedi di un baratro di parecchie centinaia di metri con al fondo un bosco estremamente fitto. a guardare così sembrava di essere sopra le mura di Konoha e guardare verso il basso..solo molto più in alto. Il sole baciava la pelle dei ninja e portava calore e tranquillità in quel luogo. Dietro di loro lo stesso paesaggio.. Si poteva quasi dire che fossero nel mezzo di un vasto luogo dove altissime mura di roccia naturale formavano quello che sembrava proprio.. Un labirinto. Da questa parte - kia! Avrebbero visto tutti Hiro aspettarli vicino ad una piccola stradina dissestata che scendeva lungo la vivida roccia. Io senza fare molte domande iniziai a seguire a camminare verso la creatura. Benvenuti a casa mia - kia! Benvenuti nella Landa del Fuoco Nascosto - kia! Se qualcuno non avesse voluto proseguire avrei cercato di spronarlo ma immaginavo che nessuno, arrivati a quel punto si sarebbe tirato indietro. Ne ho sentito parlare da alcuni miei sensei.. Questa landa è stata scoperta non troppo tempo fa ed è parecchio peculiare. E' Viva e perennemente alla ricerca di anime. Non abbiate paura, non si nutre di esse.. bensì si nutre di alcune virtù delle persone. La landa ti mette alla prova per far fuoriuscire queste tue virtù e, se ci riesce.. Iro mi avrebbe interrotto. Le ricorda, tramite la memoria della terra - kia! Dell'acqua - kia! del vento.. Avrete ormai capito che le frasi di iro finivano tutti nella stessa maniera ma, quest'ultima volta, nessuno sarebbe riuscito a sentire quelle ultime parole in quanto una forte folata di vento avrebbe colto i ninja, accompagnandosi da una strana visione, la visione di un ragazzino che, con difficoltà, ne portava un'altro a spalle correndo e scappando da alcuni feroci lupi. fu una frazione di secondo prima che la visione terminasse. Cosa è stato?! ho visto qualcosa.. Chiesi a Iro che mi rispose con fare tranquillo. Avete appena visto i ricordi di questa terra, la linfa vitale che la rende viva e che le permette di sopravvivere in questo mondo pieno di guerre e ingiustizie. - kia! Arrivammo ai piedi di quella altissima formazione rocciosa in uno spazio verde e tagliato da un fiume che si avventurava nella fitta boscaglia più avanti. Tutti poterono notare anche un arco alto circa tre metri e fatto della stessa pietra da cui eravamo scesi con delle leggeri iscrizioni in una lingua runica che dal canto mio non riuscii a riconoscere. Kyojuro - kia! tu li accompagnerai ma non dovrai intervenire per nessun motivo - kia! Questa è la loro prova, non la tua. - kia! Tu sei speciale.. - kia! il tuo tempo non è ora - kia! Successivamente si rivolse ai tre ragazzi. Passate uno alla volta attraverso l'arco - kia! a quel punto sarete voi e la landa - kia! Con il suo solito guizzo fulmineo iro si posizionò sulla mia testa e si mise comodo. Dal suo corpo si sentiva un tenue calore perenne, come se un piccolo fuoco innocuo si fosse posizionato sui miei capelli. Coraggio - kia! Seguili - kia! Se tutti i ragazzi si fossero mossi io li avrei seguiti a ruota, passando per ultimo attraverso l'arco di pietra.

    [Una volta che i ninja furono entrati...]
    Poco dopo aver varcato la soglia dell'arco e quindi della fitta boscaglia ci si sarebbe ritrovati nuovamente in una situazione dove la luce del sole non riusciva a filtrare del tutto gli alti alberi della vegetazione. Più si addentravano nella foresta e più oscurità avrebbe celato i loro occhi ma mai arrivando a renderli ciechi. fu questione di qualche minuto di cammino seguendo la strada che si sarebbero imbattuti in un primo bivio. la roccia, che formava le pareti di quelle piccole vie, forniva due possibili alternative. una verso destra e una verso sinistra. Se i ragazzi avessero chiesto a iro informazioni lui non avrebbe detto nulla e, nel momento in cui io avrei tentato di parlare, semplicemente mi avrebbe tirato i capelli, in modo da farmi capire che non era il caso. Se qualcuno di loro si sarebbe concentrato avrebbe potuto sentire dei suoni. Da sinistra avrebbero sentito un lontano suono di qualcosa in fiamme, un falò probabilmente o qualcosa di simile. Da destra invece avrebbero sentito qualcosa di molto più macabro: suono di catene muoversi. Che avessero preso la scelta di dove andare d'istinto o meno non era importante ma, di sicuro, le due strade li avrebbero portati a confrontarsi con qualcosa che li avrebbe messi duramente alla prova.


    CITAZIONE
    Con il rischiò di farvi annoiare vi devo chiedere un ultimo post prima di entrare nel vivo dell'azione. Avevo bisogno di buttare giù le basi per il tutto ma, prossimo post, si parte con qualcosa di più movimentato!

    Per Niaval: Questo dovrebbe essere anche il tuo corso alle basi ma, fino ad ora che ancora di regolamento non dobbiamo parlare, i tuoi post mi sembrano ottimi e ben fatti, quindi nulla da dire, complimenti! Dal prossimo post inizierò a mostrarti e chiederti di attuare alcune azioni per me, in modo da indirizzarti verso il giusto utilizzo delle regole! Enjoy!

  3. .

    Il kage e l'orfano


    il giorno del Kazekage



    È tradizione. Lei andrà a quell'orfanotrofio, Kazekage-sama. con queste parole Akane Shinkiro, una degli attendenti del Kazekage, avrebbe concluso il colloquio con il kage bambino.

    Hohenheim conosceva bene quel tono: non ammetteva repliche. Ma, forse, in fondo non gli sarebbe dispiaciuto più di tanto passare una giornata a visitare l'orfanotrofio di Suna. Quel luogo, aperto dal Kazekage Gaara, serviva ad accogliere gli orfani di Sunagakure.
    Il clima rigido del deserto, la tradizione militarista del villaggio e tante, piccole, tragedie facevano si che quel luogo fosse sempre pieno.
    Ogni tanto qualche membro di clan veniva a raccogliere un orfano, per rimpiazzare un figlio perduto. Le dicerie parlano che persino Gaara adottò uno degli orfani, anche se i pareri sono discordanti a riguardo.
    Per mantenere la tradizione del luogo gli orfani che non trovavano famiglia venivano indirizzati alla vita ninja, per mantenere intatte le fila dei ninja della sabbia.

    Un giorno ogni anno, il 21 ottobre, il Kazekage visitava l'orfanotrofio, passava in rassegna le truppe e, in qualche raro caso, adottava un bambino.
    Certo, chiedere a Hohenheim di adottare un bambino era una cosa un po' eccessiva e, probabilmente, sarebbe stata la prima replica che avrebbe rivolto all'anziana Shinkiro.

    Questo non significa che lei non possa visitare l'orfanotrofio. E, chissà, magari addestrare uno di quei giovanotti! I Kami sanno che manchiamo di buoni shinobi sunesi!

    La donna non rimarcava spesso le origini del Kage ma, tradizionalista com'era, non si era ancora adattata all'idea di un kage che non fosse parte di uno dei grandi clan. Figurarsi uno di origini straniere! Il suo sogno di vedere un Kage Shinkiro prima della propria morte sfumava sempre più. Tuttavia neanche lei poteva fare a meno di constatare che Hohenheim era il miglior ninja di Suna. L'unico degno di ricoprire la posizione di Kazekage.

    ***


    La mattina del ventuno ottobre, il giorno più importante dell'anno, l'orfanotrofio è in fermento.
    Il preside, Kenichi Kurogane (la tradizione voleva che il preside fosse un membro di quel clan), si era superato. Non aveva mai manifestato l'abilità innata del clan, sempre più rara, e dopo aver tentato più volte di divenire chunin senza successo era stato relegato in quella posizione dal clan, dove non avrebbe più potuto macchiare la reputazione dei nobili della sabbia.

    L'orfanotrofio era addobbato a festa e persino il suo elemento più problematico aveva dato una mano con le decorazioni. Numerosi disegni che ritraevano il kazekage abbellivano l'intera struttura.

    Hohenheim che evocava delle spade di luce.
    Hohenheim, armato di staffa che indossava un buffo cappello viola.
    Hohenheim che toccava uno specchio nel quale era riflessa una sua versione cattiva (si riconosceva dal ghigno malefico).
    Questi erano solo alcuni dei soggetti che decoravano l'orfanotrofio e che il kage avrebbe potuto notare mentre Kenichi gli illustrava la "prestigiosa" storia dell'istituto.
    Nonostante millantasse che le opere erano dei vari orfani un artista esperto come Hohenheim avrebbe capito presto che, nonostante la mano acerba, tutti quei disegni erano opera dello stesso autore. O autrice. Meglio evitare di assumere il genere di qualcuno, visto il periodo.

    Se Hohenheim avesse chiesto informazioni sull'autore il preside avrebbe svicolato, dicendo che si, effettivamente è vero che uno dei ragazzi era un bravo disegnatore ma... era l'unica cosa che sapesse fare.

    I bambini erano trattati bene, tre pasti caldi al giorno, allenamenti ninja al posto delle noiose lezioni scolastiche e due ore di gioco libero. Erano divisi in tre squadre: Nekki rossi, Chikuma bianchi e Kurogane neri in base al rendimento. Chiaramente il preside enfatizzava le capacità dei suoi studenti "Kurogane" e Hohenheim avrebbe dovuto ammettere che sembravano bravini. Nulla di eccezionale però. O di degno di nota. Sembravano fatti con lo stampino.

    Si trovavano nel cortile, dove i vari studenti facevano a gara per impressionare il Kazekage.
    Colpivano i bersagli con le armi a distanza. Tirano di scherma con il dadao. I più abili sanno persino fare una trasformazione decente.
    Tra tutti, soltanto uno dei ragazzi se ne stava in disparte. L'unico che non indossava nessuna delle tre uniformi colorate.

    È seduto in un angolo del cortile a gambe incrociate, i capelli viola e biondi sparati per aria. Posa la schiena al muro e guarda in aria. Alza la mano al cielo e indica le nuvole. Muove il dito, sembra quasi che voglia disegnare qualcosa.

    Se avesse chiesto informazioni al preside quello avrebbe replicato: Yugi Mutou, un poco di buono. L'unica cosa che riesce a fare è disegnare. È un violento, silenzioso e distaccato dai ragazzi. Non ci si riesce a comunicare. Non è male come ninja ma penso che lo manderò in accademia. Ha avuto una storia tragica, la madre è morta di parto ed il padre era un violento ubriacone. La cronaca ufficiale dice che la sorella e il padre si sono ammazzati a vicenda ma io ci credo poco... quel ragazzo ha uno sguardo vuoto, privo di vita. Secondo me li ha ammazzati lui. Ha la morte dentro.

    Se avesse parlato con uno dei bambini la reazione sarebbe stata un po' diversa. Quello è Yugi. Gli piace disegnare e sta molto sulle sue. Non parla mai ma è bravissimo ad inventare giochi! È il più bravo ninja qui dentro e nessuno si azzarda a mettersi contro di lui.

    Certo, essere il più bravo ninja di quell'orfanotrofio non voleva dire granché. Specie visto che l'età dei ragazzi variava dai neonati ai dodicenni e Yugi era leggermente più grande.

    ***





    Mi giro sul fianco. Non riesco a dormire. Ho paura. È una di quelle notti... quelle in cui mi torna lei in sogno.

    Sono anche peggio di quelle in cui mi appare... lui.

    La cosa che ricordo di più di Anzu è l'odore dei suoi capelli. Rosa del deserto.

    Le lacrime mi solcano il volto e devo mordere il lenzuolo per non piangere. Non posso fare rumore. Non devo.

    Yugi...

    Anzu...

    Yugi... non posso più farcela. È successa una brutta cosa e... non potrò tenerlo nascosto ancora per molto.

    Anzu, possiamo farcela, possiamo scappare...

    No, Yugi. C'è solo un posto dove possiamo scappare. Devi venire anche tu con me, Yugi...

    Una lama, illuminata dalla luna. Per un momento temo che Anzu voglia farmi del male ma... invece si conficca il coltello nello stomaco. Non un lamento, non un sussurro. Siamo diventati bravissimi, a non fare rumore. Sappiamo che svegliare lui significa solo altra sofferenza.

    Le lacrime mi solcano il viso. Mordo il lenzuolo per non piangere.

    ***



    Faccio contento Kenichi, con una dozzina di disegni del Kazekage. Io voglio solo starmene per i fatti miei e lui non vuole che io faccia fare brutta figura ai suoi Kurogane neri. So che nessuno mi prenderà mai con se. So che non avrò mai una famiglia.

    E va bene così. Non ho più bisogno di nessuno.
    Le uniche cose buone che ha fatto questo posto sono state darmi un tetto sulla testa. Tre pasti caldi al giorno (non buoni, nutrienti o sostanziosi ma meglio di niente) e avermi insegnato ad usare le armi. E il ninjutsu. Dopo quella notte ho capito una cosa: non mi importa nulla della vita umana. Mia, o altrui. Siamo cadaveri che camminano e il lavoro dello shinobi è solo quello di accelerare il processo.

    Prima o poi estinguerò la razza umana. Un cadavere alla volta. O, più probabilmente, morirò io. Pace. L'unica cosa che mi preoccupa è chi si occuperà di dar da mangiare a Kuro.

    Sono seduto nel cortile. Guardo le nuvole nel cielo. Quella sembra un maiale a cui manca una zampa. Ah, aspetta. Se prendo un pezzo di quella nuvola la, e la metto li, posso fare un maiale con i tentacoli! Carino.
    Potrebbe essere un nuovo gioco!
    Puzzle nuvolare, chi crea la forma più bella vince!

    Giro lo sguardo per vedere se riesco a trovare Nico. Mhh no, niente. In compenso c'è un nuovo bambino assieme a Kenichi... ah... aspetta. Cavolo, quello è Hohenheim! Ma certo, è quel dannato Kazekage per cui stan facendo tutto questo casino! Dopo tutti i disegni che gli ho fatto lo riconoscerei ovunque.

    Che palle. Spero che non si accorga che l'ho visto. Torniamo a disegnare con le nuvole va. Sarebbe divertente però. Farsi adottare da un bambino più piccolo di me. Potrei fare il fratello maggiore. Gli preparerei da mangiare. Gli insegnerei a giocare a campana ninja. A tetris con i nunchaku. A kunai, shuriken e spiedo.

    Si, certo. Come no. Se tutto va bene mi farebbe fare il bagno nell'argilla. E poi mi farebbe esplodere. Chissà cosa si prova, ad esplodere. Una volta Kenichi aveva detto che ci sono dei cloni che portano le esperienze vissute all'originale una volta distrutti. Se imparassi quella tecnica... potrei sapere cosa si prova a farsi esplodere. O tagliarsi un braccio. Morire dissanguati. Potrei testare vari modi di uccidere qualcuno. Trovare quelli più dolorosi e più rapidi. E scegliere con quale metodo ammazzare qualcuno.

    Sei un bravo bambino? Morte rapida e indolore.
    Fai casino tutta la notte come Kuro quando è in calore? Lenta tortura, mangiato dai ratti!
  4. .

    In Amministrazione


    Informazioni Top Secret?

    Come prevedibile l'improvvisa apertura della porta colse sia Febh che Hebiko di sorpresa, facendoli voltare verso la porta con l'ombra della colpevolezza sul viso, come se fossero stati beccati a fare qualcosa di vietato...e a conti fatti non erano alla scrivania ma stravaccati sulle poltroncine dello studio della consigliera a guardare un televisore di quelli più moderni, col tubo catodico con copertura in plastica e persino il telecomando, su cui un paesaggio desertico veniva ripreso a tempo di musica mentre due occhi hyuga apparivano in sovraimpressione prima di andare in dissolvenza.

    Febh era rimasto pietrificato, ancora più di Hebiko, come se l'improvvisa comparsa di Shinodari fosse l'ultima cosa che si sarebbe mai potuto aspettare. Aveva i suoi soliti occhiali finti senza lenti, la sua classica felpa da due soldi con la nota di oto ricamata sul petto e dei normali pantaloni. E ovviamente aveva anche la bocca aperta, gli occhi sgranati e probabilmente svariati loop elettrici nel cervello al momento. Shinodari parlò rapidamente, come se nemmeno stesse guardando ciò che aveva davanti, e quando finì, e con lei in drago, prima ancora che Hebiko prendesse la parola, dalla televisione giunse una voce molto ovattata (tenevano il volume basso, ma perfettamente udibile ai loro sensi, per evitare che fuori dalla porta sentissero cosa stavano guardando) che recitava "Tornerà Soledad Chikuma ora che il suo Miguel Abara è stato ucciso? Non ha più amici nè supporto, è stata sconfitta e la perfida Doña Ramona, sua maestra, controlla l'Accademia per giovani talenti sunesi. Ma allora cosa diceva la lettera per S.C. che la Hyuga scrisse prima di essere sigillata nella montagna? Le risposte a queste domande nella puntata di domani di...OCCHI DEL DESER..." In quel momento Hebiko spense il televisore.

    Ci fu qualche istante di silenzio imbarazzato, prima della reazione stizzita di Hebiko.

    Eeeh...ah...ehm... Reso evidentemente cerebroleso dall'improvvisa apparizione, Febh impiegò qualche istante a rimettere in ordine i suoi pensieri mentre le due donne erano a confronto, e sembrava che entrambe volessero sapere qualcosa da lui. Aahh...ahm...ehm...io... Il suo sguardo iniziò a dardeggiare tra la porta e la finestra valutando le possibili vie di fuga, ma in qualche modo aveva la sensazione che non sarebbe stata una buona idea. Sempre seduto sulla poltrona, ma non certo stravaccato e anzi più simile a un gatto pronto a scattare, deglutì guardando la vecchia, vecchissima amica. Shi...shinodari? Sei...davvero tu?

    Ci fu qualche secondo in cui Hebiko processò le informazioni, che Febh, senza avvicinarsi, uso per rimettere ordine nella sua testa. Sei...ehm...stai molto bene. Quello è Ko, giusto? Balbettò, mentre cercava nelle tasche. Ho le caramelle gusto mosca che piacciono alle lucertole, ne vuoi una? Le disse, tendendole la mano mentre si alzava. P-per il ramarro volante là, intendo! Non per te. Stava iniziando a sudare ed era evidentemente nervoso, scena molto rara da vedere. Ehm...sono felice che tu sia qui... Ci fu un attimo di serietà nei suoi occhi. E' successo qualcosa? Di nuovo i Chuda? O Grimdad? Poi di nuovo smarrimento, mentre si avvicinava. Io...uhm...perchè dicevi di Sayaka? Non...onestamente non mi aspettavo davvero che saresti tornata...sono successe...molte cose nel mentre. Aveva ucciso Orochimaru, aveva fatto salire Gene al potere rinunciando al ruolo di Amministratore, solo per essere poi scelto come Consigliere. Ma come spiegare tutto in poche parole? Io...sono contento che tu sia qui, davvero. Le tese timidamente una mano, evidentemente incerto su come comportarsi (per Hebiko doveva essere una vista molto strana)

    Ehi, guarda che ho sentito! Scattò poi verso la Dokujita. Follia un corno! Io faccio sempre del mio meglio! Era evidente un certo grado di familiarità in quel tono. Dopotutto Hebiko era stata la sua segretaria e poi collega pari-ruolo per diversi anni.
  5. .

    Integrazione Sunese


    La rappresentanza Kurogane - Post Primo



    Non mi piace essere convocato. Specialmente da Shin Kurogane, cugino di qualsivoglia grado e braccio destro di Aizen, il capoclan dei Kurogane.

    Ai tempi mi detestava perché ero l'allievo prediletto di Aizen, la sua speranza di rivedere un Kurogane sullo scranno più alto di Suna, da troppo tempo lasciato prima ai Chikuma ed ora "ad un mezzosangue di Kiri".

    Ora mi odia per via di Miyako, mia moglie, che aveva deciso di venire assieme a me. Non che lui volesse sposarla per amore, ma il prestigio di essere l'unica portatrice nota della tecnica del quarto Kazekage, la Sakin (sabbia dorata), oltre al potere economico derivato da essa lo avrebbe messo in posizione privilegiata per ereditare, se non la posizione di Kazekage perlomeno la leadership del clan.

    Invece si doveva accontentare di fare da galoppino ad Aizen, una posizione importante ma di secondo piano.

    Non che il mio matrimonio con Miyako fosse nato per ragioni più nobili. Ci volevamo bene ma avevamo scambiato un'attrazione reciproca per vero amore e lei preferì sposare me per guadagnare la libertà che nella casa paterna le era sempre stata negata.
    Mio suocero, Tatehiko, l'aveva costretta per tutta la sua vita a fingere di essere un'invalida oltre a produrre sabbia dorata per finanziare le sue rischiose imprese commerciali.
    Chissà che fine aveva fatto.

    Shin, seduto alla scrivania di Aizen (un privilegio puramente formale), incrocia le braccia e ridacchia.

    La sapete l'ultima che ha combinato il Doro Resura?

    Doro Resura. Il lottatore nel fango, un nomignolo diffusosi all'interno del clan per definire il Kazekage.

    Miyako piega la testa di lato e si porta un dito sulla guanciaNon saprei Shin-chan... ha deciso di aprire un museo dove esporre le sue opere?

    Tutti sanno che il Kazekage si ritiene un artista, io non ci capisco granché per cui mi fido dell'opinione di chi è più esperto in materia, per cui l'ipotesi avrebbe anche senso per quanto azzardata. Peccato che sia io che Shin abbiamo capito che lo sta solo prendendo per il culo.
    Le sfioro con la mano la schiena, poco più in alto del sedere, per segnalarle che ha esagerato un pochino.

    Shin ci illustra quindi, in anteprima rispetto al resto del villaggio, l'ultima mossa del Kazekage: la decisione di rendere il clan Soshi i nuovi guardiani delle reliquie.

    Mi affilo il mento. Una mossa audace, ma sensata. Avendo solo l'appoggio formale dei vecchi clan della sabbia sta cercando consenso tra gli esclusi e gli emarginati. Mi piace. Tu che ne pensi, tesoro?

    Miyako annuisce Potrebbe persino aiutare a integrare i Soshi all'interno del villaggio e magari a riqualificare il loro quartiere. Potremmo fare degli ottimi affari, oltre a migliorare le loro condizioni di vita.

    Shin sbatte le mani sul tavolo e gonfia gli occhi, è sempre stato molto tradizionalista. Che state dicendo? Questo è un totale affronto! Mi meraviglio soprattutto di te, Shinichi, visti gli stretti legami che hai con i marionettisti!

    Che abbiamo, Shin-san. Sono decenni, da quando la famiglia Musashi ha addestrato il leggendario Kankurou che l'alleanza tra le nostre due famiglie si è solidificata. Quindi la posizione ufficiale dei Kurogane è quella di appoggiare totalmente la famiglia Musashi e di essere contrari a questa "offesa nei confronti del lavoro e del sacrificio secolare della famiglia Musashi, la cui nobiltà ha radice nel secondo Kazekage"?

    Sospira e si lascia accasciare sulla sedia. Si, più o meno è così.

    E immagino Miyako mi guarda prima di proseguire, vuole essere sicura di parlare per tutti e due Che siccome noi due siamo fuori dalla vita politica dovremo noi farci rappresentanti di questa posizione. Siamo pedine sacrificabili, insomma.

    Shin alza le spalle. I tempi non sono maturi per una mossa nei confronti del Kazekage. Se questa azione si dimostrasse fallimentare, tuttavia, avremmo l'appoggio della famiglia Musashi. I Chikamatsu non si tirerebbero indietro, i marionettisti si spalleggiano di solito ma... alza il mento, indicandomi.

    Sospiro. Shu-san? Non gliene frega niente di queste cose. Da quel che so ha demandato la gestione della politica familiare a Kaori. Che da quel che so ha una mezza tresca con Takeshi Chikamatsu per cui...

    Miyako si stringe nelle spalle. Per cui anche i marionettisti sarebbero uniti nel condannare questa scelta. Gli Iga appoggeranno sicuramente il Kazekage, sono filogovernativi per indole. I Chikuma? Che anche loro vogliano fare una mossa per tentare la "scalata"?

    Scuoto la testa. Non credo che si muoverebbero in questo caso. I legami tra Kurogane e marionettisti sono troppo forti. Appoggiare questa posizione significherebbe seguire la nostra linea, e non penso che lo farebbero.

    Shin si alza in piedi, ci da le spalle e si dirige alla finestra. Ci ha tirato una bella patata bollente addosso. Dopo aver manovrato gli eventi per farmi tornare alla vita attiva da ninja, sicuramente sotto indicazione di Aizen, ora vuole farmi partecipare nuovamente alla vita politica del clan e del villaggio.

    I Chikuma potrebbero muoversi successivamente, se i Soshi chiedessero di entrare nel consiglio. Se gli Shinkiro si opponessero, cosa probabile, i Chikuma potrebbero appoggiarli e fare la figura di quelli che non prendono posizioni ideologiche, come potrebbe sembrare la nostra, ma sostanziali per difendere dei diritti acquisiti.

    Rido Una delle poche volte in cui potremmo essere d'accordo.

    Sono solo ipotesi, tuttavia. Miyako fa un paio di passi verso la scrivania. Ci stai chiedendo di assumerci un grosso rischio, Shin-san. E come ben sai...

    Shin abbassa il capo, continua a darci le spalle Vuoi un beneficio proporzionale al rischio. Aizen-sama è pronto a lasciarti carta bianca negli affari commerciali con i Soshi, ed il quartiere correlato. Un mercato vergine.

    Miyako prende una caramella al limone da una ciotola posizionata sul tavolo. Mi porge una caramella, faccio cenno di no con la mano destra. Lei se la scarta e inizia a succhiarla senza far rumore, mette la cartina in tasca.

    Non ci basta. Voglio l'autorizzazione ad agire per nome del clan anche a livello politico.

    Shin si volta, la guardiamo entrambi con gli occhi sgranati. Che cazzo stai...?

    Miyako alza l'indice sinistro. L'hai detto tu, no? I tempi non sono maturi per muoversi contro il Kazekage. Quindi vuoi che noi due ci facciamo carico di questa decisione e se le cose non vanno come speri scaricarci da qualche parte, giusto? Tanto siamo sacrificabili.

    Le stringo la mano. Ha senso, Miyako. Grazie a te... non avremo mai problemi, perlomeno a livello economico.

    Mi guarda, lo sguardo infuocato. Smettila di farti mettere i piedi in testa! Una volta avresti messo questo ufficio a ferro e fuoco se qualcuno si fosse permesso di dirti quello che devi fare, o pensare! Dov'è finito l'uomo che ho sposato?

    Le mollo la mano, arrossisco e abbasso lo sguardo. Ha ragione. Lo so che ha ragione.

    Anche se per un breve periodo Shinichi è stato amministratore di villaggio, la più alta carica ufficiale a cui un Kurogane abbia avuto accesso da quando abbiamo perso il titolo di Kazekage!

    Miyako, lascia stare...

    Mi spinge via, rossa in volto Sei la persona più indicata per rappresentare il clan! Dobbiamo prenderci la colpa, sta bene ma vogliamo anche le responsabilità connesse con il ruolo!

    Shin ridacchia. Va bene, Miyako. Per curiosità la concessione di rappresentanza devo farla a nome tuo o di questo guscio che chiami marito?

    Alzo lo sguardo. Non avrò più lo smalto di un tempo, ma... Non esagerare, Shin.

    Per un secondo mi sento come tornato a molti anni fa. Per un affronto del genere non avrei esitato ad uccidere. Non ero più quell'uomo, ma sarei potuto ridiventarlo. Forse.

    Shin si blocca, la bocca aperta. Miyako mi stringe la mano. Sorride, per la prima volta da mesi.

    D'accordo. Ecco qua, concessione per parlare a nome del clan Kurogane, esclusivamente in merito a questa faccenda. Si volta verso Miyako. E, come concordato prima, gli accordi commerciali per la riqualifica del quartiere Soshi e del commercio tra i nostri due clan.

    Faccio un passo avanti e prendo entrambi i fogli. Li controllo. Oltre alla firma di Shin c'è anche il timbro di Aizen: sono documenti ufficiali del clan. Ancora preso dalla furia per l'insulto ricevuto prendo Miyako per mano ed esco dall'ufficio.

    Cosa ti è venuto in mente di fare?

    Quello che avresti dovuto fare tu! Hai mollato la vita da ninja e quella politica per dedicarti alla nostra famiglia. Adesso devi riprendertele.

    Si ferma. Mi tiene la mano. Mi alza il mento e mi costringe a guardarla in volto. Mi afferra il viso con entrambe le mani. So bene che questo matrimonio, e la nostra vita di famiglia non è quello che vuoi, Shinichi. So che sei stato distrutto due volte, la prima quando hai perso la Satetsu e la seconda quando hai abbandonato la vita politica e quella da ninja. E' stato bello giocare alla famiglia e so che per un po' hai creduto di amarmi ma... lo vedo che questa cosa ti sta distruggendo. Non posso fare molto per alcune cose ma... almeno posso ridarti la tua vita.

    La bocca si storce in un ghigno ironico. Non posso riprendermi niente, Miyako. Sono un fallimento come ninja e come marito. Come padre. Come uomo. Ha ragione Shin, sono un guscio vuoto...

    Devio lo sguardo. Lei costringe a riguardarla, di nuovo. Sai qual è una delle tue qualità? Una di quelle che mi hanno fatto innamorare di te? Mi posa la testa sulla spalla, e mi sussurra all'orecchio. Che non importa quanto tu possa compatirti, o credere di essere un fallito... quanto sei nella merda ti rimbocchi le maniche e inizi a spalare. Meglio di chiunque altro.

    Prende il permesso firmato da Shin e me lo sbatte sul petto. Ti ho appena dato la più grossa quintalata di letame della tua vita... cosa pensi di fare?

    Mi sorride.

    Ricambio lo sguardo. Ho carta bianca?

    Annuisce.

    Mi seguirai, qualunque decisione io prenda?

    Mi afferra la mano. Ti ho sposato, no?

    Sospiro, e scuoto la testa. Aizen mi ucciderà per questo ma... andiamo a farci amico qualche Soshi.

    Miyako mi da un rapido bacio sulle labbra. Vuoi appoggiare il Kazekage e i Soshi? Una scelta coraggiosa, maritino mio.

    La abbraccio e iniziamo a camminare, fianco a fianco. E' la decisione giusta. Suna deve essere unita, poco importa che a farlo sia questo o quel Kazekage. I Soshi meritano una possibilità. Senza contare che grazie a questi due documenti aiutare i Soshi è anche la decisione più utile per noi. E in un certo senso per Aizen e Shin. Vogliono usarci come pedine sacrificabili, no? E allora sarà alle nostre condizioni.

    Mi appoggia la testa sulla spalla. Adesso inizio a riconoscerti, Shinichi.

    Le stringo la mano più forte. Miyako... scusa se qualche volta non ti apprezzo abbastanza o... o penso che la nostra vita assieme non sia la cosa migliore che mi sia mai capitata.

    Me la porto di fronte e la bacio in bocca, preso dal trasporto. Ti amo. E ti ringrazio per essere la mia roccia. Per volere che io sia la miglior versione di me stesso. Mi sono perso, è vero. Ma mai più. Aiutami ad essere il migliore.

    Miyako ride, il suono squillante della sua risata mi fa piangere dalla gioia. Stupido, non hai bisogno che io ti aiuti. Hai solo bisogno che ti ricordi di tanto in tanto chi era Shinichi Kurogane. E chi può tornare ad essere.


  6. .

    Di ritorno dall'aldilà


    Post 2


    Il baratro.
    Per un attimo avevo pensato che mi fosse piaciuto... il baratro! La dimenticanza completa, l'assenza delle emozioni, delle mete, degli obiettivi, dello stress, e persino della necessità di rendere Oto un posto migliore. Certo, sarebbero stato più facile lasciarsi cadere e abbandonarsi, ma dove sarebbe stata, a quel punto, la mia volontà? Dopo ogni caduta, dovevo rialzarmi; dopo ogni colpo, dovevo tornare in sé e continuare a camminare. Se mi fossi arreso, avrei tradito non solo me stesso, ma anche tutti gli altri. E la sofferenza? Beh, il Dolore che provavo, per me, non era altro che un altro scalino nella mia scalata verso gli obiettivi che mi ero proposto.
    Dannazione: essere me implicava non conoscere il significato della parola "resa" e per il solo fatto di aver pensato, almeno per un istante, di abbandonarmi al baratro, provai un'immensa vergogna: mi sarei consegnato al baratro solo e soltanto se il mio spirito fosse stato spezzato. Fino ad allora non mi sarei lasciato andare alle mie debolezze, altrimenti non avrei mai ritrovato Yuki.
    Prima ancora che la mia coscienza tornasse, effettivamente, nel mio corpo, vidi la bellissima ragazza che mi assisteva alzarsi dalla sua sedia e asciugarmi la guancia. Non dissi nulla: le lacrime della vergogna, ecco cos'erano quelle. E di certo non mi avrebbero impedito di rialzarsi, un domani, e tornare a combattere, ad allenarmi e prendermi la mia rivincita, prima o poi.
    Strinsi il pugno e serrai e mascelle mentre la sua garza passava, docile, sulla mia guancia; ancora respiravo a fatica, ma ero già pronto ad andare ad allenarmi. Ero strano, no? Forse quei pensieri, la voglia di allenarmi, era proprio quella la luce nelle ombre. Era quella la mia volontà: non arrendersi mai, nemmeno dinnanzi agli avversari più forti e più pericolosi del mondo, come il Mizukage.
    - Tsk, - ghignai percependo come le unghie s'infiltrassero nella carne del palmo della mia mano. Mi ero allenato già tantissimo, quanti sacrifici avevo fatto, eppure niente di tutto quello era bastato. Quante strade avrei ancora dovuto percorrere e cos'altro fare pur di diventare più forte?
    D'istinto, di rabbia, quasi di odio, distolsi la guancia muovendo la testa in direzione contraria alla kunoichi. Era un gesto di rabbia, quasi aggressivo; non mi piaceva perdere, e mi promisi di non farlo, ma immediatamente mi calmai cercando di capire il mio stato e ammirando la kunoichi. - Chi... sei? - domandai con la voce debole. - E... cosa vuoi?.. - "In questo villaggio tutti fanno qualcosa solo per tornaconto personale." - Pensai intuendo che anche lei volesse qualcosa. Del resto, nessuno faceva del bene agli altri giusto per il puro cuore. Forse, solo io avrei potuto farlo in quel maledetto villaggio.
    - Tasaki... Moyo... - mi presentai. Avrei voluto fare un inchino con il capo, ma mi faceva male il collo, motivo per cui evitai. Alla fine mi disse che mi poteva raccontare ciò che era successo dopo la fine dello scontro, ma non ero sicuro di volerlo sapere. Alla fine dei conti, se lei addirittura doveva specificarlo, forse era successo qualcosa di molto grave... Ma cosa? Sembravo anche avere 2 mani e 2 piedi; c'erano entrambi gli occhi e orecchie. Pure il pipino mi sembrava al suo posto, così come tutte le dita.
    Lentamente, girai il capo verso la bella kunoichi e le feci un cenno.
    - Racconta... mi... per favore... tutto... - Le dissi aguzzando le orecchie e dopo, se mi avesse chiesto le mie motivazioni, avrei sorriso, come un idiota.
    - Mo... motivazioni? - Chiesi. "Bella domanda!" - Volli rispondergli. Che motivazioni avevo? - Del tempo... tempo fa... - tossi leggermente, - Kensei... Hito... il Mizukage... ha ucciso... lui... ha ammazzato... un... un prigioniero. - Dissi. - Mio... conterra... neo... - Spiegai. - Ho... vol... voluto... dargli una... lezione... Non potevo.. ignorare... un simile... gesto. I prigio... nieri... non si uccidono! -
    Avrei voluto anche aggiungere che così mi aveva raccontato mia madre ed era una di quelle sue lezioni intrinsecamente legate alla morale e all'etica, ma comunque fosse decisi di risparmiare le energie e mi rilassai espirando fortemente. Poi girai il capo vero di lei.
    - Sei... bella. - Le dissi. - Come un angelo. - "Il mio angelo..." - pensai ancora leggermente frastornato dalla botta che avevo preso in testa (e non solo).
    Quando mi propose del te, cercai di alzarmi per dirle quali erano le mie preferenze, ma alla fine non ci riuscii e balbettai qualcosa sotto il naso:
    - 2... cucchiaini... tè... nero... goccio... latte... intero... a 30°... - un enigma, in pratica. E forse avrei dovuto aggiungere anche una cannuccia, ma tan'è... Quant'era fantastico quando qualcuno si prendeva cura della tua stupida testa! Poi, prima ancora di ottenere il mio tè, bisbigliai altre parole.
    - Rivincita, - fu la prima. - Come... posso... ringrazia... graziarti? - Furono le altre 3.
  7. .

    Where everything ended


    A last fly



    Il post tratta e descrive temi delicati come la depressione ed il suicidio, che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni.



    Non ho più bisogno di lui.
    Tutto ciò che mi rimaneva era Jukyu. Tutto ciò che potevo fare ancora nella mia vita, era per lei. Solo per lei. Ma lei aveva deciso di rifuggire da me. Quei lunghi mesi di separazione non avevano placato la rabbia ma l'avevano inasprita al punto da rasentare l'odio. Lo comprendevo da quelle poche, semplici parole che aveva scritto con quella fredda decisione su quella carta che tenevo tra le dita.
    Mi accorsi che, sebbene la mia vista fosse perfettamente funzionante, una nera nebbia stringeva ai lati del mio campo visivo, riducendo tutto ciò che potevo vedere ad un puntino bianco. Era lì, lontano, potevo vedere la via davanti a me, ma era remota, irraggiungibile ed io non avevo più forze.
    Mi accorsi di essere cieco. Cieco di fronte alla speranza, incapace di comprendere che forse qualcosa che potevo fare c'era, che la vita sarebbe continuata, che avrei potuto riappacificarmi con Jukyu. Jukyu, la mia bambina, ancora troppo inesperta per stare al mondo totalmente sola, in balia di chi avrebbe potuto manipolarla, sfruttarla, ferirla. Ma non avevo forze, non avevo forze per tornare a Kiri, affrontare i Kiriani che avevo abbandonato, per affrontare lei ora che sapevo quanto mi odiasse.
    No, era più facile fare altro. Era più facile dormire, lasciarsi andare nel caldo abbraccio eterno di una morte rapida, dimenticare tutti quei problemi che mi affliggevano e spedirli nell'oblio garantitomi della morte, che tutto distruggeva, azzerava e cancellava, lasciando ai vivi il problema di affrontare le conseguenze dei gesti di chi aveva deciso di abbandonare il mondo.
    Sì, una strada semplice. Semplice da raggiungere, semplice da percorrere. Lo aveva fatto Ayame, con fredda decisione dettata dalla disperazione. Lei, sempre così buona, gentile, che non avrebbe fatto male ad una mosca aveva trovato in sé la determinazione assassina di compiere quel gesto estremo. Il suicidio era un atto violento. Non era semplicemente porre fine alla vite di sé stessi, dove l'ostacolo principale era l'ignoto oltre la morte, la spinta contraria all'atto determinata dall'istinto di autoconservazione. Il suicidio era omicidio di sé stessi, era l'atto violento supremo, il freddo delitto che richiedeva premeditazione, sangue freddo e la consapevolezza che peggio di quello non si sarebbe mai stati in grado di fare. Ayame non aveva mai ucciso nessuno in vita sua, ma io avevo ucciso molte persone. Garyuuka aveva preso un numero non noto di vite con il suo filo micidiale, così come le mie stesse mani. Io ero già un assassino. Io sapevo già uccidere. Sarebbe stato solo un altro, ennesimo omicidio.
    No, non era vero. Non ero un assassino. Itai Nara probabilmente non aveva mai ucciso in maniera premeditata, ma solo in una lotta, dove l'altro vuole uccidere te con feroce convinzione. Quello sarebbe stato diverso, persino per me. Però avevo ucciso, conoscevo il peso della responsabilità di porre fine ad un'altra vita umana, sarebbe stato semplice. Mi sarebbe bastato poco, ad Ayame era bastato un kunai e stare zitta. Nel freddo buio di una stanza, di notte, nessuno avrebbe pensato di salvarmi.
    Nessuno poteva salvarmi.
    Nessuno.

    La voce di Raizen giunse remota. La nebbia attorno ai miei occhi si diradò per farmi rendere conto che Raizen ci aveva teletrasportati lontani, sulla sommità del monte dei Kage. Sopra i capelli di quale Kage eravamo? Non importava veramente saperlo. Era una futile curiosità che non avrebbe modificato i miei pensieri.
    Il fondo. Una memoria riaffiorò dalla mente. Il ricordo di me che mi catapultavo a Konoha, raggiungendo un Raizen ferito, privato di Kurama da un nemico estremamente potente, distrutto nel fisico e nella mente. All'epoca gli avevo detto qualcosa, ma non ricordavo cosa. Che fossero quelle le parole che avevo pronunciato per cercare di aiutarlo?
    Sì, era vero, continuare a pensare ai propri fallimenti sarebbe stata una zavorra per chiunque. Il problema che Raizen non vedeva era che la sua empatia non arrivava a comprendere la vastità del nero che mi si era aperto dentro. Fragilmente avevo cercato di ricucire i pazzi infranti della mia anima usando per colla la speranza di tornare da mia figlia, ma quando quella stessa speranza era stata infranta la voragine che avevo dentro si era allargata al punto da essere insostenibile.
    Lui continuò a parlare e le parole giunsero, ma non giunsero allo stesso tempo. L'ottundimento mentale che provavo mi impediva di comprenderle a pieno, di saggiare fino in fondo le giuste implicazioni delle stesse e lo scenario di speranza che mi prospettava. Lui aveva ragione, qualcosa di salvabile nella mia vita c'era. Jukyu poteva odiarmi, ma nonostante tutto sarebbe rimasta mia figlia, ed io suo padre. Avrei potuto ricostruire quel rapporto, tornare da lei, ed essere la famiglia che eravamo realmente. Sarebbe stato stupendo se fossi riuscito a concentrarmi anche solo cinque secondi su quelle parole, ad interiorizzarle, ma farle mie e tirarne fuori un pensiero coerente, ma tutto ciò che purtroppo Raizen ottenere fu un duro silenzio apatico. Non avevo nemmeno più la forza per piangere. No, le lacrime non servivano. La disperazione era finita. In me si era svegliato il pensiero sopito che aveva accompagnato la morte di Ayame, la fredda e nera compagna con la quale combattevo da anni e che marciava silenziosa al mio fianco avvolta in un manto nero, armata di falce, sempre puntata alla mia gola. Uno shinigami mi attendeva ed era la sola determinazione che provavo.
    Sarebbe accaduto.
    Sarebbe accaduto perché nulla mi avrebbe potuto fermare. Nulla avrebbe potuto salvarmi.

    Parte della mia coscienza fu sparata da Raizen nella dimensione condivisa di Chomei, senza preavviso. Erano anni che non scendevo nella parte della mia mente attraverso cui comunicavo con il Bijuu, ed era diversa da quella che ricordavo. Il cielo era sparito, ma non vi era nemmeno terra. Chomei non era tornato ad essere Kaku, fortunatamente, tuttavia era sbagliato. Forse persino Kurama avrebbe provato disagio in quel momento, rendendosi conto che c'era qualcosa che non andava in me. Era tutto nero, non c'era luce. Non si poteva vedere nulla, nemmeno le proprie mani e Raizen mi avrebbe perduto di vista, salvo poi rivedermi, per un istante, quando una luce abbagliante contemporaneo ad un urlo atroce avrebbe illuminato la scena per una frazione di secondo. Un altro urlo, altra luce. Erano urla femminili, infantili. Poi, un tuono, così forte, da far tremare i denti dei presenti. Un nuovo lampo, un nuovo tuono, altre urla. Urla, luce, tuoni. E poi, pioggia. Pioggia torrenziale, gelata, ostile.
    Chomei non era da alcuna parte. O meglio, era , da qualche parte, solo che Raizen non poteva vederlo, né comprendere cosa stesse accadendo. Altra luce. Se Raizen avesse visto attorno si sarebbe accorto che ai limiti di quella scena, ovunque, sia sotto, che sopra, che tutto attorno c'erano fitte nubi spesse, una coltre possente, che bloccava la visuale di qualsiasi cosa ci fosse attorno. Ed erano vicine. Non c'era traccia della vastità del mondo interiore di Chomei, un cielo infinito e privo di nubi, con un sole caldo ad illuminare tutto e forti venti che ululavano senza sosta. Una sfera, un centinaio di metri di diametro, e lì dentro, solo noi due.
    Parlai allora, per la prima volta, cercando di sovrastare col tono della voce i tuoni che si stavano facendo sempre più presenti.
    Non c'è più Chomei, Raizen. Si nasconde, per paura di ciò che provo. Per paura di tornare ad essere Kaku.Quella era una sonora sciocchezza, ma non potevo comprenderlo nel mio stato alterato. Erano state vendetta ed odio a trasformare Chomei in Kaku, ma io non odiavo nessuno, se non me stesso e non desideravo vendetta. Volevo solo pace, la fine di quel dolore così profondo e vasto da essere indescrivibile, come trovarsi in un cratere così da grande da confonderlo per una larga vallata.
    Poi ancora tuoni. Lampi. Urla. E pioggia.
    Pioggia senza fine.

    Nessuno dei due perse consapevolezza all'esterno. La vista mi si schiarì abbastanza da farmi rendere conto di dove mi trovassi, farmi rendere conto che ero vicino ad un precipizio fisico, oltre che figurativo. Non pronunciai una parola. Chissà, forse lui si era distratto nel tentativo di entrare nel mio mondo interno. Aveva solo poggiato una mano sulla mia spalla. Niente di più che quello.
    Povero Raizen. Pensai che forse si sarebbe potuto sentire in colpa per ciò che sarebbe successo. Avrei voluto dirgli che quella non sarebbe stata colpa sua, che la decisione era presa e che sarebbe andata in quel modo in ogni scenario possibile. Sarebbe cambiato solo il mondo in cui avrei deciso di porre fine a quell'inutile, tormentata esistenza.
    Richiamai tutto il chakra che potei, quasi fino a farmi dolere le gambe, bruciando i muscoli fino a bloccarli. Che importanza aveva ormai, il dolore? Quello era l'atto finale. Il posto dove tutto finiva.
    Preservare il mio corpo dagli abusi del mio chakra non aveva importanza alcuna, e persino senza Chomei scattai, un unico balzo, quanto bastava per librarmi nel vuoto e poi, soggetto all'ineluttabile gravità, tirato verso il basso, diretto verso una caduta da cui nessuno poteva sopravvivere [Statistiche salto]Velocità: 775 + Medioalto + Sovraimpasto + OverCAP->1000. La connessione con il mondo interno si sarebbe interrotta all'improvviso e forse quell'attimo di disorientamento sarebbe stato abbastanza.
    Ed eccola lì, la fine della storia di Itai Nara. Nel posto in cui tutto era iniziato. Una fine ingloriosa, forse non all'altezza delle vette della propria vita, ma certamente bassa ed infima quanto i peggiori dei suoi fallimenti.

    Kiete yuku
    no mo uragare no
    hotoke kana

    Prati morenti
    Il sottobosco gela
    è la mia ora

    (Gokei)







    Edited by -Max - 6/10/2021, 20:37
  8. .

    Problemi di integrazione


    I



    CITAZIONE
    “LA RIBALTA DEI SOSHI”

    In pochi se lo sarebbero mai aspettato, compresi probabilmente i consiglieri più stretti del Kazekage. Eppure, la notizia che si è sparsa alla velocità della luce questa mattina è stata confermata dalle cariche amministrative più autorevoli all’interno del Palazzo di Sabbia: I Soshi saranno i nuovi Guardiani delle Reliquie. Un titolo che, sebbene non abbia alcun potere di fatto, è sinonimo di grande importanza nel villaggio. I Soshi andranno quindi ad affiancare il clan della famiglia Musashi, i Marionettisti che da decenni vegliano sul tempio sacro di Suna, nella difesa delle armi più importanti del villaggio, i demoni codati. Ma cosa vuol dire esattamente?

    Difficile dirlo, dato le informazioni sensibili di cui si sta parlando. Le prime indiscrezioni parlano di una possibile cerca del Monocoda, o della difesa di uno dei tempi nascosti in cui vengono conservate le reliquie dei Demoni. Quale? Solo le alte sfere del villaggio - ed il clan dei Soshi a questo punto - possono rispondere a questo quesito.

    La mossa del Kazekage, per quanto audace, si inquadra perfettamente nel piano di inclusione che aveva preannunciato all’inizio del suo mandato. I Soshi rappresentano il 6% della popolazione ninja Sunese, ma rimangono per lo più nel quartiere-getto del clan nella zona ovest del Villaggio. Gli esperti vedono la mossa del Kazekage come un tentativo di dare visibilità al clan, per favorire l’integrazione con gli altri clan combattenti del villaggio.

    Mentre alcuni evidenziano che il titolo di Guardiani delle Reliquie sia un titolo vuoto, alcuni analisti hanno evidenziato che la nomina sia un trampolino di lancio per portare alcuni membri del clan dei Soshi nel Consiglio - dove si fa la vera politica del villaggio.

    Ci si chiede quindi, come reagiranno gli altri clan. I marionettisti ora devono condividere un titolo che li rendeva unici. A poco servono le rassicurazioni del Kazekage che il clan delle costruttori di bambole continueranno a considerare il tempio di Suna casa loro. Cosa dire invece del clan dei Kurogane, il più forte del villaggio. Accetteranno di dividere la poltrona con i Soshi? E gli Shinkiro condivideranno il loro primato nell’amministrazione pubblica?

    Il trafiletto era comparso occupando un paio di colonne del giornale di quella mattina nella parte sinistra della prima pagina. Un evento eccezionale, non tanto per il contenuto, quanto per il soggetto di quell’articolo. Erano infatti anni che non si parlava dei Soshi con una tale importanza all’interno delle faccende del villaggio. Perchè? Perchè normalmente nessuno si curava di quel clan schivo di feroci combattenti.

    Il loro numero ridotto e le loro usanze così singolari, li avevano sempre relegati in una condizione di emarginati sociali. Molto era dovuto a come si vestivano ed al loro modo di combattere, che si basava sull’utilizzo del veleno. I Soshi, infatti, non mostravano quasi mai un lembo di pelle ad una persona al di fuori del clan. Dalla testa ai piedi erano normalmente avvolti da un tessuto inanellato, formato da piccolissime scaglie che rimandavano infiniti riflessi dorati sotto la luce dell’implacabile sole del deserto.

    Pochi avevano capito che era una gentilezza nei confronti di chi non era del clan: prevenire il contatto era un modo per prevenire il contagio del loro veleno. Tuttavia, questo aveva causato infinite dicerie sul clan. Voci che li dipingevano come mostri, dotati di chele e code, come gli scorpioni che erano il simbolo del loro clan. Guerrieri infidi, che usavano un’arma bastarda, per quanto efficace e comunemente accettata tra l’arsenale ninja, per portare a casa la testa dei loro nemici. Questo non aveva fatto altro che allontanare il clan dalla vita pubblica.

    Il Kazekage aveva però deciso di cambiare questo status quo. L’azione dei Soshi aveva già aiutato il villaggio in moltissimi modi, ma ora era necessario che si cimentassero in un ruolo ad alta visibilità, così che il loro operato fosse ben visibile ed acquisisse peso agli occhi dell’opinione pubblica. Sapeva che non sarebbe stato facile: il cambiamento non lo è mai.

    Non si sarebbe mai potuto aspettare, tuttavia, la serie di eventi nefasti che sarebbero succeduti ad una tale dichiarazione.

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    Quest di Villaggio aperta a tutti i Sunesi. Mi raccomando, andate a leggervi in ambientazione i topic relativi a Suna, ai marionettisti e agli Shinkiro!!
    Se ninja di altri villaggio, che hanno una buona motivazione per essere a Suna, vogliono partecipare mi scrivano in privato e valuterò caso per caso - comunque max chunin blu-viola. Chiaramente anche i nukenin sono ben accetti.


  9. .

    SH X SH


    Free tra Shinichi e Shinodari - Post secondo



    Esco dalla pozza e poso i piedi a terra. Seidou ha un po' esagerato. Non dev'essere abituato a lottare con creature di carne e non di metallo. Dovrei avere ancora un paio di tonici nel rotolo da richiamo.

    Passi leggeri. [Percezione 12] Uno shinobi... no, ha un passo troppo aggraziato. Una kunoichi. Alzo lo sguardo. Anche una kunoichi carina. Accompagnata da quella che sembra una lucertola alata. Il passo leggero mi dice che dev'essere esperta, ma è strano che si sia palesata così apertamente. Da quanto mi sta osservando?

    Fa dei lenti passi avanti, l'espressione del viso non tradisce curiosità o stupore (quindi mi sta osservando da un po') ma calma. Come se volesse farsi studiare. Scorro lo sguardo su e giù e noto molte cose che sfuggirebbero ad un occhio meno attento<!-- --> Occhio di Falco [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di scovare facilmente le trappole: la sua Percezione è incrementata dal bonus ai Riflessi o ad una statistica secondaria scelta all'acquisizione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di notare dettagli minori, ottenendo un vantaggio a riconoscere porte occultate, camuffamenti, oggetti e persone nascoste. Non incrementa la Percezione per trovare obiettivi furtivi. [Da genin in su]
    (Concentrazione)
    . Non porta coprifronte ma dalla cintura le pende un ciondolo d'argento. Una nota, il simbolo del villaggio del suono. Ha senso, siamo nel bosco dei sussurri dopotutto. Non riconosco la giovane donna, dai lineamenti del viso avrà circa... vent'anni? Gli abiti sono di buona fattura ma comodi, il che conferma la mia supposizione che si tratti di una kunoichi.

    Si avvicina di un paio di passi, mentre io mi avvicino ai miei vestiti. Non ho intenzione di attaccarla, per ora, e mantengo anch'io un linguaggio del corpo calmo e rilassato. Come se non fossi stupito dalla sua intrusione.

    Salve, sembra che abbiamo un luogo che interessa ad entrambi.

    Tiene la distanza, il suo campo visivo comprende sia me che Shunchu e Seidou. Si, decisamente una kunoichi esperta. Che ci sia qualcun altro nascosto tra gli alberi? Non avrebbe senso. Mi avrebbero attaccato prima.

    Sono sopra ai miei vestiti, piegati vicino al laghetto. Mi chino in basso e indosso un paio di boxer. Se devo proprio farmi ammazzare meglio mantenere un minimo di dignità.

    Non posso fare a meno di notare che siete ferito. Se permettete, potrei curarvi. Sono un medico.

    Ora devo ammettere di essere incuriosito. Ma che razza di presentazione è? Cioè questa esce fuori dal nulla, con una scusa campata per aria e dovrei crederle? Facciamo finta di stare al gioco. Non capisco i suoi scopi.

    La guardo fisso negli occhi poi, tenendo sempre l'attenzione su di lei, faccio deviare lo sguardo sulle mie ferite. Buona improvvisazione, devo ammetterlo.

    Annuisco.

    Dimenticavo, sono Shinodari Kazekumo, lui è Ko... e voi...signore?

    Sorrido. Cerchiamo di tirar fuori il buon vecchio fascino.

    Mi chiamo Shinichi Kurogane. Non specifico né la provenienza né il fatto che fossi qui per allenarmi. Nel primo caso è tradita dal mio cognome e nel secondo da come deve avermi osservato, nascosta tra le fronde.

    Otekko, lo scorpione più piccolo, si avvicina alla ragazza portandosi a circa tre metri da lei. Io sono Otekko, piacere. Tende la chela destra, come se volesse presentarsi.

    Lo scorpione di Rame, grande poco più di un cavallo, alza la coda. Il mio nome è Shunchu. E quello è Seidou. Ehi ma... dove si è cacciato?

    In effetti Seidou sembra essersi approfittato del trambusto per sparire. Mi guardo un attimo attorno. E lo individuo. Si trova a circa tre metri alla mia destra, a metà strada tra me e Shinodari. Immobile, mimetizzato con l'ambiente circostante. Schiocco le dita e indico la mantide. Scusatelo, nonostante sia una mantide con molti anni sulle spalle è un po' timido di fronte alle donne. Di ogni specie.

    Seidou si sposta e si porta vicino a me, lasciandosi il lago alle spalle così da poter essere individuato facilmente anche da Shinodari. Deve aver capito che non è mia intenzione attaccare la kunoichi, almeno per ora. Gli do una pacca sulla spalla. Vedi, adesso mi tocca far scomodare la dottoressa Kazekumo. Cerca di controllarti un po' di più la prossima volta vecchio mio. Non sono mica fatto di ferro.

    Seidou volta il capo di 90 gradi verso di me. Mi sta fulminando con lo sguardo. Si, spero anch'io di sapere quello che sto facendo.

    Mi avvicino a Shinodari a braccia aperte, sorridendo e lasciando che un po' di sangue goccioli al suolo dalle mie ferite.

    Ora che la osservo meglio è proprio una ragazza carina. Anche Miyako ha avuto la sua fase con i capelli blu, e devo ammettere che è un colore che mi piace (e che si addice di più a questa ragazza rispetto a mia moglie). Avvicinarmi mi consente anche di annusarla<!-- --> Segugio [1]
    Abile: L'utilizzatore può percepire il veleno tramite l'olfatto: il veleno sarà considerato come furtivo, parigrado l'utilizzatore del veleno. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di percepisce in modo accurato l'odore di oggetti e persone, ottenendo un vantaggio a riconoscere camuffamenti, raggiri o la presenza di materiale tramite l'olfatto. Il riconoscimento di una persona è possibile solamente entro brevi periodi di tempo, oltre i quali, in assenza di precedenti interazioni frequenti o prolungate o particolari motivazioni gdr sarà impossibile avere certezza dell'identificazione[Da chunin in su]
    . Non riconosco un odore di veleni noti. Il che è già positivo. Non sta utilizzando profumi ma non ha un odore conosciuto. L'unica cosa che sento... è un odore familiare. Qualcosa che si beve. Ma certo!

    Buffo, oltre alla nostra predilezione per questo luogo abbiamo anche gli stessi gusti in fatto di the, dottoressa Kazekumo.

    Se non si fosse ritratta ormai sarei stato di fronte a lei, a circa un metro di distanza. Braccia aperte, rilassato e sorridente. Le avrei indicato un masso poco distante, a circa una ventina di metri dal lago e da Shunchu e Seidou. Otekko invece sarebbe rimasto nei paraggi, incuriosito da Ko.

    Mi siedo sul masso e porgo a Shinodari il mio braccio destro. Un lungo taglio si estende dalla spalla fino al gomito, giusto sul lato esterno dell'arto. Non è profondo e se Shinodari si fosse concentrata a sufficienza avrebbe sicuramente notato come sembrasse inferto da una vera e propria arma più che da una falce di un insetto. Il taglio sanguinava ma non sembrava particolarmente grave. [Ferita MedioLeggera + Sanguinamento lieve]

    La ringrazio della sua gentilezza. Posso chiamarla Shinodari? E lei non si faccia problemi e mi chiami pure Shinichi.

    Mentre facevo il provolone, seppur restando sempre concentrato al massimo sulle movenze della ragazza. Se avessi avuto anche solo un dubbio che stesse facendo qualcosa di strano, che esulava dalle arti mediche, non avrei esitato a colpire.

    Mentre Shinodari stava curando la ferita ne avrei approfittato per fare un po' di conversazione, oltre ad un genuino interesse mi sarebbe stato utile per tentare di bucare la sua testimonianza se fosse effettivamente un nemico sotto mentite spoglie.
    Si sarebbe dovuta concentrare sulla cura, sulle risposte da darmi e sul mantenere il proprio "personaggio". Per non parlare della distrazione data da Otekko, che si sarebbe messo a parlare con Ko.

    Ciao... Io sono Otekko. Ah si, mi sono già presentato. Io sono uno scorpione di pirite. E tu? Che cosa sei?

    La curiosità è dovuta al fatto che non esistono animali che non siano artropodi di metallo all'interno della tomba di ferro, un ambiente inospitale per forme di vita diverse da loro.

    Sai che è strano trovarti qui, Shinodari? Pensavo che voi di Oto ormai andaste solo alle terme dentro le mura del villaggio. Per questo, diciamo, mi sono preso alcune... libertà.

    Anche riportare il pensiero alla mia nudità avrebbe aiutato a confondere la ragazza. Attaccandola su più fronti avrei avuto ancora più possibilità di... aspetta. E... se.

    Questa si che è un'ottima idea.

    Se Shinodari si fosse messa vicina a me, come pensavo, avrei fatto in modo ad un certo punto di spostarmi leggermente o avrei aspettato che curasse una delle ferite alle gambe (che avrei sollevato sopra il masso con la scusa di rendere più comodo per lei richiudere la ferita) per metterla nelle condizione di avere dritto di fronte a se il mio basso ventre. In quel momento mi sarebbe bastato concentrarmi su, ad esempio, come potesse essere lei nuda e... il gioco era fatto.

    Lo sai che sei veramente una bella ragazza? Mi piace molto come hai acconciato i capelli. E sei molto abile nelle arti mediche, complimenti!

    Sono curioso di vedere come reagisce la Kunoichi. Ovviamente questa mia tattica di "distrazione" non mi avrebbe fatto abbassare la guardia. E in un certo senso sono anche onesto. La considero sul serio una ragazza carina. In passato non mi sarei fatto nessun problema a farle la corte.

    Forse neanche oggi.


    Edited by -Shu - 6/10/2021, 11:55
  10. .

    SH X SH


    Free tra Shinichi e Shinodari



    L'acqua della cascata si infrange sul mio capo. La sento scorrere lungo il corpo nudo, gelida come la neve.

    Inspiro.

    I muscoli si gonfiano, mettendo in mostra le cicatrici sulla schiena, ricordi di antiche battaglie. Il fisico atletico non ha nulla da invidiare agli esperti di taijutsu, nonostante io sia un ninja dei Kurogane che di solito non brillano in questo aspetto delle arti ninja.

    Espiro.

    Mi concentro sul Tantien, mischiando le due nature rimanenti del mio chakra: vento e terra. Un tempo avrei potuto richiamare i metalli ma quella capacità mi è preclusa, ormai.

    Uno stridio metallico richiama la mia attenzione, ma tengo gli occhi chiusi. Sento uno schioccare di forbici.

    Ti sei distratto, Shinichi-san.

    Apro gli occhi, dall'altra parte del laghetto Seidou fa scattare le sue falci. Scuote la testa triangolare. Se la luce non si riflettesse sul carapace verde e lui non mi aiutasse con i movimenti persino a me risulterebbe difficile individuarlo.

    Provo a tirarmi su in piedi, ma non ci riesco.
    Che succede? Guardo in basso e le mie gambe incrociate sono diventate nere. Cazzo. Mi porto una mano in mezzo alle gambe. No, quello è apposto, per fortuna.

    Dalla foresta emerge lo scorpione di rame, Shunchu. E' grosso almeno quanto me. Non c'è nessuno nei dintorni. Si direbbe che questo luogo è sconosciuto, Shinichi-san. Come ci avevi detto.

    Annuisco. Si, da quando hanno aperto le nuove terme dentro le mura del villaggio nessuno viene più qui a fare il bagno. Piuttosto...

    Lo stridio metallico, la risata di Seidou, riporta su di lui la mia attenzione. Hai bisogno che qualcuno ti liberi dal tuo impedimento, corretto?

    Annuisco. Quando gli artropodi della tomba di ferro mi avevano annunciato che sarebbe stata dura apprendere a utilizzare il chakra naturale non scherzavano. Specie con la mia... menomazione. Ogni volta che mi deconcentro il chakra naturale viene rigettato dal mio corpo, ricoprendolo di uno strato di metallo nero. Se non ci fossero loro... sarei già diventato una statua di ferro.

    Delle chele schioccano allegre. Otekko, lo scorpione di pirite delle dimensioni di un gatto, spunta da sotto Shunchu. Ah ah ah! Tocca a me questa volta!

    Arriva fino al bordo del laghetto e si ferma. Si sposta a sinistra, e poi a destra, come a cercare un passaggio. Si gira verso l'altro scorpione. Mi porteresti, per favore?

    Ahahahaha Shunchu sbatte la coda a terra due volte Ma certo piccoletto, salta su!

    Otekko sale sopra lo scorpione di rame. Shunchu si avvicina al laghetto e vi si immerge senza grossi problemi, allungando le zampe riesce a restare sopra il livello dell'acqua. Non è che l'acqua causi problemi agli abitanti della tomba di ferro... è solo che Otekko non ha ancora imparato a nuotare.

    I due scorpioni mi arrivano di fronte. Otekko mi salta in cima alla testa, e si muove lungo la schiena. Il pizzicorio familiare un po' di risolleva il morale. Lo sento sgranocchiare il metallo che mi copre le gambe e spero stia attento con le sue chele. Prima o poi vorrei avere la possibilità di fare un quarto figlio.

    Shunchu mi alza il volto con la chela destra Che succede, Shinichi-san? Ti vedo più pensieroso del solito...

    Sbuffo. E' solo che... speravo di riuscirci. Questa volta.

    Otekko si ferma. Io invece spero che fallisci ancora per un po', Shinichi-san. Sei proprio buono, sai?

    Accarezzo lo scorpioncino e gli sorrido. So che lo dice a fin di bene ma... non posso fare a meno di sentirmi un fallito.

    Attendo che abbia finito e mi alzo in piedi. Mi stiracchio gambe e braccia.

    Per oggi è meglio se la finisci con gli allenamenti per il chakra natuale.

    Annuisco. Concordo. La mia mente... non è in un posto felice.

    Allora direi che è il caso di allenarsi. Forza. Vieni qua. E' da un po' che ho bisogno di sgranchirmi il carapace.

    Sorrido. Poso le mani sulla superficie dell'acqua e le uso per darmi lo slancio per un salto [chakra adesivo + repulsivo] e con un colpo di reni atterro in posizione di guardia sull'acqua. [chakra adesivo]

    Mi guardo attorno. Quasi non mi sembra vero che questo luogo sia isolato. Ricordo come, un tempo, con una mia vecchia fiamma di Oto (conosciuta al bordello, vero, ma ci frequentammo sempre fuori dal suo orario di lavoro) venivamo sempre qui. Ed era pieno di gente.

    Adesso invece questo luogo incontaminato giace qui, splendido e meraviglioso. Tutto perché gli otesi han deciso che è meglio farsi il bagno con l'acqua calda.

    Oh beh, almeno posso allenarmi per un po'. Non mi sono mai misurato con Seidou. Dovrò stare attento alle falci.

    Scatto in avanti e sferro un pugno diretto al centro del suo petto. Lui dispiega le ali e mi tira un colpo diretto a tranciarmi di netto il braccio sinistro. D'istinto lo ricopro di roccia [Tecnica del Pugno di Terra] e blocco il suo assalto.

    Continuiamo così per un po', mentre i due scorpioni fanno il tifo. A volte per me, a volte per la mantide.

    Al termine del combattimento sono esausto. Nonostante le mie accortezze Seidou mi ha causato dei tagli sulla schiena, sul petto e sulle braccia. Poco male, non dovrebbe essere nulla di grave. [Varie ferite di entità variabile tra leggera e medioleggera diffuse] Mi immergo sotto la cascata e mi bagno i capelli neri per trovare refrigerio. Esco dall'acqua, i capelli mi arrivano alle spalle.

    Seidou si è fermato a bere dell'acqua. Come sono andato, vecchietto?

    Il carapace della mantide si è ammaccato in un paio di punti, ma nulla di serio. Gli basterà mangiare un po' di bronzo (tra l'altro non gli ho mai chiesto come faccia a procurarselo).

    Non male, giovanotto. Hanno proprio ragione gli scorpioni a riporre così tanta fiducia in te. Il potenziale ce l'hai ma... non capisco perché tu sia così distratto, a volte. E' come... se avessi paura.

    In un certo senso è così... Se diventassi di nuovo un ninja forte, su cui puntare... mi darebbero dei nuovi incarichi. Dovrei stare lontano dalla mia famiglia. Rischiare la vita. E... rischierei di deludere tutti quanti. Di nuovo. Il clan. Il villaggio. Gli scorpioni. Miyako.

    Sospiro. Succede, quando uno si è abituato a fallire, vecchio.




    [Nota: ho fatto un po' di "presentazione", ovviamente sentiti libera di intervenire quando vuoi, anche di interrompere se lo ritieni necessario]

    Edited by -Shu - 6/10/2021, 11:54
  11. .

    Where everything started


    I



    Sapete qual è la peggiore sensazione che un uomo possa provare? Il dolore? Forse. Il dolore atroce, rivoltante, che ti fa pregare la morte. Chi viene scuoiato vivo prega la fine della tortura a qualsiasi costo. Eppure c'è una certa utilità nel dolore. Provare dolore significa che qualcosa non va e che c'è qualcosa da fare per farlo smettere. Bendare la ferita, chiedere aiuto, un farmaco, o una droga. Il dolore è il segno che forse siamo in grado di renderci conto che in noi c'è qualcosa che non va.
    Forse c'è ancora qualcosa di peggiore del dolore. Forse ci sono due cose peggiori del dolore.
    L'impotenza.
    L'apatia.

    [Estate 39 DF]
    L'impotenza.
    L'impotenza di guardare tutta la tua vita andare in pezzi senza poter far nulla per fermarlo. L'inesorabilità degli eventi guardanti dal punto di vista di un uomo che aveva sempre potuto fare qualcosa, costretto a non poter far altro che guardare, spettatore inerme di un destino che si svolgeva davanti ai suoi occhi.
    A cosa serve la tua spada, guerriero, quando il nemico non può essere ucciso con la lama?
    Le mani affondavano tra i capelli, mentre in me cresceva un'inquietudine senza precedenti. La necessità di essere utile e fare qualcosa si scontrava con la realtà che non c'era altro da fare che attendere e sperare. Itai Nara non poteva attendere e sperare. Itai Nara agiva.
    Risolveva problemi.
    Ma come poteva risolvere la malattia?
    A cosa serve il tuo potere, Mizukage, se non puoi ordinare a questo male di andar via?
    Natsu respirava a fatica. Il suo piccolo corpo, magro, era chiazzato. I suoi occhi verdi, come i miei, incavati nel cranio. Sembrava che gli avessero tolto qualsiasi oncia di grasso e muscoli il corpo di un bambino potesse avere. Tossì piano, ed io gli rimisi una mano sulla fronte. Scottava. La febbre non scendeva, non sarebbe scesa. Natsu iniziò a piangere, un lamentio di sofferenza.
    A cosa serve la tua influenza, se nessuno può aiutarti?
    Papà è qui Natsu, dissi, a voce bassa, cercando di essere di conforto al bambino.
    Natsu aprì gli occhi, sofferente. Aveva le sclere arrossate. Papà... Mi fa male... Tutto...
    Avvicinai le labbra alla sua fronte, glie la baciai, quasi ustionandomi.
    Dormi... gli mormorai vicino l'occhio. Quando ti sveglierai starai meglio.

    Poi, all'improvviso, dei colpi di tosse accesi attirarono la mia attenzione. Mi voltai, sapendo esattamente dove guardare. C'erano solo due letti in quella stanzetta sparata, in una casa isolata a Kurohai.
    Nana, che ormai aveva quasi tredici anni, giaceva sul letto vicino quello del fratello. Sua sorella gemella era dall'altra parte rispetto a me, appollaiata su una sedia con entrambi i piedi, con le braccia che cingevano le gambe poco sotto le ginocchia. Guardava sua sorella senza riuscire a dire o far nulla. Nana tossì ancora, più forte, il respiro affannoso, quasi rantolante.
    Le presi la mano.
    Papà... Il tono tremante era uno strazio da ascoltare. Ma peggio ancora erano i suoi occhi. Terrorizzati, carichi di un timore primordiale, di chi sta affrontando la fine senza esserne pronto.
    Sono qui le dissi. Jukyu balzo giù dalla sedia e senza dire una parola andò dal fratello, accarezzandogli la testa. Ultimamente Jukyu non parlava. Non diceva quasi una parola se non il minimo indispensabile e non lo guardava più in faccia. Un altro, ennesimo dolore. Ma non poteva pensare, in quel momento, al risentimento di Jukyu. La verità era che Natsu e Nana stavano morendo. Stavano morendo per colpa sua. Solo sua.
    Ho... Ho paura papà... singhiozzò Nana. Ed io non sapevo come consolarla. Sospirai, le accarezzai il viso asciugandole le poche lacrime che le rigavano le guance.
    Sono qui... era la terza volta che lo ripeteva. Ti prometto che andrà tutto bene...
    Natsu? la voce di Jukyu attirò la mia attenzione. Mi voltai subito, vedendo Jukyu china sul fratello, scuoterlo senza troppa dolcezza. Riuscii a vedere il suo volto, distorto in una smorfia di orrore. Deglutii. Cercai il coraggio.
    C'è riuscita tua figlia... , pensai, abbassando lo sguardo.
    Natsu dormiva.
    Il suo volto, pacifico, non aveva più l'espressione sofferente. Sembrava, per la prima volta da settimane, sereno. Jukyu lo scosse ancora, con vigore, chiamandolo, con una nota di disperazione nella voce.
    Mi avvicinai, consapevole. Avevo visto troppa morte nella mia vita per non riconoscerla quando era davanti ai miei occhi. Presi la mano di Jukyu e la scostai dal corpo del fratello.
    Ferma Jukyu, ti prego... il mio tono era quasi implorante. Lei alzò lo sguardo, guardandomi in viso per la prima volta dopo settimane. Era smarrita. Spaventata. Era poco più che una bambina, non era giusto che fosse lì.
    A vedere suo fratello morire.
    Quello era compito mio.
    Mio e di Ayame.
    Lasciami! scostò la sua mano dalla mia bruscamente e se la portò alla bocca.
    Va' a chiamare tua madre. Il tono della mia voce era neutro. Le emozioni, cancellate con la forza.
    Accarezzai la testa di Natsu. Doveva essere forte. Per Jukyu, per Nana, per Ayame.

    Lei entrò. Era davastata. Si prendeva cura dei due bambini di continuo, anche quando avrebbe dovuto riposare. Avevo dovuto costringerla quasi con la forza a riposare quel pomeriggio, per recuperare un po' di forza. Mi guardò in viso, vi lesse l'assenza di emozioni. Il mio viso, che era stata una maschera di tensione e preoccupazione, aveva perso qualsiasi emozione nello scontato tentativo di cancellarle.
    Lei comprese.
    Una madre lo comprende.No... Il mio bambino... il suo tono mi fece stringere il cuore. Sentii Nana singhiozzare.
    I ricordi si fecero confusi.

    Nana si spense il giorno dopo. Avrei dovuto riportare i loro corpi a Kiri, ma non mettevo piede nel villaggio da mesi. E francamente, non mi importava. No. Loro sarebbero rimasti lì.
    Scavai le fosse con le mie mani, senza usare jutsu o altro. Persino la mia forza sovraumana serviva a poco. Scavare era un lavoro ripetitivo, la pala poteva trasportare solo poca terra.
    E mentre scavavo due fosse troppo piccole, impastavo la terra con lacrime amare, ma scarse.


    A che serve essere vivi, se la vita significava quel dolore?
    A quella domanda, io ed Ayame arrivammo a risposte diverse. Pensai a Jukyu ed a lei. Natsu e Nana erano morti, ci erano stati strappati via troppo presto, ed era ingiusto. Quella ferita non si sarebbe rimarginata mai.
    Ma c'era ancora Jukyu. Lei aveva bisogno di me.
    E per lei ci sarei stato.
    Sempre.
    Ma Ayame no. Lei non resse il dolore. Due giorni dopo il funerale di Natsu e Nana, mentre Jukyu guardava le tombe di sua sorella gemella e si suo fratello con me che osservavo da lontano, sentii un tonfo sordo in casa.
    Ayame? la chiamai. Nessuna risposta. Entrai nella casupola, cercai in cucina, in camera da letto, ma lei non c'era. Così mi diressi in bagno, cercai di aprire la porta, ma era chiusa. Ayame tutto bene?, dissi, con voce accorata e preoccupata. Ma ancora, nessuna risposta. Diedi una botta secca in corrispondenza della serratura che non resse al colpo. La porta si aprì di schianto.
    Ayame era nella vasca da bagno, vestita. Il tumore che avevo sentito era il Kunai che le era scivolato dalle dita finendo sul tappetino. Lei riposava, le braccia distese in avanti, fiumi rossi di sangue che sgorgavano da due tagli longitudinali.
    Mi fiondai su di lei.
    La sollevai, ma non respirava più. Mi voltai, inorridito e solo allora mi resi conto che Jukyu mi aveva seguito.
    Ci guardammo.
    Le gambe mi cedettero, ma riuscii a posare Ayame distesa sul pavimento.
    Mamma... Jukyu non la stava chiamando interrogativa. Era sveglia, ben più matura dei suoi tredici anni scarsi. Sembrava le stesse chiedendo "perché lo hai fatto?".

    [Due settimane dopo]
    Hanako aprì la porta, trovandovi sua nipote Jukyuu. La ragazzina aveva con se un bagaglio leggero ed una lettera in mano. Hanako vide che il suo viso era distrutto dal dolore, da un dolore profondo ed inaccettabile.
    ...Jukyu? Era confusa. Che ci faceva Jukyuu da sola lì? Perché non c'erano né Itai né Ayame. E cosa ancora più strana, dov'era Nana?
    Lei le porse la lettera. Ciao zia. Hanako prese la lettera, sapendo che ci sarebbero state brutte notizie.

    Ciao Hanako,

    Natsu e Nana sono morti. Una malattia, è stata colpa mia.
    Ayame si è uccisa.
    Io non posso prendermi cura di Jukyu. Perdonami. Non riesco a spiegare.
    Tornerò, ti spiegherò.

    Itai


    Hanako cadde sulle ginocchia, piangendo, ed abbracciando Jukyu che però non cambiò la sua espressione, né ricambiò l'abbraccio.

    [...]

    L'apatia.
    C'è un motivo per cui, nonostante alcuni eventi, Itai Nara (creduto disperso) non è mai tornato a Kiri.
    Non poteva più essere il Mizukage. Non poteva più essere un ninja. Non potevo essere più alcunché. Chomei era silente. Non avevo coraggio di evocare Yogan e non tornai a Kurohai. Partii, sentendo dentro di me null'altro che il profondo vuoto esistenziale.
    Non potevo essere più il padre di Jukyu, per il suo bene.
    Potevo solo essere l'ombra di me stesso, che camminava sulle mie gambe, perdendo pezzi di me ogni giorno che passava. Viaggiavo da solo, camminando, col volto coperto ed incappucciato per non farmi riconoscere, la mia presenza occultata. Garyuuka era rimasta nella casa di Kurohai assieme a Nishigikoi. Non mi fermavo per più di un paio di notti nello stesso posto, e mai in terre accademiche. Sempre lontano dall'acqua.
    Dopo alcuni mesi mi accorsi che non mi chiedevo se il villaggio fosse sprofondato o meno. Non mi importava più di nulla. Solo di Jukyu. Ma persino l'amore per mia figlia non era abbastanza. Ero consumato dal dolore. Totalmente annullato.
    Ogni giorno ambivo la morte, ma solo l'immagine del volto di Jukyu di fronte al cadavere di sua madre mi fermava.
    Itai Nara era un uomo finito.

    [Al giorno d'oggi]
    La luce più tenue brilla come un sole nella notte più buia. I miei passi mi condussero, quasi senza che me ne rendessi conto, dove la mia storia era iniziata, sedici anni prima.
    Le mura di Konoha, alte ed imponenti, mi fissavano con aria di monito ed io ricambiavo il loro sguardo.
    Non guardatemi così dissi a bassa voce. Lo so che ci ho fregato tanti anni fa, ma dovrebbe esservi passata.
    Mi avviai verso l'ingresso principale.
    Mi fermai. Se qualche guardano si fosse rivolto a me chiedendomi qualcosa, avrei risposto con semplicità.
    Chiamate l'Hokage, ditegli che... sospirai. Abbassai il cappuccio, rivelando il mio volto. Non era rimasto molto di Itai Nara. I capelli biondi, gli occhi verdi, ma l'espressione era matura e dura, infintamente triste. Il mento era coperto da una corta barba. A volte si vedeva allo specchio e quando non provava disgusto verso sé stesso a stento si riconosceva,


    Ditegli che un suo vecchio amico è tornato dalla nebbia.


  12. .
    Il solito pignolo XD
    ...e che ci facevi sveglio alle quattro del mattino? è__é/
  13. .
    Parlando di cose serie chi è che avrebbe voglia di una bella quest investigativa?
  14. .
    Purché tutti i codici delle schede e degli stemmi non esplodano. E le faccine, perdiana, le faccine :sob:

    Chi ha il potere al momento agisca pls!
  15. .
    Ma anche una predefinita di forumfree sarebbe meglio XD
58 replies since 28/9/2005
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