Posts written by Casìn

  1. .

    Il Secondo Ritorno di Jōsuke Yamanaka


    I Fratelli Yosō Gēmu


    Non mi sarei mai aspettato che quell’incontro casuale mi avrebbe portato alla conoscenza di due shinobi così illustri del villaggio. I due fratelli Saitama possedevano una un’unica capacità di intesa e vicinanza che all’epoca mi era sconosciuta e, francamente, passata del tutto inosservata. Non potevo ricordarmi con certezza cosa volesse dire appartenere ad una famiglia, ma quei due mi trasmettevano la stessa atmosfera di normalità che ricordavo. Che desideravo, avevo desiderato, avrei avuto od avevo già? Sicuramente questi pensieri si erano generati per il desiderio di rivedere i miei cari, ma qualcosa dentro di me fece scattare quella sensazione d’anticipo come se fosse già successo recentemente.
    La mia attenzione si spostò in seguito su Kotei. Le capacità di osservazione in passato non mi erano mai mancate ma, caspita, non notare un lupo bianco di quelle dimensioni tutt’oggi mi riempie di imbarazzo. Anch’esso si muoveva con naturalezza e disinvoltura accanto al duo, non riuscì a fermare l’entusiasmo nel vedere una tale meraviglia. Lo stupore mi irrigidì per qualche secondo, dando tempo al trio di raggiungermi, per poi scemare in un’emozione simile a quelle che avevo avuto qualche istante prima. Avevo già visto tutte queste cose? Eppure non riuscivo a ricordare di aver già incontrato Sho, Oda e Kotei.
    Sì sto bene, grazie!
    Sorrisi. Il popolo della Foglia era sempre stato amichevole tra di loro, addirittura Sho si era preoccupato nel vedermi. Beh, sfido chiunque dopo sei anni di coma a ritrovarsi in splendida forma ma finalmente ero in piedi e tanto mi bastava per stare “bene”. Sul momento, però, non collegai subito la sua premura verso le mie condizioni supposi solo una suo buona educazione.
    E voi come state?
    Poi, realizzai. Finalmente.
    Ah! No! E’ che... non sono stato molto bene ultimamente...
    Non avrei sicuramente tediato con la mia storia quelle persone che si erano gentilmente fermate ad ascoltarmi.
    Lieto di fare la vostra conoscenza! Io sono Jōsuke Yamanaka Īdajo.
    Cercai di sorridere a tutti, esitai solo con Kotei. Non volevo mostrare le zanne o guardarlo negli occhi in segno di sfida. Rimasi a studiare questo mio comportamento per qualche istante. Dal mio ingresso avevo avuto questa serie di sensazioni contrastanti e, se le prime erano passate inosservate, adesso ero diventato più attento e pronto ad ascoltarmi. Dopodiché Sho fece un’acuta osservazione che mi lasciò un’aria perplessa per tutta la durata della mia risposta.
    Io, non penso di esserci mai stato? Cioè, so dove si trova…. No! Non so dove si trova ma… probabilmente i miei genitori ci sono stati molte volte.
    Feci una breve pausa per riordinare i miei pensieri. Ancora una volta sentivo che non riuscivo ad avere un pensiero ben preciso su un argomento.
    E’ che è da tanto tempo che non torno a Konoha. Sono un po’ arrugginito!
    La situazione mi fece spontaneamente sorridere. Ero arrugginito sì, mi sembrava di essere nuovamente nuovo nel mondo e la cosa per un certo verso mi sembrava buffa. Stavo cercando di guadagnarmi un nuovo inizio, trovare l'Amministrazione e capire dove si trovavano i miei genitori era proprio il primo passo.
    Vi ringrazio molto. Sono sicuro che una volta lì mi renderò conto della stupidità della mia richiesta ma… adesso non mi viene proprio in mente… eheheheheh!

    [...]



    Il più giovane dei Saitama aveva ragione: il quartiere Yamanaka era vicino all’Amministrazione e la strada era facilmente collegata. Da vari punti durante il percorso si poteva già intravedere l’edificio ma questo non potevo saperlo. O meglio, non potevo ricordarlo.
    Il viaggio fu tranquillo anche se il trio avrebbe potuto notare qualche mio atteggiamento insolito. Varie cose sembravano stupirmi durante il cammino ed altrettante, anche simili a quelle di prima, sembravano non sortire alcun effetto.
    Una volta davanti all’Amministrazione, seppi già cosa fare. Mi lanciai all’interno dell’edificio mosso dalla voglia di scoperta che fino a quel momento avevo soppresso. Non sapevo bene cosa fare, adesso che ero al suo interno mi ricordai che una volta mi padre mi ci portò ma fu molto tempo fa e tanto era cambiato.
    La mia rocambolesca corsa fu però interrotta da due figure imponenti, almeno per me, che si erano prontamente precipitate verso di me, vedendomi entrare di corsa. Una degna prontezza di riflessi, quel che ci si aspetta dai luoghi importanti del villaggio.



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    E tu dove vorresti andare ragazzino?
    Il primo, che era sulla sinistra, aveva una voce profonda ed un lieve ghigno insieme ad un pettinato paio di baffi spezzavano la linearità delle sue labbra.
    Possiamo fare qualcosa per aiutarti? Ehehehehehehehe… MUAHAHAHAHAHAH!
    Quest’ultimo sembrava il perfetto opposto del suo compare. Voce rauca e prepotente e dei lunghi capelli raccolti aumentavano ancora di più la sua altezza.
    S-salve! Vorrei accedere a dei registri delle missioni per… ehm… c-controllare se...
    Ehi! Ma quelli sono Sho ed Oda!
    Che ci fate qua fuori? Questo ragazzetto è con voi?
    I due Saitama avrebbero potuto riconoscere i fratelli Yosō Gēmu, famosi per detenere il record di sostituzioni fatte al personale dell’Amministrazione senza mai essere stati ancora assunti. Il loro era un calvario che durava da anni, il loro lavoro sulla carta era semplice anche se richiedeva dedizione e concentrazione ma il loro strafare e cercare di farsi notare aveva sempre combinato guai che avevano aumentato i tempi burocratici. Insomma, ci mettevano passione ma la gestivano male e per questo il tanto agognato posto fisso sarebbe rimasto ancora un lontano miraggio.
    Si rivolsero ai due Saitama con una sorprendente confidenza, anche se forse si erano visti poche volte ed altrettante poche volte avevano scambiato parola. Non è che i due fratelli fannulloni avevano appena incontrato i loro idoli?
    I fratelli Yosō Gēmu si scambiarono un chiaro sguardo d'intesa e Ai, il più piccolo, mi prese goffamente per una spalla trascinandomi alla sua scrivania. Ronri, il più grande, fece cenno ai due Saitama di entrare.
    Prego fratelli Saitama entrate! Abbiamo delle importanti questioni da sottoporvi! Ahahahahahahah… Aaaaaaah… MUAHAHAHAHAHAH
    Una volta entrati, Sho, Oda e Kotei avrebbero potuto sincerarsi che io ero stato solamente fatto accomodare alla scrivania di Ai. Il gesto repentino ed il loro modo di parlare avrebbero potuto far interpretare questi gesti come degli attacchi ma, sotto sotto, tutti sapevano che i due fratelli Yosō Gēmu erano due bravi ragazzi. Tutti tranne me, ovviamente. La mia espressione era un misto tra paura e confusione.
    I-io vorrei vedere i registri delle ultime missioni… per favore.
    Sentito fratelli Saitama?!
    Al pronunciare del proprio cognome i due fratelli Saitama avrebbero potuto sentire un effetto sonoro come una trombetta da festeggiamento. Da dove provenisse, un mistero. Forse era tutta l’enfasi della loro ammirazione che produceva questo effetto?
    Che ne dite di affrontare le nostre prove per soddisfare la richiesta di questo ragazzo?
    Ma i-io veramente volevo solo...
    IL SUO DESTINO E’ NELLE VOSTRE SAGGE E FORTI MANI!
    Ma anche nelle vostre menti! Ahahahahahahaha… Aaaaaaah!
    EHEHEHEHEHEHEHEH
    Si poteva chiaramente percepire la forzatura di queste pseudo risate malvagie, in quel momento però io pregavo che tutto questo fosse solamente una piccola recita. Ero tornato da poco al Villaggio della Foglia e, per certi aspetti, era diverso da come l'avevo lasciato. Mai però avevo in mente un ricordo con così tanta stravaganza.

    Ronri si allontanò un attimo per poi fermarsi all’entrata di una stanza completamente buia. La luce sembrava fermarsi alla soglia, senza andare a sporcare le pareti della stanza. Si voltò e si rivolse ad Oda.
    Oda Saitama (*suono di trombette*)! Questa sfida è per te!
    Il particolare tizio svanì una volta varcato l’ingresso. Avrebbe atteso dall’altro lato l’entrata dello Yamanaka. Una volta varcata la soglia, Oda avrebbe potuto sentire la voce di Ronri rimbombare nella mente, come se fosse sotto l’effetto di una tecnica a lui molto conosciuta.
    In questa stanza buia le tue doti intellettuali verrano messe alla prova! Aaaaaah Aahahahahaahah! Non lo puoi vedere ad occhio nudo, ma davanti a te ci sono quaranta pergamene, tutte fuori dai loro rotoli ed impilate una sopra l’altra. Ognuna di esse ha un lato bianco ed uno scritto. Dieci di tra queste hanno il lato bianco rivolto verso l’alto, le restanti trenta lo hanno verso il basso. Il tuo compito è quello di uscire dalla stanza con due pile di pergamene contenenti lo stesso numero di pergamene con il lato bianco rivolto verso l’alto! Ahahahaahahaha Aaaaaaaah! Questa è la mia tecnica di sicurezza suprema! Con questa qua sarà direttamente l’Hokage in persona ad assumermi senza più sostituzioni!
    Con le sue doti da sensitivo Yamanaka, Oda avrebbe potuto percepire delle piccole manifestazioni di chakra nella pila di pergamene davanti. Avrebbe potuto constatare che effettivamente erano dieci come Ronri gli aveva detto ma non sarebbe stato in grado di percepire con assoluta precisione la posizione nella pila. Una volta toccate le pergamene però, le foti di chakra sarebbero svanite, lasciando così nessuna informazione sulla loro eventuale posizione.

    Qualche istante dopo l’incamminarsi di Oda verso la stanza di Ronri anche il fratello minore avrebbe attirato l’attenzione del restante fratello Saitama. Prima di proferire parola si guardò nervosamente attorno, mi diede un’occhiata sospetta per poi recuperare uno scrigno da sotto la sua scrivania. Si mise l’oggetto sotto l’ascella guardandosi nuovamente attorno e sincerandosi che solo i presenti avessero visto questo suo gesto.
    Ora, Sho Saitama (*suono di trombette*), se vuoi gentilmente seguirmi! Eheheehehehehehe… MUAHAHAHAHAHAHAH!
    Avrebbe quindi fatto strada a Sho e Kotei in una stanzetta poco più distante. Dalla mia seduta ero in grado di intravedere la coda bianca di Kotei ma dopo pochi secondi il loro ingresso, Ari chiuse violentemente la porta.
    Abbiamo aspettato molto il vostro arrivo perché avevamo bisogno di qualcuno come voi per queste nostre sfide.
    Fece un disteso respiro, come se volesse trovare il coraggio di dire una cosa molto importante e pesante.
    Il fatto è che… Saitama-san (*suono di trombette*), io… io mi sono innamorato!
    I suoi occhi iniziarono a brillare vivi di sentimento. O stava dicendo la verità o sapeva fingere molto bene.
    Lei è magnifica e bellissima! Ma… proviene da una famiglia di assassini del villaggio della Nebbia! La sua famiglia non approverebbe mai il nostro amore! Così ho ideato un metodo geniale per scambiarci le nostre lettere… piccantelle! Ho fatto una bellissima figura con lei a sembrare un tipo sveglio ed intelligente, solo che ho fatto qualche errore di calcolo e adesso non so come fare! Ho fatto realizzare due scrigni, uno è questo che ho tra le mani. Ne ho uno io e anche lei ne ha uno identico.
    Sho avrebbe potuto vedere uno scrigno di mediopiccole dimensioni di buona fattura con un lucchetto argentato adibito alla sua chiusura.
    Questo lucchetto, se spezzato è in grado di distruggere il contenuto dello scrigno, solo la sua chiave è in grado di aprirlo! Chiave che possiedo solamente io… Anche la mia amata possiede lo stesso lucchetto e lei possiede solamente la chiave per aprire il suo. Adesso però è passato molto tempo e credo che lei voglia spedirmi il suo scrigno contenente un suo messaggio! Il problema è che sarà chiuso dal suo lucchetto! Muoio dalla voglia di leggerlo ma non so come fare! Puoi aiutarci Sho Saitama (*suono di trombette*)?
    Ari fece qualche passo indietro appoggiandosi ad un tavolo.
    Lo so che può sembrarti bizzarro, ma non possiamo rischiare che qualcuno legga le nostre lettere! Chissà cosa potrà succedermi se un membro della sua famiglia leggesse qualcosa! Oppure potrebbe essere direttamente l’Inquisitore di Kiri a leggere le nostre comunicazioni, quel pervertito!
    Se Sho avesse fatto affidamento sui sensi di Kotei, quest'ultimo sarebbe stato in grado di percepire un aroma floreale provenire dallo scrigno di Ai, segno che magari un reale tocco femminile era entrato in contatto con l'oggetto.

    Nel frattempo, nella solitudine generatasi dal precdente baccano io ero rimasto solo, sconcertato e seduto. Fino a qualche minuto fa, anche se con qualche acciacco e comportamento strano potevo affermare di essermi svegliato dal mio lungo riposo… adesso… sembrava tutto così fantasioso.

  2. .

    Il Secondo Ritorno di Jōsuke Yamanaka


    Indicazioni Stradali



    Quel giorno i cancelli di ingresso del villaggio della Foglia erano molto affollati. Tra la calca di gente, tutta vogliosa di entrare, si poteva percepire uno spirito di impazienza unita alla gioia. Il mio.

    Il viaggio dalla tenuta degli Īdajo non era stato molto lungo ma Sadayo e Kohi vollero comunque darmi qualche provvista. Sono debitore a loro per tutte le cure che hanno avuto per me in questi sei anni, ma da quando riaprì gli occhi non potevo non chiedermi ogni volta da dove derivassero tutte queste attenzioni. Nel “breve” tempo nel quale ho fatto la loro conoscenza mi sono sembrate persone meravigliose, l’idea che fossero mossi da una naturale generosità era la più plausibile ma talvolta non riuscivo a pensare che ci fosse qualcosa di più, come se la loro percezione verso di me fosse stata la stessa che io avevo verso di loro. Una sorgente irrefrenabile di emozioni che ci aiutarono a stabilire questo legame, misterioso e irrefrenabile.
    Il mio fisico era ovviamente più debole nonostante le cure ed anche quel piccolo spostamento fece sentire la sua discreta fatica.
    Fortuna che Sadayo mi ha dato uno dei suoi dorayaki!
    Affondare i denti in qualcosa di buono è sempre un piacere unico, ma nonostante la squisitezza del mio spuntino non riuscivo ancora a togliermi un retrogusto amaro che avevo fin da quando mi ero svegliato. Che fine avevano fatto i miei genitori? Perché non si erano mai presentati? Gli Īdajo mi avevano detto che ogni tanto si presentava uno shinobi accademico per utilizzare qualche tecnica di cura, ma mai avevano visto venire a trovarmi qualcuno della mia famiglia. Per sei anni Sadayo e Kohi sono stati la mia, silenziosa, famiglia.
    Come se non bastasse, a questi pensieri si alternavano altri che mi facevano dubitare di essere stato in coma per tutto questo tempo. Riuscivo a ricordare i lineamenti dei mie genitore, immaginare come sarebbero invecchiati in questi sei anni come se effettivamente gli avessi visti con i miei occhi. Era un continuo alternarsi da tristezza da distacco a sollevamento per averli incontrati, anche se realmente un incontro non c’era ancora stato.

    Finalmente arrivò il mio turno ed il guardiano, notando il coprifronte portante il simbolo del villaggio della Foglia fu incline a farmi ben poche domande. Si limitò a chiedere il mio nome.
    Jōsuke Yamanaka, anzi Jōsuke Yamanaka Īdajo. Sono tornato a casa.
    Quel che non riuscì a comprendere al momento fu che il guardiano probabilmente aveva già sentito quel nome e che quindi il mio ingresso fu garantito senza alcun problema.
    Per me era del tutto normale, uno shinobi era tornato a casa dopo tanto tempo. Per quale motivo non avrebbero dovuto farmi tornare a casa?
    Konoha era come ricordavo e come avevo sempre sognato di vederla nuovamente. Il Paese del Fuoco era fortunato ad avere come sede principale questo villaggio. Le persone si muovevano con un fare fiero e, allo stesso tempo, gentile. Anche io mi sentivo parte di questo mondo, di questo modo di essere ma sentivo che al momento non ci sarei riuscito. Non potevo accorgermene, dopo un blackout di sei anni alcune cose vengono dimenticate anche se riguardano se stessi.
    Mi diressi subito alle mie vecchie residenze. La strada era perfetta, magari non il massimo della pulizia in alcuni punti, ma era la strada verso la mia casa. O verso la mia seconda casa? Mi fermai un momento, con la testa racchiusa tra le mani. Perché stavo dubitando che quella fosse casa mia? Perché provavo una felicità immensa ad essere finalmente entrato nel mio villaggio ed un secondo dopo ero vuoto?
    Ci misi molto più tempo del dovuto ad arrivare. Mi meravigliavo con poco, bastava che passasse un gatto per mettermi ad ammirarlo ed apprezzare quanto fossero belli i gatti del Paese del Fuoco. Oppure, dopo qualche curva incontrarne un altro per constatare che non stessi provando le stesse emozioni provate al gatto precedente. Forse non era solamente una questione di bellezza estetica di gatti, forse c’era qualcosa sotto. Ma, allora, non ne avevo la più pallida idea.
    Il quartiere Yamanaka si fondeva tra la vita frenetica e pimpante dei mercati al silenzio della contemplazione. Quella fu una sensazione troppo forte per essere ignorata.
    Ma asciugai una piccola lacrima che era caduta per l’emozione, fece un grosso respiro e bussai alla porta che fino a sei anni prima avevo varcato come uno dei più naturali gesti.
    Dopo una manciata di interminabili secondi qualcuno aprì la porta. Non riuscì a riconoscere la figura che era davanti a me. Colpa del coma? Non ne fui molto felice, forse mi ero immaginato per troppo tempo di ritrovare il volto di mia madre ricco di emozioni e gioia.
    Salve questa è la residenza di Fumio e Tsuya Yamanaka. Posso esserle utile?
    Il volto mi era ancora sconosciuto, ma quella voce forse l’avevo già sentita da qualche parte. Non riuscivo ad aprirmi a quel misto di sensazioni che provavo. Quel che venne fuori fu una lieve frase quasi balbettata.
    S-sì! Li sto cercando. Dove posso t-trovarli?
    Mi dispiace, ma Fumio e Tsuya sono in missione con loro figlio. Sono partiti qualche mese fa, non ricordo la direzione al momento...
    Il vuoto. Quella persona davanti avrebbe avuto una dimostrazione di quanto uno sguardo umano, a volte, possa trasmettere la totale assenza di reazioni. Cosa intendeva con loro figlio? Ero io loro figlio? Sì, eppure non ero in missione con loro. La mano destra iniziò nervosamente a tremare, adesso le emozioni arrivavano e come. Vedendo quanto mi avesse spiazzato la sua risposta quell’uomo non poté che cercare di darmi una piccola ancora di salvezza.
    Forse in Amministrazione potrai trovare qualche informazione in più. Lì hanno i registri delle missioni.
    Quel che diceva aveva senso. Il mio entusiasmo ormai del tutto spento aveva fatto spazio ad un pesante senso di disorientamento. Sì, sarei andato in Amministrazione per chiarire questo fatto, ma poi sarei tornato a casa mia e mi sarei fatto spiegare di più su questa faccenda. Ringraziai con un cenno della testa l’uomo e mi morsi le labbra per non riuscire a trovare la forza per ottenere più risposte. L’immagine di vederlo rientrare fu accompagnata dal rimbombare della sua voce nella mia testa. Perché qualcosa dentro di me mi stava dicendo che lo avevo già incontrato?
    Feci qualche passo sforzandomi ancora di più di riuscire a capire se ero sempre in coma e stavo sognando o se tutto quello che era successo era vero. Fu dopo qualche metro che mi accorsi di non ricordare affatto dove si potesse trovare l’Amministrazione.
    Mi voltai freneticamente attorno per poi venire attratto da due figure alte e robuste. Da come camminavano vicini, dai gesti e parole che si scambiavano si riusciva a capire un legame forte. Feci un altro respiro per cercare di scacciare i brutti pensieri, mi armai del miglior sorriso che potessi mostrare e mi diressi verso di loro.
    Salve! Scusate, vorrei sapere dove...
    I miei due nuovi interlocutori non avrebbero avuto difficoltà a notare che dal vivace sorriso che li aveva accolti la mia espressione si era presto mutata in qualcosa di primitivo e passivo. Lo stesso effetto che cancellando un disegno da un foglio di carta bianco.
    ... si trova l’Amministrazione?
    In cuor mio, speravo che i due mi ci accompagnassero. Avevo forse l’aspetto di un diciannovenne, magari un po’ più basso della media... nettamente più basso della media, ma sicuramente qualcosa di me era ancora infantile. Accennai un goffo inchino, dopotutto quei due sembravano un po' più grandi ed esperti di me.
  3. .

    THE SWORDMASTAH


    Il MASTAH del Pollaio



    Può capitare a tutti di dimenticarsi qualcosa nella vita. Tra impegni, preoccupazioni, pensieri, distrazioni è del tutto normale. Bisogna accettarlo ed andare avanti convinti che prima poi si riuscirà a ricordare, oppure, rassegnarsi all'idea di aver perso quel ricordo. Bhè, in quel momento Murai Kira stava cercando di ricordare con tutto se stesso. Spremeva le sue meningi con più forza rispetto a quella che usava nelle gambe per scappare. Perché quel cazzo di tizio biondo ossigenato lo stava inseguendo a rotta di collo per quattro isolati?

    FIGLIO DI PUTTANA MI DEVI 100.000 RYO!

    Un debito? Impossibile, lui non giocava di azzardo. Non aveva mai chiesto soldi a nessuno, aveva vissuto una vita nel pieno rispetto del duro lavoro e della meritocrazia.

    Lasciami stare! Io non ti devo nulla, per favore!

    Stava ripetendo quelle parole da così tanto tempo che ormai aveva perso l'originale sotto testo di paura e disperazione. Ogni volta, il suo inseguitore sembrava non ascoltare.

    Lo so che ce li hai cazzo! Puzzi di soldi! Ho deciso che mi devi 100.000 ryo per non spaccarti quella faccia di cazzo che ti ritrovi e...

    Si era perso per l'ennesima volta in uno dei suoi rabbiosi monologhi e non si era accorto che la sua vittima si aveva ritrovato rifugio in una stanza. Una mossa lesta, segno di una ritrovata speranza. Il Kaizoku doveva muoversi se non voleva perdere le sue tracce.
    Con uno scatto felino e goffo, allo stesso tempo, raggiunse l'entrata del luogo misterioso dove si era recato Murai. Spalancò la porta constatando che quel tentativo di fuga aveva incredibilmente aumentato il suo picco massimo di rabbia impossibile. Per qualcuno perennemente incazzato come il Kaizoku era un evento da registrare.

    LO VEDI CHE TI DEVO PER FORZA SPACCARE LA FACCIA?!

    Il giovane teppista non si era accorto di essere appena entrato in un bagno, ormai vedeva solo il suo obiettivo. Si poteva dire, inoltre, che in qualche modo aveva sviluppato una particolare abilità che gli permetteva di vedere il futuro. Infatti riusciva a vedere già la faccia della sua giovane vittima inzupparsi nel cesso. Un momento... quello non era il futuro, era il presente! Ah, che soddisfazione!
    Oltre che al luogo, Il Kaizoku non si era accorto della mirabolante mossa che avrebbe, di lì a poco, garantito la salvezza al povero Murai. Infatti, quello sfigatello aveva inserito un oggetto in una qualche fessura, convinto che qualcuno sarebbe uscito dalla parete per salvarlo. Povero illuso.

    Aiutatemi! Per favoblegeheheheh, aiutatemi!! Non ho fatto nientbheghererere!


    Nessuno può sentirti mia gallina dalle uova d'oro! Adesso sborsa i MIEI soldi o continuo! Che c'è non hai capito?! Nessuno verrà a salvarti, capito?! Nessu...

    In quel momento, la voce di Butanikuman si accordò con gli spruzzi provocati della faccia di Murai nel wc e le urla del Kaizoku.

    MA... MA CHE... MA CHE CAZZO!?

    Il misterioso soccorritore era arrivato veramente. Uscito dalla fottuta parete! La vita di Murai era salva e adesso quello che stava rischiando qualcosa era proprio il Kaizoku.
    L'uomo con la maschera da maiale sembrava avere un atteggiamento amichevole, addirittura stava esortando l'entrata di questo misterioso "contendente". Fu lì che il Kaizoku si sorprese per una dote (se così si poteva chiamare) che fin troppe volte aveva trascurato. Con tutta la sua velocità, staccò la mano dalla nuca della sua povera vittima e prese le sue distanze inorridito. Aveva ancora il cuore che andava a mille per tutta quella adrenalina, ma deglutì sonoramente e, con una pessima recitazione, si rivolse all'uomo che fino a poco fa aveva cercato di affogare.

    E QUESTO E' QUELLO CHE TI MERITI PER AVER PICCHIATO QUELLA BAMBINA! STRONZO!

    Si prese un lungo momento per assaporare come era riuscito a risolvere quella situazione. Era sempre stato una bestia domata dagli istinti, ma quella botta di acume e capacità di adattamento gli avevano garantito la salvezza. Ma veramente?!
    Adesso, giustamente, Butanikuman si stava aspettando un contendente. Doveva reggere il gioco, avrebbe conteso qualunque cosa ci sarebbe stata da contendersi.
    Indossò quindi la miglior faccia di culo che potesse mettersi e continuò la sua mediocre recitina.

    Ma certamente, Butanikuman-sama.

    Ne seguì una serie di inchini, fatti a malincuore ed in malo modo, e rispettose, quando mai, chinate con la testa che portò l'ingresso al torneo del Kaizoku. Era quasi al limite di esplodere ed inveire anche contro quell'essere maialoso che aveva interrotto la sua rapina, ma l'idea di sfogare la sua rabbia verso qualche sconosciuto in maschera era molto allettante. In più, vincere sarebbe significato essere il migliore, il più forte, il più duro, il più stronzo. E lui voleva essere il più, più insomma.
    Il giovane biondo ossigenato indossò quindi gli abiti ed il sigillo, lasciando gli occhi ad un breve attimo di oscurità nel momento che si infilò la maschera. Dalla rastrelliera, prese una Lancia Chiang[2], una Katana[2] ed una Wakizashi[1].
    Entrò nell'arena ed il pessimo odore della maschera sembrò svanire. Un leggero sapore metallico si fece largo tra le sue papille gustative, il cuore aumentò i suo battiti. Ormai era preso dall'eccitazione. Voleva menare qualcuno e finalmente avrebbe menato qualcuno. Una volta finito tutto sarebbe andato a ricercare quello stronzo di Murai, non poteva mica lasciare testimoni.
    Il Gallo Biondo della Rabbia -IKARI NO BURONDU KOKKU- così si immaginava, prese un attimo per osservare gli altri contendenti. Avrebbe cercato poi di attirare l'attenzione di altri avversari con la maschera di un volatile.

    KU KU KU KU KOKKU KOKKUUUU! A CHI E' CHE DEVO SPACCARE LA FACCIA?! KOKOKOKOKOKO!

  4. .

    A Clash of Bastards


    Scelto per Ultimo



    Il caos che si era generato in quella manciata di minuti aveva fatto completamente dimenticare a il Kaizoku perché fosse lì. In quella isoletta dimenticata da tutto e da tutti, vissuta solamente da gente che, come lui, aveva scelto di non scegliere di avere una vita normale. In molti avevano scelto la droga, l'alcool, il furto. Lui per ora si era limitato alla violenza, ma appena avrebbe potuto avrebbe scelto anche tutte le altre.
    Il suo attuale compagno di schiaffi, Noroi, aveva incassato bene il suo attacco in scivolata. Il volto del Nezumi era segnato e sfregiato, difficilmente il Kaizoku avrebbe potuto lasciare il segno su quel murales fatto di carne. Ciò nonostante, il suo avversario lo raggiunse il quell'orgia di liquido vischioso, cadendo a terra. Nel frattempo, il ciccione che prima aveva oscurato la luce nella locanda aveva finalmente raggiunto il punto di schianto provocando una netta fine del percorso di vita che si era scelto il locandiere. La pavimentazione in legno del luogo si spaccò in un sonoro e netto istante. Un tuffo che, come un professionista, aveva lasciato ben poche ripercussioni sugli altri elementi del locale. Per il momento.
    Qualche secondo dopo, come il tuono che arriva dopo il fulmini, uno schianto ben poco amichevole raggiunse tutti gli avventori.

    Mi stai prendendo per il culo?!

    Una fottuta esplosione riempì il buco lasciato dal colossale Shu, portandosi presto insieme altri pezzi di locanda, facendo divampare velocemente un incendio. Come se tutto ciò non bastasse, il Nezumi aveva fatto partire un attacco diretto alla fronte del Kaizoku con una gamba di un tavolo. Una semplice gamba di un tavolo non sarebbe stato un problema per il suo coprifronte: se le leggende che aveva sentito erano vere questi strumenti, apparentemente solo estetici, erano in grado di bloccare attacchi di potenza e proporzioni epiche; di certo non avrebbe avuto problemi. Peccato solo che non aveva mai avuto uno. Non aveva mai ricordato di averne uno... e, adesso che ci pensava un po' di più, non ricordava nemmeno da dove poteva provenire lui.
    Fortunatamente per il giovane biondino, il gigantesco tizio che prima lo aveva scaraventato via come se fosse una piuma aveva bloccato l'attacco di Noroi. Sembrava che tra i due ci fosse una tangibile confidenza, come se si fossero già conosciuti o che, addirittura, facessero parte di un qualche gruppo comune. Con la stessa velocità con la quale si esegue un rutto, Kuso afferrò anche il Kaizoku rivolgendo lui parole amichevoli. Sembrava non essersi minimamente accorto che stava facendo a botte con un suo amico. Nel mentre uscivano dalla locanda in fiamme, il Nezumi sembrò seguire il ragionamento del tizio altissimo, cosa che riuscì totalmente ad accendere il focoso biondino.

    No che non siamo am-bheglbebebe

    Il tizio più alto che avesse mai visto aveva appena premuto la sua faccia contro il suo orecchio, facendo chiudere la bocca del Kaizoku in una morsa che seguiva scrupolosamente l'abc del perfetto omosessuale. Era forse fragola quella che aveva appena sentito? O forse porco fritto? Fatto sta, che la sua gamba sinistra sembrò giovarne parecchio da quel morso involontario. Il tizio alto era dotato di molte sorprese, quelle comportamentali erano solo la punta dell'iceberg?
    Il giovane pirata scese dalle spalle di Kuso giusto in tempo per poter assistere ad un tizio del tutto intenzionato a minacciare il gruppo che si era appena salvato dall'esplosione della locanda. Sì, quel tizio aveva tutte le carte in regola per essere menato dal Kaizoku. Già poteva sentire la sensazione delle sue nocche che si schiantavano su quel sorriso da strafottente. Solo lui poteva sorridere strafottentemente! Il tizio in pigiama sembrava aver preso proprio a cuore quelle minacce, in qualche modo aveva incluso tutti gli altri in quel che sarebbe stato una sorta di scontro tra bande rivali. Se sarebbe stato fortunato, avrebbe sicuramente riservato qualche schiaffo per il tizio in pigiama nel caos della battaglia. Il gruppo attuale, o meglio quasi ex-gruppo, del Kaizoku prevedeva dei pirati anche fin troppo gentili per i suoi gusti, ma almeno portavano degli abiti adeguati ai loro atti. Non potevi vestirti in pigiama e poi andartene per locali a scatenare risse.
    Qualche secondo dopo aver scelto il suo bersaglio ci fu un altro evento inaspettato, scatenato dal solito aborto obeso. Un tuono nelle profondità anticipò il volo che avrebbe ucciso il tipo che poco fa lì aveva minacciati e si era meritato la totale attenzione del giovane. Dal punto di esplosione, volò con una grazia grassa e fiammeggiante quel che rimaneva del colossale Shu. Atterrò davanti al Kaizoku, coprendoli la vista sul gruppo di nemici che aveva davanti. Non poco stizzito, sì spostò in modo da riavere la visuale. Nel mentre, l'obeso sembrava non dare nessun segno di vita.

    Ehi sacco di grasso fiammeggiante... Stai bene?!

    Giusto il tempo di finire il discorso che un altro possibile bersaglio gli si palesò davanti agli occhi. Era perfetto! Il suo volto era giovane, ma emanava sofferenza, malattia ed un età celebrale molto più alta di quella che mostrava. La sua carnagione, inoltre, dichiarava la sua provenienza dall'estremo sud del mondo. Molte volte il Kaizoku aveva proposto di navigare negli oceani a sud dato che aveva sentito che in quelle terre molte associazioni criminali si era formate e aveva guadagnato il controllo di quei posti. Sì, gli avrebbe staccato la giugulare a morsi a quello ma... qualcosa nel suo sguardo non lo convinceva. Non stava guardando il Kaizoku ma Kuso! E quest'ultimo, dalla sua maschera, stava ricambiando lo sguardo di sfida! Dannazione un altro bersaglio gli era stato soffiato.
    Un'altra rapida occhiata gli rivelò l'ennesima scioccante rivelazione.

    Cosa?! PEZZO DI MERDA IO TI SPACCO LA FACCIA!

    L'altra banda era dotata di un tipo biondo ossigenato come lui! Il Kaizoku era l'unica persona che conosceva a portare quel colore di capelli, non avrebbe tollerato nessun altro. Anche qui però gli sguardi di sfida parlavano chiaro: l'altro tizio biondo stava puntando chiaramente a Noroi e quest'ultimo stava ricambiando.

    MI STATE FACENDO PROPRIO INCAZZARE!


    EHI STUPIDO STRONZO! DA PICCOLO MI SCEGLIEVANO SEMPRE PER ULTIMO! NON PERMETTERO' CHE ACCADA LA STESSA COSA CON TE!

    L'attenzione del Kaizoku venne istantaneamente assorbita da un tizio con un casco. Un tipo che da piccolo deve aver subito ogni genere di complesso che ora lo avevano spinto a scegliere proprio il focoso biondino come avversario. Era stato forse il suo ignorarlo totalmente a scatenare quella reazione? Bhè, non sarebbe più stato questo il caso adesso.

    Fatto sotto stronzo! Ti farò vedere io di cosa è capace un bastardo e... quando manderò in pezzo quel cazzo di elmo che ti ritrovi, mi aspetto che i tuoi capelli siano biondi come i miei e come quelli di quello stronzo del tuo amico, altrimenti vedrò di rintracciare ogni tuo amico di infanzia che ti ha scelto per ultimo e dirgli personalmente che ha sempre fatto la scelta giusto!

    Si voltò leggermente poi verso Noroi.
    Guarda di spaccare e strappare i capelli a quel figlio di puttana.

    It's showtime.

    Usati 3 Bassi e prese 3 e 3/4 lecche nnivviso - 2 lecche nnvviso = 1 e 3/4 lecche nnivviso

  5. .

    A Clash of Bastards


    Vola, Gallo Biondo Volaaaa


    Quel che il Kaizoku aveva visto innescarsi era uno schema piramidale di eventi che avevano preso come fondamenta l'arrivo del tizio in pigiama. Il colossale Shu era soltanto il primo di una lunga serie di bastardi che di lì a poco avrebbero popolato il locale, facendo effettivamente la miglior cosa che un gruppo di persone come loro potessere riuscire a fare.
    Il secondo ad "abboccare" fu ovviamente il Kaizoku. Non aveva bisogno di altro che di un motivo per far scattare come una molla la propria tensione. Non che normalmente fosse diverso da come si stava comportando. L'immagine che un obeso di tale rabbia, e che emanava un senso di ripudio grande quanto le sue rotondità, si stesse confrontando con un damerino in pigiama che probabilmente aveva una scarpetta di cristallo incastrata in culo era pura poesia. Alta classe, il pù profumato sakè. Passò solo quache istante, ed oltra allo sgabello appena lanciato, un'altra figura si aggiunse al quadro che il biondo aveva davanti agli occhi. Un tizio protetto solo da una maschera ed un perizoma, che non si riguardava nello svolgere malissimo la sua funzione coprente, si era lestamente avvicinato ai due e, con un'altrettanto lesta mossa, aveva toccato le parti intime dei due contendenti.

    Ma che CAZZO...?

    Non ebbe sufficiente tempo per elaborare il fatto che subito un altro attore fece la sua comparsa sul palcoscenico. Un tipo strano, il quale aspetto indicava subito un qualcuno di malato e cioè da evitare. Quest'ultimo aggredì il colossale Shu ed una volta terminata l'azione scattò velocemente verso il tavolo dove si era posizionato il Kaizoku. Ecco uno dei da poco nominati eroi che cercava di guadagnarsi la sua collana di denti. Non sarebbe bastato altro che scendere e riempirlo di cazzotti. Si diede una spinta decisa per scendere, stizzito dall'irruenza del nuovo arrivato. Mai si sarebbe immaginato che quell'eccesso di adrenalina gli avrebbe evitato di fare la stessa fine del tavolo. [SD1]
    Il tavolo fece la sua rocambolesca piroetta, passando al di sopra della testa del Kaizoku e schiantandosi vicino ad un tizio che da poco aveva cominciato a suonare.
    Il suo rapporto con la musica era sempre stato particolare, qualche ballata che sentiva sulla nave ed il rumore dei cazzotti sul suo viso e quello delle sue vittime erano sempre state le uniche melodie che aveva sentito. Quel pianoforte però stava aggiungendo il condimento adatto a questa situazione, un ritmo trasportante che lo incitavano a dare il meglio.
    A proposito di condimenti, una portata principale stava volando dritta verso la sua faccia. Inutile dire che tutta questa premessa di come avrebbe spaccato la faccia a chiunque a ritmo musicale se ne era andata a farsi fottere. Il prosciutto si schianto sull'impreparata fronte del Kaizoku. [Ferita 1/2 Leggera]
    Ancora una volta non ci fu il modo di realizzare il danno fatto dalla parte del porco morto che lo aveva colpito: come lui aveva sentito un lieve fuoco accendersi a quella musica, tutto il locale si era risvegliato in quella che era un'orgia di violenza, divertimento e passione. Come se anche tutti gli altri ospiti erano pronti a scattare come molle al segnale del pianoforte. Adesso le scelte erano poche: danzare insieme a quella bolgia e cercare di farsi valere il più possibile e sopprimere e farsi pisciare in testa dal primo che arrivava. Diciamo che quel tizio arrivò, al posto del piscio un getto di birra(?) che per la vischiosità ricordava più la fermentazione di una a tutti conosciuti materia di scarto. Nel mentre osservava il getto e sentiva depositarsi sul suo corpo quella roba non riuscì a non pensare che poco prima aveva rubato un boccale e che quindi l'aveva bevuta. [Ferita 1/4 Leggera e Status]

    Ma cazzo, cioè seriamen... TEEEEEE!

    Fu più rapido del prosciutto e del getto di birramerda. Qualcosa, o meglio qualcuno(?), gli afferrò una gamba con una velocità ed una forza che non aveva mai né visto né sentito. [Ferita 3 Leggere - Presa]
    Il tizio mascherato lo aveva afferrato. Dal viso coperto si poteva comunque avvertire una certa freddezza. Si era annunciato con una frase sì, si era chiaramente rivolto al Kaizoku ma quella velocità era stata maggiore di quella dei neuroni del biondo. Nel mentre vorticava nell'aria della locanda non poté evitare di fare un'altra inquietante scoperta: il tizio mascherato sembrava essere cresciuto. Era chiaramente più alto di quando stava toccando le parti intime alla coppia che scoppia. A proposito di scoppi, di lì a poco se ne sarebbe verificato un altro. In quel breve tragitto in aria ebbe però la possibilità di pensare, di crogiolarsi nella sua situazione. Era stato scaraventato da un tizio molto più forte di lui è vero, ma questo non gli avrebbe impedito di fare casino, di menare le mani e di sfogarsi. Sarebbe stato un proiettile mortale verso chiunque lo avrebbe intercettato, sì avrebbe portato morte e distruzione sul suo cammino e...

    Se si fosse schiantato sul Noroi, la botta sarebbe stata colossale ed il biondo non avrebbe potuto evitare di finire in terra, ancora più invischiato nella birra. Avrebbe poi cercato con lo sguardo il Nezumi, pronto a rivolgere verso di lui la rabbia ulteriore di quel momento.

    Pezzo di merda lo vedi cosa ci guadagni a fare l'eroe?!

    Se non si fosse schiantato su Noroi sarebbe ugualmente finito nella pozza paludosa di birra, sudore e sangue. Avrebbe comunque rivolto le sue parole di rabbia verso il Nezumi, poteva sembrare l'obiettivo più a portata che aveva e non poteva mica mettersi a tu per tu con il tizio che lo aveva appena scaraventato in aria.
    E che cazzo, visto che ti piaceva così tanto fare l'eroe potevi almeno prendermi al volo!


    Ma i guai per il Kaizoku non erano ancora finiti. Poco oltre lo sfregiato, il tizio in pigiama sembrava essersi rinvigorito. Che anche lui trovasse giovamento in situazioni come questa? La cosa lo mandava in bestia, uno stronzo in pigiama che amava le risse in locande proprio come lui. Potevano essere migliori amici oppure potevano semplicemente ammazzarsi di botte. Ovviamente, il Kaizoku optò per la seconda scelta e fu compiaciuto nel vedere che anche il damerino la pensava come lui. Quella "fanghiglia" rendeva difficili i movimenti, ma in quel caso non aveva bisogno di molto moto. Poteva semplicemente usare quell'improvvisata posizione di copertura. Come un pendolo umano fece lievemente carico su un lato, per poi ribaltarsi completamente in quello opposto cercando di usare tutta la velocità che potesse avere. Una rotolata azzardata che aumentava gli strati di schifezza sui suoi vestiti e sulla sua pelle. [SD2]

    Adesso era il momento di riscuotere la lista di cazzotti che in quegli istanti si era notevolmente allungata. Il tizio in pigiama, l'aborto obeso, l'eroe sfregiato, il tizio masche- no quello no, il pezzette che aveva inondato di birra metà locale, lo stronzo che stava ballando fuori tempo in fondo alla stanza, la moglie dell'oste che gli aveva tirato tre chili di pregiatissimo kobe (sì, uguale) in faccia e, come se non bastasse, sentiva di non aver avuto modo di vedere l'essere peggiore che si trovava con loro in quella locanda; magari si era macchiato di cose tipo prepararsi i fuuinjutsu.
    Si rialzò velocemente, carico di tutto della voglia di prendere a pugni ogni singola persona della sopra elencata lista. Il più a tiro sembrava essere lo sfregiato, Noroi, il finto eroe che presto avrebbe chiesto dello sciamano dei denti di Gotō.
    Fece come per fare un piccolo scatto, in modo da avere un buono slancio in quella merda di lago, per poi far strusciare sulla birra riversata sul pavimento il secondo passo, non facendolo quindi atterrare. Un gesto che aveva come scopo quello di alzare più "liquido palustre" possibile verso quel tizio che nel vero liquido palustre sembrava esserci nato. [SA1]
    Dopo di che avrebbe utilizzato la forza accumulata dal passo per sfruttare il momento e buttarsi in una scenografica scivolata verso le gambe del Nezumi (o verso le gambe del tavolo, sgabello nel caso si fosse trovato su di una di esse). Quel che ne uscì fu spettacolarmente stupido. La mossa di prima, su quella birra, gli aveva fatto clamorosamente perdere l'equilibrio, si sarebbe comunque ritrovato a scivolare, tanto valeva farlo verso il suo obiettivo. Riuscì quindi a controllare la direzione del tackle per indirizzare una gamba, fiducioso del poco attrito che avrebbe avuto. [SA2]

    Era proprio nel pieno della scivolata, sentiva il liquido viscoso che rallentava la sua corsa ma la spinta era sufficiente per proseguire la corsa. Tutto ad un tratto, l'oscurità. In quel momento perse di vista il suo obiettivo, Noroi, perse di vista l'intera locanda. Anche i rumori sembravano ovattarsi, le urla delle gente si erano fatte più deboli. Sopra di lui stava passando una montagna. Una rotonda montagna. Una rotonda montagna incazzata. Shu. I lineamenti del suo volto erano contratti, si era sforzato molto per compiere quel balzo, qualcuno dall'altra parte della locanda lo aveva fatto proprio incazzare.

    Mamm.. eeeehm!


    Ormai si era ritrovato a scivolare senza più una metà certa. Chi poteva dire cosa lo attendeva alla fine dell'oscurità?
    Fortunatamente il tempo ritornò a scorrere normalmente ed il biondo prosegui il suo passaggio al di sotto dell'Aborto in volo. Inutile dire che qualche istante servì per riabituarsi alla luce della locanda.
    Non curante del successo del suo attacco, il giovane Kaizoku avrebbe cercato compulsivamente in una delle sue tasche un oggetto che forse avrebbe attirato l'attenzione di qualcuno. Una volta afferrato lo strinse saldamente, si girò un po' da terra alzando il braccio che impugnava l'oggetto. Con il pollice premette l'ingranaggio. Un lieve tick si fece spazio nella musica.

    BRUTTI STRONZI LO FACCIO EH! LO FACCIO!

    Sventolava l'accendino in mano, certo del fatto che se lo avesse lasciato cadere qualcosa di brutto sarebbe successo. Non gli importava rimanere coinvolto nelle fiamme, voleva far vedere che la cresta più alta del locale era la sua.

    Usati 3 Bassi e prese 3 e 3/4 lecche nnivviso

  6. .

    A Clash of Destinies


    La Paranza degli Stolti - Take Cover!


    I viaggi sulla Dama di Sangue erano sempre una sofferenza. Forse piano, piano quella mente bacata che si ritrovava stava iniziando a capire che quel soprannome gli era stato dato proprio per via delle sue "grandi abilità" da marinaio. Kaizoku però adesso era il suo nome. Ed erano stati proprio quelli stronzi a scegliere chi sarebbe stato il loro carnerfice.
    Un misto di sensazioni negative che andavano ad scemare al momento dell'approdo. Quella era una gran bella nave. Magari non era la più grande, non era la più veloce o armata ma era perfetta. Vele color cremisi, il legno accarezzato dalla dolce e crudele stretta dei mari. Conosceva a memoria ogni graffio sullo scafo. L'albero maestro era stata per molto tempo la sua postazione, dopo che si erano accorti che anche a menare le mani ci sapeva fare. Però ecco, anche da lontano lo sentiva oscillare, piegarsi e reagire al respiro del vento.
    La Dama di Sangue era nata per bramare il dominio, la violenza. Non un gruppo di stronzi rammolliti che qualche volta andavano a rubare qualcosa.

    Rifornimenti, qualche voce interessante e ... "l'arraffo". Giusto, Takemakisama?

    Odiava chiamarlo così. Quella combriccola aveva pensato a chiamare le loro attività di scorribande "l'arraffo". Un debole tentativo di far sembrare importante qualcosa di orami irrisorio. Bhé, se tutto sarebbe andato per il meglio sarebbero stati loro a subire l'arraffo. Poi avrebbe cambiato modo di chiamarlo... "Cercare funghi?", "Dare ristoro a vedove"? Soluzioni già più poetiche.

    Takemakisama? Da dove viene tutto questo rispetto, eh Kaizoku?

    A quella risposta, nella sua testa era un susseguirsi di "Schifoso bastardo figlio di puttana, sei ubriaco tutto il tempo ed adesso noti questi dettagli?" La mente del giovane stava già andando in tilt per quella osservazione. Purtroppo era vera, non aveva mai badato a chiamare qualcuno dei suoi superiori con rispetto e, tanto meno, nessuno di loro lo aveva mai richiesto. La tensione gli aveva giocato un brutto scherzo. Come sempre.

    Vaffanculo, TakemakiSAMA!

    Eppure quel carattere focoso lo aveva portato lontano. Così lontano da essere ad un passo dallo sbarazzarsi di quegli stronzi. Perché doveva rischiare di rovinare tutto adesso?

    AHAHAHAHAHAH! Calmati, ragazzo, calmati! Ti sto solo prendendo in giro... sei sempre stato troppo avventato!

    Detto questo, il quartiermastro Takemaki si allontanò per la sua strada.
    Il giovane dalla testa calda aveva la possibilità di rifocillarsi e cercare quei contatti che gli avevano indicato Gotō come luogo del tradimento. Non restava che guardare cosa quel posto avrebbe riservato per lui.

    ...



    Orami girava per i mari da qualche anno. Era giovane sì, ma aveva visto la sua discreta fetta di posti di merda. Inutile dire che questo entrava di grazia nella categoria. Sputò in terra, qualcosa di pulito in quel mare di merda o semplicemente un gesto di stizza. La sua indicazione era semplicemente: "Gotō". Niente di più. Il nome dell'isola scritto su un piccolo straccio, ecco tutto quello che aveva dei suoi misteriosi "contatti".
    Fu proprio trascinato dalla fame e dai nervi che si ritrovò davanti ad una delle locande che frequentava solitamente. Questo posto era proprio abituato a ricevere gente come lui. Il Kaizoku, uno stronzo come tanti che faceva la sua fortuna su quella degli altri anche a costo della vita di quest'ultimi. Questo era quello che faceva. O meglio, quello che voleva tornare a fare.

    Che dire, quella bettola aveva da offrire molto di più di quello che mostrava. Gente di tutti i colori, molti dei quali simili ai suoi. Alcuni di quegli avventori aveva già capito che da tipi come Kaizoku era meglio stare alla larga. Specialmente se l'espressione che si leggeva sul suo volto emanava un chiaro messaggio di disapprovazione verso qualsiasi cosa.
    Si guardò superficialmente attorno. La sala era piuttosto grande ed il lungo bancone mostrava un frenetico traffico di cameriere e commensali. In un angolo in fondo, un tizio che si poteva definire grasso tanto quanto Takemaki, se non di più. Bhe, buon per lui.
    Kaizoku puntò un tavolo a caso, il destino beffardo volle che si trovasse proprio tra l'angolo dell'Aborto ed il bancone. Nel tragitto tra l'entrata ed il tavolo scelto, il giovane afferrò un boccale ed un piatto di pesce misto da un altro tavolo. Un gesto automatico, come se quella prepotenza fosse un aspetto fin troppo naturale della sua persona. La vittima si alzò di colpo e fece per urlare dietro al ragazzo, gli altri due commensali lo fermarono in tempo prima che la voce potesse manifestarsi. Ne uscì fuori un suono simile ad un peto beffardo, quasi impercettibile ma da una puzza letale. Fortunatamente per lui, niente da impensierire il Kaizoku, alla puzza di merda ci era abituato.

    Fu dopo poco che fece la sua comparsa una sagoma al quanto strana. Quella persona era adatta a quel contesto tanto quanto un macellaio dalle dita mozzate in un salone di bellezza. Aveva tutti i connotati del genere di persona che finisce vittima dell'"arraffo". Diamine quanto odiava quella parola.
    Passarono pochi istanti ed il Kaizoku ebbe conferma che il tizio con il pigiama troppo lungo appena entrato aveva suscitato l'attenzione di un altro ospite. Si godette la scena eserrefatto. Si svolse tutto così velocemente, una rabbia pacata che si manifestò nell'attacco con la bottiglia del vino, ma quell'azione era pura poesia per il giovane. Un tanfo inebriante la violenza, una volta respirato ed inebriato si trasforma in un dolce profumo.




    Ehi tu sacco di merda!

    I rotondi occhi, falsamente dolci e gentili, del giovane mostravano la sua espressione divertita ed assuefatta della situazione. Aveva proprio bisogno di quel nuovo spettacolo che si era creato per scaricare tutta quella tensione.
    Subito dopo al calcio dell'enorme e grasso Aborto allo sgabello del Tizio in Pigiama, Il Kaizoku avrebbe sollevato la sua seduta automaticamente dandosi lo slancio per ritrovarsi in piedi. Una piccola cavalcata che stava a significare che lui di risse in taverne ne aveva fatte.
    Con entrambe le mani fece volare lo sgabello in aria verso l'enorme schiena dell'Aborto ma si stava trattenendo. Non voleva che quel siparietto finisse troppo presto.
    Dopo l'azione salì sul tavolo facendo cadere quel piatto e boccale abbondanti che prima aveva trafugato.

    SE VUOI CERCARE DI FARE A BOTTE TI ACCONTENTO SUBITO! E QUESTO VALE ANCHE PER TE, STRAFOTTENTE FACCIA DI CAZZO CHE SE NE VA A GIRO IN PIGIAMA!

    Un singolo momento lo uso per raccogliersi, con lo sguardo ancora più pungente e l'espressione divertita. Un suono metallico uscì dalla sua voce, ormai era questo che voleva, il suo piano avrebbe aspettato l'alba.

    E IL PRIMO DI VOI ALTRI FIGLI DI PUTTANA CHE CERCHERA' DI FARE L'EROE SI GUADAGNERA' UNA COLLANA FATTA CON I SUOI STESSI DENTI!

  7. .
    Dai su... capisco fossi stato Tezzu...
  8. .
    Hola hola a tutti!

    Come state bei figli delle stelle? :*

    Ho deciso di ripercorrere il rituale di fogatura pesa nel forum fin quando la vita non mi schiaffa con violenza alla realtà! Altrimenti non sarei un onorevole masochista!

    A differenza delle altre volte, ho già fatto tutti i compiti e preparato il tutto.
    Farò qualcosa che non ho mai giocato ma che nella vita mi viene abbastanza bene: lo stronzo.

    Ci becchiamo su Discord!
  9. .

    La Piazza di Suna e il Mercato


    Contrattazioni per la spesa della "Nonnina Annullatrice"


    Antecedente a: I Meravigliosi Aborti Chimera

    Ormai era palese: Jurobei Gaho aveva un'innata e particolare propensione nel cacciarsi nei guai. Specialmente nell'ultimo periodo della sua vita, gli albori della sua vita da ninja accademico. Stavo sopravvivendo, questo è vero, ma a quale prezzo? Continui incontri con persone poco raccomandabili, avventure in boschi sperduti con strane creature e ora questo. Una vecchia dai poteri incredibili lo aveva praticamente assoggettato al suo volore, lo stesso valeva anche per gli altri membri del gruppo. Torikeshi alternava momenti di lucidità a dei black out totali e dai due bambini non poteva certo aspettarsi chissà che cosa. Un gruppo molto vario, con delle sostanziali divergenze sull'età. Proprio una bella situazione. In quel breve temppo che lo aveva conosciuto, non aveva mai pensato a quantificare l'età dell'anziano. Ora che aveva la vecchia davanti, poteva comunque ben definirlo più giovane di lei. Il giovane accetto quindi il foglio, e chi non lo avrebbe fatto dopo aver visto di che cosa era capace quella donna? Riempì in silenzio con il suo nome e cognome lo spazio bianco. Non era troppo teso, ma sicuramente accettare così a scatola chiusa un incarico da una anziana che lo aveva trascinato fluttuante da lei non poteva nemmeno lasciarlo tranquillo. Una perfetta manipolatrice, aveva inchiodato tutti e tre e adesso toccava solamente a loro trovare un modo per uscirne, la via più semplice sembrava proprio seguire le direttive dell'anziana Umezawa. «No, ci mancherebbe. Non vogliamo farla arrabbiare...»
    Dopo aver ricevuto il documento compilato da ognuno, la donna sfruttò ancora un'altra chicca per intimorire e legare il gruppo completamente al contratto. Con una rapida imposizione delle mani sul foglio, l'Umezawa aveva sollevato i kanji che componevano i loro nomi andandoli a depositare sul suo palmo destro. Un brivido percorse l'intera schiena del Gaho. Era ben chiaro cosa la donna potesse aver fatto con quella mossa, ovviamente non era immaginabile il come. Adesso avrebbe dovuto seguire alla lettara ogni indicazione. Dopo quell'inquietante gesto, la donna sembrò intenta a cercare freneticamente qualcosa. Probabilmente qualcosa che sarebbe servita al gruppetto per proseguire il loro incarico. Si voltò, lasciando che tutti potessero vedere i suoi grigi occhi privi di pupille. Jurobei indietreggiò di qualche passo, l'ennesima dimostrazione del potere di quella donna lo stava facendo terrorizzare. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Il suo nome era letteralmente stato sollevato dalla carte ed era entrato in possesso della signora. Chissà cosa sarebbe stata capace di farci.

    Aveva consegnato una sottospecie di polvere esplosiva ai bambini. Un gesto rischioso, ma chiaramente nessuno ebbe il coraggio di opporsi. Poteva solamente sperare che sarebbero stati in grado di utilizzarla al momento del bisogno. Ma la domanda principale era un'altra: per quale motivo doveva avere la necessità di utilizzarla? La faccenda si stava facendo più preoccupante ogni momento che passava. Per Jurobei, la donna ebbe in serbo un'imponente gemma preziosa. I suoi riflessi verdi riflettevano perfettamente la luce, illuminando gli occhi di chiunque la stesse osservando. Jurobei compreso, il quale la prese delicatamente tra le sue mani. Dovevano scambiare tale tesoro per una somma incredibile di denaro, una somma che lui non aveva neanche mai sentito nominare. Sperava che, dato la palese qualità del prezioso, non sarebbe stato difficile convincenre Amune a scambiarla anche per qualcosa in più, ma lui non lo aveva mai conosciuto e doveva sfruttare quel poco che sapeva di contrattazione per arrivare almeno alla cifra richiesta. All'anziano non tocco nessun "dono" all'infuori della fantomatica "lista della spesa". Alcuni elementi che la componevano sembravano di uso comune, altri invece non li aveva mai sentiti nominare oppure richiedevano un grado accademico a lui irraggiungibile per essere acquistati. Sarebbe stata una bella piccola impresa riuscire ad avere tutto, ma sicuramente nessuno di loro la voleva deludere.
    Ancora in silenzio, Jurobei riprese il suo scarso equipaggiamento dalla poltrona e con un cenno con la testa salutò l'anziana, azzardando un modesto inchino. Si avviò all'uscita, riponendo la gemma nella sua tasca interna sinistra più o meno ad altezza del petto. La medesima mano andò nella tasca esterna dello stesso lato, in modo da mascherare il più possibile l'eventuale rigonfiamento. Si rivolse poi ai suoi compagni. «Già poteva essere andata ben peggio... allora come prima tappa andremo dal gioielliere.» Torikeshi sembrava in qualche modo sodisfatto di come si era sviluppata tutta la vicenda. Sì, è vero avere ancora la testa attacata al collo era buon segno, ma il fatto di essere legati a quella strana quanto potente donna poteva essere un particolare alquanto importante. «So bene dove si trova questo posto, anche se non ci sono mai stato.» Un leggero sospiro uscì involontariamente dalla sua bocca. Era effettivamente teso e preoccupato! Subito le sue responsabilità verso sua sorella riemersero. Lei era prigioniera di quel pezzente di Bussho e come se non bastasse le strade di Suna pullulavano dei suoi uomini, mentre lui doveva badare alla lista della spesa di una vecchia. E fare ciò che vi era scritto era l'unica cosa per rimanere in uno stato tale da poterla aiutare. Attese che ogni membro del gruppo fosse disposto a seguirlo, magari anche loro sapeva bene la strada verso la loro nuova meta. Si chinò raggiungendo l'altezza dei due bambini. «Mi dispiace che anche voi due siate rimasti coinvolti in questo casino. Mi raccomando, state vicini a me e Torikeshi e se non vi sentite di utilizzare quella polvere datela a me o a lui.» Si voltò quindi verso il più anziano del gruppo. «Giusto? In ogni caso io direi di andare tutti insieme.»


    Se si fossero incamminati (tutti e quattro o solamente lui), avrebbe cercato di stare più allerta possibile. Sapeva bene che perdere o farsi rubare la gemma sarebbe equivalso ad una gran ulteriore preoccupazione. Allo stesso tempo, doveva cercare di sembrare tranquillo e rilassato, in modo da non destare molti più sospetti del normale. Lo sguardo si spostava freneticamente in ogni vicolo o angolo scoperto che poteva vedere. Ladri, malavitosi o semplicemente qualche sgherro di Bussho in grado di riconoscerlo potevano essere proprio lì in attesa del loro passaggio. Poteva e doveva essere pronto anche al peggiore dei casi, e di questo aveva paura.
    Una volta giunto all'ingresso del negozio, avrebbe accelerato leggermente il passo. Come se quel luogo rappresentasse in qualche modo una zona sicura, quando in realtà poteva non esserlo affatto. Con un rapido cenno della mano, fece cenno anche ai suoi compagni di entrare nel modo più veloce possibile. Sicuramente togliersi dalla strada poteva essere un modo di essere più sicuri. Una volta entrato tutto il gruppo, si sarebbe rivolto al commerciante. «Salve! Amune, vero? Molto piacere, sono Jurobei.» Porse amichevolmente in avanti la mano destra, attendendo una sua stretta. In ogni caso, avrebbe poi utilizzato il medesimo arto per estrarre il tesoro che aveva in tasca. I suoi movimenti erano lenti e ben scanditi, come se stesse cercando volutamente ogni punto di luce per risaltare il verde di quello smeraldo. Lentamente lo allungò verso il negoziante, un'espressione sicura avvolse il volto del giovane. Doveva utilizzare le sue amatoriali abilità da venditore. «Direttamente dalla Valle del Vento. Non è bellissimo?» Per quanto ne sapeva lui, poteva anche essere rubato. Ma doveva appellarsi a ciò che la Umezawa gli aveva detto. Avrebbe lasciato la gemma in mano al negoziante per qualsiasi valutazione lui ritenesse necessaria, dopodiché avrebbe preso parola. «Io, mio nonno e i miei cuginetti stavamo pensando a 16000 ryo.» Fece una breve pausa. «So che può sembrare molto, ma come può ben vedere questo è un vero e proprio tesoro. E...» La sua espressione si fece seria e contratta, non era un grande attore ma ce la stava mettendo tutta. «Abbiamo bisogno di quel denaro per pagare le spese di salute di mio nonno. Siamo disperati... quella gemma era un cimelio di famiglia per generazioni. E ora siamo costretti a venderlo.» Grosso rischio ricorrere subito al mentire per ottenere qualche ryo in più. Se il commerciante era veramente un osso duro come diceva la vecchia, allora neanche le povere richieste di Jurobei sarebbero bastate a convincerlo. Ma era partito da una cifra un po' più alta di quella sufficiente agli acquisti, in modo da avvicinarcisi il più possibile quando la contrattazione si sarebbe fatta più spietata. Sperava che anche gli altri membri del gruppo -nel caso fossero stati lì con lui- avrebbero retto il gioco, magari condendo qualche recitazione ancora più spinta o eclatante. Chissà perché, proprio Torikeshi gli stava dando più pensieri al momento. Ora era nelle mani dei suoi compagni, aveva cercato di creare una ghiotta opportunità e il suo successo poteva dipendere maggiormente dal loro apporto. D'altra parte poteva quasi pensare di aver fatto carriera in un certo modo: era passato da vendere del semplice thé matcha a gemme da incredibile valore e bellezza. Un bel salto di qualità. Una volta gestita la contrattazione, avrebbero deciso come spartirsi i vari elementi della lunga lista. Insomma, da fare ce n'era per tutti e poteva anche permettersi il lusso di dividersi.
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    Ciao, bengiunto! :wosd:
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    La Piazza di Suna e il Mercato


    Improvvisazioni Malriuscite


    Antecedente a: I Meravigliosi Aborti Chimera

    La piccola scena improvvisata aveva, in parte, riscosso il successo sperato. I due energumeri a pochi metri di distanza non furono in grado di riconoscerlo e il vecchietto sembrava ben disposto a reggere il gioco. Il successo del suo tentativo lo rese euforico, stava cercando in tutti i modi di non manifestare la sua emozione ma aveva evitato un bel po' di guai. Nei suoi discorsi e pensieri, non si accorse dei bambini che si erano messi a giocare a palla vicino a loro. D'altra parte, era uno scenario comune e per niente sospetto. Il povero Jurobei non avrebbe proprio potuto avere nessuna indicazione su quale fosse il loro vero intento.
    Il monaco non diede molto spazio alle spiegazioni. Emise qualche indicazione, ma sembrava per lo più un suo processo mentale: un ragionamento a volce alta. Non che potesse lamentarsi, lo Studente aveva chiesto proprio questo. Non poté però anticipare ciò che, forse, la sua improvvisazione o forse un'illuminazione dell'anziano Torikeshi avevano scatenato. Infatti, il buffo monaco sfondo l'erosa entrata in legno, sulla quale nessuno si er amai posto il problema di barricarla per impedirne l'accesso a qualche vandalo. «Yaarh!» Il giovane, ovviamente, sobbalzò. Il gesto era compleatamente venuto dal niente, Torikeshi si era mosso velocemente e senza nessun preavviso. Insieme allo spavento, si unì presto la preoccupazione per i suoi due ipotetici assalitori. Sicuramente, sfondare porte di edifici abbandonati non era una delle attività principali che si potevano osservare al mercato di Suna. Oltre che illegali, erano fortemente scenografiche e vistose. Non vi fu chissà quale forte rumore, ma il suono improvviso bastò per allertare i due picchiatori che si voltarono rapidamente spostando l'attenzione sul gruppetto.
    Il giovane Gaho non dovette nemmeno voltarsi per accorgersene. Era semplicemente ovvio. Non poteva rovinare adesso la scenetta che aveva così rozzamente creato: la sua unica copertura. Con un leggero, ma deciso, passo in avanti il giovane varcò la soglia dell'edificio. «Arrivo, arrivo!» L'unica cosa che desiderava al momento era lasciarsi i due sicari alle spalle. Entrò prima dei bambini, che si intrufolarono furtivamente alle sua spalle. Le sue a dir poco incredibili doti percettive riuscirono proprio a non fargli accorgere di niente, tanto era preso dallo scappare.

    Davanti a se trovò davanti ciò che non aveva mai visto nella sua vita. Possedeva una casa sì e per certi versi poteva ritenersi pure fortunato di avere un tetto sopra la testa. Ma tutto quel lusso era veramente inaspettato in un luogo come il villaggio del Vento. Tanto meno da un edificio che al di fuori pareva cadera da un momento ad un altro. Quadri e mobili di ogni tipo e stile stipavano ogni stanza che l'occhio riusciva a vedere. Un'abbondanza tale da potersi definire esagerata e per niente sobria. Probabilmente, chi abitava lì aveva viaggiato molto rendendo quegli oggetti di arredamento i propri souvenir. Subito dopo aver dato questa leggera occhiata all'abitazione, Jurobei venne distratto dall'arrivo dei due bambini intenti a recuperare il loro gioco. Anche fin qui niente di particolarmente strano, l'anziano aveva sfondato la porta e la palla era semplicemente entrata insieme a loro. «Oh, dei bambin... EH!» Anche Jurobei non finì la propria frase: i suoi piedi si erano bruscamente alzati da terra, mentre il suo petto e bacino si fecero più in avanti come se qualcosa lo stesse trascinando. Dopo pochi istanti si ritrovò a sfrecciare emettendo urla di panico che riempivano le varie stanza dalle quali passavano. Non poteva neanche lontanamente immaginarsi di essersi cacciato in guaio del genere, per giunta insieme a degli sconosciuti. Tra un cambio di direzione ed un altro non poté evitare di inviare tutte le colpe al suo da poco conosciuto "nonno". «Aaaaaah! Ma... ma tu lo sap-sapeviii!?» Il tempo di terminare la frase e di unirla a qualche urla per i cambi di direzione finali, Jurobei si ritrovò con la faccia sorpresa dal nuovo elemento che si era palesato davanti a loro. Un'anziana signora, di spalle e seduta ad una sontuosa sedia, si stava lentamente voltando verso di loro, continuado a lucidare una delle sue ricchezze, come se sapesse già che si trovava all'interno della sua proprietà e fosse capace di tenere tutto sotto controllo. Effettivamente, se era stata lei a trascinarli fluttiando verso di lei, nessuno poteva ribadire il contrario. Davanti al gruppo vi era un'altra stanza a dir poco peculiare per l'ambiente classico Sunese. Grandi mobili in legno pregiato, collezioni di pietre preziose ed un camino acceso. Un camino acceso all'interno di uno dei posti più torridi e umidi dell'intero mondo.
    Il poco equipaggiamento dello Studente atterrò di colpo sulla poltrona in fondo alla stanza. Come se mossi da un magnete, gli oggetti avevano reagito bruscamente laciando però il giovane privo di possibili fortuite ferite. La donna li aveva invitati a presentarsi, offrendo anche una sfuggente proposta di lavoro all'interno delle proprie parole. Cosa avrebbe preteso da loro?
    Torikeshi sembrava nuovamente immerso nei suoi offuscati pensieri, mentre un bambino aveva preso l'iniziativa di dire il suo nome e quello del suo piccolo amico. Poveretti, volevano solo recupare il loro gioco e guarda in che situazione si erano trovati. Jurobei lasciò passare qualche istante, per poi prendere parola. Quella piccola pausa era servita per rimettere un po' in ordine i suoi pensieri. «Salve, mi chiamo Jurobei Gaho. Mi... ecco mi-ci dispiace di esserci introdotti a casa sua.» Doveva nuovamente improvvisare o avrebbe atteso l'evolversi della situazione? No, quella vecchietta li aveva già privati del loro equipaggiamento e immobilizzati a mezz'aria davanti a lei. Non poteva rischiare di farla infuriare ancora di più mentendo. «Di che tipo di servizio sta parlando?» Doveva quindi agganciarsi all'unico interrogativo che aveva lasciato in sospeso la padrona di casa. Sperando nel meglio. Intanto, anche un'azione da parte dell'anziano che aveva trascinato tutti in quella bizzarra situazione si sarebbe rivelata a dir poco cruciale.


    Troppo bella Yubaba! :riot:
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    CITAZIONE (Shinken Takatsui @ 1/10/2017, 01:22) 
    Mound and blade: warband... i feels ç_ç ero un vero e proprio pro player

    Jotaro Jaku Ne sai qualcosa? :guru:

    Madò però non vedo l'ora di provare Bannerlord, è dal 2012 che lo sbandierano a giro!
  13. .

    La Piazza di Suna e il Mercato


    Peculiare


    Antecedente a: I Meravigliosi Aborti Chimera



    Il giovane Gaho di mezzo ancora non era sulla giusta strada. La sua breve carriera da shinobi accademico non aveva preso una giusta piega. Ragazzetti molto più giovani di lui erano già stati promossi, si era già fatti notare e avevano già ricevuto le meritate ricompense. Il suo comportamento, se pur tirato avanti da una giusta motivazione, non si era ancora mostrato all'altezza di fiducia e incarichi più importanti. Da qui era nata la necessità di rimettersi in gioco, di riprendere leggermente il vizio che aveva prima. Il suo disperato gesto di riprendere l'ultimo carico di té nascosto nel Paese dei Fiumi aveva portato sia un miglioramento e sia un peggioramento della sua vita. Come se tutta la questione in sospeso con Bussho non bastasse. Kuso e Densen, probabilmente molto più malvagi di Bussho, si erano rivelati la sua unica ancora di salvataggio. E quando sono proprie due loschi figuri, motivati da chissà quale distorto pensiero i tuoi unici amici sai di essere proprio sull'orlo del precipizio. Ma ancora la posta in gioco era troppo alta, la vita di sua sorella era nella mani di Bussho ed ogni sua decisione poteva essere condizionata dalle azioni di Jurobei.

    «No, non ancora... non ancora.» Il Sole era nel suo punto massimo di altezza solo da pochi minuti, ma il giovane studente ancora non si sentiva protetto nemmeno da tutta quella luce nei vicoli di Suna. Gli occhi si spostavano frenetici su ogni zona d'ombra, ogni movimento che udiva o vedeva veniva perfettamente analizzato. Era da più di un anno che non ripercorreva quelle viuzze. Da quando aveva lasciato il suo precedente lavoro e iniziato la vita da ninja, se bene ricolma di insuccessi. Il suo obiettivo era chiaro, arrivare alla piazza di Suna, dove si teneva il mercato. Cercare di mantenere un basso profilo, magari confondendosi tra la folla e cercare qualche informazione sulla recente attività di Bussho. Magari avrebbe trovato anche qualche vecchia conoscienza disposta a scambiargli qualche parola.
    Cercava uno spiraglio più aperto ed affollato dove immettersi e sentirsi più al sicuro.
    Finalmente, eccolo. La sua occasione, un carretto pieno di spezie trainato da un ragazzo si stava facendo lentamente strada tra la gente attraverso una piccola insenatura alla sua sinistra. Gli sarebbe bastato solamente affiancarcisi per poter passare proprio in mezzo a quella calca. E così fece, trattenne il fiato per la pressione per i primi momenti, ma quella copertura stava già inziando a dare i suoi primi effetti. Lentamente, la paura di essere visto da qualche sgherro di Bussho stava scemando, il livello di allertà però non doveva tradirlo, ma già il fatto di poter fare qualche passo con più tranquillità lo aveva reso anche più vigile e concentrato.
    Dopo qualche minuto raggiunse il centro, le persone stavano popolando quel grande spazio come non mai. Chi cercava qualcosa con cui pranzare, chi invece abiti o solamente qualche particolare oggetto sapientemente lavorato a mano. Una marea di colori e di voci diverse, un mondo a parte nel quale ci si poteva ben mischiare senza destare troppi sospetti. Doveva tenerlo a mente una volta che gli sarebbe arrivato il primo carico da vendere da parte di Densen.

    Una sola cosa, un peculiare particolare, lo stavano catturando più di tutto quel marasma. Un anziano stava imperterrito a guardare il muro di un vecchio edificio. Lo aveva visto più di una volta, sebbene non vi era mai entrato, ma a parte il fatto di essere quasi completamene eroso dal tempo e dalla mancata manutenzione non si era mai posto chissà quale quesito. Invece quel vecchio sembrava proprio catturato, immerso nei suoi pensieri. Oppure era quello che voleva far credere agli altri. Insomma, un particolare fin troppo sospetto che aveva già preso gran parte dell'attenzione del Gaho. Non poté fare a meno di avvicinarsi lentamente, squadrando sia la persona che aveva davanti, sia i movimenti intorno a se. Si era esposto con quel gesto ed era a conoscienza dei rischi.
    Passo dopo passo, l'anziano non sembrava cosciente del giovane. Era ancora distante, ma si poteva ben notare quanto fosse preso da ciò in cui aveva posato il suo sguardo. Jurobei si voltò rapidamente dietro di se. Si era allontanato molto dalla folla al centro e intorno a se aveva solamente qualche persona che stava come lui lasciando il mercato oppure ci si stava immettendo. Gli si gelò il sangue quando riconobbe due uomini. Entrambi erano parecchio alti, i loro volti dominati da una folta barba bruna, che lasciava spazio a due puntini luminosi al posto degli occhi. Akio e Goro, i due picchiatori gemelli di Bussho. Tornare indietro verso di loro era quindi impossibile, era rimasta un'unica direzione, un'unica speranza: il vecchio davanti a lui.

    Accelerò lievemente la sua andatura, non voleva sembrare in fuga ma non vedeva l'ora di allontanarsi. Una volta affiancato, ad un passo dallo stretto contatto avrebbe allungato il collo verso l'orecchio del suo nuovo interlocutore. «Ehi, non si preoccupi per favore. Io....» Cercò di abbassare il tono più che poteva. «Potrebbe far finta di conoscermi? Che ne sò, suo nipote o quello che vuole lei.» La coda dell'occhio si spostò nuovamente sui due energumeri. Non erano molto lontani. Doveva far sembrare che fossero due normali persone intente a parlare. «Mi dica qualcosa su questa parete, come mai ne è così attratto?» Ed ecco che anche lo sguardo del giovane si posò su l'oggetto di attenzione. Una parete fatiscente e maladata ma con uno strano simbolo inciso su di essa. «Ecco su, mi parli di questa incisione... cos'è un fiore?» Nella disperazione il giovane voleva attaccarsi ad ogni argomento che poteva saltargli in mente, l'importante era creare uno scenario plausibile e poco sospetto. Ci sarebbe riuscito?
  14. .

    DESERT: Game Over?


    Nel posto sbagliato al momento sbagliato


    Era passato solo qualche giorno da quando era tornato a Suna dopo le bizzarre avventure, in quel dannato bosco, con i suoi due nuovi "compagni": Densen e Kuso. Era vivo per miracolo, il suo corpo, ma soprattutto il suo spirito presentavano i segni che il rapporto con quei due avevano lasciato. Rabbia, dato che se non fosse stato per Bussho avrebbe continuato tranquillamente la sua vita da venditore di té al mercato nero. Una robetta da trafficanti sempliciotti, un mero strumento di sopravvivenza nella più assoluta povertà... non un'arma da usare contro gli altri.
    In qualche anno quello stile di vita lo aveva segnato e reso una nuova vittima. Non ebbe nessun'altra opzione per ribellarsi se non quella di iscriversi all'Accademia e cercare vendetta. C'è da dire però che grazie a Kuso e Densen aveva un altro spiraglio per cercare di sopravvivere e puntare al confronto con il suo rivale. Quella sostanza che doveva vendere per loro. Non aveva la minima idea di che cosa fosse, ancora non l'aveva vista, ma tanto bastava. I due non promettevano niente di buono, però era in una situazione troppo delicata per farsi anche questo genere di domande. Aveva la vita di sua sorella sulla coscienza, ancora poteva salvarla e di certo morire di fame non avrebbe aiutato la causa.
    Era riuscito a strappare un appuntamento ad Hehiachi, un anziano commerciante che in tutti questi anni si era rifornito da Jurobei evitando la bancarotta per le troppoe tasse. Dopo l'arrivo di Bussho e la sua presa di potere sul mercato di Suna aveva sempre evitato di salutare il ragazzo quando lo vedeva per strada, era però evidente l'empatia che provava verso di lui e, tutto sommato, la sua situazione gli stava a cuore. Una brava persona, insomma, quella che come Jurobei era disposta a sviare leggermente le regole, senza fare male a nessuno, per vivere e far vivere meglio le persone che gli stavano a cuore. «Lo so che qualche sgherro di Bussho ci vedesse in questo momento, i tuoi nipoti sarebbero i primi a risentirne... Ma...» Il ragazzo sospirò, finalmente qualcuno che era disposto ad aiutarlo... era felice! «Vieni qui vecchio mio!» Jurobei si tese verso l'ometto, strizzandolo in un improvviso abbraccio. Hehiachi ricambiò freddamente, era anche lui contento, ma l'età lo aveva reso un po' burbero. «Ho un'ottima notizia! Sono tornato! Posso facilmente riprendere a venderti té per qualche anno senza che Bussho se ne possa accorgere! Non è fantastico?» La voce era aumentata di volume, quasi in maniera eccessiva. Il rischio di essere visti e sentiti era alto, ma l'euforia stava facendo da padrona nella mente del giovane Studente. Non poteva sfruttare anche questa occasione. «Allora che ne dici?» Sul volto un'espressione che non nascondeva ciò che stava provando. Sarebbe riuscito a riallacciare i rapporti con uno dei suoi storici clienti? «Jurobei, sono contento di vedere che dopotutto quello che ti è successo, stai bene...» L'espressione del giovane si fece velocemente più cupa. «Non mi sono dimenticato di ciò che è successo, vecchio Hei. E' per questo che sono qui.» Di risposta l'anziano, cercò di metterci una pezza. Non voleva certamente offenderlo. «Lo so! E' che ti vedo in forma e so che questo incontro è un bel aumento di morale per la tua lotta contro... bhé per la faida in corso con Bussho. Non potevo certamente continuare a voltarti le spalle, sai? Ho una coscienza anche io!» Una breve risata risollevò il piccolo triste momento. «Ma vedi, non sei l'unico a cui è stato fatto del male da Bussho. Che c'entra... rifiutare di lavorare per lui lo ha fatto infuriare e tua sorella ne ha dovuto pagare le conseguenze. Però a tolto molto anche a me.» Lo sguardo di Hehiachi si abbassò di colpo, un misto di mortificazione e tristezza. «Non so come dirtelo Jurobei... ma non ho più il mio vecchio negozio. L'ho venduto a Bussho, adesso so che lo usa come sede per smistare le mercanzie ma.... Dopo di te ho visto che fine fanno quelli che si rifiutano di obbedirgli. Ho accettato la sua offerta, mi sono intascato quei dannati Ryo...» La sua voce si spezzò di colpo. «Non esiste giorno in cui io non me ne penta... ma ho pensato alla mia famiglia e...» Si interruppe quando sentì la mano di Jurobei posarsi sulla sua spalla. Il giovane era rimasto deluso, è vero, ma sapeva i rischi che avrebbe corso il vecchio e lui non poteva vantare il fuoco della giovinezza ad alimentare la sua rabbia. Aveva semplicemente fatto la scelta giusta, obbligata ma giusta. «Non preoccuparti. Non pensavo che il controllo di Bussho si fosse espanso così tanto... Un motivo in più per fermarlo.»

    Dopo un altro lungo abbraccio i due si seperarono, Hehiachi non intendeva rischiare oltre e aveva già fatto più di chiunque altro e questo Jurobei lo aveva ben notato. Un ennessimo fallimento, davvero il nuovo affare con quei due Nukenin sarebbe stata l'unica ancora di salvataggio?

    Si trovò velocemente a vagare per i polverosi distretti di Suna senza una meta ben precisa. Casa sua non era lontana, ma ancora non era pronto per ritornarci, erano passate solo un pio di dozzine di minuti dalla dipartita di Hehiachi ed il colpo era ancora da digerire. Si ritrovò nel punto dove si erano salutati con un altro lungo abbraccio, gli aveva chiesto di salutare i nipotini e di assicurarsi che non corressero rischi inutili. Li aveva visti poche volte, ma sotto anche la guida del nonno sarebbero venuti fuori proprio dei bravi ragazzi.
    Improvvisamente, un forte boato riempì l'aria a lui circostante. Proveniva proprio dalla direzione dove era andato il vecchio! Opera forse di uno degli sgherri di Bussho che gliela voleva far pagare per aver parlato con lui? No, non poteva permettersi di avere un'altra vita sulle proprie spalle, non in questo momento. Jurobei partì quindi più veloce che poteva verso il rombo che aveva udito. Gli sarebbe bastato verificare la buona salute del suo amico per stare più tranquillo e magari, perché no... tornare finalmente a casa sua. Fatto sta che, anche se da poco tempo, era un effettivo membro dell'Accademia e le responsabilità verso il suo villaggio stavano chiamando. Stava a lui rispondere proprio come aveva fatto suo fratello, abbandonadoli successivamente per inseguire un potere misterioso, oppure farsi per una dannata volta i fatti sua.


    I'm going fucking YOLO into this. :zxc:
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