Ospedale della Foglia

[Gestionale]

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  1. Alexander Hima
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    Chapter 00


    Hospital




    E
    rano passati due giorni da quando Alexander aveva rivisto Iron all'interno del palazzo dell'amministrazione. Questo significava che il fatidico giorno stava arrivando, il giorno in cui la sua vita si stava per decidere nuovamente, morire o continuare a vivere riottenendo la propria mobilità. Seduto nello studio della sua magione il ninja della foglia si era appena acceso una sigaretta mentre rimaneva a meditare nel buio. Quello era un vizio che aveva ripreso nel momento in cui la sua compagna era scomparsa, e che forse avrebbe smesso nuovamente nel momento esatto in cui avesse ripreso le funzioni motorie. La cosa positiva in tutto quello che era successo da un'anno a questa parte era il fatto di aver ritrovato la sua compagna e che lei avrebbe fatto di tutto perchè non morisse. Verso le nove del mattino una figura irruppe all'interno della stanza, questi era un ragazzino di appena quindici anni e con fare reverenziale si rivolse verso la figura seduta. -Maestro è ora.- Probabilmente il compito di quel ragazzo era semplicemente di svegliare il proprio sensei per impedirgli di fare ritardo, sempre se questi si fosse addormentato; purtroppo erano due giorni che lui era sveglio intento ad osservare innervosito lo scorrere del tempo, intento a ripensare alle glorie passate. Lentamente si alzò in piedi e con un gesto della mancina allontanò il discepolo facendolo tornare alle sue mansioni mentre lui dopo aver fatto una doccia per "riprendersi" dalla stanchezza si sarebbe diretto a passo lento verso l'ospedale dove lo stavano aspettando.

    Q
    uel posto dalle bianche mura era un via vai di gente, chi per andare a trovare i propri cari, chi invece perchè doveva farsi operare. Lento si diresse verso una delle infermiere situata dietro un bancone. -Alexander Hima Hyuga. La dottoressa Iron Tobi Inuzuka mi sta aspettando.- Detto questo rimase in attesa di sentire quello che dall'altra parte avevano da dire, se doveva semplicemente aspettare in quel loco che qualcuno lo venisse a prendere, oppure se doveva essere condotto in un'altra sala. Non aveva la più pallida idea di quello che sarebbe successo da lì in avanti dato che era la prima volta che doveva sottoporsi ad un intervento in tutta la sua lunga carriera ninja. Un sospiro di rassegnazione nel pensare che infine era toccato anche a lui lo mise di cattivo umore, stato d'animo che avrebbe fatto in modo non trapelasse sul suo volto. Di lì in avanti come appunto accennato sarebbe rimasto in attesa di qualsiasi direttiva avesse ricevuto da cotale persona.
     
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  2. Ashram
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    L'ultimo saluto ad un amico sconosciuto...



    CONTINUA DA QUI...



    Moses non era molto lontano dall'ospedale ma, nonostante ciò, iniziava a pensare che forse sarebbe stato tutto vano poiché l'anima abbandonava il corpo del ragazzo man mano che si avvicinava alla sua meta. Non sentiva alcuna fatica nel trasportare quel ragazzo, eppure la situazione in cui si era cacciato era una sorta di fardello per Moses, che trovandosi lì per puro caso e preso dal suo "senso del giusto" non poté evitare di soccorrere il compaesano anche se non aveva idea di chi fosse.



    Quando giunse all'ospedale entrò e cercò con lo sguardo qualcuno che lo potesse aiutare quando un infermiere lo vide e capì immediatamente che la situazione era grave. L'infermiere corse verso Moses chiamando un suo collega. Insieme i due afferrarono il corpo del ragazzo ormai esanime e lo poggiarono delicatamente su una barella che venne portata da un terzo infermiere. <..Che cosa è successo?..> Chiese uno dei tre infermiere mentre spingevano veloci la barella lungo il biancastro corridoio che conduceva alla sala operatoria. <..Ha una grave ferita da taglio alla base del collo e una al fianco sinistro.. > Rispose Moses. <..Non c'è più battito dobbiamo sbrigarci.. fate preparare la sala operatoria e chiamate il Dottore...> ordinò l'infermiere ad un suo collega che eseguì l'ordine correndo. Moses spinse la lettiga fino alle porte della sala operatoria e poi, trattenuto da un infermiere, la lasciò andare. Io ho fatto quello che potevo... sei in buone mani, ora sta alla tua voglia di vivere... buona fortuna... così salutò il suo compaesano che scomparve dietro le porte della sala ad accesso limitato.



    Mentre la luce rossa della sala operatoria si accese giunse un ninja dall'inconfondibile divisa. < E' lei che ha portato qui quel ragazzo in fin di vita?.. > chiese autoritario il poliziotto. <si...> Rispose Moses per poi aggiungere: < ...è una storia lunga... eravamo al bosco e siamo stati attaccati... ci siamo persi di vista e poi, quando l'ho ritrovato agonizzava a terra in una pozza di sangue... prima di perdere i sensi a farneticato qualcosa su Drake Jo Ryouji ...>. <... Vieni con me.. avrò bisogno di una tua dichiarazione sull'accaduto ...> La guardia gli fece un cenno con la mano e lo scortò fino alla guardiola dove un suo collega stava leggendo un quotidiano. < Keiji... vai dal capo dei guardiani e digli che in ospedale c'è un ragazzo in fin di vita che è in qualche modo collegato con lui... > ordinò il poliziotto al collega poi prese posto alla scrivania dove Keiji stava leggendo il giornale, prese carta e penna e poi chiese a Moses di raccontare la sua versione dei fatti.<bene... mentre aspettiamo che arrivi Drake, raccontami tutto quello che è accaduto... così poi quando arriverà il Capo dei Guardiani cercheremo di capire come è possibile che sia accaduta una cosa simile dentro le mura di Konoha... > concluse il poliziotto per poi accingersi a mettere nero su bianco quanto stava per raccontare Moses. < Beh... è cominciato tutto...> Moses raccontò tutto quello che sapeva senza omettere niente di quello che aveva fatto o visto fare, non aveva la minima intenzione di passare guai con la legge...


     
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  3. The_Drake
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    Un fulmine tra i tetti di Konoha, superando qualsiasi altra persona o ninja in movimento, lasciando il suo turno di guardia per presenziare ad una possibile disgrazia, sperava fosse solo possibile e non reale, in ospedale: qualcuno c'aveva rimesso le penne o la vita quel giorno a Konoha e se aveva fatto il suo nome, doveva sicuramente conoscerlo in qualche modo; Sperava non fosse nessuno dei suoi nuovi eletti alle mura, giovani che si erano prodigati per aiutarlo nel suo lavoro, persone che lo avrebbero sostituito nel suo lavoro e che un giorno avrebbero preso il posto di difensori della sua patria, ninja che avrebbero dato tutto per la difesa di Konoha proprio come lui in quel momento, malgrado tutto.
    Non doveva essere Shay Hyuga, non poteva essere lei considerando che ormai era rintanata in ospedale a fare ciò che meglio gli riusciva, aiutare gli altri, per cui sperava non fosse stato il suo aiutante Atasuke, ma gli puzzava che non fosse riuscito a difendersi, quel ragazzo era maledettamente furbo e abile, chi poteva essere? Chi fra tutti era così uno scavezzacollo da rischiare tutto? Maledizione, non poteva essere lui, dopo tutta la fatica fatta.
    Piombò dentro all'ospedale spalancando le porte così forte da farle vibrare quasi a romperle in mille pezzi, facendo entrare un vento che fece cadere qualche vassoio e volare qualche pratica nel bancone d'ingresso: si mosse secondo i cenni delle infermiere che erano state informate e lo aspettavano.
    Si diresse verso la terapia intensiva sperando di trovarci la sua allieva, ma non era presente, almeno il suo occhio non riusciva a scorgerla perchè troppo agitato in quel momento; Un ragazzo davanti alla porta della sala operatoria era fermo con un messo delle mura, fore un ninja incaricato di pattugliare le strade della Foglia. Maledizione, he cosa diavolo è successo!? Disse, abbastanza arrabbiato e corvo in volto, prima di affacciarsi ai due vetri che mostravano l'interno della sala operatoria: non riusciva a scorgere chi ci fosse dentro, però riconosceva dei capelli neri e un fisico già visto, considerando che per tutto il resto del corpo c'era solo sangue a terra e una equipe di medici sopra di lui tutti indaffarati a ricuciere il ricucibile e curare a tutto spiano con jutsu e affini. Che cosa diavolo è successo, ho fdetto! Disse, urlando contro i due che erano in attesa come lui: lo aveva riconosciuto e maledizione non poteva credere ai suoi occhi; Possibile che avesse spinto un giovane dalla parte sabagliata ancora una volta? Possibile che ogni cosa dicesse portasse alla morte ogni persona? Era maledetto veramente? Che senso aveva tutta quella scia di morte? Se non avesse avuto risposte subito avrebbe fatto passare ai due un orribile quarto d'ora.


     
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  4. Ashram
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    L'ultimo saluto ad un amico sconosciuto...


    Part 2°



    Il Poliziotto aveva appena terminato di mettere a verbale le dichiarazioni di Moses quando venne interrotto dal messo delle mura che entrò nella guardiola a gran velocità per annunciare l'arrivo di Drake. < Il Capo dei Guardiani è arrivato, sta aspettando nella sala d'attesa della terapia intensiva... vuole sapere cosa è successo... immediatamente... > disse il messo con voce tremolante. < Ok.. Ora andiamo...> Disse il poliziotto mentre archiviava il verbale nello schedario. < ...fate in fretta, il Capo è abbastanza arrabbiato e non è mai una cosa buona quando accade...> Concluse il messo per poi congedarsi per tornare ai suoi doveri.


    I due giunsero al reparto di "terapia Intensiva" e lì videro il Guardiano che attendeva un responso dalla sala operatoria. Era visibilmente nervoso e a stento riusciva a contenere la rabbia che covava dentro. Uhm.. non sarà semplice spiegare a lui come sono andate le cose... pensò Moses, dopo aver visto lo stato d'animo di Drake. Ma non aveva molta scelta, aveva intenzione di portare a termine le ultime volontà del suo compaesano anche se in realtà non sapeva neanche chi fosse. Il poliziotto si fece avanti, < Drake...> e poi indicò l'Aburame, < ... questo ragazzo ha portato qui quell'Uchiha, erano nel bosco secolare... dice di aver fatto il tuo nome prima di perdere i sensi.. L'Uchiha era inseguito da scagnozzi dell'edera quando lui ed altri due Genin del villaggio sono stati coinvolti.. >, si fermò e si rivolse a Moses < Ragazzo racconta quello che è successo anche a Drake, può essere utile per le indagini se è vero che conosce l'Uchiha.. >.


    Moses si concentrò su quello che stava per dire, non voleva usare le parole sbagliate in quella situazione così delicata. < Avevo la giornata libera e mi stavo riposando all'ombra di un albero, nel bosco secolare. Ero vicino al bosco dei Nara e con me c'era un altro Genin, non so con esattezza chi fosse ma era un Nara... Improvvisamente il ragazzo...>, indicò la sala operatoria per specificare l'Uchiha, < sbucò dalla boscaglia correndo, era già visibilmente ferito, ci venne incontro e ci chiese aiuto... era inseguito da tre tizzi...> fece una pausa, riprese fiato e poi continuò, < ...abbiamo combattuto, ho messo ko uno di loro mentre lui e il Nara combattevano con gli altri due... il nostro intervento fece desistere gli assalitori quasi subito... fuggirono non appena compresero la situazione di svantaggio in cui si trovavano... e poi... > si fermò a riflettere su quel punto, che anche a lui che lo aveva visto con i suoi occhi, sembrava poco chiaro. < ... e poi il Nara tentò l'inseguimento... io mi sono voltato per vedere in che condizione si trovava l'Uchiha ma in quel momento un altro ninja, era una donna, sbucò dalla boscaglia e non so in che modo ma convinse il ragazzo a seguirla, è possibile che i due si conoscessero... dopo qualche istante non li ho più visti e ho deciso di seguirli... quando sono arrivato era già tutto finito... il ragazzo giaceva a terra sanguinante, aveva una brutta ferita al collo e una al fianco... ho provato ad intervenire ma non avendo con me l'attrezzatura adeguata sono riuscito a bloccare in minima parte la perdita di sangue... speravo in un pronto intervento dei soccorsi ma non arrivò nessuno...> lo disse con tono aspro, quasi arrabbiato, non sopportava l'idea che nel suo villaggio potesse accadere una cosa quella. < Il ragazzo era ancora cosciente, gli chiesi il suo nome ma non rispose.. con le ultime forze che gli rimanevano mi chiese di dirti che ti lasciava in eredità i suoi occhi... uno per te, che lo hai protetto e accudito come un fratello, l'altro invece per chi reputerai degno... > fece una pausa per osservare la reazione del Guardiano e poi continuò il suo racconto. < Concluse e poi perse i sensi... dei soccorsi non c'era neppure l'ombra, neanche il Nara arrivò in nostro soccorso... a quel punto decisi di portarlo io in ospedale... > In quel momento il racconto di Moses fu interrotto, la luce rossa della sala si spense e un medico uscì dalla sala operatoria, era cupo in volto quando annunciò ai presenti la prematura scomparsa del giovane Uchiha.



     
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    L'uscio






    Il Bambino reagì in maniera senz’altro curiosa alla piccola azione dimostrativa di Raizen, dimostrando che qualcosa, dopotutto ricordava, o comunque, affiorava. Pareva che in qualche modo qualcuno o qualcosa gli avesse fatto subire un trauma. Brutta storia. Considerando anche che aveva mostrato un abilità abbastanza particolare per un marmocchio simile, ne aveva anche già sentito parlare, anche se vederla in azione era parecchio meglio.

    Che tecnica affascinante, peccato però.
    Devo disfarmi di sto moccioso al più presto.



    Così, senza troppi complimenti lo prese per la cintola, issandoselo sulla spalla, e mentre il proprietario del ramen gesticolava facendo finta di incernierarsi la bocca il Colosso svanì, correndo verso l’ospedale.

    Svenuto proprio mentre mostrava un po’ di spina dorsale, che sega.

    Il problema era che farsi vedere all’ospedale con un bambino in mano non era di certo la cosa migliore, ne per le domande che gli avrebbero fatto, ne per la sua reputazione, per cui si appollaiò sul tetto per poi creare una kagebushin alla quale fece assumere le sembianze di una donna più o meno somigliante al bambino, aggiunse poi qualche livido e la mandò a depositare il ragazzotto all’entrata dell’ospedale per poi farla fuggire via e disfarla una volta sparita nella prima viuzza che la separasse visivamente dall'ospedale.
     
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  6. I s y
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    Come ogni mattina, Kimiko camminava lungo il viale principale di Konoha, diretta a lavoro.
    Fare l'infermiera le piaceva, era il lavoro che aveva sempre desiderato, per il quale studio e costanza erano stati premiati. Non era mai stata abile nelle arti shinobi, per cui le parse la decisioni più saggia impegnarsi in qualcosa che le riusciva bene. Sorrideva sempre, Kimiko. E questa sua peculiarità le era stata utile in molte occasioni, soprattutto in campo medico. Si sà, la risata è la miglior medicina.
    Varcò l'entrata che portava ai giardini antestanti l'ospedale, percorse il vialone sbrecciato, salì le scalette principali e aprì il portone d'ingresso. Neanche il tempo di fare due passi che il suo piede urtò qualcosa..

    ° Ma che diamine...° la sua espressione cambiò ° COSA CI FA UN RAGAZZINO SVENUTO QUI PER TERRA, DANNAZIONE!! °

    Si chinò immediatamente a prestare soccorso al giovane. Il polso era regolare, le pupille apposto. Non sembrava avesse contusioni o ferite da taglio. Trasse un sospiro di sollievo, sembrava fosse semplicemente svenuto. Chiamò un'altra infermiera, fecero sistemare il ragazzino su una barella e si rivolse poi alla dottoressa, che prescrisse alcuni esami, per precauzione. Fece per andarsene quando notò a terra, proprio vicino il ritrovamento del giovane malcapitato, una piccola sacca nera, probabilmente era sua. La raccolse e se l'attacco in vita, gliel'avrebbe riportata dopo.
    Proprio un ottimo inizio di giornata.

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    Fu l'olfatto, in primis, a far capire al ragazzo dove si trovasse, non appena si fu svegliato, quello strano odore di disinfettante misto a qualcosa di poco identificabile. Nella peggiore delle ipotesi, sangue. Aprì gli occhi, ma li richiuse quasi subito. Sembrava non vedesse il sole da secoli, quella luce che si rifletteva sulle pareti bianchissime lo accecavano. Ci mise un pò per abituarsi.
    - Perchè sono in ospedale -
    Quel non-ricordarsi cosa fosse accaduto cominciavano a dare sui nervi. Provò a fare mente locale. Era stato svegliato da un uomo, nel bosco. Erano andati a mangiare del ramen. Avevano fatto due chiacchiere..poi buio. Si alzò dal lettino, facendo volare le lenzuola e mosse qualche passo all'interno della stanza, grattandosi il mento, cercando di ricordare qualcosa di più. Portava un pigiama di colore azzurro, i suoi vestiti erano stati poggiati su una sedia. Ma non vedeva...
    - Merda la mia sacca!! - esclamò allarmato
    - Sicuro quel tizio mi ha rubato tutto, per poi tramortirmi. Cazzo! In quella sacca c'era l'unico indizio sul mio passato! - tirò un pugno contro il muro irritato.
    Proprio in quel momento la porta si aprì e Kimiko entrò, stringendo in mano qualcosa.
    ° Fermo dove sei!? Torna subito dov'eri prima!! ° disse prendendolo di forza e buttandolo sul letto. E menomale che era un suo paziente.
    - Ma..ma..ma io - tentò di replicare il ragazzo
    ° Niente ma!! Ora stai buono e riposa, dobbiamo farti delle analisi °
    - Mi hanno derubato!! Non posso rimanere qui ora, è troppo importante, devo cercare il ladro, sto bene sto benissimo ora ! - esclamò il ragazzo rialzandosi di nuovo. Ci mancava solo l'infermierina isterica che gli complicasse la vita.
    ° Forse hai perso questa? ° disse lei agitandogli davanti agli occhi l'oggetto della sua irrequietezza. Il ragazzo afferrò dalle mani dell'infermiera la sacca, tranquillizzandosi non appena sentì la pesantezza del pugnale. Si sedette sul letto, traendo un sospiro di sollievo e posò la sacca sul comodino di fianco. Nel frattempo l'infermiera lo squadrava con un'espressione leggermente contrariata, si aspettava come minimo un ringraziamento, che però non arrivò.
    ° Ahh..Tutti uguali questi shinobi.. ° sospirò mentre sfogliava la cartella appesa ai piedi del letto. Shinobi, quella parola gli suonava familiare.
    ° Qui non c'è scritto il tuo nome..ti chiami? ° disse mentre estraeva una penna dal taschino, lo sguardo ancora fermo sui fogli.
    - In realtà..non me lo ricordo - rispose il ragazzo, arrossendo leggermente, quella situazione era sempre più imbarazzante.
    ° Interessante, un caso di amnesia... ° riflettè la ragazza, senza alzare lo sguardo. Stette un paio di secondi a rimuginare in silenzio poi si alzò, voltando le spalle al ragazzo ed avviandosi verso la porta, ancora con la cartella in mano
    ° Stai qui buono, tornerò con qualcosa da mangiare, avrai sicuramente fame.. ° concluse chiudendosi la porta alle spalle.


    Il ragazzo si sdraiò, mettendosi un braccio davanti agli occhi, a coprire la luce. Era solo, in un letto d'ospedale e senza la minima idea di cosa fosse quella situazione. Decise che avrebbe cercato quell'uomo, magari gli avrebbe potuto dare una mano. Doveva ottenere delle risposte, il più presto possibile. Ancora vivide nella sua mente erano le immagini di quel sogno così strano, di quella donna dagli occhi azzurri. Forse doveva ripartire da lì. O fose doveva solo aspettare, magari con il tempo avrebbe ricordato qualcosa di più sul suo passato.
    Non sarebbe mai riuscito a riposare, aveva dormito fin troppo fino a quel momento, era arrivata l'ora dei fatti. Si alzò di nuovo, si vestì in fretta e furia, afferrò la sacca ed uscì dalla porta, stando attendo a non farsi vedere. Scese le scale velocemente, raggiungendo il pianterreno e si fiondò verso la porta d'uscita, oramai nessuno l'avrebbe più potuto fermare. Uscì dall'ospedale, superando con un balzo gli scalini d'ingresso e cominciando a correre, verso dove nemmeno lui sapeva.

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    Kimiko tornò nella stanza, con in mano un vassoio pieno di pietanze.Notò che il letto era vuoto, il ragazzino era scomparso. Non sembrava esserne tanto sconvolta. Si limitò a richiudersi la morta alle spalle mormorando
    ° Ahh...tutti uguali questi shinobi.. °
     
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  7. Naruto Legend Staff
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    [Una sparizione improvvisa]

    La notte nella corsia dell'ospedale era, al di fuori delle emergenze, un lento oziare fra luci soffuse e ritmici bippare dei pochi monitor collegati ai pazienti più critici o...nel caso particolare della stanza 35, dei pazienti per cui non ci si aspettavano miglioramenti o novità salvo il sopraggiungere della fine. Tra un caffè di mezzanotte ed un giro, assonnati, nei corridoi, i medici e gli infermieri della corsia cercavano inutilmente di far passare le ore, incapaci di dormire per la strana sensazione che aleggiava nell'aria, come se qualcosa stesse per andare storto.

    Era una sensazione effimera, di attesa, come il debole ronzìo di una zanzara fuori dalla finestra socchiusa...sai benissimo che sta per entrare ma fai di tutto per evitare di pensarci. Il medico di turno si fermò davanti alla stanza 35, attirato da qualcosa che non riusciva ancora a comprendere. Quella era una stanza da quattro letti, di cui solo tre occupati. Una stanza senza alcuna speranza, perchè nessuno dei tre pazienti si sarebbe mai svegliato dal sonno in cui erano piombati.

    Forse per un eccesso di zelo, o magari per cercare di liberarsi da quella noiosa sensazione, il medico decise di entrare. Quella paranoia era sicuramente frutto dei turni massacranti, dell'ultima missione che non aveva fruttato i soldi sperati, dell'ennesimo litigio con la moglie...cosa mai poteva esserci a turbarlo in una stanza che conteneva tre vegetali? Eccoli là...sulla parete a destra stavano il letto vuoto e quello contenente un ragazzino del clan Hyuga, un certo Momota, che per motivi non chiari aveva perso gli occhi bianchi ed aveva al loro posto due fori neri che grondavano sangue...sembrava ci fosse stato un grave incidente nel quartiere Hyuga, di cui era stato fornito solo un rapporto parziale mettendo poi tutto a tacere...solo il ragazzino era rimasto privo di sensi per il trauma e ancora non si era ripreso, nè dava segni di miglioramento.
    Sulla parete di fronte stavano gli altri due letti, uno dei quali conteneva un pericoloso ninja del clan Yamanaka, il cui nome in codice: Hattori, era l'unico dato anagrafico disponibile all'ospedale. Cosa avesse fatto per finire in quello stato non era noto, ma nel processo aveva perso un occhio e un braccio, oltre a disperdere la sua mente in chissà quale labirinto illusorio lontano dal mondo reale, ben oltre la portata di qualsiasi Rilascio.
    E poi l'ultimo letto, con un ragazzo dai capelli per metà bianchi e per metà neri, separati nel centro. Un ragazzo che era anche una delle armi più potenti del mondo: un Jinchuuriki, Keita Kitase. Non era chiaro in quale occasione avesse perso il controllo, perchè era stato semplicemente ritrovato privo di sensi alle porte del villaggio, con gli abiti strappati e diverse ustioni da chakra sul corpo...ma i danni esterni erano niente se confrontati col sovvertimento completo del suo sistema circolatorio del chakra, che aveva reso impossibile ogni cura che utilizzasse le Arti Mediche...e che aveva letteralmente intrappolato il Cinque-Code nel suo corpo. Nessuno dei metodi per estrarre il demone avevano avuto successo e non si poteva cercare di uccidere il ragazzo per il timore di distruggere anche il Bijuu, visto che il legame tra i due era tanto anomalo.

    Tutto era immobile, come lo era stato nei mesi precedenti, quindi doveva trattarsi solo di paranoia da stress accumulato, sicuramente. Il medico prese i parametri vitali dei tre, più per abitudine che per effettiva necessità, quindi li segnò sulle cartelle che stavano appese alla testiera dei letti. Tutto era a posto, quindi si voltò, cominciando ad incamminarsi verso la porta della stanza.

    Non avrebbe mai varcato quella porta.

    Non da vivo, almeno.

    [...]

    AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Un grido lancinante spezzò la notte ed il riposo di molti, perchè un'infermiera, passando, aveva intravisto un corpo riverso a terra in quella stessa stanza 35...ma fu solo dopo aver superato lo shock del momento, mentre altri accorrevano per vedere cosa fosse accaduto, che l'infermiera alzò lo sguardo e vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere. Mai e poi mai.

    zrfj



    Un letto vuoto....quello di Keita Kitase!

    Il Jinchuuriki si era ripreso ed aveva ucciso il medico...o un estraneo era entrato ed aveva sottratto a Konoha una delle sue armi più potenti?

    Nemmeno due minuti dopo suonò l'allarme generale in tutto il villaggio. Il sonno di molti sarebbe terminato presto quella notte...


    [Le ricerche]

    Non erano passati che quindici minuti dalla scoperta del letto vuoto e del corpo e si erano già organizate delle squadre di ricerca. Tutti i ninja capaci, anche gli studenti, erano stati reclutati per dare una mano. Il coordinatore delle ricerche era un Uchiha dai capelli biondi tagliati corti con un codino. Non sembrava affatto assonnato, a differenza del cane che gli stava accanto, accucciato. Tutti si trovavano nel giardino che faceva da centro all'ospedale. (vedi descrizione dell'ospedale)

    hangetsu
    Il mio nome è Hangetsu Uchiha, e sono un Jonin di Konoha! Spiegò di fronte alle persone che si erano riunite, almeno due dozzine, se non di più. La sua voce era chiara ed accattivante, quella di un leader nato. Non ci sono briefing nè note informative per questa missione. Semplicemente non ne abbiamo il tempo. Uno dei medici è morto e una persona è sparita dall'ospedale: Keita Kitase, portatore del cinque-code. E' estremamente pericoloso, ma non sappiamo se sia cosciente o meno...si trovava in coma nella stanza 35, nel reparto di lungodegenza che si trova ad ore nove, se consideriamo la struttura circolare di questo ospedale. Indicò la zona con la mano. Come sapete c'è un solo piano, se escludiamo un piano sotterraneo dove si trovano le caldaie. Non ci sono passaggi segreti nella struttura, quindi Keita... chiunque lo abbia preso con sè, devono aver seguito le vie di uscita tradizionali: l'ingresso principale, in cui non è stato visto nessuno, e le porte che danno al giardino interno per ognuno dei dodici reparti, che sono distribuiti come le ore nell'orologio.

    Ogni reparto è formato da un singolo corridoio, con le stanze da entrambi i lati e si collega direttamente, con delle porte antincendio, ai reparti immediatamente adiacenti nel cerchio. I reparti danno libero accesso a questo giardino interno dove ci troviamo noi, e hanno una sola uscita di emergenza che da all'esterno del cerchio..se non contiamo le finestre.
    Aggiunse poi con un accenno di sconforto.

    Ci divideremo in tre gruppi. Alcuni resteranno nell'ospedale in cerca di indizi...o magari di Keita Kitase, potrebbe anche non essere uscito dall'edificio. Altri frugheranno il Villaggio, dove altri gruppi coordinati dai Jonin sono già all'opera. Un terzo gruppo andrà fuori dal Villaggio, perlustrando i boschi circostanti.

    Suggerisco che solo chi ha grande fiducia nelle sue capacità si metta in caccia fuori dalle mura.
    Hangetsu fece un profondo respiro. Bene, abbiamo perso abbastanza tempo. Muoviamoci! E fu il primo a correre verso le mura, scavalcando l'intero ospedale in appena due salti, seguito a ruota dal cane e da alcuni dei ninja più abili che erano stati radunati.



    CITAZIONE
    Questa giocata free è aperta a tutti i ninja di Konoha (o che possano giustificare la loro presenza a Konoha). Si tratta di un Evento Dinamico di tre post+presentazione. Se nessuno risponderà entro il 10 Ottobre, la giocata verrà chiusa e la storia proseguirà nel modo peggiore possibile.

    In questo primo post agite come meglio credete, eventualmente presentatevi ai presenti (date per scontato che anche altri lo abbiano fatto) e divertitevi!!
     
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  8. ¬Chris
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    Stridore di denti
    :wosd:


    Il sole scendeva velocemente lungo la dorsale del paese del fuoco. Dal mio lettino dell'ospedale giocavo con il fin troppo corto pigiama consegnatomi da un'infermiera che sfoggiava una scollatura profonda.
    Ero stato convocato nell'ospedale a causa dell'operazione a cui ero stato sottoposto qualche settimana prima in quel di Suna, dove un dottore molto giovane, fin troppo per i miei gusti, mi aveva rimesso un occhio dopo che in una missione un uomo, piuttosto grosso, barbuto e armato di bottiglia di vetro, mi colpì in viso; da quando ero tornato dal paese del vento, dove era avvenuta l'operazione, dovevo recarmi una volta a settimana nell'ospedale della foglia per degli accertamenti.
    La notte sostavo in ospedale, ormai era l'ultimo appuntamento, l'operazione era andata perfettamente; sarò sempre grato a quel ragazzino, pensavo che la mia carriera ninja fosse finita in quel momento, quando il vetro della bottiglia scavò nella mia carne e mi staccò il bulbo oculare.
    Sorrisi leggermente e lasciai perdere lo sguardo verso il paesaggio che si apriva alla finestra, il sole - che prima tingeva d'arancione ogni cosa - ora era quasi scomparso e solo una leggera tonalità di rosa nel cielo macchiava un azzurro ciano che si fondeva al buio della notte.

    Mi addormentai dolcemente lasciandomi sprofondare nei morbidi cuscini.

    L'urlo che aveva riecheggiato nell'ospedale mi destò e mi fece balzare in piedi prima ancora che mi accorgessi di essere sveglio, la mano si allungo verso un paio di kunai e armandomi di pantofole corsi lungo i corridoi cercando di capire cosa e fosse successo.
    Il pigiama, aperto dietro, sventolava mostrando le mie natiche sode e non troppo pelose...
    Svoltai l'angolo e seguii due infermiere fino ad una stanza, che poi scoprii essere numero 35, un dottore stava morto ammazzato a terra; non potei fare altro che dare un'occhiata veloce nella stanza prima che venisse dato l'allarme e allora corsi a vestirsi e mi feci trovare nel punto di raccolta dove un Jonin della Foglia stava spiegando la situazione.
    La scomparsa del portatore di un demone non era una cosa da prendere alla leggera, avevo - fortunatamente - con me tutto l'equipaggiamento ninja, quindi rimasi ad ascoltare flettendo le ginocchia e rannicchiandomi grattandomi leggermente la testa.
    Ci voleva dividere in tre gruppi, io rimasi in silenzio mentre gli occhi scorrevano sull'edificio da cui il rapitore era scomparso, osservai la finestra della stanza numero 35.
    Le possibilità che fossero usciti da lì era alta, direi altissima, fin troppo. Come avrei agito io? Avrei ammazzato il dottore, se mi fossi trovato costretto a farlo, quindi mi sarei trasformato in mobile all'interno della stanza, avrei aspettato che la gente si allontanasse per poi scomparire all'interno dell'ospedale mentre tutti gli altri mi avrebbero cercato al di fuori. Un'altra possibilità potrebbe essere che, se abile e se non temessi i guardiani della foglia, sarei uscito sì dall'ospedale ma non dalla città, uscire dal villaggio significava diventare un faro per qualsiasi Hyuga che fosse capace di utilizzare la sua innata rintracciando la fonte di chakra...
    Ovviamente, però, non si poteva escludere che si fosse già allontanato dal villlaggio ed era necessario che un team li inseguisse. "Chi non ha testa, ha gambe" recitai sottovoce il proverbio pensando, sorridendo, che valeva anche al contrario. Il rapito - bisognava dimostrare che così fosse - avrebbe avuto qualche difficoltà a muoversi. Si tratta sicuramente di una forza portante i cui limiti non sono conosciuti, ma il fisico è umano e difficilmente da solo si sarebbe potuto allontanare molto. Quindi con voce limpida, leggermente graffiata dal mal di gola che in quei giorni mi affliggeva parlai:

    Salve, sono Kenzaru Kurotsuchi. Studente di konoha.
    Mi metterò a cercare all'interno del villaggio... Abbiamo troppe poche informazioni sul soggetto, non sappiamo nemmeno come è fatto, non saprei nemmeno riconoscerlo se lo vedessi per strada! Ma non penso di poter pretendere troppo...
    - rimasi in silenzio, ringraziai il cielo che fosse notte e nessuno potesse vedere il mio rossore nel volto, forse era per quello che la mia voce era tanto sicura. La mia timidezza cronaca era aiutata dal fatto che non vedessi chiaramente tutti i ninja presenti e quindi, così sperai, nemmeno loro me. Ciò mi rassicurava. - Ehm... Chi viene a cercare Keità in paese?


     
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    Avevo passato tutta la giornata a girovagare per il villaggio, non avevo molto da fare, e i miei sempre assenti, mi lasciavano la piena libertà di movimento, in segreto mi ero andata anche un po' ad allenare, voglio diventare ninja e per ora sono ancora uno studente, ma sono molto determinata. Ero tornata a casa, avevo mangiato di nuovo da sola... perchè i miei genitori non sono mai a casa? Perchè i miei genitori non hanno sfornato o un fratellino o una sorellina, per farmi piacere e non lasciarmi mai da sola, no forse una sorellina sarebbe stata solo di impiccio, non avrei potuto fare più nulla, no pessima idea quella della sorellina o del fratellino. Dopo mangiato avevo riposato in camera mia per un paio d'ore e poi ero riuscita... girovagando senza meta, annoiata, ma il tempo passa lo stesso, ed era giunta la sera, ero tornata a casa a mangiare qualcosa di precotto preparato da mia madre, penso, non li vedo quasi mai quindi non so chi cucini in casa mia, era orribile, un sapore orrendo, ma non avevo voglia di uscire a comprare qualcosa di più buono, sarei ingrassata dieci chili solo a mangiare dango.
    Dopo cena, mi ero stesa a guardare il soffitto, e dopo aver chiuso gli occhi cercando di trovare qualcosa di interessante da fare, decisi che un'altra giratina, verso l'ospedale stavolta, non mi avrebbe fatto male.
    Mi rimisi le scarpe ed uscii di casa, canticchiando, almeno mi distraevo e poi a me cantare mi rilassa parecchio, andai verso l'ospedale.
    L'edificio era quasi in vista quando sentii un urlo sovrumano, sono solo uno studente, ma ad un grido del genere un ninja o un futuro ninja accorre subito.
    Corsi arrivando ormai che si era radunata una piccola folla, la stanza era semi buia, stetti in silenzio ad ascoltare le direttive della missione, la questione pareva seria, per il villaggio non mi andava di andare, avevo girato tutto il giorno dentro al centro, e proprio di tornarci non se ne parlava, mi tastai la tasca e presi in mano il mio kunai, ero pronta, ma non per uscire all'esterno del villaggio, per quello servivano ninja esperti e io non volevo rischiare di lasciarci le penne quindi alzai la mano, non per rispondere al ragazzo, ma con un altro scopo, parlai con voce chiara e forte, così che tutti nella stanza potessero sentirmi, ma non vedermi del tutto mi chiamo Tsuzuki Haruhi, studente di Konoha, mi offro di perlustrare l'ospedale da cima a fondo. Mi sentivo molto orgogliosa si me avevo detto solo poche parole, ma erano quelle essenziali che non avrebbero fatto perdere tempo a nessuno, anche perchè era una corsa contro il tempo e la questione era serissima.
     
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  10. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]

    Il Lupo Perduto


    ~Allerta Rosso I~


    Sembrava quasi essere una maledizione la sua, o forse solo una delle solite e numerose coincidenze non proprio fortunate. Ancora una volta, quando lui non era di turno, lungo la notte accadde uno dei più grandi misfatti che potevano capitare a Konoha. Dal "rapporto" (che non era nulla più di una serie di ordini ufficiali da seguire) che aveva ricevuto in quei pochi minuti dallo scattare dell'allarme, gli si comunicava che era stato assegnato ai team di ricerca di Keita Kitase, il Jinchuuriki del Goby, che da tempo stazionava in coma all'ospedale di Konoha senza alcun apparente sengo di miglioramento o di possibili recuperi.
    Ancora una volta si era trovato a dover lavorare in straordinario ben oltre ai suoi normali orari di lavoro, ma in fondo, quelli erano gli ordini impartiti direttamente dai gradi di comando più alti, e lui non aveva ne il titolo ne il grado sufficente per potersi lamentare di qualcosa, specie in una situazione tanto delicata come la sparizione di un demone con il suo portatore.

    [...]


    Erano trascorsi pochi minuti dall'allarme, tuttavia Atasuke era ormai già sul luogo del misfatto, ben carico ed equipaggiato di tutto ciò che gli poteva necessitare. Lungo le vie molti furono gli sguardi spauriti che lo osservavano, specie per come avvolto in quel suo nero mantello scivolava lungo le vie come uno spettro. Giunto sul luogo si guardò intorno, cercando eventuali tracce di forzature o segni particolari che potessero in qualche modo dargli una traccia da seguire. [Abilità]
    Sbrigati quindi i soliti riti di controllo, probabilmente già eseguiti da altri prima di lui, si diresse verso la stanza in cui doveva trovarsi il letto di Keita. Giunto sul posto le prime cose che balzarono subito ai suoi occhi furono il cadavere del medico, l'Uchiha biondo (famoso appunto per essere fondamentalmente l'unico biondo del clan) che stava ancora facendo il primo giro di ricognizione prima di prendere in mano la situazione e uno studentello alle prime armi che ancora indossava un pigiama ma che sembrava voler aiutare.

    «Nobile da parte tua ragazzo... Tuttavia, se posso permettermi, ti consiglierei di andare a casa a vestirti prima di dare la caccia per tutto il villaggio in pigiama a un demone...»


    Sottolineò con tono velatamente distaccato, ma elargendo un ampio sorriso al giovane, qualora questi lo avesse degnato di uno sguardo.
    Poi si prese la libertà di spendere qualche breve istante per analizzare il cadavere del medico, non tanto per trovare una qualche traccia da seguire, quanto piuttosto per cercare di capire se si trattava di ferite provocate da delle armi o se invece erano stati degli artigli o qualcos'altro, in modo da avere almeno una prima vaga idea di chi poteva averlo ucciso e chi probabilmente avrebbe provato a farlo con lui.
    [Abilità]

    [...]


    ~Il via alle ricerche~


    Alla fine tutti coloro che si erano dati disponibili per la ricerca si erano ormai radunati all'interno del cortile centrale della struttura. Tra i presenti Atasuke riconobbe e salutò svariati volti conosciuti, tuttavia vide con piacere che erano anche accorsi molte altre persone di cui non aveva neppure sentito parlare.
    Il primo ad aprire bocca, dando il via effettivo alla missione fu poi Hangetsu, l'Uchiha biondo, che come prevedibile era stato scelto (o comunque era li per quello) come responsabile delle ricerche.
    Egli fece un breve discorso, sottolineando che non c'era effettivamente tempo ne per fare un briefing ne per perdere tempo in chiacchere.
    A conti fatti alla fine del discorso fu chiaro nella sua mente dove si sarebbe diretto: Alla foresta. Per quanto fosse effettivamente rischioso e per quanto lui fosse anche solo un semplice Genin, non era da sottovalutare che era riuscito a tornare vivo da sitazioni tutto fuorchè semplici e spesso senza neppure un graffio, inoltre lui era un guardiano delle mura, quindi chi meglio di lui poteva conoscere le mura, i suoi dintorni, la foresta e soprattutto la posizione delle trappole piazzate a difesa delle mura per scongiurare eventuali assalti o situazioni come quella che stavano per andare ad affrontare.
    Quando poi il biondo Jonin scattò dirigendosi alle mura, Atasuke lo seguì a ruota assieme al resto del nugolo di shinobi tra cui risultavano esserci i migliori del villaggio, o perlomeno quellipiù arditi ed esperti che volevano dare una mano il quello tra i tre frangenti che pareva essere il più pericoloso tra tutti, specialmente valutando che con estrema probabilità quello poteva tranquillamente diventare un mortale inseguimento.



    OT - Bene, auguro a tutti i partecipanti una buona giocata ^^
    NOTA per il QM: Tutto ciò che viene fatto nella prima parte del post si riconclude nel cercare di ottenere semplici informazioni iniziali sul eventuale/possibile/probabile avversario. Non ho alcuna intenzione di indagare nell'ospedale XD
    NOTA2 Chiedo venia per l'edit ma avevo fatto confusione di demone XD Ho editato con il demone giusto XD
    - /OT


    Edited by Asgharel - 27/9/2013, 21:25
     
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    Era trascorso circa un mese dall'incontro tra l'Immortale e Benkei. I due avevano convenuto di incontrarsi in otto settimane alle porte di Ame, così che potessero dare la caccia a Yoshitsune e perseguire i rispettivi obiettivi. In quel momento, Jeral si stava rapidamente muovendo tra i boschi del Paese del Fuoco alla volta del Villaggio della Foglia. Il motivo era un solo: ora che aveva tempo, avrebbe finalmente potuto indagare quello strano eco che la menzione del nome degli Hyuga gli aveva causato. Qual'era il suo legame con quel clan? Cos'era quel miscuglio di sensazioni che gli attanagliava l'animo al suono di quel nome? Cos'era a spingerlo davvero verso il Bersaglio, Suiho Hyuga? Doveva sapere. Voleva sapere. Tutto questo, però, rappresentava nella mente dell'Immortale poco più di un fastidio temporaneo: semplicemente, non sopportava l'idea che i progetti di una divinità incarnata quale lui era fossero disturbati da simili pensieri. Con calma, senza fretta e senza esitazione, avrebbe lentamente distrutto qualsiasi ostacolo tra lui e l'oggetto del suo desiderio.

    Si muoveva rapido tra le fronde degli alberi, mentre le enormi mura di Konoha divenivano sempre più incombenti nella penombra della notte al chiaro di luna. Una costruzione imponente, considerò il Flagello mentre avanzava. Una costruzione degna delle migliori menti mortali. Una costruzione, concluse accennando un sorriso inquietante, che non lo avrebbe mai fermato.



    Era ormai notte fonda quando Jeral giunse in prossimità della Foglia. Appoggiandosi pigramente al tronco dell'albero su cui si trovava, l'Immortale levò lo sguardo al cielo notturno, osservandone il contrasto con le grigie mura del villaggio. Fu in quel momento che la sua vista acuta percepì le sagome di tre distinte figure staccarsi dall'ombra di queste ultime e lanciarsi nella foresta alle sue spalle. Dalle varie menti di shinobi che aveva violato, l'Immortale aveva appreso che il numero classico di una formazione era quattro. Un numero alterato normalmente significava qualche alterazione del protocollo. Il che richiedeva la presenza di un motivo particolare. Normalmente la cosa sarebbe stata troppo piccola per catturare il suo interesse, ma Jeral si rendeva conto che, nella sua forma attuale, aveva bisogno di informazioni dettagliate sul villaggio prima di potervi entrare. Quei tre avrebbero potuto fornirgliele.



    « ... »

    Il sottile ramo su cui stava in piedi tremò impercettibilmente quando l'Immortale saltò via leggero, muovendosi alla volta dei tre ninja appena usciti dalla Foglia in tutta fretta.

    [...]

    Erano circa dieci minuti che li seguiva a circa trenta metri di distanza, sfruttando le sue capacità perché non si accorgessero di lui[Furtività Intermedia + Movimenti Silenziosi: Furtività 11][Passo Perfetto]. I loro movimenti non erano pessimi, ma Jeral non avrebbe esitato a definirli a malapena ordinari dopo aver visto la potenza di cui era capace Benkei, purché mortale. Continuavano a spostarsi, guardando in ogni direzione in evidente cerca di qualcosa. Ogni tanto, a turno, uno dei tre si lasciava sfuggire un commento nervoso su "quanto fosse urgente" o che "era dai tempi di Alba che una Forza Portante non veniva rapita", "sempre che quella testa a zebra non abbia tradito".

    Da questi e altri commenti che seguirono nei cinque minuti successivi, per un totale di quindici minuti di pedinamento, Jeral potè mettere insieme un quadro più o meno accurato della situazione. E la cosa lo interessava parecchio. La possibilità di incontrare una di quelle cosiddette Forze Portanti era stimolante: avrebbe potuto vedere di persona il potere di esseri che i mortali tra cui camminava consideravano divini. Così considerando, l'Immortale interruppe bruscamente la sua opera di acquisizione informazioni e cambiò direzione, tornando a circa duecento metri dalle mura. A quel punto, una volta sceso con un agile salto dalle cime degli alberi, piegò un ginocchio e appoggiò il palmo destro a terra, chiudendo gli occhi[Rete Elettrica]. Il torrente di energia interna fu liberato, andando a creare una rete elettrica circolare dal diametro di circa tre chilometri: se quella Forza Portante era nei paraggi come i ninja della Foglia supponevano, quella tecnica gli avrebbe rivelato la sua posizione ed i suoi spostamenti, come quelli di chiunque altro all'interno della rete. A quel punto, Jeral avrebbe potuto agire.


    OFF GAME

    Voilà. Ecco il post in cui il mio PG viene a sapere della faccenda e si unisce alle ricerche, seppur in modo suo.
    Febh, con i PNG mi sono mantenuto sul vago così che tu possa agire come meglio credi.
    Per visualizzare tecniche e abilità utilizzate dal mio PG, ecco il link della scheda.

    Buona giocata a tutti :wosd:

     
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  12. Shisui Uchiha.
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    Il Sole era calato da un pezzo sulla pacifica Konoha che si apprestava ad affrontare quella notte che sembrava essere una delle tante tranquille.
    Shisui era a casa, con la sua famiglia al completo (quel giorno erano riusciti a rientrare dalle missioni tutti per cena), mentre lo studente di famiglia aveva investito il suo tempo in allenamenti, di conseguenza non si era mai allontanato dal villaggio. Quindi, finito di mangiare e dopo aver aiutato la madre con le faccende in cucina, il ragazzo salutò tutti e andò in camera sua. Rimase sveglio per poco, giusto il tempo di rivedere il suo equipaggiamento, in caso mancasse qualcosa e servisse andarlo a comprare, e poi a letto, per un bel sonno ristoratore piuttosto lungo.
    Sognò. Il giovane Uchiha sognò di essere in missione. Aveva l'ordine di seguire e sottrarre ad un ladro un documento importante che, a sua volta, era stato trafugato dalla dimora del Daimyo del PAese del Fuoco. Individuato il luogo dove il suo obbiettivo aveva cercato riparo (un piccolo villaggio di una regione quasi sconosciuta), Shisui si appostò tra gli alberi di un bosco nelle vicinanze, lievemente rialzato sul versante di una collina nei pressi. La missione stava andando bene: tutto era tranquillo e sotto controllo dello shinobi che sfruttava le tenebre studiando la miglior strategia d'azione per completare la missione, quando, però, iniziò a sentirsi un suono simile ad una campana d'allarme in lontananza. Ma era strano, tipo ovattato da una barriera che ne disturbava l'onda sonora. Poi un rumore di passi. Lo avevano trovato?! Come?! LA missione precipitava e lui doveva agire in fretta. LA porta della camera di Shisui si spalancò di colpo e la voce del padre del ragazzo riempì la stanza.
    *Shisui! Sveglia!*
    Il ragazzo si svegliò, eccome, saltò letteralmente a sedere sul letto, ma con ancora il trasporto del suo sogno animato. Nello svegliarsi non aveva ancora realizzato di essere uscito da un sogno turbolento, e convinto di esserci ancora dentro, rispose al richiamo di Shinoda con un'esclamazione ben chiara:Katon! Le mani che già si apprestavano a concludere la serie di sigilli per eseguire la Palla di Fuoco Suprema. PEr fortuna il genitore fu molto più reattivo del figlio e lo fermò prontamente riportandolo nella buia realtà, che non era più così calma come era stata lasciata.
    *Ehi, risparmia le forze per dopo. Abbiamo una missione urgente, preparati. Dobbiamo andare all'ospedale del Villaggio*
    Shisui ci mise un po' prima di recepire ed elaborare il messaggio, tantè che Shinoda uscì dalla stanza diretto dal secondo genito, che il primo era ancora con le mani ferme nella posizione della Tigre, che fissava il vuoto come uno sotto genjutsu. Dieci minuti dopo però padre e figli saltavano di tetto in tetto fino a raggiungere il punto di ritrovo. Non erano gli unici, al breifing c'erano già diversi ninja, e Shisui riuscì a riconoscere qualche volto, come quello di Atasuke, un altro membro del loro clan. Al centro, c'era un biondo, sempre Uchiha, che pareva essere il jonin che avrebbe diretto le operazioni del caso. Senza tergiversare più di tanto, Hangetsu spiegò rapidamente la situazione. Come da copione, c'era già scappato un morto: un ninja medico dell'ospedale che si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato durante il giro di routine nel reparto di lungodegenza. In più, pare che nella stessa stanza c'era un paziente in coma un po' particolare: Keita Kitase, Jinchuriki del cinque-code, e il problema era che non c'era più. Animato, per essere un comatoso. La domanda era: rapimento o brusco risveglio del demone? In ogni caso, questa situazione era burocraticamente più semplice, ma atrocemente più rischiosa per la vita. Il gruppo fu diviso in tre squadra: una che avrebbe perlustrato i boschi esterni del villaggio, una che avrebbe perlustrato il villaggio da cima a fondo, e una che avrebbe ribaltato l'ospedale alla ricerca di indizi o della forza portante stessa. Gli aggiornamenti terminarono; c'era ben poco da dire. Ora bisognava dividersi e operare.
    *Bene ragazzi.*
    Iniziò il padre dei due fratelli Uchiha.
    *Io andrò fuori con Hangetsu. Voi, invece, non oltrepasserete le mura. E' troppo rischioso per il vostro livello. Mi raccomando...non agite da soli e occhi aperti.*
    Non era un uomo di molte parole, ma con una pacca sulla spalla ai due figli e con un chiaro cenno di intesa, era capace di dire molto di più. E infatti, dopo questo piccolo rito famigliare, eccolo che partì dietro all'Uchiha biondo congedandosi con un: *In gamba ragazzi* e via, nel cuore della notte. A quel punto rimasero loro due a dover decidersi sul da farsi.
    Bene...
    Cominciò Shisui verso il fratello minore.
    A questo punto, direi che comincerei dalla scena del crimine. Tu vieni con me alla stanza 35?
    *No, io preferisco cercare per il villaggio. Se è stato il demone, sarà andato da qualche parte o dentro le mura, o fuori, al massimo. MA sicuro non è in ospedale. Se invece è stato rapito, si sarà nascosto da qualche parte in un posto più appropriato di un edificio così vicino ad un morto. Quindi...*
    Bè...allora...come ha detto papà: fai attenzione. Ci rivediamo per colazione, ok?
    *Ovvio. Offri tu, vero?*
    Come no!
    E i due si divisero. Riuji si unì ad altri compagni per setacciare il villaggio, mentre Shisui si unì a una ragazza, Tsuzuki Haruhi, che come lui aveva deciso di perlustrare l'ospedale. Il punto di partenza di Shisui, però, era proprio la camera dove era accaduto il fatto. Doveva cercare di capire cosa fosse accaduto, oltre all'ovvio. Capire se si fosse introdotto un intruso o se invece fosse stata opera del paziente o del demone al suo interno. Ci doveva essere un indizio da qualche parte in quel locale, non poteva essere stato fatto tutto con perfezione assoluta. Rapidamente il ninja raggiunse il reparto e, all'inizio del corridoio, iniziò a prestare maggior attenzione ai dettagli. Magari un errore, un segno lasciato su pareti, pavimento o soffitto. Un impronta, anche una goccia di sangue. Lo stesso avrebbe fatto all'interno della camera. Anche se avesse trovato qualcosa prima, avrebbe comunque cercato altri indizi là dentro. Magari come era stato ucciso il ninja medico, se con un'arma o con altro. Se qualcuno avesse forzato la finestra, o se c'erano segni da qualche altra parte. Avrebbe visionato ogni centimetro. Dal mobilio, alle lenzuola, agli altri pazienti, al cadavere e il suo sangue. Un impronta, di un piede, una suola, o delle impronte digitali. Ogni cosa sarebbe andata bene per avere un punto di partenza più preciso per cominciare le ricerche. Solo allora avrebbe esteso il raggio d'azione nel resto dell'edificio.
     
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    Ospedale di Konoha

    Emergenza x Grida x Mistero

    I


    Tamashii
    Narrato Parlato Pensato Linguaggio natio



    AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Un urlo agghiacciante, delle grida femminili svegliarono di soprassalto il ragazzino nomade che si era addormentato su uno dei divanetti della sala d'attesa adiacente alla stanza dove era stata portata la bambina dopo l'operazione di appendicite.
    Cosa ci faceva Tamashii all'interno dell'ospedale di Konoha nel cuore della notte?


    Ripercorriamo gli avvenimenti delle ultime ore con calma.

    Dopo aver sbrigato le faccende burocratiche per ottenere il permesso di soggiornare all'interno del villaggio e consegnato le armi al Gate come prevedevano le procedure di sicurezza, il giovane sunese aveva preso alloggio in una piccola locanda a conduzione familiare.
    I proprietari, una giovane coppia che aveva rilevato da pochi mesi una villetta in stile tradizionale ad un unico piano per adibirla a ryokan, avevano preso subito in simpatia quel ragazzino dagli abiti esotici e l'accento straniero. Per quanto fosse uno shinobi, informazione che non aveva nascosto ai proprietari, c'era qualcosa in lui che metteva a proprio agio le persone. Una capacità preziosa per uno shinobi, peccato che Tamashii non stesse recitando una parte per mantenere un basso profilo. Lui era così di suo: un tredicenne che appariva più piccolo della sua età, dai modi educati e dal temperamento solare.
    Aveva trascorso le ore pomeridiane a riparare un antico carillon che aveva smesso di funzionare a causa di alcuni ingranaggi usurati. L'oggetto era un prezioso ricordo di famiglia, appartenuto alla nonna materna della proprietaria.
    Quando le prime note di una melodia dai toni delicati si era diffusa all'interno dell'abitazione, il ragazzino si era guadagnato un invito a cena alla tavola della coppia con somma felicità della loro unica figlia, Umiko, una bambina di dieci anni, che a causa delle sue precarie condizioni di salute non aveva molte occasioni di relazionarsi con gli altri ragazzini.
    La serata era trascorsa in un clima cordiale con scambi di storie, soprattutto da parte del sunese che aveva raccontato a Umiko dei suoi anni trascorsi a girovagare assieme al suo clan natio nelle lande desertiche del Paese del Vento e la nascita della sua amicizia con Koryukaze.
    Mentre Tamashii stava narrando una leggenda del suo popolo, la bambina si era accasciata all'improvviso sul pavimento in preda a forti dolori addominali.
    Grazie alla sua preparazione medica il nomade aveva tempestivamente diagnosticato una probabile appendicite e aveva aiutato i genitori a trasportare la figlia il più rapidamente possibile in Ospedale, dove era stata presa in cura da uno dei team medici presenti al pronto soccorso.
    Pur non potendo entrare in sala operatoria, il sunese aveva deciso di restare nel complesso in attesa di notizie facendo compagnia ai suoi familiari.
    Per fortuna tutto si era concluso nel migliore dei modi e le condizioni post operatorie della bambina erano stabili.
    Sollevato dalla notizia Tamashii si era concesso qualche ora di sonno nella saletta accanto, in attesa che Umiko si svegliasse.

    Il grido angosciato aveva fatto scattare in piedi il ragazzino nomade, che si era catapultato all'esterno della stanza in un lampo, seguito dal Coelurosauravus.
    Dopo essersi assicurato che Umiko e suoi genitori stessero bene, aveva lasciato il reparto alla ricerca di informazioni.
    Non era stato facile capire cosa fosse successo, non dopo che era stata allertata una squadra di ninja intenzionata a non coinvolgere nessun esterno.
    E se da un lato, nella fretta di correre in Ospedale, Tamashii aveva lasciato il suo coprifronte in stanza, cosa che poteva essere d'aiuto per non farlo sbattere fuori dalla struttura in quel momento di crisi come presenza inopportuna, dall'altro risultava poco credibile che un ragazzino della sua età avesse conoscenze mediche degne di tale nome.
    Incurante di ciò si era diretto verso una delle guardie che tenevano lontani i curiosi.
    Il suo tentativo di instaurare un dialogo non ebbe l'esito sperato.
    Si era espresso in tono determinato, sforzandosi di mettere a tacere la vocina mentale di Satoru san a cui aveva promesso di non fare nulla che potesse provocare un possibile incidente diplomatico tra i due villaggi, ma i suoi sforzi erano stati vani.

    So che sia difficile da credere, ma sono un medico,... ok, un ninja medico di Suna. In fondo siamo tutti accademici, no? Non esiste una sorta di alleanza, tregua tra i villaggi? Se mi deste una possibilità di parlare con un vostro superiore... Mi bastano anche solo due minuti, cosa vi costa? Mi assumo ogni responsabilità e conseguenze del caso...

    Purtroppo anche quest'ultimo appello andò a vuoto.
    E se non intendeva oltrepassare il servizio di sorveglianza in maniera poco diplomatica, non restava che attendere.

    Riuscì comunque a raggiungere una delle vetrate che davano sul cortile interno dove si erano radunati la maggior parte degli shinobi presenti. Tra di loro gli parve di intravedere il ninja che aveva operato tempo prima all'ospedale sunese: Kenzaru Kurotsuchi.

    Al termine del briefing, però, quello che doveva essere il capo delle operazioni, un tizio biondo con il codino, scomparve prima di poterlo intercettare.

    A questo punto aveva due scelte: tornare indietro da Umiko e i suoi genitori, oppure seguire una delle squadre di shinobi per cerare di capire cosa fosse realmente accaduto all'interno della struttura ospedaliera.
    Neanche a dirlo optò per la seconda possibilità, mettendo a tacere gli eventuali sensi di colpa con la scusa che lo stava facendo anche per la sicurezza della bambina.
    Non avendo tempo per altre riflessioni si incamminò dietro due ninja, una kunoichi poco più grande di lui, dai capelli chiari e dal colore delle iridi molto simili alle sue, quasi fosse una sua lontana parente, e un ragazzo dalla chioma castano chiaro che lo sovrastava grandemente in altezza.

    Riassunto
    Tamashii si ritrova in ospedale causa un'emergenza medica.
    Prova a cercare informazioni, ma non essendo uno shinobi di Konoha non è ammesso al briefing.
    Per tentare di capire cosa stia succedendo e cosa abbia causato quelle grida, decide di seguire Tsuzuki Haruhi e Shisui Uchiha.

    Note
    Ho chiesto e ho ottenuto il permesso di partecipare dall'organizzatore dell'Evento.
    Naturalmente è mia intenziona concludere l'arrivo al Gate.
    Ho tenuto conto in questo post delle regole sull'equipaggiamento per gli shinobi stranieri: il mio pg, Tamashii, ha lasciato in custodia le sue armi per poter accedere all'interno delle mura.
     
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    Demone cerca demone...


    Era meglio dormire..





    Near Nara, uno dei pochi a possedere quel cognome ed essere parte attiva dell'accademia ninja. Uno dei pochi abitanti del quartiere Nara del paese del fuoco che esce dalla propria zona volentieri, mentre i suoi adoratissimi consanguinei rimangono bardati in quel che fingono essere un ghetto a sfidarsi sulle retorica e sulle tautologie.
    Biondo, capelli spettinati, ed al momento anche sporchi. Una ciocca gli cade davanti agli occhi mentre fissa con gli occhi sbarrati la scacchiera. Sta giocando ad una sorta di scacchi, solo più complesso, con più pedine e più strategie. Ci sta giocando da solo. Da 13 ore.

    La partita non ha preso l'andamento sperato, di solito quanto ha queste crisi, nelle quali inizia a sfidarsi per provare le diverse strategie le partite durano poco, anche perchè nello svolgersi della partita si diletta a fingere diversi personaggi, e per un motivo o per l'altro, uno dei due è sempre nettamente superiore all'altro, o più adatto alla sopravvivenza in uno schema Darwiniano, o anche solo più portato per il gioco. Ma non è questo il caso, in questo preciso momento, ovvero la notte fonda, sta interpretando due esperti di questo gioco, ed è quindi conseguenza naturale ed intrinseca del gioco che la partita debba essere lunga ed estenuante. Non è suo solito commettere errori, come ben sacco i vecchi bastardi che abitano il suo quartiere e che spesso di diverte ad umiliare sonoramente quando lo sfidano a scacchi. Si tratta di umiliazioni teatrali, siccome dopo aver annientato l'avversario nel giro di pochi turni rovescia poi la scacchiera intimando che nessuno lo sfidi nuovamente.

    Non sempre il suo carattere è così, così, così infame. Solitamente è un ragazzo normale, ma il gioco gli provoca delle conseguenze particolari, non ammette sconfitta, nè negli scacchi nè in altri giochini di mera logica.
    Alza lentamente la mano, inarcando lateralmente il braccio in modo che il suo movimento non rientri nel suo campo visivo, sicchè da non ostruire il suo sguardo, che attento studia il campo di battaglia. Sta per spostare la fottuta ciocca che gli impedisce di continuare, quando sente le porte accanto a quella di casa sua aprirsi, e da brava pettegola di condominio corre a controllare. Lui studia tutto, ogni dettaglio deve essere collocato in un quadro più ampio, è così deve controllare tutti i movimenti. Se il suo vicino ha un amante, lui deve saperlo, e nel suo schema delle cose tutti questi movimenti nel cuore della notte sono immotivati.

    Il tempo di arrivare alla finestra per rendersi conto che tutti gli shinobi del suo clan si stanno mobilitando verso il centro di Konoha. Lui li conosce bene, se si stanno muovendo di casa significa che è urgente. Fino a poco prima era tenuto sveglio dall'adrenalina che una partita di tredici ore ad un simil-scacchi contro se stesso può trasmettere, ma adesso no, adesso si è reso conto che sta succedendo qualcosa. I suoi senti sono tornati normali, e con essi la sua solita lucidità.

    Corre immediatamente verso l'armadio ed afferra uno dei quattro zaini che vi sono all'interno. In ognuno di essi vi è contenuto lo stesso equipaggiamento. Si tratta di una persona previdente, sempre pronta a qualsiasi evenienza, e che deve quindi sempre avere il suo equipaggiamento pronto all'azione.
    Se poc'anzi ho detto che i suoi sensi e la sua lucidità erano tornati, devo ricredermi narrando che dopo aver afferrato lo zaino si scaraventa verso la finestra e spicca attraverso di essa per gettarsi all'inseguimento dei suoi compagni verso il centro di Konoha. Nel farlo, non era stato calcolata la presenza del vetro, che era stato brutalmente distrutto, e che in parte lo accompagnava ancora. Difatti si potevano intravedere piccoli frammenti di vetro non solo nelle sue vesta, ma anche nei suoi sudici capelli e nei leggeri graffi che gli avevano provocato sul volto.




    Briefing



    Ho impiegato ben poco a raggiungere la squadra di ninja che avevo visto dalla finestra di casa mia, e mi ero fatto accennare la situazione: pareva essere una situazione d'allarme, ma non vi erano ulteriori informazioni.
    Una volta raggiunto il luogo di raccolta un biondino spiega brevemente il problema, le informazioni sono poche, pochissime, totalmente insufficienti a gestire una simile situazione. Una mente come la mia dovrebbe essere aggiornata con il maggior numero di informazioni possibili, in modo che possa giungere facilmente alla conclusione. In questo fottuto caso non ho nemmeno idea del viso della persona in questione, e la beffa è che devo trovarla.
    La situazione è ben ostile, i miei sensi sono realmente tornati ora che ho corso nella notte e che mi sono realmente reso conto situazione.
    Finito il velocissimo briefing, il jonin si dileguò in un baleno andando verso la foresta, seguito a ruota da quelli che dovevano esser forse considerati i più forti ed i più coraggiosi e temerari ninja del paese del fuoco. Esattamente, e speravo fossero i migliori, perchè altrimenti erano solo temerari, ed i temerari muoiono per la loro stupidità nel mio mondo logico.

    Rimanevano un sacco di cose da analizzare, a partire da un tizio in pigiama, per giunta troppo corto, che faceva parte del corteo e che pareva presentarsi come uno shinobi, propenso al voler aiutare. Vi erano un sacco di dettagli di questo genere da poter collocare nel quadro più ampio, ma in realtà non avevo nessun indizio o nessun appiglio interessante dal quale partire per gestire la situazione.

    Il generoso gruppo di persone radunatesi iniziò velocemente a disperdersi, alcuni seguirono l'uchiha al di là delle mura, gli shinobi che si conoscevano formavano gruppi velocemente e si auto destinava a controllare una determinata zona, mentre per chi non aveva un team vi erano dei superiori che gestivano la collazione. Ero un Nara, ero perfetto per il ruolo di coordinatore, ma non sapevo un cazzo della faccenda era inutile chiedere informazioni adesso, erano tutti in stato d'alterazione, nessuna informazione sarebbe stata realmente attendibile ed ogni mia ri-elaborazione sarebbe stato inutile e fondata su basi alquanto inaffidabili. Decisi di unirmi ad uno dei gruppi che venivano formati, visto il mio basso grado nelle gerarchie accademiche venni precedentemente affidato ad un veloce controllo della zona. Nel gruppo iniziale ero stato affiancato al ragazzo in pigiama, un genin e altri tre studenti.
    Near Nara. Cerchiamo di far qualcosa di utile! dissi mentre mi presentavo al gruppo.
    Le nostre ricerche non avevano portato alcuna soluzione, senonché avevamo sprecato del tempo utile. Dopo questo primo giro di ricognizione la squadra venne suddivisa in ulteriori team più piccoli, ma mi rifiutai di andar a perlustrare il paese seguito da uno studente.

    Non solo il sistema stava gestendo al peggio la situazione, sprecando utili risorse umane come me, gettandole alla ricerca di chissà cosa. Era inutile cercare un individuo del quale non conoscevo nemmeno l'aspetto. Inoltre anche se avessi trovato il jinchuuriki del demone a cinque code poco avrei potuto fare. E l'eventualità dell'aver anche da badare ad uno studente non avrebbe fatto altro che peggiorare un ipotetico quadro eventuale.

    Decisi allora di piazzarmi al centro del punto di ritrovo, ovvero nel cortile interno dell'ospedale. Attorno a me vi erano coloro che coordinavano la situazione, ma vi erano anche un sacco di shinobi che tornavano dalle ronde e che raccontavano le loro esperienze.
    Questa era la situazione migliore, in questo modo potevo ascoltare tutte le opinioni, tutte le diverse visioni dei fatti e tutto quello che veniva comunicato. La mia mente era all'opera, stavo immagazzinando tutto l'essenziale. Una pluralità di informazioni, seppur diverse diminuivano l'errore marginale e quello percentuale, e sovrapponendole arrivavo all'unità. Solo a quel punto avrebbe avuto senso decidere cosa fare.







    CITAZIONE
    Chiedo scusa per aver fatto la prima parte in terza persona, da narratore, e la secondo in prima persona, ma adoro fare una sorta d'introduzione iniziale. Siccome sono arrivato "tardi" ho cercato d'inserirmi in una parte già narrata dal QM, ovvero nella parte attribuita a Chris vien detto che nel suo gruppo ci son due genin, mi sono immedesimato in uno di essi, ed ho solo in parte deviato dalla narrazione nell'ultima parte del mio post. Spero in questo modo d'esser stato il meno invasivo possibile.

    Per eventuali lamentele sul post, non esitate!
    Buona giocata.




     
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  15. Naruto Legend Staff
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    [Al Briefing]

    C'erano fin troppi studenti per i gusti di Hangetsu...una manciata di Genin, qualche Chunin e decisamente pochi Jonin. Le missioni ed i problemi recenti (come l'attentato terroristico che aveva danneggiato pesantemente il villaggio) avevano limato i ranghi dei ninja abili al combattimento, e sebbene sguinzagliare un branco di studenti dietro ad un pericoloso Jinchuuriki non fosse certo la sua più grande aspirazione non aveva altra scelta. Sperava solo che non fossero tanto pazzi da seguirlo fuori dalle mura.

    L'inizio della riunione aveva impedito ad Atasuke di condurre indagini approfondite, tanto che non era nemmeno riuscito a determinare le cause della morte del medico in quel breve tempo...di certo non aveva ferite evidenti e non c'era sangue al suolo o sui mobili, ma più di questo non si sarebbe potuto dire.


    [Fuori dalle Mura - Atasuke]

    Atasuke era stato affiancato ad un gruppo di due altri shinobi, entrambi Chunin palesemente scocciati dal suo basso grado. Spero almeno che tu sappia usare quello Sharingan di cui andate tanto fieri! Sbottò quello più grosso, calvo e sulla trentina, chiamato Saburo Tokugawa, mentre l'altro era più basso, con la schiena curva e gli arti stremamente magri...il suo nome era Kojiro Togashi. Questi due erano ninja di grande esperienza ma tutt'altro che cordiali...tanto che non parlarono praticamente mai durante la lro breve uscita. Gli era stata assegnata la perlustrazione di un'area della foresta ad occidente delle mura, del tutto priva di particolarità geografiche che avrebbero in qualche modo offerto riparo o vantaggi ad un fuggitivo, tanto che era altamente improbabile che vi trovassero qualunque cosa...ciònondimeno i due chunin avevano un'espressione dura e concentrata, come se la piccola possibilità di incontrare realmente il loro obbiettivo fosse la cosa più importante a quel momento.

    Era forse questo l'atteggiamento di un ninja di grado superiore, o si trattava di una particolarità comune solo a questi due? Difficile dirlo.

    Ad ogni modo avanzarono con una formazione a triangolo con Saburo come vertice anteriore, battendo rapidamente il territorio in cerca di impronte od anomalie. Non sembrava però esserci nulla di particolare...e Kojiro, esperto in Inseguimenti, a suo dire, non riusciva in nessun modo a trovare segni recenti del passaggio di chicchessia. Sarebbero degli stupidi a assare da queste parti. Solo alberi e una radura qua e là. Nessun vero nascondiglio. Nessun fiume per mascherare l'odore. Nessun modo per confondere le tracce. E nonostante tutto...proprio con quest'idea in mente potrebbero aver deciso di sceglierela via meno sospetta, non possiamo abbassare la guardia.

    Ma davvero non sembrava esserci nulla...salvo forse...

    Ad un certo punto sarebbe stato Atasuke a notarli: a forse duecento metri sulla sinistra c'era un gruppo di persone! Almeno in tre, ma era difficile stabilirlo con tutti gli alberi in mezzo alla visuale...e sembrava che anche quegli individui li avessero notati, perchè quando il gruppo si fermò ecco che anche gli sconosciuti si sarebbero fermati. Le loro figure erano indistinte, come se sottoposti ad un qualche jutsu che rendeva i loro contorni indefiniti, e soprattutto non avrebbero risposto ad eventuali richieste di riconoscimento! E tuttavia, se il gruppetto di Atasuke avesse cominciato ad avvicinarsi quei tre sconosciuti avrebbero fatto lo stesso...con una precisione che dopo un poco divenne quasi inquietante, dato che i tre "nemici" avrebbero riprodotto alla perfezione ogni singolo movimento dei tre ninja di Konoha..ogni manovra di avvicinamento, ogni tentativo di occultamento...ogni manovra evasiva..

    Si comportavano ESATTAMENTE come loro, e man mano che si avvicinavano il gruppo potè comprenderne il motivo...non erano altro che un riflesso! Dopo appena cento metri di spostamento Atasuke si sarebbe ritrovato faccia a faccia con un suo doppio. Era, in buona sostanza, uno specchio. Uno specchio in mezzo alla foresta che replicava tutto ciò che stava intorno. Non mi arrischierei a toccarlo...è un Genjutsu per caso? Chiese Kojiro, facendo un cenno all'Uchiha, ma anche lo Sharingan non avrebbe notato alcuna alterazione. Saburo intanto si era spostato rapidamente, scoprendo che quello specchio era circolare, con un diametro di una cinquantina di metri, oltre ad essere parecchio più alto degli alberi circostanti. Secondo la mappa dovrebbe esserci una radura qui...comincio a pensare che abbiamo trovato qualcosa di molto utile. Ragazzo, lancia uno dei razzi di segnalazione! Infatti avevano lasciato ad Atasuke la particolare cartabomba che generava una piccola colonna di fumo lineare sul posto [Attivazione 1/2 Basso e slot tecnica]

    Ma prima che l'Uchiha potesse fare alcunchè ci fu un movimento nel loro campo visivo! E quello chi è?? Sbottò Kojiro, puntando il dito verso uno degli alberi davanti a loro, nel riflesso: un individuo armato di lancia, con una maschera nera sul volto ed un corpetto rinforzato era appena uscito da dietro un'albero! Ehi! Identificati! Aggiunse Saburo a sua volta, per ricordare solo dopo che... Un attimo, QUESTO E' UNO SPECCHIO! Quindi è alle nostre SPALLE!! Si voltò più rapidamente che potè, e lo stesso fece Kojiro...

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    Un errore fatale.



    Il petto di Saburo sarebbe letteralmente esploso verso l'esterno, mentre la lancia del nemico lo trapassava da dietro, scaraventando il massiccio Chunin verso un albero ed impalandolo sul posto. Un colpo perfetto che lo uccise senza nemmeno dargli il tempo di mostrare la sopresa sul volto! Il nemico non era alle loro spalle: non c'era nessuno là...quell'uomo era oltre lo specchio ma li aveva attaccati comunque! NO! MALEDETTO! Kojiro reagì immediatamente, arretrando ed impugnando tre Kunai per mano. Tutte le sue armi a distanza erano avvelenate ed aveva una grande fiducia nella forza delle sue pur esili braccia! CREPA! Un lancio tremendo a cui il silenzioso avversario risposte semplicemente abbassandosi di scatto mentre componeva un sigillo...i Kunai rimbalzarono tutti sulla parete dello "Specchio" con una nota metallica, senza alcun danno per il bersaglio! [Lo Sharingan può notare un accumulo di chakra nel punto di impatto, che poi persiste nei Kunai che cadono a terra] Dannazione!

    Il nemico non si fece attendere e scattò in avanti, estraendo un paio di bolas e scagliandole contro Kojiro dopo quella breve rincorsa (che lo aveva portato a circa dieci metri dai due ninja, ed a tre metri dallo "specchio"), mirando parecchio in alto, alla sua testa! [Forza Blu+3 tacche] Tuttavia il Chunin fu rapido nella reazione, abbassandosi di scatto per evitarle, dopo essersi assicurato, con la sua vista acuta, che non ci fossero cartabombe collegate al proiettile...ma a volte anche l'esperienza può non bastare In realtà di bolas in volo in realta ce ne erano due...la seconda nascosta nell'ombra della prima [Arte dei Proiettili Ombra]. No...nonono... Kojiro finì catturato da quell'arma così poco convenzionale, per poi brillare come una stella quando la cartabomba ad essa legata gli fece letteralmente altare via il petto.

    Quel nemico aveva neutralizzato due chunin in un attimo!

    Ed ora cosa gli avrebbe impedito di fare altrettanto con Atasuke?

    CITAZIONE
    Arte dei Proiettili d'Ombra [ 1 ]
    Arte: L'utilizzatore potrà nascondere nell'ombra di un'arma, un'altra identica. L'arma nascosta sarà visibile solo entro 1 metro l'avversario. Seguirà la medesima traiettoria del proiettile visibile diversi centimetri sotto; scansarsi dalla traiettoria del proiettile visibile permetterà di sfuggire alla traiettoria del proiettile non visibile. (Consumo: ½ Basso ogni arma occultata)
    [Da genin in su]

    [Fuori dalle Mura - Jeral]

    La Rete Elettrica risultò pressochè inutile. dato che poteva identificare la presenza di creature a contatto col suolo, ma risultava del tutto incapace di estendersi oltre...e le fondamenta delle mura bastarono ad impedirle di penetrare dentro il villaggio...non che questo fosse un vero problema, dato che comunque non avrebbe mai potuto identificare una persona in particolare in mezzo alle decine e decine di presenza all'interno delle mura. Per quanto riguardava la foresa, perlopiù rilevò una manciata di persone che stavano a terra, gruppi di due, tre o quattro persone, più chissà quante si trovavano sui rami degli alberi. Nessuno era da solo...ma anche se lo fosse stato, in che modo questo sarebbe stato utile? Poteva essere un singolo sceso a terra mentre il resto del team era tra le fronde...o chissà che altro...a questo si aggiungevano animali un ò di tutte le taglie, il più vicino dei quali era un cane.

    In compenso fu solo dopo qualche secondo che alle spalle di Jeral atterrarono tre persone, a circa venti o trenta metri. Un uomo biondo vestito con abiti quotidiani affiancato da uno coi capelli neri ed una divisa che sfoggiava un ventaglio come simbolo. Accanto a loro stava un ninja calvo con gli occhi completamente bianchi, incorniciati da vasi sanguigni particolarmente evidenti. Il biondo aveva un occhio con l'iride accesa di una luce rossa, mentre l'altro sembrava essere stato strappato ad un qualche animale. Anche l'uomo coi capelli neri aveva gli occhi accesi della medesima luce rossa...chi potevano essere?

    Ho fatto bene ad avvicinarmi passando tra i rami...sembra che la tua capacità da sensitivo si applichi solo al terreno. Peccato che lo stesso non si possa dire per il Byakugan di Densuke o le capacità da sensitivo di Shinoda. Fece alcuni passi avanti, fissando intensamente Jeral, con un intento omicida palpabile, ma apparentemente non sembrava sul punto di attaccare...voleva essere un avvertimento. Prima segui un gruppo di ninja in perlustrazione e poi torni verso il villaggio. Non mi sembra il giusto atteggiamento per un rapitore...quindi non penso che tu abbia a che fare con tutta questa faccenda...quindi penso sia meglio per te dirmi chi diavolo sei e cosa sei venuto a fare qui.

    Fortunatamente nessuno nel gruppo che ti sei messo a seguire ha pensato di attaccarti quando si sono accorti di te. Devi imparare a nascondere meglio la tua presenza, specie con un Inuzuka...non si sfugge al loro olfatto. E ora che ti ho nel mio campo visivo non puoi sfuggire nemmeno a me. Aggiunse l'uomo chiamato Densuke, con le braccia conserte, mentre quello con entrambi gli occhi rossi non disse niente, limitandosi a fissare l'intruso con estrema ostilità.


    [In Città - Kensuke e Near]

    Visto il basso grado, a Kensuke venne ordinato di perlustrare l'area più vicina all'ospedale, affiancato da altri tre studenti e due genin. Non gli era stato permesso di avvicinarsi alle mura nè di allontanarsi a più di due chilometri dalla struttura. Successivamente il gruppo era stato nuovamente diviso in quattro squadre da due persone, una per ogni punto cardinale. Lo studente affiancato al giovane era una ragazza di quattordici anni o poco più, con una lunga treccia bionda ed un'espressione assolutamente disorientata. Si chiamava Akane Yamanaka.

    Sai...quando ho saputo di una fuga dall'ospedale ho sperato che fosse una bella notizia...che fosse stato Hattori a scappare. Si riferiva senza dubbio all'altro uomo che era presente nella stanza del fuggitivo (o rapito?) e che Kensuke aveva visto quando aveva visitato la stanza. Così come Atasuke non aveva avuto modo di capire come mai fosse morto il medico e certamente non aveva visto sangue nè altre ferite, nè la finestra aperta o altri segni di effrazione. L'unica cosa che aveva notato erano i due pazienti rimasti, entrambi comatosi, il gran numero di regali vicino al letto vuoto di Keita, alcuni dei quali aperti (ma da chi?), e l'enorme quantità di fiori che adornavano la stanza, soprattutto i gigli vicino al letto del bambino Hyuga, il cui odore era talmente intenso da essergli rimasto impresso. Hattori è un mio parente, e anche se ha fatto alcune cose riprovevoli comunque è un membro della mia famiglia. Se mai si risvegliasse lo condannerebbero a morte, quindi mi avrebbe fatto piacere sapere della sua fuga.

    Ma i problemi del clan Yamanaka non erano decisamente il punto della questione. La ricerca di Keita Kitase invece si. Non c'erano tracce intorno all'ospedale, nè finestre aperte o vetri rotti che potessero far sospettare una via di fuga. Ci fu però un piccolo indizio che saltò all'occhio del seppur inesperto ninja dopo circa un'ora...un elemento che forse sarebbe sfuggito ad altri ma non a lui che era stato ricoverato più volte nell'ultimo periodo a causa del suo occhio: un piccolo tappino di plastica colorata abbandonato vicino ad un mucchietto di immondizia in un vicolo poco lontano. Era appena visibile e sebbene potesse essere il tappo di qualunque cosa ad una prima occhiata, il ninja non avrebbe avuto alcun dubbio nel riconoscerlo come il tappo di una delle agocannule usate per somministrare le terapie endovenose in ospedale...lui stesso ne aveva una al braccio fino a pochi minuti prima!

    Certo, poteva esserci un quintale di spiegazioni per avere quel tappo là, ma perchè non seguire l'unico indizio disponibile? Dici che è un indizio? Avrebbe chiesto Akane. In effetti l'ospedale non butta i suoi rifiuti in un vicolo...non dovebbe stare qui. Guardò la strada. Questo vicolo prosegue fino ad una delle vie principali...ma se lo seguiamo fino in fondo usciremo dalla nostra area di ricerca. Era palese il suo dilemma: non voleva essere sgridata e non brillava certo per coraggio ed intraprendenza. Forse dovremmo avvisare gli altri gruppi prima di proseguire...tu che ne pensi?

    Un dettaglio non indifferente era che quel vicolo proseguiva fino ad una strada principale, questo si è già detto...ma non si è specificato che la stradina sbucava praticamente davanti all'Armeria Fairy Tail, dimora di uno dei più potenti ed affidabili ninja di Konoha: Drake Jo Jyakushin. Possibile che il fuggitivo/rapito fosse passato sotto il naso di uno shinobi tanto potente? E poi preferirei non avere a che fare con il Fabbro... Avrebbe aggiunto Akane, per rafforzare la sua idea di lasciar perdere la ricerca e coinvolgere le altre squadre...


    Nel mentre Near stava valutando tutto il possibile dalla sua posizione centrale, mentre il gruppo all'interno dell'ospedale raccoglieva le informazioni ed i suoi sottoposti, assieme all'altro genin, studiavano la zona circostante. Non ci misero molto a riportare alcune informazioni utili:

    Innanzitutto non vi erano tracce evidenti di colluttazioni o scontri armati, segno che chiunque fosse uscito dall'ospedale (sempre che fosse uscito) non aveva certo dovuto combattere per farlo, preferendo un'azione più furtiva. A quella prima analisi, il medico defunto era l'unica vittima di quella vicenda.
    Inoltre non erano state viste finestre aperte o forzate, perlomeno per quello che si poteva valutare dall'esterno. Non c'erano barboni (come potevano in un villaggio come Konoha?) nè erano presenti, nella loro limitata zona di indagine, case abbandonate o edifici semidistrutti dai recenti attentati terroristici. Il che significava "niente possibili testimoni" e "niente possibili nascondigli facili"
    A quel primo controllo, poi, non sembrava che ci fossero state effrazioni nelle case o negli edifici vicini, e le persone affacciatesi alle finestre in seguito all'allarme non avevano visto niente di particolare (o almeno quelle che avevano risposto alle domande).

    L'altro genin aveva visto Keita in passato e potè fornire una breve, sommaria descrizione del Jinchuuriki come un ragazzo di media alteza e corporatura, senza barba e con i capelli per metà tinti di nero e per metà bianchi (pare che il bianco fosse il colore naturale).

    Ultimo dettaglio, non poco importante, era che il team di due studenti inviato nella zona settentrionale (Kensuke e Akane) tardava a tornare per fornire il suo resoconto...che fosse successo qualcosa?


    [In Ospedale - Haru, Shisui, Tamashii]

    Una chunin di nome Shinyu Aburame avrebbe coordinato le ricerche dentro l'ospedale, questo era stato deciso poco prima che Hangetsu iniziasse a parlare..per quanto fosse un'abile combattente la sua conoscenza dela struttura, in cui lavorava da diveri anni, sarebbe stata essenziale per condurre delle ricerche approfondite, e sapendo già cosa doveva fare non era particolarmente interessata al discorso dell'Uchiha. Fu lei la prima a filtrare le azioni di Tamashii il sunese.

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    Per un colpo di fortuna si trattava della stessa chunin che aveva appena terminato di operare la piccola Umiko, dunque aveva già qualche informazione sul perchè il giovane sunese fosse presente nell'ospedale della Foglia in quel momento...e quando lo vide accalcarsi assieme al personale dell'ospedale ed ai pazienti decise di avvicinarglisi. Conosco questo ragazzo, non ha a che fare con questa faccenda. Fatelo passare. Le guardie obbedirono, ma la donna impedì al ragazzo di avvicinarsi e sentire ciò che diceva il responsabile delle ricerche. E' sparito un paziente. Un paziente molto pericoloso...capisco che tu voglia aiutare ma questa è una faccenda che riguarda solo Konoha. Anche se Suna è un nostro alleato storico non possiamo permetterci di...

    In quel momento la folla di disperse al grido di incitamento di Hangetsu Uchiha lasciando meno di una dozzina di persone nel cortile dell'ospedale, con palese disappunto della donna che si aspettava una squadra più corposa, anche se composta da ninja inesperti. Così pochi...e a parte uno o due non credo saranno molto utili... Mormorò tra sè, guardando poi il ragazzino che si era messo a seguire due dei ninja rimasti. Aspetta! Lo fermò, ma poi si ritrovò a considerare meglio la situazione: Era un ninja medico e di un villaggio alleato..era disarmato e quasi certamente non avrebbe potuto scappare se per caso avesse fatto qualcosa di male. E a Shinyu serviva tutto l'aiuto possibile.

    Tese la mano, poggiandola sulla spalla del ragazzino. In realtà...in realtà abbiamo veramente bisogno di aiuto. Hai dimostrato il tuo valore con quella bambina e penso di potermi fidare di te. Se vorrai aiutarci te ne sarò grata, ma devi giurare di non riferire niente di ciò che vedrai a nessuno. Nemmeno ai tuoi capi di Suna. Se avessero ritrovato Keita Kitase in fondo non sarebbe stato importante sapere che era sparito...e poi bastava essere certi che Tamashii non scoprisse che lo scomparso era una Forza Portante. Al di là di questo, le parole di fiducia della donna nascondevano in realtà un secondo fine: nessun chunin è tanto sciocco da fidarsi di uno straniero senza prendere qualche precauzione, e quel contatto con la spalla del ragazzo era servito a trasferire su di lui uno degli insetti femmina della sua colonia [Clan Aburame]. Era piccolo e si sarebbe nascosto tra le pieghe dgli abiti, evitando le fauci e la lingua dello strano animale da compagnia del sunese.

    Poco dopo la squadra di ricerca iniziò le perlustrazioni. Forte della sua superiorità fisica, la chunin Shinyu avrebbe pattugliato il tetto spostandosi ad alta velocità mentre i due che le erano sembrati più svegli (Shisui e Haru) erano stati affiancati a Tamashii per perlustrare la stanza 35, dove giaceva ancora il corpo del medico.

    Il giovane Hyuga e il misterioso Yamanaka giacevano ancora nei loro letti immersi in un sonno profondo. Il letto del bambino era circondato da gigli odorosi mentre sembrava che nessuno avesse visitato l'uomo privo di un braccio, se si esclude la presenza di un orologio sul suo comodino. Il letto vuoto di Keita Kitase era ancora tiepido e circondato da regali ancora chiusi, certamente portati come augurio di pronta guarigione...alcuni appartenevano ad alti funzionari del villaggio mentre la maggior parte erano da parte di ammiratrici del giovane ninja dai capelli bicromatici. Accanto al suo letto stava un trespoo che doveva essere stato usato per appendere le sacche dei farmaci endovenosi, come quelli che avevano attaccati gli altri due pazienti (al momento più o meno a metà sacca)

    Niente sangue, su nessuna parete o mobile od infisso. Nemmeno una goccia, neppure sul medico, che tuttavia era inequivocabilmente morto. Un ninja con una minima conoscenza delle arti mediche [Arti mediche Base] avrebbe potuto notare l'odore particolare del suo alito, i segni sulle unghie ed altri piccoli particolari che facevano supporre un avvelenamento...anche se solo un esperto di Veleni avrebbe potuto capire esattamente quale fosse la sostanza omicida. Un attento esame del corpo avrebbe permesso di notare una piccola, minuscola ferita alla base del collo, perfettamente circolare, come se provocata da un ago, anche se ci sarebbe voluto un quarto d'ora buono per trovarla, a meno di avere capacità visive superiori alla norma.

    Nessuna traccia dell'arma del delitto, ovviamente, a meno che non fosse stato usato un ago dell'ospedale, ma non c'erano cassetti di materiale sanitario nella stanza ed entrambi i ninja in coma aveva delle agocannule nel braccio, prive del metallo necessario ad inoculare. L'unica cosa certa era che il medico era stato aggredito alle spalle.

    A piedi di ogni letto stavano le cartelle cliniche, con i dati relativi ai parametri vitali dei pazienti (la pressione e la frequenza cardiaca erano nella norma per tutti e tre), l'elenco delle medicine ed un registro dei visitatori di ciascuno dei tre. L'ultimo ad aver visitato Keita Kitase era stato un certo Shika Nara, circa una settimana prima.

    CITAZIONE
    Come per l'altro evento dinamico, non è necessario seguire un ordine di posting nè attendere un mio post ogni volta. Se volete interagire tra voi fatelo liberamente!
     
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292 replies since 20/11/2005, 15:40   6821 views
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