Le porte di Shulva

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  1. Jotaro Jaku
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    Le Porte di Shulva


    Ambientazione



    Che il mondo fosse pieno di posti strani, particolari, era evidente. Molto di questi non erano ancora nemmeno stati scoperti, altri lo erano, ma per nulla esplorati. La città infame di Shulva, situata in un anfratto montuoso nel continente esterno dei Demoni, era una di queste località. Persa nel tempo e nelle leggende, la città era stata fondata secoli prima, in tempi di tumulti, quando un enorme numero di pellegrini, aveva abbandonato il continente occidentale, in cerca di una casa più sicura per le proprie famiglie. Dimenticata dalla storia e senza più testimoni per poterlo raccontare, Shulva era nata in una caverna naturale dalla storia misteriosa. Gli abitanti si erano isolati, preferendo la continua difesa, forse traumatizzati dalle guerre nelle quali erano cresciuti, ed ereggendo enormi porte, per chiudere il mondo a Shulva, e Shulva, al mondo.

    [...]

    Alcuni mesi prima del tempo presente, una piccola delegazione di 4 ninja accademici, e uno Shulviano, erano partiti alla volta della città, per portare aiuto ai cittadini asserragliati nella città, chiusi tra un attacco di banditi e un pericolo mortale all'interno; ma una volta giunti, avevano trovato le grandi porte serrate, un esercito sterminato a perdita d'occhio nella valle davanti alla città nascosta nella pietra, e niente altro. Erano tornati a casa, portando con loro un morbo che avrebbe ridotto Kiri all'osso, poco prima dell'attacco di Shiro Tagachi di Cantha.
    La grande epidemia di Kiri arrivava da lì.
    Qualcosa, rinvenuto da Jotaro durante una missione con Raizen e altre due kunoichi, aveva collegato Cantha e altri eventi avvenuti sul continente, con questa lontana e silenziosa città, che almeno a conoscenza comune, sembrava essere stata saccheggiata. Nessun messaggero arrivava da Shulva, nessun profugo, nessuna lettera, niente. Qualunque fosse stato il destino degli abitanti, tutto sembrava morto. Per questo il ronin decide di prendere con sè un aiuto prezioso, e tentare di dischiudere i segreti di questo luogo infame.
    Aveva provato autonomamente. Sul finire della primavera, si era recato presso la città, solo per trovarsi da solo in una vallata silenziosa, a bussare alle porte più grandi che avesse mai visto in vita sua. Un enorme, spessissimo portone in quella che sembrava giadeite, divideva gli esterni dalla città, e nessun tipo di comunicazione sembrava aver effetto sulla porta, o su chiunque fosse stato vivo oltre ad essa.
    Bisognava abbatterla, e Jotaro conosceva una sola persona in grado di abbattere una cosa del genere. Hohe, il ragazzo di Suna.

    << Fantastico. Indietro tutta dall'altra parte del mondo. A cercare di convincere qualcuno che forse preferirebbe uccidermi, a seguirmi dall'altra parte del planisfero, per aprire una porta. >>

    [Suna]

    Giunto all'entrata del villaggio, Jotaro si presentò col suo nome, e con l'appellativo di diplomatico dell'Accademia. Non intendeva entrare nel villaggio; desiderava un incontro con Hohe, chunin, almeno al tempo; della sabbia, suo ex allievo e collega di avventure; con il quale divideva un posto in un gruppo di combattenti, dal nome ormai dimenticato; oltre che un passato come manipolatore di argilla. Sperando che il ragazzo fosse a casa, vivo, e disponibile a parlare, lo avrebbe atteso; senza considerare che per il giovane, Jotaro era morto, da un pezzo.
     
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